Pianeta scienza
MARTEDÌ 24 GENNAIO 2012 IL PICCOLO
Sissa, idee matematiche per non fratturare i materiali
di Cristina Serra
Il docente Gianni Dal Maso
Crepe, microfratture, deformazioni. Sono problemi che ingegneri e architetti devono considerare quando costruiscono dighe, navi, aerei, edifici di interesse strategico. Problemi che
non si possono affrontare senza disporre di dati matematici
che diano una previsione sul
possibile comportamento dei
materiali sotto stress.
Sarà proprio questo – uno
studio matematico complesso
– il progetto quinquennale coordinato da Gianni Dal Maso,
che prenderà il via alla Sissa.
Dal Maso, docente di calcolo
delle variazioni e vicedirettore
della Sissa, è tra i massimi
esperti del settore. Nell’ambito
dei progetti “Ideas”, ha ricevuto
dal Consiglio europeo della ricerca un milione di euro, per reclutare tre ricercatori di punta.
«Ogni materiale sottoposto a
una forza reagisce deformando-
si», spiega Dal Maso. «Per piccoli carichi la deformazione è proporzionale alla forza (si ha una
reazione elastica). Con grandi
carichi la proporzionalità non è
più valida e subentrano complessi fenomeni non lineari. E
ogni materiale possiede una soglia critica, passata la quale si
arriva alla rottura».
Per simulare comportamenti
di questo genere, i ricercatori
elaboreranno equazioni che dovranno tener conto delle reazio-
ni non lineari dei materiali sottoposti a forti sollecitazioni. «La
difficoltà è considerare il problema nelle tre dimensioni, tenendo presente l’energia immagazzinata nel materiale e la geometria delle superfici di frattura». Ma è un errore pensare che
i danni compaiano solo in presenza di una forza estremamente grande: «Le microfratture sono sempre presenti. L’importante è che non si allarghino diventando crepe».
Qui ci vuole una dieta su misura
Sei milioni al Centro di biomedicina molecolare per due progetti su alimentazione e innovazione
di Matteo Unterweger
L’approdo finale si tradurrà in
percorsi dietetici “su misura”,
volti al miglioramento della salute delle persone e alla riduzione del rischio di patologie
derivanti dall’alimentazione.
È questo l’obiettivo di uno dei
due progetti coordinati dal
Cbm - Centro di biomedicina
molecolare operativo all’interno di Area Science Park e per i
quali il Miur ha appena approvato un finanziamento complessivo «da 6 milioni di euro,
il 75% dei quali a fondo perduto», conferma la presidente
del Cbm Maria Cristina Pedicchio.
Il progetto è stato battezzato “Dalla nutrigenetica alla nutraceutica: sviluppo di azioni
sinergiche ed integrate per la
realizzazione di test, diete e
prodotti in grado di migliorare
la salute pubblica e prevenire
le principali patologie alimentari”. Il suo costo complessivo
è di 4,5 milioni di euro. Oltre al
capofila Cbm, sono coinvolti
l’Università di Trieste, l’ateneo di Udine, la Fondazione
italiana Fegato onlus, il Burlo
Garofolo, Bracco Imaging spa,
Eurospital spa e Tbs Group
spa.
I risultati degli studi scientifici su basi molecolari coinvolte nella percezione del gusto e
delle preferenze alimentari, e
SISSA
Venerdì parla
Montezemolo
Venerdì alle 19, nell'aula magna
della Sissa, si parlerà di
innovazione e competitività con
Luca Cordero di Montezemolo. Il
presidente della Ferrari ed ex
presidente di Confindustria torna
così in visita alla Scuola
Internazionale Superiore di Studi
Avanzati, dove nel 2005 ha
ricevuto il dottorato di ricerca
(Phd) honoris causa in fisica dei
materiali. Aprirà l'incontro Eric
Ezechieli, esperto di crescita
esponenziale e di sostenibilità.
