18 Equazioni Differenziali Lineari con Coefficienti Costanti In questa sezione consideriamo equazioni lineari differenziali con coefficienti costanti, cioé equazioni del tipo an y (n) + an−1 y n−1 + · · · + a1 y 0 + a0 y0 = R(x). (1) Qua, gli aj sono costanti (numeri reali o complessi) ed R(x) é una funzione da un aperto in R in R. Inizialmente consideriamo il caso omogeneo, ossia, il caso R(x) ≡ 0. In questo caso la soluzione dell’equazione differenziale si riduce alla soluzione di un equazione algebrica. Infatti, se si pone y = eλx , allora y 0 = λeλx , e y 00 = λ2 eλx . In generale si ha che la k-esima derivata di y risulta y (k) = λk eλx . Dunque, se si cerca una soluzione della nostra equazione differenziale del tipo y = eλx , cioé se si sostituisce y con eλx nell’equazione differenziale si trova che dire an y (n) + an−1 y n−1 + · · · + a1 y 0 + a0 y0 ≡ 0, (2) con coefficienti ai costanti, é equivalente al dire (an λn + an−1 λn−1 + · · · + a1 λ + a0 )eλx ≡ 0. Ma poiché la funzione esponenziale eλx non si annulla mai, deve essere l’annullarsi del primo fattore che produce l’uguaglianza, e tale primo fattore si annulla se e solo se λ é uno zero (ossia radice) del polynomio an xn + an−1 xn−1 + · · · + a1 x + a0 cioé se e solo se si ha an λn + an−1 λn−1 + · · · + a1 λ + a0 = 0. In generale non é facile trovare le radici di polinomi di grado elevato (ed anzi, per n ≥ 5 non cé una formula analoga alla formula per le radici di un polinomio quadratico, o alle formule di Cardan per la resoluzione di una cubica). D’altra parte, una volta si ottiene una radice del polinomio associato, si ha una soluzione dell’equazione differenziale. La soluzione generale dell’equazione differenziale dovrebbe coinvolgere n costanti arbitrari, C1 , C2 , . . . , Cn , almeno quando an 6= 0 (di modo che l’equazione é veramente di grado n). Non é meno generale supporre che an = 1. Se, allora il polinomio χ(x) = xn + an−1 xn−1 ∗ · · · + a1 x + a0 ha n radici distinti λ1 , λ2 , . . . , λn , allora abbiamo la soluzione generale yg (x) nella forma yg (x) = C1 eλ1 x + C2 eλ2 x + · · · + Cn−1 eλn−1 x + Cn eλn x . 1 Tutto bene, se il polinomio NON ha radici moltiple. Se invece λ é una radice moltipla del polinomio χ(x), diciamo di moltiplicita k, allora dobbiamo trovare k − 1 altre soluzioni (linearmente indipendenti, nel linguaggio di algebra lineare) dell’equazione differenziale. In effetti questo non é difficile perché si ∗ ∗ ∗ trova che non solo eλ x , xeλ x , . . . , xk−1 eλ x sono tutte e k soluzioni linearmente indipendenti. Questo fatto discende dal fatto che essi sono linearmente indipendenti: piú esplicitamente l’unico modo in cui un loro combinazione lineare ∗ c0 e λ x ∗ ∗ c1 xeλ x ∗ + · · · + ck−1 xk−1 eλ x ≡0 sia la funzione IDENTICAMENTE 0 é che c0 = c1 = · · · = ck−1 = 0. In questo modo (e badando al fatto (non dimostrato sopra!) che le soluzioni del tipo considerato sopra ma con scelte diverse dell’esponente “magico” λ∗ sono linearmente indipendenti. Esercizio: Per chiarire quest’ultima riga verificare che le quattro soluzioni y = ex , y = xex , y = e−x, ed y = xe−x dell’equazione differenziale lineare omogeneo y (4) − 2y 00 + y = 0 sono linearmente indipendenti. Esplicitamente, mostrare che l’unico modo in cui si puó avere c1 ex + c2 xex + c3 e−x + c4 xe−x ≡ 0 con ci costante, i = 1, 2, 3, 4 é avere infatti che c1 = c2 = c3 = c4 = 0. Esercizio. Provare a formulare le tesi generale sulla indipendenza lineare delle soluzioni di un’equazione differenziale del tipo (2). Se ti senti in forma, prova pure a dimostrare la tesi generale che hai appena formulata (e che dovrebbe essere essenzialemente quanto detto poco sopra in modo rapido). 19 Equazioni lineari ordinari con coefficienti costanti: il caso non omogeneo Ora si deve considerare il caso di un equazione del tipo (1) con R(x) funzione arbitraria. Supponiamo che abbiamo una fattorizzazione del polinomio associato, il quale assumiamo essere essere monico, ossia con coefficiente conducente 1. Dunque il nostro equazione differenziale é y (n) + an−1 y (n−1) ∗ · · · + a1 y 0 + a0 y = R(x) e il polinomio associato é xn + an−1 xn−1 ∗ · · · + a1 x + a0 = (x − λ1 )(x − λ2 ) · · · (x − λn ) ove puó benissimo succedere che taluni dei lambdai compaiono con molteplicitá maggiore di uno. 2 Se operiamo la notazione (D − λ)y per indicare dy/dx − λy. Allora la nostra equazione differenziale si scrive nella forma (D − λ1 )(D − λ2 ) · · · (D − λn−1 )(D − λn )y = R(x). In effetti, come nel caso di composizione di funzioni, la scrittura (D−λ1 )(D−λ2 ) indica la composizione degli OPERATORI DIFFERENZIALI D − λ1 e D − λ2 : in modo piú dettagliato (D − λ1 )(D − λ2 ) indica l’operatore differenziali che su una funzione (differenziabile due volte) f produce il risultato (D − λ1 )(D − λ2 )(f ) df − λ2 f ) dx df df − λ2 f ) − λ1 ( − λ2 f ) = D( dx dx d2 f df df = − λ2 − λ1 + λ1 λ2 f dx2 dx dx = D2 − (λ1 + λ2 )D + λf 1λ2 f = (D − λ1 )( Dunque, D é solo un altro modo per scrivere l’operatore d/dx, la derivata rispetto x, mentre si deve avere ben presente che ora λ1 indica L’OPERATORE “MOLTIPLICARE PER λ1 (ed analogamente per D − λ2 ecc. Ora possiamo riscrivere la nostra equazione differenziale nella forma (D − lλ1 )(D − λ2 ) · · · (D − λn )y = R(x) (3) Questa scrittura suggerisce un metodo ricorsivo per risolvere l’equazione non-omogenea, o, almeno un metodo per ridurre il problema ad una serie di problemi di quadratura. In effetti, se il grado del polinomio in D é uno, si tratta di un’equazione lineare, e sappiamo giá come risolvere equazioni lineare di primo ordine (anche con coefficienti non costanti!). 3