SOCIETA’ DI SCIENZE FARMACOLOGICHE APPLICATE SSFAoggi SOCIETY FOR APPLIED PHARMACOLOGICAL SCIENCES Notiziario di Medicina Farmaceutica Bimestrale della Società di Scienze Farmacologiche Applicate Giugno 2011 Fondata nel 1964 numero 25 Sommario: La lettera del Presidente 1 Oggi parliamo di… 2 Il XII Congresso SSFA: i numeri 3 Relazioni prima sessione Congresso SSFA 3 Relazioni seconda sessione Congresso SSFA 6 Relazioni terza sessione Congresso SSFA 7 Relazioni quarta sessione Congresso SSFA 9 Relazioni quinta sessione Congresso SSFA 10 Relazioni sesta sessione Congresso SSFA 11 Intervista a Luciano Gambini 12 Notizie da... 14 Iscrizioni Master Bicocca 18 Elezioni Consiglio 19 FDA approvals 20 CONGRESSO SSFA 2011 RIASSUNTI ALL’INTERNO Cari soci ed amici della SSFA, il 27 aprile scorso, il nuovo consiglio della SSFA ha deciso di eleggermi ancora Presidente della Società. Come l’altra volta, mi dichiaro onorato di quest’incarico e spero di essere all’altezza delle aspettative. Questo consiglio guiderà la Società fino al 2014, e quello sarà l’anno in cui festeggeremo insieme i primi 50 anni di SSFA. Tra le varie iniziative, abbiamo pensato di raccogliere in un volume le tappe che hanno caratterizzato lo sviluppo di questa Società, e, parallelamente, della storia della ricerca farmaceutica in questo Paese. Credo sia un’operazione doverosa, che non vuole essere nostalgica, ma culturalmente interessante e stimolante, anche e soprattutto per i più giovani tra noi. Per Montanelli “Un Paese che ignora il proprio ieri non può avere un domani”. Credo che questo sia vero per tutte le organizzazioni umane, da quelle più semplici, come la famiglia, a quelle più complesse, come gli Stati: tanto è vero che anche quelle Nazioni più giovani, cercano disperatamente di crearselo un passato. Cominceremo a cercare nei nostri archivi, e poi faremo ricorso alla memoria dei nostri colleghi più anziani. Accanto a questo, continueremo la nostra opera di riorganizzazione della Società. Dopo il lavoro fatto per informatizzare la nostra segreteria, vedremo se è possibile cambiare il nostro Statuto, in quelle parti che prevedono la partecipazione a distanza (teleconferenze, videoconferenze, meeting tramite web) o l’eventuale possibilità di delega del voto. Utilizzeremo il più possibile uno dei gruppi di lavoro nati proprio nell’ultimo triennio, quello degli Affari Legali, mantenendo intatto lo spirito della nostra Società. Cercheremo inoltre di migliorare la nostra comunicazione. I problemi che vediamo chiaramente tutti (la relativa o scarsa partecipazione alle operazioni di voto e un numero non elevatissimo di partecipanti al congresso) possono forse essere affrontati migliorando il modo con cui abbiamo sinora comunicato. Un inizio in tale direzione è la nuova partnership, che diciamo strategica, che abbiamo voluto creare con MedicalStar, il gruppo editoriale di PharmaStar. Ci sarà un banner sul sito internet e sulla Newsletter che viene inviata ai Manager del settore farmaceutico. Potremo pubblicare degli articoli firmati su argomenti di attualità, in collaborazione con la loro redazione). Potremo realizzare interviste audio o video su argomenti di attualità e di interesse generale nel settore farmaceutico. Potremo utilizzare anche questo mezzo per informare meglio gli iscritti (e non solo) sulle nostre attività. Naturalmente continueremo la nostra collaborazione con la SIF, con Farmindustria, con l’AIFA, SIFO e SIAR, e con tante altre società ed organizzazioni che hanno obiettivi comuni ai nostri. E continueremo le nostre attività di training, a tutti i livelli: dai Master (che vorremo a livelli sempre più europei), ai corsi residenziali per nuovi assunti, agli incontri di mezza giornata su argomenti ben definiti, ai convegni ed ai congressi organizzati con altre Società. Cercheremo sempre più di mantenere i contatti con quanti partecipano da esterni ai nostri incontri, e poi magari non sentono più la necessità di confrontarsi con una Società come la nostra che, oggi ancora più di ieri, dovrà servire come punto di incontro tra quanti lavorano o vogliono lavorare nel mondo del farmaco. Il nostro congresso ha voluto dimostrare come numerosi siano i legami, i punti di incontro con una realtà sociale e culturale ancora più complessa di quella che affrontiamo nel nostro impegno quotidiano. Abbiamo solo sfiorato il concetto del farmaco non solo come cosa da studiare o da vendere, ma come mezzo che agisce profondamente sulla società di oggi, sulle speranze delle persone e delle famiglie, sulla loro qualità di vita e sui progetti futuri dei singoli individui o di intere comunità. Forse fino ad oggi abbiamo solo studiato la punta di un iceberg. E questo lo trovo maledettamente interessante. Cari amici e soci di SSFA, fatevi avanti: vogliamo sentire la vostra voce. Personalmente vorrei tanto sentire la forte pressione di un gruppo giovane che prenda presto il nostro testimone, che magari ci contesti e ci indichi nuove vie, nuove strategie. Noi ce la metteremo tutta: ma poi toccherà a voi. Preparatevi! Gianni De Crescenzo Presidente SSFA Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB PRATO Anno V numero 25 Pagina 2 Oggi parliamo di….. I biomarker nell’imaging oncologico (parte 1) L’ultimo decennio ha visto importanti scoperte nella ricerca sul cancro, in particolare nel campo delle tecnologie di imaging (diagnostica per immagini). L’identificazione di nuovi bersagli, sui quali un gran numero di prodotti è testato in vitro, sta portando all’individuazione di nuove molecole attive. Tuttavia, questi composti mostrano molti dei limiti propri dei processi di R&D degli antitumorali convenzionali, ereditati dallo sviluppo di molecole citotossiche. Lo sviluppo di un farmaco innovativo è un processo molto costoso (circa un miliardo di dollari), che richiede tempi lunghi (8-12 anni). Per fare scelte appropriate su un candidato antitumorale in R&D sono necessari test che ne misurino la reale efficacia in termini di effetti biologici diretti sulle cellule tumorali e sul microambiente tumorale. Un altro punto da tener presente è che, spesso, le terapie mirate hanno fornito risultati deludenti nel paziente: molti studi clinici di fase III non sono riusciti ad evidenziare effetti terapeutici prodotti da questi nuovi farmaci, e ciò ha portato ad elevati tassi di fallimento dei progetti dovuti, soprattutto, a tossicità inattesa e/ o ad assenza di efficacia. Il processo di selezione dei farmaci prevede che si ricorra a modelli animali che riproducano, il più fedelmente possibile, la patologia umana che si vuole curare. Estendere l’impiego di biomarker a tutto il processo di R&D, modelli animali di patologia compresi, è parso promettente in termini di maggior efficienza e predittività del processo stesso. Un biomarker è un indicatore, oggettivamente misurabile, di un processo biologico o patologico o di una risposta farmacotossicologica ad un trattamento. Con i termini di imaging, o imaging biomedico o diagnostica per immagini, ci si riferisce al generico processo attraverso il quale è possibile osservare un'area di un organismo non visibile dall'esterno. Un imaging biomarker è la rappresentazione di un’immagine che riproduce un particolare aspetto del paziente sottoposto a imaging diagnostico. Gli imaging biomarker sono vecchi quanto i raggi X: un particolare, in una radiografia, che indica un segno patologico fu definito, inizialmente, “Röntgen sign” (da Wilhelm Röntgen, lo scopritore dei raggi X). I biomarker hanno trovato crescente impiego nelle fasi precoci di studi clinici, per rilevare cambiamenti nella fisiologia e nella patologia, prima che questi diventino clinicamente manifesti. Si può dire che i biomarker agiscono da “surrogate endpoint”: misurano, cioè, l’effetto di un certo trattamento che può correlare con un reale endpoint clinico, senza avere necessariamente con questo una relazione certa e riducendo significativamente i tempi di osservazione. Poiché i “surrogate endpoint” permettono di valutare un marker piuttosto che il paziente, con il loro uso i partecipanti agli studi clinici diventano controlli di se stessi e, in molti casi, ciò può rendere più facile condurre studi in cieco. Le applicazioni dei biomarker possono essere suddivise in quattro categorie. 