prof. Davide Dèttore 26/09/15 La Terapia Sessuale Davide Dèttore Dipartimento di Scienze della Salute Università degli Studi di Firenze PARAFILIE Esibizionismo Feticismo Frotteurismo Pedofilia Masochismo sessuale Sadismo sessuale Feticismo da travestimento Voyeurismo Parafilia NAS Disturbi del desiderio sessuale Disturbi dell'eccitamento sessuale DISTURBI SESSUALI E DELLA IDENTITA' DI GENERE DISFUNZIONI SESSUALI Disturbi dell'orgasmo Disturbo da desiderio sessuale ipoattivo Disturbo da avversione sessuale Disturbo dell'eccitamento sessuale femminile Disturbo maschile dell'erezione Disturbo dell'orgasmo femminile Disturbo dell'orgasmo maschile Eiaculazione precoce Disturbi da dolore sessuale Dispareunia Vaginismo Disfunzione Sessuale Dovuta a una Condizione Medica Generale E. E. E. E. ritardata assente anedonica retrograda Disfunzione Sessuale Indotta da Sostanze Disfunzione Sessuale NAS DISTURBI DELL'IDENTITA' DI GENERE DISTURBI SESSUALI NAS La Terapia Sessuale Disturbo dell'Identità di Genere Disturbo dell'Identità di Genere NAS Sentimenti marcati di inadeguatezza a riguardo dell'aspetto fisico, misura e forma degli organi sessuali, prestazioni sessuali, altri elementi collegati agli standard autoimposti di mascolinità o femminilità. Disagio collegato a modalità di relazioni sessuali ripetute comprendenti una successione di amanti esperiti dall'individuo come oggetti da usare. Persistente e marcato disagio a riguardo del proprio orientamento sessuale 1 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Sesso cromosomico Sistema neuroendocrino Farmaci Condizioni patologiche SESSUALITÀ UMANA AMBITO COMPORTAMENTALE AMBITO BIOLOGICO • Alterazioni cromosomiche • Alterazioni endocrine • Patologie sistemiche o del SNC • Farmaci AMBITO EMOZIONALE • Iper-reattività delle risposte di attivazione in seguito a: - Mancanza di abilità di auto-regolazione - Condizionamenti precedenti negativi (traumi, e auto-controllo. fallimenti, eccetera). • Ipo-reattività delle risposte di attivazione in seguito a: - Estinzione o assenza della risposta di - Risposte concorrenti inibitorie apprese per attivazione sessuale indotta dal partner. condizionamenti precedenti. AMBITO COGNITIVO • Immagine di sé - Identità e ruolo sessuale. Sicurezza di sé e potere. Stima e gradevolezza estetica. Conoscenza dei propri desideri e di ciò che ci dà piacere. • Immagine del partner - Identità e ruolo sessuale. Sicurezza di sé e potere. Stima e gradevolezza estetica. Conoscenza dei suoi desideri e di ciò che gli piace. • Concetto della sessualità - Sesso = peccato, sporco, pericolo, eccetera. Sesso = mezzo di potere, punizione, ricatto, eccetera. Sesso = prestazione, prova e dimostrazione di sé. Sesso = spontaneità e naturalezza. Scarse o errate informazioni sulla sessualità. • Concetto del piacere - Piacere = senso di colpa. Piacere = perdere il controllo. Piacere = violare le norme. Piacere = dare piacere al partner. Piacere = sequenza stereotipata. Piacere = stimolazione esterna. Definizione troppo precisa o limitata di ciò che piace. AMBITO COMPORTAMENTALE La Terapia Sessuale • Povertà di repertori sessuali. • Povertà di repertori sociali. • Povertà di abilità di contrattazione. • Squilibrio fra le abilità dei due partner. 2 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Check-list dei campi d’indagine nell’assessment sessuologico (le domande vengono poste a entrambi i membri della coppia) (I): l Definizione del problema da parte del paziente designato (il cosiddetto portatore del sintomo) e del suo partner. l Salute fisica (con eventuali analisi mediche di approfondimento, laddove necessario, specie se in caso di disturbi dell’erezione). l Eventuale assunzione di farmaci di ogni tipo. l Atteggiamenti ed educazione da parte dei familiari rispetto alla sessualità: modalità di comunicazione, insegnamenti relativi alla nudità in casa, all’attività sessuale prematrimoniale, alla masturbazione, all’omosessualità, eccetera. l Modalità di apprendimento delle principali conoscenze relative alla sessualità e alla riproduzione (compresi i cambiamenti che intercorrono alla pubertà, mestruo, polluzioni notturne): dai genitori, dagli insegnanti, dai compagni, eccetera. l Intervento di convinzioni di tipo religioso rispetto agli atteggiamenti sulla sessualità (masturbazione, petting, rapporti prematrimoniali, aborto, contraccezione, eccetera). l Convinzioni relative a specifici aspetti della sessualità: distinzione dei ruoli sessuali nel prendere l’iniziativa sessuale (per esempio, la convinzione che essa spetta sempre al maschio); l’importanza attribuita alle dimensioni del pene rispetto alla capacità di indurre piacere nella donna; la convinzione (errata) secondo cui una volta che un uomo ha l’erezione, questa si debba mantenere intatta per tutto il rapporto sessuale (altrimenti significa che ci sono problemi nell’uomo o che la donna non è sufficientemente eccitante per lui); la convinzione che l’orgasmo debba necessariamente avvenire nel corso del rapporto sessuale o comunque in seguito a penetrazione; atteggiamenti rispetto alle pratiche orali, anali, eccetera; convinzione (errata) che l’orgasmo simultaneo sia la forma migliore e “corretta” di soddisfazione sessuale. Check-list dei campi d’indagine nell’assessment sessuologico (le domande vengono poste a entrambi i membri della coppia) (II): l Convinzioni sulle distinzioni fra i ruoli sessuali maschile e femminile (o altri intermedi). Presenza di eventuali “doppi standard”. l Storie delle passate esperienze sessuali e/o sentimentali e della soddisfazione sessuale rispetto a queste. l Storia dell’attuale legame sentimentale/sessuale e della soddisfazione sessuale passata e presente col partner attuale. l Modalità di raggiungimento dell’orgasmo, da soli, col partner, orgasmo vaginale o clitorideo. l Soddisfazione relativa alla frequenza e alla qualità del proprio orgasmo. Confronto con la soddisfazione circa la frequenza e la qualità di esso nelle passate esperienze sessuali con altri partner e con quello attuale. Eventuale insoddisfazione nel caso che nel rapporto sessuale non si riesca a raggiungere qualche volta l’orgasmo (analizzare le reazioni sia nel caso che l’orgasmo non raggiunto sia il proprio o quello del partner). l Necessità che l’orgasmo sia ottenuto in penetrazione oppure accettazione del fatto che possa essere raggiunto in altro modo (o in un modo da un partner e in maniera diversa dall’altro partner). Necessità di raggiungere l’orgasmo perché il rapporto sessuale venga ritenuto soddisfacente. l Importanza del fatto di riuscire a fare provare piacere al proprio partner. Necessità di accorgersi di essere riusciti a indurgli piacere, prima di potere a propria volta provare piacere. La Terapia Sessuale 3 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Check-list dei campi d’indagine nell’assessment sessuologico (le domande vengono poste a entrambi i membri della coppia) (III): l Eventuali pratiche masturbatorie attuali (attività sessuale da soli)e soddisfazione o insoddisfazione relativamente a esse. Atteggiamento circa la masturbazione, anche in età adulta e pur avendo un partner sessuale (tale indagine dovrebbe essere svolta sia relativamente alle attività masturbatorie proprie sia relativamente a quelle possibili del partner). Eventuali sensi di colpa relativi alla masturbazione, passata e presente. Storia delle proprie pratiche masturbazioni, dall’età evolutiva al momento attuale. l Soddisfazione circa la frequenza dei rapporti sessuali col partner. l I due partner coincidono circa la frequenza desiderata di rapporti sessuali? l Uno dei partner accetta talvolta dei rapporti sessuali, anche se non ne ha voglia? l Uno dei partner talora finge di provare piacere, anche se in realtà non lo prova? l Come viene comunicata l’eventuale non disponibilità al rapporto sessuale? Quali sono le reazioni dell’altro partner? l Vi è in generale comunicazione all’interno della coppia a proposito della sfera sessuale? l Sono presenti talora delle fantasie erotiche? Quando? Con quale frequenza? Sono fonte di eccitazione? Di disagio? Vengono approvate dalla persona che le ha? l Sono presenti sogni a contenuto sessuale? Con quale frequenza? l Quali sono le pratiche igieniche prima e dopo il rapporto sessuale? l Viene provato disagio per la propria nudità? Per quale motivo? In che occasioni? l Viene provato disagio per la nudità del partner? Per quale motivo? In che occasioni? l Qual è il grado di soddisfazione relativo al proprio fisico? E rispetto a quello del partner? l Si ritiene di essere attraenti fisicamente per il proprio partner? E viceversa? Check-list dei campi d’indagine nell’assessment sessuologico (le domande vengono poste a entrambi i membri della coppia) (IV): l Vi sono degli ostacoli esterni (come mancanza di privacy o di luoghi adatti) al buon soddisfacimento del rapporto sessuale della coppia? I rapporti sessuali avvengono soprattutto in certi giorni o periodi? Vi sono giorni o periodi in cui non avvengono mai (ad es. durante il mestruo)? l Eventuali metodi contraccettivi usati e grado di soddisfazione in proposito. l Atteggiamenti e convinzioni rispetto all’omosessualità. Ha mai provato attrazione sessuale per una persona del proprio stesso sesso? Ciò è stato fonte di preoccupazione? l Eventuale uso di mezzi esterni per eccitarsi sessualmente: letture, riviste, video, alcool, droghe, scambio di coppie, sesso di gruppo, eccetera. Tali pratiche vengono condivise anche col partner? l Eventuale eccitazione sessuale di tipo parafilico (tale area deve essere indagata con particolare prudenza, in quanto, data l’egosintonicità dei parafilici, potrebbe non essere dichiarata spontaneamente, ma nel contempo non si deve correre il rischio di fare considerare dal soggetto patologiche alcune eventuali fantasie occasionali, che invece non hanno nulla di anormale). l Valutazione del proprio desiderio sessuale su di una scala che va da 0 (del tutto assente) a 10 (desiderio estremamente elevato). Stima del desiderio sessuale del proprio partner su di una scala che va da 0 (del tutto assente) a 10 (desiderio estremamente elevato). l Valutazione dell’intensità del proprio orgasmo su di una scala che va da 0 (del tutto assente) a 10 (estremamente elevata). Stima dell’intensità dell’orgasmo del proprio partner su di una scala che va da 0 (del tutto assente) a 10 (estremamente elevata). l Valutazione della propria soddisfazione sessuale su di una scala che va da 0 (del tutto assente) a 10 (estremamente elevata). Stima della soddisfazione sessuale del proprio partner su di una scala che va da 0 (del tutto assente) a 10 (estremamente elevata). La Terapia Sessuale 4 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Definizioni l L’identità di genere è il “senso di se stesso”, l’unità e la persistenza della propria individualità maschile o femminile o ambivalente, particolarmente come esperienza sessuata di se stessi e del proprio comportamento. l Il ruolo di genere è costituito da tutto ciò (comprese l’eccitazione e la risposta sessuale) che si fa per esprimere l’appartenenza a un determinato sesso (o l’ambivalenza in proposito). l L’orientamento sessuale viene definito come la tendenza a rispondere a certi stimoli sessuali, quindi si basa sugli oggetti (persone o, talora, anche cose o situazioni) che riescono a indurre nel soggetto attivazione e interesse sessuale. La Terapia Sessuale 5 prof. Davide Dèttore La Terapia Sessuale 26/09/15 6 prof. Davide Dèttore La Terapia Sessuale 26/09/15 7 prof. Davide Dèttore La Terapia Sessuale 26/09/15 8 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Diverse possibilità di rapporto fra l’identità di genere e i vari livelli di definizione di sesso: l Soggetti con identità di genere congruente col proprio sesso cromosomico e fenotipico e con orientamento eterosessuale, omosessuale o parafilico (mirato a ottenere eccitamento sessuale da oggetti inanimati, da individui in età prepubere, o dall’infliggere/ricevere dolore o sofferenza); l Soggetti con identità di genere non congruente col proprio sesso cromosomico, ma congruente col sesso fenotipico e con orientamento eterosessuale, omosessuale o parafilico, come nei casi della sindrome di insensibilità agli androgeni (soggetti genotipicamente maschi che si sviluppano fenotipicamente in senso femminile) o di riattribuzione chirurgica di sesso in età precoce in seguito a traumi genitali o patologie ormonali (come in ragazze affette da sindrome adrenogenitale, che le virilizza). l Soggetti con identità di genere congruente col proprio sesso cromosomico, ma con problemi di congruenza rispetto al sesso fenotipico e con orientamento eterosessuale, omosessuale o parafilico, come nei casi di sindrome di Turner (femmine genotipiche con fenotipo difettoso: amenorrea, assenza di sviluppo dei seni e delle caratteristiche sessuali secondarie) o di Klinefelter (maschi genotipici con fenotipo difettoso: ipogonadismo, infertilità, ginecomastia). l Soggetti con identità di genere non congruente col proprio sesso cromosomico, fenotipico e con orientamento eterosessuale od omosessuale (transessuali e travestiti). Secondo una classificazione classica, ripresa tra gli altri da Bancroft (1989), nello sviluppo sessuale si possono distinguere otto livelli di manifestazione o definizione del genere o sesso: l Cromosomi (sesso cromosomico o genotipico); l gonadi (sesso gonadico); l ormoni; l organi sessuali interni; l genitali esterni e caratteristiche sessuali secondarie (sesso fenotipico); l il genere assegnato alla nascita (sesso legale o anagrafico); l l’identità di genere; l la differenziazione sessuale del cervello . La Terapia Sessuale 9 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Il Disturbo dell’Identità di Genere secondo il DSM-IV-TR (2000) (I) l A. Una forte e persistente identificazione col sesso opposto (non solo un desiderio di qualche presunto vantaggio culturale derivante dall’appartenenza al sesso opposto). – Nei bambini essa si manifesta con quattro (o più) dei seguenti sintomi: • 1) desiderio ripetutamente affermato di essere, o insistenza sul fatto di essere, dell’altro sesso; • 2) nei maschi preferenza per il travestimento o per l’imitazione dell’abbigliamento femminile; nelle femmine insistenza nell’indossare solo tipici indumenti maschili; • 3) forti e persistenti preferenze per i ruoli del sesso opposto nei giochi di simulazione, oppure persistenti fantasie di appartenere al sesso opposto; • 4) intenso desiderio di partecipare ai tipici giochi e passatempi del sesso opposto; • 5) forte preferenza per i compagni di gioco del sesso opposto. – Negli adolescenti e negli adulti, l’anomalia si manifesta con sintomi come desiderio dichiarato di essere dell’altro sesso, farsi passare spesso per un membro dell’altro sesso, desiderio di vivere o di essere trattato come un membro dell’altro sesso, oppure la convinzione di avere sentimenti e reazioni tipici dell’altro sesso. Il Disturbo dell’Identità di Genere secondo il DSM-IV-TR (2000) (II) l B. Persistente malessere riguardo al proprio sesso o senso di estraneità riguardo al ruolo sessuale del proprio sesso. Nei bambini l’anomalia si manifesta con uno dei seguenti sintomi: nei maschi affermazione che il proprio pene o i testicoli li disgustano, o che scompariranno, o affermazione che sarebbe meglio non avere il pene, o avversione verso i giochi di baruffa e rifiuto dei tipici giocattoli, giochi e attività maschili; nelle femmine rifiuto di urinare in posizione seduta, affermazione di avere o che crescerà loro il pene, o affermazione di non volere che crescano le mammelle o che vengano le mestruazioni, o marcata avversione per l’abbigliamento femminile tradizionale. Negli adolescenti e negli adulti, l’anomalia si manifesta con sintomi di preoccupazione di sbarazzarsi delle proprie caratteristiche sessuali primarie o secondarie (per es. richiesta di ormoni, interventi chirurgici, o altre procedure per alterare fisicamente le proprie caratteristiche sessuali, in modo da assumere l’aspetto di un membro del sesso opposto) o convinzione di essere nati del sesso sbagliato. l C. L’anomalia non è concomitante con una condizione fisica intersessuale. l D. L’anomalia causa disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa o di altre aree importanti di funzionamento. l Codificare in base all’età attuale: – F64.2 – F64.0 Disturbo di Identità di Genere in Bambini Disturbo di Identità di Genere in Adolescenti o Adulti l Specificare se (per soggetti sessualmente maturi): – – – – La Terapia Sessuale Sessualmente attratto da maschi Sessualmente attratto da femmine Sessualmente attratto sia da maschi che da femmine Non attratto sessualmente né da maschi né femmine 10 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Criteri DSM-5: Disforia di Genere nei bambini l Gender Dysphoria (in Children) l A. Una marcata incongruenza tra il genere esperito/espresso da un individuo e il genere assegnato, della durata di almeno 6 mesi, che si manifesta attraverso almeno sei dei seguenti criteri (di cui uno deve necessariamente essere il Criterio A1): l 1. Un forte desiderio di appartenere al genere opposto o insistenza sul fatto di appartenere al genere opposto (o a un genere alternativo diverso dal genere assegnato). l 2. Nei bambini (genere assegnato), una forte preferenza per il travestimento con abbigliamento tipico del genere opposto o per la simulazione dell'abbigliamento femminile; nelle bambine (genere assegnato), una forte preferenza per l'indossare esclusivamente abbigliamento tipicamente maschile e una forte resistenza a indossare abbigliamento tipicamente femminile. l 3. Una forte preferenza per i ruoli tipicamente legati al genere opposto nei giochi del "far finta" o di fantasia. l 4. Una forte preferenza per giocattoli, giochi o attività stereotipicamente utilizzati o praticati dal genere opposto. l 5. Una forte preferenza per compagni di gioco del genere opposto. l 6. Nei bambini (genere assegnato), un forte rifiuto per giocattoli, giochi e attività tipicamente maschili, e un forte evitamento dei giochi in cui ci si azzuffa; nelle bambine (genere assegnato), un forte rifiuto di giocattoli, giochi e attività tipicamente femminili. l 7. Una forte avversione per la propria anatomia sessuale. l 8. Un forte desiderio per le caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie corrispon-denti al genere esperito. l B. La condizione è associata a sofferenza clinicamente significativa o a compromissione del funzionamento in ambito sociale, scolastico o in altre aree importanti. l Specificare se: Con un disturbo dello sviluppo sessuale (per es., un disturbo adrenogenitale congenito come iperplasia surrenale congenita 255.2 [E25.0] oppure sindrome da insensibilità agli androgeni 259.50 [E34.50]). l Nota di codifica: Codificare sia il disturbo dello sviluppo sessuale sia la disforia di genere. Criteri DSM-5: Disforia di Genere negli adolescenti e negli adulti (I) l Gender Dysphoria (in Adolescents or Adults) l A. Una marcata incongruenza tra il genere esperito/espresso da un individuo e il genere assegnato, della durata di almeno 6 mesi, che si manifesta attraverso almeno due dei seguenti criteri: l 1. Una marcata incongruenza tra il genere esperito/espresso da un individuo e le caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie (oppure, in giovani adolescenti, le caratteristiche sessuali secondarie attese. l 2. Un forte desiderio di liberarsi delle proprie caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie a causa di una marcata incongruenza con il genere esperito/espresso di un individuo (oppure, nei giovani adolescenti, un desiderio di impedire lo sviluppo delle caratteristiche sessuali secondarie attese). l 3. Un forte desiderio per le caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie del gene-re opposto. l 4. Un forte desiderio di appartenere al genere opposto (o un genere alternativo di-verso dal genere assegnato). l 5. Un forte desiderio di essere trattato come appartenente al genere opposto (o un genere alternativo diverso dal genere assegnato). l 6. Una forte convinzione di avere i sentimenti e le reazioni tipici del genere opposto (o di un genere alternativo diverso dal genere assegnato). l B. La condizione è associata a sofferenza clinicamente significativa o a compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. Specificare se: Con un disturbo dello sviluppo sessuale (per es., un disturbo adrenogenitale congenito