Presentazione del Documento
“Educare alla vita buona del Vangelo”
Di don enzo sazio
1. Premessa: Un cammino lungo 10 anni
Gli orientanti pastorali non arrivano a caso, sono il frutto di un percorso lungo 10 anni,
iniziato proprio con la fine del Giubileo del 2000. In questi dieci anni abbiamo visto:
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“Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”
Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia
Convegno di Verona 2006 “Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo” con i suoi
ambiti di riferimento ripresi poi nel la n° 54; percorsi di vita buona(la vita affettiva, lavoro
e festa, fragilità umana,tradizione, cittadinanza)
I cammini di iniziazione cristiana sul modello catecumenale
Lettera del Papa alla diocesi di Roma sull’emergenza educativa ( gennaio 2008)
La sfida educativa: il progetto culturale CEI:
Educare alla vita buona del Vangelo.
Obiettivo del documento è quello di “ offrire alcune linee di fondo per una crescita concorde
delle Chiese in Italia nell’arte delicata e sublime dell’educazione. .. E’ una sfida culturale e un segno
dei tempi, ma prima ancora una dimensione costitutiva e permanente della missione di rendere
Dio presente in questo mondo e di far sì che ogni uomo possa incontrarlo, scoprendo la forza
trasformante del suo amore e della sua verità, in una vita nuova caratterizzata da tutto ciò che è
bello, buono e vero” …La scelta di dedicare un’attenzione specifica al campo educativo affonda le
radici nel IV Convegno ecclesiale nazionale, celebrato a Verona nell’ottobre 2006, con il suo
messaggio di speranza fondato sul “sì” di Dio all’uomo attraverso suo Figlio, morto e risorto perché
noi avessimo la vita. Educare alla vita buona del Vangelo significa, infatti, in primo luogo farci
discepoli del Signore Gesù, il Maestro che non cessa di educare a una umanità nuova e piena. Egli
parla sempre all’intelligenza e scalda il cuore di coloro che si aprono a lui e accolgono la
compagnia dei fratelli per fare esperienza della bellezza del Vangelo.. ( Card. Bagnasco
presentazione del documento)
La lettera del Papa: sottolinea l’urgenza di fermasi e di leggere i problemi odierno che
attanagliano la vita e la crescita delle nuove generazioni, non si può non essere solleciti per la loro
formazione….. il riferimento è agli adulti e alla loro responsabilità col rischio di piangersi addosso,
ma il Papa invita alla fiducia e alla speranza.
La sfida educativa: emergenza educazione, idea di educazione, agenzie educative, luoghi di vita
dei giovani.
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Prima parte : lettura del documento
2. Struttura del documento:
Il documento ‘ strutturato in 5 capitoli, 56 numeri ,aperto da una introduzione, e chiuso
dalla preghiera di affidamento
Introduzione: nn. 1-6
Alla scuola di Cristo, maestro e pedagogo n.1
La prospettiva che viene offerta è quella di collocarsi dentro la storia della salvezza,
per fare emergere come Dio educa il suo popolo. La guida educativa di Dio si è fatta
visibile è raggiunge in Gesù Cristo il suo punto vertice. Si citano due Padri della Chiesa:
Agostino e Clemente Alessandrino per documentare la consapevolezza della Chiesa e
invitare tutti a mettersi nell’atteggiamento dei discepoli dentro la Chiesa, che ha Gesù
come unico educatore.
Un rinnovato impegno nel campo educativo n.2-4
Richiamando il proemio della Gravissimum Educationis si afferma che si vuole
approfondire il ruolo educativo della Chiesa dentro la storia. Ci si pone in continuità
con il decennio appena trascorso, che ha nel giubileo e nel convegno di Verona i suoi
punti focali.
I Vescovi invitano ad offrire la propria disponibilità per l’ascolto e il dialogo e a
mettere il Vangelo a disposizione di tutti. Il focus che fa luce sulla esperienza viva della
Chiesa è Cristo; questa esperienza viene offerta come testimonianza credibile, che può
dare ordine alla vita e far maturare le domande che inquietano il cuore dell’uomo.
Una speranza affidabile, anima dell’educazione n. 5-6
Alla Chiesa, il Maestro chiede di prendersi cura del bene delle persone, per una vita
che sia umanamente bella e serena e non escluda dal proprio orizzonte l’apertura al
trascendente. Ciò comporta una precisa e concreta responsabilità educativa, che non può
essere assolta con incontri sporadici ed occasionali, ponendo l’attenzione solo ad una
parte delle potenzialità umane, al di fuori del contesto storico e sociale, con programmi
e itinerari a breve termine. Il senso e la bellezza della vita, infatti, consistono nel
camminare verso la pienezza dell’uomo nuovo, che rende capaci del dono di sé per
amore. Questo è il fine dell’opera educativa.
Chi educa è sollecitato verso una persona concreta. Non vengono ignorate le
difficoltà che ogni progetto educativo incontra nei suoi luoghi classici, quale la famiglia
e la scuola, e di cui la stessa Chiesa non è esente; si riconosce che la crisi educativa è in
qualche modo crisi di qualità di vita e di fiducia nella vita.
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Capitolo I: Educare in un mondo che cambia nn. 7-15
È tempo di discernimento (nn.7-8)
Valutare il tempo che cambia è una forma di sapienza, che interpreta la storia, ne
coglie i nodi cruciali e permette di vivere in profondità, al di là dei piccoli eventi e dei
singoli episodi; alla luce di tale sapienza si può cogliere che il tempo per svolgere
l’azione educativa non è finito e non si è soli: «Compiendo tale discernimento, la
Chiesa si pone accanto a ogni uomo, condividendone gioie e speranze, tristezze e
angosce e diventando così solidale con la storia del genere umano.» (n. 7)
In questa analisi non si può essere catastrofici e non si può essere ingenui, perché
insieme a diversi aspetti problematici della odierna cultura: «come la tendenza a ridurre
il bene all’utile, la verità a razionalità empirica, la bellezza a godimento effimero»
(n.7), troviamo non pochi elementi che lasciano ben sperare per l’elaborazione di un
piano educativo promettente: «…la ricerca diffusa di libertà e di amore …» (n. 8)
La ricerca dell’amore e della libertà non è soltanto il punto di partenza o la meta
verso cui tendere, ma può essere anche il terreno d’incontro dove è possibile costruire
progetti educativi insieme a tutti gli uomini di buona volontà.
