Percorso di comunità per il nuovo modello di
welfare dell’Unione Colline Matildiche
Sabato 16/01/2016
9.00-13.00
Sala Civica di Albinea
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IL PERCORSO
L’Unione Colline Matildiche ha attivato un percorso di progettazione partecipata
finalizzato alla co-definizione dei servizi e delle funzioni inerenti la recente apertura
della Casa della Salute e del nuovo Sportello Sociale integrato dell’Unione.
Il percorso partecipativo parte dall'assunto che i Servizi (sanitari, sociali, di
volontariato o associazionistici) devono prendersi cura della comunità a partire dai
bisogni e dalle priorità delle persone che abitano un territorio.
La prima fase del percorso ha previsto una serie di interviste rivolte a referenti e
“esperti” dell’area socio sanitaria. Il giorno sabato 7 novembre 2015 si è tenuto
l’incontro di presentazione del progetto “Open Lab” con l’intervento del Prof. Erio
Ziglio (già responsabile dell'ufficio europeo dell'OMS per gli investimenti per la
salute), che ha visto la presenza di numerosi rappresentanti, delle amministrazioni
locali, della società civile, delle associazioni di volontariato e dell’Azienda USL.
Sabato 12 Dicembre 2015, alle ore 9,00 presso la Casa del Volontariato e dei Servizi
di Montacavolo, è stato organizzato il secondo incontro del progetto “Open lab”
rivolto all’intera cittadinanza per condividere le buone esperienze e ragionare su
nuove strategie sui servizi socio sanitari di comunità. La giornata è stata aperta
dall’intervento del dott. Gino Mazzoli esperto di welfare e processi partecipativi, che
ha delineato un probabile scenario di cambiamento futuro del sistema di welfare, in
relazione alle evoluzioni socio economiche del territorio dell’Unione delle Colline
Matildiche. In seguito la giornata è organizzata attraverso un laboratorio creativo e i
partecipanti hanno potuto raccontare le proprie esperienze, esprimere pareri e
proposte sulle necessità e priorità per ri-disegnare i servizi socio sanitari dell’Unione
Colline Matildiche.
Sabato 16 Gennaio 2016 alle ore 9,00 presso la Sala Civica di Albinea, è stato
organizzato il terzo incontro del percorso di comunità, aperto a tutta la cittadinanza.
L’obiettivo della giornata era di condividere alcune progettualità e definire i le prime
azioni da compiere per metterle in atto. I partecipanti hanno ricevuto stimoli per la
discussione dalle questioni emerse nel corso degli incontri precedenti e dall’intervento
di don Virginio Colmegna (Direttore della Casa della Carità “Angelo Abriani” di
Milano). Don Colmegna ha posto l’attenzione sul binomio Casa della Salute come Casa
della Comunità, costruita attraverso un processo che raccolga e valorizzi tutte le
abilità conosciute, per poi coordinarle nelle azioni e monitorare i risultati ottenuti.
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MODALITÀ DI LAVORO
I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi eterogenei, ed ogni gruppo ha affrontato
e sviluppato una tematica, tra queste:
1) La cura delle persone anziane (L'età della maturità: demenza, solitudine,
animazione e proposte, condivisione dei saperi, domiciliarità dei servizi, ecc)
2) Il PUA (Capacità di accoglienza e follow up dei servizi sociali e dell’Ausl una
volta "erogata la prestazione“ - La formazione: sia interna per gli operatori
della casa della salute e dei servizi sociali, ma anche esterna rivolta alla
cittadinanza, azioni, ecc…)
3) Prevenzione e promozione:
mondo giovanile (sostanze, stili di vita,
comportamenti a rischio, partecipazione alla vita sociale) e adulto
(alimentazione, stress, ritmi di vita, screening, partecipazione alla vita sociale,
ecc…)
Le discussioni dei tre gruppi sono state strutturate seguendo una catena logica che
andava dallo “Stato di fatto” (Analisi del COSA FUNZIONA) fino ad una “vision
futura” (PUNTO DI ARRIVO sperato o “sogno”), curando di indicare sia “i modi per
raggiungerla”, in genere criticità e opportunità (LE LEVE per raggiungere il “sogno” o
futuro desiderato), sia “la presa in carico e le responsabilità individuali e di rete”
(GLI IMPEGNI).
Presentiamo a seguire una sintesi della discussione dei tre tavoli ed i relativi risultati
inerenti i 4 nodi di questa catena.
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TAVOLO 1
La cura delle persone anziane (L'età della maturità: demenza, solitudine,
animazione e proposte, condivisione dei saperi, domiciliarità dei servizi, ecc…)
1) Come valorizziamo le competenze degli anziani a favore della comunità?
A partire dalle buone pratiche: anziani che potano all’oasi Lipu, che insegnano a gestire
il verde a richiedenti asilo, orto di condominio/di quartiere, banca del tempo,
avvicinare la scuola, i giovani alle strutture
2) Quali sono le opportunità di promozione della salute per gli anziani?
Spazi verdi e aree pedonali (con panchine) per permettere agli anziani di uscire in
sicurezza, creare appartamenti per nuclei fragili, con sentinelle di riferimento e rete
di intorno (spesa, animazione, lavoretti di riparazioni, trasporti, pratiche
burocratiche, ecc…), pet terapy, implementare attività sulle fasi iniziali dei disturbi
cognitivi, attraverso piccoli gruppi che si incontrano fuori casa per attività
socialmente utili
3) Come promuoviamo un coordinamento tra le associazioni, le reti di contatto e
le istituzioni pubblico/private rivolte agli anziani?