come iperplasia surrenale congenita 255.2 [E25.0] oppure sindrome da insensibilità agli androgeni 259.50 [E34.50]). l Nota di codifica: Codificare sia il disturbo dello sviluppo sessuale sia la disforia di genere. La Terapia Sessuale 11 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Criteri DSM-5: Disforia di Genere (in adulti e adolescenti) (II) l Specificare se: Con un disturbo dello sviluppo sessuale (per es., un disturbo adrenogenitale congenito come iperplasia surrenale congenita 255.2 [E25.0] oppure sindrome da insensibilità agli androgeni 259.50 [E34.50]). l Nota di codifica: Codificare sia il disturbo dello sviluppo sessuale sia la disforia di genere. l Specificare se: Post-transizione: L'individuo è passato a vivere a tempo pieno il genere desiderato (con o senza riconoscimento legale del cambiamento di genere) e si è sottoposto (oppure si sta preparando a sottoporsi) ad almeno una procedura medica di riassegnazione sessuale o a un protocollo di trattamento, vale a dire un regolare trattamento con ormoni del sesso opposto o un intervento chirurgico di riassegnazione del genere in accordo al genere desiderato (per es., penectomia, vagino-plastica in un individuo nato maschio; mastectomia o falloplastica in un individuo nato femmina). Criteri DSM-5 Disforia di genere con altra specificazione (Other Specified Gender Dysphoria) Questa categoria si applica alle manifestazioni in cui i sintomi caratteristici della disforia di genere, che causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti, predominano ma non soddisfano pienamente i criteri per la disforia di genere. La categoria disforia di genere con altra specificazione è usata in situazioni in cui il clinico sceglie di comunicare la ragione specifica per cui la manifestazione non soddisfa i criteri per la disforia di genere. Queste viene effettuando registrando “disforia di genere con altra specificazione” seguito dalla ragione specifica (per es., “episodio breve di disforia di genere”. Un esempio di manifestazione che può essere specificata utilizzando la dicitura “con altra specificazione” è il seguente: Il disturbo attuale soddisfa i criteri sintomatologici per la disforia di genere, ma la durata è inferiore ai 6 mesi. l Disforia di genere senza specificazione (Unspecified Gender D.) Questa categoria si applica alle manifestazioni in cui i sintomi caratteristici della disforia di genere, che causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti, predominano ma non soddisfano pienamente i criteri per la disforia di genere. La categoria “disforia di genere senza specificazione” è usata in situazioni in cui il clinico sceglie di non specificare la ragione per cui i criteri per la disforia di genere non sono soddisfatti e comprende le manifestazioni in cui ci sono informazioni insufficienti per porre una diagnosi più specifica. La Terapia Sessuale 12 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Esiti della Disforia di genere in età evolutiva (I) Green (1987) Caratteristica 66 maschi con DIG a 7 anni. Follow up a 19 anni in media Caratteristica 56 maschi di controllo. Follow up a 19 anni in media Orientamento 75% bisessuale od sessuale in fantasia omosessuale 25% eterosessuale Orientamento 100% sessuale in fantasia eterosessuale Comportamento sessuale nei 34 Ss con esperienza sessuale agita 80% bisessuale od omosessuale 20% eterosessuale Comportamento sessuale nei 25 Ss con esperienza sessuale agita Persistenza del DIG a 19 anni Solo in un soggetto a 18 anni. 96% eterosessuale 4% omosessuale (1 soggetto) Zucker e Bradley (1995) riassumendo vari studi per un totale di 55 soggetti diagnosticati con DIG nell’infanzia, al follow up in tarda adolescenza hanno individuato 5 transessuali con orientamento omosessuale, 21 omosessuali, 1 travestito eterosessuale, 15 eterosessuali e rimanenti 13 inclassificabili. Esiti della Disforia di genere in età evolutiva (I) Green (1987) Caratteristica 66 maschi con DIG a 7 anni. Follow up a 19 anni in media Caratteristica 56 maschi di controllo. Follow up a 19 anni in media Orientamento 75% bisessuale od sessuale in fantasia omosessuale 25% eterosessuale Orientamento 100% sessuale in fantasia eterosessuale Comportamento sessuale nei 34 Ss con esperienza sessuale agita 80% bisessuale od omosessuale 20% eterosessuale Comportamento sessuale nei 25 Ss con esperienza sessuale agita Persistenza del DIG a 19 anni Solo in un soggetto a 18 anni. 96% eterosessuale 4% omosessuale (1 soggetto) Zucker e Bradley (1995) riassumendo vari studi per un totale di 55 soggetti diagnosticati con DIG nell’infanzia, al follow up in tarda adolescenza hanno individuato 5 transessuali con orientamento omosessuale, 21 omosessuali, 1 travestito eterosessuale, 15 eterosessuali e rimanenti 13 inclassificabili. La Terapia Sessuale 13 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Esiti della Disforia di genere in età evolutiva (II) Studi recenti Wallien e Cohen-Kettenis (2008): 77 Ss con disforia di genere (59 maschi e 18 femmine, età media 8,4 anni) con follow up a 10,4±3,4 anni dopo: 30% (19 m. e 4 f.) non rintracciabili; 27% (12 m. e 9 f.) ancora con disforia di genere; 43% (28 m. e 5 f.) senza più disforia di genere. Quasi tutti i Ss con disforia di genere al follow up presentavano un orientamento omosessuale o bisessuale. Nel gruppo non più disforico, tutte le femmine avevano orientamento eterosessuale, metà dei maschi era eterosessuale e l’altra metà omosessuale. Drummond et al. (2008): 25 Ss di sesso femminile (60% con diagnosi di DIG, 40% sotto soglia; età media 8,88 anni) con follow up a 10-15 anni (età media 23,24): 3 Ss (12%) ancora con diagnosi di DIG. 8 Ss (32%) classificate bisessuali od omosessuali in fantasia e 6 Ss (24%) nel comportamento; le altre eterosessuali o asessuali. Singh et al. (2010): 135 Ss mostrarono al follow up una persistenza del DIG del 13,3%. In tutti questi studi i bambini che al pre-test mostravano maggiore varianza di genere, al follow-up più probabilmente presentavano DIG od orientamento omosessuale/bisessuale. Eziopatogenesi del Disturbo dell’Identità di Genere (I) l Aspetti genetici: non sembrano rilevanti nel DIG, più elevato il tasso di concordanza nei gemelli MZ negli omosessuali (dal 49% al 71%), soprattutto se maschi. l La teoria dell’“effetto di feedback positivo all’estrogeno” (PEFE; Dörner, 1976): il DIG e l’omosessualità potrebbero essere il risultato di eccessi o carenze di androgeni in utero durante il periodo sensibile per lo sviluppo delle strutture ipotalamiche che regolano la produzione di FSH e LH. Gli uomini omosessuali e transessuali con orientamento omosessuale avrebbero un PEFE simile a quello delle donne (cioè alla somministrazione di estrogeni si presenta una scarica di LH da parte dell’ipofisi). La Terapia Sessuale 14 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Eziopatogenesi del Disturbo dell’Identità di Genere (II) l Il modello della sindrome adrenogenitale o iperplasia surrenalica congenita: le donne con tale quadro presentano maggiore disforia di genere e comportamenti tomboyish, oltre a maggiori tendenze omosessuali o bisessuali, almeno in fantasia. Ciò sarebbe coerente con l’ipotesi dell’ormone materno. l La teoria dello stress materno (Dörner, 1980; Ward, 1992): lo stress subito dalla madre nella gravidanza produce nei ratti una femminilizzazione dei figli maschi, con calo degli androgeni. Eventi simili potrebbero verificarsi anche negli esseri umani. Vi sono alcuni dati suggestivi, ma altre ricerche li sconfermano. Eziopatogenesi del Disturbo dell’Identità di Genere (III) l Il nucleo sessualmente dimorfico dell’area preottica dell’ipotalamo è più grande negli uomini (ma non vi è differenza fra omosessuali ed eterosessuali). l I nuclei interstiziali dell’ipotalamo anteriore (INAH-2 e INAH-3) sono più grandi negli uomini eterosessuali, mentre nei soggetti maschi omosessuali sono più piccoli, simili a quelli delle donne. l Il nucleo soprachiasmatico è più grande negli omosessuali maschi che negli eterosessuali e ciò potrebbe essere correlato al ciclo sonno-veglia, in quanto tale nucleo presenta una elevata ritmicità endogena e gli omosessuali si svegliano più presto al mattino rispetto agli eterosessuali. La Terapia Sessuale 15 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Eziopatogenesi del Disturbo dell’Identità di Genere (IV) l Il nucleo bed della stria terminale è più grande negli uomini, mentre nei transessuali uomodonna è più simile a quello delle donne. l Il corpo calloso (soprattutto lo splenio, che ne è la parte caudale) è più voluminoso e bulboso nelle donne e così pure la commessura anteriore, che negli omosessuali maschi ha dimensioni simili a quelle delle donne. l I livelli di attività, di esplorazione e di gioco violento e turbolento sono maggiori nei maschi, mentre tale rapporto è invertito nei bambini con DIG. l Nelle bambine con sindrome adrenogenitale gli aspetti temperamentali sono più tipicamente maschili, mostrando caratteristiche tomboyish. Eziopatogenesi del Disturbo dell’Identità di Genere (V) l I maschi mostrano un numero totale di creste cutanee (dermatoglifi sui polpastrelli delle dita) maggiore delle femmine e queste ne hanno di più sulla mano sinistra che in quella destra; gli uomini omosessuali non mostrano differenze di numero totale di dermatoglifi rispetto agli uomini eterosessuali, però evidenziano una maggiore tendenza ad averne di più sulla mano sinistra rispetto alla destra, come le donne. l I maschi eterosessuali presentano un rapporto fra la lunghezza del secondo dito della mano rispetto al quarto dito minore di quello delle femmine e ciò sembra essere legato all’esposizione prenatale ad androgeni; tale relazione appare invertita, almeno secondo alcuni studi, negli omosessuali maschi. La Terapia Sessuale 16 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Eziopatogenesi del Disturbo dell’Identità di Genere (VI) l Le donne lesbiche hanno emissioni otoacustiche (OAEs, otoacoustic emissions, deboli suoni emessi dall’orecchio interno, spontanei o indotti da clic, sono più numerosi nelle donne rispetto ai maschi nell’orecchio destro rispetto al sinistro) mascolinizzate rispetto alle donne eterosessuali (McFadden e Pasanen, 1999). Non vi è differenza nei maschi gay negli OAEs rispetto a quelli eterosessuali. l Analogamente nelle donne lesbiche i potenziali uditivi evocati tendono ad avere caratteristiche più mascoline rispetto alle donne eterosessuali, mentre invece i maschi omosessuali hanno caratteristiche dei potenziali evocati uditivi ipermascolini. Eziopatogenesi del Disturbo dell’Identità di Genere (VII) l Gli omosessuali maschi hanno dimensioni del pene maggiori degli eterosessuali maschi. l I maschi sono superiori nelle abilità visuospaziali e di orientamento, mentre le femmine sono superiori nelle abilità verbali. Gli omosessuali maschi hanno minori capacità visuomotorie rispetto agli eterosessuali maschi. I transessuali uomo-donna danno prove migliori ai test verbali e i bambini maschi con DIG mostrano la stessa tendenza. l La somministrazione di androgeni sembra produrre un aumento delle abilità visuo-spaziali in donne transessuali nel trattamento ormonale con androgeni che precede la riattribuzione chirurgica di sesso. La Terapia Sessuale 17 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Eziopatogenesi del Disturbo dell’Identità di Genere (VIII) l L’ordine di nascita e l’ipotesi dell’immunosensibilità materna: ogni fratello maggiore maschio nato dalla stessa madre aumenta del 33% la probabilità che l’uomo sia omosessuale. Viene interpretato come effetto di una sensibilizzazione del sistema immunitario materno agli antigeni maschili delle gravidanze precedenti, inducendo così durante la gravidanza del successivo figlio maschio una reazione immunitaria contro il feto stesso, alterandone la androgenizzazione cerebrale. l Teorie psicosociali: troppa madre e troppo poco padre; “beata simbiosi” fra madre e figlio; incoraggiamento o almeno non scoraggiamento dei comportamenti dell’altro sesso e non disponibilità da parte di entrambi i genitori. La teoria di Zucker e Bradley (1995) (I) l Fattori generali: elevato livello di ansia e di insicurezza e una peculiare sensibilità all’affetto dei genitori, che può generare un attaccamento insicuro; difficoltà nei genitori nella regolazione degli affetti; eventi familiari stressanti nei primi tre anni di vita. l Aspetti specifici: tendenze temperamentali (livello di attività e gioco violento e turbolento) caratteristici del sesso opposto; inconsueta bellezza fisica e sensibilità sensoriali sottili nei maschi. Le madri dei ragazzi spesso temono l’aggressività maschile e i padri sono omofobi. I padri delle ragazze spesso svalutano il femminile e anche le madri ritengono che il ruolo femminile sia perdente o comunque troppo debole. La Terapia Sessuale 18 prof. Davide Dèttore 26/09/15 La teoria di Zucker e Bradley (1995) (II) l Nei maschi: il bambino, ipersensibile, coglie le insicurezze della madre e reagisce con comportamenti compatibili col suo temperamento, che vengono rafforzati dalla madre, timorosa del maschile; il padre distante e deluso non è in grado di intervenire, scoraggiandoli. Si viene a creare un circolo vizioso. l Nella femmina: la bambina vive la madre depressa e ritirata come non interessata a lei e debole, così per sedare l’ansia emette comportamenti coerenti col suo temperamento che non vengono scoraggiati dalla madre, che vive il ruolo maschile come più potente, né dal padre che preferirebbe un figlio maschio. Inoltre la figlia così si può sentire la protettrice della madre, valorizzandosi. La terapia del Disturbo dell’Identità di Genere (I) l Tasso di drop-out: piuttosto elevato, che può arrivare anche al 50%. l Accettazione del proprio genere biologico e del relativo ruolo: in genere si tratta di uomini con orientamento autoginefilico, motivati a por fine ai propri comportamenti di travestimento, per salvare il matrimonio e i figli; vengono trattati come parafilici da travestimento. l L’altra categoria con prognosi favorevole sono i bambini cui si fa un intervento precoce. – Terapia del comportamento: si tratta di aumentare i comportamenti adeguati al sesso biologico e diminuire quelli non coerenti tramite la somministrazione differenziale di rinforzi sociali, come l’attenzione. La Terapia Sessuale 19 prof. Davide Dèttore 26/09/15 La terapia del Disturbo dell’Identità di Genere (II) – Trattamenti psicodinamici: sono mirati a modificare l’attaccamento e i rapporti oggettuali madre-bambino (fargli elaborare la perdita della madre o, al contrario, facilitare un distacco da essa, se il rapporto è troppo stretto) e padrebambino (padre assente o troppo aggressivo, in questo caso si cerca di sviluppare una percezione diversa degli uomini e della mascolinità. – Interventi sui genitori: sviluppare una relazione di fiducia e affetto fra bambino e terapeuta maschio; aumentare le preoccupazioni genitoriali circa l’effemminatezza del figlio; aumentare il coinvolgimento paterno nella vita del figlio; sensibilizzare i genitori sulle dinamiche della loro stessa relazione, al fine di modificare l’eccessiva vicinanza fra madre e figlio e il ruolo periferico del padre. La terapia del Disturbo dell’Identità di Genere (III) – Trattamenti di gruppo: 7 bambini con un conduttore che rinforzava verbalmente i comportamenti maschili e rimproverava quelli femminili. – Importante è anche il gruppo dei pari; giova che i genitori organizzino inviti e feste con altri coetanei maschi, scelti in modo da presentare caratteristiche comportamentali simili a quelle del figlio, non apparendo quindi troppo minacciosi. – Fondamentale è comunque un costante rapporto fra terapeuta e genitori che affronti da un lato eventuali problematiche di questi e li sensibilizzi circa l’importanza di limitare il travestimento dei figli, in quanto ciò permette di diventare meno confusi relativamente alla propria identità. La Terapia Sessuale 20 prof. Davide Dèttore 26/09/15 La terapia del Disturbo dell’Identità di Genere (IV) l La proposta terapeutica di Di Ceglie. l L’obiettivo terapeutico proposto da Domenico Di Ceglie (Di Ceglie e coll., 1998), che opera presso la Portman Clinic di Londra, consiste nel supportare i processi di sviluppo nel bambino che sono stati influenzati negativamente. Quindi non si tratta di un trattamento psicologico del DIG, che implica la necessità di adattare la mente al corpo, ma di assistere la famiglia e il bambino o adolescente nello sviluppo dell’identità di genere e nella ricerca della soluzione migliore possibile per il superamento del conflitto tra mente e corpo. Il centro dell’attenzione consiste nel migliorare le psicopatologie associate, di ridurre le difficoltà e il distress presente nella vita del bambino e di intervenire sui processi di sviluppo che sono stati compromessi. È importante che si arrivi all'accettazione del problema, cercando di non nasconderlo né di giudicarlo. Gli interventi terapeutici sono di natura multidisciplinare e includono incontri con la famiglia, individuali, di gruppo, di supporto e la creazione di un network professionale, che comprende insegnanti, medici, assistenti sociali, psicologi e altre figure professionali attinenti. La terapia del Disturbo dell’Identità di Genere (V) l L’intervento psicologico e sociale proposto da questi autori si articola in diversi momenti: – Un assessment accurato che comprende anche una valutazione della famiglia. – Supportare i processi di sviluppo, tra cui anche quello dell’identità di genere, esplorando la natura e le caratteristiche dell’organizzazione atipica dell’identità di genere del bambino o dell’adolescente. – Riconoscere e accettare il problema d’identità di genere, senza tenerlo più segreto; ciò può arrecare grande sollievo. – Migliorare le difficoltà comportamentali, emotive e relazionali associate al DIG. – Aiutare il bambino ad assumere un ruolo di genere in armonia con il proprio senso d’identità di genere e supportare la famiglia nel tollerare l’incertezza e l’ansia legata allo sviluppo dell’identità di genere. – Preparare un piano per gestire il meglio possibile lo sviluppo dell’identità di genere percepita come propria dal bambino, aiutandolo ad affrontare problemi come quando e se informare le altre persone riguardo alla sua situazione. Per trovare soluzioni appropriate e coerenti a questi problemi sono necessarie periodiche riunioni tra le figure professionali coinvolte nella vita del bambino, che devono essere coordinate tra loro in un progetto integrato. La Terapia Sessuale 21 prof. Davide Dèttore 26/09/15 La terapia del Disturbo dell’Identità di Genere (VI) l Di Ceglie e coll. (1998) sostengono l’importanza fondamentale di un intervento psicologico precoce per migliorare la qualità di vita del bambino, sottolineando come l’obiettivo principale del trattamento non sia di adeguare l’identità di genere al sesso biologico, ma di eliminare le psicopatologie associate e di supportare i processi di sviluppo del bambino in armonia con l’identità di genere percepita come propria. l Alla Portman Clinic, dove lavora Di Ceglie, è stato creato il gruppo “Mermaids” composto da genitori di bambini e adolescenti di età non superiore ai 18 anni con problemi d’identità di genere. Si tratta di un’organizzazione che ha l’obiettivo di creare uno spazio in cui i bambini o gli adolescenti con uno sviluppo variante dell’identità di genere si sentono accettati, riducendo così il loro isolamento sociale e facendoli sentire parte di una comunità. Tale gruppo è di aiuto anche per i genitori che, entrando in contatto con altre famiglie che condividono situazioni simili, trovano informazioni, amicizia, comprensione, consigli pratici, supporto e un modo per scambiarsi le proprie esperienze superando il senso di alienazione che spesso accompagna le famiglie di bambini con un DIG (Griffiths, 2002). La terapia del Disturbo dell’Identità di Genere (VII) l Il trattamento del bambino con DIG presso la clinica di Zucker a Toronto l Trattamento in un ambiente naturalistico l Col tale termine si riferisce alle modalità mediante cui i genitori possono facilitare il cambiamento terapeutico nell’ambiente quotidiano del bambino. Se suddividiamo tale approccio nelle sue componenti, tali interventi possono comprendere: 1) il promuovere rapporti con i coetanei dello stesso sesso; 2) l’incoraggiare attività tipiche del genere del bambino o “neutre”; 3) il porre dei limiti ai comportamenti