Nei nodi della cultura contemporanea (nn. 9-13)
Nella società contemporanea si possono evidenziare, dal punto di vista
antropologico, alcuni punti nodali che meritano attenzione: «l’eclissi del senso di Dio e
l’offuscamento della dimensione dell’interiorità, l’incerta formazione dell’identità
personale in un contesto plurale e frammentato, le difficoltà di dialogo tra le
generazioni, la separazione tra intelligenza e affettività.» (n.9)
«Una vera relazione educativa richiede l’armonia e la reciproca fecondazione tra sfera
razionale e mondo affettivo, tra intelligenza e sensibilità, tra mente, cuore e spirito. La
persona viene così orientata verso il senso globale di se stessa e della realtà, e verso
l’esperienza liberante della continua ricerca della verità, dell’adesione al bene e della
contemplazione della bellezza.» (n. 13)
Dall’accoglienza all’integrazione n. 14
Il fenomeno migratorio pone nuovi orizzonti all’educazione. Le diverse appartenenze
etniche e religiose, coesistenti nello stesso territorio, pongono la prospettiva di educare
all’accoglienza, al dialogo e al riconoscimento reciproco, al superamento dei pregiudizi
e delle paure.
L’accoglienza e il riconoscimento sono veri quando viene offerta a tutti la possibilità di
esprimersi e di essere compresi nella propria cultura e religione.
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«La comunità cristiana educa a riconoscere in ogni straniero una persona dotata di
inviolabile dignità, portatrice di una propria spiritualità e di una umanità fatta di sogni,
speranze e progett. - Tiene presente in modo particolare che- molti di coloro che
giungono da lontano sono fratelli nella stessa fede cristiana e come tali la Chiesa li
accoglie, condividendo con loro anche l’annuncio e la testimonianza del Vangelo.» (n.
14)
Per la crescita integrale della persona n. 15
La proposta educativa della comunità cristiana ha l’obiettivo fondamentale di
promuovere lo sviluppo della persona nella sua totalità, in quanto soggetto in relazione.
Impegnandosi in questa sfida la Chiesa sceglie di mettersi in dialogo con la cultura e le
scienze, per far tesoro di tutto quello che di buono e di vero in esse vive; le virtù umane
e quelle cristiane non sono separabili e crescono insieme, cooperando alla piena
maturità della persona umana.
Capitolo II: Gesù, il Maestro nn.16-24
Di fronte ai nodi che caratterizzano la sfida educativa, la scelta cristiana di seguire
Gesù maestro viene offerta come via prioritaria.
«Si mise a insegnare loro molte cose» nn.17-18
Nel testo del capitolo sesto di Marco si descrive «la situazione di un popolo che
soffre per mancanza di una guida autorevole o è disorientato da maestri inaffidabili…
Il bisogno delle persone interpella sempre Gesù, che risponde ogni volta manifestando
l’amore compassionevole del Padre.» (n. 17)
Gesù Maestro si pone ad insegnare per indicare le vie della vita autentica, rivelare
ciascuno a se stesso, aprire al futuro, con l’autorevolezza che viene dal Padre. La sua
parola rivela il mondo nuovo voluto da Dio, invita a esserne parte, sollecitando ciascuno
a cooperare alla sua edificazione nella pace. «Gesù non smetterà di insegnare, parlando
al cuore, neppure di fronte alla incomprensione della folla e dei suoi stessi discepoli.»
(n. 18)
All’insegnamento segue il dono del pane, come espressione del prendersi cura dei
bisogni concreti delle persone e come anticipazione del dono della sua vita. Gesù
maestro svela l’uomo a se stesso.
Dio educa il suo popolo n. 19
Tutta la storia della salvezza è il tempo della formazione di Israele come popolo
dell’Alleanza. Un cammino fatto in compagnia di Dio, che viene incontro a tutte le
sue necessità e lo educa, con amore materno, paterno e sponsale alla fedeltà e alla
libertà.
Questa storia di amore educativo raggiunge il suo compimento in Gesù: «Gesù Cristo è
la via che conduce ciascuno alla piena realizzazione di se stesso secondo il disegno di
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Dio. È la verità che rivela l’uomo a se stesso e ne guida il cammino di crescita nella
libertà. È la via, perché in Lui ogni uomo trova il senso ultimo del suo esistere e del suo
operare: la piena comunione di amore con Dio nell’eternità.» (n. 19)
La Chiesa discepola, madre e maestra nn. 20-21
La Chiesa, grazie al dono dello Spirito Santo, segue le orme e il comando del suo
Maestro; non può avere altro percorso se non quello indicatole da Gesù, non può avere
altri interessi se non quelli che le ha mostrato Gesù. Essa non vive per se stessa ma per
rendere visibile e far fare esperienze dell’amore educativo di Gesù.
Formare alla vita secondo lo Spirito nn. 22-24
L’esistenza cristiana «non è frutto di uno sforzo volontaristico, ma è un cammino
attraverso il quale il Maestro interiore apre la mente e il cuore alla comprensione del
mistero di Dio e dell’uomo…» (n. 22)
Questo cammino di comprensione del mistero di Dio e dell’uomo per avere il suo avvio
ed essere storicamente accessibile ha bisogno di essere accompagnato personalmente da
coloro che sono “esperti” di Dio e di vita interiore.
Lo Spirito permette di cogliere la vita come vocazione, dono di amore che chiama
all’amore: «La nostra azione educativa deve riproporre a tutti con convinzione questa
misura alta della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle
famiglie cristiane deve portare in questa direzione.» (n. 23)
Capitolo III: Educare, cammino di relazione e di fiducia nn. 25-34
Un desiderio che trova risposta n. 25
Il discorso è scandito a partire da alcuni versetti del primo capitolo del Vangelo di
Giovanni, fino ad arrivare ad affermare che la relazione educativa è segnata da una
scelta di libertà e dallo stare insieme: «…per stabilire un rapporto educativo occorre un
incontro che susciti una relazione personale propositiva: non si tratta di trasmettere
nozioni astratte, ma di offrire un’esperienza da condividere.» (n. 25)
Per tutti coloro che cercano un rapporto educativo con Gesù, c’è una domanda che
viene posta loro: “che cercate?” «È la domanda che Gesù rivolge a chiunque desideri
stabilire un rapporto con lui: (n. 25)
Un incontro che genera un cammino nn. 26-28
La relazione educativa chiama in causa educatori ed educandi, la loro relazione è di
tipo generativo, che richiama alla esperienza della paternità e della figliolanza; li pone
dentro la prospettiva di un itinerario condiviso, dove nella reciproca libertà si
intrecciano esperienze umane e spirituali, profonde e coinvolgenti.