1) Diagnosi: malato o sano? I biomarker diagnostici sono usati, soprattutto, per la valutazione della diffusione della patologia e per la sua stadiazione. Un’applicazione particolare è la ricerca di metastasi, che può esser fatta in modelli basati su piccoli animali. 2) Il paziente può essere trattato? E, se sì, con quale farmaco? Gli imaging biomarker possono essere usati come classificatori predittivi nella selezione dei pazienti, soprattutto nell’imaging molecolare, per verificare se il paziente produce una risposta enzimatica al trattamento. Questi biomarker sono finalizzati all’identificazione di particolari caratteristiche genetiche e fenotipiche del tumore, che sono rilevanti ai fini della scelta della terapia da somministrare. 3) Efficacia: il trattamento è efficace? I biomarker di efficacia identificano i cambiamenti biologici che si verificano nel tumore riferibili all’effetto del farmaco sulle cellule tumorali o sul tessuto tumorale. 4) Farmacodinamica (PD): quale regime di somministrazione? Misurando l’effetto del farmaco sul tumore e sull’organismo, i biomarker farmacodinamici aiutano a capire se le condizioni nelle quali il farmaco è stato somministrato (dose, via di somministrazione, regime e ordine di combinazione, formulazione) hanno prodotto una reale efficacia terapeutica. I progressi tecnologici degli ultimi venti anni hanno contribuito con decine di metodi alla ricerca sul cancro: basti pensare ai progressi della genomica, della proteomica, della metabolomica e della microscopia. Tra questi, gli imaging biomarker rappresentano uno degli sviluppi più importanti, perchè forniscono informazioni da organismi viventi ed integri, con sufficiente grado di risoluzione nello studio in vivo di processi biologici. Inoltre, sono generalmente non invasivi e, permettendo ripetuti campionamenti nel tempo, rendono possibile misurare l’evoluzione dinamica del fenomeno biologico in studio. La loro applicazione in clinica è piuttosto semplice e gli imaging scanners usati con i piccoli animali, generalmente roditori, sono molto simili a quelli impiegati in clinica umana. L’imaging ha anche il grande potenziale di permettere di valutare l’eterogeneità dei processi biochimici all’interno della massa tumorale, fornendone una mappatura spaziale e temporale. Tecnologie non invasive di imaging trovano uso crescente nella ricerca e sviluppo di nuovi principi attivi. In varie aree terapeutiche, i risultati forniti da tecniche di imaging sono promettenti in termini di valutazioni quantificabili dell’efficacia di nuove molecole e della risposta delle patologie al trattamento farmacologico. L’accesso a queste tecnologie è in aumento, facilitato dalla costruzione di centri di imaging nei laboratori farmaceutici di R&D e dal ricorso ai servizi di organizzazioni a contratto. In questa breve rassegna cercheremo di esplorare, grazie ad alcuni esempi, come la farmaco-imaging – l’uso dell’imaging nella ricerca farmacologica – possa facilitare il processo di R&D, fornendo risposte in tempi più brevi ed in forma più oggettiva che in passato. Il farmaco colpisce il suo target? I progressi della genomica, della proteomica e della chimica hanno accelerato lo sviluppo di molecole mirate a specifici target molecolari associati a patologie. Numerosi antagonisti recettoriali ed inibitori delle (Continua a pagina 19) Anno V numero 25 Pagina 3 XII Congresso Nazionale : qualche riflessione Sono passati circa due mesi dal nostro è stata fra ottimo e buono: circa l’ap- avuto solo 80 iscritti, ed un totale di 170 Congresso Nazionale: ritengo utile darvi prezzamento delle sessioni, l’unica che partecipanti: a me sembra poco, tenuto i risultati numerici, e fare insieme a tutti ha avuto qualche critica (con 26 giudizi conto che siamo vicini al traguardo degli voi qualche riflessione. di sufficiente/scarso) è stata quella sul- 800 soci. Il prossimo Congresso NazioIniziamo dai fatti: abbiamo avuto circa l’interazione fra SSFA e le altre società nale sarà nel 2014 a Roma, e festegge170 partecipanti, suddivisi in 80 iscritti, scientifiche. Probabilmente questo argo- remo i primi 50 anni di SSFA: ricordia30 ospiti (alunni dei master di Roma e di mento non ha suscitato molto interesse, mocelo, per assicurare una partecipazioMilano e qualche giornalista), 40 relatori e devo ammettere che qualche relatore ne più numerosa! Per finire, un confrone moderatori, ed infine 20 sponsor. non era di buon livello, soprattutto se to internazionale: parlavo giorni fa con I venti sponsor, che ringraziaNorbert Clemens, un Past mo ancora una volta, sono President di DGPharstati determinanti per la riuscimMed, la SSFA tedesca. ta dell’evento. Hanno elargito Loro sono poco più grandi complessivamente un contridi noi, circa mille soci. buto di 32.500 euro, che è Organizzano ogni anno un stato ossigeno per il conto Congresso di due giorni, economico. Erano 11 CRO, 7 ed all’ultimo Congresso, aziende farmaceutiche, una che hanno svolto a Colosocietà di ricerca personale ed nia qualche mese fa, eraun Istituto Universitario. In no più di trecento. So che base al contributo elargito, non è facile fare confronti, sono stati suddivisi in 6 sponma ogni tanto penso sia sor platino, 10 sponsor oro e 4 opportuno guardare a sponsor argento. Una rigorosa quello che succede al di là attenzione alle spese ha perdelle Alpi. Da ultimo, un messo di tenere sotto control- Il prof . Silvio Garattini e Gianni De Crescenzo al Congresso SSFA grande ringraziamento a lo il budget: il risultato è un Sabrina ed il suo staff: di utile di circa 25.000 euro, che consentirà paragonato all’elevato standard di quali- certo a lei va una gran parte del merito a SSFA di finanziare i molti seminari che tà degli altri relatori. Per concludere, un del successo del nostro XII Congresso offriamo gratuitamente ai nostri Soci, ed paio di riflessioni personali. SSFA è una Nazionale. anche a sostenere i costi di stampa e società molto attiva, abbiamo un prospedizione di SSFAoggi. Al termine del gramma di seminari ed eventi formativi Domenico Criscuolo Congresso sono stati raccolti circa 100 molto ricco: ma l’appuntamento del Conquestionari, per avere commenti e sug- gresso Nazionale, che si svolge ogni tre gerimenti da parte di tutti i partecipanti. anni, dovrebbe rappresentare un grande La valutazione generale del Congresso richiamo per tutti i soci. Invece abbiamo NOTIZIE DAL XII CONGRESSO NAZIONALE SSFA Nelle pagine seguenti troverete informazioni dal Congresso SSFA: i riassunti delle sessioni scientifiche. I poster saranno pubblicati sul prossimo numero. La redazione CONGRESSO SSFA PRIMA SESSIONE Il XII Congresso Nazionale “ SSFA Crocevia dello sviluppo del Farmaco” è stato aperto dalle relazioni di tre prestigiosi professori, che hanno subito catturato l’attenzione della platea. Il prof. Antonio Spagnolo, il prof. Massimo Reichlin ed il prof. Silvio Garattini, ognuno, nel proprio campo, hanno sviluppato, in un quadro globale, il tema delle nuove sfide dell’etica nel settore della ricerca sul farmaco. Il prof. Antonio G. Spagnolo, Direttore dell’Istituto di Bioetica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, “A. Gemelli” di Roma, ha affrontato