di travestimento; e 4) il favorire degli scambi comunicativi fra genitore e figlio su tematiche connesse al genere. I motivi per cui sostengo tali interventi sono esposti qui di seguito. l Quando Zucker lavora in terapia con i genitori, fondamentalmente segue un approccio duplice: da un lato incoraggia alcuni comportamenti o interazioni, come sopra descritto a proposito dei rapporti col gruppo dei pari, dall’altro invita a porre dei limiti alle condotte di travestimento. La Terapia Sessuale 22 prof. Davide Dèttore 26/09/15 La terapia del Disturbo dell’Identità di Genere (VIII) l Da un punto di vista psicoeducativo, una delle ragioni che giustificano il porre dei limiti consiste nel fatto che, se i genitori permettono al figlio di continuare a travestirsi, il DIG viene in realtà tollerato, se non rinforzato, portando in tal modo al perpetuarsi della condizione. Un’altra ragione è che il porre dei limiti costituisce un tentativo di modificare il DIG “dall’esterno”, mentre la terapia individuale col bambino può esplorare i fattori che hanno contribuito al DIG “dall’interno”. l Contemporaneamente al porre dei limiti, i genitori devono anche sostenere il figlio con attività alternative, in grado di consolidare una più agevole identificazione con le persone dello stesso genere. l L’incoraggiamento di rapporti con gruppi di coetanei dello stesso sesso può essere un esempio importante di tali alternative. Un altro rilevante aspetto contestuale del porre dei limiti consiste nell’analizzare con i genitori il loro incoraggiamento o la tolleranza dei comportamenti di travestimento. Alcuni genitori hanno accettato inizialmente tali condotte perché è stato loro detto, oppure credono, che esse costituiscano “solo una fase”, che verrà superata con la crescita, o che “tutti i bambini” s’impegnano in tali comportamenti. La terapia del Disturbo dell’Identità di Genere (IX) l Per altri genitori, la tolleranza o l’incoraggiamento del travestimento possono essere legati a fattori sistemici o dinamici; in tali situazioni cliniche più complesse, bisogna mirare agli aspetti sottostanti ed elaborarli; altrimenti è del tutto probabile che i genitori non si sentiranno a proprio agio nel mutare la loro posizione. l Il contesto più ampio in cui questi interventi dovrebbero avvenire può essere descritto come “conversazioni sul genere” fra genitori e figlio. Alcuni genitori sono molto timorosi di affrontare tali argomenti. Risulta importante per loro essere franchi e aperti col figlio relativamente agli argomenti su cui stanno lavorando; Zucker incoraggia i genitori a cercare di essere sinceri in un modo adeguato al livello di sviluppo del figlio, cercando di definire il problema nei termini di una confusione da parte sua circa l’essere un bambino o una bambina, oppure in termini di scontentezza e disagio relativamente al proprio genere, o altro. Ciò permette al bambino di comprendere il cambiamento nella posizione dei genitori e di rendersi conto che anche i genitori stanno lavorando su tale questione. La Terapia Sessuale 23 prof. Davide Dèttore 26/09/15 La terapia del Disturbo dell’Identità di Genere (X) l Il trattamento dei genitori l Negli incontri terapeutici con i genitori si impiega molto tempo nel discutere gli interventi quotidiani. Come regola generale, si suggerisce una frequenza settimanale delle sedute, soprattutto all’inizio del trattamento. Il fuoco del lavoro dipende in gran parte dai particolari argomenti che i genitori portano in seduta. Nel caso di alcuni di loro, con cui introdurre tali cambiamenti può essere fatto senza ambivalenza o resistenze, è necessaria una minore attenzione ad aspetti specifici; con altri, invece, per i quali le difficoltà dell’identità di genere del figlio sono legate a grande ambivalenza, le sedute devono focalizzarsi sull’esplorazione delle dinamiche sottostanti. Molto spesso, alla base di ciò sta la più ampia complessità del sistema familiare, i rapporti fra i genitori e i problemi individuali di ciascuno di loro. In questi casi, l’opera terapeutica è più complessa, impegnativa e a lungo termine. l Trattamento del bambino l Nella clinica di Toronto, solitamente si incontrano i bambini in terapia una o due volte la settimana. La terapia del Disturbo dell’Identità di Genere (XI) l L’approccio terapeutico generale è quello di una psicoterapia aperta, il più possibile informata in base alla formulazione del caso, in cui si cerca di comprendere l’esperienza da parte del bambino della propria identità di genere e l’intero processo di “attribuzione di significato”, e così via. A differenza dell’ambito naturalistico, in cui assumiamo un approccio più strutturato relativamente al porre dei limiti, l’ambiente terapeutico è più aperto e in esso può avvenire spesso il comportamento di travestimento. Il punto focale, comunque, è la cauta esplorazione insieme al bambino del significato del suo travestimento, che è spesso legato alla “soluzione in fantasia” secondo cui il diventare un membro del sesso opposto potrà portare in qualche modo il bambino a sentirsi più felice o meglio apprezzato. l Nella terapia individuale è possibile affrontare vari argomenti: la confusione cognitiva di genere, rigidi schemi di genere, l’idealizzazione del sesso opposto e la svalutazione del proprio, l’ansia in relazione ai coetanei del proprio stesso sesso, i collegamenti fra l’ansia da separazione e quella di genere, la rappresentazione dei genitori e gli inneschi che alimentano il comportamento di travestimento. La Terapia Sessuale 24 prof. Davide Dèttore 26/09/15 I SOC DELLA WORLD PROFESSIONAL ASSOCIATION FOR TRANSGENDER HEALTH (WPATH, 2011) l Criteria for Feminizing/Masculinizing Hormone Therapy (one referral or chart documentation of psychosocial assessment) l 1. Persistent, well-documented gender dysphoria; l 2. Capacity to make a fully informed decision and to consent for treatment; l 3. Age of majority in a given country (if younger, follow the SOC for children and adolescents); l 4. If significant medical or mental concerns are present, they must be reasonably well-controlled. l Criteria for Breast/Chest Surgery (one referral) l Mastectomy and creation of a male chest in FtM patients: l 1. Persistent, well-documented gender dysphoria; l 2. Capacity to make a fully informed decision and to consent for treatment; l 3. Age of majority in a given country (if younger, follow the SOC for children and adolescents); l 4. If significant medical or mental health concerns are present, they must be reasonably well controlled. l Hormone therapy is not a pre-requisite. l Breast augmentation (implants/lipofilling) in MtF patients: l 1. Persistent, well-documented gender dysphoria; l 2. Capacity to make a fully informed decision and to consent for treatment; l 3. Age of majority in a given country (if younger, follow the SOC for children and adolescents); l 4. If significant medical or mental health concerns are present, they must be reasonably well controlled. l Although not an explicit criterion, it is recommended that MtF patients undergo feminizing hormone therapy (minimum 12 months) prior to breast augmentation surgery. The purpose is to maximize breast growth in order to obtain better surgical (aesthetic) results. La Terapia Sessuale 25 prof. Davide Dèttore 26/09/15 l Criteria for genital surgery (two referrals) l Hysterectomy and ovariectomy in FtM patients and orchiectomy in MtF patients: l 1. Persistent, well documented gender dysphoria; l 2. Capacity to make a fully informed decision and to consent for treatment; l 3. Age of majority in a given country; l 4. If significant medical or mental health concerns are present, they must be well controlled; l 5. 12 continuous months of hormone therapy as appropriate to the patient’s gender goals (unless the patient has a medical contraindication or is otherwise unable or unwilling to take hormones). l The aim of hormone therapy prior to gonadectomy is primarily to introduce a period of reversible estrogen or testosterone suppression, before a patient undergoes irreversible surgical intervention. l These criteria do not apply to patients who are having these surgical procedures for medical indications other than gender dysphoria. l Metoidioplasty or phalloplasty in FtM patients and vaginoplasty in MtF patients: l 1. Persistent, well documented gender dysphoria; l 2. Capacity to make a fully informed decision and to consent for treatment; l 3. Age of majority in a given country; l 4. If significant medical or mental health concerns are present, they must be well controlled; l 5. 12 continuous months of hormone therapy as appropriate to the patient’s gender goals (unless the patient has a medical contraindication or is otherwise unable or unwilling to take hormones); l 6. 12 continuous months of living in a gender role that is congruent with their gender identity. La Terapia Sessuale 26 prof. Davide Dèttore 26/09/15 l Although not an explicit criterion, it is recommended that these patients also have regular visits with a mental health or other medical professional. l The criterion noted above for some types of genital surgeries – i.e., that patients engage in 12 continuous months of living in a gender role that is congruent with their gender identity – is based on expert clinical consensus that this experience provides ample opportunity for patients to experience and socially adjust in their desired gender role, before undergoing irreversible surgery. Linee Guida dell’ONIG l In Italia, sulla falsariga degli standard della WPATH, sono state elaborate delle linee guida (Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere, ONIG, 1999) che possono essere così riassunte: l 1. prima di cominciare l’iter che lo porterà alla RCS, il soggetto transessuale deve essere informato su tutte le procedure e terapie da affrontare, sulle conseguenze e sui rischi che da esse scaturiranno; l 2. deve essere praticata una valutazione psicologica da parte di specialisti, volta a elaborare il conflitto d’identità e i conflitti cognitivi che si presentano durante il percorso; l 3. in conseguenza degli effetti irreversibili a livello fisico e delle implicazioni che possono manifestarsi anche sul piano psicologico in seguito all’assunzione di ormoni, occorre un periodo di almeno sei mesi di psicoterapia prima di iniziare la terapia ormonale; l 4. esperienza di vita reale non inferiore a un anno nel ruolo di genere prescelto; l 5. occorre un parere concorde degli operatori che hanno preso in carico la persona, per ottenere il consenso all’intervento chirurgico, che comunque non dovrà avere luogo prima di due anni dall’inizio dell’iter; l 6. follow up volto a verificare il benessere, l’inserimento sociale e le condizioni psicofisiologiche del soggetto. Deve essere effettuato a sei mesi, un anno, due anni dalla RCS. La Terapia Sessuale 27 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Il modello di Amsterdam che viene implementato presso l’Unità per le Identità di Genere Atipiche in Età Evolutiva dell’Istituto Miller di Firenze Storia 1987: Prof.ssa Peggy Cohen-Kettenis diede avvio a un Centro Specialistico per l’Identità di Genere in Età Evolutiva. – Nonostante diversi anni di psicoterapia la disforia di genere non desisteva. – Assenza di alternative di trattamento alla psicoterapia per gli adolescenti. – Molti problemi sembravano la conseguenza piuttosto che la causa della DG. – Follow up in adulti: funzionamento post RCS migliore in pazienti trattati in giovane età. La Terapia Sessuale 28 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Figure Professionali l l l l l Psicologi dell’Età Evolutiva Psichiatra Neuropsichiatra infantile Psicometrista Endocrinologo l Riunioni di équipe Invii l Pediatri l Scuola l Istituzioni l Cliniche neuropsichiatriche dell’età evolutiva l Professionisti privati l Genitori La Terapia Sessuale 29 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Protocollo Bambini Prepuberi Procedura l Screening telefonico – Lista di attesa – Invio l Consenso di entrambi i genitori La Terapia Sessuale 30 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Procedura Diagnostica (1) l Psicologo o psichiatra: lavoro diagnostico l Psicometrista: assessment psicodiagnostico l Durata strutturata: circa 5 colloqui l In casi difficili: necessari più colloqui l Frequenza: 3-4 settimane Procedura Diagnostica (2) l Presa in carico l Colloquio con i genitori l Colloquio con il bambino l Assessment psicodiagnostico l Colloquio di restituzione La Terapia Sessuale 31 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Punti Chiave della Procedura Diagnostica l Reattiva (abuso sessuale)? Eventi familiari? l Qual è il funzionamento generale del bambino? Comorbilità psichiatrica (per esempio Disturbi dello Spettro Autistico) ? l Minority Stress (depressione o scarso funzionamento scolastico)? l Sono presenti psicopatologie familiari che potrebbero contribuire o complicare l’identificazione di genere? l Contenuto/qualità dei comportamenti di genere varianti? Indicazioni Invio Psicoterapeutico l l l l Reattivo (per esempio in seguito a un’esperienza traumatica) Patologia familiare Confusione di genere Psicopatologie secondarie – – – – Ansia Depressione Disturbi del sonno Scarse relazioni sociali/isolamento sociale l Comorbilità interferente – Autismo La Terapia Sessuale 32 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Supporto alla Famiglia l Gestione di problemi pratici: cambio di vestiti lezione di nuoto l Superare le divergenze tra genitori di opinioni/atteggiamento su come gestire i comportamenti di genere varianti l Psico-educazione sugli esiti l Preparazione a eventuale orientamento omosessuale del figlio l Prevenzione psicopatologie associate l Consiglio contro una transizione sociale precoce nel quotidiano Quale atteggiamento? l Lasciare aperti tutti i possibili esiti l Lasciare lo spazio per esplorare il più apertamente possibile l Attenzione a etichettare i comportamenti (Sei un bambino che si sente come una bambina) l Dare supporto l Consentire i comportamenti cross gender in ambienti sicuri e protetti l Gestire eventuali conflitti nella famiglia La Terapia Sessuale 33 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Protocollo Adolescenti Trattamento dopo i 16 anni non è ideale • Frustrazione per l’attesa mentre il corpo sviluppa caratteristiche sessuali secondarie non desiderate • Aspetto fisico nella direzione non desiderata (per esempio la Voce) La Terapia Sessuale 34 prof. Davide Dèttore 26/09/15 GnRH analoghi l Si tratta di sostanze (goserelina o leuprorelina) analoghe agli ormoni che liberano le gonadotropine; queste iperstimolando l’ipofisi producono la down-regulation dei recettori degli ormoni che liberano le gonodotropine e quindi l’ipofisi rapidamente smette di rispondere, portando alla cessazione della produzione delle gonadotropine (ormone luteinizzante e follicolo-stimolante), con conseguente inibizione in entrambi i sessi della produzione di androgeni ed estrogeni. l Hanno effetti completamente reversibili l Si tratta di un’estensione della fase diagnostica: § Creazione di tempo per una decisione ponderata rispetto a un’eventuale RCS § Miglior outcome fisico e psicologico § Migliora gli effetti post RCS Pro e contro GnRH analoghi Pro: - Minor stress - Miglior funzionamento emotivo - Outcome migliore - A l c u n e operazioni chirurgiche non necessarie - Effetti reversibili - Acquisizione di tempo per sperimentare e maturare una decisione Contro: l Abbastanza maturo per prendere decisioni? l IG può cambiare in adolescenza? l Densità ossea? l Effetti sulla crescita? l Effetti sullo sviluppo cognitivo? È peggio intervenire o non intervenire? La Terapia Sessuale 35 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Funzionamento Emotivo e Comportamentale l CBCL l TRF l YSR Il funzionamento psicologico peggiora dopo i GnRH analoghi? – Sia la scala internalizzante che esternalizzante si associavano a un miglioramento con l’inizio dei GnRH analoghi Il Modello Olandese (VU University Medical Center Gender Identity Clinic, Amsterdam) Invio 12 – 16 anni 16 - 18 anni I Fase Diagnostica Fase Diagnostica Estesa II Fase Diagnostica GnRH Analoghi Ormoni Cross-Sex Completamente Reversibile Parzialmente Reversibile Nessun Intervento Medico +/- 6 mesi La Terapia Sessuale Max 4 Anni 72 Max 2 Anni 36 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Assessment O Assessment psicodiagnostico generico; O Assessment psicodiagnostico specifico sulla disforia di genere. Assessment Psicodiagnostico Generico v Ricostruzione in anamnesi principali tappe dello sviluppo; v Funzionamento psicologico nelle varie aree di vita; v Eventuale presenza di psicopatologie associate. La Terapia Sessuale 37 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Assessment Psicodiagnostico Specifico v Ricostruzione in anamnesi principali tappe sviluppo sessuale; v Significato, contenuto, qualità dei comportamenti cross-gender. Fase Diagnostica: quali Outcome? l DG? l Fattori di rischio? => Priorità di trattamento l Funzionamento generale l Comorbilità l Supporto sociale La Terapia Sessuale - Psicoterapia - Invio neuropsichiatrico - Terapia familiare o counseling 38 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Outcome 1 l DG non chiara e presenza di fattori di rischio l Psicoterapia Outcome 2 l DG l Fattori di rischio (psicopatologie associate) l Intervento fattori di rischio – psicoterapia La Terapia Sessuale 39 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Outcome 3 l DG l No fattori di rischio – – – – DG life long Aumento disforia di genere con la pubertà Supporto familiare e delle rete sociale 16-18 anni di età Eleggibile per GnRH analoghi o trattamento ormonale Il Modello Olandese (VU University Medical Center Gender Identity Clinic, Amsterdam) Invio 12 – 16 anni 16 - 18 anni I Fase Diagnostica Fase Diagnostica Estesa II Fase Diagnostica GnRH Analoghi Ormoni Cross-Sex Completamente Reversibile Parzialmente Reversibile Nessun Intervento Medico +/- 6 mesi La Terapia Sessuale Max 4 Anni 80 Max 2 Anni 40 prof. Davide Dèttore 26/09/15 I Fase Diagnostica Estesa Criteri per i GnRH analoghi • Disforia di genere life long • Esacerbazione con inizio pubertà • Assenza di comorbilità interferente • Ambiente familiare supportivo/ network sociale • Buona comprensione degli effetti del trattamento • Stadio Tanner 2-3 Gli stadi di Tanner di sviluppo adolescenziale MASCHI FEMMINE Stadio I: Aspetto preadolescente dei peli, del pene e dei testicoli. Stadio I: Assenza di sviluppo dei seni e dei peli Stadio II: Rari peli pigmentati (9,9-14,1 aa.); lieve ingrandimento del pene (9,2-13,7 aa.); ingrandimento dei testicoli e cambiamento della tessitura dello scroto (10,4-13 aa.) Stadio II: Inizio crescita dei seni con aumento del diametro areolare (8,9-12,9 aa.); peli sparsi leggermente pigmentati concentrati sul bordo mediale delle labbra (9,0-13,5 aa.) Stadio III: Peli più scuri con iniziale arricciamento (11,2-14,9 aa.); ulteriore allungamento del pene (10,1-14,6 aa.); ulteriore ingrandimento (12,6-14,0 aa.) Stadio III: I seni e le areole si allargano senza alcuna separazione di contorno (9,8-13,8 aa); i peli aumentano e sono più scuri, duri e ricciuti (9,6-14,4 aa.) Stadio IV: I peli sono simili a quelli dell’adulto solo in minore quantità (12,0-15,7 aa.); crescita in lunghezza e circonferenza del pene e del glande (11,2-15,4 aa.); iscurimento della pelle dello scroto (13,6-15,8 aa.) Stadio IV: L’areola e il capezzolo formano un’area sporgente a sé (10,5-15,3 aa.); peli abbondanti, duri e ricciuti che non si diffondono verso la coscia mediale (10,3-14,8 aa.) Stadio V: Distribuzione adulta con diffusione alla parte mediale delle cosce (12,9-17,3 aa.); dimensioni adulte del pene (12,8-17,4 aa.) e dei testicoli (14,8-16,2 aa.) Stadio V: Seni femminili maturi con il capezzolo sporgente e l’areola parte del profilo generale (11,5-16,3 aa.); triangolo femminile adulto con diffusione verso la superficie mediale delle cosce (11,4-17,3 aa.) La Terapia Sessuale 41 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Il Modello Olandese (VU University Medical Center Gender Identity Clinic, Amsterdam) Invio 12 – 16 anni 16 - 18 anni I Fase Diagnostica Fase Diagnostica Estesa II Fase Diagnostica GnRH Analoghi Ormoni Cross-Sex Completamente Reversibile Parzialmente Reversibile Nessun Intervento Medico +/- 6 mesi Max 4 Anni 83 Max 2 Anni S t u d i d i v a l u t a z i o n e dell’efficacia