Comunicare la scienza oggi e il dialogo tra scienza e società La scienza (la tecno scienza) ha perso da tempo la sua neutralità e legittimazione in quanto strumento di conoscenza. Sono relativamente poche le applicazioni tecnologiche che hanno generato conflitti, ciò nonostante, il nucleare, gli ogm, le cellule staminali, da soli bastano per farci capire che la scienza non può essere lasciata sola ed è necessario costruire con essa un dialogo. La scienza è un fatto che interagisce con la società, la plasma e ne è plasmata. E’ opportuno rifletterci sopra. (da Ecogenentic.com) Ciò nonostante ci sono degli scienziati di cui noi ci fidiamo: sono quelli pagati o quelli non pagati? Sono forse quelli più vicini a noi, ideologicamente/politicamente? Caso 1. Si può dire che lo scienziato è una condizione necessaria ma non sufficiente per le applicazioni tecnologiche (nucleare – guerra) ma sicuramente non può essere lasciato solo. I ricercatori del progetto Manhattan erano interessati ai risultati delle loro sperimentazioni, non al risultato della loro bomba. C’è il problema dello scopo della ricerca (che può essere identificato in modo “scientifico” e il fine - limite della ricerca (che appartiene alla sfera culturale ed etica). Caso 2. La campagna Europa OGM Free di Beppe Grillo. Chi sono i veri nemici delle applicazioni biotecnologiche in Italia? - Categorie di produttori come la Coldiretti (e le Coop) per un ragionamento di posizionamento di mercato in difesa delle commodities internazionali ; - la chiesa per le implicazioni bio etiche - la politica, per una strategia di identificazione Esempi: La ricerca in biotecnologie in Italia: nel 1996 erano finanziate ricerche su 50 diverse specie vegetali, oggi solo 4. L’embargo e la criptazione di una ricerca che ha dimostrato l’efficacia di un cultivar Monsanto per la resistenza ad un patogeno rispetto ad un ibrido di mais comunemente usato in Italia (mosca – muffa cancerogena). In questa situazione di fiducia – mancanza di fiducia, chi è chiamato a valutare il rischio di un’applicazione tecnologica? Tutti, quelli che possono sia ricevere benefici sia subire danni Si va dunque verso una società governata dai referendum (sulla base di cosa diciamo di sì o diciamo di no?). E’ opportuno attendersi a tre prinicipi: - principio della maggioranza - principio della competenza - principio della mediazione Il principio di mediazione opera a livello di quanti tipi di verità possiamo legittimamente attenderci. Bisogna prendere parte al dibattito – dialogo – mediazione per elaborare il conflitto. Bisogna far emergere posizioni terze che permettono di elevare il dibattito e così aumentare i gradi di libertà nella scelta di opinione, nella scelta di azione. Da Castelfranchi 1 La scienza è onnipresente: produrre, comprare, spostarci, comunicare lavoro, violenza, ricchezza, città, mercati … La scienza ci sembra: vicina, quotidiana lontana esoterica fatta da pochi e riservata per pochi La scienza ci sembra: razionale per eccellenza magica Lo scienziato ci viene presentato come: pazzo e pericoloso, manager, killer, freddo, diabolico, venduto buono, generoso, filosofo, distratto, imbranato La scienza non è solo fonte di tecnologie, è una parte importante della nostra cultura, della nostra attività sociale, del nostro comunicare. Assieme ad arte, religione e politica, la scienza plasma il nostro modo di vedere il mondo, di sognare, temere, pianificare. Come il resto della cultura ci fornisce un sistema di simboli, concetti, valori, che ci aiutano a dare senso alla realtà, a cercare risposte alle nostre domande e, soprattutto, a formularne di nuove. La scienza appartiene a gruppi di opinione, viene presa di mezzo da politica e religione, da gruppi economici e da gruppi di cittadini. La scienza no si fa più solo nei centri di ricerca, nei laboratori, nell’industria. Non si discute più solo nelle aule universitarie o in Parlamento. La cultura scientifica è collettiva e diffusa. La scienza in una società che cambia. Nel dicembre 2000 Craig Venter è dichiarato “scienziato dell’anno” dalla rivista Time. Il suo merito è quello di aver raggiunto per primo il traguardo del sequenziamento del genoma umano. Il metodo adottato è un mix di alta capacità nella ricerca scientifica e alta managerialità e senso d’impresa. Vender è una persona eccezionale ma non è eccezionale il metodo. La scienza ha sempre mantenuto un suo rapporto con le applicazioni, lo vedremo meglio dopo, ma oggi questo legame sembra avviarsi a divenire egemonico, esplicito, organizzato istituzionalmente. Già negli anni ’70 – ’80 è avvenuto il sorpasso tra la ricerca pubblica e la ricerca privata. Negli usa fino ai ’70 due terzi di R&S era finanziata dall’ente pubblico, ora il rapporto è inverso a favore della riera finanziata dai privati. Esisteva un modo 1 inn cui erano gli scienziati stessi a decidere cosa studiare, come e perché. Ora, nel modo 2, la scienza è condotta in un contesto di applicazioni, è transdisciplianre, eterogenea, qualità e produttività vengono valutati in modi a volte molto diversi da tradizionale peer review. Si offuscano le linee di confine tra istituzioni accademiche, politiche, tecniche e sociali. 