4) Come predisponiamo il territorio e quello di cui il territorio è composto
(persone, istituzioni, organizzazioni del terzo settore, ecc.), a tenere gli anziani al
centro della Comunità (bi/sogno come doppia cura in una relazione che facilita
nell’altro l’assunzione di responsabilità del proprio benessere)?
COSA FUNZIONA
I partecipanti hanno evidenziato come il sistema dell’Unione Colline Matildiche
rappresenti un modello di buon funzionamento dei servizi pubblico/privati, in
particolare è stato posto in evidenza che i servizi sono in grado di dare risposte ai
bisogni degli anziani anche grazie ad una rete ampia e attiva di associazioni di
volontariato (comprensive di centri sociali e parrocchie) in cui gli anziani sono attivi
protagonisti della comunità in cui risiedono.
PUNTO DI ARRIVO
A partire dalla fotografia della realtà attuale i diversi gruppi hanno evidenziato alcune
possibili linee di sviluppo strategico del sistema di servizi socio sanitari e più in
generale di una comunità che sia più accogliente e che si prenda cura degli anziani e ne
sfrutti al meglio le competenze. Innanzitutto pare centrale passare da un’offerta di
servizi che funziona ma risulta frammentata ad un sistema che, attraverso la
conoscenza dell’offerta presente sul territorio, costruisce un coordinamento in grado
di mettere in relazione e in interazione tra loro le diverse opportunità del territorio
attraverso una concatenazione chiara e forte di idee, progettualità e risorse. Questo
può avvenire nel momento in cui si esce dall’idea settoriale e si va verso una
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trasversalità di politiche condivise che coinvolgano il pubblico e il privato nella
costruzione di una Unione a misura di anziano, nella quale a partire dall’urbanistica si
prevedano abitazioni e luoghi pubblici in cui gli anziani possano sentirsi accolti e
inserirsi in un sistema che offre servizi ma che al tempo stesso, ove è possibile,
richiede espressione di competenze agli anziani. In tal senso uno degli obiettivi
espressi dai gruppi di lavoro è quello di potenziare le risorse dell’anziano fragile dando
dignità attraverso riconoscimento di ruoli attivi a favore della comunità rendendoli
soggetti utili rispetto ai servizi e quindi creando dei circoli virtuosi di comunità. L’idea
è quella di lavorare e comprendere quali competenze possano essere messe al servizio
della comunità e degli anziani più fragili costruendo protocolli e luoghi molto ben
identificabili attraverso una comunicazione fluida tra pubblico e privato che tenga ben
presente la necessità di occuparsi e di “tirar dentro” non solo gli anziani con le loro
fragilità ma i nuclei familiari di riferimento con i quali condividere i processi di presa
in carico. In sostanza questo sistema deve essere virtuoso nell’evitare l’isolamento
delle persone (anzi giocando sull’orgoglio dell’utilità anche delle persone fragili) fisico
e psicologico, creando una circolarità di aiuto e di “voler fare per l’altro”
immaginandosi, ad esempio, laboratori/fattorie didattiche di trasmissione delle
conoscenze intergenerazionali, rafforzando le risorse rivolte all’orientamento rispetto
ai servizi presenti sul territorio dell’Unione e realizzando gruppi di interscambio che
poggiano su attività fisiche da fare insieme che rappresentano anche momenti di aiuto
e rafforzamento dal punto di vista psicologico.
LE LEVE
Per raggiungere gli obiettivi disegnati rispetto alle vision future, i partecipanti hanno
delineato diverse modalità operative. Innanzitutto occorrerà procedere ad una
mappatura delle risorse territoriali interessate ad attivare scambi e relazioni
innovative nella cura ed emersione delle competenze delle persone anziane,
coinvolgendo istituzioni, associazioni e cittadini interessati. Diventa rilevante anche
incentivare una nuova fase dell’urbanistica dell’Unione avendo come filtro per la
pianificazione d’area vasta e della progettazione abitativa la comunità a misura di
persone. Viene inoltre proposto di riprogrammare e rifunzionalizzare, a partire dai
valori e dalle attività in essere, i centri sociali per anziani. Inoltre si rivela
l’importanza di andare oltre il concetto di sanità/salute nelle strutture sanitarie per
implementare una visione maggiormente olistica del concetto di salute che, per
esempio, deve coinvolgere maggiormente le famiglie degli anziani e gli animali da
compagnia (pet terapy). Sono inoltre segnalati una serie di obiettivi inerenti la
costruzione di un nuovo modello di comunità accogliente, la necessità di inserire nei
contratti di lavoro dei professionisti coinvolti nei servizi delle prassi che fanno
riferimento a protocolli di coinvolgimento della struttura societaria e non solo alla
presa in carico del disagio; l’attivazione del Tavolo Matildico con lo scopo offrire
supervisione a questo nuovo modo di metter gli anziani al centro e di monitorare i
risultati tangibili del nuovo approccio, migliorando, al contempo, la comunicazione tra
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AUSL, Comuni e associazioni; il potenziamento e la promozione di soggetti informali
quali gli esercizi di vicinato e le sentinelle di quartieri quali sensori del sistema locale;
le scuole che diventano anche punto di interscambio rispetto all’offerta dei servizi
socio sanitari. Tra gli obiettivi viene anche proposto di incentivare i contatti con
l’associazione che si occupa dell’Alzheimer e più in generale di disturbi cognitivi al fine
di attivare delle iniziative sulla memoria presso la Casa della salute.
