Alessandro Carraro 2AT MARCO AURELIO NOME PER ESTESO: Marco Aurèlio (lat. M. Annius Verus, come Cesare M. Aelius Aurelius Verus, come imperatore M. Aurelius Antoninus). - Imperatore romano (Roma 121 d. C. - Vindobona o Sirmio 180). ALTRI TITOLI: Pater Patriae dal 166, Console (140, 141 e 161); Armeniacus (metà del 164); Parthicus Maximus (metà del 166); Medicus (metà del 166); Germanicus (172); Sarmaticus (175) ; Germanicus maximus (179) DATA DI NASCITA: 26 Aprile 121 D.C. a Roma DATA DI MORTE: 17 Marzo 180 D.C. a Sirmio o Vindobona DINASTIA: Antonini COME FU ELETTO: Figlio di Marco Annio Vero e di Domizia Lucilla, alla morte del padre fu adottato dall'avo paterno Marco Annio Vero, che si occupò della sua educazione. Studiò lettere latine e greche, scienze giuridiche, eloquenza (per la quale ebbe come maestro Frontone), filosofia e pittura. Attratto specialmente dagli studi filosofici, seguì le dottrine stoiche, e di queste volle praticare, nonostante la delicatezza della sua costituzione fisica, tutta l'austerità. Molto apprezzato da Adriano, fu, per volontà di questo imperatore, adottato dal suo successore Antonino Pio, insieme a Lucio Vero. Nel 139 fu nominato Cesare; nel 140 e nel 145 fu console. Sposò Faustina (figlia di Antonino Pio), che amò sempre devotamente e dalla quale ebbe 13 figli. Nel 146 ebbe la potestà tribunizia e l'imperio proconsolare. Successe ad Antonino Pio nel 161, e volle condividere l'impero col fratello di adozione Lucio Vero. Si ebbero così per la prima volta due imperatori. COSA FECE DI BUONO: L'impero di Marco Aurelio si svolse tra continue difficoltà: una rivolta in Britannia (162), le irruzioni dei Catti, le questioni del Danubio e del confine dei Parti. La guerra contro i Parti, che avevano invaso l'Armenia e la Siria, fu affidata a Lucio Vero (161-165): i Parti furono ricacciati, l'Osroene fu annessa alla Cappadocia e Carre divenne colonia romana; Marco Aurelio e Lucio Vero trionfarono a Roma (166). Pericolo più grave per l'Impero fu l'irruzione di tribù germaniche, formate soprattutto da Quadi e da Marcomanni, sulla linea danubiana, che riuscirono anche a valicare le Alpi, penetrarono nel Veneto e assediarono Aquileia. In Oriente la peste decimava le file dell'esercito, Marco Aurelio Pag. 1 Alessandro Carraro 2AT altri barbari irrompevano fino in Acaia e in Asia Minore. L'imperatore affrontò la delicata situazione con serena fermezza: apprestati ingenti mezzi finanziari, per i quali ricorse anche alla vendita all'asta dei tesori dei palazzi imperiali, costituì nuove legioni. I Germani furono respinti e battuti in Pannonia, nella Rezia, nel Norico (167). Nel 169, morto Lucio Vero, Marco Aurelio rimase unico imperatore; ripresa la campagna contro i Germani, pose il suo campo a Carnunto, sopportando coraggiosamente le fatiche della guerra: nel 170 e nel 171 furono battuti i Quadi, nel 172 (dopo un'iniziale sconfitta subita da Macrinio Vindice) furono vinti i Marcomanni; intanto veniva domata una rivolta in Egitto e un'irruzione di Mauri in Spagna. Nel 173 Marco Aurelio, posto il campo a Sirmio, riprese la lotta contro i Marcomanni; nel 174 furono vinti gli Iazigi, nel 175 Marco Aurelio concluse la pace a causa dell'inaspettata usurpazione di Avidio Cassio, che fu subito risolta con l'uccisione di questo. Nel 175 e nel 176 fu in Oriente, dove gli morì la moglie Faustina; tornato a Roma, celebrò il trionfo sui Germani (176), e unì nell'impero il figlio Commodo (177). Ma nello stesso anno i Marcomanni insorsero nuovamente: la guerra fu difficile, soprattutto per la peste, di cui rimase vittima anche l'imperatore nel campo di Sirmio o di Vindobona; Nella politica interna Marco Aurelio si dimostrò deferente verso il senato e ne desiderò la collaborazione; alle difficoltà finanziarie (dovute specialmente alle spese militari) fece fronte con una oculata amministrazione e con la semplicità della corte imperiale; Ispirò