DISATTENZIONE E IPERATTIVITA’ A SCUOLA d.ssa Viviana Rossetti Psicologa dell’età evolutiva Esperta in psicologia scolastica DDAI Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività • DISATTENZIONE:intesa come incapacità nel mantenere per un periodo sufficientemente prolungato l’attenzione su un compito. • IPERATTIVITA: ossia un eccessivo ed inadeguato livello di attività motoria. • IMPULSIVITA’: incapacità ad aspettare o ad inibire comportamenti che in quel momento risultano inadeguati. CRITERI DIAGNOSTICI SECONDO IL DSM IV - TR -1- Sei (o più) dei seguenti sintomi di disattenzione sono persistiti per almeno 6 mesi con una intensità che provoca disadattamento e che contrasta con il livello di sviluppo DISATTENZIONE Spesso non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione nei compiti scolastici, sul lavoro o in altre attività Spesso ha difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sull’attività di gioco; Spesso non sembra ascoltare quando gli si parla direttamente; Spesso non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici, le incombenze, o i doveri sul posto di lavoro (non a causa di comportamento oppositivo o difficoltà a comprendere le consegne) Spesso ha difficoltà a organizzarsi nei compiti e nelle attività; Spesso evita, prova avversione, o è riluttante ad impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale protratto; Spesso perde gli oggetti necessari per i compiti o le attività; Spesso è facilmente distratto da stimoli estranei; Spesso è sbadato nelle attività quotidiane; -2- sei (o più) dei seguenti sintomi di iperattività-impulsività sono persistiti per almeno 6 mesi con una intensità che causa disadattamento e contrasta con il livello si sviluppo: IPERATTIVITÁ Spesso muove con irrequietezza mani o piedi o si dimena sulla sedia Spesso lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetta che resti seduto; Spesso scorazza e salta dovunque in modo eccessivo in situazioni in cui ciò è fuori luogo (negli adolescenti o negli adulti questo può limitarsi a sentimenti soggettivi di irrequietezza); Spesso ha difficoltà a giocare o a dedicarsi a divertimenti in modo tranquillo; È spesso “sotto pressione” o agisce come se fosse “motorizzato”; Spesso parla troppo; IMPULSIVITÁ spesso "spara" le risposte prima che le domande siano state completate spesso ha difficoltà ad attendere il proprio turno spesso interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti (per es., si intromette nelle conversazioni o nei giochi) B. Alcuni dei sintomi di iperattività-impulsività o di disattenzione che causano compromissione erano presenti prima dei 7 anni di età C. Una certa menomazione a seguito dei sintomi è presente in due o più contesti (per es., a scuola (o al lavoro) e a casa) D. Deve esservi una evidente compromissione clinicamente significativa del funzionamento sociale, scolastico, o lavorativo. E.I sintomi non risultano meglio attribuibili ad un altro disturbo mentale (per es., Disturbo dell'Umore, Disturbo d'Ansia, Disturbo Dissociativo, o Disturbo di Personalità). 3 SOTTOTIPI • Disattento: prevalenza (6 su 9) di comportamenti disattenti. • Iperattivo: prevalenza (6 su 9) di comportamenti impulsivi-iperattivi. • Combinato: comportamenti impulsivi e iperattivi in egual misura. ATTENZIONE • E’ un sistema economico di selezione delle informazioni • Funge da FILTRO • ATTENZIONE SELETTIVA: Capacità di rispondere solo agli aspetti rilevanti di un compito • ATTENZIONE FOCALE: Permette di concentrare l’attenzione su una stretta cerchia di stimolazioni • ATTENZIONE SOSTENUTA: per lunghi periodi • ATTENZIONE DIVISA: su due compiti contemporanei • SHIFT: Permette di spostare velocemente il focus attentivo da un compito all’altro PARAMETRI CHE PREDICONO LE PRESTAZIONI ATTENTIVE IN TERMINI DI TEMPO • SALIENZA: alcuni stimoli destano più attenzione degli altri perché fanno leva sulla motivazione (controllo volontario). • TIPO DI COMPITO: compiti giudicati piacevoli e nuovi fanno leva sulla motivazione. • SITUAZIONE INTERATTIVA: aiuta a regolare la vigilanza e la motivazione ATTENZIONE E MEMORIA • Buone prestazioni mnemoniche sono frutto di buone prestazioni attentive. • Selezione efficace delle informazioni più importanti. • Mantenimento sufficiente alla successiva elaborazione e collocazione strategica (facilmente reperibile al momento del bisogno). L’ATTENZIONE