2 Quando la conoscenza è merce Nel 1956, negli Usa, il numero di persone impiegate nei servizi ha superato per la prima volta quello degli operai. Emerge il concetto di “società della conoscenza” e di “era dell’informazione (ma anche del’arte e della creatività). Oltre la modernità? Modernità liquida di Zygmund Bauman, di networked society, le nuove industri science based. La società post accademica La nuova scienza, è più riflessiva, deve porsi domande sul valore sociale di ciò che fa, sul suo impatto ambientale, economico, politico, sui problemi etici che solleva ed è socially accountable, ovvero può essere considerata responsabile di ciò che fa. Perché come e a chi comunicare la scien za La ricerca di soluzioni ai problemi tra scienza e società passa attraverso la comprensione dei luoghi reali in cui prendono forma le interazioni fra scienziati e cittadini, ma gli strumenti teorici e pratici a disposizione non sono sufficienti. Funzionano televisione, musei, festival, riviste? Negli ultimi anni si sono susseguite e sovrapposte diverse motivazioni per giustificare la comunicazione della scienza: illuministiche (educazione, alfabetizzazione, piena democraticità) strumentali (per ottenere risorse per la ricerca,per aumentare le iscrizioni alle facoltà, per il benessere sociale ed economico, per la competitività territoriale) L’aspettativa di causa ed effetto della comunicazione scientifica è molto diffusa ma è solo parte della questione. Gli scienziati non comunicano solo per divulgare, né comunicano tra loro solo per produrre nuove conoscenze. Gli scienziati che comunicano Se vogliamo migliorare il dialogo fra scienziati e politici è necessario, da parte di entrambi, uno sforzo per una comprensione reciproca. I politici devono capire le basi del metodo scientifico e comprendere che gli scienziati spesso hanno a che fare con api margini di incertezza. Non possono dare sempre risposte immediate. M è’ ugualmente importante che gli scienziati capiscano che i politici devono risolvere problemi urgenti e non possono aspettare dieci anni per conoscere i risultati dei una ricerca. (David John Sainsbury, sottosegretario laburista per la Scienza e l’innovazione della House of Lords UK) Onesti mediatori o sostenitori della causa? La science policy fa riferimento alle scelte dei governi riguardo la scienza, Stato e società. Si tratta di un settore recente del fare scienza e fare governo. Policy= opzione per una certa azione in un determinato campo Politica = processo di trattative necessario a raggiungere una certa decisione (o compromesso). 3 La Science policy riguarda argomenti come i finanziamenti alla ricerca, le decisioni su quali progetti sviluppare, la governante. Ma anche questioni politiche dipendenti da fattori tecnico – scientifici come il disarmo, le soglie di inquinamento ambientale, gli standard di sicurezza alimentare. Altro è il rapporto tra scienza e potere che si manifesta in appoggio o in relazione alla politica. Ci sono state delle fasi in cui si è manifestato una sorta di modello lineare dove la scienza e la politica operavano parallelamente e autonomamente con soddisfazione di entrambe. Si trattava del periodo post bellico dove la guerra fredda costituiva un ombrello unificante e un orientamento unitario di obiettivo e di prestigio (per gli uni e per gli altri). Ora anche la politica intercetta i cambiamenti dell’opinione pubblica, intercettano una richiesta di maggiore trasparenza e controllo nell’attribuzione dei fondi di ricerca. I cittadini vogliono sempre più una scienza sicura e utile ai bisogni della società e non concede agli scienziati di perseguire la loro attività unicamente per amore della conoscenza e, per giunta, dai risvolti imprevedibili. A seconda del tipo di informazione che gli scienziati decidono di fornire, possono passare dall’essere considerati onesti mediatori a sostenitori della causa. Su determinati temi, la scienza non giunge ad esprimere un consenso unanime al suo interno, oppure la conoscenza scientifica non è un fattore derimente alla risoluzione del problema (perché evidentemente non è un proboema scientifico ma etico, strategico, politico). Il problema si ha quando il ruolo di consigliere scientifico si sovrappone a quello del militante. La conseguenza è una perdita di credibilità della scienza e degli scienziati che vengono percepiti alla stressa stregua di altre forme di pressione politica. Lobbying della ricerca Negli ultimi anni, alla tradizionale attività di lobbying tramite i quali i singoli scienziati, organizzazioni di scienziati o enti di ricerca tentano di garantire agibilità, appoggio, fondi per il proprio operare, ha cominciato ad affiancarsi in maniera significativa la scelta consapevole di cercare una visibilità mediatica e il contatto anche con il cittadino comune. Scienziati