la sua opera legislativa a sentimenti di umanità; Reprime gli abusi di autorità; Curò la tutela dei minori; Stabilì norme più benevole verso gli schiavi; il busto aureo proveniente da Avenches e la statua; Equestre in bronzo un tempo dorato, collocata fino al 1538 davanti a S. Giovanni in Laterano e in quell'anno posta nella piazza del Campidoglio; rimossa nel 1981 per un accurato restauro, dal 1990 la statua è conservata nei Musei Capitolini; La Colonna Antonina; I grandi rilievi poi inseriti nell'arco di Costantino; L'arco di Tripoli e un monumento a Efeso; Un libro di riflessioni intitolato A sé stesso: sfogliandolo si può constatare quanto debba essere stata dura la sua vita, passata quasi interamente sui campi di battaglia. COSA FECE DI MALE: Nel suo spirito conservatore fu avverso ai cristiani, e durante il suo impero si ebbero persecuzioni, sebbene non a lui imputabili. GIUDIZIO STORICO: Lo storico contemporaneo Cassio Dione Cocceiano elogiò Marco Aurelio, descrivendone il carattere: « Oltre a possedere tutte le virtù, governò meglio di tutti gli altri che mai si erano trovati in una posizione di potere. Per essere precisi, non riuscì a prodursi in prodezze che richiedevano prestanza fisica, eppure aveva sviluppato il suo corpo, da uno molto debole a uno capace di grande resistenza. La maggior parte della sua vita la dedicò alla beneficenza, che fu forse la ragione per l'edificazione di un tempio alla Beneficenza sul Campidoglio, che mai era stato eretto prima d'ora. Egli stesso, poi, si astenne da tutti i delitti e non fece mai nulla di male, sia volontariamente sia involontariamente, al contrario tollerò le offese degli altri, in particolare quelle della moglie, non Marco Aurelio Pag. 2 Alessandro Carraro 2AT indagò su di esse e non punì alcuno. [...] E tutta la sua condotta era dovuta chiaramente a nessuna pretesa, al contrario ad una vera e propria eccellenza, poiché anche se visse cinquantotto anni, dieci mesi e ventidue giorni, tempo che aveva trascorso in una parte considerevole come cesare del primo Antonino, era poi diventato egli stesso imperatore per diciannove anni e undici giorni, dal primo all'ultimo giorni egli rimase lo stesso e non cambiò affatto. Così egli fu veramente, un uomo buono e privo di ogni falsità. » La figura di Marco Aurelio ricevette apprezzamenti per molti secoli a venire. Niccolò Machiavelli cita Marco Aurelio come un uomo straordinario, dotato di infinite virtù, fra cui l'amore per la pace e per la giustizia. Machiavelli a questo punto spiega che, anche se gli imperatori romani con queste qualità non godevano di grande stima presso i soldati (che preferivano gli imperatori-militari), Marco Aurelio non fu mai vittima di una congiura perché aveva ottenuto l'imperium per diritto ereditario (anche se adottivo), non dovendo pertanto essere riconosciuto da nessuno. Fu dunque funesto per Pertinace e Alessandro Severo (che non furono "imperatori ereditari"; Pertinace fu un generale vittorioso, Alessandro Severo un lontano parente dell'imperatore Settimio Severo, ma non un erede diretto o da questi adottato) volerlo imitare e cercare di perseguire politiche pacifiche. Voltaire considera Marco Aurelio come uno dei massimi filosofi e politici di tutti i tempi: nel Dizionario filosofico, elogiando l'imperatore Giuliano, lo paragonò a Marco stesso, che egli definì "il primo degli uomini". E alla voce "Filosofo" aggiunse: "I Romani poi ebbero Cicerone, che da solo vale forse quanto tutti i filosofi della Grecia. Dopo di lui vennero uomini ancor più degni di rispetto, tanto che imitarli fu impresa pressoché disperata: sono lo schiavo Epitteto e gli imperatori Marco Aurelio e Giuliano". Voltaire difende Marco Aurelio dalle accuse di persecuzioni ai cristiani: "Ancor meno darò il nome di persecutori a Traiano o agli Antonini: mi sembrerebbe di bestemmiare". Marco Aurelio Pag. 3 Alessandro Carraro 2AT Marco Aurelio Pag. 4