il tema degli “Aspetti etici della sperimentazione nei Paesi in via di sviluppo”, partendo da un recente documento della Commissione Europea sulla revisione delle direttive sugli sudi clinici (in corso di pubblica consultazione), in cui si ribadisce l’impegno ad assicurare il rispetto dei fondamenti etici negli studi clinici ovunque essi siano attuati. La necessità di richiamare questo principio scaturisce dalla tendenza delle maggiori (Continua a pagina 4) Anno V numero 25 (Continua da pagina 3) società farmaceutiche di svolgere buona parte delle sperimentazioni cliniche nei paesi cosiddetti emergenti. Varie ragioni sono alla base di tali scelte, tra queste emergono: la riduzione di costi e di tempi di realizzazione, una maggiore disponibilità di pazienti, l’espansione del mercato, mentre dall’altra parte sono presenti normative e regolamenti sempre più rigorosi, ampi requisiti di safety ed assicurativi, eccessiva burocrazia. Dopo aver esposto il concetto secondo il quale una cattiva impostazione scientifica di un studio equivale ad una cattiva condotta etica, si è posto il quesito alternativo, se cioè una buona condotta scientifica equivalga ad una buona condotta etica, rispondendo che ciò non è sempre vero perché in aggiunta alla correttezza scientifica di un disegno sperimentale, della metodologia impiegata, dei criteri di selezione dei soggetti, va tenuto anche conto del rapporto benefici/rischi, delle misure di sicurezza previsti, della valutazione del Comitato di Etica, di come viene attuata l’informazione dei soggetti e di come viene raccolto il loro consenso, dei diritti stessi dei soggetti. Tra i requisiti essenziali di una sperimentazione che rispetti l’etica il relatore pone il concetto di equipoise (l’esistenza di una reale incertezza sui possibili benefici di un trattamento) sia per il versante scientifico che per il versante etico ed il concetto che ad ogni paziente, inclusi quelli del gruppo di controllo, dovrebbe comunque sempre essere assicurato il miglior metodo profilattico, diagnostico e terapeutico disponibile (secondo quanto affermato nella Dichiarazione di Helsinki). A supporto di questi concetti il relatore riporta due studi: uno del 1994 (zidovudina verso placebo per la riduzione della trasmissione materno-fetale dell’infezione da HIV) ed uno del 1996 (trovan studiato in 100 bambini nigeriani affetti da meningite, di cui 11 morirono ed altri riportarono danni permanenti: tale antibiotico non fu mai approvato da FDA per i bambini, ma solo per gli adulti; il farmaco fu poi ritirato dal commercio in Europa nel 1999), per evidenziare i silenzi e le ambiguità delle linee guida internazionali ad eccezione della Dichiarazione di Helsinki sui “Paesi vulnerabili”. La relazione ha poi citato i codici e le Pagina 4 linee guida CIOMS e la International Consensus Opinion relativa allo sviluppo di studi clinici nei Paesi Emergenti ed in quelli in via di sviluppo, per indicarne i limiti ed il reale pericolo di una scelta prevalentemente economica e non scientifica, riferendo che “su 1556 nuovi farmaci sviluppati nel mondo dal 1975 al 2004, solo 10 erano diretti a patologie presenti in Paesi a basso reddito. Considerando anche la malaria e la tubercolosi il numero sale a 21” “Ciò vuol dire che negli ultimi trent’anni, nel periodo di massima presenza di studi clinici nei PEPVS, l’innovazione farmacologica diretta a patologie predominanti nei PE-PVS è stata poco più dell’1%” (Chirac et al. Lancet 2006, 367:1560-1). Il relatore ha poi affrontato la questione della gestione dei rischi, dell’acquisizione del Consenso informato, degli standard di cura dopo la fine dello studio, tutti aspetti che, nei Paesi in via di sviluppo, sono obiettivamente carenti, citando l’importanza di alcune iniziative tese a promuovere l’etica della ricerca clinica nei Paesi emergenti. Il prof. Antonio G. Spagnolo ha concluso il suo intervento con una nota ottimistica affermando che “la ricerca clinica che rispetta l’uomo, può diventare uno strumento fondamentale per il progresso medico nei PE-PVS”. Il prof. Massimo Reichlin, Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-salute San Raffaele, Milano, nel suo intervento: “Le nuove frontiere dell’etica con riferimento generale alla prassi biomedica”, ha spaziato su sfide etiche recenti, quali la procreazione medicalmente assistita, il fine vita e le dichiarazioni anticipate di trattamento, l’aborto farmacologico, la contraccezione di emergenza, e su sfide marcatamente innovative, quali le prospettive di potenziamento (enhancement) delle capacità umane, la distribuzione delle risorse e la giustizia globale. Questi ultimi due argomenti sono stati discussi distinguendo gli obiettivi della terapia (insieme di misure di tipo medico, farmacologico, chirurgico, tecnologico, per ripristinare lo stato di salute, cioè il normale funzionamento del corpo) e del potenziamento (insieme di misure atte ad aumentare le capacità) ed ha espresso un chiaro punto di vista personale: mentre la cura ed il ripristino del corretto funzionamento dell’organismo sono gli obiettivi prioritari della medicina, tutto ciò che concerne il potenziamento delle normali capacità umane è moralmente sbagliato e va limitato o vietato. A sostegno di questo punto di vista ha portato l’esempio dell’impiego dell’ormone della crescita (GH): corretto, come terapia sostitutiva in bambini di bassa statura con deficit secretivo, ma moralmente errato, in bambini soltanto di bassa statura, con parametri compresi nella variabilità normale, senza deficit specifico. Tuttavia esistono già diversi settori di ricerca sul potenziamento quali: il rafforzamento delle difese immunitarie per resistere agli attacchi degli agenti patogeni, l’aumento dell’attesa di vita attraverso il controllo delle malattie e dei fattori di invecchiamento, il potenziamento delle capacità cognitive, il miglioramento della capacità psicologica per problemi, disagi e sofferenze della vita, il miglioramento delle prestazioni atletiche. Alcuni di questi sono perfettamente accettabili, altri sono molto dubbi. Varie sono le tecnologie impiegate nel potenziamento che vanno dalla manipolazione genetica, alle cellule staminali, agli interventi farmacologici, alla stimolazione magnetica transcranica. L’impiego di tutte queste conoscenze pone quesiti: è difficile definire con esattezza il limite tra terapia e potenziamento e quindi tra malattia e salute e tra stato fisico e stato mentale. OMS infatti afferma che “la salute non è mera assenza di malattia, ma uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale”. Ritornando alle questioni etiche queste si possono individuare nella sicurezza, negli scopi della medicina, nell’eugenetica e nella (Continua a pagina 5) Anno V numero 25 genitorialità, nella medicalizzazione, nell’autonomia e nella libertà, nell’eguaglianza, nella giustizia e nell’allocazione delle risorse,: ognuno di questi argomenti è stato dettagliato dall’oratore che ha espresso pareri favorevoli e contrari, ma riportando due esempi (un bambino che nasce nella Sierra Leone ha una probabilità 87 volte superiore di morire entro i cinque anni rispetto ad un bambino che nasce in Svezia; una donna che partorisce nell’Africa occidentale e centrale ha una probabilità di morire di parto 137 volte superiore a quella di una che partorisce in un paese i industrializzato) si capisce quanto possa essere difficile ritenere se sia giusto che nell’occidente avanzato si perseguano progetti di potenziamento delle capacità umane mentre milioni di persone nel mondo sono prive di servizi sanitari di base che costituiscono una delle condizioni fondamentali di una vita umanamente degna. Ritornano qui opportuni i richiami dell’UNESCO del 2005 e del 2010 secondo i quali i progressi scientifici devono essere resi disponibili a tutta l’umanità ed in particolare ai Paesi in via di sviluppo ed i Governi sono responsabili in prima istanza dei popoli da essi amministrati ma hanno anche l’obbligo di aiutare altri paesi. L’oratore ha concluso la sua interessante trattazione sottolineando come nel tempo l’obiettivo si sia spostato: dalla cura delle malattie si sta passando alla ricerca del benessere e della felicità. Il tema è delicato e vi sono opinioni contrastanti: ancora non conosciamo bene i potenziali effetti indesiderati, possono verificarsi disuguaglianze nell’accesso, è concreta la possibilità di fornire posizioni di vantaggio inique senza possibili correttivi. Rimane, ma diventa sempre più pressante l’argomento dell’allocazione delle risorse sanitarie, che sono limitate. Consentire cure di base il più possibile adeguate a livello globale sicuramente ha un peso maggiore rispetto ai vari progetti di potenziamento: tuttavia, considerando che il progresso passa anche per questa tipologia di ricerca, bisogna prevedere un’ allocazione di risorse almeno sui temi più ammissibili. Il prof. Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Milano, ha, infine, sviluppato il tema: “Methodolical requirements for clinical trials”. Partendo da una citazione di Yu- Pagina 5 suf, Collins e Peto del 1984: “poni domande importanti… rispondi in maniera affidabile; l’obiettivo è il paziente, il risultato è il beneficio”, ha voluto immediatamente indicare come la ricerca clinica debba essere impostata in maniera scrupolosa per risolvere problemi reali. Il prof. Garattini è poi passato ad un argomento a lui molto caro: l’uso del placebo, che non deve essere un abuso e che va attuato solo se non esistono farmaci attivi per una specifica indicazione, perché un uso inappropriato del placebo può portare ad una valutazione ottimistica di un nuovo farmaco. L’impiego del placebo come “add on therapy” è senza dubbio più accettabile. Esistono viarie tipologie di disegno degli studi clinici e ciò può variare anche in funzione di cosa si vuol dimostrare, ad esempio, superiorità o equivalenza o non inferiorità. Per gli studi di non inferiorità egli non nasconde le sue perplessità partendo da una definizione: in uno studio clinico di non inferiorità nei confronti di un controllo attivo lo sperimentatore saggia l’ipotesi nulla secondo la quale il nuovo farmaco è peggiore del controllo e nel caso in cui l’ipotesi nulla venga rigettata egli accetta l’ipotesi alternativa che cioè il nuovo farmaco non è inferiore al controllo attivo. Pertanto si pongono alcuni quesiti: - ci sono delle ragioni specifiche per consentire un approccio di non inferiorità? - Nella risposta egli afferma che potrebbero esservi dei non responders alla terapia corrente e che prodotti con effetto simile potrebbero costituire una alternativa, ma, continua, se il target è costituito dai non responders al trattamento corrente, perché non saggiarne la superiorità, verso farmaci con scarso effetto in questo segmento di pazienti? - I farmaci non inferiori potrebbero essere meglio tollerati o di uso più semplice; questo vantaggio, se reale, dovrebbe essere convertito in una migliore aderenza al trattamento ed in un risultato finale migliore piuttosto che non inferiore; - farmaci non inferiori potrebbero essere disponibili a prezzi più bassi, ma dimostrare che un piccolo beneficio in un singolo caso può essere compensato da un grande vantaggio di un uso diffuso nella popolazione richiede un campione di popolazione molto più elevato di quello solitamente usato in studi di non inferiorità. Infine, a giustificazione degli studi di non inferiorità, si afferma che i medici necessitano di farmaci con minor numero di effetti collaterali, ma viene dimenticato che un vantaggio può difficilmente venir dimostrato con uno studio di non inferiorità: se realmente esiste un vantaggio clinico in un farmaco in termini di effetti collaterali, questo dovrebbe esitare in un risultato migliore. Un ulteriore limite degli studi di non inferiorità è costituito dal fatto che quasi sempre il disegno di non inferiorità richiede l’uso di un farmaco standard e di un placebo, mentre per lo studio di superiorità è sufficiente il farmaco standard. Se queste osservazioni fossero inserite in modo chiaro nel testo del consenso informato, pochi pazienti accetterebbero di partecipare a questi studi. Il prof. Garattini ha successivamente affrontato il tema dei criteri di inclusione e di esclusione degli studi clinici mettendo in rilievo come vi siano dei limiti sia verso l’età avanzata che verso l’età pediatrica, che porta poi all’uso di farmaci il cui dosaggio viene estrapolato in funzione del peso corporeo mentre altri importanti fattori non vengono presi in considerazione. Altri elementi considerati sono stati: la scelta degli end-points surrogati, mentre la qualità della vita, la morbilità, la mortalità dovrebbero essere gli obiettivi finali degli studi clinici. Non è etico utilizzare endpoints surrogati quando esistono già prodotti che sono stati studiati con hardendpoints; la pubblicazione selettiva di lavori può influenzare i risultati di studi di metanalisi, e può inficiare la redazione di linee-guida terapeutiche. I fondamenti di qualità, di efficacia, di sicurezza, richiesti dalla legislazione europea, sono necessari ma non sempre sufficienti: la mancanza di requisiti per un valore aggiunto non consente una valutazione comparativa per poter disporre di nuovi farmaci nel contesto del trattamento corrente, di conseguenza questo importante condizionamento presente negli studi clinici randomizzati, porta ad una stima considerevolmente superiore del rapporto beneficio/ rischio dei nuovi farmaci. Francesco DeTomasi Anno V numero 25 Pagina 6 CONGRESSO SSFA SECONDA SESSIONE Il Prof. Giuseppe Novelli, Direttore del Dipartimento di Genetica Medica e Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’ Università Tor Vergata di Roma, ha relazionato sulla crescente importanza che stanno assumendo i biomarker nello sviluppo dei nuovi farmaci. Si può infatti parlare di una vera e propria rivoluzione, sia per quanto riguarda il settore diagnostico sia per ciò che concerne un approccio mirato, individualizzato alla terapia. Ad esempio, 20 anni or sono si riteneva che le leucemie acute rappresentassero una sola entità nosologica; oggi, ricorrendo ai biomarcatori, sono stati identificati più di venti sottotipi che rispondono diversamente alle terapie. Un altro ben noto esempio è quello del tumore della mammella HER2+, sensibile al trattamento con l’anticorpo monoclonale trastuzumab (Herceptin), il quale non ha invece efficacia negli altri tipi di tumore mammario. Il ricorso ai biomarcatori può anche consentire di abbreviare e rendere meno costoso lo sviluppo di nuovi farmaci, consentendo di indirizzare subito la selezione della nuova molecola, evitando di ricorrere a lunghe ed inutili ricerche su ampie casistiche di pazienti di cui solo una minoranza è responsiva. Il Prof. Adriano Lazzarin, Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Università Vita e Salute, Istituto San Raffaele di Milano, ha illustrato il tema ”Come possono le nuove strategie antivirali cambiare il vecchio rapporto virusospite” centrando l’argomento sulla trasmissione della infezione da HIV e sulla eradicazione del virus attraverso un approccio terapeutico multi-step che sfrutta diversi punti di attacco alla infezione. Il Dr. Ennio Ongini, Vice President Research Nicox Bresso (Milano) e SophiaAntipolis (France) e la Dr.ssa Marina Del Bue, Direttore Generale con delega a Business and Administration, MolMed (Milano) hanno quindi trattato quello che è forse un fattore