degli interventi O Trattamento ormonale cross-sex (16 aa) + RCS (18 aa): O effetti positivi sul funzionamento generale e psicologico Smith et al. (2005). O GnRH analoghi: O Prima del trattamento ormonale cross-sex; O < problemi comportamentali ed emotivi; O < sintomi depressivi; O > funzionamento generale (GAS). O Dopo RCS diminuzione della disforia di genere (de Vries, 2010; de Vries et al., 2010). La Terapia Sessuale 42 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Conclusioni (1) l Primi risultati promettenti l Sono necessarie maggiori informazioni dagli studi di follow-up a lungo termine: – Sviluppo psicologico e sull’identità di genere – Sviluppo fisico l Equilibrio tra l’essere cauti e volontà di andare avanti Conclusioni (2) ü Ogni aspetto del funzionamento psico-sociale dell’adolescente è preso in considerazione e adeguatamente valutato; ü Importanza dell’assessment precoce: consente di conoscere le varie caratteristiche della persona e di scegliere la modalità di intervento più adatta in base al caso specifico (tailored-made); ü Fine ultimo: favorire l’utilizzo delle risorse per uno sviluppo psico-sociale funzionale e una buona qualità della vita. La Terapia Sessuale 43 prof. Davide Dèttore 26/09/15 La riattribuzione chirurgica di sesso l Nei maschi: pretrattamento ormonale (antiandrogeni ed estrogeni); svuotamento dei corpi cavernosi, ablazione dei testicoli, creazione di una neovagina con introflessione della cute peniena e parte dello scroto; il glande conservato può essere posto a formare una sorta di collo dell’utero o un neo-clitoride; lo scroto viene utilizzato per formare le grandi labbra. l Nelle femmine: pretrattamento ormonale (androgeni); mastectomia, riposizionamento dei capezzoli; ablazione utero, ovaie e salpingi; creazione di un neopene con lembi liberi dall’avambraccio e di neouretra; con le grandi labbra si crea uno neoscroto; eventuale inserimento di protesi idrauliche. La conversione MtF La Terapia Sessuale 44 prof. Davide Dèttore 26/09/15 La conversione FtM (I) falloplastica con lembo soprapubico (tecnica di Pryor e Gill, 1991) La conversione FtM (II) tecnica con lembo libero antibrachiale (tecnica di Chang e Hwang, 1984) La Terapia Sessuale 45 prof. Davide Dèttore 26/09/15 La conversione FtM (III) tecnica con lembo libero antibrachiale (tecnica di Chang e Hwang, 1984) La conversione FtM (IV) clitoridoplastica (tecnica di Durfee e Rowland, 1973) La Terapia Sessuale 46 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Le Parafilie secondo il DSM-IV-TR (2000) l A. Ricorrenti (per un periodo di almeno sei mesi) e intensi impulsi sessuali e fantasie o comportamenti eccitanti sessualmente che si riferiscono a: 1) oggetti o esseri viventi non umani; 2) ricevere e/o infliggere un'autentica sofferenza fisica o morale (umiliazione) a se stessi o al proprio partner; o 3) bambini o altre persone non consenzienti l B. Viene posta la diagnosi di Pedofilia, Voyeurismo, Esibizionismo e Frotteurismo se la persona ha agito sulla base di questi impulsi o gli impulsi o le fantasie sessuali causano considerevole disagio o difficoltà interpersonali. Per il Sadismo Sessuale, viene formulata la diagnosi se la persona ha agito sulla base di questi impulsi con una persona non consenziente o gli impulsi o le fantasie sessuali o i comportamenti causano considerevole disagio o difficoltà interpersonali. Per le restanti Parafilie la diagnosi viene posta se il comportamento, i desideri sessuali, o le fantasie causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa, o di altre aree importanti del funzionamento. TIPI DI PARAFILIE SECONDO DSM-IV-TR l ESIBIZIONISMO: mostrare i propri genitali a persona sorpresa e non consenziente. l FETICISMO: ricavare eccitamento sessuale da oggetti inanimati, che vengono “venerati”. l FROTTEURISMO: strofinarsi contro persona non consenziente. l PEDOFILIA: attività sessuale con bambini prepuberi, di non più di 13 anni. l MASOCHISMO SESSUALE: eccitamento sessuale dal subire sofferenze o umiliazioni. l SADISMO SESSUALE: eccitamento sessuale dall’infliggere sofferenze o umiliazioni. l FETICISMO DA TRAVESTIMENTO: eccitamento sessuale dall’avere rapporti eterosessuali indossando indumenti dell’altro sesso. l VOYEURISMO: osservare, non visti, persone che si spogliano o hanno rapporti sessuali. La Terapia Sessuale 47 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Criteri DSM-5 l Parafilie (Paraphilias) l Il termine parafilia indica qualsiasi intenso e persistente interesse sessuale diverso dall’interesse sessuale per la stimolazione genitale o i preliminari sessuali con partner umani fenotipicamente normali, fisicamente maturi e consenzienti. l Un disturbi parafilico è una parafilia che, nel momento presente, causa disagio o compromissione nell’individuo o una parafilia la cui soddisfazione ha arrecato, o rischiato di arrecare, danno a se stessi o agli altri. l Le parafilie non sono ipso facto disturbi mentali. Il DSM-5 fa una distinzione fra parafilie e disturbi parafilici. Una parafilia di per se stessa non giustifica o richiede automaticamente un intervento trattamentale. Quindi si accerta una parafilia (secondo la natura degli impulsi, delle fantasie o dei comportamenti) ma si fa diagnosi di un disturbo parafilico (sulla base del disagio e della compromissione). Dunque, avere una parafilia sarebbe una condizione necessaria ma non sufficiente per avere un disturbo parafilico. l Tale approccio lascia intatta la distinzione fra comportamenti sessuali normativi e non normativi, cosa che potrebbe essere importante per i ricercatori, ma senza automaticamente etichettare il comportamento sessuale non normativo come psicopatologico. Criteri DSM-5 Disturbo voyeuristico (Voyeuristic Disorder) A. Eccitazione sessuale ricorrente e intensa, manifestata attraverso fantasie, desideri o comportamenti, per un periodo di almeno 6 mesi, derivante dall'osservare, a sua insaputa, una persona nuda o che si sta spogliando o che è impegnata in attività sessuali. B. L'individuo ha messo in atto questi desideri sessuali a discapito di un'altra persona non consenziente oppure i desideri o le fantasie sessuali causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. C. L'individuo che prova eccitazione per tali desideri e/oli mette in atto ha almeno 18 anni di età. Specificare se: In ambiente controllato: Questo specificatore è applicabile principalmente a individui che vivono in ambienti istituzionali o altri ambienti dove le possibilità di compiere atti voyeuristici sono limitate. In remissione completa: L'individuo non ha messo in atto tali desideri con una persona non consenziente e non si è verificato alcun disagio o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti, per almeno 5 anni e all'interno di un ambiente non controllato. La Terapia Sessuale 48 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Criteri DSM-5 l Disturbo esibizionistico (Exhibitionistic Disorder) l A. Eccitazione sessuale ricorrente e intensa, manifestata attraverso fantasie, desideri comportamenti, per un periodo di almeno 6 mesi, derivante dall'esibizione dei propri genitali a una persona a sua insaputa. l B. L'individuo ha messo in atto questi desideri sessuali a discapito di un'altra persona non consenziente oppure i desideri o le fantasie sessuali causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. l Specificare quale: l Sessualmente eccitato nell'esibire i genitali a bambini in età prepuberale. l Sessualmente eccitato nell'esibire i genitali a individui fisicamente maturi. l Sessualmente eccitato nell'esibire i genitali a bambini in età prepuberale e a individui fisicamente maturi. l Specificare se: l In ambiente controllato: Questo specificatore è applicabile principalmente a individui che vivono in ambienti istituzionali o altri ambienti dove le possibilità di esibire i propri genitali sono limitate. l In remissione completa: L'individuo non ha messo in atto tali desideri con una persona non consenziente e non si è verificato alcun disagio o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti per almeno 5 anni e all'interno di un ambiente non controllato. Criteri DSM-5 l Disturbo frotteuristico (Frotteuristic Disorder) l A. Eccitazione sessuale ricorrente e intensa, manifestata attraverso fantasie, desideri o comportamenti, per un periodo di almeno 6 mesi, derivante dal toccare, o strusciarsi contro, una persona non consenziente. l B. L'individuo ha messo in atto questi desideri sessuali a discapito di un'altra persona non consenziente oppure i desideri o le fantasie sessuali causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. l Specificare se: l In ambiente controllato: Questo specificatore è applicabile principalmente a individui che vivono in ambienti istituzionali o in altri ambienti dove le possibilità di to-care, o strusciarsi contro, una persona non consenziente sono limitate. l In remissione completa: L'individuo non ha messo in atto tali desideri con una persona non consenziente e non si è verificato alcun disagio o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti per almeno 5 anni e all'interno di un ambiente non controllato. La Terapia Sessuale 49 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Criteri DSM-5 l Disturbo da masochismo sessuale (Sexual Masochism Disorder) l A. Eccitazione sessuale ricorrente e intensa, manifestata attraverso fantasie, desideri o comportamenti, per un periodo di almeno 6 mesi, derivante dall'atto di essere umiliato, percosso, legato o fatto soffrire in altro modo. l B. Le fantasie, i desideri o i comportamenti sessuali causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. l Specificare se: l Con asfissiofilia: Se l'individuo è attratto dalla pratica di raggiungere l'eccitazione sessuale connessa con la limitazione della respirazione. Specificare se: l In ambiente controllato: Questo specificatore è applicabile principalmente a persone che vivono in ambienti istituzionali o altri ambienti dove le possibilità di attuare comportamenti sessuali masochistici sono limitate. l In remissione completa: Non si è verificato alcun disagio o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti per almeno 5 anni e in ambiente non controllato. Criteri DSM-5 l Disturbo da sadismo sessuale (Sexual Sadism Disorder) l A. Eccitazione sessuale ricorrente e intensa, manifestata attraverso fantasie, desideri o comportamenti, per un periodo di almeno 6 mesi, derivante dalla sofferenza fisica o psicologica di un'altra persona. l B. L'individuo ha messo in atto questi desideri sessuali a discapito di un'altra persona non consenziente oppure i desideri o le fantasie sessuali causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. l Specificare se: l In ambiente controllato: Questo specificatore è applicabile principalmente a individui che vivono in ambienti istituzionali o in altri ambienti dove le possibilità di impegnarsi in comportamenti sessuali sadici sono limitate. l In remissione completa: L'individuo non ha messo in atto tali desideri con una persona non consenziente e non si è verificato alcun disagio o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti per almeno 5 anni e all'interno di un ambiente non controllato. La Terapia Sessuale 50 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Criteri DSM-5 l Disturbo pedofilico (Pedophilic Disorder) l A. Eccitazione sessuale ricorrente e intensa, manifestata attraverso fantasie, desideri o comportamenti, per un periodo di almeno 6 mesi, che comportano attività sessuale con un bambino in età prepuberale o con bambini (in genere sotto i 13 anni di età). l B. L'individuo ha messo in atto questi desideri sessuali, oppure i desideri o le fantasie sessuali causano marcato disagio o difficoltà interpersonali. l C. L'individuo ha almeno 16 anni di età ed è di almeno 5 anni maggiore del bambino o dei bambini di cui al Criterio A. l Nota: Non comprende un individuo in tarda adolescenza coinvolto in una relazione sessuale con un individuo di 12-13 anni. l Specificare quale: l Tipo esclusivo (attratto solo da bambini) l Tipo non esclusivo l Specificare se: l Attratto sessualmente da maschi l Attratto sessualmente da femmine l Attratto sessualmente da entrambi l Specificare se: l Limitato all'incesto Criteri DSM-5 l Disturbo feticistico (Fetishistic Disorder) l A. Eccitazione sessuale ricorrente e intensa, manifestata attraverso fantasie, desideri o comportamenti, per un periodo di almeno 6 mesi, derivante dall'uso di oggetti inanimati o da un interesse molto specifico per parte/i del corpo non genitale/i. l B. Le fantasie, i desideri o i comportamenti sessuali causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. l C. Gli oggetti feticistici non si limitano a capi di abbigliamento usati per il cross-dressing (come nel disturbo da travestitismo), oppure a strumenti specificamente progettati al fine della stimolazione tattile dei genitali (per es., vibratore). l Specificare: l Parte/i del corpo l Oggetto/i inanimato/i l Altro l Specificare se: l In ambiente controllato: Questo specificatore è applicabile principalmente a individui che vivono in ambienti istituzionali o ambienti dove le possibilità di impegnarsi in comportamenti feticistici sono limitate. l In remissione completa: Non vi è stato alcun disagio o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti per almeno 5 anni e in ambiente non controllato. La Terapia Sessuale 51 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Criteri DSM-5 Disturbo da travestitismo (Transvestic Disorder) l A. Eccitazione sessuale ricorrente e intensa, manifestata attraverso fantasie, desideri o comportamenti, per un periodo di almeno 6 mesi, derivante dal cross-dressing, cioè dall'indossare indumenti del sesso opposto. l B. Le fantasie, i desideri o i comportamenti sessuali causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. l Specificare se: l Con feticismo: Se eccitato sessualmente da tessuti, materiali o indumenti. l Con autoginefilia: Se eccitato sessualmente da pensieri o immagini di sé come femmina. l Specificare se: l In ambiente controllato: Questo specificatore è applicabile principalmente a individui che vivono in ambienti istituzionali o ambienti dove le possibilità di indossare indumenti del sesso opposto sono limitate. l In remissione completa: Non vi è stato alcun disagio o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti per almeno 5 anni e in ambiente non controllato. Criteri DSM-5 Disturbo parafilico con altra specificazione (Other Specified Paraphilic Disorder) Questa categoria si applica alle manifestazioni in cui i sintomi caratteristici di un disturbo parafilico, che causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti, predominano ma non soddisfano pienamente i criteri per uno qualsiasi dei disturbi della classe diagnostica dei disturbi parafilici. La categoria di disturbo parafilico con altra specificazione è utilizzata in situazioni in cui il clinico sceglie di comunicare la ragione specifica per cui a manifestazione non soddisfa i criteri per nessuno specifico disturbo parafilico. Questo viene fatto registrando "disturbo parafilico con altra specificazione" seguito dalla ragione specifica (per es., "zoofilia"). Esempi di manifestazioni che possono essere specificate utilizzando la dicitura "con altra specificazione" comprendono, ma non si limitano a, l'eccitazione sessuale ricorrente e intensa derivante da scatologia telefonica (telefonate oscene), necrofilia (cadaveri), zoofilia (animali), coprofilia (feci), clismafilia (clisteri) o urofilia (urine) che è stata presente per almeno 6 mesi e causa notevole disagio o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. Il disturbo parafilico con altra specificazione può essere specificato come in remissione e/o se si verifica in un ambiente controllato. La Terapia Sessuale 52 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Criteri DSM-5 l Disturbo parafilico senza specificazione (Unspecified Paraphilic Disorder) Questa categoria si applica alle manifestazioni in cui i sintomi caratteristici di un disturbo parafilico, che causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti, predominano ma non soddisfano pienamente i criteri per uno qualsiasi dei disturbi della classe diagnostica dei disturbi parafilici. La categoria disturbo parafilico senza specificazione è utilizzata in situazioni in cui il clinico sceglie di non specificare la ragione per cui i criteri per un di-sturbo parafilico specifico non sono soddisfatti e comprende le manifestazioni in cui ci sono informazioni insufficienti per porre una diagnosi più specifica. l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l La Terapia Sessuale TIPI DI PARAFILIE ESIBIZIONISMO: mostrare i propri genitali a persona sorpresa e non consenziente. FETICISMO: ricavare eccitamento sessuale da oggetti inanimati, che vengono “venerati”. FROTTEURISMO: strofinarsi contro persona non consenziente. PEDOFILIA: attività sessuale con bambini prepuberi, di non più di 13 anni. PEDERASTIA: attività sessuale fra un maschio adulto e un ragazzo di età puberale. MASOCHISMO SESSUALE: eccitamento sessuale dal subire sofferenze o umiliazioni. SADISMO SESSUALE: eccitamento sessuale dall’infliggere sofferenze o umiliazioni. FETICISMO DA TRAVESTIMENTO: eccitamento sessuale dall’avere rapporti eterosessuali indossando indumenti dell’altro sesso. VOYEURISMO: osservare, non visti, persone che si spogliano o hanno rapporti sessuali. SCATOLOGIA: eccitamento sessuale da telefonate oscene. NECROFILIA: eccitamento sessuale da attività sessuale con cadaveri. PARZIALISMO: esclusiva focalizzazione su di una parte del corpo come stimolo erotico. ZOOFILIA: eccitamento sessuale da attività sessuali con animali. COPROFILIA o SCATOFILIA: eccitamento sessuale dal contatto con escrementi. CLISMAFILIA: eccitamento sessuale dall’uso di clisteri. UROFILIA: eccitamento sessuale dal contatto o dall’ingestione di urine. TROILISMO: osservare, con il loro consenso, persone che hanno rapporti sessuali. FETICISMO CLERICALE: eccitamento da attività sessuale con ecclesiastici o suore. PIGMALIONISMO O STATUOFILIA: eccitamento sessuale dal contatto con statue. CINEPIMASTIA: eccitamento sessuale derivante dalla masturbazione del seno. GERONTOFILIA: eccitamento sessuale derivante dal contatto con vecchi. OSFRESIOLAGNIA: voluttà derivante dall’odorare. PICACISMO: mangiare parti del corpo umano, menofagia, vampirismo, spermatofagia. 