in piazza Il caso dei referendum in Svizzera Un triangolo dinamico Un modo semplice di descrivere la politica scientifica è costituito dall’interazione del triangolo governo – imprese – centri di ricerca. Negli ultimi quarant’anni governi e imprese sono cambiati moltissimo, anche la ricerca ci è andata dietro. Con la riduzione del confronto tra blocchi e la globalizzazione e il superamento della ricerca privata su quella pubblica, il dibattito sulla scienza non è più interno alla comunità scientifica e ai policy makers. Le conseguenze si vedono anche nella comunicazione. I legami funzionali fra esigenze sociali, o politiche, e le forme di sviluppo e gestione della scienza si vanno rafforzando, mentre si indeboliscono i ragionamenti che legano e motivano la scienza con la curiosità e “l’amore per la conoscenza”. 4 Si confonde il rapporto tra scienza di base e scienza applicata. La ricerca produce oramai conoscenza che è tecno scienza: biotecnologie, nanotecnologia, bioinformatica. (Esempio della paleoantropologia di Svante Paabo a proposito degli studi genetici sul Neandertal. Poiché aveva una diversa fonazione, lo studio del Neandertal potrà avere ricadute positive sulle conoscenze neurologiche di sapiens). La tecno scienza viene gestita e finanziata in un regime dominante di globalizzazione e privatizzazione. Sempre più specializzata ma anche interdisciplinare e transdisciplinare. Nasce la converging science. La valutazione pubblica e sociale della scienza risente infine di modelli di mercato: efficienza, produttività, costi / benefici vantaggiosi (dal punto di vista economico o socio politico). Si è inventato il capitale umano. La competitività, la società della conoscenza. La strategia di Lisbona. Per Strategia di Lisbona si intende un programma di riforme economiche approvato a Lisbona dai Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea nel 2000. Prende il nome, appunto dalla riunione straordinaria tenutasi a Lisbona nel marzo del 2000. [1] “L'obiettivo espressamente dichiarato è quello di fare dell'Unione la più competitiva e dinamica economia della conoscenza entro il 2010. Caratteristica peculiare è che per la prima volta i temi della conoscenza sono individuati come portanti, pur essendo un documento che spazia in tutti i campi della politica economica: innovazione e imprenditorialità, riforma del welfare e inclusione sociale, capitale umano e riqualificazione del lavoro, uguali opportunità per il lavoro femminile, liberalizzazione dei mercati del lavoro e dei prodotti, sviluppo sostenibile. A tali caratteristiche del funzionamento sociale della tecno scienza contemporanea corrispondono pratiche discorsive, forme retoriche, funzioni sociali e politiche specifiche per la comunicazione della scienza. Come si comunica la scienza oggi Per quanto detto sopra, è ovvio che la comunicazione della scienza, oggi, non si riduce solo in divulgazione, traduzione, trasmissione di informazione. Primo. La comunicazione della scienza diviene anche un prodotto, prezioso, la cui produzione e circolazione obbedisce alle regole del mondo globalizzato della libera circolazione dei capitali (anche quelli legati alla conoscenza). Le università ricercano fondi pubblici e privati per fare ricerca diretta, per generare degli spin – off, per accreditarsi in network e team interdisciplinari. A questo punto anche il problema del controllo sull’accesso della conoscenza diviene o la distribuzione della conoscenza subisce le stesse leggi di mercato. Es. la pubblicazione del genoma della vite tra S. Michele e il network dell’Università di Udine. 5 Secondo. La comunicazione pubblica della scienza non serve solo ai pubblici. Serve ai ricercatori e alle istituzioni di ricerca per accreditarsi, legittimarsi, per guadagnare la fiducia della gente su alcune applicazioni controverse o sui problemi etici. L’industria farmaceutica americana nel 2001 ha speso 54 miliardi di dollari per comunicare, spesso nella forma di pubblicità occulta. Es. L’embargo sulla notizia della scoperta del Museo Tridentino. La cura con la quale si esce con le notizie sui dinosauri. L’articolo di presentazione del nuovo centro di ricerca Cibio. Terzo. La comunicazione pubblica della scienza non è più un affare solo degli scienziati. Intervengono gruppi di pressione politici, religiosi, sociali. Fazioni o componenti della società che chiedono di essere legittimate a decidere forma, destino, applicazioni e implicazioni della tecno scienza. Es. Nimby per inceneritori, NoTav, gruppi religiosi fondamentalisti. Chi parla di scienza, i comunicatori espliciti di scienza Scuola, musei, editoria, documentari, …. Comunicazione implicita e trasversale Fiction, editoria La scienza prodotta, riprodotta, fatta propria Gruppi di pressione, sindacati, attivisti, ….. Tutto ciò genera la necessità di un dialogo tra scienza e società poiché la scienza è nella società. Ciò ci porta a parlare della comunicazione nell’era post accademica della scienza. L’argomento già trattato. 6