«L’educazione, costruita essenzialmente sul rapporto educatore ed educando, non è
priva di rischi e può sperimentare crisi e fallimenti: richiede quindi il coraggio della
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perseveranza. Entrambi sono chiamati a mettersi in gioco, a correggere e a lasciarsi
correggere, a modificare e a rivedere le proprie scelte, a vincere la tentazione di
dominare l’altro.» (n. 28)
Con la credibilità del testimone n. 29
L’identità dell’educatore ha alcune peculiarità che non possono essere sottovalutate:
gratuità, libertà, responsabilità, autorevolezza, competenza: «L’educatore è un testimone
della verità, della bellezza e del bene, cosciente che la propria umanità è insieme
ricchezza e limite. Ciò lo rende umile e in continua ricerca. Educa chi è capace di
rendere ragione della speranza che lo anima ed è sospinto dal desiderio di trasmetterla.
La passione educativa è una vocazione, che si manifesta come un’arte sapienziale
acquisita nel tempo attraverso una esperienza maturata alla scuola di altri maestri.» (n.
29)
Passione per l’educazione n. 30
«È necessario formare gli educatori, motivandoli a livello personale e sociale, e riscoprire
il significato e le condizioni dell’impegno educativo.»
Una relazione che si trasforma nel tempo nn. 31-32
Viene presa in esame la vita dell’uomo nelle diverse sue stagioni e vengono
evidenziate le peculiarità educative: «La relazione educativa si sviluppa lungo le
stagioni dell’esistenza umana e subisce trasformazioni specifiche a seconda delle fasi
della vita. Anche la credibilità dell’educatore è sottoposta alla sfida del tempo, viene
costantemente messa alla prova e deve essere continuamente riconquistata.» (n. 31)
Vengono indicate alcune esperienze come luoghi fondanti per dare alla propria vita
una valenza vocazionale: i gruppi parrocchiali, le associazioni, i movimenti il
volontariato e le varie forme di servizio.
Negli ambiti della vita quotidiana n. 33
L’azione educativa si rivolge alla persona concreta, nella totalità della sua vita, dentro il
suo contesto storico e culturale, così come il convegno di Verona ha cercato di mettere
in evidenza.
Una storia di santità n. 34
Per la Chiesa risulta prioritario offrire una testimonianza di fede credibile, radicata nella
storia e proiettata nel futuro. La vita di tanti santi educatori, pur nella diversità dei
contesti storici e della loro vita, evidenzia le seguenti costanti: «l’autorevolezza
dell’educatore, la centralità della relazione personale, l’educazione come atto di
amore, una visione di fede che dà fondamento e orizzonte alla ricerca di senso dei
giovani, la formazione integrale della persona, la corresponsabilità per la costruzione
del bene comune.» (n. 34)
Capitolo IV: La Chiesa, comunità educante (35-51)
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«Un solo corpo e un solo spirito» n. 35
Tenere presente che solo nella comunione effettiva e affettiva tra tutti gli educatori è
possibile educare; una comunione che è frutto della pluralità di visioni e di sensibilità e
che non va mai confusa con la logica antievangelica dell’uniformità: «Se si vuole che
l’azione educativa ottenga il suo scopo, è necessario che tutti i soggetti in essa coinvolti
operino armonicamente verso lo stesso fine. Per questo occorre elaborare e
condividere un progetto educativo che definisca obiettivi, contenuti e metodo su cui
lavorare. …
Il primato educativo della famiglia nn. 36-38
Si afferma, per la Chiesa e la società civile, il ruolo determinante, peculiare,
insostituibile e prioritario della famiglia nell’educazione delle giovani generazioni: «La
Chiesa, pertanto, si impegna a sostenere i genitori nel loro ruolo di educatori, attivando
iniziative, corsi di formazione, incontri, gruppi di confronto e collaborazione, per
promuovere la competenza nell’educazione dei figli.» (n.36)
Nel cantiere dell’educazione cristiana nn. 39-40
Tutta la comunità diocesana, nelle sue diverse espressioni ministeriali e in tutte le sue
strutture, possiede un forte e straordinario potenziale educativo. La parrocchia rappresenta
la realtà ecclesiale più prossima e più aperta a tutte le esigenze educative, per accompagnare
l’esistenza del credente verso la pienezza della vita di Cristo. La catechesi, la liturgia e la
carità sostengono la vita dei cristiani nell’annuncio e nella testimonianza.
Un attenzione particolare viene data alla iniziazione cristiana di tipo catecumenale e
al primo annuncio, per la loro logica educativa, per il loro essere punto di incontro tra le
diverse dimensioni della pastorale e perché hanno come obiettivo ultimo la piena maturità
cristiana: «Esperienza fondamentale dell’educazione alla vita di fede è l’iniziazione
cristiana, espressione di una comunità che educa con tutta la sua vita e manifesta la sua
azione dentro una concreta esperienza di ecclesialità. L’iniziazione cristiana non è quindi
una delle tante attività della comunità cristiana, ma l’attività che qualifica l’esprimersi
proprio della Chiesa nel suo essere inviata a generare alla fede e realizzare se stessa come
madre.» (n. 40)
La parrocchia, crocevia delle istanze educative nn. 41-45
Viene ricostruita l’identità della parrocchia e ne viene affermata la sua importanza e la
sua centralità per la formazione della coscienza credente e per la comunicazione del vangelo.
Si auspica il diffondersi di una pastorale integrata capace di dare risposte non settoriali ma
articolate a tutti coloro che cercano Dio.
La scuola e l’università nn. 46-49
La comunità cristiana viene invitata «a intensificare la collaborazione permanente con l
e istituzioni scolastiche attraverso i cristiani che vi operano, le associazioni dei genitori,
professionali e studentesche, i movimenti ecclesiali, i collegi e i convitti, mettendo in atto
un’adeguata ed efficace pastorale della scuola e dell’educazione.» (n. 46)
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La responsabilità educativa della società n. 50
Viene descritto il ruolo di “lievito” della Chiesa dentro il contesto sociale dove vive, per
favorire e promuovere lo sviluppo integrale della persona, l’accoglienza e la solidarietà; una
attenzione particolare va data ai vari ambienti di vita: del divertimento, dello sport, dell’arte,
dello spettacolo, del tempo libero e del turismo.
