VELIATEATRO 2014 – L’intervista alla protagonista: Serena Sinigaglia
Parco Archeologico di Elea-Velia – Ascea (Sa)
Lunedì 4 agosto ore 21
«Eros e Thanatos»
di e con Serena Sinigaglia
In «Eros e Thanatos», Serena Sinigaglia, giovane ma già navigata regista teatrale, esprime tutta la
sua passione per i classici del teatro greco, in un’opera, di cui è lei stessa interprete, definita
«conferenza-spettacolo». Che intreccia episodi personali, cenni storici e testi antichi sullo sfondo
delle «Baccanti» di Euripide, ritenuta l’ultima, significativa e densa di contraddizioni, espressione
del grande ciclo della cultura ateniese. Nelle parole tragiche di 2500 anni fa, l’autrice individua un
monito utile ancora per il presente. Lo spettacolo è sul palco di VeliaTeatro, lunedì 4 agosto (ore
21), nella prima serata dell’edizione 2014 del festival dedicato al teatro antico.
Dove Serena Sinigaglia, direttrice artistica del Teatro Ringhiera e della compagnia di prosa ATIR
(Associazione Teatrale Indipendente per la Ricerca) di Milano, porta anche la sua diversificata
esperienza artistica, che affianca il teatro antico a quello contemporaneo. Sul cui fronte ad esempio
si ricorda la regia della versione teatrale di «La bellezza e l’inferno» (2010), di e con Roberto Saviano
al Piccolo Teatro di Milano. E che si presta anche all’opera lirica, campo in cui, rimanendo ai lavori
più recenti, si può citare l’esordio al Teatro La Fenice di Venezia, lo scorso maggio con la regia di
«Tosca» di Giacomo Puccini e la regia di «Cavalleria Rusticana» di Pietro Mascagni al Teatro Sociale
di Como, nel giugno scorso. Alla regista e autrice milanese sono rivolte alcune domande sul proprio
spettacolo.
«Eros e Thanatos»: volendo dare una sintetica definizione dell’opera, che cosa è?
La definisco con la dedica che faccio in apertura dello spettacolo: alla mia passione per i classici,
alla profonda convinzione che non esiste cultura se non è condivisa e partecipata, a un amico e
compagno che non c’è più. Eros e thanatos è il senso profondo, l'impulso che mi ha mosso.
Nei secoli sono stati stesi fiumi di parole, lei dice di amarne alcune scritte 25 secoli fa. Perché
possono rappresentare quelle giuste per il presente?
Perché più noi ci allontaniamo più vediamo chiaro, più siamo vicini più i contorni ci sfumano. La
distanza aiuta a trovare uno specchio più lucido. Attraverso il confronto con il passato, si scopre la
propria identità. E poi parliamo di parole che sono sopravvissute a 2500 anni di distruzioni, di oblii,
di guerre, di morti. Sono parole che molti esseri umani hanno voluto difendere, parole che hanno
resistito al tempo. Parole forti ed eterne che sono riuscite ad arrivare sino a noi e che possiamo
ancora oggi leggere.
In «Eros e Thanatos» si sofferma sulle «Baccanti» di Euripide. Perché quest’opera è
particolarmente significativa nel suo discorso?
«Baccanti» è un’opera «totale»: andò in scena postuma ed è considerata l’ultima della grande
stagione della tragedia attica. Siamo nel 406 a.C. e in questo testo ci sono tutte le contraddizioni
che questa enorme civiltà in un solo secolo aveva espresso. In essa si avverte la crisi di un sistema
democratico che non funzionava più, la corruzione, le conseguenze di una guerra che aveva
lacerato intere famiglie. La grande civiltà greca stava tramontando: l’anelito apollineo all’armonia
e alla bellezza viene distrutto, irrompe la pulsione di morte. Che è poi anche il perché eros e
thanatos, amore e morte, vanno di pari passo. Senza morte non c’è vita, niente può rinascere se
non muore. La funzione di Dioniso è annientare e distruggere per permettere alla natura di
rigenerarsi, la forza dirompente dell'eros nella sua prima pulsione porta alla morte, si ama per
morire.
Portare il suo spettacolo in un sito archeologico della Magna Graecia, Elea-Velia, patria dei filosofi
Parmenide e Zenone, può offrire un senso particolare?
Meraviglioso, il luogo adatto per rappresentare parole antiche che riflettono la connessione tra noi
e il passato.
Il repertorio classico è presente nella sua esperienza artistica che è ricca anche di lavori sul
contemporaneo. Una riflessione in proposito.
Dirigendo opere di Euripide e Shakespeare, i miei preferiti, due grandi espressioni del repertorio
teatrale classico, si è pronti poi per confrontarsi con qualsiasi contemporaneo. Perché impari a
conoscere l’uomo attraverso autori lontani ed eterni, che danno gli strumenti per essere più forte di
fronte ad altre esperienze di scena.
L’appuntamento. Nella serata inaugurale di VeliaTeatro 2014, lunedì 4 agosto alle ore 21
sull’acropoli del Parco Archeologico di Elea-Velia, ad Ascea (SA), va in scena «Eros e Thanatos»,
spettacolo di Serena Sinigaglia, con Sax Nicosia, Sandra Zoccolan e la stessa Serena Sinigaglia. La
rappresentazione è preceduta da «Che cos’era la Magna Graecia», breve incontro con Piero Di
Giovanni, professore di Storia della filosofia all’Università degli Studi di Palermo, autore del libro
«La storia della filosofia nell’età classica» (Franco Angeli Editore).
Ufficio Stampa VeliaTeatro Bartolomeo Ruggiero: [email protected] - [email protected] - 329 3267300