53 prof. Davide Dèttore 26/09/15 LA RELAPSE PREVENTION Situazioni ad alto rischio PIG Problema della gratificazione immediata Lapse (per es.: un drink) AVE (effetto di violazione dell'astinenza) Relapse o ricaduta (vecchi moduli di consumo di alcool) Il modello della “relapse prevention” secondo Marlatt (1982). Situazioni ad alto rischio Lapse (per es.: acquistare materiale pornografico) AVE e PIG Relapse o ricaduta (attacco sessuale) Il modello della “relapse prevention” secondo Pithers (1990). TERAPIA DELLE PARAFILIE l Favorire la motivazione. – Gestione della negazione – Interventi educativi mirati a sviluppare empatia verso la vittima. l Insegnare a considerare il PIG come segnale di avvertimento che richiede azioni immediate e ridurne il carattere gratificante. – Tecniche di modificazione dei moduli di attivazione sessuale devianti. l Convincere della gravità dei lapse e che l’attivazione sessuale e fantasie devianti o forti emozioni positive verso una vittima potenziale sono segnali di allarme che necessitano di azione immediata. – Strategie di individuazione degli antecedenti dei lapse. – Strategie di coping rispetto ai lapse. l Sottolineare l’importanza della dimensione interna, di autogestione. – Training di gestione dell’ansia. – Training di abilità sociali. – Training di problem-solving e di autocontrollo. – Training di gestione dell’ira e del comportamento aggressivo. – Trattamento di eventuali disfunzioni sessuali. La Terapia Sessuale 54 prof. Davide Dèttore 26/09/15 ESEMPIO DI MATRICE A DOPPIA ENTRATA NELLA RELAPSE PREVENTION Decisione Astenersi dall’abuso Impegnarsi nell’abuso PARAFILIE Conseguenze immediate positive Aumento della self-efficacy (+75) Approvazione sociale (+20) Rispetto del coniuge (+50) Rispetto dei figli (+30) Nessun danno alle vittime (+65) Conseguenze immediate negative Nessuna gratificazione (-8) Ira momentanea (-30) Frustrazione (-15) Gratificazione immediata (+20) Scarico dell’ira (+15) Senso di potere (+30) Censura sociale (-80) Senso di colpa (-30) Perdita di rispetto per sé (20) Danno arrecato alla vittima (-60) Rischio di lesione (-10) Possibilità di essere colto in fragrante (-90) Conseguenze ritardate positive Incremento dell’autocontrollo (+75) Aumento dell’approvazione sociale (+35) Rispetto del coniuge (+30) Mantenimento delle amicizie (+40) Evitamento del carcere (+45) Minore trattamento (+5) Continuazione della gratificazione (+20) Esibizionismo Feticismo Frotteurismo Pedofilia Masochismo sessuale Sadismo sessuale Feticismo da travestimento Voyeurismo Parafilia NAS Disturbi del desiderio sessuale Disturbi dell'eccitamento sessuale DISTURBI SESSUALI E DELLA IDENTITA' DI GENERE DISFUNZIONI SESSUALI Disturbi dell'orgasmo Conseguenze ritardate negative Nessuna gratificazione (-9) Ira residua (che diviene minore nel tempo) (-20) Censura sociale (-40) Senso di colpa (-25) Perdita di rispetto per sé (20) Etichetta di abusatore (-40) Danno durevole alla vittima (-40) Perdita del coniuge (-90) Imprigionamento (-40) Conoscenza della cosa da parte di tutti (-40) Disturbo da desiderio sessuale ipoattivo Disturbo da avversione sessuale Disturbo dell'eccitamento sessuale femminile Disturbo maschile dell'erezione Disturbo dell'orgasmo femminile Disturbo dell'orgasmo maschile Eiaculazione precoce Disturbi da dolore sessuale Dispareunia Vaginismo Disfunzione Sessuale Dovuta a una Condizione Medica Generale E. E. E. E. ritardata assente anedonica retrograda Disfunzione Sessuale Indotta da Sostanze Disfunzione Sessuale NAS DISTURBI DELL'IDENTITA' DI GENERE DISTURBI SESSUALI NAS La Terapia Sessuale Disturbo dell'Identità di Genere Disturbo dell'Identità di Genere NAS Sentimenti marcati di inadeguatezza a riguardo dell'aspetto fisico, misura e forma degli organi sessuali, prestazioni sessuali, altri elementi collegati agli standard autoimposti di mascolinità o femminilità. Disagio collegato a modalità di relazioni sessuali ripetute comprendenti una successione di amanti esperiti dall'individuo come oggetti da usare. Persistente e marcato disagio a riguardo del proprio orientamento sessuale 55 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Disfunzioni sessuali nel DSM-5 (APA, 2013) l Eiaculazione ritardata l Disturbo erettile l Disturbo dell’orgasmo femminile l Disturbo del desiderio sessuale e dell’eccitazione sessuale femminile l Disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione l Disturbo del desiderio sessuale ipoattivo maschile l Eiaculazione precoce l Disfunzione sessuale indotta da sostanze/farmaci l Sexual Dysfunction Associated with a Known General Medical Condition l Disfunzione sessuale con altra specificazione l Disfunzione sessuale senza specificazione Il Disturbo da Desiderio Sessuale Ipoattivo secondo il DSM-IV-TR (2000) l A. Fantasie sessuali e desiderio di attività sessuale persistentemente o ricorrentemente carenti (o assenti). Il giudizio di carenza o assenza viene fatto dal clinico, tenendo conto dei fattori che influenzano il funzionamento sessuale, come l’età e il contesto di vita del soggetto. l B. L’anomalia causa notevole disagio o difficoltà interpersonali. l C. La disfunzione sessuale non è meglio attribuibile ad un altro disturbo dell’Asse I (ad eccezione di un’altra Disfunzione Sessuale) e non è dovuta esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es, una sostanza di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale. l Specificare il tipo: – Tipo permanente – Tipo acquisito l Specificare : – Tipo generalizzato – Tipo situazionale l Specificare : – Dovuto a fattori psicologici – Dovuto a fattori combinati La Terapia Sessuale 56 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Il Disturbo del desiderio/interesse sessuale nelle donne (Basson et al., 2003) l Definizione ridefinita: l Assenti o diminuiti sentimenti di interesse o desiderio sessuale, assenti pensieri o fantasie sessuali e una mancanza di desiderio reattivo. Le motivazioni (qui definite come ragioni/incentivi) per tentare di eccitarsi sessualmente sono scarse o assenti. La mancanza di interesse viene considerata eccessiva rispetto al normale suo abbassamento nel corso del ciclo di vita e alla durata della relazione. l Attualmente pochi questionari o interviste strutturate chiariscono che la mancanza di desiderio spontaneo o iniziale di per sé è fondamentalmente normale. Nella donna, è la mancanza di un qualche desiderio “innescato” o “reattivo”, tipicamente associata ad assenza di eccitazione e piacere soggettivi se coinvolta in attività sessuale e in risposta a stimoli erotici, che costituisce il disturbo. l Il 30-35% dei donne con basso desiderio (Avis et al., 2005; Fugl-Meyer & Sjögren Fugl-Meyer, 1999; Laumann et al., 1999) può riflettere il fatto che un numero elevato di donne percepisce di avere un problema perché si confronta con standard tipicamente maschili di desiderio, per valutarsi. l Il comprendere che il desiderio spontaneo è una realtà solo per alcune donne, soprattutto quando hanno un nuovo partner (Avis et al., 2000; 2005; Donnerstein & Lehert, 2004), potrebbe facilitare il fatto che una percentuale imprecisata di donne preoccupate per la loro mancanza di desiderio sessuale percepisca invece tale esperienza come normale. Domande di assessment negli uomini (Maurice, 2007) (I) l 1) Durata del disinteresse – A) Vi è mai stata stata una’attività sessuale con un partner? La ragione di questa domanda è che alcune persone (soprattutto quelle con gravi disturbi sessuali) non hanno mai (o solo raramente) avuto rapporti sessuali con un partner. – B) Quali sono state le sue esperienze con la masturbazione nella sua vita? – C) Vi sono stati precedenti periodi nella sua vita in cui il suo desiderio sessuale non è stato continuo ma solo periodico o addirittura del tutto assente? – D) In passato vi è stato un periodo di persistente desiderio, a differenza di ora? l 2) Pensieri, fantasie (da chiedere a ciascun partner singolarmente) – A) Il contenuto di essi è focalizzato sul partner e/o comprende altre persone e/o comportamenti atipici? – B) Se tali pensieri/fantasie coinvolgono delle persone, si tratta del partner usuale? Altre donne? Altri uomini? Bambini? – C) Se si tratta di comportamenti atipici, quali sono? l 3) Contatti corporei relativi al partner – A) Quali sono le manifestazioni affettuose col partner (tenersi le mani, carezzarsi, toccarsi con affetto)? – B) Dorme con la partner nello stesso letto? – C) Vanno a letto nello stesso momento? – D) Che indumenti indossano a letto? La Terapia Sessuale 57 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Domande di assessment negli uomini (Maurice, 2007) (II) l 4) Attività sessuale col partner usuale – A) Qual è stata la frequenza di attività sessuale nei passati 6 mesi? (6 mesi è un periodo arbitrario; può essere anche cambiato) – B) Quando è avvenuta l’ultima attività sessuale? (Siccome talvolta, proprio in vista della visita dal sessuologo, la coppia s’impegna in attività sessuale, può essere utile chiedere notizie circa le ultime due occasioni di attività sessuale) – C) E la volta precedente a quest’ultima? l 5) Attività sessuale con altri partner (da chiedere in assenza della partner) – A) È mai avvenuta? – B) Con altre donne? – C) Con altri uomini? l 6) Attività sessuale atipica – – – – – A) Quale è mai avvenuta? B) Con partner o da solo? C) Particolari circa l’uso del preservativo D) Qual è la frequenza? Queste informazioni sono essenziali perché il desiderio di attività sessuale atipica può spiegare l’apparente disinteresse manifestato dall’uomo. Inoltre, e non necessariamente in modo legato al problema del desiderio, se un uomo è sessualmente attivo con un partner al di fuori della sua relazione abituale, occorre interrogarsi sulla natura di tali attività e sull’uso del preservativo allo scopo di appurare il rischio di trasmettere malattie veneree o HIV/AIDS al partner. Domande di assessment negli uomini (Maurice, 2007) (III) l 7) Esperienze di masturbazione e fantasie – A) Qual è la frequenza? – B) Sono necessari dei supplementi visivi (riviste, video, internet)? – C) Qual è il contenuto delle immagini (attività comuni, comportamenti parafilici, coppie, individui, dello stesso o dell’altro sesso, bambini, atti violenti)? l 8) Stimolazione erotica visiva nella vita reale – A) Qual è la sua risposta alla vista di donne poco vestite (in estate) o senza abiti? – B) Quali sono le sue esperienze con spettacoli di spogliarello? La Terapia Sessuale 58 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Cause del disturbo da desiderio sessuale ipoattivo l Cause individuali. – – – – – – – – – Convinzioni religiose. Personalità ossessivo-compulsiva. Disturbi dell’identità di genere o di orientamento sessuale. Fobie sessuali specifiche. Timore di perdere il controllo. Paura della gravidanza. Sindrome del vedovo. Preoccupazioni per l’invecchiamento. Fattori legati allo stile di vita, come stress e affaticamento. l Cause relazionali. – – – – – – Mancanza di attrazione verso il partner. Scarse abilità sessuali del partner. Differenze circa il grado di vicinanza ottimale reciproca. Conflitti coniugali. Soluzioni passivo-aggressive degli squilibri di potere. Incapacità di fondere i sentimenti d’amore con il desiderio sessuale. Focalizzazione sensoriale l F.S. 1: penetrazione vietata e carezze in tutto il corpo eccettuate le aree genitali. l F.S. 2: penetrazione vietata e carezze in tutto il corpo comprese le aree genitali. l Scopi: – Rimettere in funzione il “volano della sessualità”. – Ridurre l’ansia da prestazione. – Esposizione graduata. – Scoperta di nuove eventuali zone erogene. – Incrementa la comunicazione fra i partner sulla sfera sessuale. – Eventuale effetto di reattanza. La Terapia Sessuale 59 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Il Disturbo da Avversione Sessuale secondo il DSM-IV-TR (2000) l A. Persistente o ricorrente estrema avversione, ed evitamento di tutti (o quasi tutti) i contatti sessuali genitali con un partner sessuale. l B. L’anomalia causa notevole disagio o difficoltà interpersonali. l C. La disfunzione sessuale non è meglio attribuibile ad un altro disturbo in Asse I (tranne un’altra Disfunzione Sessuale). l Specificare il tipo: – Tipo permanente – Tipo acquisito l Specificare : – Tipo generalizzato – Tipo situazionale l Specificare : – Dovuto a fattori psicologici – Dovuto a fattori combinati Cause primarie del Disturbo da Avversione Sessuale. l Atteggiamenti genitoriali negativi verso il sesso, derivanti per lo più da condizionamenti culturali. l Trauma sessuale pregresso. l Costanti pressioni subite nel corso di una relazione protrattasi a lungo. l Confusione circa la propria identità sessuale (specie nell’uomo). l Eventuale anomalia costituzionale, per cui alcune persone presenterebbero una soglia molto bassa per la reazione di allarme o stress, diventando più facilmente preda di disturbi di panico e di fobie. La Terapia Sessuale 60 prof. Davide Dèttore 26/09/15 DSM-5 l Disturbo del desiderio sessuale ipoattivo maschile (Male Hypoactive Sexual Desire Disorder) l A. Persistente o ricorrente insufficienza (o assenza) di pensieri o fantasie sessuali/erotici e di desiderio di attività sessuale. Il giudizio di carenza è fatto dal clinico, tenendo conto dei fattori che influenzano il funzionamento sessuale, come l'età e il contesto di vita generale e socioculturale dell'individuo. l B. I sintomi del Criterio A si sono protratti come minimo per circa 6 mesi. l C. I sintomi del Criterio A causano nell'individuo un disagio clinicamente significativo. l D. La disfunzione sessuale non è meglio spiegata da un disturbo mentale non sessuale o come conseguenza di un grave disagio relazionale o di altri significativi fattori stressanti e non è attribuibile agli effetti di una sostanza/farmaco o di un'altra condizione medica. l Specificare quale: l Permanente: Il disturbo è presente da quando l'individuo è diventato sessualmente attivo. l Acquisita: Il disturbo inizia dopo un periodo di funzionamento sessuale relativamen-te normale. DSM-5 l Disturbo del desiderio sessuale ipoattivo maschile (Male Hypoactive Sexual Desire Disorder) l Specificare quale: l Generalizzata: Non è limitato a determinati tipi di stimolazione, situazioni o partner. l Situazionale: Si verifica solo con determinati tipi di stimolazione, situazioni o partner. l Specificare la gravità attuale: l Lieve: Evidenze di un lieve disagio riguardante i sintomi del Criterio A. l Moderata: Evidenze di un moderato disagio riguardante i sintomi del Criterio A. l Grave: Evidenze di un grave o estremo disagio riguardante i sintomi del Criterio A. La Terapia Sessuale 61 prof. Davide Dèttore 26/09/15 DSM-5 l Disturbo da avversione sessuale (Sexual Aversion Disorder) l Questo disturbo è stato compreso fra le Disfunzioni sessuali con altra specificazione (Other Specified Sexual Dysfunction). DSM-5 l Disturbo del desiderio sessuale e dell’eccitazione sessuale femminile (Female Sexual Interest/Arousal Disorder) l A. Mancanza, o significativa riduzione, di desiderio/eccitazione sessuale, come manifestato da almeno tre dei seguenti problemi: l 1. Assente/ridotto interesse per l'attività sessuale. l 2. Assenti/ridotti pensieri o fantasie sessuali/erotici. l 3. Assente/ridotta iniziativa nel rapporto sessuale e generale rifiuto delle iniziative del partner. l 4. Assenza/riduzione dell'eccitazione/piacere durante l'attività sessuale in tutti o quasi tutti (circa il 75-100%) i rapporti sessuali (in determinate circostanze situazionali o, se generalizzato, in ogni circostanza). l 5. Assenza/riduzione del desiderio/eccitazione sessuale in risposta a possibili stimoli sessuali/erotici interni o esterni (per es., scritti, verbali, visivi). l 6. Assenti/ridotte sensazioni genitali o non genitali durante l'attività sessuale in tutti o quasi tutti (circa il 75-100%) i rapporti sessuali (in determinate circostanze situazionali o, se generalizzato, in ogni circostanza). l B. I sintomi del Criterio A si sono protratti come minimo per circa 6 mesi. La Terapia Sessuale 62 prof. Davide Dèttore 26/09/15 DSM-5 l C. I sintomi del Criterio A causano nell'individuo un disagio clinicamente significativo. l D. La disfunzione sessuale non è meglio spiegata da un disturbo mentale non sessuale o come conseguenza di un grave disagio relazionale (per es., violenza del partner) o di altri significativi fattori stressanti e non è attribuibile agli effetti di una sostanza/ farmaco o di un'altra condizione medica. l Specificare quale: l Permanente: Il disturbo è presente da quando l'individuo è diventato sessualmente attivo. l Acquisita: Il disturbo inizia dopo un periodo di funzionamento sessuale relativamente normale. l Specificare quale: l Generalizzata: Non è limitato a determinati tipi di stimolazione, situazioni o partner. l Situazionale: Si verifica solo con determinati tipi di stimolazione, situazioni o partner. DSM-5 l Specificare la gravità attuale: l Lieve: Evidenze di un lieve disagio riguardante i sintomi del Criterio A. l Moderata: Evidenze di un moderato disagio riguardante i sintomi del Criterio A. l Grave: Evidenze di un grave o estremo disagio riguardante i sintomi del Criterio A. La Terapia Sessuale 63 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Il Disturbo dell’Eccitamento Sessuale Femminile secondo il DSM-IV-TR (2000) l A. Persistente o ricorrente incapacità di raggiungere, o di mantenere fino a completamento dell’attività sessuale, un’adeguata risposta di eccitazione sessuale con lubrificazione-tumescenza (reazione di lubrificazione-tumescenza legata all’eccitazione sessuale). l B. L’anomalia causa notevole disagio o difficoltà interpersonali. l C. La disfunzione sessuale non è meglio attribuibile ad un altro disturbo in Asse I (ad eccezione di un’altra Disfunzione Sessuale) e non è dovuta esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per esempio una sostanza di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale. l Specificare il tipo: – Tipo permanente – Tipo acquisito l Specificare : – Tipo generalizzato – Tipo situazionale l Specificare : – Dovuto a fattori psicologici – Dovuto a fattori combinati l Nel 1970 Masters e Johnson, abbandonando il classico termine di “frigidità”, definirono l’incapacità della donna a raggiungere l’orgasmo come “disfunzione orgasmica”. l Fu, quindi, Helen Kaplan nel 1974 a distinguere le difficoltà della fase di eccitazione (da lei denominate “disfunzione sessuale generale”) da quelle della fase dell’orgasmo (la “disfunzione orgasmica” appunto). l In seguito, Jehu (1979) distinse nella disfunzione sessuale generale: – una disfunzione vasocongestiva, che si riferisce alle carenze nelle risposte di lubrificazione e di vasocongestione, tipiche della fase di eccitazione; – una insufficiente gratificazione sessuale, riguardante una carenza di esperienza soggettiva di piacere e di eccitamento connessa alla fase di eccitazione di tipo fisiologico. l Il DSM-IV-TR accoglie, però, nei suoi criteri solo il primo aspetto indicato da Jehu, considerando il secondo una Disfunzione Sessuale NAS. La Terapia Sessuale 64 prof. Davide Dèttore 26/09/15 l I criteri del DSM-IV-TR appaiono però insoddisfacenti, in quanto risulta difficile, se non impossibile, limitare la definizione del disturbo alla sola componente obiettiva dell’eccitazione sessuale fisiologica. l Infatti, sebbene l’eccitazione sessuale sia stata in genere considerata estrinsecarsi direttamente nella risposta di lubrificazione e di tumescenza vaginale, vari studi hanno dimostrato l’esistenza di notevoli discrepanze sia tra misure oggettive di attivazione vaginale/clitoridea e quelle di lubrificazione (Heiman, 1975; Myers e Morokoff, 1986), sia fra le prime e la valutazione soggettive (in self-report) di attivazione sessuale (Heiman, 1977; Rosen e Beck, 1988). l La Heiman (1977) rilevò, addirittura, che fra le donne che mostravano i massimi cambiamenti nel volume sanguigno vaginale il 42% affermava di non provare alcuna reazione fisica, il 54% non aveva alcuna sensazione vaginale e il 63% non mostrava alcun segno di lubrificazione. l Inoltre è rarissimo che il disturbo si presenti unicamente come assenza di tumescenza e/o lubrificazione, ma è quasi sempre in comorbilità con un disturbo dell’orgasmo, soprattutto, o del desiderio. l Infatti, Seagraves e Seagraves (1991) hanno rilevato solo 8 casi di diagnosi singola di tale disturbo su 527 donne con disfunzioni sessuali. l Risulta, così, più utile tenere in considerazione, definendo il disturbo, anche la sensazione soggettiva di eccitamento sessuale e non solo quella oggettiva. La Terapia Sessuale 65 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Differenze fra maschi e femmine (I) l Negli ultimi anni anni in sessuologia vi è stato un mutamento di paradigma: la sessualità maschile e femminile sono differenti. l Master e Johnson (1966) sostennero che la risposte sessuali maschili e femminili sono essenzialmente analoghe: cambiamenti fondamentalmente analoghi sostengono le 4 fasi del ciclo della risposta sessuale (eccitamento, plateau, orgasmo e risoluzione) nel maschio e nella femmina. In entrambi i sessi, i problemi sessuali erano attribuiti in larga parte all’ansia da prestazione, come si è detto. Essi ritenevano (1970) che il rimuovere l’ansia avrebbe portato al “naturale” fiorire di una soddisfacente risposta sessuale. l Ora, circa 4 decenni dopo tali autori, sappiamo che l’interesse sessuale, la motivazione, l’eccitamento el piacere vengono innescati e vissuti in modo diverso nei due sessi. Sebbene vi siano diverse motivazioni per essere sessualmente interessate e disponibili (Hill & Preston, 1996; Regan & Berscheid, 1996), la maggior parte della motivazione sessuale conscia femminile sembra essere legata a un desiderio di connessione emotiva (o all’evitamento di conseguenze negative), piuttosto che alla pressione di interne sensazioni di tensione genitale, o da pensieri e fantasie sessuali. Ciò appare particolarmente vero per le donne anziane o quelle con relazioni durature (Basson, 2002). D’altro canto, il desiderio sessuale appare molto più facilmente e sicuramente accessibile negli uomini piuttosto che nelle donne. l Negli uomini, il desiderio sessuale è solitamente palpabile e vi è una diretta associazione fra la vista o l’esperienza di un’erezione e il vissuto di eccitamento soggettivo. Differenze fra maschi e femmine (II) l Ciò non è vero nelle donne, in cui esiste una notevole mancanza di congruenza fra l’eccitamento soggettivo e la