GLI IMPEGNI
Per dare gambe e sostegno alla strategia definita dal tavolo di discussione, i
partecipanti hanno pensato ad alcuni impegni, individuali e di rete, presi direttamente
e da verificare con altri interlocutori non presenti nel tavolo di discussione.
Cirlini (Servizi Sociali Unione): come responsabile dei servizi sociali dell’Unione
ritengo necessario dare continuità ad una funzione di accompagnamento e lettura del
territorio. Inoltre mi pare opportuno un investimento rispetto alla promozione del
benessere, attraverso strumenti che vanno al di là degli attuali protocolli troppo
centrati sul tema della presa in carico. È necessario un passaggio culturale e quindi
formativo rispetto al monitoraggio territoriale e alla ricerca dei fenomeni positivi e di
disagio del territorio. Per questo occorrerà riorientare delle risorse e prevedere
passaggi strategico/organizzativi importanti.
Cagossi (Fondazione Dopo di Noi): disponibilità della Fondazione Dopo di Noi ad
attivare un punto/sportello informativo sulla tematica del dopo di noi e come
riferimento legislativo e di accompagnamento.
Prandi (Pensionato): disponibilità al volontariato personale rispetto alla definizione e
implementazione di una ricerca azione sul profilo di comunità e relativamente alla
narrazione ed emersione degli attori risorse del territorio, la Casa della Salute come
strumento e non unico luogo della salute.
Aleotti (Consigliera Comunale Quattro Castella/AUSL): mi offro per far parte di
minigruppi di discussione comunali per capire bisogni e che cosa occore fare per dare
risposta, tali gruppi propongo siano formati da soggetti variabili e che facciano
riferimento a commissioni con un’attenzione all’Unione e che prevedano degli incontri
ad un Tavolo Matildico di raccordo istituzionale (nel senso più ampio e inclusivo del
termine rispetto alle leve identificate, per esempio come oggi) per mettere in
discussione le politiche socio sanitarie dell’Unione. Sono inoltre disponibile ad attivare
nei tre comuni una perlustrazione/intervista per comprendere attraverso i luoghi e le
parole degli anziani i desideri, i problemi da riportare in comune e da analizzare nei
tavoli di riflessione sulla comunità accogliente.
Ielli (Servizi Sociali Unione): propongo di costruire una strategia per i servizi che
vada al di là e oltre l’approccio della presa in carico delle cronicità definendo una
nuova modalità di lettura del territorio che si interessi a tutto ciò che viene prima
ovvero mappando le persone e le loro competenze prima di incasellarli come portatori
di bisogni.
Blancato (AUSL/volontaria Banca del Tempo): io sono disposta a mettere il mio
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impegno personale per implementare una banca del tempo che permetta di rendere
sostenibile l’attivazione degli esercizi di vicinato e delle sentinelle di quartiere, inoltre
sono disponibile a offrire la mia esperienza (un paio d’ore al mese) per attivare un
luogo di riferimento e di orientamento per stranieri all’interno della casa della salute.
Greci(AUSL): la Casa della salute come luogo dove informare, orientare e coordinare i
diversi attori presenti sul territorio rispetto al tema della cronicità.
Simonova (ASUL): AUSL è disponibile ad attivare ricerche rispetto all’innovazione
della cura ed emersione delle competenze degli anziani.
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COSA
FUNZIONA?
PUNTO DI ARRIVO-SOGNO
Buon
funzionamento
dei
servizi
pubblico/priva
ti
Sistema
che
costruisca
un
coordinamento in grado di mettere
in interazione le opportunità del
territorio
Trasversalità di politiche condivise
che coinvolgano il pubblico e il
privato nella costruzione di una
Unione a misura di anziano
I servizi sono
in grado di
dare risposte
ai bisogni degli
anziani anche
grazie ad una
rete ampia e
attiva di
associazioni di
volontariato
Protocolli e luoghi molto ben
identificabili con una
comunicazione fluida tra pubblico e
privato per occuparsi di “tirar
dentro” non solo gli anziani ma i
nuclei familiari di riferimento con i
quali condividere i processi di
presa in carico:
visione maggiormente olistica del
concetto di salute
Anziani sono
attivi protagonisti
della comunità
QUALI LEVE?
Mappatura delle risorse territoriali
Politica urbanistica dell’Unione a misura di
persone;
Rifunzionalizzazione dei centri sociali per
anziani.