La comunicazione nella cultura digitale n. 51
Il ruolo educativo dei nuovi linguaggi e delle nuove forme di comunicazione, che
incidono sullo sviluppo del pensiero e sulla cultura: «Il loro ruolo nei processi educativi è
sempre più rilevante: le tradizionali agenzie educative sono state in gran parte soppiantate dal
flusso mediatico. Un obiettivo da raggiungere, dunque, sarà anzitutto quello di educare alla
conoscenza di questi mezzi e dei loro linguaggi e a una più diffusa competenza quanto al loro
uso.» (n. 51)
Il rapporto tra le relazioni umane autentiche e quelle virtuali richiede la presenza di
nuove figure di animatori della cultura e della comunicazione.
Capitolo V: Indicazioni per la progettazione pastorale (52-55)
«… alcune linee di fondo perché ogni Chiesa particolare possa progettare il proprio
cammino pastorale in sintonia con gli orientamenti nazionali.» (n. 52)
Esigenze fondamentali n. 53
Alcune piste di approfondimento per una verifica del percorso compiuto: «ascoltare il
desiderio di relazioni profonde che abita il cuore di ogni uomo, orientandole alla ricerca
della verità e alla testimonianza della carità; porre al centro della prospettiva educativa il
dono come compimento della maturazione della persona; far emergere la forza educativa
della fede verso la pienezza di relazione con Cristo nella comunione ecclesiale.» (n. 53)
Obiettivi e scelte prioritarie nn. 54-55
-
L’iniziazione cristiana: elaborare e promuovere alcuni criteri valutativi per la lettura
delle sperimentazioni in atto.
Coniugare la maturità spirituale e il senso dell’appartenenza ecclesiale con un
amore appassionato per la vita quotidiana nella città degli uomini.
Promuovere la ricerca di sinergie e alleanze educative tra la famiglia la comunità
ecclesiale e la società
Occorre promuovere tra i laici nuove figure educative: laici missionari,
accompagnatori dei genitori, catechisti per i catecumeni, formatori degli educatori,
evangelizzatori di strada.
Nel corso del decennio puntare su alcune priorità:
-
La formazione permanente degli adulti e delle famiglie
Il rilancio della vocazione educativa degli istituti di vita consacrata, delle
associazioni e dei movimenti ecclesiali e delle aggregazioni di volontariato
8
-
Promuovere anche nel campo civile una approfondita riflessione sulla questione
educativa
“Indicazioni per la progettazione pastorale”. Come recita il titolo si tratta di una parte in
cui vengono chiarite le attese che i Vescovi hanno e le indicazioni operative per
realizzarel. Il capitolo si compone di quattro paragrafi (nn. 52-55): una premessa che
esplicita il desiderio globale (n.52); le scelte (esigenze) fondamentali da seguire (n. 53); gli
obiettivi prioritari (nn. 54-55).
Un desiderio esplicito
Il documento si propone di realizzare una “azione concorde delle comunità
ecclesiali” attraverso l’esplicitazione delle idee di fondo [elaborate dai vescovi] perché ogni
Chiesa particolare possa progettare il proprio cammino pastorale (n. 52).
Ancora una verifica!
Il n. 53, infatti, è dedicato a:
•
•
Comprendere le caratteristiche e l’urgenza della “questione educativa”
Essa è definita secondo tre idee-guida.
1.L’educazione oggi va ripensata in ordine alla esigenza delle relazioni
interpersonali;
2. allo sviluppo della finalità educativa del dono (antropologia del dono);
3. alla riconsiderazione della fede come forza educativa (non solo come scopo o
contenuto, ma anche come pedagogia.
Circa i soggetti si avverte che il “soggetto debole” sono i genitori.
•
Indica 2 ambiti di verifica pastorale.
 In ambito nazionale “sarà opportuno valutare gli effetti dei progetti educativi e
gli strumenti elaborati dalla Conferenza Episcopale nei vari ambiti pastorali.
Avendo particolare attenzione all’impostazione emersa dal Convegno ecclesiale
di Verona, occorrerà considerare quanto essa abbia favorito lo sviluppo di una
pastorale integrata e missionaria”
Ci si aspetta quindi non una verifica a tutto tondo sui progetti educativi (i cammini
formativi propri della comunità cristiana) quanto questi abbiano recepito Verona.
Individuando nella “scelta dei quattro ambiti di Verona” la strategia comunicativa più
adatta per la comunicazione della fede.
Ripensare la formazione degli operatori
 In ambito locale “si tratta di considerare con realismo i punti di debolezza e di
sofferenza presenti nei diversi contesti educativi, come pure le esperienze
positive in atto. In particolare, si suggerisce un esame attento sia dei cammini di
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formazione dei catechisti, degli operatori pastorali e degli insegnanti di
religione cattolica, sia dei percorsi educativi delle associazioni e dei
movimenti”.
In ordine a questa seconda verifica viene dato anche il criterio di analisi. Gli itinerari
e la formazione degli operatori possono essere valutati “solo in riferimento all’integralità e
alla centralità del soggetto umano. Alla base della progettazione pastorale vi è la visione
cristiana della persona: l’idea di educazione che da essa proviene possiede una sua
specifica originalità, anche se è aperta a diversi apporti e si pone in dialogo con tutti, in
particolare con le scienze umane”.
La situazione educativa attuale, infatti, richiede “nuove scelte di progettazione”. Il
documento si concentra su tre ambiti privilegiati.
a. L’iniziazione cristiana.
Il primo ambito da ristrutturare è la IC: “in questo decennio sarà opportuno
discernere, valutare e promuovere una serie di criteri che dalle sperimentazioni in atto
possano delineare il processo di rinnovamento della catechesi, soprattutto nell’ambito
dell’iniziazione cristiana”.
A tale proposito il documento dà 2 affermazioni.
- La prima riguarda il confronto tra le “esperienze migliori” in ordine alla
capacità “di promuovere la responsabilità primaria della comunità cristiana (1), le
forme del primo annuncio (2), gli itinerari di preparazione al battesimo (3) e la
conseguente mistagogia per i fanciulli, i ragazzi e i giovani (4), il coinvolgimento
della famiglia (5), la centralità del giorno del Signore e dell’Eucaristia (6),
l’attenzione alle persone disabili (7), la catechesi degli adulti quale impegno di
formazione permanente (8; forse fuori luogo in quanto non si tratta di IC). La nota
88 cita qui per la prima e unica volta le 3 note che hanno segnato il rinnovamento
pastorale del progetto precedente (anni 1997-2003). Si può affermare che queste
siano le cose da verificare se siano presenti nei progetti formativi parrocchiali.