vasocongestione genitale (Chivers & Bailey, 2005). Il ciclo di risposta sessuale nella donna tende a essere circolare e interattivo, col desiderio e l’eccitamento che innescano l’un l’altro e vengono innescati reciprocamente. Per molte donne, l’eccitamento sessuale precedete le sensazioni consce di desiderio sessuale, mentre negli uomini il desiderio precede l’eccitamento. Infatti, senza desiderio sessuale, la maggior parte degli uomini ha difficoltà a raggiungere o mantenere un’erezione. l Ricerche recenti suggeriscono che esistono differenze ancora più intriganti nelle risposta di eccitamento di entrambi i sessi. Sebbene sia stato già compresa la scarsa correlazione fra l’eccitamento genitale e quello soggettivo delle donne (Laan & Everaerd, 1995), è stato recentemente dimostrato che la risposta genitale femminile è meno specifica di quella maschile (Chivers, Rieger, Latty & Bailey, 2004; Chivers, 2005). Per esempio, l’eccitamento genitale nelle donne non riflette necessariamente i loro interessi sessuali affermati allo stesso modo in cui accade negli uomini. In studi in cui alle donne vennero presentati filmati con i loro partner sessuali preferiti e non preferiti (donna-donna; donna-uomo, uomo-uomo) le donne reagirono con eccitamento genitale a tutti e tre i filmati, mentre gli uomini sono a quelli che coinvolgevano i loro partner preferiti. In un altro studio, le donne mostrarono vasocongestione genitale a stimoli non umani (i suoni di un rapporto genitale fra scimmie bonobo), a differenza dei soggetti maschi. La Terapia Sessuale 66 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Differenze fra maschi e femmine (III) l Al contrario le donne non riportarono un eccitamento soggettivo alle sequenze del filmato che mostrarono gli animali nell’atto sessuale, mentre le i rapporti di eccitamento soggettivo degli uomini rispecchiavano la loro risposta genitale. l Chivers (2005) ritiene che la risposta vasocongestiva rapida e relativamente non specifica delle donne agli stimoli sia preferiti sia non preferiti sia adattiva da un punto di vista evoluzionistico. Storicamente (e purtroppo anche attualmente) le donne sono vulnerabili alla violenza sessuale e ad altre forme di sessualità coercitiva. Una rapida risposta vasocongestiva proteggerebbe i genitali femminili da danni durante la penetrazione forzata ed eviterebbe così danni a lungo termine. Sebbene ciò sia molto speculativo, è intrigante considerare che la sessualità femminile si sia evoluta in un modo adattivo: che le regole culturali, le aspettative sociali e le insoddisfazioni personali (non i deficit biologici, ormonali o anatomici) costituiscano i fattori principali responsabili dell’elevata incidenza di problemi sessuali femminili, in confronto a quelli maschili. l Questi nuovi dati di ricerca sottolineano sia la non specificità dell’eccitamento sessuale femminile e il fatto che ben poco può essere inferito sulle preferenze sessuali di una donna in base solo alle sue risposte genitali. Questi dati confermano l’affermazione di Baumeister (2001) secondo cui la sessualità femminile sia più plastica e flessibile di quella maschile, in quanto le donne posso essere “accese” (e “spente”) più prontamente degli uomini. l Questi dati non possono che cambiare la prospettiva della terapia sessuale. Diagnosi differenziale l Molti casi sono passati inosservati, fraintesi come appartenenti alla categoria del Disturbo dell’Orgasmo Femminile (chi ha difficoltà di eccitazione può non raggiungere l’orgasmo e ciò diviene l’aspetto preminente) o in quella del Disturbo da Desiderio Sessuale Ipoattivo (in caso di assente eccitazione, il rapporto sessuale è frustrante e meno desiderato). l La diagnosi differenziale rispetto al Disturbo dell’Orgasmo Femminile si basa sul fatto che in quest’ultimo è presente la fase dell’eccitazione sessuale; nel Disturbo da Desiderio Sessuale Ipoattivo sono presenti sia l’eccitazione sia l’orgasmo. l Va, comunque, rilevato che una situazione di abbassamento della libido può essere senza dubbio presente, come effetto secondario alla presenza del disturbo qui analizzato. La Terapia Sessuale 67 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Incidenza e prevalenza l Dati epidemiologici solidi non esistono per questa disfunzione. l La maggior parte degli studi basati su campioni di comunità suggerisce una tasso generale di prevalenza fra l’11% e il 14% (Levine e Yost, 1976; Schover, 1981; Schover et al., 1982). l In un’indagine epidemiologica un po’ più recente (Laumann et al., 1994), il 19% delle donne fra 18 e 59 anni riferì difficoltà di lubrificazione; Rosen et al. (1993) indicano un tasso ancora più alto, del 44%, in donne dopo la menopausa. Eziopatogenesi del Sessuale Femminile Disturbo dell’Eccitazione Purtroppo, data la ancora scarsa conoscenza delle risposte di eccitazione sessuale femminile dal punto di vista sia fisiologico sia psicologico, poco si sa circa l’eziopatogenesi del disturbo e, di conseguenza, le possibilità di trattamento. Ecco alcune ipotesi: l Scarso tono dei muscoli perivaginali, in particolare pubococcigei (Kegel, 1952). l Incompetenza nell’elaborazione delle fantasie sessuali (Gillan, 1979). l Fobie sessuali specifiche. l Problemi legati a incompetenze sessuali o di comunicazione e/o relazione di coppia. l Carenze di estrogeni e/o testosterone dovute a menopausa o ad altre cause (come isterectomia). La Terapia Sessuale 68 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Trattamento del Disturbo Sessuale Femminile (I) dell’Eccitazione l Esercizi di Kegel. l L’uso di materiale erotico e la stimolazione di fantasie sessuali (“terapia di stimolazione” di Gillan, 1979). l Ristrutturazione cognitiva e tecniche di esposizione per affrontare eventuali fobie o inibizioni sessuali specifiche. l Insegnare l’automonitoraggio per incrementare la consapevolezza dei pensieri, delle emozioni e dei comportamenti controproducenti, favorendo l’elaborazione di pensieri positivi o almeno neutri da sostituire a quelli disfunzionali. l Riprendere o riapprendere la masturbazione. l Training di abilità sessuali. Trattamento del Disturbo Sessuale Femminile (II) dell’Eccitazione l Migliorare la comunicazione tra i partner. l Condurre esercizi di Focalizzazione Sensoriale. l Aumentare l’intimità fra i partner, soprattutto perché molte donne considerano lo scambio erotico con una persona speciale come un preludio fondamentale per l’eccitazione sessuale. l In taluni casi, uso di vibratori. l Eventuale ricorso a farmaci (vasodilatatori o antidepressivi) od ormoni (estrogeni, ossitocina o testosterone). La Terapia Sessuale 69 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Il Disturbo da Persistente Eccitazione Genitale: Criteri diagnostici (I) l Tale condizione fu identificata originariamente da Leiblum e Nathan (2001) e denominata “Sindrome da persistente eccitazione sessuale” e definita dai seguenti criteri: – Le risposte fisiologiche caratteristiche dell’eccitazione sessuale (vasocongestione e sensibilità dei genitali e del seno) persistono per un esteso periodo (da ore a giorni) e non si calmano da sole. – Il segni dell’eccitazione fisiologica non si risolvono con la normale esperienza dell’orgasmo ma possono richiedere multipli orgasmi e ore o giorni per andare in remissione. – Questi segni fisiologici di eccitazione sono di solito esperiti come privi di collegamento con qualsiasi sensazione soggettiva di eccitazione o desiderio sessuale. – La persistente eccitazione sessuale può essere innescata non solo da una attività sessuale, ma anche da stimoli apparentemente non sessuali o senza alcuno stimolo del tutto. – I segni fisiologici di eccitazione persistente sono esperiti dalla donn a come non desiderati, intrusivi e non voluti. l Dopo tale articolo originario del 2001, un’altra caratteristica è stata individuata: intensi e spontanei orgasmi che si verificano senza alcuna provocazione o stimolazione deliberata; tali orgasmi sono sorprendenti e disturbanti per la donna che li esperisce. Il Disturbo da Persistente Eccitazione Genitale: Criteri diagnostici (II) l Il nome del disturbo venne mutato in “Disturbo da Persistente Eccitazione Genitale”, in quanto l’eccitazione è più strettamente genitale e non più genericamente sessuale. l Nel 2003 tale diagnosi venne inclusa provvisoriamente da un comitato internazionale di esperti riunitisi per una revisione della nomenclatura delle disfunzioni sessuali femminili (Basson et al., 2003). Il disturbo venne definito come segue: – Eccitazione sessuale (per es. formicolio, pulsazioni, punzecchiature) spontanea, intrusiva e non desiderata in assenza di interesse e desiderio sessuale. Qualsiasi sensazione di eccitazione soggettiva è tipicamente ma non invariabilmente spiacevole. L’eccitazione non viene alleviata da uno o più orgasmi e le sensazioni di eccitazione persistono per ore o giorni. l La diagnosi del disturbo, come per ogni altra disfunzione sessuale, dovrebbe essere posta solo quando la donna riferisce disagio soggettivo per la condizione. l Una recente investigazione (Brown et al., 2005) ha confrontato 45 donne con il disturbo con altre 244 di controllo non cliniche. Le donne con la condizione ebbero punteggi totali inferiori al Female Sexual Function Inventory (Rosen et al., 2000) e alle sottoscale di desiderio, eccitazione, lubrificazione e orgasmo, mostrando così un funzionamento sessuale complessivo ridotto e minore soddisfazione dei controlli. La Terapia Sessuale 70 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Il Disturbo da Persistente Eccitazione Genitale: Diagnosi differenziale (I) l Il DPEG si differenzia dall’ipersessualità in quanto questa si riferisce a sentimenti eccessivi di desiderio sessuale con o senza eccitazione sessuale persistente, mentre il DPEG è costituito da sensazioni genitali fisiologiche senza un desiderio sessuale conscio, spesso in assenza di stimoli che possano giustificarle. Inoltre le donne con quadri ipersessuali in genere sono soddisfatte dopo l’orgasmo, nel DPEG ciò di solito non avviene. Inoltre le donne ipersessuali sono spesso ossessionate da pensieri sessuali, mentre quelle con DPEG si lamentano di sensazioni disturbanti genitali, che non riescono a eliminare. l Goldstein et al. (2006) hanno suggerito che il DPEG possa assomigliare al priapismo maschile. Non tanto rispetto alla condizione analoga femminile (il priapismo clitorideo), in quanto questa è acuta e dolorosa, mentre il DPEG è cronico e continuo o ricorrente. Somiglierebbe invece a due rare forme di priapismo maschile: – Priapismo arterioso, a flusso elevato: un’alterata regolazione fisiologica del flusso sanguigno nei corpi cavernosi, in genere associata a un trauma penetrativo da corpi non acuminati o a malformazioni arterio-venose pelviche. In questo disturbo lo stato fisico di eccitamento anormalmente elevato è persistente e non legato a sensazioni di dolore o a desiderio sessuale. Il Disturbo da Persistente Eccitazione Genitale: Diagnosi differenziale (II) – Priapismo ricorrente: persistenti episodi di eccitamento sessuale non desiderato, che possono o meno risultare nel più classico priapisco ischemico, a basso flusso. Tale condizione è tipicamente associata all’anemia falciforme e può verificarsi in uomini che hanno “erezioni prolungate idiopatiche ricorrenti”. La condizione è caratterizzata da un rilassamento continuo dei muscoli lisci genitali, che alla fine progredisce verso una disfunzione erettile permanente, sebbene in alcuni uomini il priapismo ischemico a basso flusso possa essere poi progredito in priapismo ricorrente, forse come conseguenza del fatto che tali ischemie possano produrre un’interferenza con la biochimica della contrazione di tali muscoli lisci. l Dalla pubblicazione di vari articoli sul DPEG nelle donne, vari uomini si sono fatti avanti lamentandosi, anch’essi, di soffrire di un problema consimile e probabilmente si tratta dei due tipi di priapismo descritti da Goldstein et al. (2006). La Terapia Sessuale 71 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Il Disturbo da Persistente Eccitazione Genitale: Teorie eziologiche l Non esiste attualmente alcun consenso sulla eziologia di tale condizione. l Fondamentalmente sono state avanzate le seguenti ipotesi: – Cambiamenti neurologici centrali e/o periferici (per es. traumi al capo, specifiche anomali da lesioni cerebrali, disturbi epilettici, ipersensibilità o schiacciamento del nervo pelvico o pudendo, in seguito a congestione pelvica sanguigna). – Farmaci (somministrazione o sospensione di SSRI, come fluoxetina [Prozac] e SNRI, come venlafaxina [Efexor] o duloxetina [Cymbalta]; trazodone [Trittico]). – Vulnerabilità psicologiche (precedenti di abuso sessuale, stress importante). – Una combinazione di tutti e tre i fattori sopra elencati. l Molti casi appaiono idiopatici e nessuna eziologia definita può essere identificata, anche dopo avere fatto una storia di vita molto precisa e approfondita. l Recentemente, Amsterdan et al. (2005) hanno rilevato un caso in cui il DPEG era associato a una dieta ricca di soia, con attenuazione dei sintomi dopo riduzione dei fitoestrogeni della dieta. Il Disturbo da Persistente Eccitazione Genitale: Trattamento (I) Sostegno sociale Le donne che presentano la condizione mostrano estremo sollievo quando scoprono di non essere sole in questa condizione, che il problema ha un nome e che esistono gruppi di supporto che possono offrire simpatia e suggerimenti (www.psas-support.com/). E’ importante determinare ciò che può contribuire o esacerbare la condizione. La distrazione è utile, sia se conseguita tramite auto-ipnosi sia mediante una focalizzazione precisa su un’attività non sessuale. Massaggio pelvico Il massaggio pelvico o esercizi di stretching possono ridurre o eliminare la tensione del pavimento pelvico e modificare eventuali aderenze del tessuto connettivo che contribuiscono al DPEG. Farmaci Alcuni farmaci possono alleviare (o paradossalmente peggiorare) la condizione: gli stabilizzanti dell’umore, farmaci antiepilettici come l’acido valproico (Depakin) hanno giovato ad alcune donne, mentre altre stanno meglio dopo avere assunto SNRI. Molto spesso la determinazione del farmaco che riesce a essere utile è una questione di tentativi ed errori. La Terapia Sessuale 72 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Il Disturbo da Persistente Eccitazione Genitale: Trattamento (II) Interventi cognitivo-comportamentali L’aiutare le donne a identificare e a criticare i propri pensieri auto-critici e auto-accusatori, sostituendoli con cognizioni ed emozioni più adattive e positive, può aumentare le capacità di coping. Questo è particolarmente cruciale quando le donne riferiscono sentimenti suicidari o di disperazione a causa della natura cronica, incessante e distraente delle loro sensazioni genitali. Sebbene la psicoterapia, quasi di qualsiasi orientamento, possa essere utile nel promuovere l’insight, fornendo possibili spiegazioni, incoraggiando l’espressione catartica, contribuendo alla riduzione dello stress e fornendo esercizi miranti all’alleviamento dei sintomi e all’autotranquillizzamento, difficilmente essa costituisce una vera e propria “cura” di per sé. Nel contempo, per essere pragmatici, occorre sottolineare che qualsiasi trattamento che giovi a ridurre lo stress emotivo o la tensione fisica va incoraggiato. Attualmente, è improbabile che esista un unico intervento in grado di funzionare bene per tutte le varie presentazioni della condizione. Piuttosto le strategie di auto-gestione, sia fisiche sia psicologiche, sono da raccomandarsi insieme alla consapevolezza che per alcun persone la condizione può essere cronica, anche se entro certi termini controllabile. Il Disturbo Maschile dell’Erezione secondo il DSM-IV-TR (2000) l A. Persistente o ricorrente impossibilità di raggiungere, o di mantenere, un’erezione adeguata fino al completamento dell’attività sessuale. l B. L’anomalia causa notevole disagio o difficoltà interpersonali. l C. La disfunzione dell’erezione non è meglio attribuibile ad un altro disturbo in Asse I (diverso da una Disfunzione Sessuale) e non è dovuta esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per esempio una sostanza di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale. l Specificare il tipo: – Tipo permanente – Tipo acquisito l Specificare : – Tipo generalizzato – Tipo situazionale l Specificare : – Dovuto a fattori psicologici – Dovuto a fattori combinati La Terapia Sessuale 73 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Test medici per diagnosi differenziale. l Erettrometria notturna. l Dosaggi ormonali. l Flussimetria doppler peniena basale (meglio ecodoppler). l Arteriografia e/o cavernosografia statica e dinamica. l Potenziali evocati sacrali (latenza del riflesso bulbocavernoso e integrità del nervo pudendo e dei centri dell’erezione riflessa posti a livello spinale S2-S4. l Test alla papaverina. Possibili cause dell’erezione del Disturbo maschile l Timore dell’insuccesso. l Timore di essere abbandonato o non amato, come conseguenza degli “insuccessi” sessuali. l Incapacità di abbandonarsi alle proprie sensazioni corporee, per condizionamenti sessuofobici, eccessiva intellettualizzazione, o per definizione troppo astratta del rapporto sessuale. l Mancanza di coinvolgimento o novita (effetto Coolidge). l Eccessivo coinvolgimento o novità. l Stress in generale, derivante anche da altre situazioni, come il lavoro o preoccupazioni finanziarie. La Terapia Sessuale 74 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Convinzioni disfunzionali tipiche nel Disturbo maschile dell’erezione. l Nel sesso la prestazione è più rilevante del piacere. l Per le donne è più importante la prestazione piuttosto che l’espressione di affetto e interesse. l L’uomo deve essere sempre attivo e gestire il rapporto sessuale. l Tutti i contatti fisici devono essere finalizzati al sesso. l Il sesso e i rapporti sessuali sono la stessa cosa. l Il sesso richiede sempre un’erezione. l Un uomo deve sempre provare desiderio sessuale ed essere disponibile in tal senso. FUNZIONALI (Circolo positivo di feedback) DISFUNZIONALI (Circolo negativo di feedback) Richieste esplicite o implicite di prestazione sessuale (per esempio un partner disponibile o altri contesti che portano ad aspettative pubbliche di prestazione [erezione, orgasmo]) AFFETTO POSITIVO e aspettative positive, valutazione accurata della risposta sessuale, buona percezione di controllo FOCALIZZAZIONE ATTENTIVA sugli stimoli erotici AFFETTO NEGATIVO AVVICINAMENTO EVITAMENTO e aspettative negative, valutazione inaccurata della risposta sessuale, carente percezione di controllo FOCALIZZAZIONE ATTENTIVA sulle conseguenze pubbliche di una mancata prestazione o su altri stimoli non erotici AUMENTO DELL'ATTIVAZIONE AUTONOMICA AUMENTO DELL'ATTIVAZIONE AUTONOMICA FOCALIZZAZIONE ATTENTIVA SEMPRE PIU' EFFICIENTE sugli stimoli erotici La Terapia Sessuale FOCALIZZAZIONE ATTENTIVA SEMPRE PIU' EFFICIENTE sulle conseguenze della mancata prestazione PRESTAZIONE PRESTAZIONE FUNZIONALE DISFUNZIONALE 75 prof. Davide Dèttore 26/09/15 SCHEMI SESSUALI + RICHIESTE ESPLICITE DI PRESTAZIONI FOCALIZZAZIONE SU DI SE' DURANTE L'IMPEGNO SUL COMPITO TENTATIVO DI ADATTAMENTO/RIDUZIONE DELLA DISCREPANZA Minaccia e/o sfida, aumento dell'arousal NO RIUSCITO ADATTAMENTO SI INTERRUZIONE E VALUTAZIONE DELLE ASPETTATIVE DELL'ESITO SI Fiducioso? NO DISIMPEGNO DAL TENTATIVO Una fuga manifesta è possibile? SI NO STIMOLI CONTESTUALI che spingono all'impegno nel compito FUGA COMPORTAMENTALE DISFUNZIONALE con schemi erotofilici STADIO 1: Orientamento al compito, impegno iniziale FUGA MENTALE SITUAZIONE SESSUALE Richieste implicite o esplicite di prestazione FUNZIONALE con schemi erotofilici FOCALIZZAZIONE SU DI SE' DURANTE L'IMPEGNO SUL COMPITO TENTATIVI DI ADATTAMENTO O DI RIDUZIONE DELLA DISCREPANZA STADIO 2: Adattamento alla discrepanza, impegno iniziale MINACCIA O SFIDA? AUMENTO DELLA AROUSAL FOCALIZZAZIONE EFFICACE su aspettative di esito negative e assenza di fiducia VALUTAZIONE DELLE ASPETTATIVE DI RIUSCITA + FIDUCIA DISIMPEGNO MANIFESTO O NASCOSTO Focalizzazione attentiva su aspetti non pertinenti al compito PRESTAZIONE DISFUNZIONALE + EVITAMENTO La Terapia Sessuale STADIO 3: Impegno protratto o disimpegno FOCALIZZAZIONE EFFICACE su aspettative di esito positive e presenza di fiducia PRESTAZIONE FUNZIONALE Adattamento riuscito, focalizzazione attentiva protratta sugli stimoli