Inserire nei contratti di lavoro dei
professionisti dei servizi, delle prassi che
fanno riferimento a protocolli di
coinvolgimento della struttura societaria e
non solo alla presa in carico del disagio;
Coinvolgimento maggiore delle famiglie e
degli animali da compagnia;
Tavolo Matildico per una supervisione per
mettere gli anziani al centro, monitorare i
risultati, migliorare la comunicazione tra
AUSL, Comuni e associazioni
Potenziamento e promozione di attività di
Potenziare le risorse dell’anziano
fragile dando dignità: riconoscere soggetti informali (esercizi di vicinato e le
ruoli attivi a favore della comunità, sentinelle di quartieri) quali sensori del
sistema locale;
evitare isolamento fisico e
Scuole come punto di interscambio rispetto
psicologico;
Laboratori/fattorie didattiche di all’offerta dei servizi socio sanitari
Incentivare i contatti con l’associazione che
trasmissione delle conoscenze
si occupa dell’Alzheimer e più in generale di
intergenerazionali;
disturbi cognitivi per attivare iniziative
Gruppi di interscambio che
sulla memoria presso la Casa della salute
poggiano su attività fisiche
IMPEGNI
Cirlini: investimento rispetto alla promozione del benessere
Cagossi: disponibilità della Fondazione Dopo di Noi ad attivare un
punto/sportello informativo sulla tematica del dopo di noi
Ielli: costruire una strategia per i servizi che vada al di là e oltre
l’approccio della presa in carico, definendo nuova modalità di
lettura del territorio mappando le persone e le loro competenze
Prandi: disponibilità rispetto alla definizione e implementazione
di una ricerca azione sul profilo di comunità e relativamente alla
emersione degli attori risorse del territorio
Simonova: AUSL è disponibile ad attivare ricerche rispetto
all’innovazione della cura ed emersione delle competenze degli
anziani.
Aleotti: disponibile per attivazione minigruppi di discussione
comunali per capire bisogni e che cosa occorre per dare risposta,
formati da soggetti variabili e che facciano riferimento a
commissioni con un’attenzione all’Unione e che prevedano degli
incontri ad un Tavolo Matildico di raccordo istituzionale per
mettere in discussione le politiche socio sanitarie dell’Unione.
Disponibile ad attivare nei tre comuni una
perlustrazione/intervista per comprendere attraverso i luoghi e
le parole degli anziani i desideri, i problemi da riportare in
comune e da analizzare nei tavoli di riflessione sulla comunità
accogliente.
Blancato: io sono disposta a mettere il mio impegno personale per
implementare una banca del tempo che permetta di rendere
sostenibile l’attivazione degli esercizi di vicinato e delle
sentinelle di quartiere, inoltre sono disponibile a offrire la mia
esperienza (un paio d’ore al mese) per attivare un luogo di
riferimento e di orientamento per stranieri all’interno della casa
della salute.
Greci(AUSL): la Casa della salute come luogo dove informare,
orientare e coordinare i diversi attori presenti sul territorio
rispetto al tema della cronicità.
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TAVOLO 2
Il PUA (Capacità di accoglienza e follow up dei servizi sociali e dell’Ausl una volta
"erogata la prestazione“ - La formazione: sia interna per gli operatori della casa della
salute e dei servizi sociali, ma anche esterna rivolta alla cittadinanza, azioni, ecc…)
0) Punto Unico di Accesso/Ascolto/Accoglienza?
1) Come organizziamo al meglio l’integrazione socio sanitaria e gli orari al pubblico
del PUA? Di cosa si devono occupare gli operatori del PUA e quali strumenti
culturali devono avere?
orari e rispondenti al cittadino (sabato chiuso e due giorni a settimana apertura
alle 7.00 e chiusura alle 21.00, oppure apertura al sabato con le operatrici del PUA
che rilevano gli orari migliori in base alle esigenze, anche tramite un questionario) Accompagnamento del cittadino che arriva al PUA (operatore formato e
informato) - L’integrazione socio sanitaria nei fatti: percorsi di formazione
condivisi tra operatori sociali e sanitari che lavorano nella Casa della Salute e nel
PUA – meno passaggi burocratici – idea olistica di benessere.
2) Come possiamo conoscere/integrare il privato sociale e il PUA, quale luogo
strategico della riorganizzazione culturale dei servizi (rispetto alle domande
che le persone esprimono, ai percorsi di formazione, a come i servizi si
pongono)?
Il PUA come estensore annuale del profilo di Comunità che va a leggere:
bisogni/carenze; autorganizzazione; proposte formative. Il PUA che mette a
disposizione del territorio persone che lavorano nell’ottica del superamento della
settorialità dei servizi dandosi degli strumenti di confronto con il territorio
3) Come facciamo funzionare i flussi informativi rispetto alla lettura dei bisogni
tra il PUA e il territorio?
conoscere il territorio e dare informazioni ai cittadini? (ad es. prevedere accanto
agli operatori del PUA un volontario che possa facilitare le connessioni col
territorio) - Sentinelle di quartiere (mappatura e aggancio delle persone
anziane): sostenere la conoscenza degli attori del territorio e coinvolgerli in
un’azione di regia del lavoro di comunità - Un CRM dedicato all’accesso ai servizi
socio sanitari esteso alla comunità - creare occasioni di aggregazioni conviviali per
far circolare i saperi - Percorsi di formazione condivisi tra dirigenti, operatori e
pazienti (cittadini) - Promuovere il cambiamento del medico generico in medico di
comunità (lavoro in equipe e connettore strategico) - Informare il cittadino che al
PUA si può informare gli operatori sulle esigenze e sulle risorse della comunità
4) Come integriamo le attività istituzionali ed il volontariato all’interno della Casa
della Salute?
Quindi, del PUA si doveva delineare e definire la capacità di accoglienza e follow up dei servizi
sociali e dell’Ausl una volta “erogata la prestazione”, tenendo conto anche dei fabbisogni di
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formazione, sia interna per gli operatori della Casa della salute e dei servizi sociali, sia
esterna rivolta alla cittadinanza.
