SOLE 24 ORE - 4 MARZO 2010
In Europa comanderà l'euro
di Bastasin Carlo
Nel corso del 2009 l'Eurozona ha risposto alla prima parte della crisi globale abbassando il costo del
denaro. Una politica del denaro facile, davvero insolita per la zona dell'euro, è stata probabilmente
la scelta più importante per reagire a una crisi di natura finanziaria.
Il sistema bancario era a rischio, così la Bce ha reso disponibili linee di credito a basso costo. Le
banche della zona curo hanno potuto finanziarsi presso la banca centrale e investire soprattutto in
titoli pubblici.
Lo stimolo monetario ha aiutato in primo luogo le banche che hanno potuto rimettere in sesto i
propri bilanci gravati da investimenti di cattiva qualità. Ma il denaro facile ha anche aiutato i
governi europei a finanziare i loro disavanzi pubblici, grazie alla maggiore domanda di obbligazioni
governative da parte delle banche stesse.
Lo statuto della Bce non consente alla banca di finanziare direttamente i governi, ma di fatto quello
del 2009 è stato un canale abbastanza diretto, transitato dalle banche che dall'intermediazione hanno
ricavato profitti di cui avevano disperato bisogno.
Questo semplice schema triangolare (Bce-banche-debito pubblico) è rimasto ben al di qua
dell'ufficialità, ma non è necessario essere particolarmente sottili per coglierne la portata: le banche
hanno finanziato in questo modo lo scorso anno circa la metà delle emissioni totali di debito
pubblico dei paesi euro.
La crisi greca sta di fatto replicando la stessa strategia. Le banche francesi e tedesche detengono
ammontare molto significativi di titoli pubblici greci o di altri paesi esposti al contagio in caso di
fallimento di Atene (e sono davvero molti).
I governi di Berlino e Parigi stanno quindi decidendo di offrire alle loro banche sia pubbliche sia
private una garanzia pubblica a fronte di ogni loro nuovo investimento in titoli del debito pubblico
greco. In tale modo ritengono di poter evitare un fallimento di Atene.
In tale sistema la Bce - che ancora a dicembre stava cominciando a uscire dalla politica del denaro
facile - sarà costretta a fornire liquidità a basso costo ancora per un periodo. Probabilmente non si
tratterà di un periodo breve. Durerà almeno il tempo necessario a superare l'incertezza sul destino
dei debiti pubblici europei.
Lo schema è lo stesso e anche in questo caso triangolare: denaro facile, banche in difficoltà che
possono guadagnare (fino a 4-500 punti base) dall'investimento del denaro nei titoli greci, governi
europei stabilizzati. Tutto piuttosto semplice.
Sfortunatamente per salvare un governo dal fallimento del debito rappresenta una violazione del
Trattato di Maastricht. Vincolare di fatto la politica monetaria della Bce al finanziamento del debito
pubblico è anch'essa una violazione del Trattato. Mentre estendere la garanzia statale agli
investimenti di alcune banche europee è una grave infrazione delle regole del mercato unico
dell'Unione europea.
Si tratta di una strategia ragionevole. Probabilmente l'unica possibile oggi. Ma implica una
revisione dell'Europa come la conosciamo. La Grecia sarà salvata, il contagio verrà evitato, le
banche francesi e tedesche incasseranno buoni rendimenti e il denaro facile eroderà anno dopo anno
i debiti pubblici attraverso l'Europa. In assenza di legge, sono i fatti a comandare e a determinare il
futuro. Infatti ci che viene deciso oggi segnerà i prossimi decenni.
Il primo fatto che costituirà un precedente storico è la leadership franco-tedesca in grado di dare
forma al futuro dei paesi membri della zona euro in assenza di istituzioni comuni. La zona euro non
ha (ancora) un governo e la Commissione europea svolge un ruolo marginale limitandosi a
rafforzare le richieste ad Atene di una disciplina fiscale più stringente.
Il secondo fatto è la trasformazione del sistema bancario in un meccanismo di trasmissione delle
politiche. Non si tratta di nulla di nuovo, perché rappresenta un ritorno al modello tedesco del
secolo scorso quando le banche, sotto l'ombrello dello stato, svolgevano la funzione di
ammortizzatore per le imprese che avevano bisogno di finanziare investimenti di lungo periodo
senza essere condizionate da shock esogeni nè da recessioni cicliche. Il terzo fatto è il ruolo di pivot
dell'euro e della Bce.
Tutti e tre questi fatti indicano un futuro diverso per l'Europa. L'Eurozona diventerà politicamente
più influente rispetto all'Unione europea. E il contrasto tra la soluzione della crisi greca e le
proposte della Commissione su Europa 2020 non potrebbe essere pi rivelatore.
La regolazione del sistema bancario cambierà natura e probabilmente porterà a una semplificazione
dell'industria finanziaria in Eurozona. L'interazione con la politica, di cui la Bce si è fatta
responsabilmente - ma non ufficialmente - carico deve diventare esplicita in modo da poter essere
sottoposta a scrutinio pubblico. Le decisioni dei governi nazionali devono infine diventare
compatibili con l'interesse comune dell'area euro.
Il riconoscimento delle responsabilità comuni è la base per un senso di mutua corrispondenza che
sia almeno all'altezza della realtà economica, ormai intrecciata in ogni sua manifestazione,
industriale o finanziaria, ben oltre il valore dei confini degli Stati.
Tutto ci potrebbe dare un nuovo significato ad antiche parole greche, su cui abbiamo costruito i
nostri concetti di democrazia e di politica, e che dovranno imparare a muoversi fuori dalla gabbia
dei monopoli nazionali del potere.