erotici e sull'approccio 76 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Livelli di terapia del Disturbo maschile dell’erezione secondo il Process of Care Consensus Panel (1999). l I livello: – Psicoterapia sessuale (ristrutturazione cognitiva; F.S. I e II; coito inesigente). – Agenti farmacologici per via orale (testosterone; Sildenafil [Viagra], apomorfina sublinguale; trazodone; fentolamina; yohimbina). – Terapia ex vacuo (vacuum device). l II livello: – Agenti farmacologici locali (papaverina; prostaglandina E1; cavernoiontoforesi; somministrazioni per via intrauretrale). l III livello: – Terapia chirurgica (rivascolarizzazione microchirurgica; il trattamento delle fughe venose; le protesi peniene: rigide, semirigide, idrauliche [mono-, bi- tricomponenti]. La Terapia Sessuale del Disturbo maschile dell’erezione. l L’approccio tradizionale della terapia sessuale si basa su quattro componenti: – Riduzione dell’ansia e desensibilizzazione. – Interventi cognitivo-comportamentali (ristrutturazione cognitiva, training di fantasie, modificazione degli “script” sessuali lungo 4 dimensioni complessità, rigidità, convenzionalità e soddisfazione; Rosen, 2007). – Aumento della stimolazione sessuale (in particolare con le coppie anziani (Rosen, 2005; Perelman, 2005). – Training di assertività e di competenza nella comunicazione interpersonale. l Attualmente è stata aggiunta anche una quinta dimensione, la “prevenzione della ricaduta” (McCarthy, 1993; Wincze & Carey, 2001). l Gli uomini con DE sono spesso resistenti agli interventi psicologici; più probabilmente li accettano se sono combinati con quelli medico-farmacologici. La Terapia Sessuale 77 prof. Davide Dèttore 26/09/15 DSM-5 l Disturbo erettile (Erectile Disorder) l A. L'individuo deve riportare, in tutti o in quasi tutti (circa il 75-100%) i rapporti sessuali (in determinate circostanze situazionali o, se generalizzato, in ogni circostanza), uno dei seguenti sintomi: l 1. Marcata difficoltà di ottenere un'erezione durante l'attività sessuale. l 2. Marcata difficoltà nel mantenere l'erezione fino al completamento dell'attività sessuale. l 3. Marcata diminuzione della rigidità erettile. l B. I sintomi del Criterio A si sono protratti come minimo per circa 6 mesi. l C. I sintomi del Criterio A causano nell'individuo un disagio clinicamente significativo. l D. La disfunzione sessuale non è meglio spiegata da un disturbo mentale non sessuale o come conseguenza di un grave disagio relazionale o di altri significativi fattori stressanti e non è attribuibile agli effetti di una sostanza/farmaco o di un'altra condizione medica. l Specificare quale: l Permanente: Il disturbo è presente da quando l'individuo è diventato sessualmente attivo. l Acquisita: Il disturbo inizia dopo un periodo di funzionamento sessuale relativamente normale. DSM-5 l Specificare quale: l Generalizzata: Non è limitato a determinati tipi di stimolazione, situazioni o partner. l Situazionale: Si verifica solo con determinati tipi di stimolazione, situazioni o partner. l Specificare la gravità attuale: l Lieve: Evidenze di un lieve disagio riguardante i sintomi del Criterio A. l Moderata: Evidenze di un moderato disagio riguardante i sintomi del Criterio A. l Grave: Evidenze di un grave o estremo disagio riguardante i sintomi del Criterio A. La Terapia Sessuale 78 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Il Disturbo dell’Orgasmo Femminile secondo il DSM-IV-TR (2000) l A. Persistente o ricorrente ritardo, o assenza, dell’orgasmo dopo una fase di eccitazione sessuale normale. Le donne mostrano un’ampia variabilità nel tipo o nell’intensità della stimolazione che induce l’orgasmo. La diagnosi di Disturbo dell’Orgasmo Femminile dovrebbe basarsi sulla valutazione del clinico che la capacità di orgasmo della donna sia minore di quanto ci si aspetterebbe per età, esperienza sessuale, e adeguatezza della stimolazione sessuale ricevuta. l B. L’anomalia causa notevole disagio o difficoltà interpersonali. l C. La disfunzione dell’orgasmo non è meglio attribuibile ad un altro disturbo in Asse I (ad eccezione di un’altra Disfunzione Sessuale) e non è dovuta esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per esempio una sostanza di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale l Specificare il tipo: – Tipo permanente – Tipo acquisito l Specificare : – Tipo generalizzato – Tipo situazionale l Specificare : – Dovuto a fattori psicologici – Dovuto a fattori combinati La tipologia delle donne anorgasmiche secondo Fenelli e Lorenzini (1991). l Tipo 1: – Presentano una curva di eccitamento crescente, un plateau prolungato, senza però alcun picco orgasmico, seguito quindi da una discesa graduale. l Tipo 2: – Manifestano un eccitamento piuttosto rapido a cui segue un improvviso e brusco calo, come se la possibilità reale di un orgasmo inducesse la paura di lasciarsi andare. In questo caso si potrebbe parlare di fobia specifica per l’orgasmo, indotta probabilmente dal timore di perdere il controllo di sé. La Terapia Sessuale 79 prof. Davide Dèttore 26/09/15 “Becoming orgasmic” (LoPiccolo e Lobitz, 1972; Heiman e coll., 1976). l Informazioni sull’anatomia sessuale ed esplorazione corporea allo specchio. l Esplorazione visiva e tattile dei genitali. l Esplorazione dei genitali al fine di trovarne i punti più piacevoli da toccare. l Masturbazione. l Eventuale masturbazione prolungata e uso delle fantasie erotiche. Eventuale introduzione degli esercizi di Kegel. l Eventuale uso del vibratore. l Masturbazione in presenza del partner. l Masturbazione da parte del partner. l Coito. Il Disturbo dell’Orgasmo Maschile secondo il DSM-IV-TR (2000) l A. Persistente o ricorrente ritardo, o assenza, dell’orgasmo dopo una normale fase di eccitazione sessuale nell’ambito di una attività sessuale che il clinico, tenendo conto dell’età del soggetto, giudica adeguata per localizzazione, intensità e durata. l B. L’anomalia causa notevole disagio o difficoltà interpersonali. l C. La disfunzione dell’orgasmo non è meglio attribuibile ad un altro disturbo in Asse I (ad eccezione di un’altra Disfunzione Sessuale) e non è dovuta esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per esempio una sostanza di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale. l Specificare il tipo: – Tipo permanente – Tipo acquisito l Specificare : – Tipo generalizzato – Tipo situazionale l Specificare : – Dovuto a fattori psicologici – Dovuto a fattori combinati La Terapia Sessuale 80 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Tipologia del Disturbo dell’orgasmo maschile secondo Apfelbaum (2000). l Anorgasmia masturbatoria: l’uomo non è in grado di raggiungere l’orgasmo né nel coito né in masturbazione da solo; esso corrisponderebbe alla cosiddetta “aneiaculazione senza orgasmo” (Simonelli e Rossi, 1996) e non dovrebbe essere confusa con la “eiaculazione retrograda” (blocco dello sfintere vestibolare ed eiaculazione in vescica) e con l’orgasmo “aneiaculatorio” (fase esplulsiva eiaculatoria presente ma assenza della precedente fase di emissione). l Anorgasmia con orientamento autosessuale: uomini che fondamentalmente preferiscono la masturbazione al rapporto con un partner (di qualunque sesso). Possibili teorie eziopatogenetiche del Disturbo dell’orgasmo maschile. l Una rigida educazione religiosa che genera senso di colpa circa la sessualità. l Un conflitto intrapsichico insorto dalla relazione con una madre troppo simbiotica e con conflitti irrisolti. l Uno stato di collera repressa con forza. l Un’ambivalenza nei confronti della partner. l Una specifica disavventura sessuale. l La paura dell’uomo di essere abbandonato dalla donna. l Ambivalenza nei confronti del matrimonio o di un’unione che comporti responsabilità. l Ansia da prestazione (per es. dovere eiaculare per avere dei figli). La Terapia Sessuale 81 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Trattamento dei Disturbo dell’orgasmo maschile. l Fobia di eiaculare in presenza della partner, come conseguenza di problemi di intimità con lei o di scarse esperienze sessuali o, eventualmente, per paura di poterla “sporcare”; tale aspetto può essere trattato fondamentalmente con pratiche di esposizione graduata, come quelle indicate dalla Kaplan, meglio se precedute da Focalizzazione Sensoriale. l Desiderio compulsivo di compiacere la partner tramite eiaculazione (in base a varie motivazioni: fare bella figura, mostrare il proprio amore, permettere la nascita di figli, ecc.); in questi casi sono indicate tecniche di terapia del gioco, ristrutturazione cognitiva e ogni altro intervento volto a “deprestazionalizzare” e “definalizzare” il rapporto (ancora utile la F.S.). L’esposizione graduata per il Disturbo dell’orgasmo maschile secondo la Kaplan (1974). l Masturbazione in casa da solo. l Masturbazione con la partner in stanza vicina. l Masturbazione in bagno dopo avere avuto un rapporto senza eiaculazione. l Masturbazione insieme alla partner dopo un rapporto. l Masturbazione da parte della partner fino all’orgasmo dopo un rapporto. l Ripetere il passo precedente, ma l’eiaculazione viene ottenuta in posizioni sempre più vicine alla vagina. l Masturbazione da parte della donna fino a quasi l’eiaculazione, quindi penetrazione e continuare con stimolazioni manuali e vaginali. l Manovra a ponte. l Eventuale riduzione graduale della stimolazione manuale. La Terapia Sessuale 82 prof. Davide Dèttore 26/09/15 L’Eiaculazione Precoce secondo il DSM-IV-TR (2000) l A. Persistente o ricorrente eiaculazione a seguito di minima stimolazione sessuale prima, durante, o poco dopo la penetrazione e prima che il soggetto lo desideri. Il clinico deve tenere conto dei fattori che influenzano la durata della fase dell’eccitazione, come l’età, la novità del partner sessuale o della situazione, e la frequenza recente dell’attività sessuale. l B. L’anomalia causa notevole disagio o difficoltà interpersonali. l C. L’eiaculazione precoce non è dovuta esclusivamente agli effetti diretti di una sostanza (per esempio astinenza da oppiacei). l Specificare il tipo: – Tipo permanente – Tipo acquisito l Specificare : – Tipo generalizzato – Tipo situazionale l Specificare : – Dovuto a fattori psicologici – Dovuto a fattori combinati Teorie eziopatogenetiche Precoce. dell’Eiaculazione l Spiegazioni psicodinamiche: eccessivo narcisismo infantile oppure odio inconscio e profondo per le donne. l Prime esperienze caratterizzate da nervosismo e rapidità. l Ansia (eccessiva attivazione ortosimpatica) e distrazione da pensieri di performance. l Bassa frequenza di attività sessuale. l Mancato apprendimento delle tecniche di controllo eiaculatorio. l Eccessiva sensibilità peniena. l Soglie più basse del riflesso bulbocavernoso. La Terapia Sessuale 83 prof. Davide Dèttore 26/09/15 I vari tipi di eiaculazione precoce (I) l Eiaculazione precoce su base neurologica – L’eiaculazione precoce è presente da tutta la vita? – Essa si verifica in tutte le situazioni sessuali (con la partner, durante la masturbazione, ecc.)? – E’ possibile che il pene abbia un’ipersensibilità fisiologica o, meglio, il pene sembra ipersensibile al paziente? – L’eiaculazione sembra essere un riflesso involontario, una reazione automatica come un battito degli occhi? – E’ escluso un grave e cronico problema psicologico? l Eiaculazione precoce secondaria a psicopatologia – L’eiaculazione precoce è presente da tutta la vita? – Essa si verifica in tutte le situazioni sessuali? – E’ stato diagnosticato un problema caratteriale o un vero e proprio disturbo psicologico invalidante, quale il disturbo ossessivocompulsivo, la depressione ricorrente, il disturbo d’ansia generalizzata oppure un disturbo di personalità, come il disturbo dipendente di personalità? – Da qualche test psicologico dal quale è emerso un problema psicologico cronico? I vari tipi di eiaculazione precoce (II) l Eiaculazione precoce riconducibile a scarse abilità sessuali? – L’eiaculazione precoce è presenta da tutta la vita? – Essa si verifica in quasi tutte le situazioni sessuali, specialmente in presenza di una partner? – Capita di essere concentrati quasi esclusivamente sulla partner: sul suo corpo, sul suo comportamento e sulla sua risposta sessuale? – Il paziente è così distratto mentalmente da non riuscire a rilassarsi fisicamente durante il rapporto sessuale né a concentrarsi sul piacere e sull’eccitamento che derivano dalle sensazioni corporee? Se già il paziente conosce alcune strategie per controllare il livello di eccitamento, come la tecnica dello stop-start, ha difficoltà a metterle in pratica? – Il paziente ha scarsa consapevolezza delle contrazioni dei suoi muscoli pelvici e non sa come usarli per il controllo eiaculatorio? – Il paziente si sente confuso rispetto alle sue reazioni sessuali ed incerto su come regolare il proprio eccitamento sessuale? – Il paziente si vergogna a chiedere alla partner ciò che desidererebbe durante il rapporto sessuale? – Il paziente tende ad avviare e condurre il rapporto sessuale in modo ansioso, ricercando subito attività altamente stimolanti come il sesso orale o il coito, piuttosto che cominciare lentamente con baci coinvolgenti e dolci carezze? La Terapia Sessuale 84 prof. Davide Dèttore 26/09/15 I vari tipi di eiaculazione precoce (III) l Eiaculazione precoce riconducibile a malattie organiche – L’eiaculazione precoce è acquisita (si è manifestata dopo un periodo di controllo eiaculatorio volontario adeguato)? – Essa si verifica in tutte le situazioni sessuali? – È passato più di un anno dall’ultima visita medica generale cui il paziente si è sottoposto, che comprendeva complete analisi del sangue ed un’ecografia prostatica? – Il paziente presenta una storia familiare caratterizzata da malattie endocrine, ematiche o neurologiche (come la sclerosi multipla)? – Il paziente ha contratto recentemente una malattia a trasmissione sessuale (o l’ha contratta la vostra partner)? – Il paziente ha avuto in passato o ha attualmente una malattia organica (prostatite, neurite, ipertensione o epilessia) che possa essere causa di eiaculazione precoce? l Eiaculazione precoce riconducibile ad un danno organico – L’eiaculazione precoce è acquisita? – Essa si verifica in tutte le situazioni sessuali? – Il paziente ricorda una lesione fisica, un danno nella regione spinale, un’operazione o un trauma pelvico o neurologico che abbiano coinciso o preceduto di poco l’eiaculazione precoce? I vari tipi di eiaculazione precoce (IV) l Eiaculazione precoce indotta da sostanze – L’eiaculazione precoce è acquisita? – Essa si verifica in tutte le situazioni sessuali? – Recentemente il paziente ha sospeso l’assunzione di farmaci a base di trifluoperazina o di un oppiaceo qualsiasi (come la morfina)? – Il paziente assume attualmente un farmaco che potrebbe causare l’eiaculazione precoce, come il Nortimil (Desipramina), o un decongestionante nasale a base di efedrina o pseudoefedrina? l Eiaculazione precoce da stress o secondaria a psicopatologia – L’eiaculazione precoce è acquisita? – Essa si verifica in tutte le situazioni sessuali? – Il paziente sta vivendo una situazione psicologicamente stressante caratterizzata da depressione, ansia, lutti, stress lavorativo o problemi familiari? Di recente, ci sono stati dei cambiamenti importanti nella sua vita, come un cambiamento di carriera, un trasloco, la nascita di un figlio o anche un successo inaspettato? – Il paziente si è sottoposto a qualche valido esame psicologico dal quale è risultata una qualche forma di psicopatologia? La Terapia Sessuale 85 prof. Davide Dèttore 26/09/15 I vari tipi di eiaculazione precoce (V) l Eiaculazione precoce da stress relazionale – L’eiaculazione precoce è acquisita? – Essa si manifesta solo con la partner? – Quest’ultima ha espresso recentemente una certa insoddisfazione rispetto alla relazione di coppia? – In questo periodo, vi capita al paziente di vivere delle situazioni stressanti nella vostra relazione di coppia? La coppia ha una scarsa comunicazione, trova difficoltà a mettersi nei panni l’uno dell’altro, sperimenta penose discussioni o litigi, oppure ha dei conflitti irrisolti? – La coppia si è sottoposta recentemente a qualche valido test psicologico dal quale sia risultata la presenza di difficoltà relazionali? – Negli ultimi tempi, è capitato di pensare che una terapia di coppia potrebbe essere di aiuto alla coppia stessa? l Eiaculazione precoce associata ad un’altra disfunzione sessuale (dovuta a fattori misti) – Oltre all’eiaculazione precoce, il paziente presenta altri problemi sessuali: difficoltà di erezione, basso desiderio sessuale o dolore al pene durante il rapporto sessuale? A volte gli capita di eiaculare senza avere l’erezione? – Questa ulteriore disfunzione sessuale si verifica una volta ogni tanto, spesso o addirittura sempre? La terapia sessuale dell’Eiaculazione Precoce. l La tecnica dello stop-start (Semans, 1956; Kaplan, 1974): – Fase I: da solo l’uomo si masturba fino al “punto di non ritorno” e quindi di ferma, attende un minuto e poi riprende. Si ripete quattro volte. L’esercizio viene fatto almeno 3 volte la settimana per 2 settimane. – Fase II: quando raggiunge un’eccitazione abbastanza elevata, rallenta i movimenti manuali e deve riuscire a mantenere alta l’eccitazione per almeno 15 minuti. Eventuale aggiunta degli esercizi di Kegel. – Fase III: si aggiunge l’uso di una gelatina lubrificante. – Fase IV: partecipa la donna, prima manualmente e poi in penetrazione con posizione soprastante, secondo modalità analoghe a quelle dell’uomo da solo. l La tecnica della “compressione o squeeze” (Masters e Johnson, 1970): viene effettuata come lo stop-start, solo che nell’immediatezza dell’eiaculazione la partner comprime il pene subito sotto il glande (tra pollice, indice e medio) con forza sufficiente per 3-4 secondi, inducendo un blocco dell’eiaculazione e una tendenza a perdere in parte l’erezione. La Terapia Sessuale 86 prof. Davide Dèttore 26/09/15 La terapia Precoce. farmacologica dell’Eiaculazione l Farmaci alfa-bloccanti alfa-adrenergici (inibiscono i movimenti peristaltici del liquido seminale attraverso il sistema di conduzione genitale indotti dall’ortosimpatico): fenossibenzamina (con rischio però di orgasmo aneiaculatorio). l Farmaci inibitori della neurotrasmissione serotoninergica: clomipramina (Anafranil), SSRI (fluoxetina, fluvoxamina, paroxetina e sertralina). L’ordine di efficacia sembra il seguente: paroxetina (Sereupin, Seroxat) > fluoxetina (Fluoxeren, Prozac) > sertralina (Tatig, Zoloft, Serad) > fluvoxamina (Dumirox, Maveral, Fevarin). DSM-5 l Disturbo dell’orgasmo femminile (Female Orgasmic Disorder) l A. Deve essere provato, in tutti o quasi tutti (circa 75-100%) i rapporti sessuali (in de-terminate circostanze situazionali o, se generalizzato, in ogni circostanza), uno dei seguenti sintomi: l 1. Marcato ritardo, marcata infrequenza o assenza di orgasmo. l 2. Intensità delle sensazioni orgasmiche marcatamente ridotta. l B. I sintomi del Criterio A si sono protratti come minimo per circa 6 mesi. l C. I sintomi del Criterio A causano nell'individuo un disagio clinicamente significativo. l D. La disfunzione sessuale non è meglio spiegata da un disturbo mentale non sessuale o come conseguenza di un grave disagio relazionale (per es., violenza del partner) o di altri significativi fattori stressanti e non è attribuibile agli effetti di una sostanza/ farmaco o di un'altra condizione medica. La Terapia Sessuale 87 prof. Davide Dèttore 26/09/15 DSM-5 l Specificare quale: l Permanente: Il disturbo è presente da quando l'individuo è diventato sessualmente attivo. l Acquisita: Il disturbo inizia dopo un periodo di funzionamento sessuale relativamente normale. l Specificare quale: l Generalizzata: Non è limitato a determinati tipi di stimolazione, situazioni o partner. l Situazionale: Si verifica solo con determinati tipi di stimolazione, situazioni o partner. l Specificare se: l Non ha mai avuto un orgasmo in nessuna situazione. l Specificare la gravità attuale: l Lieve: Evidenze di un lieve disagio riguardante i sintomi del Criterio A. l Moderata: Evidenze di un moderato disagio riguardante i sintomi del Criterio A. l Grave: Evidenze di un grave o estremo disagio riguardante i sintomi del Criterio A. DSM-5 l Eiaculazione ritardata (Delayed Ejaculation) l A. L'individuo deve riportare, in tutti o in quasi tutti (circa il 75-100%) i rapporti sessuali (in determinate circostanze situazionali o, se