COSA FUNZIONA
I partecipanti hanno più volte sottolineato l’importanza e il buon funzionamento del PUA in
merito soprattutto alla capacità di fornire orientamento all’utenza, all’abitudine di fornire
approfondimenti, alla presenza in sede degli operatori sociali, alla integrazione di questi con
operatori sanitari. Inoltre, il PUA oggi funziona bene perché ha dalla sua anche un vantaggio
logistico, un buon collocamento fisico e accessibile, che consente al PUA stesso di avere una
grande visibilità. La presenza nella sede, ossia nella Casa della salute, garantisce poi già di per
sé una potenziale relazione con tante associazioni che sono sul territorio.
Inoltre, vi è anche un aspetto culturale ed un background favorevole al PUA in questo
momento: la “volontà di riunirsi” sia da parte degli operatori che vi lavorano, che di altri
operatori del sistema socio-sanitario e del privato sociale, considerando anche la risposta e
l’attenzione da parte degli amministratori locali dell’Unione. Questo bisogno di riunirsi trova le
sue motivazioni in due aspetti: il riconoscimento dei bisogni e la necessità di costruire reti per
dare risposta a questi bisogni.
PUNTO DI ARRIVO
In vista di un futuro molto prossimo, i partecipanti hanno immaginato una ridefinizione e
riorganizzazione oraria del PUA (sabato o due giorni a settimana apertura anticipata alle
7.00-7.30, chiusura posticipata, ecc…), per svolgere sia funzioni di back-office che funzioni di
front-office. Magari utilizzare anche momenti/orari provvisori per fare un rilevamento degli
orari migliori in base alle esigenze (negli incontri precedenti si è parlato anche di una indagine
esplorativa a mezzo di questionario).
Il PUA di domani dovrà assolutamente avere e fare una buona campagna di comunicazione.
Dovranno essere disponibili informazioni superiori e migliori di quelle attuali, anche perché
aumenteranno le funzioni di questo Punto Unico di Ascolto, ora dai partecipanti definito di
volta in volta come punto di “Ascolto”, “Accoglienza”, “Aiuto”, Aggregazione dei bisogni”,
“Associativo delle varie realtà sociali attive sul territorio”, di “Animazione” e di
“Accompagnamento all’educazione dei cittadini (cittadinanza attiva)”.
Il nuovo PUA sarà un luogo dinamico dove la formazione interna avrà una grande importanza,
formazione che interesserà con una certa periodicità (almeno a cadenza mensile, come ipotesi
iniziale) sia gli operatori del PUA che tutti gli altri operatori sociali e sanitari della Casa della
Salute, in modo da generare una prima integrazione del PUA con le altre realtà di servizio
della Casa.
L’integrazione, inoltre, sarà accompagnata da messa a sistema dei vari “centri di ascolto”, in
modo da avere una apposita “rete dei punti di ascolto”, di cui il PUA sarà un nodo. E questa
strategia sistemica verrà rafforzata dalla presenza in parallelo di una rete delle associazioni
a livello dell’Unione, in modo che il PUA e il territorio stesso possano godere dei vantaggi della
presenza di queste due reti di supporto.
Perché questa strategia integrata funzioni, c’è bisogno, però, di una “mappatura
dell’esistente”, ovvero quello che sia i servizi che il privato sociale fa, in maniera da
capitalizzare le esperienze e le competenze in vista della costruzione di “bisogni sempre più
personalizzati” ed “aderenti alle esigenze del territorio”.
Per far questo il PUA dovrà anche rivedere i propri flussi informativi e ridisegnarne di nuovi.
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In poche parole, dovrà gestire in maniera nuova ed innovativa la propria conoscenza,
migliorando sia la propria comunicazione di informazione che quella di valutazione. Non dovrà
solo informare dei servizi forniti, ma pensare a quelli ad essi integrati, dovrà orientare gli
utenti e fornire loro anche informazioni sui risultati, oltre che utilizzare i loro feedback per il
miglioramento dei servizi. Un passaggio essenziale del ridisegno dei flussi informativi, dovrà
passare per la realizzazione di un quadro generale e di un profilo delle varie posizioni
organizzative; dovrà passare per la revisione dei linguaggi, in vista di una loro uniformità,
semplicità ed accessibilità; dovrà far emergere, captare e far dialogare quei bisogni che oggi
non emergono.
Il PUA di domani avrà alle spalle una cabina di regia di natura politico-tecnica, che fornisce
direttive, affronta questioni specifiche, approva metodologie e le supporta sia in termini
economici che politici.
LE LEVE
Per raggiungere gli obiettivi disegnati dalle vision future, i partecipanti hanno previsto varie
modalità di azione. Innanzitutto, occorrerà avviare un programma di formazione comune per
gli operatori sociali e quelli sanitari del PUA e della Casa della Salute, a cui seguiranno
momenti di coordinamento, che dovranno trovare un sostegno politico essendo aspetti che
necessitano di risorse (economiche, umane e di tempo). Anche se consideriamo la semplice
questione di riorganizzazione degli orari necessiteranno scelte che sono sia di natura politica
(autorizzazioni, ordini di servizio, ecc…) che di natura economica (costi del personale, gestione
degli spazi, ecc…).