- La seconda riguarda il criterio stesso della verifica. Non basta infatti che in
un progetto parrocchiale si tengano in giusto conto le dimensioni prima richiamate
(potremmo dire rispetto di una “correttezza formale”), ma si tratta – più in
profondità – di verificare se queste dimensioni sono presentate e realizzate nella
prospettiva del primato della liturgia nella riorganizzazione in chiave missionaria
della stessa IC. Si legge infatti che “l’iniziazione cristiana mette in luce la forza
formatrice dei sacramenti per la vita cristiana, realizza l’unità e l’integrazione fra
annuncio, celebrazione e carità, e favorisce alleanze educative. La sacramentalità è
quindi definita la vera e forse unica azione pedagogica della chiesa. Le altre sono
solo mediazioni comunicative o pedagogiche. Sono espressioni che possono
favorire la comprensione e l’adesione.
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Non si tratta solo di verificare se viene reintrodotto lo stile catecumenale (con tutti
quegli elementi che venivano elencati), quanto di verificare se il principio liturgico torna ad
essere la chiave di lettura della presentazione della proposta cristiana.
b. i percorsi di vita buona: il riferimento è agli ambiti di vita del convegno di verona e in
modo particolare alla costruzione dell’identità personale, attenzionando la vita affettiva, il
lavoro e la festa,la fragilità umana, la tradizione e la cittadinanza responsabile.
c. alcuni luoghi significativi:mettendo in evidenza le alleanze tra agenzie educative:
reciprocità tra famiglia, comunità ecclesiale e società; la promozione di nuove figura
formative, la formazione teologica e in modo particolare la cura della formazione degli
adulti e delle famiglie
Seconda parte: il senso e le ragioni della scelta educativa
1.Senso e finalità della scelta educativa
Il documento, come è ovvio, non è un sussidio pedagogico o uno studio sull’educazione. Si
tratta di un documento pastorale che offre indirizzi o orientamenti per aiutare la comunità
cristiana a rinnovare e a rendere sempre più fecondo l’impegno educativo. L’intento principale è
quello di individuare i punti nodali che rendono difficile tale impegno e di evidenziare le motivazioni
e le risorse che offrono un fondamento solido al compito educativo. Nei vari capitoli, il tema viene
affrontato attraverso un percorso scandito in tappe complementari e in profili che si richiamano: da
quello culturale e pedagogico a quello biblico-teologico e spirituale, con particolare attenzione alla
figura dell’educatore cristiano.
Nel mettere in luce i nodi delle odierne difficoltà educative, nel promuovere una alleanza
educativa tra i vari soggetti coinvolti – dalla famiglia alla parrocchia alla scuola e ai mass media –,
nel riferirsi a Cristo, Maestro e Signore, come via che introduce alla vita buona e nuova, il
documento individua il profilo di un particolare impegno pastorale capace di svolgere la missione
di evangelizzazione e di educazione nell’attuale contesto. Il testo suggerisce poi alcune indicazioni
per la progettazione pastorale ponendo l’accento su contenuti e finalità prioritarie.
Più che indicare la struttura e presentare i contenuti specifici del documento, vale la pena di far
emergere ciò che lo ispira e lo qualifica in questo particolare momento storico. Soprattutto merita
di essere precisato il senso della scelta educativa che la Chiesa italiana vuole attuare nel prossimo
decennio: una scelta che sfida la cultura oggi dominante, la quale appare poco interessata,
praticamente e spesso anche teoricamente, all’educazione. Per la Chiesa, la questione educativa è
oggi cruciale. Consapevole della valenza educativa dell’intera vita ecclesiale, la Chiesa considera
l’impegno educativo come elemento essenziale della sua missione. Si educa alla vita di fede avendo
a cuore l’uomo: questa cura dell’uomo diventa formazione completa e integrale nell’incontro con
Cristo che conduce l’uomo alla sua piena verità.
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Sarebbe infatti limitativo e alla fin fine fuorviante pensare che il documento si riduca a sollecitare
un maggior impegno educativo da parte della comunità cristiana. Oggi appare decisivo porre la
scelta educativa al centro dell’impegno pastorale: questo impegno merita di essere sottolineato e
precisato. Per cui soffermeremo l’attenzione soprattutto sul senso e sulle ragioni della scelta
educativa per motivarne tutta l’importanza. Poiché il titolo stesso degli Orientamenti appare molto
significativo per la comprensione delle ragioni e della finalità della scelta educativa,è importante
porre l’attenzione su di esso , suggerendo alcuni spunti che potranno essere approfonditi nella
lettura attenta del nostro documento per coglierne in profondità l’ispirazione, i contenuti e il
metodo.
2. Alla scuola di Cristo
Possiamo affermare che l’educazione fa parte della missione della Chiesa, visto il singolare
rapporto che il cristianesimo instaura con l’umano, a partire dalla centralità del mistero
dell’incarnazione. Proprio l’introduzione degli Orientamenti illustra questo particolare nesso tra la
missione ecclesiale e la missione educativa.
Alla scuola di Cristo, maestro e pedagogo: è questo il titolo del n. 1 del documento, in cui si cita una
significativa frase di un autore del II secolo, Clemente Alessandrino, tratta del suo libro Pedagogo:
“diventando ascoltatori del Logos, glorifichiamo il piano divino provvidenziale, grazie al quale l’uomo
viene sia educato dalla pedagogia divina che santificato in quanto bambino di Dio: è cittadino dei
cieli, mentre viene educato sulla terra; riceve lassù per Padre colui che in terra impara a conoscere Se
siamo diventati uditori del Verbo, diamo lode a quella economia per la quale l’uomo è educato e
santificato come figlio di Dio, ed è certo cittadino del cielo mentre viene educato sulla terra, e là riceve
il Padre che impara a conoscere sulla terra”. L’opera di salvezza e di redenzione compiuta da Cristo,
“il beato Pedagogo”, tutta la storia della salvezza si configura e si compie nella prospettiva della guida
e della custodia di Dio: “ci collochiamo nel cuore di una storia di salvezza lungo la quale, nel corso dei
secoli, Dio ha educato il suo popolo” (n. 1).
Se la Chiesa italiana ha deciso di dedicare il prossimo decennio al tema dell’educazione, ciò non
significa che la dimensione educativa non fosse già molto presente nelle varie forme in cui si attua la
missione pastorale della nostre comunità.
