IT IT PROPOSTA DI RISOLUZIONE

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Parlamento europeo
2014-2019
Documento di seduta
B8-0169/2016
29.1.2016
PROPOSTA DI RISOLUZIONE
presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della
Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di
sicurezza
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento
sulla situazione in Libia
(2016/2537(RSP))
Pavel Telička, Petras Auštrevičius, Dita Charanzová, Gérard Deprez, Filiz
Hyusmenova, Ivan Jakovčić, Petr Ježek, Ilhan Kyuchyuk, Javier Nart,
Norica Nicolai, Urmas Paet, Jozo Radoš, Marietje Schaake, Jasenko
Selimovic, Ivo Vajgl, Johannes Cornelis van Baalen, Hilde Vautmans,
Renate Weber, Nedzhmi Ali
a nome del gruppo ALDE
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Unita nella diversità
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B8-0169/2016
Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Libia
(2016/2537(RSP))
Il Parlamento europeo,
–
viste le sue precedenti risoluzioni sulla Libia, in particolare quelle del 15 settembre
20111, del 22 novembre 20122, del 18 settembre 20143 e del 15 gennaio 20154,
–
vista la decisione 2013/233/PESC del Consiglio, del 22 maggio 2013, sulla missione
dell'Unione europea di assistenza alla gestione integrata delle frontiere in Libia
(EUBAM Libia)5,
–
viste le recenti dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante
dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, sulla
Libia, tra cui quelle rilasciate il 7, l'11 e il 18 gennaio 2016,
–
viste le conclusioni del Consiglio sulla Libia del 18 gennaio 2016,
–
visto l'accordo politico sulla Libia firmato il 17 dicembre 2015,
–
visto il comunicato di Roma del 13 dicembre 2015,
–
vista la risoluzione n. 2259 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite approvata
all'unanimità il 23 dicembre 2015,
–
vista la sua risoluzione del 9 luglio 2015 sulla revisione della politica europea di
vicinato6,
–
vista la Conferenza nazionale delle tribù libiche tenutasi a Tripoli nel luglio 2011, che
chiedeva una legge di amnistia generale per porre fine alla guerra civile,
–
vista dichiarazione a sostegno del governo d'intesa nazionale in Libia rilasciata dei
governi di Algeria, Francia, Germania, Italia, Marocco, Spagna, Tunisia, Emirati Arabi
Uniti, Regno Unito e Stati Uniti,
–
visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A.
considerando che la Libia è un paese costituito da tre regioni tradizionali (Tripolitania,
Fezzan e Cirenaica), divenuto un regno indipendente nel 1951; che un golpe militare
guidato dal colonnello Gheddafi rovesciò il monarca nel 1969, che a ciò fece seguito
una brutale soppressione del dissenso nel nome della "Rivoluzione libica" sotto un
regime dispotico durato 42 anni; che, sotto la dittatura di Gheddafi, la Libia costituiva il
1
GU C 51 E del 22.2.2013, pag. 114.
GU C 419 del 16.12.2015, pag. 192.
3
Testi approvati, P8_TA(2014)0028.
4
Testi approvati, P8_TA(2015)0010.
5
GU L 138 del 24.5.2013, pag. 15.
6
Testi approvati, P8_TA(2015)0272.
2
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principale arsenale sulla sponda meridionale del Mar Mediterraneo, divenendo una
fonte importante di scambi e traffici illeciti di armi e una zona di rifornimento per tutti i
terroristi ed estremisti della regione del Sahel (Mali, Niger, Nigeria);
B.
considerando che, nel febbraio 2011, nell'ambito della cosiddetta "Primavera araba", i
cittadini libici sono scesi nelle strade in un conflitto civile protrattosi per nove mesi; che
la NATO ha prestato sostegno agli insorti oggetto di un'indiscriminata repressione
governativa e che tale sostegno ha provocato la caduta del regime di Gheddafi; che sulla
scia della rivolta e con la fine della dittatura di Gheddafi, il ritiro pubblico della fedeltà
al governo da parte di diversi leader tribali, la defezione di ufficiali e generali (come
Abdul Fatah Iunis e Suleiman Mahmud) e il saccheggio degli arsenali militari
rappresentano le cause principali della nascita e della proliferazione di milizie tribali
nelle tre regioni del paese;
C.
considerando che la società libica è da sempre – prima e in particolare dopo il golpe –
organizzata sulla base di un sistema tribale costituito da circa 140 tribù, suddiviso in 30
tribù principali/coalizioni etniche; che il consiglio generale della tribù è responsabile del
suo orientamento spirituale e politico; che le alleanze tribali tra le identità etniche (la
maggioranza araba e le minoranze amazigh, tubu e tuareg) continuano a svolgere un
ruolo significativo nel disordine dell'odierna Libia;
D.
