Rapporto 2004 sul consumo di farmaci in Italia

EDITORIALE
Rapporto 2004 sul consumo di farmaci in Italia
Silvio Garattini
Direttore, IRFMN Milano
[email protected]
È stato pubblicato il Rapporto nazionale sull’uso dei farmaci in Italia nel
2004, un agile volume di 145 pagine che dà una visione generale del consumo di farmaci nel nostro paese, grazie ad una rete di raccolta dati che fa
capo all’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). I dati disponibili per un’analisi sono molteplici, ma ci si limiterà a commentare quelli di interesse più
generale.
Anzitutto è interessante sapere che 7 persone su 10 hanno ricevuto nel
corso del 2004 almeno una prescrizione per un totale di circa 1,5 miliardi
di confezioni e una spesa totale di 19,2 miliardi di euro. Si tratta di una cifra da capogiro anche considerando che nello spazio di 4 anni, cioè rispetto all’anno 2000, è aumentata di circa 3,5 miliardi di euro (circa 7000 miliardi di vecchie lire).
Questa spesa può essere scomposta in vari modi. Si può ad esempio osservare che la spesa (lorda) a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN)
ha rappresentato il 70,4% della spesa totale con una conseguente spesa dei
privati pari al 29,6%. Tuttavia mentre la spesa pubblica è aumentata in 4
anni del 34,4%, la spesa privata è incrementata solo dello 0,2%. Ciò mostra che in Italia esiste una forte copertura dei farmaci da parte del SSN.
Non tutta l’Italia spende nello stesso modo: il Nord spende meno del
Centro che a sua volta spende meno del Sud e Isole. Nella spesa pubblica
la Regione Lazio con la Sicilia e la Campania sono le “cicale”, mentre le
“formiche” sono il Piemonte e il Veneto. Opposta è invece la spesa privata
con Calabria e Campania al livello più basso e Liguria ed Emilia Romagna
in testa alla classifica. Va tenuto presente che la spesa privata comprende i
farmaci di fascia C che a loro volta si dividono in farmaci di prescrizione –
considerati dal SSN non importanti o scarsamente efficaci o con un poco
soddisfacente rapporto costo-efficacia – e farmaci da banco, che si riferiscono ovviamente a problemi di salute minori. La ripartizione fra queste
due categorie è del 60 e 40% rispettivamente per farmaci di prescrizione e
da banco.
L’età dei pazienti è estremamente importante nella ripartizione della
spesa pubblica lorda pro-capite: da 38,7 euro per i bambini fino a quattro
anni per salire progressivamente fino a 585,9 euro per i pazienti con età superiore ai 75 anni. In totale la popolazione con più di 65 anni assorbe il
60% della spesa e delle prescrizioni; ciò è dovuto al fatto che nell’età anziana esistono spesso situazioni di polipatologia.
R&P 2 0 0 5 ; 2 1 : 1 7 7 - 1 7 8
Rapporto nazionale:
nel 2004
7 persone su 10
hanno ricevuto
una prescrizione.
Spesa totale:
il Nord spende meno
del Centro che, a sua
volta, spende meno
del Sud Italia.
Il 60% della spesa
e delle prescrizioni
è assorbito
dalla popolazione
over 65.
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EDITORIALE
I farmaci del sistema cardiovascolare assorbono da soli circa la metà delle dosi prescritte e circa un terzo della spesa totale, seguono i farmaci dell’apparato gastrointestinale e del metabolismo, quelli antimicrobici, quelli
del sistema nervoso centrale e quelli dell’apparato respiratorio.
Fra i best seller la palma va all’acido acetilsalicilico in termini di prescrizioni e alla atorvastatina – un farmaco che diminuisce la colesterolemia –
in termini di spesa; l’omeprazolo, un farmaco gastroprotettore, guida la
classifica dei farmaci gastrointestinali; mentre la paroxetina, un farmaco
antidepressivo, è il farmaco più venduto fra quelli del sistema nervoso centrale.
Fra i farmaci pagati direttamente dai cittadini dominano le benzodiazepine – note come tranquillanti – con una vendita di 71 milioni di confezioni per una spesa di oltre 520 milioni di euro. Fra le benzodiazepine il
farmaco più venduto è il lorazepam. Fra i farmaci da banco una combinazione di acido acetilsalicilico più acido ascorbico e l’ibuprofene – farmaco
antinfiammatorio – sono i più venduti con 13 e 12 milioni di confezioni
rispettivamente. È in leggero aumento la quota dei farmaci equivalenti (generici), che raggiunge circa il 10% della spesa totale: capofila è l’enalapril,
un farmaco anti-ipertensivo.
Questi sono alcuni dei dati più importanti che si possono desumere
dal Rapporto 2004 che si può ritrovare anche sul Sito web dell’AIFA
(www.agenziafarmaco.it) e che riflette una notevole organizzazione nella
raccolta e nella elaborazione dei dati. A decorrere dal 2002 è stato reintrodotto il tetto di spesa che dovrebbe essere pari al 13% della spesa sanitaria,
mentre attualmente è intorno al 16%, ma diventa del 14,6% attraverso i
rimborsi ottenuti dall’industria farmaceutica, lo sconto delle farmacie e i
ticket istituiti in alcune regioni.
L’aumento della spesa del 2004 rispetto al 2003 è stata del 9% per la parte pubblica, mentre è diminuita del 2,6% per la parte privata. L’aumento
della spesa pubblica è quasi interamente dovuto all’aumento delle prescrizioni, che registra forti variazioni regionali, difficilmente giustificabili sulla base di differenze delle patologie. Non vi è dubbio che esiste una notevole spinta propagandistica da parte delle industrie farmaceutiche per aumentare le prescrizioni, che spesso riguardano indicazioni per cui non esistono basi scientifiche attendibili. Fra la spesa privata è particolarmente
preoccupante l’acquisto di tranquillanti, farmaci che con l’uso ripetuto
possono dar luogo a forme di dipendenza. Si tratta di un primato negativo
tutto italiano, che non ha equivalenti in altri paesi europei. La disponibilità dei dati sui consumi rappresenta una grande opportunità di riflessione
per regioni ed ASL per razionalizzare l’impiego di prodotti che, val la pena
di ricordarlo sempre, non sono solo portatori di benefici, ma anche di rischi.
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Circa la metà
delle dosi prescritte
e 1/3 della spesa totale
sono dati dai farmaci
del sistema
cardiovascolare.
L’aumento della spesa
pubblica (+9%)
è dovuto soprattutto
all’aumento
delle prescrizioni.
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