AUMENTA CON L’ETA’? • L’attenzione nel corso dello sviluppo non aumenta di capacità (volume delle informazioni che si possono gestire). • Aumenta l’efficienza dell’esecuzione dei processi. • I processi diventano sempre più controllati. MOTIVAZIONE • Consente di orientare le proprie risorse cognitive e comportamentali per raggiungere un certo obiettivo. • Importante per modulare l’attenzione mantenuta. • Importante comprendere il messaggio per motivarsi e mantenere l’attenzione. Sintomi cardine dell’ADHD Deficit di attenzione Impulsività Iperattività Disattenzione - Difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti scolastici o le attività di gioco - Facile distraibilità per stimoli banali - Difficoltà ad organizzarsi, dimenticanze - Rapidi passaggi da un’attività all’altra - Difficoltà nel seguire un discorso - Evitamento di attività che richiedono sforzo mentale protratto -Preferisce attività con immediata gratificazione Iperattività - Incapacità di star fermi (movimenti delle mani e dei piedi, impossibilità a star seduti) - Attività motoria spesso incongrua e afinalistica - Gioco rumoroso e disorganizzato - Eccessive verbalizzazioni - Sentimenti soggettivi di irrequietezza (adolescenti ed adulti) - Limitate possibilità di inibizione motoria Impulsività - Difficile controllo sui propri comportamenti e nell’organizzazione di azioni complesse, - Incapacità a differire la risposta automatica ad uno stimolo (es. una domanda) - Difficoltà ad attendere il proprio turno - Tendenza ad interrompere gli altri e ad essere invadenti - Scarsa capacità di riflessione - Difficoltà nel valutare le conseguenze delle proprie azioni conseguenze a liv. sociale • Tutti i bambini possono presentare, in certe situazioni, uno o più dei comportamenti descritti. • Quando però tali modalità di comportamento sono eccessive e persistenti in tutti i contesti (casa, scuola, ambienti di gioco) e nella gran parte delle situazioni (lezioni, compiti a casa, gioco con i genitori e con i coetanei, a tavola,…) e costituiscono la caratteristica costante del bambino, esse compromettono le capacità di pianificazione ed esecuzione di procedure complesse (FUNZIONI ESECUTIVE). SINTOMI ASSOCIATI Comportamenti disturbanti che derivano dall’interazione fra le caratteristiche primarie del disturbo e l’ambiente • DISTURBI EMOTIVI • PROBLEMATICHE INTERPERSONALI • DIFFICOLTA’ SCOLASTICHE DISTURBI EMOTIVI • • • • • Scarsa tolleranza alla frustrazione Attribuzioni GENERALIZZATE, ESTERNE per i successi INTERNE per gli insuccessi Bassa autostima PROBLEMATICHE EMOTIVE • I bambini DDAI vivono disagi quotidiani nelle interazioni con genitori, insegnanti e coetanei. • Il loro percorso di apprendimento risulta notevolmente ostacolato dalle caratteristiche cliniche. • Questo li predispone all’insuccesso scolastico e ad una costruzione di sé come “incapace” o “cattivo”, fobie e ansie. PROBLEMATICHE INTERPERSONALI • Il rapporto con i coetanei è spesso problematico. • I bambini DDAI sono visti come troppo invadenti, protagonisti e per questo possono essere isolati. • Tutto ciò, insieme alle altre esperienze frustranti a cui vanno incontro, può avere delle conseguenze negative soprattutto durante l’adolescenza. PROBLEMI SCOLASTICI • In alcune situazioni si può verificare anche una compresenza di uno o più disturbi specifici dell’apprendimento. • Secondo alcuni studi si parla del 50 50-80% dei casi secondo altri del 25-50% ( 50% a seconda dei criteri diagnostici. • Da una ricerca americana è emerso che da un campione di bambini DDAI il 21% manifestava anche un problema di lettura strumentale, il 26% un deficit in ortografia e il 28% problemi nell’area logico area logico-matematica. TRE POSSIBILI SITUAZIONI • DDAI vero e proprio che causa un ritardo negli apprendimenti. • DSA che determinano problemi di disattenzione e iperattività. • DDAI e DSA possono coesistere: maggior compromissione, minor potenziale di miglioramento e rischio di sviluppare sintomi esternalizzanti. FATTORI CHE POSSONO INFLUENZARE LA PRESTAZIONE DEL BAMBINO DDAI 1. Il momento della giornata o la fatica accumulata. 2. L’incremento della difficoltà del compito 3. L’aumento dei vincoli che l’ambiente impone. 4. Il livello di stimolazione all’interno del setting. 5. La presenza di rinforzi o punizioni associate al compito. 