generalizzato, in ogni circostanza) e senza che il ritardo sia intenzionale, uno dei seguenti sintomi: l 1. Un marcato ritardo nell'eiaculazione. l 2. Marcata infrequenza o assenza di eiaculazione. l B. I sintomi del Criterio A si sono protratti come minimo per circa 6 mesi. l C. I sintomi del Criterio A causano nell'individuo un disagio clinicamente significativo. l D. La disfunzione sessuale non è meglio spiegata da un disturbo mentale non sessuale o come conseguenza di un grave disagio relazionale o di altri significativi fattori stressanti e non è attribuibile agli effetti di una sostanza/farmaco o di un'altra condizione medica. La Terapia Sessuale 88 prof. Davide Dèttore 26/09/15 DSM-5 l Specificare quale: l Permanente: Il disturbo è presente da quando l'individuo è diventato sessualmente attivo. l Acquisita: Il disturbo inizia dopo un periodo di funzionamento sessuale relativamente normale. l Specificare quale: l Generalizzata: Non è limitato a determinati tipi di stimolazione, situazioni o partner. l Situazionale: Si verifica solo con determinati tipi di stimolazione, situazioni o partner. l Specificare la gravità attuale: l Lieve: Evidenze di un lieve disagio riguardante i sintomi del Criterio A. l Moderata: Evidenze di un moderato disagio riguardante i sintomi del Criterio A. l Grave: Evidenze di un grave o estremo disagio riguardante i sintomi del Criterio A. DSM-5 l Eiaculazione precoce [Premature (Early) Ejaculation] l A. Una modalità persistente o ricorrente di eiaculazione che si verifica durante i rapporti sessuali, circa un minuto dopo la penetrazione vaginale e prima che l'individuo lo desideri. l Nota: Anche se la diagnosi di eiaculazione precoce può essere applicata a individui impegnati in attività sessuali non intravaginali, non sono stati stabiliti specifici criteri di durata per queste attività. l B. I sintomi del Criterio A devono essere stati presenti come minimo per circa 6 mesi e devono essere provati in tutte o quasi tutte (circa il 75-100%) le occasioni di attività sessuale (in determinate circostanze situazionali o, se generalizzato, in ogni circostanza). l C. I sintomi del Criterio A causano nell'individuo un disagio clinicamente significativo. l D. La disfunzione sessuale non è meglio spiegata da un disturbo mentale non sessuale o come conseguenza di un grave disagio relazionale o di altri significativi fattori stressanti e non è attribuibile agli effetti di una sostanza/farmaco o di un'altra con-dizione medica. La Terapia Sessuale 89 prof. Davide Dèttore 26/09/15 DSM-5 l Specificare quale: l Permanente: Il disturbo è presente da quando l'individuo è diventato sessualmente attivo. l Acquisita: Il disturbo inizia dopo un periodo di funzionamento sessuale relativamente normale. l Specificare quale: l Generalizzata: Non è limitato a determinati tipi di stimolazione, situazioni o partner. l Situazionale: Si verifica solo con determinati tipi di stimolazione, situazioni o partner. l Specificare la gravità attuale: l Lieve: L'eiaculazione si verifica entro circa 30-60 secondi dopo la penetrazione vaginale. l Moderata: L'eiaculazione si verifica entro circa 15-30 secondi dopo la penetrazione vaginale. l Grave: L'eiaculazione si verifica prima dell'attività sessuale, all'inizio dell'attività sessuale o entro 15 secondi circa dalla penetrazione vaginale. La Dispareunia secondo il DSM-IV-TR (2000) l A. Ricorrente o persistente dolore genitale associato al rapporto sessuale in un maschio o in una femmina. l B. L’anomalia causa notevole disagio o difficoltà interpersonali. l C. L’anomalia non è causata esclusivamente da vaginismo o da mancanza di lubrificazione, non è meglio attribuibile ad un altro disturbo in Asse I (tranne un’altra Disfunzione Sessuale), e non è dovuta esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una sostanza di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale. l Specificare il tipo: – Tipo permanente – Tipo acquisito l Specificare : – Tipo generalizzato – Tipo situazionale l Specificare : – Dovuto a fattori psicologici – Dovuto a fattori combinati La Terapia Sessuale 90 prof. Davide Dèttore 26/09/15 La sindrome della vestibolite vulvare l Si tratta di una forma di “vulvodinia” (“vulva dolente”) definita come infiammazione del vestibolo o apertura vaginale e dei tessuti immediatamente circostanti. l Il sintomo principale è il dolore all’introito vaginale, di varia entità e più o meno esteso a varie situazioni (dal solo contatto col vestibolo nel rapporto sessuale o con l’assorbente o con lo speculum, a quello con indumenti o nel corso di movimenti come il camminare o l’andare in bicicletta). l Altri sintomi sono l’arrossamento del vestibolo, il dolore alla base dei peli pubici, il bruciore durante la minzione, segni di abrasione al vestibolo o in tutta la zona vulvare, prurito, perdite biancastre o ematiche. Ipotesi circa le cause della vestibolite vulvare e relative terapie. l Associazione fra vestibolite e papilloma virus (cura interferone). l Associazione con infezioni da Candida, batterio ureaplasma, streptococco di Gruppo B (antibiotici). l Fattori di rischio: uso precoce di contraccettivi orali e rapporti sessuali precoci. l Somministrazione sistemica o locale di corticosteroridi. l Livelli eccessivamente elevati di ossalati nelle urine (dieta povera di ossalati e assunzione di citrato di calcio che li neutralizza). l Alterazioni del PH vaginale. l Cambiamenti immunologici ancora non ben definiti. l Altre terapie: anestetici locali, capsaicina (distrugge le fibre sensoriali locali), rilassamento dei muscoli vaginali, perineoplastica (rimozione dell’intero vestibolo), vestiboloplastica (resezione del ramo del nervo pudendo che porta al vestibolo, che viene lasciato per la maggior parte intatto). La Terapia Sessuale 91 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Efficacia delle terapie per la dispareunia. l Esistono solo tre studi randomizzati e controllati che si riferiscono tutti alla sindrome della vestibolite vulvare. l Due di questi trials esaminano l’efficacia di farmaci (cromolyn [antiistaminico] e fluconazolo [antimicotico]) e riscontrano che equivalgono a placebo (Bornstein et al., 2000; Nyirjesy et al., 2001). l L’altro trail confronta la TCC orientata al dolore unitamente alla terapia sessuale con il biofeedback e la chirurgia (Bergeron et al., 2001). Tutte e tre le forme di terapia si dimostrano efficaci, ma la chirurgia (vestibolectomia) risulta in grado di ridurre il dolore nel doppio dei casi rispetto alle altre due terapie. l Uno studio di follow-up a 3 anni (Bergeron et al., 2006) suggerisce però che la TCC possa alla fine raggiungere la chirurgia in termini di sollievo dal dolore. Il Vaginismo secondo il DSM-IV-TR (2000) l A. Ricorrente o persistente spasmo involontario della muscolatura del terzo esterno della vagina, che interferisce col rapporto sessuale. l B. L’anomalia causa notevole disagio o difficoltà interpersonali. l C. L’anomalia non è meglio attribuibile ad un altro disturbo in Asse I (per es., Disturbo di Somatizzazione) e non è dovuta esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una condizione medica generale. l Specificare il tipo: – Tipo permanente – Tipo acquisito l Specificare : – Tipo generalizzato – Tipo situazionale l Specificare : – Dovuto a fattori psicologici – Dovuto a fattori combinati La Terapia Sessuale 92 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Terapia del vaginismo mediante esposizione. l Autoesplorazione con l’uso dello specchio, in modo analogo a quello impiegato con le donne anorgasmiche e, comunque, secondo le indicazioni classiche (Kaplan, 1974; Abraham e Porto, 1978; Hawton, 1985). l Introduzione del dito mignolo della donna nella vagina, con l’aiuto di gelatine lubrificanti. l Introduzione del dito anulare e quindi, in sequenza, dell’indice, del medio e infine del medio e dell’indice insieme; una volta penetrate, le dita stanno dapprima ferme e poi si muovono avanti e indietro lentamente; è possibile fare loro compiere anche qualche movimento rotatorio. l L’intera sequenza della penetrazione delle dita viene ripetuta, ripartendo al mignolo, usando questa volta le dita del partner (che essendo maschili possono essere anche un poco più grandi); la donna però mantiene ancora il controllo della situazione, in quanto è lei che tiene la mano del partner e la muove gradualmente secondo i passaggi prestabiliti. l Ancora una volta l’intera sequenza viene ripetuta iniziando dal mignolo, ma questa volta il partner inserisce lui stesso le dita, per cui la donna gli lascia totalmente il controllo. l Infine, vi è la penetrazione col pene del partner; anche in questa fase, inizialmente il controllo è lasciato alla donna, che lentamente lo cede al partner. Efficacia delle terapie per il vaginismo (I) l Uno studio randomizzato e controllato confrontando la DS in vivo e in vitro (Schnyder et al., 1998) sembra confermare l’opinione di Masters e Johnson (1970) di un elevato tasso di successi, usando la penetrazione come criterio di successo. l Altri autori, però, hanno criticato tali elevati tassi di successo, come non tipici (Heiman & Meston, 1997; Kao et al., in press; Lahaie & Binik, in press). l Un recente studio controllato e randomizzato (Van Lankveld et al., 2006) ha confrontato una TCC di gruppo alla Masters e Johnson con la biblioterapia e con un gruppo di controllo in lista di attesa. Non fu riscontrata alcuna differenza fra le due forme di terapia, ma entrambe erano superiori al gruppo di controllo, però il tasso di successo (in base alla percentuale di penetrazione riuscita) era per entrambe le forme di terapia inferiore al 25%. l Alcuni autori (Kleinplatz, 1998) hanno suggerito che il criterio di successo dovrebbe essere non la penetrazione ma il piacere sessuale che dovrebbe accompagnarla. La Terapia Sessuale 93 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Efficacia delle terapie per il vaginismo (II) l Però come notano molto giustamente Binik et al. (2007), tale criterio di successo è stato molto raramente, se non mai, usato e non è chiaro se mai una donna con vaginismo possa raggiungerlo. Tali autori esprimono la preoccupazione che l’adozione di un tale criterio di esito sarebbe simile al richiedere a una donna con fobia dei serpenti di diventare un’incantatrice di cobra. l Forse la combinazione di una terapia fisica (fisioterapia, chiroprassi, esercizi di riabilitazione del pavimento pelvico anche con BF, stimolazione elettrica), interventi medici/farmacologici e TCC costituisce un modo per aumentare il tasso dei successi (Binik et al., 2007). DSM-5 l Disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione (GenitoPelvic Pain/Penetration Disorder) l A. Persistenti o ricorrenti difficoltà con uno (o più) dei seguenti problemi: 1. Penetrazione vaginale durante il rapporto. l 2. Marcato dolore vulvo-vaginale o pelvico durante il rapporto o i tentativi di penetrazione vaginale. l 3. Marcata paura o ansia per il dolore pelvico o vulvo-vaginale prima, durante o come risultato della penetrazione vaginale. l 4. Marcata tensione o contrazione dei muscoli del pavimento pelvico durante il tentativo di penetrazione vaginale. l B. I sintomi del Criterio A si sono protratti come minimo per circa 6 mesi. l C. I sintomi del Criterio A causano nell'individuo un disagio clinicamente significativo. l D. La disfunzione sessuale non è meglio spiegata da un disturbo mentale non sessuale o come conseguenza di un grave disagio relazionale (per es., violenza del partner) o di altri significativi fattori stressanti e non è attribuibile agli effetti di una sostanza/ farmaco o di un'altra condizione medica. La Terapia Sessuale 94 prof. Davide Dèttore 26/09/15 DSM-5 l Specificare quale: l Permanente: Il disturbo è presente da quando l'individuo è diventato sessualmente attivo. l Acquisita: Il disturbo inizia dopo un periodo di funzionamento sessuale relativamente normale. l Specificare la gravità attuale: l Lieve: Evidenze di un lieve disagio riguardante i sintomi del Criterio A. l Moderata: Evidenze di un moderato disagio riguardante i sintomi del Criterio A. l Grave: Evidenze di un grave o estremo disagio riguardante i sintomi del Criterio A. La Disfunzione Sessuale Dovuta a una Condizione Medica Generale secondo il DSM-IV-TR (2000) l A. Una disfunzione sessuale clinicamente significativa che causa notevole disagio o difficoltà interpersonali prevale nel quadro clinico. l B. Dall’anamnesi, dall’esame fisico, o dai dati di laboratorio risulta che la disfunzione sessuale è pienamente spiegata dagli effetti fisiologici diretti di una condizione medica generale. l C. L’anomalia non è meglio attribuibile ad un altro disturbo mentale (per es., Disturbo Depressivo Maggiore). La Terapia Sessuale 95 prof. Davide Dèttore 26/09/15 La Disfunzione Sessuale Indotta dall’Assunzione di Sostanze secondo il DSM-IV-TR (2000) l A. Nel quadro clinico prevale una disfunzione sessuale clinicamente significativa che causa notevole disagio o difficoltà interpersonali. l B. Dall’anamnesi, dall’esame fisico, o dai dati di laboratorio è evidente che la disfunzione sessuale è pienamente spiegata dall’uso di sostanze, come risulta da (1) o (2): – (1) i sintomi del criterio A si sono sviluppati durante l’Intossicazione da sostanze o entro un mese da essa; – (2) l’uso di farmaci è eziologicamente connesso all’anomalia. l C. L’anomalia non è meglio attribuibile ad una Disfunzione Sessuale che non sia indotta da sostanze. La prova che i sintomi sono meglio attribuibili ad una Disfunzione Sessuale che non sia indotta da sostanze può includere i punti seguenti: i sintomi precedono l’inizio dell’uso di sostanze o la dipendenza (oppure l’uso di farmaci); i sintomi persistono per un periodo consistente di tempo (per es., circa un mese) dopo la cessazione dell’intossicazione, o vanno sostanzialmente al di là di quanto ci si potrebbe aspettare dato il tipo o la quantità di sostanza usata o la durata dell’uso; oppure esistono altri dati che indicano l’esistenza di una Disfunzione Sessuale indipendente non indotta da sostanze (per es., una storia di episodi ricorrenti non connessi a sostanze). l l – Nota: Questa diagnosi dovrebbe essere fatta al posto di una diagnosi di Intossicazione da Sostanze solo quando la disfunzione sessuale va al di là di quella che di solito è associata con la sindrome da intossicazione, e quando la disfunzione è sufficientemente grave da giustificare di per sé attenzione clinica. Specificare se: – con Compromissione del Desiderio Sessuale; con Compromissione dell’Eccitazione; con Compromissione dell’Orgasmo; con Dolore Sessuale. Specificare se: – con Insorgenza Durante l’Intossicazione: se risultano soddisfatti i criteri per l’Intossicazione con la sostanza e i sintomi si sviluppano durante la sindrome d’intossicazione. DSM-5 l Disfunzione sessuale indotta da sostanze/farnaci (Substance/ Medication-Induced Sexual Dysfunction) l A. Un disturbo clinicamente significativo del funzionamento sessuale è predominante nel quadro clinico. Dall'anamnesi, dall'esame obiettivo o dagli esami di laboratorio risultano 1) e 2): l 1. I sintomi del Criterio A si sono sviluppati durante o subito dopo l'intossicazione o l'astinenza da una sostanza o dopo l'assunzione prolungata di un farmaco. l 2. La sostanza/farmaco implicata/o è in grado di produrre i sintomi del Criterio A. l C. Il disturbo non è meglio spiegato da una disfunzione sessuale che non è indotta da sostanze/farmaci. La primarietà della disfunzione sessuale potrebbe essere evidenziata nei seguenti modi: l I sintomi precedono l'esordio dell'uso della sostanza/farmaco; i sintomi persistono per un considerevole periodo di tempo (per es., circa un mese) dopo la cessazione della fase acuta di astinenza o di intossicazione grave; o c'è un'altra evidenza che suggerisce l'esistenza di una disfunzione sessuale indipendente non indotta da sostanze/farmaci (per es., una storia di ricorrenti episodi non correlati all'uso di sostanze/farmaci). La Terapia Sessuale 96 prof. Davide Dèttore 26/09/15 DSM-5 l D. Il disturbo non si manifesta esclusivamente durante il decorso di un delirio. l E. Il disturbo causa nell'individuo un disagio clinicamente significativo. l Nota: Questa diagnosi dovrebbe essere posta in luogo di una diagnosi di intossicazione o astinenza da una sostanza solo quando i sintomi del Criterio A predominano nel quadro clinico e sono sufficientemente gravi da giustificare attenzione clinica. l Specificare se (si veda Tabella 1 nel capitolo "Disturbi correlati a sostanze e disturbi da addiction" per le diagnosi associate a una determinata classe di sostanze): l Con esordio durante l'intossicazione: Se sono soddisfatti i criteri per l'intossicazione dalla sostanza e i sintomi si sviluppano durante l'intossicazione. l Con esordio durante l'astinenza: Se sono soddisfatti i criteri per l'astinenza dalla sostanza e i sintomi si sviluppano durante, o poco dopo, l'astinenza. l Con esordio dopo l'uso di un farmaco: I sintomi possono apparire sia all'inizio di una terapia sia dopo una modifica o un cambiamento nell'uso. DSM-5 l l l l La Terapia Sessuale Specificare la gravità attuale: Lieve: Si verifica nel 25-50% delle occasioni di attività sessuale. Moderata: Si verifica nel 50-75% delle occasioni di attività sessuale. Grave: Si verifica nel 75% o più delle occasioni di attività sessuale. 97 prof. Davide Dèttore 26/09/15 Disfunzione Sessuale Non Altrimenti Specificata secondo il DSM-IV-TR (2000) l Questa categoria comprende le disfunzioni sessuali che non soddisfano i criteri per alcuna Disfunzione Sessuale specifica. Gli esempi includono: l 1. Assenti (o sostanzialmente ridotte) sensazioni erotiche soggettive nonostante una eccitazione e un orgasmo altrimenti normali. l 2. Situazioni in cui il clinico è giunto alla conclusione che è presente una disfunzione sessuale, ma non riesce a determinare se è primaria, dovuta a una condizione medica generale, o indotta da sostanze. L’anedonia sessuale secondo Cociglio (1999) che distingue tre possibili condizioni di anestesia erotica maschile l L’anestesia propriamente detta. l L’anafrodisia (Rifelli e Moro) o psicoanestesia (Freud, 1910-17) o anedonia sessuale appunto. l La dispareunia maschile. La Terapia Sessuale 98 prof. Davide Dèttore 26/09/15 I Disturbi Sessuali Non Altrimenti Specificati secondo il DSM-IV-TR (2000) l Questa categoria viene inclusa per codificare un disturbo sessuale che non soddisfa i criteri di nessun Disturbo Sessuale specifico, e non è né una Disfunzione Sessuale né una Parafilia. Gli esempi includono: – Marcati sentimenti di inadeguatezza riguardo alla prestazione sessuale o altre caratteristiche connesse a standard auto-imposti di mascolinità o femminilità. – Disagio rispetto a un quadro di ripetute relazioni sessuali comprendenti una successione di partner che sono vissuti dal soggetto come cose da usare. – Persistente e intenso disagio rispetto all’orientamento sessuale. DSM-5 l Disfunzione sessuale con altra specificazione (Other Specified Sexual Dysfunction) Questa categoria si applica alle manifestazioni in cui i sintomi caratteristici di una disfunzione sessuale, che causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti, predominano ma non soddisfano pienamente i criteri per uno qualsiasi dei disturbi della classe diagnostica delle disfunzioni sessuali. La categoria disfunzione sessuale con altra specificazione è utilizzata in situazioni in cui il clinico sceglie di comunicare la ragione specifica per cui la manifestazione non soddisfa i criteri per nessuna specifica disfunzione sessuale. Questo viene fatto registrando "disfunzione sessuale con altra specificazione" seguito dalla ragione specifica (per es., "avversione sessuale"). l Disfunzione sessuale senza specificazione (Unspecified Sexual Dysfunction) Questa categoria si applica alle manifestazioni in cui i sintomi caratteristici di una disfunzione sessuale, che causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti, predominano ma non soddisfano pienamente i criteri per uno qualsiasi dei disturbi della classe diagnostica delle disfunzioni sessuali. La categoria disfunzione sessuale senza specificazione è utilizzata in situazioni in cui il clinico sceglie di non specificare la ragione per cui i criteri per una specifica disfunzione sessuale non sono soddisfatti e comprende le manifestazioni in cui ci sono informazioni insufficienti per porre una diagnosi più specifica. La Terapia Sessuale 99