considerando che i gruppi islamisti facevano parte della maggior parte delle milizie che
hanno combattuto Gheddafi e alcuni hanno svolto un ruolo chiave nel conflitto, sotto la
guida di leader come Ismail al-Salabi, comandante della brigata "17 febbraio" insediata
a Bengasi, o Abdelhakim Belhadj, capo del Consiglio militare di Tripoli; che i leader di
tali gruppi fanno parte del consiglio dei ribelli, il Consiglio nazionale di transizione
(CNT) che ha assunto la guida del paese nell'ottobre 2011; che il CNT ha incontrato
difficoltà a ristabilire l'ordine tra le numerose milizie armate divenute operative nei mesi
che hanno preceduto la destituzione di Gheddafi;
E.
considerando che nell'agosto 2012 il CNT ha ceduto le redini al Congresso nazionale
generale (CNG), un parlamento eletto che ha proceduto a scegliere un capo di Stato ad
interim; che il governo centrale si è dimostrato debole e incapace di esercitare la propria
autorità sul paese; che nel giugno 2014 gli elettori hanno scelto un nuovo parlamento, in
sostituzione del CNG, cioè il Consiglio dei rappresentanti (CdR) che ha trasferito la
propria sede a Tobruk; che l'ex CNG, dominato dagli islamisti, è tornato a riunirsi
subito dopo scegliendo il suo Primo Ministro, contestando l'autorità del CdR in un
periodo di scontri durante i quali è passata sotto diversa occupazione anche la capitale
del paese, Tripoli;
F.
considerando che dall'agosto 2014 queste due entità politiche (il CdR a Tobruk,
riconosciuto dalla comunità internazionale, e il nuovo CNG, che si è imposto a Tripoli)
rivendicano entrambe il governo del paese e sono entrambe sostenute da milizie armate
fino ai denti che sono affiliate a regioni, città e tribù di diversa provenienza; che le due
amministrazioni si combattono reciprocamente in Cirenaica e Tripolitania e si
adoperano entrambe per istigare e fomentare disordini tribali ed etnici all'interno della
trascurata regione del Fezzan; che le tribù locali del Fezzan, in particolare i tubu e i
tuareg, si preoccupano per il proprio futuro dopo la conclusione dell'accordo politico
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sulla Libia, in quanto temono alcune disposizioni trapelate del progetto di futura
costituzione libica, non essendo stati pienamente coinvolti nella sua stesura;
G.
considerando che la frammentazione, la polarizzazione e la mancanza di legittimità
gravano sul panorama politico di un paese caratterizzato da divisioni tra regioni e tribù,
tra città e gruppi politici e religiosi, tra generazioni e tra le vecchie e nuove élite che si
intersecano in combinazioni e alleanze talvolta instabili; che a tale situazione è
imputabile per lo più al fatto che la regione meridionale della Libia è rapidamente
precipitata in un caos violento, caratterizzato da continui scontri per procura tra le
popolazioni tubu e tuareg istigate dalle tribù arabe locali, Ouled Slimane e Zawiya, i cui
leader risiedono nel Nord del paese; che i negoziatori non sembrano particolarmente
preoccupati da tale situazione (conflitti locali nella regione del Fezzan) né dal fatto che
alcuni gruppi originariamente appartenenti alle forze di Gheddafi si sono riorganizzati
dopo un primo momento di confusione (e sono presenti a Beni Walid, Bengasi, Sirte e
Sebha);
H.
considerando che il vuoto creato dalla debolezza dei due governi rivali è
progressivamente occupato da islamisti libici che tornano in patria dopo aver
combattuto in Iraq e Siria; che questi ultimi, insieme a integralisti provenienti da altri
paesi, hanno occupato nel novembre 2014 la città di Derna, a est di Bengasi, e hanno
giurato fedeltà al Daesh; che da allora queste forze o i loro alleati sono attivi lungo
quasi tutta la costa tra Derna e Tripoli, ivi incluse Beida, Bengasi, Agedabia, Abu Grein
e Misurata, esercitando pieno controllo su un'area di oltre 200 chilometri intorno a Sirte,
e dispongono di una base di addestramento a ovest di Tripoli, in prossimità del confine
tunisino; che il Daesh ha dato il via a una campagna locale di terrore mentre espande il
suo territorio, caratterizzata da decapitazioni, fucilazioni ed esplosioni, e che ha assunto
il controllo delle vie di comunicazione e può ostacolare i collegamenti tra la zona
orientale e quella occidentale del paese;
I.
