Cusano La dotta ignoranza (da La dotta ignoranza, 1, 1) Il noto e l’ignoto In Cusano le figure, i metodi, i princìpi delle scienze matematico-geometriche sono spesso usati per illustrare concetti filosofici e lo stesso procedimento del conoscere umano è descritto come una serie successiva di rapporti proporzionali tra loro collegati. Nell’esporre la propria teoria gnoseologica, Cusano afferma che il passaggio da un contenuto noto a un altro ignoto avviene tramite una proporzione (cioè una correlazione, un confronto); ma se non esiste alcuna proporzionalità, ovvero nessuna possibilità di confronto, tra il noto e l’ignoto, la serie dei passaggi si interrompe. Dio, l’infinito incomparabile È ciò che accade nel caso di Dio. Essendo infinito, Dio non è assolutamente comparabile con alcunché di finito. Dunque il procedimento conoscitivo si arresta e gli uomini devono prendere atto dei limiti della ragione umana, acquistando consapevolezza della propria condizione di dotta ignoranza. La conoscenza umana procede per proporzione L’intelletto sano e libero conosce quel vero che senza posa desidera raggiungere indagando e perlustrando tutte le cose con il procedimento discorsivo che gli è proprio, e lo stringe in un amoroso abbraccio, non dubitando che sia verissimo ciò da cui nessuna mente sana può dissentire. Tutti quelli che cercano la verità giudicano ciò che è incerto paragonandolo e mettendolo in proporzione con ciò che è certo. Ogni ricerca è, dunque, comparativa in quanto impiega come mezzo la proporzione. Il giudizio conoscitivo è facile quando ciò che si indaga può essere messo a confronto con ciò che è certo mediante una riduzione proporzionale approssimata. Quando, invece, abbiamo bisogno di molti medii, nascono difficoltà e fatica, come sappiamo dalle matematiche nelle quali è facile ricondurre ai princìpi primi, di per sé notissimi, le prime proposizioni, mentre è più difficile ricondurvi le ultime, che possono essere ricondotte ai princìpi primi solo per mezzo delle prime. Ogni ricerca consiste, pertanto, in una proporzione comparativa, facile o difficile; perciò l’infinito come infinito, sfuggendo a ogni proporzione, è ignoto1. Ma poiché la proporzione esprime la convenienza e, insieme, l’alterità in una unica cosa, essa non può intendersi senza il numero2. Il numero, infatti, include tutte le cose che hanno proporzione fra di loro. Il numero, quindi, che produce la proporzione non sta solo nella quantità, ma in tutte le determinazioni che possono convenire o differire in un modo qualsiasi sostanziale o accidentale3. Per questo, forse, Pitagora affermava che tutte le cose sono costituite e comprese per mezzo dei numeri. Ciò che desideriamo è sapere di non sapere Ma la precisione delle combinazioni nelle cose corporee e l’adattamento proporzionato del noto all’ignoto superano la ragione umana, sicché Socrate credette di sapere solo di non sapere, mentre il sapientissimo Salomone4 sosteneva che tutte le cose sono difficili 1 Il procedimento discorsivo è proprio della ragione umana, che nel conoscere dis-corre, cioè passa da una cosa all’altra e le mette a confronto attraverso un rapporto proporzionale tra ciò che è noto e ciò che ancora non si conosce. È evidente che quanto maggiore è il numero di passaggi richiesto per arrivare da una nozione certa a ciò che si vuole conoscere (in quanto ancora ignoto), tanto più arduo è il cammino della conoscenza. Perciò l’infinito, essendo incommensurabile rispetto a tutte le cose finite, e quindi escluso da qualsiasi proporzione con ciò che è noto, resta inconoscibile. 2 Il concetto di numero cui si riferisce Cusano va inteso in senso ampio, come ciò che distingue un oggetto (gli attribuisce le sue caratteristiche) e al tempo stesso, proprio perché ne fissa il “profilo”, lo rende confrontabile con altri oggetti; perché ci sia proporzione (ovvero confronto), è necessario infatti che due cose siano classificabili secondo parametri comuni (la convenienza), ma siano anche distinte l’una dall’altra (l’alterità). Il numero indica allora ciò per cui un oggetto – in quanto determinato e definito nelle sue caratteristiche – può essere messo a confronto con un altro oggetto. Perciò, afferma subito dopo Cusano, il numero include, accomuna tutte le cose che hanno proporzione, 1 che sono paragonabili tra loro e dunque sono relative, mentre esclude ciò che non è paragonabile, ciò che è assoluto e in quanto tale si sottrae a ogni confronto (come il minimo e il massimo). 3 Proprio in quanto il numero è inteso come principio di caratterizzazione di ciascuna cosa e di confronto tra le cose, esso non riguarda solo la quantità (più o meno grande), ma tutte le determinazioni che sono confrontabili tra loro (più o meno bianco, opportuno, debole ecc.) 4 Salomone, autore dei libri sapienziali della Bibbia, in questo caso Qoèlet, 1, 8. e inesprimibili col linguaggio. E un altro saggio dotato di spirito divino ha detto che la sapienza e il luogo dell’intelligenza si celano agli occhi dei viventi5. Se è così e se, come afferma il profondissimo Aristotele nella Filosofia prima6, anche nelle cose per natura più evidenti, ci imbattiamo in difficoltà come uccelli notturni che tentano di vedere il sole, allora, se il nostro desiderio non è vano, ciò che desideriamo è sapere di non sapere7. Se potremo giungere a tanto, avremo raggiunto la dotta ignoranza. Nessun’altra dottrina più perfetta può sopraggiungere all’uomo (anche al più diligente) oltre quella di scoprire di essere dottissimo nella sua propria ignoranza: e tanto più uno sarà dotto, quanto più si saprà ignorante. [N. Cusano, La dotta ignoranza, a c. di G. Federici Vescovini, Città Nuova, Roma 1998, pp. 61-62] 5 Il saggio è Giobbe, come si desume dal libro biblico di Giobbe, 28, 12-13. 6 Aristotele, Metafisica, II, 9. 7 Secondo Cusano, la mente umana conosce in modo relativo, cioè mettendo in relazione, mettendo a confronto una cosa con le altre; non le è dato, invece, di conoscere in modo assoluto l’essenza di ciascuna cosa, perché la struttura profonda della realtà è conoscibile solo da parte di Dio creatore. Dati i limiti della conoscenza umana, il vero modello della sapienza consiste nel principio socratico del sapere di non sapere, o, nei termini di Cusano, nella dotta ignoranza. Competenze Individuare e comprendere 1 Il modo di procedere della ragione umana, afferma Cusano, si basa sulla proporzione. Quali elementi entrano nelle proporzioni attraverso cui si sviluppa la conoscenza? 2 Perché l’infinito non è conoscibile? 3 Perché Cusano richiama la dottrina pitagorica dei numeri? Riflettere e valutare 4 Cusano individua la vera sapienza nel principio socratico del sapere di non sapere: come arriva a questo esito? Rispondi in un max di 5 righe. 2