3. La fiducia che proviene dalla speranza affidabile
Traspare dagli Orientamenti tutta la preoccupazione pastorale dei Vescovi italiani rispetto
all’odierna questione educativa e nello stesso tempo tutta la loro fiducia: educare non è solo
doveroso ma possibile, pur in mezzo alle difficoltà del nostro tempo. Lo sguardo lucido rispetto
all’emergenza educativa, con i forti venti che soffiano contro ogni impegno educativo, non
affievolisce la fiducia nelle possibilità educative della Chiesa e degli uomini di buona volontà. Questo
è stato l’invito che Benedetto XVI ha rivolto ai Vescovi italiani radunati in Assemblea generale: “Il
primo contributo che possiamo offrire è quello di testimoniare la nostra fiducia nella vita e nell’uomo,
nella sua ragione e nella sua capacità di amare. Essa non è frutto di un ingenuo ottimismo, ma ci
proviene da quella ‘speranza affidabile’ (Spe salvi, n. 1) che ci è donata mediante la fede nella
redenzione operata da Gesù Cristo”(Discorso all’Assemblea Generale della CEI, 28 maggio 2009).
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Questo spirito di fiducia è ben presente nel testo: nella “speranza affidabile” che deriva dalla
risurrezione di Cristo, ci è data la possibilità di testimoniare la nostra fiducia nell’uomo, nella sua
vita, nella sua capacità di amare e di educare.
4. L’emergenza educativa
L’odierna sensibilità culturale risulta priva di fiducia da non avvertire più l’interesse per il
valore dell’esempio e dell’insegnamento, e più in generale, della condivisione del senso delle
esperienze fondamentali della vita. La crisi educativa è crisi di fiducia, anche perché si è diffusa una
rinuncia, spesso compiaciuta, alla capacità di cogliere e di intendere la realtà e poi di interpretarla
secondo categorie condivisibili e trasmissibili.
La scelta educativa fatta dalla Chiesa in questo preciso momento culturale comporta una
particolare cura: l’annuncio del Vangelo – è la missione di sempre della Chiesa – è rivolta a persone
che oggi hanno bisogno di ritrovare le ragioni profonde della vita, i fondamenti costituivi del vivere e
del vivere insieme come societas umana, le motivazioni profonde per un percorso formativo che
corrisponda alla vocazione umana, la gioia di mettere al mondo e di continuare la generazione
nell’atto educativo. La parola di Dio illumina l’uomo perché ritrovi se stesso nella sua verità e nella
sua interezza: così, in un orizzonte culturale in cui si riconosce che l’esistenza è un dono grande e
benedetto, una realtà buona e sensata, possono rinascere vere relazioni educative e può riprendere
slancio e vigore l’avventura educativa.
5. L’uomo via della Chiesa
Ugualmente decisiva per la scelta educativa appare l’accoglimento di quella indicazione
pastorale che ha trovato la sua espressione sintetica nell’affermazione di Giovanni Paolo II: “questo
uomo è la prima e fondamentale via della Chiesa, via tracciata da Cristo stesso, via che
immutabilmente passa attraverso il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione” (Redemptor
hominis, n. 14).
La scelta educativa approfondisce questa indicazione che non è solo di metodo, ma anche, e
sopratutto di contenuto. Giovanni Paolo II, affermando che l’uomo è la via della Chiesa, della sua
missione e della sua fatica, evidenziava l’intima unione tra l’uomo e Cristo: “con l’uomo Cristo è in
qualche modo unito anche quando quell’uomo non è di ciò consapevole”.
Proprio questa tendenza è ritenuta da Benedetto XVI all’origine dello smarrimento
educativo: “Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli
sia” (Caritas in veritate, n. 78). Per questo il particolare momento storico-culturale in cui la Chiesa
attua la sua missione si esprime nella linea della scelta educativa: la Chiesa, a partire da Cristo, vuole
farsi carico della fondamentale vocazione dell’uomo e aiutare la persona a ritrovare la strada per
essere se stessa e per vivere bene, superando ogni dualismo fra ciò che è umano e ciò che è cristiano.
La vita in Cristo è la vita dell’uomo e della donna nella loro dignità e nella loro verità: più impellente e
più centrale diventa dunque il riferimento a Cristo. Perché se l’uomo è la via della Chiesa, la ‘sorte’
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dell’uomo è unita a Cristo, come ancora afferma Giovanni Paolo II: “La Chiesa non può abbandonare
l’uomo, la cui ‘sorte’, cioè la scelta, la chiamata, la nascita e la morte, la salvezza o la perdizione, sono
in modo così stretto e indissolubile unite a Cristo” (Redemptor hominis, n. 18). Vale in particolare per
l’educazione dei giovani alla fede questo impegno a unire strettamente la ‘sorte’ dell’uomo a Cristo,
in quanto nel clima in cui essi vivono, soprattutto per lo scientismo diffuso e per la separazione tra
fede e ragione, sono portati a ritenere il riferimento a Cristo superfluo oppure senza una valenza
veritativa.
6.Educare
Il titolo degli Orientamenti pastorali del decennio – Educare alla vita buona del vangelo – può
essere ritenuto emblematico per esplicitare il senso della scelta educativa. Sono subito evidenziati gli
elementi di fondo su cui il testo sviluppa la proposta pastorale.
Innanzi tutto vi è il verbo ‘educare’. Già negli Orientamenti pastorali del decennio scorso il
titolo iniziava con un verbo all’infinito: Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia (21 giugno
2001). È quindi in continuità con la precedente titolazione che si inizia con il verbo educare. Ma è
soprattutto in connessione con l’odierna situazione che si parte con l’infinito ‘educare’: è la forma
base del verbo che indica un fatto, oltre a un desiderio o un ordine. Con tale incipit, si intende
affermare il fatto dell’educazione o l’effettività dell’educare, oltre che il dovere di educare. Certo, la
missione educativa della famiglia, della Chiesa, della scuola e della società deve confrontarsi con il
travaglio di un contesto culturale che rappresenta indubbiamente una grande sfida per la tradizionale
cura delle generazioni adulte verso le generazioni nuove. Gli Orientamenti non ignorano questo
contesto problematico e travagliato, ma non si arrendono all’inquietante deserto educativo.
Nel momento in cui si avvertono le grandi difficoltà nel trasmettere alle nuove generazioni i valoribase dell’esistenza e di un retto comportamento, qui si afferma l’insostituibile avventura educativa
che introduce al senso della realtà e favorisce lo sviluppo e la maturazione delle varie dimensioni
dell’uomo.
La missione educativa – come avventura di sempre e come compito possibile anche oggi –
deve avere ben presenti i grandi rischi di una progressiva frammentazione dell’io in un contesto
confuso e contradditorio, in cui risulta problematica la stessa definizione dell’uomo come persona,
come fine, come interiorità, come libertà e amore, come soggetto in relazione, aperto a Dio e agli
altri.