essenziale per i gruppi di ricerca nel settore delle biotecnologie, tutti generalmente di dimensioni limitate e con risorse insufficienti per affrontare il lungo e costoso sviluppo di un nuovo medicinale: come reperire adeguate fonti di finanziamento. Ongini ha illustrato la strada delle alleanze. Attualmente il 50% dei farmaci sviluppati dai grandi gruppi farmaceutici provengono da piccole aziende: le statistiche dimostrano la scarsa efficienza produttiva della ricerca, con una continua riduzione delle new chemical entities a fronte di investimenti crescenti. I grandi gruppi farmaceutici tendono quindi ad esternalizzare sempre più la ricerca stabilendo alleanze con l’accademia e con le small biotech. Negli ultimi anni, si sono stabiliti circa 1000 accordi/anno tra grandi aziende e piccoli gruppi di ricerca avanzata. Ongini ha quindi illustrato il caso della Nicox, azienda che ha stabilito negli anni numerose alleanze con ditte come Pfizer, Merck, Ferrer e, ultimamente, con Bausch&Lomb. Con Pfizer, Nicox aveva avviato lo sviluppo congiunto di un derivato del latanoprost (Xalatan), prodotto impiegato nel glaucoma e la cui molecola era stata combinata con nitrossido, aumentando in tal modo l’attività ipotensiva oculare della prostaglandina. Dopo l’acquisizione di Wyeth da parte di Pfizer, causa un riorientamento delle linee di ricerca, lo sviluppo del prodotto non è più stato oggetto di interesse da parte della nuova azienda: tuttavia Nicox ha stabilito immediatamente una nuova alleanza con Bausch&Lomb e lo sviluppo del prodotto è così continuato. La Dr.ssa Del Bue ha invece trattato la strada della quotazione in borsa. E’ il caso di Molmed, nata come società di servizio e divenuta società di prodotto quotata in borsa. MolMed nasce dalla collaborazione tra l’Accademia, l’Istituto Scientifico S. Raffaele e la ditta Boehringer Mannheim, successivamente acquisita da Roche. Dopo l’uscita di Roche, MolMed ha raggiunto un accordo con un’azienda giapponese ed ha orientato la propria ricerca sulla manipolazione genetica ex vivo per indicazioni con elevato fabbisogno terapeutico. Attualmente sono in studio clinico diversi prodotti: in fase III è TK008, terapia cellulare che permette di praticare in maniera sicura ed efficace il trapianto di cellule staminali emopoietiche da donatori parzialmente compatibili. Oggetto di studi clinici è anche NGR-hTNF, nuovo agente mirato ai vasi tumorali per il trattamento dei tumori solidi. Il prodotto è in Fase III nel mesotelioma, mentre sono stati già completati o sono in corso studi di Fase II in altre indicazioni quali il carcinoma del colonretto e del fegato, il carcinoma polmonare a piccole cellule, il carcinoma polmonare non microcitico, il carcinoma dell'ovaio ed i sarcomi dei tessuti molli. Le aziende biotech “bruciano cassa” finché il prodotto sperimentale non raggiunge il mercato: tutta l’attività di ricerca è stata quindi resa possibile dal reperimento di alcuni investitori privati i quali hanno consentito l’avvio della procedura di quotazione in borsa. Il processo di quotazione è lungo, complesso e costellato di obblighi, tuttavia ha consentito nel 2010 il reperimento di circa 50 milioni di euro. La Dr.ssa Lucia Faccio, Licensing Manager, Office of Biotechnology Transfer, Istituto Scientifico San Raffaele, Milano, ha ricordato come al San Raffaele operino 650 ricercatori di base, 5 aziende biotech e due fondazioni (Telethon e Fibrosi Cistica). Ciò consente una stretta e produttiva collaborazione tra ricerca di base e ricerca clinica. Due importanti accordi sono stati ottenuti: nell’ottobre 2010 quello tra GSK-San Raffaele e Telethon con un importante investimento nel settore della terapia genica, mentre a dicembre 2010 è stato siglato l’accordo tra San Raffaele e Merck Serono nel settore delle malattie neurodegenerative. Complessivamente, nei dieci anni dal 2000, sono stati firmati 311 contratti di ricerca e servizio, sviluppate 110 famiglie di brevetti depositati, di cui 45 famiglie sono in vita per un totale di 250 brevetti e domande di brevetto. Luciano M. Fuccella Anno V numero 25 Pagina 7 CONGRESSO SSFA TERZA SESSIONE Scientifiche? osserva come oggi si disponga di un volume enorme di dati ma come da questi stessi dati non si tragga- Questa Sessione è stata caratterizzata dall’intervento di Farmindustria, rappresentata dal suo Vice-presidente, dr. Maurizio de Cicco, e dalle presentazioni di Società Scientifiche con le quali SSFA collabora: AFI, SIAR, SIF, SIFO. Il dr. Maurizio De Cicco, ha parlato delle “Prospettive della ricerca clinica in Italia” mettendo in evidenza come primo dato importante il numero complessivo degli studi clinici, nelle quattro fasi, ed osservando come questo sia diminuito da 4538 nel 2009 a 4193 nel 2010, mentre il numero dei pazienti studiati è aumentato da 358.429 nel 2009 a 396.784 nel 2010. Le ragioni di questa tendenza sono varie, ma la “concorrenza” dei Paesi BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) è innegabile. Si deve sottolineare che oltre il 90% degli investimenti in R&S è sostenuto dalle imprese, e che vi è una tendenza verso l’aumento del numero degli studi clinici nelle fasi iniziali. La ricerca si fa sempre più complessa perchè nuove conoscenze quali robotica, biomarcatori, nanotecnologia, bioinformatica, bersagli molecolari, terapie cellulari, genomica e proteomica prendono il sopravvento: questo scenario, molto articolato, aumenta i rischi, i costi ed i tempi della ricerca. Nasce anche la necessità della costituzione di reti internazionali di eccellenza. Una tendenza attuale è un modello paziente-centrico che si deve innestare in un circolo virtuoso che coinvolge continuamente il paziente, il laboratorio, gli enti preposti alla regolamentazione ed alla politica dei prezzi. Il dr. De Cicco ha infine fatto riferimento allo schema di DDL sulla sperimentazione clinica, licenziato dal Consiglio dei Ministri del 10 marzo 2011, per il quale tutte le forze del Paese dovranno intervenire per competere nel settore dell’innovazione, a base del futuro sviluppo industriale e sociale dell’Italia. Il dr. Luciano Gambini di AFI (Associazione Farmaceutici dell’Industria) ha individuato nella qualità del medicinale sperimentale il contributo che la società che rappresenta può dare alla ricerca clinica in Italia. La ricerca e lo sviluppo dei principi attivi e dei medicinali, particolarmente orientati alla produzione dei campioni sperimentali, richiedono qualità e rispetto delle normative. Il campione in uso nella sperimentazione clinica deve sempre più essere assimilato al medicinale in commercio. La tendenza è di andare oltre le GMP e di trovare un’armonizzazione, prima a livello europeo, poi a livello globale, delle procedure di produzione dei farmaci sperimentali e dei farmaci del commercio per arrivare ad ottenere dalla stessa officina di produzione il materiale necessario ad entrambe le attività. Il dr. Walter Bianchi, Presidente SIAR (Società Italiana Attività Regolatorie) ha focalizzato la sua relazione sul rispetto che bisogna avere per l’essere umano, e sui progressi della medicina dell’ultimo secolo. Per fare riferimento all’Italia ha citato il disegno di legge sulla sperimentazione clinica, il contributo che il nostro Paese può dare al programma IMI ( Innovative Medicine Iniziative), che può permettere l’accesso a nuove metodologie. La limitazione delle risorse disponibili impone una migliore valutazione del rapporto costo/beneficio, una maggiore produttività ed efficienza per il raggiungimento di risultati di qualità, attraverso una collaborazione di sistema. Infine, il dr. Bianchi per rispondere al quesito: cosa possono fare le Società no i necessari elementi per un miglioramento dell’assistenza