Altre azioni dovranno considerare la promozione del PUA. Attualmente, il terzo settore sta
già promuovendo il PUA, ma in maniera spontanea, senza coordinamento. Occorre potenziare
quanto già avviene e magari creare relazioni sinergiche. Va in tale direzione la costruzione di
una mappatura dei servizi per e delle esperienze nel settore sociale. Inoltre, i partecipanti
hanno ritenuto importante anche conoscere le esperienze per avviare nuove
microprogettazioni utilizzando le “sentinelle”, ovvero coloro i quali in passato hanno già fatto
qualcosa di rilevante. L’ottica è ancora quella del potenziamento, attraverso il contributo della
loro messa in rete ed attraverso l’individuazione di figure specifiche di coordinamento,
referenti di relazione sul territorio per le specifiche azioni. Altro supporto a queste
microprogettazioni, ma anche all’azione del PUA, potrebbe venire dal coinvolgimento di
accademici e di altri soggetti titolati per via della loro alta professionalità nelle fasi di
monitoraggio e di valutazione delle esperienze, in modo da produrre feedback ed
aggiustamenti ottimali nelle strategie di azione, come indicato dalla pratica della Casa della
Carità “Angelo Abriani” di Milano. Per iniziare, potrebbe essere utile anche una analisi pilota
interna di quanto realizzato nell’ultimo mese, al fine di valutare sia la domanda che la risposta
dei servizi del PUA attuale.
Inoltre, alla promozione va affiancata una comunicazione più efficace ed efficiente, che
consideri sia aspetti di informazione logistica (ad es. cartellonistica, rete dei medici di base)
che di contenuto (ad es. profili organizzativi). Vanno fornite informazioni/narrazioni sui casi
di successo, sui momenti di formazione aperti al territorio, sul monitoraggio della mappatura,
ecc…
Se il PUA sarà un nodo delle reti sopraindicate, potrà svolgere anche funzioni ulteriori a
quelle previste, ad esempio di feedback di sistema, realizzando un profilo di comunità e
mettendo in contatto, in maniera bi-direzionale, altri servizi con gli utenti, oltre a fornire una
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sorta di “educazione ai servizi”, la cui finalità sarà quella di integrare per dare una risposta
più efficace ed efficiente alla “cura” dei bisogni delle persone.
GLI IMPEGNI
Per dare gambe e sostegno alla strategia definita dal tavolo di discussione, i partecipanti
hanno pensato ad alcuni impegni, individuali e di rete, presi direttamente e da verificare con
altri interlocutori non presenti nel tavolo di discussione.
La rappresentanza degli assessori dell’Unione ha preso l’impegno di portare nelle sedi di
deliberazione e decisione sia la questione della Cabina di Regia che quella del programma di
formazione, impegnandosi ad esplorare la percorribilità di queste proposte e a fornire
indicazioni di massima almeno in merito ad una ipotesi di calendario di formazione condiviso
(alle amministrazioni comunali dell’Unione, ma anche ai vari servizi). Andranno successivamente
sviluppate le modalità di realizzazione dell’organo e del programma, con l’individuazione anche
dei possibili soggetti.
Altro impegno della rappresentanza degli assessori dell’Unione ha riguardato sia la questione
della nuova organizzazione oraria del PUA (già all’ordine del giorno per una seduta di febbraio)
che la questione relativa ad un incontro tra amministrazioni, area sociale del Distretto di
Reggio Emilia e PUA per una analisi dei fati relativi allo stato di fatto (azione ipotizzabile
entro il mese di aprile).
La rappresentanza degli assessori dell’Unione, i rappresentanti dell’URP, del PUA hanno
ipotizzato anche di calendarizzare un incontro tra i suddetti e gli altri servizi al fine di
rendere più fluida ed ottimale la comunicazione, in modo da avere un coordinamento su questo
aspetto già entro l’estate prossima.
Impegni, invece, in attesa di una presa in carico sono quelli relativa alla:
- Costruzione di una rete degli operatori sociali e sanitari del PUA (e della Casa della Salute)
con il privato sociale per dar voce e supporto ai bisogni a livello di Unione.
- Costruzione di un pensiero e di un linguaggio comune, che possa essere usato dal PUA. Per
questa azione saranno necessari incontri operativi degli operatori interessati e
necessiteranno anche di consulenze esterne per la costruzione del percorso, oltre che per la
definizione dei metodi e degli strumenti.
- Costruzione di un percorso di formazione per mezzo di consulenti esterni. È una azione che
si lega sia al precedente punto che alla decisione politica evidenziata nei primi impegni presi.
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COSA
FUNZIONA?
PUNTO DI
ARRIVO-SOGNO
Capacità di
orientamento
Nuova organizzazione
oraria
Capacità di
approfondire
Incontri di formazione
periodici (mensili)
Vantaggio logistico e
visibilità del PUA
Mappatura della
situazione esistente
Volontà di riunirsi in
rete
Messa in rete dei punti
di ascolto
Compresenza della
parte sanitaria e della
parte sociale
Piano della
comunicazione del PUA
Presenza di molte
associazioni locali
Ri-organizzazione
oraria sulla base dei
bisogni
Feedback bilaterali per
i servizi e per gli utenti
Messa in rete delle
associazioni nell’Unione
Uniformità dei linguaggi
per integrare i servizi
Organigramma
parlante, ossia profili
accessibili
Emersione dei bisogni
che non sono noti
Cabina di regia tecnicopolitica
Percorsi formativi per
la capacitazione del
personale PUA
QUALI LEVE?
