Ecco il progetto che ha dato voce ai cittadini

GAZZETTA SABATO 25 OTTOBRE 2014
■ Testi a cura di Altre Velocità
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Vie FESTIVAL2014
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Ecco il progetto che ha dato voce ai cittadini
PRIMA ASSOLUTA “RACCONTARE IL TERRITORIO”
In scena gli esiti dei laboratori condotti da Claudio Longhi a Finale Emilia, Mirandola e San Felice sul Panaro
di Angela Sciavilla
Il teatro racconta storie, costruisce atmosfere, ricostruisce rapporti che la frenesia e la solitudine tende a frantumare. Cosa
accade se alcuni paesi della
Bassa prendono come esempio questo modus operandi
per ricostruire parte delle certezze crollate con il terremoto
del 2012?
“Raccontare il territorio” è
un progetto di alta formazione
teatrale da cui è partita l'iniziativa. Il lavoro iniziato un anno
fa è stato condotto dal regista e
professore bolognese Claudio
Longhi assieme al collaudato
gruppo di interpreti già protagonista de “Il Ratto d'Europa”
due anni fa. Il loro obiettivo è
dimostrare che ritessere le relazioni sociali dopo il sisma è
possibile, e il teatro può essere
l'elemento catalizzatore, il mezzo in grado di coinvolgere autorità e cittadini in un processo di
presenza costante sul territorio
a partire da un fitto calendario
di appuntamenti aperti al pubblico.
Il lavoro coinvolge giovani attori, registi e drammaturghi
che prendono parte a un'idea
di “teatro partecipato” condotto con gli abitanti di Finale Emilia, San Felice sul Panaro e Mirandola. Il progetto ha portato
alla creazione di tre spettacoli
intitolati
“POLISaccaridi”,
“S.I.L.O.S.” e “Mirandolandia”,
presentati ieri sera per la prima
volta e in replica anche stasera.
“POLISaccaridi” andrà in
scena alle ore 18.30 nella Biblioteca Comunale di Finale. È uno
spettacolo itinerante che rivela, con la leggerezza della favole, gli sconvolgimenti di Finale
Emilia, colpita prima dalla
chiusura dello zuccherificio e
poi dal sisma. Nei panni di surreali “oompa-loompa”, figure
create dallo scrittore Roald
Dahl, i cittadini di Glucosia sono chiamati a reagire insieme
per cambiare il predetto e triste
finale della zuccherosa città.
“S.I.L.O.S.”, invece, è la storia
dell'antico molino di San Feli-
ce raccontato attraverso ricordi, a partire da frammenti rinvenuti nella sala di stoccaggio
dell'antico stabile. “Se Il Lavoro Osasse Scomparire” (titolo
esteso dell'opera) si svolge nel
tempo lento e regolare di un
campo di grano; si narrano gli
aneddoti di fatiche vissute a lavoro, tra semine, mietiture e
macinazione del grano in un'
unica e condivisa narrazione.
La messa in scena è al Molino
Ariani di San Felice sul Panaro
alle ore 16.
“Mirandolandia” è un paese
che prende vita dalle esigenze
dei cittadini, appartenenti a diverse generazioni. “Storie di lavoro pane e nebbia”, sottotitolo dell'opera, racchiude le possibilità che un paese ha per raccontare di sé e mostrarsi in
ogni sua peculiarità durante la
parata
di
una
festa
“strapaesana”. Musicanti di
strada, maschere grottesche,
ragazzi di provincia vestiti a lustro si mostrano nelle strade
dei corridoi della Galleria del
Popolo di Mirandola in un tempo in bilico tra il sogno e la realtà. L'inizio della performance è
prevista alle ore 21. Per tutti e
tre gli spettacoli l'ingresso è
gratuito, pertanto è preferibile
prenotare in anticipo (tel.
059/2136021).
L'intera iniziativa, che comprende anche le prove aperte
intermedie a cui si è assistito
durante tutto l'anno, ha lo scopo di mettersi in ascolto e in
dialogo con il territorio in un
processo di collaborazione e
confluenza delle arti con la polis, intesa proprio come partecipazione attiva degli abitanti
nella città. Le drammaturgie
originali di tutti questi progetti
nascono sempre da un lavoro
col pubblico e il territorio; gli
spettacoli non sono opere chiuse, ma incontri di opinioni formate ancora una volta dai diversi punti di vista di coloro che
la società provano a costruirla
tutti i giorni.
a rubiera
Il regista Claudio Longhi alle prove del progetto “Raccontare il territorio”
alle passioni
Le Albe di Martinelli e Montanari: Okada o l’arte del tempo
un teatro che piange e che ride
svelata nei gesti quotidiani
di Alessandra Corsini
Un “teatro di carne”, un teatro
per la polis. Da questi concetti
parte il Teatro delle Albe, compagnia che ha sede al Teatro
Rasi di Ravenna e ha aperto VIE
con il progetto della non-scuola, “Corri Pinocchio” di Alessandro Argnani, e lo conclude
con “Vita agli arresti di Aung
San Suu Kyi” in replica stasera
(ore 20.30) al Teatro Herberia
di Rubiera. La nuova produzione racconta la vita di una donna, interpretata da Ermanna
Montanari, costretta agli arresti domiciliari a causa della dittatura birmana e insignita del
Nobel per la pace nel 1991.
Il drammaturgo Marco Mar-
tinelli vuole esaltare la vita, analizzare le sfaccettature e la complessità del mondo ritenendo
che la polis, intesa come comunità, sia la vera essenza del teatro. Le Albe ci mostrano le ferite dei corpi celate dalle maschere della nostra società, l'attore
è fatto di carne e, in quanto tale, si fa mondo. Delle piaghe,
queste, che non ostentano solo
la sofferenza del corpo scenico
ma svelano anche quello che lo
fa gioire. Si tratta dunque di
una “messa in vita”, come ama
definirla il regista che ci spiega
la sua poetica dicendo:
“Questo è il teatro, lo era per
Aristofane, lo è per noi oggi, siamo ancora questa carne che
piange e che ride”.
di Alessandra Cava
Qualcuno lo ha definito “teatro
danzato”, quello di Toshiki
Okada. “Super Premium Soft
Double Vanilla Rich”, in ultima
replica stasera alle 21 al Teatro
delle Passioni di Modena, è il
nuovo lavoro del regista giapponese già noto al pubblico di
VIE. Chelfitsch è la sua compagnia, nel cui nome risuona la
pronuncia infantile della parola “egoismo”, riferito al carattere predominante della società.
In stretta collaborazione con i
suoi attori, Okada predispone
situazioni realistiche in cui
prendono vita azioni straniate
al limite del coreografico. Ma
più che di danza si tratta di un'
arte della scena in cui la dimensione temporale è giocata liberamente e dà forma alle azioni,
astraendosi dalla quotidianità.
“Super Premium” è ambientato in un supermercato
24h/24h, in cui commessi e
clienti hanno a che fare con
merce confezionata e sempre
disponibile. Sulle note di Bach
o della J-pop, si mette in scena
l'alienazione del capitalismo
nei suoi effetti minimi, nei suoi
rituali gestuali logoranti, tra accumulo e deperibilità. È un ritratto della società giapponese
che coinvolge lo spettatore nei
meccanismi insensati della vita
urbana e che rende visibile,
dentro al suo ritmo, il tempo
che scivola via dalle cose.