sanitaria e delle attività di ricerca. La creazione del fascicolo sanitario elettronico, elaborato dal Ministero della Salute, potrebbe essere un’ottima base di partenza per costruire sistemi di monitoraggio, gestione, controllo e valutazione dell’assistenza sanitaria ed un indirizzo per ricerche scientifiche in campo medico ed epidemiologico. A conclusione del suo intervento ha citato l’esempio, appena avviato negli Stati Uniti da FDA, del “Sistema Sentinella” che consente di ottenere il monitoraggio sulla sicurezza dei farmaci approvati e di pianificare ulteriori indagini sulla salute e sulle modalità di cura per il suo mantenimento. Il prof. Alessandro Mugelli, intervenuto per SIF (Società Italiana di Farmacologia), ha illustrato i dati relativi all’innovazione farmaceutica a livello mondiale dal 2000 al 2009, i quali evidenziano come l’Italia non si trovi nelle prime dieci posizioni. Anche in Europa, per tutte le fasi della ricerca clinica, stiamo assistendo ad una riduzione significativa degli studi. Ha poi citato il “Concept paper submitted for public consultation” dalla Commissione Europea sulla revisione della Direttiva 2001/20 concernente gli studi clinici ed anche il disegno di legge sulla sperimentazione clinica. E’ previsto che saranno riordinatati i Comitati Etici, saranno individuati i requisiti dei centri autoriz(Continua a pagina 8) Anno V numero 25 zati alla conduzione delle sperimentazioni cliniche dalla fase 0 alla fase IV, saranno definiti i meccanismi di valutazione dell’attività delle aziende sanitarie pubbliche nell’ambito della sperimentazione clinica. Il prof. Mugelli ha individuato come attività critiche per la promozione della sperimentazione clinica: l’aumento del numero di studi in fase precoce ”first in man”, la riduzione dei tempi di autorizzazione, una promozione trasparente della ricerca no profit. La dr.ssa Roberta Joppi, intervenuta per SIFO (Società Italiana Farmacisti Ospedalieri), ha completato il quadro delle relazioni. Un esame comparativo della situazione nazionale ed internazionale mostra come più di 2900 nuove molecole siano in sviluppo nel mondo e di que- Pagina 8 ste 300 sono destinate alle malattie rare, circa 800 per il settore oncologico, 277 per le malattie cardiovascolari e 109 per l’infezione da HIV/AIDS. Differenze percentuali si registrano tra l’Italia ed il contesto internazionale per la quantità di studi in corso secondo le fasi: le fasi I e II sono a livelli inferiori in Italia. Interessante è anche osservare che negli studi multicentrici condotti in Italia nel periodo2004-2009, il 40% siano con coordinamento di un Paese Europeo, il 24% con coordinamento di altri Paesi e solo l’8% con coordinamento italiano. Una valutazione specifica sugli studi su farmaci cardiovascolari mostra come in Italia sia maggiore la percentuale di studi di fase III rispetto alle prime fasi, e come in questo settore il nostro Paese sia tra i più impegnati. Un secondo aspetto preso in considerazione è stato l’andamento degli studi no profit che rappresenta una consistente entità intesa a colmare vuoti di conoscenze, migliorare la pratica clinica, rispondere a quesiti di Sanità Pubblica e di tipo regolatorio ma di limitato interesse commerciale: un rilancio di questi studi può venire dalla ricostituzione della commissione R&S di AIFA, e dalla divulgazione sullo stato degli studi finanziati e dei risultati degli studi conclusi. Riferendosi poi all’ECRIN, la dr.ssa Joppi ha sottolineato come la presenza e le relazioni tra le infrastrutture su base europea possano dare un ulteriore stimolo alla ricerca no-profit. Ovviamente gli studi no-profit debbono rispettare i principi e le procedure della GCP. Francesco De Tomasi Dal mondo delle CRO inVentiv Health announced it has signed a definitive agreement to purchase PharmaNet Development Group. Financial terms of the transaction were not disclosed. With the addition of PharmaNet, inVentiv will extend its global presence to nearly 40 countries and enhance both its early- and late-stage clinical development capabilities. In conjunction with its previously announced agreement to acquire i3, another contract research organization (CRO), the company will be in a position for accelerated growth in the $21 billion global pharmaceutical outsourcing industry. Following the acquisitions, inVentiv becomes a company with 13,000 employees in three divisions, Clinical, Commercial, and Consulting, including in the emerging markets of Asia, Latin America, and Central/Eastern Europe. The acquisitions will give inVentiv greater opportunities for growth as pharmaceutical companies continue to increase outsourcing to enhance flexibility and lower fixed costs. PharmaNet offers comprehensive drug development capabilities in Phase I through IV clinical trials, bioanalytical services, pharmaceutical and regulatory consulting, and staffing coupled with strong therapeutic expertise. About half of PharmaNet’s revenue is generated outside the United States. Anno V numero 25 Pagina 9 CONGRESSO SSFA QUARTA SESSIONE La quarta sessione del Congresso è stata dedicata ai nostri colleghi AIFA: come sapete, SSFA può vantare un ottimo rapporto con AIFA, e la presenza di funzionari AIFA al nostro Congresso è testimone di questa tradizione di continua collaborazione. Ha iniziato Carlo Tomino, sviluppando un tema che ci appassiona tutti : cosa bisogna cambiare nella sperimentazione clinica? Carlo ha ricordato i progressi fatti negli ultimi anni, ed il ruolo sempre propositivo di AIFA nel sostenere un’area scientifica dove il nostro Paese ha una lunga e positiva tradizione internazionale. Ma sotto la spinta dei Paesi cosiddetti emergenti (ad esempio BRIC = Brasile, Russia, India, Cina; ma anche tanti altri) il panorama mondiale della ricerca clinica sta cambiando radicalmente, e non è permesso abbassare il livello di guardia. Peraltro noi sappiamo che mentre i Comitati Etici in Italia fanno un ottimo lavoro, e rispettano i tempi prescritti ( soprattutto quelli delle Istituzioni che sono sempre ai primi posti nell’elenco dei protocolli esaminati), spesso per arrivare alla firma del contratto passano alcuni mesi, e questi ritardi finiscono col penalizzare in modo significativo le attività che si potrebbero svolgere nel nostro Paese. Questo è solo uno dei tanti aspetti che sono in agenda in AIFA, per un continuo e progressivo miglioramento del ruolo in ricerca clinica che abbiamo e che vogliamo mantenere. Anche alla luce di alcuni segnali che devono far riflettere, e che indicano come negli ultimi due anni le sperimentazioni cliniche attivate in Italia si sono ridotte di oltre il 10 per cento. La seconda relazione AIFA è stata svolta dal dr Pierluigi Russo, ed ha affrontato il tema della sostenibilità economica dell’innovazione. E’ indubbio che i nuovi farmaci, soprattutto i cosiddetti biologici oppure quelli mirati ad una “terapia personalizzata” hanno costi di sviluppo molto elevati, che poi si traducono in costi molto elevati per il SSN che li deve comperare. In particolare, è la spesa per i VARENNA, Hotel Royal Victoria 10/14 ottobre 2011 farmaci ospedalieri che sta creando molta preoccupazione: mentre le misure attuate per controllare la spesa farmaceutica del canale farmacia ha dato i suoi frutti, la spesa ospedaliera ha superato il budget previsto di quasi un miliardo e settecento milioni di euro (si veda anche riquadro a pagina 16). AIFA sta studiando il problema, ed ha già identificato alcune soluzioni: ad esempio, il principio del “pay for results” che viene applicato ad alcuni farmaci oncologici, e che permetterà al SSN di pagare solo i farmaci che hanno prodotto risultati positivi nella terapia dei pazienti, rappresenta un percorso molto interessante, che