Obesità e sovrappeso sono problemi diffusi; a sinistra, un quadro di Botero; a destra, Maria Cristina Pedicchio
sulle loro relazioni con quelle
genetiche dei disturbi dell’alimentazione determineranno
la messa a punto di nuovi kit
diagnostici per il riconoscimento di varianti genetiche di
rischio e di nuovi biomarker
della sindrome metabolica.
Contestualmente, il lavoro
punterà a sviluppare cibi funzionali al miglioramento della
salute. Il tutto anche con l’utilizzo delle Reti neurali artificiali. In programma inoltre la
definizione di un sistema terminale mobile o da usare a casa per quanti verranno interessati da percorsi alimentari per-
sonalizzati.
L’altro progetto finanziato
dal Ministero dell’Istruzione,
Università e Ricerca, che vede
il Cbm al coordinamento con
il supporto in questo caso del
Cro - Centro di riferimento oncologico di Aviano, ha per oggetto lo “Sviluppo di piattaforme tecnologiche integrate nel
settore della biomedicina”. Lo
scopo, qui, è di consolidare e
implementare
piattaforme
tecnologiche avanzate e protocolli innovativi nel settore della biomedicina e delle scienze
della vita. In particolare per
quanto attiene bioinformati-
ca, genomica, farmagenomica e imaging ottico. Il relativo
costo totale è di 3,2 milioni di
euro. Che, sommati alla cifra
del progetto sull’alimentazione, portano a un dato globale
di 7,7 milioni di euro, di cui appunto 6 in arrivo dal Miur. «La
quota restante (di 1,7 milioni,
ndr) è relativa soprattutto ai
compensi per il personale - rileva Pedicchio - e viene coperta dai vari soci e dalle aziende
coinvolte».
La presidente del Cbm esplicita poi, in merito alla conferma dei finanziamenti ministeriali, la sua «piena soddisfazio-
ne per i risultati raggiunti. Tutti gli indirizzi europei e nazionali sottolineano infatti fortemente la necessità per il nostro Paese di realizzare partnership pubblico-private per
lo sviluppo di progetti di ricerca industriale. E il Cbm, coordinatore dei progetti, è riuscito a mettere in rete i migliori
attori pubblici e privati del territorio regionale al fine di condividere ricerche nel settore
della genetica, nutrizione e
bioinformatica con forte impatto - conclude Pedicchio sulla salute dei cittadini».
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La ricerca all’attacco della sclerosi multipla
Il genetista triestino Paolo Edomi ha individuato un test immunologico altamente specifico
Chi vive personalmente la sclerosi multipla (Sm) sa quanto
tale malattia sia invalidante e
terribile. E sa anche che, al momento, non sono noti marcatori biologici che consentano
di supportare la diagnosi clinica distinguendo la malattia da
altre patologie del sistema nervoso, altrettanto gravi e subdole, direzionando la terapia.
La ricerca, però, è sempre in
movimento. Quella triestina,
in particolare, sta muovendo
passi concreti verso risultati
tangibili. Paolo Edomi, ricerca-
tore in genetica presso il Dipartimento di scienze della vita,
assieme al suo gruppo, ha individuato due biomarcatori correlati inequivocabilmente con
la Sm. Il lavoro, durato tre anni
e finanziato dalla Federazione
italiana sclerosi multipla, è stato supportato anche dalla Fondazione Kathleen Foreman Casali, con un contributo che ha
permesso l'acquisto di uno
strumento per velocizzare le
analisi.
Cosa accade nella Sm? L'organismo produce auto-anti-
corpi contro le proprie proteine (il bersaglio), chiamate auto-antigeni. Così facendo, distrugge i tessuti del sistema
nervoso centrale provocando
nei malati (circa 63.000 in Italia) disturbi cognitivi, di coordinazione e linguaggio.
«La sclerosi multipla - spiega Edomi - varia molto da paziente a paziente: anche la produzione di autoanticorpi può
cambiare da individuo a individuo, persino nello stesso paziente, con l'evolversi della
malattia. Perciò, l'individua-
Galileo. Koch. Jenner. Pasteur. Marconi. Fleming...