Dunque i punti problematici che influiscono in modo particolare sul processo educativo e
che si collegano alle trasformazioni culturali e tecnologiche e alla questione antropologica, sono
tenuti presenti nel documento: “l’eclissi del senso di Dio e l’offuscarsi della dimensione
dell’interiorità, l’incerta formazione dell’identità personale in un contesto plurale e frammentato,
le difficoltà di dialogo tra le generazioni, la separazione tra intelligenza e affettività” (n. 9).
Tuttavia, continua il testo, “si tratta di nodi critici che vanno compresi e affrontati senza paura,
accettando la sfida di trasformarli in altrettante opportunità educative” (n. 9), ravvivando il
coraggio di educare, ricuperando il dinamismo della passione educativa. Poiché “il tempo
dell’educazione non è finito”, occorre “metterci alla ricerca di risposte adeguate e non ci
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scoraggiamo, sapendo di poter contare su una ‘riserva escatologica’ alla quale quotidianamente
attingere: la ‘speranza che non delude” (Rm 5,5) (n. 7).
7.La vita buona
Il secondo elemento del titolo è la ‘vita buona’. Con questa espressione si indica l’obiettivo
verso cui tende l’educazione integrale della persona umana. Il riferimento va alla domanda, ricordata
al n. 16, che il giovane rivolge a Gesù: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita
eterna?” (Mc 10,17). Gesù interrompe il suo cammino per rispondere alla domanda del suo
interlocutore, manifestando piena disponibilità verso quel giovane mosso da un ardente desiderio di
parlare con il “maestro buono”, per imparare da Lui a percorrere la strada verso la vita buona.
Nel Messaggio per la XXV Giornata mondiale della Gioventù (28 marzo 2010, n. 2), Benedetto
XVI ha affermato che nello sguardo di Gesù su quel giovane – “Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo
amò” (cfr Mc 10,21) – “c’è il cuore di questo specialissimo incontro e di tutta l’esperienza cristiana.
Infatti il cristianesimo non è primariamente una morale, ma esperienza di Gesù Cristo, che ci ama
personalmente, giovani o vecchi, poveri o ricchi; ci ama anche quando gli voltiamo le spalle”.
Sono parole che riecheggiano l’enciclica Deus caritas est (n. 1), ripresa dal documento al n.
28: “ Al centro dell’esperienza cristiana c’è l’incontro di due libertà, quella di Dio e quella dell’uomo.
Due libertà che non si elidono reciprocamente, non si annullano a vicenda. La libertà dell’uomo,
infatti, viene continuamente educata dall’incontro con Dio, che, come ricorda Benedetto XVI, pone la
vita dei suoi figli in un orizzonte nuovo: “Abbiamo creduto all’amore di Dio – così il cristiano può
esprimere la scelta fondamentale della sua vita. All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione
etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un
nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”.
L’impegno educativo esige che sia coltivato il desiderio che ci caratterizza e ci definisce
come uomini: desiderio di vita buona, di giustizia, di verità, di amore, di felicità (nel senso pieno di
beatitudine, secondo la tradizione classica, ripresa e riformulata dalla tradizione cristiana, come
pienezza di essere).
Questo desiderio è fondamentale per la nostra vita: se venisse trascurato, anzi venisse
spento, si introdurrebbe nell’uomo un sospetto che a lungo andare lo farebbe precipitare in una
visione scettica e utilitaristica. Poiché questa è la possibile deriva che sta davanti a noi, siamo
fortemente sospinti a coltivare questo desiderio che ci qualifica. Si tratta in particolare di offrire
percorsi di vita buona in rapporto a quei ‘luoghi’ decisivi in cui è possibile prendere coscienza della
nostra vocazione alla relazione in senso orizzontale e verticale. La nascita, l’amore umano, la
sofferenza, l’impegno per la giustizia, la morte sono esperienze fondamentali che fanno parte della
sfida educativa. In particolare vengono richiamati e riformulati nella prospettiva dell’educazione gli
ambiti del vissuto umano indicati dal Convegno ecclesiale di Verona in ordine al rinnovamento
dell’azione ecclesiale e alla formazione dei laici cristiani che sanno coniugare una matura spiritualità
con un amore appassionato per la città degli uomini.
Tra i processi di accompagnamento alla costruzione dell’identità personale, merita particolare
rilievo l’educazione alla vita affettiva. Appartiene agli obiettivi dell’educazione, in particolare
dell’educazione cristiana, la capacità di vivere il lavoro e la festa come compimento della nostra
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vocazione. L’esperienza della fragilità umana, della sofferenza e del limite si manifesta in tanti modi e
in tutte le età: questa esperienza è essa stessa, in certo modo, una vera e propria ‘scuola’ da cui
imparare per un cammino di sapienza. Se da parte di tutta la società è necessario riconoscere
l’importanza del ‘tradere’, e cioè del trasmettere la vita consegnando la memoria e trasmettendo nel
tempo il senso del patrimonio ricevuto, la Chiesa è chiamata ad essere essa stessa tradizione vivente
e incessante del Vangelo ricevuto, nei modi più culturalmente fecondi e rilevanti, affinché ogni uomo
possa incontrare il Risorto che è via, verità e vita. La necessità di educare alla cittadinanza
responsabile, se è da sempre un preciso compito educativo, lo è ancor più oggi di fronte ai processi
sociali in atto.
In questa luce appare tutta l’importanza dell’alleanza educativa di tutti coloro che hanno
responsabilità educative, a partire dalla famiglia fino alla parrocchia, passando per la scuola e
l’università. Le difficoltà e la complessità dell’azione educativa sollecitano i cristiani ad adoperarsi in
ogni modo affinché si realizzi un rapporto dinamico e costruttivo che mira al bene del soggetto. Come
viene più volte indicato nel documento, la crescita della consapevolezza dell’importanza dell’educare
deve interessare e coinvolgere tutta la società, affinché diventi sempre più terreno favorevole
all’educazione. “Favorendo condizioni e stili di vita sani, rispettosi dei valori, in cui sia possibile
promuovere lo sviluppo integrale della persona” (n. 50).
8. Il Vangelo
L’elemento fondamentale e decisivo del documento è Cristo. Se quello sguardo di Gesù sul
giovane che lo interpella come Maestro buono è il cuore dell’incontro e di tutta l’esperienza cristiana,
il Vangelo di Gesù è la sostanza dell’educare cristiano: Cristo è la via che introduce al senso pieno
della realtà, è la verità in cui trova piena intelligibilità ogni essere, è la ‘vita buona’ per ogni
persona, è la risposta adeguata a quel desiderio umano di beatitudine.