certamente produrrà un’azione calmieratrice sul mercato. La terza relazione sarebbe dovuta essere svolta da Cristina Pintus, e verteva sulle terapie avanzate: purtroppo però Cristina non è potuta intervenire, e la motivazione è stata che AIFA ha ancora allo studio i documenti e le proposte relative alla sperimentazione clinica di farmaci basati su terapie avanzate (terapie somatiche e cellulari). Sappiamo che Cristina (che in passato è stata anche Consigliere SSFA) è molto vicina alla nostra società, e siamo certi del suo rammarico per non essere stata presente con noi. Domenico Criscuolo TREDICESIMO CORSO DI BASE PER ASSISTENTI ALLA RICERCA CLINICA METODOLOGIA DELLA RICERCA CLINICA E NORME DI BUONA PRATICA CLINICA Anno V numero 25 Pagina 10 CONGRESSO SSFA QUINTA SESSIONE La quinta sessione del Congresso è stata dedicata alla delocalizzazione della ricerca. Come per altri settori, anche per gli studi clinici, la delocalizzazione verso i “paesi emergenti” è in costante aumento negli ultimi decenni. Il primo relatore, Sergio Scaccabarozzi, responsabile delle Clinical Operations in Roche, ha valutato le cause che hanno portato all’ aumento della delocalizzazione della ricerca verso i cosiddetti “paesi emergenti”. Fra i più importanti Cina, India e a seguire, Russia e Brasile con una proiezione nei prossimi 50 anni che vede molti altri ”nuovi” paesi ad investire pesantemente nella ricerca. Quali soluzioni cercare ad un problema che potrebbe minacciare fortemente la ricerca clinica in Italia? Ma puntando sui nostri punti di forza! Cioè su quelle caratteristiche che contraddistinguono il Made in Italy: innovazione e creatività. Scaccabarozzi suggerisce di utilizzare al meglio la tecnologia a partire dalla sottomissione elettronica, al monitoraggio remoto, fino alla fatturazione (azienda / ospedale) elettronica. A seguire Sandro Carducci, Direttore Medico di PPD Italia, CRO Internazionale con sede a Milano, ha trattato lo stesso argomento da un’altra angolazione osservando il fenomeno negli Stati Uniti e riportando dati molto significativi della riduzione di trial “domestici” vs. un incremento annuale molto elevato in tutti i paesi emergenti, anche europei. Carducci ha elencato i vantaggi di questa scelta poiché in questi paesi, ad un livello di adeguamento alle GCP ormai più che soddisfacente, si affianca una realtà con meno lacci burocratici e numero e caratteristiche di pazienti decisamente favorevoli. Ma ha anche sottolineato le problematiche scientifiche ed etiche di queste scelte, molto pesanti per chi commissiona ricerca. Nell’idea di un giusto equilibrio ha proposto alcune interessanti soluzioni che prevedono maggior controllo a tutti i livelli e che servono a garantire comunicazione nella comunità scientifica ed una crescita culturale che bilanci i vantaggi per lo sponsor e non rappresenti quindi semplice sfruttamento di risorse. Entrambi hanno concluso che nelle possibili soluzioni ai problemi tutte le parti sono necessariamente coinvolte: aziende, CRO, istituzioni, società scientifiche, per trarre il meglio dalla ricerca, sempre garantendo etica e sicurezza. Anna Piccolboni Le presentazioni autorizzate sono disponibili sul sito www.ssfa.it nella pagina Presentazioni / 2011 Anno V numero 25 Pagina 11 CONGRESSO SSFA SESTA SESSIONE La VI sessione del Congresso è stata dedicata alla formazione in Medicina Farmaceutica, ai Master e, più in generale, alle opportunità lavorative per i più giovani. Il primo intervento è stato fatto dal Dr Giuseppe Cristoferi, fondatore di Elan International, società di ricerca del personale con sede a Milano. Il Dr Cristoferi ha affrontato un tema di grande attualità come appunto le opportunità di lavoro per i giovani laureati nel settore farmaceutico: nel biennio 2009-2010 il 76% delle assunzioni è avvenuto attraverso contratti temporanei, dato questo che testimonia le difficoltà che oggi i più giovani devono affrontare per trovare un'occupazione stabile. Il Dr Cristoferi ha poi sottolineato l'importanza del terziario e quindi delle CRO nel nostro settore di appartenenza; infatti, i rapporti di lavoro creati dal terziario dal gennaio 2009 al giugno 2010 sono stati circa il 55% mentre quelli creati dall'industria e dal pubblico impiego sono stati pari al 16% ciascuno. Il Dr Cristoferi mette in luce che sicuramente non è facile trovare un lavoro stabile in Italia ma, come è successo anche in passato, la preparazione ed il talento sono le qualità che occorrono per trovare spazio se non in Italia, almeno in altri Paesi europei dove certamente il maggior numero di aziende e società biotecnologiche permette ai giovani di affermarsi come accade, per esempio, nel Regno Unito. La seconda parte della sessione (“Formazione in Medicina Farmaceutica”) è iniziata con la relazione del Prof. Pierluigi Navarra, Professore Associato di Farmacologia e Direttore del master Universitario di 2° Livello “Sviluppo preclinico e clinico del farmaco: aspetti tecnico-scientifci, regolatori ed etici” promosso dall’Istituto di Farmacologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Il master, sviluppato in collaborazione con SSFA, AIFA, Farmindustria e SIF, ha concluso la terza edizione ed ha avuto un numero totale di 140 partecipanti. Il master si propone di fornire ai giovani laureati in discipline scientifiche le basi teoriche per approfondire la conoscenza interdisciplinare del processo di sviluppo del farmaco, dando la possibilità di uno sbocco professionale sia presso le aziende private (farmaceutiche e CRO) che presso le istituzioni (Istituti di Ricerca, AIFA, Ministero). Il master ha durata annuale, è articolato in 12 moduli che riflettono il "Programme for Education in Pharmaceutical Medicine”, preve- de circa 150 ore di lezioni frontali ed un successivo stage formativo presso aziende del settore. Il corpo docente è composto da circa 60 professionisti che operano nell’ambito Universitario, in AIFA, Ministero e Istituto Superiore di Sanità, in aziende farmaceutiche ed in CRO. Il Dr. Luciano Fuccella ha poi illustrato brevemente le caratteristiche del master in Ricerca e Sviluppo Pre-Clinico e Clinico che si tiene presso l’Università di Milano Bicocca: il Master è arrivato con successo alla terza edizione con un numero sempre crescente di iscritti; si è infatti passati dai 16 iscritti del 2009 alle 72 domande di iscrizione del 2011. Il programma del master è articolato in 12 moduli che riflettono il CEPM, "Council for Education in Pharmaceutical Medici- ne”; i docenti sono circa 60 distribuiti tra industria, CRO ed Università. Ha preso la parola, infine, Fritz Buehler, professore di Medicina Farmaceutica e di Fisiopatologia presso l'Università di Basilea; Fritz Buehler è stato il fondatore dell'ECPM, European Center of Pharmaceutical Medicine, presso la Facoltà di Medicina dell'Università di Basilea. Il prof Buehler coordina attualmente un'iniziativa europea sulla formazione in Medicina Farmaceutica ed ha infatti presentato un'interessante relazione dal titolo "PharmaTrain full speed ahead European Curriculum for Global Medicines Development". L’ultima parte della sessione (“master”) ci ha portati invece ad ascoltare le esperienze di due colleghi che hanno frequentato i master negli ultimi anni. Il Dr. Mosè Barbaro ha partecipato al master di Milano, mentre la Dr.ssa Enrica Dolcini ha frequentato il master Universitario di Roma. Per entrambi la partecipazione al master ha permesso di tracciare profondamente la loro professione. Il Dr. Barbaro ha frequentato il master subito dopo la laurea in Biotecnologie Mediche, Molecolari e Cellulari conseguita presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, e tale partecipazione gli ha permesso di iniziare un percorso