6. La presenza di un supervisore durante l’esecuzione del compito. FATTORI DI MIGLIORAMENTO • Buon funzionamento cognitivo • Assenza di altri disturbi • Comprensione del problema da parte di genitori e insegnanti e accettazione delle caratteristiche del bambino • Atteggiamento riflessivo dell’ambiente • Insegnamento del saper attendere e valorizzazione dell’accuratezza (e non velocità) FATTORI GENETICI E AMBIENTALI I FATTORI GENETICI determinano la predisposizione per il disturbo, mentre l’attivazione è modulata da FATTORI AMBIENTALI, che rivestono una grande importanza nel mantenere i comportamenti inadeguati. Quando un deficit autoregolativo di base si incontra con situazioni familiari serene, gli eccessi comportamentali e le difficoltà del bambino riescono ad essere compensati e contenuti dai genitori. LE CAUSE • L’ipotesi attualmente più accreditata è che alla base del Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività vi sia una difficoltà nell’AUTOREGOLAZIONE dei propri comportamenti • I sintomi non sono causati da deficit cognitivo, ma da difficoltà oggettive nell’autocontrollo e nella capacità di pianificazione. LA SUA CAPACITA’ DI CONCENTRAZIONE E DI ATTENZIONE SOTENUTA IL PERCORSO DI PIANIFICAZIONE E SOLUZIONE DEI PROBLEMI IL LIVELLO DI AUTOSTIMA IL BAMBINO NON RIESCE A REGOLARE: IL COMPORTAMENTO CON GLI ALTRI IL COMPORTAMENTO MOTORIO IL LIVELLO DI MOTIVAZIONE, LA FIDUCIA NELL’IMPEGNO E NELLO SFORZO LA TENDENZA A DARE UNA RISPOSTA PRECIPITOSA E IMPULSIVA LA CAPACITA DI RISPONDERE IN MODO POSITIVO A CERTE EMOZIONI DIAGNOSI La prima individuazione del disturbo avviene generalmente quando il bambino frequenta la scuola primaria. -NASCITA: problemi nella modulazione del livello di eccitazione (alimentazione e sonno) - ETA’ PRESCOLARE: problematico a seconda della situazione - SCUOLA ELEMENTARE: inadeguato livello di apprendimento e di rendimento; evita o non porta a termine i compiti; diventa buffone/bullo della classe - ADOLESCENZA: problemi di inserimento sociale - ETA’ ADULTA: possibili problemi sociali DIAGNOSI • La diagnosi di DDAI è essenzialmente clinica e si basa sull’osservazione e sulla raccolta di informazioni fornite da fonti multiple e diversificate, quali genitori, insegnanti ed educatori. • Il disturbo va sempre differenziato dalla normale vivacità dei bambini. • Non esistono test diagnostici sufficienti di per sé (inclusi i questionari ed i test psicologici). • La comorbilità condiziona l’espressività clinica, la gravità, la prognosi, il trattamento. • La doppia diagnosi è fondamentale per la pianificazione dell’intervento. ATTENZIONE! • La triade sintomatologica (iperattività, impulsività, disattenzione) può essere riscontrata anche in molti altri quadri clinici. • Disturbi d’ansia, depressione, difficoltà di apprendimento,… INTERVENTI BASATI SUGLI ANTECEDENTI • Tentativi di cambiare l’ambiente che circonda il bambino in modo da facilitare l’emissione di comportamenti positivi. • Il cambiamento si attua PRIMA che il problema si presenti interventi di tipo PREVENTIVO PREDISPOSIZIONE DI UN CONTESTO FACILITANTE Più organizzato/strutturato è il contesto in cui lavora il b/o, più prevedibile diventa l’ambientepiù regolato il comp. • Dove far sedere il bambino? • Piccoli incarichi PREVENTIVI • Instaurare delle routine: regolarità e scadenze forniscono cornice di supporto. • Le regole e i tempi di lavoro: comunicare aspettative • L’organizzazione del materiale LA DISPOSIZIONE DEI BANCHI Per valutare quanto ogni disposizione sia adeguata per una buona partecipazione del bambino DDAI al lavoro scolastico è necessario porsi delle domande: Dalla cattedra si vede il bambino? È facilmente raggiungibile? È favorito lo scambio di sguardo insegnante – bambino? Ha compagni vicino a lui? Se si, sono compagni tranquilli o vivaci? Se il bambino si alza, quanti bambini possono essere disturbati o coinvolti? Quanti bambini guardano direttamente fuori dalle finestre? Ogni bambino quanti bambini osserva dal suo posto? INTERVENTI BASATI SULLE CONSEGUENZE • Strategie che mirano a migliorare il comportamento attraverso l’applicazione di conseguenze (positive o negative). • Le conseguenze positive aumentano la frequenza, l’intensità e la durata di un comportamento. • E’ importante, pertanto, fornire al bambino un feedback sul suo comportamento. • Dare un elogio dopo un comportamento corretto è più importante che rimproverare o punire un