Sostegno politicoeconomico
all’estensione oraria
Programma di
formazione comune per
operatori sociali e
sanitari
Microprogettazione per
aggregare le esperienze
(a mezzo delle
sentinelle)
Il referente di
collegamento per le
realtà sociali attive sul
territorio
Mappatura (anche
informatica) delle
esperienze e dei servizi
Potenziamento del ruolo
di promozione del PUA
da parte del Terzo
settore
Piano della
comunicazione fisica ed
immateriale
Il supporto dei gruppi
accademici esterni per
le valutazioni
Narrazione dei casi di
successo
Valutazione pilota
interna dell’ultimo mese
del PUA
Educazione ai servizi
per integrare i bisogni
Il monitoraggio della
mappatura di
esperienze e servizi
IMPEGNI
Costruzione di un
pensiero comune
riguardo al PUA
Modalità del percorso
formativo
Istanza di discussione
politica su Cabina di
regia e Calendario
formativo
Incontri tra operatori
socio-sanitari e politica
per analizzare lo stato
di fatto
Incontri tra operatori
socio-sanitari e privato
sociale per dar voce ai
bisogni locali
La questione orario dei
servizi PUA
Calendarizzazione
dell’incontro con gli
URPS per un piano della
comunicazione
riguardante il PUA
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TAVOLO 3
Prevenzione e promozione: mondo giovanile (sostanze, stili di vita, comportamenti a
rischio, partecipazione alla vita sociale) e adulto (alimentazione, stress, ritmi di vita,
screening, partecipazione alla vita sociale, ecc…)
1) Come creiamo un coordinamento (leggero, intelligente,disponibile alle novità, in
grado di cogliere le disponibilità per creare comunità) tra le associazioni di
volontariato e i servizi pubblici per affrontare il tema delle prevenzione e
promozione?
La casa della salute: Le associazioni possono essere il tramite per portare le
necessità della comunità alla casa della Salute - Associazioni di volontariato che
possano presidiare la sala di attesa e accogliere il cittadino, o gestire ad es. uno
sportello al cittadino
2) Come valorizziamo i “talenti sociali” della comunità per farli diventare agenti
della promozione della salute e della fiducia comunitaria?
Coinvolgere associazioni sportive, musicali, ecc… per trasmettere valori educativi
(formazione degli educatori delle società sportive, musicali, ecc…) - Istituire nuove
figure educanti (ad es. baristi vigili, giovani formati che si rechino nei luoghi dei
giovani e li coinvolgano in attività socialmente utili)
3) Come coinvolgiamo la scuola e le famiglie nella promozione della salute dei
giovani?
la scuola è il luogo dove affrontare la prevenzione: rendere obbligatorio per gli
studenti alcune ore di volontariato annuale in attività extrascolastiche (ad es. nei
centri di aggregazione) - Continuare il progetto “al volo” (sostenuto dal centro
famiglie) e estenderlo agli adulti - Coinvolgere i giovani che escono dal percorso di
scolarizzazione - Progetti (concreti) che portino ad un contagio di idee
intergenerazionali (corsi adulti e giovani insieme: informatica, app, ecc…) Comunità educante: supporto ai genitori - Creare occasioni di incontro tra le
famiglie per farle conoscere e condividere - Casa della Salute come luogo della
Comunità Educante: attività di coinvolgimento e ricerca sulle tematiche che la
comunità ritiene prioritarie (comunità del dialogo) - Progetti in collaborazione
Casa della Salute – Istituzioni scolastiche
4) Quali altre iniziative di promozione della salute riteniamo importante attivare?
educazione alimentare - Idea olistica di benessere - La Casa della Salute come
spazio (fisico) aperto in parte auto organizzato (riunioni, incontri, formazione ad
es. sfruttando la sala d’attesa) - Casa della Salute come agenzia formativa della
salute e spazio dell’integrazione
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COSA FUNZIONA
I partecipanti hanno evidenziato come il sistema dell’Unione Colline Matildiche vanta
già numerose buone pratiche e progetti legate al tema della prevenzione e promozione.
Uno degli elementi che aiuto la crescita di tali progetti è la conoscenza diretta dei
membri della comunità e quindi il “passa parola”. Ad oggi questo elemento non è ancora
ben sviluppato a livello di Unione, ma è ben radicato in ognuno dei singoli comuni e tra
questi e le realtà del territorio.
PUNTO DI ARRIVO
Il sogno è arrivare ad una visione condivisa tra le istituzioni scolastiche, le famiglie, le
associazioni di volontariato e non (sportive, culturali, ecc…), i servizi socio sanitari e
l’Unione Colline Matildiche. Ciò significa che devono essere mappati e individuati i
“talenti sociali”, ovvero i soggetti con un ruolo pubblico e che sono riconosciuti dalla
comunità come portatori di saperi e conoscenze. In seconda battuta queste persone
devono essere formate rispetto i progetti attivi ed i servizi socio sanitari offerti a
livello territoriale, e quindi aiutate a svolgere il proprio ruolo con consapevolezza
rispetto i valori della comunità. Tali figure e l’Unione devono firmare un patto di
collaborazione per definire ruoli, compiti e strumenti di lavoro. Infine è necessaria
un’opera di monitoraggio congiunta sulle azioni intraprese per comprendere dove e
come è possibile migliorarle.
