Elementi di sociologia – Temi e idee per il XXI secolo Carlo Mongardini Copyright © The McGraw-Hill Companies srl Contingenza e precarietà La crescita della contingenza moltiplica i processi di precarizzazione nella vita individuale sociale. “Si parla di contingenza crescente- scrive il sociologo tedesco Hans Joas- perché le nostre opzioni di azione e anche la quantità di eventi che risultano dall’azione umana e dipendono da essa sono più numerose che in passato” (Abbiamo bisogno della religione?, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2010, p.41). La contingenza è così un “navigare a vista” nel pluralismo del sociale dove niente appare più certo e consolidato. Per dirla con Marx “tutto ciò che è solido si disperde nell’aria”. Ogni scelta, ogni decisione minaccia l’integrità e la coerenza dell’individuo. La morale diviene situazionista, la certezza della fede lascia spazio al dubbio, le idee si fanno confuse e le ideologie si confondono in astratti orizzonti. Incertezza e relativismo predominano anche nei sentimenti. L’amicizia e l’amore scorrono in superficie, l’onore si lascia comprare. A maggior ragione la precarietà investe la vita dei gruppi sociali. A cominciare dalla famiglia, dalla vita di coppia. Matrimoni appena consumati si sciolgono. Aumenta il numero dei single. Nel lavoro, visto semplicemente come “occupazione” si diffonde il precariato e precaria diviene anche la vita delle istituzioni che si sfaldano in un processo di deistituzionalizzazione. La perdita di senso, di vitalità, di funzione delle istituzioni le lascia sussistere come gusci vuoti e ciò che rimane è solo il fardello della burocrazia. Che dire poi dell’economia e della politica per le quali è impossibile prevedere e stendere un progetto? Contingenza significa allora perdita del futuro, laddove l’unica certezza resta quella di conservare il presente. Ma il presente esteso è il segno della decadenza, di ciò che non ha più vita e si rassegna passivamente a subire l’aggressività del tempo.