comportamento sbagliato. STRATEGIE BASATE SULLE CONSEGUENZE NEGATIVE • IGNORARE PIANIFICATO: per i comportamenti lievemente negativi. Importante la coerenza. • CONSEGUENZE LOGICHE: Se… allora” responsabilizza alle proprie azioni. Condividere con il b/o, attraverso la riflessione, gli effetti delle sue azioni. • COSTO DELLA RISPOSTA: addebitare al b/o il costo della propria risposta inappropriata. Feedback continuo. PUNIZIONE • Qualsiasi conseguenza che riduca la possibilità che si ripeta il comportamento cui viene applicata. • Segnale utile per comprendere l’inadeguatezza della propria condotta e per avere un feedback sulla scarsa utilità di riproporre quella condotta STRATEGIE EDUCATIVE AVANZATE • Contratti comportamentali: registrate le azioni che il b/o si impegna a compiere e le gratificazioni cui può avere accesso onorando il contratto • Token economy: il b/o vede ricompensata la propria condotta con dei gettoni, grazie a cui potrà ricevere oggetti graditi o partecipare ad eventi piacevoli. • Time out: Sospensione di ogni possibile rinforzo, attenzione, gratificazione, collocando il b/o in un luogo tranquillo. STRATEGIE METACOGNITIVE • Attitudine metacognitiva: tendenza a riflettere sulla propria attività cognitiva in riferimento a un compito. • Conoscenza da parte del soggetto delle proprie attività cognitive e del grado di controllo che è in grado di esercitare su esse. • Insegnare strategie per apprendere, per ricordare, per stare attenti, per studiare... • Aiutare il bambino ad applicare le strategie, a selezionarle in base alla loro efficacia • Incoraggiare il bambino ad autovalutarsi. • Insegnare l’autodialogo interno ATTIVITA’ METACOGNITIVE • Brainstorming su attenzione • Riflessione sul perché è importante stare attenti e conseguenti vantaggi • Riflessione su vignette e strategie più adatte allo studio • Brainstorming su modalità per superare i momenti di distrazione. – Quando sei stanco… – Quando c’è molto rumore… – Quando sei preoccupato… – Quando hai molta fretta… – Quando sei emozionato…. – Quando i compagni ti distraggono… INCREMENTARE L’ATTENZIONE A SCUOLA • • • • • • • • • • Pause Suddividere il lavoro Cambiare il compito Dare segnali chiari che richiamino in modo inequivocabile l’attenzione. Svolgere attività complesse nelle prime ore della giornata. Presentare lo stesso materiale in modi diversi per evitare la monotonia + manipolazione dei materiali. Avere qualcuno vicino Dare due compiti, facendo svolgere prima quello che piace meno. Possibilità di scelta Cura dei tempi morti ATTENZIONE ALLE CONSEGNE • Brevi, chiare, concise, ripetute spesso. • Scritte e orali, da lasciare esposte. • La rilettura deve essere elemento di motivazione. • Sottolineatura con pennarello rosso delle parti salienti delle istruzioni • Costruzione di un piano d’azione per punti, da tenere vicino. PROMUOVERE PIANIFICAZIONE E AUTOEFFICACIA • Aiutarlo a diventare più efficace nell’organizzazione del lavoro. • Stime di tempi e difficoltà • Gestire la distribuzione delle risorse. • Dargli la possibilità di mostrare i suoi punti di forza TRUCCHI PER MIGLIORARE L’APPRENDIMENTO • • • • Attività di caccia all’errore. Gioco del “battere il tempo”. Sviluppare sotto-obiettivi. Tutoring. INCREMENTARE LA TENUTA ATTENTIVA • insegnando al bambino procedure di controllo efficaci per gestire la propria tenuta attentiva. • Suddividere un compito lungo in più parti • Dare due compiti • Timer • Caccia all’errore CATTURARE L’ATTENZIONE • Porre una domanda interessante su cui si possa speculare • Essere un po’ attori • Aggiungere una dose di mistero • Variare il tono della voce • Dare segnali chiari FOCALIZZARE L’ATTENZIONE • Essere sempre visibili a tutti gli studenti. • Assicurarsi sempre che la propria voce raggiunga perfettamente tutti gli alunni. • Le consegne devono contenere delle istruzioni semplici, brevi e comprese dallo studente • Utilizzare un fascio di luce • Utilizzare il più possibile supporti visivi MANTENERE L’ATTENZIONE • Muoversi all’interno della classe per essere sempre visibili. • Evitare “tempi vuoti”. • Definire con chiarezza i tempi • Utilizzare il nome • Pulizia del setting • Controllo della postura ALTRE STRATEGIE • FERMATI E PENSA! È una strategia utile per contenere l’impulsività. • DAMMI UN 5! Strategia che si focalizza su 5 parti del corpo coinvolte nel migliorare l’ascolto e l’attenzione