LE LEVE
I punti di forza sono i talenti sociali e le realtà attive sul territorio, ovvero le
istituzioni scolastiche, le società/associazioni sportive, le parrocchie, le associazioni
di volontariato, i centri aggregativi, ecc…
I giovani e le famiglie devono essere portati in primo piano nella collaborazione con i
“talenti sociali” e le istituzioni.
GLI IMPEGNI
Per dare gambe e sostegno alla strategia definita dal tavolo di discussione, i
partecipanti hanno pensato ad alcuni impegni, individuali e di rete, presi direttamente
e da verificare con altri interlocutori non presenti nel tavolo di discussione.
Gli impegni:
Un progetto già in essere è l’estensione dell’Università popolare a tutto il territorio
dell’Unione Colline Matildiche (attiva da settembre 2015).
Creare un coordinamento delle politiche intergenerazionali dell’Unione (seguendo le
Linee Guida R.E.R.): come evento di presentazione e per agganciare i primi “talenti
sociali” si propone di organizzare una giornata sulla politica giovanile rivolta a giovani e
istituzioni (ente proponente Comitato Gemellaggio).
Individuare e mappare i talenti sociale (Direttore del distretto Elisabetta Negri)
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Estendere il progetto “al volo”su tutte le scuole dell’Unione (Catia Grisendi – Centro
Famiglie).
Organizzare incontri sulle nuove tecnologie: ovvero spiegare come usare al meglio gli
strumenti digitali, i socials, ecc… e come evitare di usarli in maniera pericolosa e non
legale. Affrontare le tematiche legate al gioco d’azzardo on line. La proposta è
presentata dal Centro Giovani di Albinea (Simone Srebernic) in collaborazione con le
politiche giovanili dell’Unione Colline Matildiche.
Sostegno del progetto già esistente dei “gruppi di cammino” e estensione a tutto il
territorio dell’Unione Colline Matildiche (Anna Maria Ferrari).
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COSA FUNZIONA?
PUNTO DI ARRIVO-SOGNO
QUALI LEVE?
IMPEGNI
• Università popolare
dell’Unione Colline
Matildiche (attiva da
settembre 2015)
• Creare un coordinamento
delle politiche
intergenerazionali
dell’Unione (Linee Guida
R.E.R.) : giornata sulla politica
giovanile rivolta a giovani e
istituzioni (Comitato
Gemellaggio)
• Una visione comune tra l’Unione
Colline Matildiche e le Associazioni
• Cultura dell’inclusività
• Centri di aggregazione
• Intergenerazione
• Volontariato unito e coeso
• Centralizzazione delle associazioni:
punto di raccolta
• Casa della salute come luogo di
coordinamento del volontariato:
realizzare
uno
sportello
di
orientamento/accompagnamento
al volontariato per intercettare i
problemi del territorio
• L’istituzione coordina i servizi
e promuove le risorse
(formazione, informazione,
ecc…)
• Centri aggregativi punto di
ascolto
• I giovani e le famiglie
protagonisti
• Scuole, parrocchie, associazioni
• Utilizzo unitario delle
biblioteche: ad es. il Multiplo di
Cavriago
• Informazione alle famiglie
Valorizzare
i • L’Unione individua i “talenti
“talenti sociali” sociali”
• Ceas di Borzano
della comunità
• Unione, associazioni, società
sportive, ecc… identificano e
formano i soggetti con un ruolo
pubblico (ad es. baristi,
tabaccai,ecc…)
Coinvolgere
scuola
famiglie nella
promozione
della salute dei
giovani
• Volontariato inserito nel POF e
che inclusivo delle competenze
intergenerazionali
• Educazione alle nuove tecnologie
per studenti e famiglie
Quali
altre • Gruppi di cammino
iniziative
di
promozione
della salute?
• Organizzare una “palestra
aperta” nel parco a lato della
Casa della Salute
• Individuare i talenti sociale
• Unione, associazioni, società
(Direttore del distretto
sportive, ecc…firmano un patto
Elisabetta Negri)
per individuare, formare i
talenti sociali e monitorare il
loro operato di controllo del
territorio
• Volontariato nella valutazione
• Estendere il progetto “al
scolastica degli alunni
volo”su tutte le scuole
• Coinvolgere i dirigenti
dell’Unione (Catia Grisendi –
Centro Famiglie)
• Organizzare incontri sulle
nuove tecnologie: Centro
Giovani di Albinea e Unione
(Simone Srebernic)
• Gruppi di cammino (Anna
• Progetto concreto da cui
Maria Ferrari)
partire per iniziare una
collaborazione continua tra
rapporti sociali e promozione
della salute
Creare un
coordinamento
tra le
associazioni di
volontariato e i
servizi pubblici
Università popolare
Il progetto “al volo”
Il punto di sacolto Caritas
Il progetto “mamme dal mondo”
Il “Tam-Tam”,passaparola e il
presidio territoriale
(associazioni, scuole, circoli,
operatori, istituzioni, ecc…)
• Circoli (Bellarosa, ecc…)
• Ambito sportivo
• Collaborazione Istituzione Associazioni su singolo
progetto
•
•
•
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•
• Progetto “Slot Free”
•
•
• Il Piano dell’Offerta
e Formativa
• Famiglie
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