N. Cuffaro. Corso di politica economica intermedio 2015-16 L’economia del mercato unico Note sull’articolo di Harry Flam “The Economics of the Single Market” (in Badinger e Nitsch, Routledge Handbook of European Integration, 2015) Trade Creation Trade diversion Figura 4.1 Effetti di benessere delle unioni doganali M N La situazione iniziale è di un duopolio con due imprese identiche, costi marginali MC e costi “commerciali” T uguali e costanti. La quantità iniziale prodotta è x, al prezzo che i consumatori sono disposti a pagare per quella quantità (p), le due imprese si dividono il mercato, che importa metà (x 0) dalla prima (futuro outsider) e l’altra metà ( x0-x) dalla seconda impresa (futura insider) . A questo stadio il surplus del consumatore è il triangolo sottostante la curva di domanda delimitato dal prezzo, il surplus del produttore è dato dai rettangoli sopra la curva dei costi marginali (MC+T): (A+B+M+E) e (C+F) L’unione doganale con commercio libero all’interno e una tariffa esterna comune comporta effetti di “creazione di commercio” fra insiders e “diversione di commercio” (spostamento della domanda dagli outsider agli insider che possono praticare prezzi inferiori) . Gli insider contraggono l’offerta a x’0 mentre gli outsider ofrrono x’-x’0. Il prezzo di mercato scende a p’. I consumatori guadagnano dall’espansione dell’offerta/riduzione del prezzo l’area di surplus del consumatore (A+B+C+D). Il surplus del produttore per gli outsider passa da (A+B+M+E) a (M) per i produttori insider da (C+F) a (E+F+G+H+I+J) il guadagno netto in termini di benessere è la somma delle aree (A+B+C+D) –(A+B+E) + (E+G+H+I+J)-C 3. Concorrenza, economie di scale varietà dei prodotti e ristrutturazione industriali I leader europei hanno sempre visto l’integrazione come “compensazione “ per la dimensione “piccola” delle economie europee, sulla base dell’ipotesi implicita che la dimensione ampia del mercato migliori la performance economica. L’articolo elenca le misure del programma del Mercato Unico che dovrebbero avere l’effetto di aumentare scala della produzione e concorrenza. (p. 58) Gli effetti sono descritti (3.1) utilizzando l’esempio del passaggio dal monopolio al duopolio. Nel caso di monopolio come ricorderete viene prodotta la quantità Q* (dove il ricavo marginale –curva MR che deriva dalla curva di domanda di mercato ma è due volte più “ripida”-1 è uguale al costo marginale ) che è venduta al prezzo massimo che i consumatori sono disposti a pagare per quella quantità (P*) Monopolio Economic logic: background •Monopoly case Demand Curve Price P’ P” Price Marginal Revenue Curve Marginal P* Cost Curve A B D C E Q’ Q’+1 Demand Curve Marginal Cost Sales Q* Sales © Baldwin&Wyplosz The Economics of European Integration 7 Nel caso più semplice di duopolio si usa l’ipotesi di simmetria delle imprese, le imprese sono identiche e pertanto in equilibrio ogni impresa vende la stessa quantità. Dunque la curva di domanda che ogni impresa si trova di fronte (domanda residuale RD) è la metà della curva di domanda totale, e la curva dei ricavi marginali residuale è RMR. Ogni impresa produce x*, la quantità totale prodotta è 2x* Il prezzo praticato da ciascuna impresa è p*. Se il numero delle imprese aumentasse (nella figura a destra un caso di oligopolio con tre imprese) le curve residuali si sposterebbero più a sinistra con ulteriori riduzioni del prezzo che tutte le 1 Es. se la curva di domanda è P=a-bQ Il ricavo totale è Q(a-bQ) e il ricavo marginale è MR=a-2bQ imprese praticano e aumento della quantità totale prodotta. Economic logic: background •Duopoly & oligopoly case, equilibrium outcome price Typical firm’s expectation of the other firm’s sales p* Typical firm’s expectation of other the other firms’ sales price D D p** RD RD’ A MC A RMR x* Duopoly MC RMR’ 2x* sales x** sales 3x** Oligopoly © Baldwin&Wyplosz The Economics of European Integration 9 3.2 Rimozione dei costi del commercio (barriere tecniche frizionali) Nella figura 4.2 il produttore “straniero” ha la stessa curva dei costi marginali di quello interno ma ha un costo unitario addizionale pari a T. Se questo viene rimosso i due produttori competono a parità di condizioni. Nel caso dell’Europa dal 1985 sono stati eliminati tutti gli adempimenti burocratici di frontiera senza danno per i controlli sulla qualità, che vengono effetuati nei paesi di origine delle merci. Inoltre è stata eliminata la frammentazione del mercato dovuta ai diversi requisiti tecnici richiesti per i prodotti industriali (130.000 nel 1990) dalle singole entità nazionali, attraverso il riconoscimento reciproco (marchio CE per i requisiti minimi rilasciato dalle autorità nazionali) e l’armonizzazione. 3.5 La figura 4.4 dell’articolo viene dal testo di Krugman, Obstfeld, Melitz Economia nternazionale (Capitolo 8) Di seguito le parti rilevanti. (escluse le equazioni da 8.7 a 8.10, cioè esclusa la dimostrazione dell’inclinazione neggativa della curva PP, basta il concetto) 8.3 C=F+cxQ ( F costi fissi; c costi marginali) 8.4 Costo medio AC=C/Q=(F/Q)+c 4. Mobilità del lavoro Figura 4.5 Effetti di benessere della mobilità dei fattori Due paesi. Nella figura l’asse orizzontale OO* rappresenta la dimensione totale della forza lavoro dei due paesi. L’origine del paese 1 è O, MPL è la curva della produttività marginale del lavoro (decrescente, a parità di impiego di capitale altri fattori) nel paese 1 (= curva di domanda di lavoro del paese 1, i produttori domandano la quantità di lavoro tale che il salario w è uguale alla produttività marginale la domanda di lavoro è decrescente nel salario). Al salario w l’occupazione nel paese 1 è pari a L. Nel paese 2 (origine O*) la curva della produttività marginale del lavoro è MPL*e la forza lavoro LO* è impiegata al salario w* (si noti che tutta la for za lavoro OO* è occupata). Se si aprono le frontiere i lavoratori si muoveranno dal paese a bassi salari a quello a salari più alti. Nel paese 1 l’occupazine aumenta lungo la curva MPL, produttività marginale e salari si abbassano. Nel paese 2 l’occupazione si riduce lungo la curva MPL*, produttività marginale e salari si alzano. Lo spostamento di forza lavoro finisce quando MPL=MPL* e i salari nei due paesi sono uguali. La dimensione dell’emigrazione è di LL’ lavoratori da 2 a 1. Dal punto di vista degli effetti di benessere notate che l’area sotto la curva del prodotto marginale è il prodotto totale. Quindi nel paese 1 l’aumento dell’occupazione porta a un aumento del prodotto totale pari a A+B+C+D (prodotta dagli LL’ lavoratori in più). Nel paese due la riduzione della forza lavoro porta a una riduzione di prodotto pari a C+D. Il guadagno netto di prodotto dipende dal fatto che i lavoratori si sono spostati da un paese a più bassa produttività marginale (cioè dove probabilmente lavoravano con minore dotazione di capitale, un paese più povero) a un paese a più alta produttività marginale (esempio Sud Italia-Germania negli anni 60-70). L’effetto netto è positivo, anche se vi saranno effetti distributivi: ad esempio nel paese di immigrazione è probabile che chi compete per lavori simili a a quello degli immigrati subisca perdite derivanti dalla riduzione dei salari.