Precursori dell’odierna schiera di ricercatori
che con impegno strenuo e generoso (e spesso oscuro)
profondono ogni giorno scienza, intelletto e fatica
imprimendo svolte decisive al vivere civile.
Incoraggiare la ricerca significa
optare in concreto per il progresso del benessere sociale.
La Fondazione lo crede da sempre.
zione di uno o più autoantigeni specifici, riconosciuti dagli
autoanticorpi e capaci di
orientare il medico verso scelte terapeutiche adeguate, è
davvero critica».
La ricerca e l’identificazione
dei due auto-antigeni Sm-specifici ha richiesto una lunga
scrematura. «Abbiamo creato
una “libreria” di circa 500 mila
antigeni, frammenti proteici
espressi nel cervello sano adulto» precisa Edomi. «E abbiamo
fatto interagire gli antigeni con
siero e liquor di pazienti in sta-
di diversi di malattia, contenenti dunque auto-anticorpi
tipici della Sm». Dai primi 30
possibili candidati sono stati
selezionati due autoantigeni
che distinguono con alta precisione la sclerosi multipla da altre malattie.
«Lo studio non è finito - dice
Edomi - perché i marcatori
non individuano tutti i casi di
Sm, ma solo il 30 per cento.
Siamo dunque a caccia di altri
autoantigeni specifici che possano completare il quadro».
(cri.s)
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AL MICROSCOPIO
Sei intelligente?
Ringrazia
mamma e papà
di MAURO GIACCA
I
ntelligenti si nasce o si diventa? Vi siete mai chiesti
perchè siete alti o bassi, magri o grassi, perchè il colore dei
vostri occhi sia azzurro anzichè
marrone? O perchè siete timidi
o disinvolti, paurosi o temerari,
ansiosi o pacati? Pochi ormai
dubitano che una parte più o
meno importante di queste caratteristiche sia codificata
all’interno del Dna. E ancora
più affascinante è l’osservazione che all’interno del Dna è
contenuto anche il motivo per
cui le capacità intellettive (ovvero quella che, in senso comune, chiamiamo “intelligenza”)
sono diverse da individuo a individuo.
Studi compiuti più di una decina di anni fa in una serie di gemelli separati alla nascita avevano già indicato come il principale determinante dell’intelligenza non fosse né l’educazione familiare né quella scolastica, e nemmeno il successo ottenuto nella vita, ma semplicemente il livello di intelligenza
dei genitori.
Una ricerca pubblicato ora
sulla rivista Nature fornisce un
altro importante tassello. Questo studio è partito da una serie
di dati relativi alla valutazione
delle capacità intellettive di diverse migliaia di bambini dal
1932 al 1947 in Scozia. Ricercatori dell’Università di Edimburgo hanno ora recuperato più di
2mila di quegli individui, che
oggi hanno un’età superiore ai
65 anni, e, dopo aver analizzato
nuovamente le loro capacità
cognitive, hanno determinato
più di 500mila varianti nella sequenza del Dna di ciascun individuo.
Due i risultati importanti dello studio. Il primo è che, per la
maggior parte dei soggetti, la
capacità cognitiva misurata da
anziani è rimasta correlata a
quella mostrata da bambini, indicando che il livello d’intelligenza rimane stabile nel tempo; il secondo, che almeno un
quarto delle capacità cognitive
è slegato da educazione, ambiente o esperienze di vita, ma
è dovuto soltanto ai geni.
Quali sono, dunque, i geni
che determinano l’intelligenza? Rispondere a questa domanda è purtroppo ancora prematuro. Certamente non esiste
un singolo “gene dell’intelligenza”; alcune stime indicano che
i geni coinvolti potrebbero essere più di un centinaio. Rimane largamente inspiegato anche un ulteriore dato derivato
da questi studi epidemiologici:
l’osservazione che le persone
più “intelligenti” vivono significativamente più a lungo. In altre parole, il livello di intelligenza sembra essere in grado di
predire l’aspettativa di vita molto più che l’indice di massa corporea, la concentrazione di colesterolo, la pressione arteriosa
o la glicemia. Perchè questo avvenga rimane ancora un affascinante mistero.
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