ROBERTO REBORA, Dizionario innocente del teatro italiano: Lazzarini Giulia, in «Sipario», n. 117, gennaio 1956, p. 15 Attrice singolare, anche come caso-limite: in lei si avvera il connubio (ogni giorno più raro) della semplicità colla bravura. Ma bisogna ricordare anche una dolcezza, una bontà, un altruismo. E a questo punto conviene fermarsi, ché si rischia di sfiorare l’agiografia. Preferiamo piuttosto sottolineare una notevole personalità artistica fatta d’istinto e di tecnica insieme. Tecnica, beninteso, che non è stata assimilata negli anni romani del Centro Sperimentale di Cinematografia: neo e peccato di gioventù. L’intelligenza è notevole (suol dire Gigetto Cimara: «prima ancora che parli, ha la battuta nello sguardo»), il mestiere sfavillante. Certe vocazioni sono potentissime, certa abilità scenica si impone con I grattacieli. Fu in quella Milano accaldata e distratta, il primo spettacolo, il primo successo. Oggi si parla della Lazzaroni come di una tra le nostre giovani più dotate; ma lei obietta che il fisico (armonico ad onta della magrezza) le sbarrerà parecchi ruoli; c’è a difenderla un passato non molto remoto di marca televisiva che la vide più rotondeggiante. Questa perseverante modestia è comunque la chiave principale di un personaggio autentico, la migliore presentazione di una ragazza che non vuol fare la vamp ma soltanto l’attrice.