Oronzo Balzano AD GLORIAM le Orme e il Beat “Oggi il tempo è ritornato indietro e forse così a me sembra di non esser mai andato via da qui” enter edizioni Grazie a Aldo Tagliapietra, Michi dei Rossi, Tony Pagliuca, Nino Smeraldi, Claudio Galieti, Donato Zoppo, Massimo Forni, Felice d’Agostino, Luigi Di Terlizzi, Peppino Langastro, Giancarlo Farese, Gian Marco Farese, il gruppo Evoka, Filippo Immorlica, Luis Alberto Attie Lieben, Tonino Leandro Mirandi, Anna Rotondi, Tino Tozzi, Marco Fedele e tutti quelli che ho incontrato ai concerti. Grazie, in particolare, a Nino Smeraldi per le “belle parole” della presentazione. Grazie a Donato Zoppo per la prefazione. Grazie a Giuseppe Balzano per gli “accordi” Grazie a Tonino Leandro Mirandi per la gentile concessione dell’opera in copertina. Grazie a tutti quelli che mi hanno onorato della loro amicizia attraverso internet, in particolare facebook. Foto tratte dall’archivio dell’autore e da quello di Aldo Tagliapietra. “Uno scrittore dovrebbe sforzarsi di scrivere una cosa in modo tale da farla diventare parte dell’esperienza di coloro che la leggono” (Ernest Hemingway) “Spero di esserci riuscito!” Oronzo Balzano Presentazione Ogni volta che qualcuno mi avverte che è uscito un libro, una recensione, un’intervista, ogni volta che vengo avvisato che esiste un video che non ho mai visto, che girano delle foto inedite che riguardano quel periodo irrepetibile che è stata la seconda parte degli anni sessanta in Italia, resto stupefatto. Resto stupefatto, ma piacevomente sorpreso, che ci siano delle persone così interessate a quegli anni d’oro della musica pop in Italia, persone appassionate nella loro ricerca di inediti, che si scambiano foto e notizie succose di quegli anni che per me sono stati anni indimenticabili, anni in cui sono cresciuto come ragazzo insieme alla rivoluzione dei costumi e dei modi di vivere, anni in cui le ragazze addirittura scappavano da casa per andare al Piper di Roma ad indossare la minigonna e gli stivali e noi ragazzi giravamo per strada con i nostri capelli lunghi e gli stivalet9 ti con il tacco, attirandoci sguardi di derisione e minacce di botte da parte del popolino e ingiurie e urla di scherno, cose che al giorno d’oggi fanno ridere, ma nella società di allora era un gesto di sfida girare per la strada con i capelli al vento. La musica, come sempre, è stata la freccia che ha lanciato il messaggio di libertà, uno sguardo al futuro, la musica che unisce tutte le anime e regala gioia e tristezza, la musica che adesso c’è e subito dopo vola via. Ringrazio Oronzo per l’appassionata ricerca e la voglia di non far dimenticare alla gente, a tutta la gente, uno spizzico della nostra Italia anni 60. Nino Smeraldi 10 Prefazione Non erano duri come i Corvi, non avevano la coscienza politica dei Nomadi né la caratura tecnica dei Quelli. Non erano corrosivi come i New Trolls, non avevano un belloccio come Mal dei Primitives né l’aplomb tutto british dei Rokes. Non avevano il piglio ribelle di Riki Maiocchi dei Camaleonti, l’eccentricità dei Giganti e l’indole demenziale dei Balordi. Non avevano neanche le indimenticabili canzoni di Equipe 84 e Dik Dik. Eppure erano le Orme. Amati e odiati, celebrati in auge e affossati nei momenti di crisi, scoperti e riscoperti da generazioni di vecchi e nuovi ascoltatori. Loro, gruppo simbolo del progressive italiano, hanno avuto un passato beat degno di rispetto, proprio come quello dei complessi citati. Ma allora, se alle Orme dell’epoca beat sono mancate quelle caratteristiche che hanno dato fama ai loro colleghi, cosa le ha rese così importanti per capire la nuova musica dei nostri anni ’60? La 11 melodia. Probabilmente è questo il segreto delle Orme, e tutto ciò che realizzeranno dal 1971 in avanti, in piena epoca art-rock, è figlio di quel seme piantato nella seconda metà degli anni ’60. Con Ad Gloriam Oronzo Balzano ha deciso di concentrare la sua attenzione su un elemento solitamente trascurato negli studi dedicati alle Orme: il periodo beat. E pour cause: con il patrimonio di rock sinfonico concepito tra il 1971 e il 1979, con gli ottimi dischi del ritorno al progressive dagli anni ’90 ad oggi, ci sono tutti i motivi perché l’oggetto dello studio sia prevalentemente, se non esclusivamente, la fase prog. Ed è giusto, visto che le Orme hanno costruito la propria fama – contribuendo anche all’affermazione del rock italiano all’estero - grazie a classici come Sguardo verso il cielo e Amico di ieri, ad album come Uomo di pezza e Felona e Sorona. Eppure in quel “buco” spazio-temporale di metà anni ’60 c’era molto di più che una semplice premessa. Oronzo se ne era reso conto in Le Orme – Il mito, la storia, la leggenda: nel suo primo libro, uscito nel 2007, l’autore pugliese aveva – anche se superficialmente - individuato un elemento di continuità tra gli anni ’60 e i ’70 del gruppo veneziano. Con Ad Gloriam, finalmente dedicato alla sola fase beat, vengono analizzate le premesse che condurranno la band ai fasti del progressive. La vicenda non fu poi così lontana da quella di colleghi più blasonati 12 come i Quelli: affrontando un repertorio anomalo di cover, il “complesso” (leggerete spesso questo termine nel testo di Oronzo…) milanese di Franz Di Cioccio e Franco Mussida seppe sviluppare un magistero tecnico-esecutivo senza eguali in Italia, che diverrà una delle doti peculiari della Premiata Forneria Marconi, nata proprio dalle ceneri dei Quelli nel 1970. Le Orme ebbero però una marcia in più, che li accomunava ai genovesi New Trolls: la scelta, orgogliosamente controcorrente, di evitare le cover per investire in un repertorio originale. Da subito: come segnala Oronzo, Fiori e colori, il primo brano scritto da Aldo Tagliapietra e arrangiato da Nino Smeraldi, è un pezzo proprio, originale. Sarà così per altri successi come Senti l’estate che torna e Mita Mita; sarà così per il primo leggendario 33 giri, il cult-album Ad Gloriam. La fase beat è da considerare dunque una sorta di “palestra formativa” nella quale il complesso scopre dinamiche, meccanismi ed equilibri tipici di ogni collettivo, e approfondisce il suo marchio di fabbrica: l’inventiva melodica, lo spirito romantico, lo sviluppo arioso dei ritornelli, valorizzati dai colori evocativi della voce di Tagliapietra. Osservando in modo retrospettivo l’intera carriera si evince che proprio questi sono gli elementi ricorrenti, tanto da accomunare Ad Gloriam ad album sofisticati e sperimentali come Contrappunti e Florian,... (continua sull’edizione cartacea) 13