considerando che la Libia ospita ormai la maggior parte delle forze del Daesh fuori dal
Medio Oriente e ne è diventata la testa di ponte sulla sponda meridionale del
Mediterraneo, ponendo una gravissima minaccia per i paesi vicini del Sahel e del
Sahara nonché per l'Europa mediante atti terroristici; che il Daesh ha lanciato molteplici
attacchi indiscriminati contro la popolazione civile a Bengasi, Agedabia e Derna e, il 7
gennaio 2016, ha compiuto un attentato particolarmente sanguinoso con un camion
bomba all'esterno di un centro di addestramento della polizia a Zliten; che dal 4 gennaio
2016 il Daesh mira a espandere le risorse per il finanziamento della propria guerra
occupando e assumendo il controllo degli enormi impianti petroliferi orientali di alSidra, Ras Lanuf e Marsa al-Brega;
J.
considerando che, da quando è precipitata nell'anarchia, la Libia è divenuta il luogo
prediletto dei trafficanti e che 170 000 migranti sono riusciti a raggiungere Lampedusa
nel 2014 mentre oltre 3 770 hanno perso la vita nel Mediterraneo nel 2015, secondo
l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM);
K.
considerando che, alla luce delle sfide cui la Libia deve far fronte, occorre procedere
senza indugio alla formazione di un governo di intesa nazionale che agisca per il bene di
tutto il popolo libico e ponga le basi per la pace, la stabilità, la ricostruzione e lo
sviluppo del paese;
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L.
considerando che una Libia sicura e politicamente stabile è assolutamente necessaria
non solo per i cittadini libici, ma anche per la sicurezza dell'intera regione e dell'Unione
europea;
1.
accoglie con grande favore l'accordo politico sulla Libia, sostenuto dalle Nazioni Unite
e firmato il 17 dicembre 2015, appoggia pienamente il Consiglio presidenziale e si
congratula con l'UNSMIL, l'attuale rappresentante speciale del Segretario generale delle
Nazioni Unite e il precedente rappresentante speciale per i notevoli sforzi profusi;
2.
si rammarica che il Cdr a Tobruk abbia respinto la prima proposta di un governo
unificato, ma si aspetta che i due principali organismi libici sostengano questo accordo,
che risponde all'aspirazione di intraprendere il cammino di pace; invita tutti i membri
dei due parlamenti rivali a Tobruk e Tripoli a cogliere l'opportunità offerta dall'accordo
politico sulla Libia per instaurare la pace e la stabilità nel paese e difendere tutti i
cittadini libici;
3.
conferma la sua intenzione di riconoscere e sostenere il governo di intesa nazionale
formato con il consenso delle parti libiche quale unico governo legittimo della Libia;
4.
sottolinea la titolarità libica del processo politico e l'importanza di mantenerne il
carattere inclusivo, anche attraverso il coinvolgimento costruttivo dei consigli tribali, la
partecipazione positiva delle donne e della società civile e i validi contributi apportati
dagli attori politici e locali, allo scopo di modificare e adottare tempestivamente una
costituzione rispettosa della democrazia, dei diritti umani e delle libertà civili;
5.
invita la comunità internazionale, le Nazioni Unite, l'Unione europea, l'Unione africana
e gli Stati membri della Lega araba a dimostrarsi pronti a sostenere gli sforzi dei
cittadini libici per un'efficace attuazione dell'accordo; si aspetta che gli Stati membri e
le istituzioni internazionali pongano fine a qualsiasi contatto ufficiale con chiunque non
aderisca all'accordo politico sulla Libia o non ne faccia parte; invita i paesi vicini a
contribuire alla stabilità della Libia; sottolinea la necessità di proteggere le infrastrutture
critiche dei porti, degli aeroporti, dei pozzi petroliferi e dei gasdotti/oleodotti;
6.
si congratula con l'UE per avere già messo a disposizione un pacchetto da 100 milioni di
euro e per la sua disponibilità a offrire un sostegno immediato nei settori che saranno
considerati prioritari di concerto con il nuovo governo di intesa nazionale libico, una
volta costituito; invita l'UE e le Nazioni Unite a predisporre un'assistenza per il
consolidamento dello Stato, la sicurezza e il mantenimento della pace, come pure per la
formazione necessaria a mettere in atto le capacità di reazione alle emergenze e alle
catastrofi, il rispetto dei diritti umani e lo Stato di diritto;
7.
condanna fermamente gli attentati terroristici del Daesh contro le infrastrutture
petrolifere ad al-Sidra e Ras Lanuf, come pure l'esplosione suicida a Zliten e qualsiasi
tentativo di ostacolare il processo di stabilizzazione nel paese; esprime il diritto e il
dovere di assistere le nuove autorità libiche nella lotta contro il Daesh e contro tutti i
terroristi, fino alla loro totale estinzione; invita a formare una coalizione internazionale
che affronti la crescente presenza del Daesh in Libia, il quale minaccia non solo i paesi
vicini del Sahel e del Sahara, ma anche gli Stati membri dell'UE;
8.
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla
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Commissione, all'Unione per il Mediterraneo, alla Lega degli Stati arabi, al Consiglio
dell'Unione africana nonché al Segretario generale delle Nazioni Unite.
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