GAZZETTA SABATO 25 OTTOBRE 2014 ■ Testi a cura di Altre Velocità 32 Vie FESTIVAL2014 » Ecco il progetto che ha dato voce ai cittadini PRIMA ASSOLUTA “RACCONTARE IL TERRITORIO” In scena gli esiti dei laboratori condotti da Claudio Longhi a Finale Emilia, Mirandola e San Felice sul Panaro di Angela Sciavilla Il teatro racconta storie, costruisce atmosfere, ricostruisce rapporti che la frenesia e la solitudine tende a frantumare. Cosa accade se alcuni paesi della Bassa prendono come esempio questo modus operandi per ricostruire parte delle certezze crollate con il terremoto del 2012? “Raccontare il territorio” è un progetto di alta formazione teatrale da cui è partita l'iniziativa. Il lavoro iniziato un anno fa è stato condotto dal regista e professore bolognese Claudio Longhi assieme al collaudato gruppo di interpreti già protagonista de “Il Ratto d'Europa” due anni fa. Il loro obiettivo è dimostrare che ritessere le relazioni sociali dopo il sisma è possibile, e il teatro può essere l'elemento catalizzatore, il mezzo in grado di coinvolgere autorità e cittadini in un processo di presenza costante sul territorio a partire da un fitto calendario di appuntamenti aperti al pubblico. Il lavoro coinvolge giovani attori, registi e drammaturghi che prendono parte a un'idea di “teatro partecipato” condotto con gli abitanti di Finale Emilia, San Felice sul Panaro e Mirandola. Il progetto ha portato alla creazione di tre spettacoli intitolati “POLISaccaridi”, “S.I.L.O.S.” e “Mirandolandia”, presentati ieri sera per la prima volta e in replica anche stasera. “POLISaccaridi” andrà in scena alle ore 18.30 nella Biblioteca Comunale di Finale. È uno spettacolo itinerante che rivela, con la leggerezza della favole, gli sconvolgimenti di Finale Emilia, colpita prima dalla chiusura dello zuccherificio e poi dal sisma. Nei panni di surreali “oompa-loompa”, figure create dallo scrittore Roald Dahl, i cittadini di Glucosia sono chiamati a reagire insieme per cambiare il predetto e triste finale della zuccherosa città. “S.I.L.O.S.”, invece, è la storia dell'antico molino di San Feli- ce raccontato attraverso ricordi, a partire da frammenti rinvenuti nella sala di stoccaggio dell'antico stabile. “Se Il Lavoro Osasse Scomparire” (titolo esteso dell'opera) si svolge nel tempo lento e regolare di un campo di grano; si narrano gli aneddoti di fatiche vissute a lavoro, tra semine, mietiture e macinazione del grano in un' unica e condivisa narrazione. La messa in scena è al Molino Ariani di San Felice sul Panaro alle ore 16. “Mirandolandia” è un paese che prende vita dalle esigenze dei cittadini, appartenenti a diverse generazioni. “Storie di lavoro pane e nebbia”, sottotitolo dell'opera, racchiude le possibilità che un paese ha per raccontare di sé e mostrarsi in ogni sua peculiarità durante la parata di una festa “strapaesana”. Musicanti di strada, maschere grottesche, ragazzi di provincia vestiti a lustro si mostrano nelle strade dei corridoi della Galleria del Popolo di Mirandola in un tempo in bilico tra il sogno e la realtà. L'inizio della performance è prevista alle ore 21. Per tutti e tre gli spettacoli l'ingresso è gratuito, pertanto è preferibile prenotare in anticipo (tel. 059/2136021). L'intera iniziativa, che comprende anche le prove aperte intermedie a cui si è assistito durante tutto l'anno, ha lo scopo di mettersi in ascolto e in dialogo con il territorio in un processo di collaborazione e confluenza delle arti con la polis, intesa proprio come partecipazione attiva degli abitanti nella città. Le drammaturgie originali di tutti questi progetti nascono sempre da un lavoro col pubblico e il territorio; gli spettacoli non sono opere chiuse, ma incontri di opinioni formate ancora una volta dai diversi punti di vista di coloro che la società provano a costruirla tutti i giorni. a rubiera Il regista Claudio Longhi alle prove del progetto “Raccontare il territorio” alle passioni Le Albe di Martinelli e Montanari: Okada o l’arte del tempo un teatro che piange e che ride svelata nei gesti quotidiani di Alessandra Corsini Un “teatro di carne”, un teatro per la polis. Da questi concetti parte il Teatro delle Albe, compagnia che ha sede al Teatro Rasi di Ravenna e ha aperto VIE con il progetto della non-scuola, “Corri Pinocchio” di Alessandro Argnani, e lo conclude con “Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi” in replica stasera (ore 20.30) al Teatro Herberia di Rubiera. La nuova produzione racconta la vita di una donna, interpretata da Ermanna Montanari, costretta agli arresti domiciliari a causa della dittatura birmana e insignita del Nobel per la pace nel 1991. Il drammaturgo Marco Mar- tinelli vuole esaltare la vita, analizzare le sfaccettature e la complessità del mondo ritenendo che la polis, intesa come comunità, sia la vera essenza del teatro. Le Albe ci mostrano le ferite dei corpi celate dalle maschere della nostra società, l'attore è fatto di carne e, in quanto tale, si fa mondo. Delle piaghe, queste, che non ostentano solo la sofferenza del corpo scenico ma svelano anche quello che lo fa gioire. Si tratta dunque di una “messa in vita”, come ama definirla il regista che ci spiega la sua poetica dicendo: “Questo è il teatro, lo era per Aristofane, lo è per noi oggi, siamo ancora questa carne che piange e che ride”. di Alessandra Cava Qualcuno lo ha definito “teatro danzato”, quello di Toshiki Okada. “Super Premium Soft Double Vanilla Rich”, in ultima replica stasera alle 21 al Teatro delle Passioni di Modena, è il nuovo lavoro del regista giapponese già noto al pubblico di VIE. Chelfitsch è la sua compagnia, nel cui nome risuona la pronuncia infantile della parola “egoismo”, riferito al carattere predominante della società. In stretta collaborazione con i suoi attori, Okada predispone situazioni realistiche in cui prendono vita azioni straniate al limite del coreografico. Ma più che di danza si tratta di un' arte della scena in cui la dimensione temporale è giocata liberamente e dà forma alle azioni, astraendosi dalla quotidianità. “Super Premium” è ambientato in un supermercato 24h/24h, in cui commessi e clienti hanno a che fare con merce confezionata e sempre disponibile. Sulle note di Bach o della J-pop, si mette in scena l'alienazione del capitalismo nei suoi effetti minimi, nei suoi rituali gestuali logoranti, tra accumulo e deperibilità. È un ritratto della società giapponese che coinvolge lo spettatore nei meccanismi insensati della vita urbana e che rende visibile, dentro al suo ritmo, il tempo che scivola via dalle cose.