La proposta degli Orientamenti pastorali parte dall’incontro con Gesù Cristo e dal suo
Vangelo: “A noi, ovviamente, sta a cuore la proposta esplicita e integrale della fede, posta al centro
della missione che la Chiesa ha ricevuto dal Signore. Questa fede vogliamo annunciare senza alcuna
imposizione, testimoniando con gioia la bellezza del dono ricevuto, consapevoli che esso porta frutto
solo quando è accolto nella libertà” (n.4).
Questo esplicito riferimento a Gesù Cristo non è solo imprescindibile per l’educazione
cristiana, ma per l’educazione in generale. La centralità di Cristo consente di superare quella ormai
diffusa idea che la questione di Dio sia questione insignificante per la vita umana, come se fosse
possibile vivere una vita buona ‘come se Dio non ci fosse’.
Il riferimento a Gesù, il Maestro, centro della storia della salvezza, consente di ricuperare il
senso della vita personale: il tempo, da semplice kronos che scorre, viene vissuto come occasione
propizia (kairós) per una decisione esistenziale che non solo aiuta a crescere qui e ora, ma indirizza il
cammino verso la sua pienezza definitiva.
L’educazione cristiana, che ha al suo centro Cristo, ha una rilevanza antropologica e culturale
decisamente importante, affermando che “l’opera educativa è efficace nella misura in cui incontra la
persona nell’insieme delle sue esperienze” (n. 33), da cui l’invito a rileggere l’impegno educativo in
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riferimento agli ambiti messi in risalto nel Convegno ecclesiale di Verona. A questo punto gli
Orientamenti affermano che l’educazione potrà far “emergere soprattutto quel grande sì che in Gesù
Cristo Dio ha detto all’uomo e alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e intelligenza;
come…la fede nel Dio dal volto umano porti la gioia nel mondo’ (Benedetto XVI, Discorso al IV
Convegno ecclesiale della Chiesa italiana, Verona 19 ottobre 2006). In questo modo, la comunità dei
credenti testimonia l’amore profondo della Chiesa per l’uomo e per il suo futuro e l’atteggiamento di
servizio che la anima” (n. 33).
9. Camminare insieme verso la vita buona
Gli Orientamenti pastorali sono una proposta che i Vescovi rivolgono alle comunità
cristiane. La Chiesa è discepola di Cristo, è madre, comunità dei credenti in cui si è generati come
figli di Dio ed è maestra di verità, con la missione di annunciare e di insegnare (cf nn. 20-21).
Ma gli Orientamenti sono un documento rivolto a tutti. La scelta educativa e la proposta del
cammino educativo riguardano tutti. Le comunità ecclesiali, attraverso l’educazione, interpellano i
diversi soggetti educativi, manifestando l’amicizia fra Cristo e la vita quotidiana dell’uomo. Se la
vita buona è innanzi tutto riferita Cristo e al Vangelo, ciò non significa che si trascuri la ‘vita
buona’ nel senso auspicato da coloro che, come genitori, come insegnanti, come educatori,
svolgono la loro missione educativa e avvertono il bisogno di essere sostenuti nel loro impegno.
Tra l’altro, solo in riferimento alla vita buona, desiderata e testimoniata, si ricupera quell’autorità
educativa che si esprime come sicura e convincente una proposta interpretativa del reale. Nelle
comunità cristiane deve crescere e diventare vivo il desiderio di venire incontro a tutti coloro che
vogliono trasmettere il senso e la bellezza della vita per formare una persona libera e intelligente,
per sviluppare le capacità di amare e di donare, per risvegliare il coraggio delle decisioni serie e
impegnative.
Infatti i Vescovi affermano di avere “il Vangelo fa emergere in ognuno le domande più
urgenti e profonde, permette di comprenderne l’importanza di dare un ordine ai problemi e di
collocarli nell’orizzonte della vita sociale” (n. 4). D’altronde, prosegue il documento, “tra i compiti
affidati dal Maestro alla sua Chiesa c’è quello di prendersi cura del bene delle persone, nella
prospettiva di un umanesimo integrale e trascendente. Ciò comporta una specifica responsabilità
educativa. Chiede, ad esempio, di educare al gusto dell’autentica bellezza della vita, sia
nell’orizzonte proprio della fede, che matura nel dono pasquale della vita nuova, sia come
prospettiva pedagogica e culturale, aperta alle donne e uomini di qualsiasi religione e cultura, ai
non credenti, agli agnostici e a quanti cercano Dio. Chi educa è sollecito verso una persona
concreta, se ne fa carico con amore e premura costante , perché sboccino, nella libertà, tutte le sue
potenzialità” (n. 5).
Emerge l’invito a comprendere e a far emergere la straordinaria coincidenza tra la vita buona
secondo il Vangelo e la vita buona secondo il desiderio del cuore umano, tra l’annuncio cristiano e
l’anelito dell’uomo. La missione della Chiesa si qualifica come missione educativa per prendersi cura
dell’uomo di oggi, perché, consapevole della sua dignità, diventi nuova creatura entrando con tutto
se stesso nel mistero di Cristo.
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Le grandi e serie difficoltà che si incontrano oggi nella missione educativa, nelle relazioni
generative, nella fiducia per la vita sono l’occasione per porre al centro la scelta educativa, superando
quella visione che fa del relativismo una sorta di verità indiscussa, arrivando a dubitare persino della
bontà della vita e dell’importanza dei rapporti umani.
Proprio per aiutare a superare queste visioni così tristi e così riduttive, il documento invita a
tenere sempre presente e a far valere la preziosa indicazione che proviene dalla Gaudium et spes, e
cioè che “ogni uomo ha il dovere di tener fermo il concetto della persona umana integrale, in cui
eccellono i valori della intelligenza, della volontà, della coscienza e della fraternità, che sono fondati
tutti in Dio Creatore e sono stati mirabilmente sanati ed elevati in Cristo” (n. 61).
Conclusione
Tre domande per riflettere:
1. Come riuscire a fare una verifica che aiuti a leggere le situazioni, le emergenze,
la vita delle nuove generazioni?
2. Come ripensare alla formazione degli educatori in vista delle alleanze educative
e della formazione integrale dell’uomo? E Quali potrebbero essere delle nuove
figure di educatori?
3. Come cercare di realizzare un progetto educativo che tenga conto delle alleanze
educative?
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