formativo che lo ha portato come stagista nella Direzione Medica Boehringer Ingelheim (per 10 mesi) e quindi in Roche dove è coinvolto in qualità di Ethics and Administrative Trial Associate nella Clinical Operations. La Dr.ssa Dolcini invece ha frequentato il master dopo 15 anni di lavoro in Amgen dove ha iniziato nell’ambito delle Development Operations e dove ricopre attualmente il ruolo di Senior Medical Advisor nel Medical Affairs. Il master le ha permesso di approfondire le sue conoscenze sui biosimilari che sono diventati ora il suo cavallo di battaglia sia in ambito lavorativo che come arricchimento culturale e professionale. Marco Romano e Luigi Godi Anno V numero 25 Pagina 12 SSFAoggi incontra il dr Luciano Gambini “L’Annex 13 rappresenta il primo tentativo di fornire norme per la produzione dei campioni per la sperimentazione clinica con il duplice scopo di salvaguardare i diritti dei pazienti e di ottenere risultati che siano scientificamente sostenibili”. Per approfondire un argomento in continua evoluzione ( quale è quello legato agli IMPs) ne abbiamo parlato con il dr. Luciano Gambini, consulente GMP. Giovanni Abramo: Buongiorno dr Gambini, e grazie per questa intervista. Potrebbe ricordarci l’evoluzione di Annex 13 e come è cambiato nel tempo? Luciano Gambini: L’Annex 13 rappresenta il primo tentativo di fornire norme per la produzione dei campioni per la sperimentazione clinica, con il duplice scopo di salvaguardare i diritti dei pazienti e di ottenere risultati che siano scientificamente sostenibili. Inoltre si cominciava a sentire l’esigenza di proporre regole per gli aspetti legati al confezionamento secondario ed alla etichettatura, che sono specifici per questa tipologia di prodotti e le cui modalità di allestimento (la parte manuale ha un rilievo notevole) sono sostanzialmente diverse da quelle per il farmaco commerciale. Annex 13 afferma con chiarezza che queste attività devono essere condotte in accordo ai principi delle GMP. Questa è stata una novità rivoluzionaria nel 1991, data della sua prima emissione, se si pensa che la produzione degli “Investigational Medicinal Products (IMPs)” era realizzata in ambienti di sviluppo in quanto non era ancora stato “decretato” l’obbligo della autorizzazione del sito produttivo. Ecco quindi che il 1991 rappresenta la data di nascita della nuova era “GMP” degli IMPs dal lato europeo, mentre dall’altra parte dell’oceano FDA conferma questa esigenza pubblicando nello stesso anno una linea guida sui “clinical supplies”, il cui contenuto è meno articolato ed organico del Annex europeo. Infatti questo documen- to non si sofferma sui requisiti per il confezionamento e l’etichettatura, che sono le fasi più critiche per i campioni della sperimentazione clinica. La prima versione dell’Annex 13 è comunque passata abbastanza inosservata e in sostanza non applicata per una decina d’anni, anche perché le Autorità regolatorie non avevano “armi legali” per intervenire tangibilmente, anche con sanzioni, mediante ispezioni o controlli. Il panorama è cambiato radicalmente dal maggio 2001 con la pubblicazione della direttiva 2001/20 – conosciuta come Clinical Trial Directive (CTD). Dopo questo evento, l’Annex 13 è diventato oggetto di grande dibattito per valutarne l’impatto concreto sulle attività di produzione degli IMPs, in previsione della entrata in vigore delle nuove regole previste dalla CTD dal maggio 2004 in Europa, ma già dal gennaio 2004 in Italia, come indicato dal D.L.vo 211/2003. Poiché le nuove regole prevedono che la produzione avvenga in officine autorizzate e che ogni lotto sia certificato da parte di una Qualified Person, così come avviene per ogni medicinale dotato di autorizzazione alla immissione in commercio, l’Annex 13 è stato rivisto e la nuova edizione entra in vigore nel luglio 2003 recependo quanto previsto dalla CTD. L’esperienza guada- gnata durante le ispezioni negli anni successivi ha suggerito l’opportunità di una nuova versione, in vigore dall’agosto 2010. Non contiene grossi cambiamenti, ma alcuni sono abbastanza significativi: ad esempio l’esplicitazione del rapporto fra Sponsor e Qualified Person (QP)/Manufacturer. Da sottolineare anche il sostanziale allineamento con l’Annex 19 (controcampioni) alle GMP, per cui anche per gli IMPs occorre conservare campioni di riferimento (per eseguire nuove analisi se necessario) ed il retention sample in grado di confermare il corretto assemblaggio delle confezioni per i pazienti, in accordo a quanto richiesto dal protocollo clinico e dalle liste di randomizzazione. GA: Cosa può dirci in merito alle posizione degli ispettori EMA e delle aziende nei confronti di contenuti dell'Annex 13, ma anche delle altre normative (come la 2005/28)? LG: Ancora una volta dobbiamo constatare che l’applicazione delle normative europee è diversificata da paese a paese e questo fatto comporta particolari problemi nella gestione degli studi clinici, in particolare quelli multinazionali. Ecco quindi uno dei principali obiettivi che occorre mettere in agenda e di cui EMA si è resa conto, tanto che ha intrapreso dalla fine dello scorso anno consultazioni pubbliche per una modifica della CTD. Un altro elemento rilevante da sottolineare, perché non ancora esaurientemente compreso dagli Sponsor, riguarda lo stretto intreccio fra gli aspetti GMP e quelli GCP che è alla base della impostazione dello stesso Annex 13. Questo intreccio deve trovare un coordinamento efficace fra chi sviluppa i protocolli clinici e chi si occupa della preparazione degli IMPs e perciò essere dotati di strumenti operativi descritti nel sistema di qualità aziendale che dimostri un’efficace integrazione fra i flussi ope(Continua a pagina 13) Anno V numero 25 rativi dei vari dipartimenti coinvolti negli studi clinici (Clinical Development, Regulatory Affairs, Pharmaceutical Development). In particolare il rilascio regolatorio degli IMPs è la cartina di tornasole che fa capire se i rapporti fra i dipartimenti interni coinvolti sono in sintonia oppure occorre procedere ad una loro definizione. Va infatti sempre sottolineato che allo Sponsor è attribuita la responsabilità ultima di tutto ciò che succede durante uno studio clinico e quindi anche della qualità del medicinale sperimentale. Ecco quindi che, all’interno di ciascuna azienda che opera come Sponsor, deve essere designata la figura che opera per conto ed in nome dello Sponsor. Da considerare inoltre che la qualità del farmaco deve essere garantita dallo Sponsor durante il ciclo di vita del medicinale. Un’ altra fase critica è il trasporto durante il quale vanno mantenute le corrette condizioni di conservazione. Il nostro farmaco deve infine essere sempre consegnato alla farmacia ospedaliera, luogo deputato a ricevere il farmaco sperimentale e già “qualificata” dallo Sponsor. GA: Potrebbe descriverci l’impatto e lo stato di applicazione nelle aziende italiane di tali norme? Hanno portato risultati positivi, ci sono aree di miglioramento? LG: Nuove norme comportano sempre la revisione dei propri flussi di lavoro in relazione alla pressione esercitata dalle autorità regolatorie attraverso le ispezioni e dalle esigenze/opportunità di essere al passo con uno standard industriale sempre più elevato. È già stato citato come il rapporto Sponsor da un lato e Manufacturer/Qualified Person dall’altro sia un elemento essenziale, tanto che la versione in vigore dell’Annex 13 afferma che occorre una procedura di “change control” per garantire che ci sia un perfetto allineamento della documentazione approvata dalle autorità competenti e quella che ha permesso la certificazione da parte della QP. GA: Cosa vede all’orizzonte? LG: Consideriamo le due fasi della produzione: il “bulk” (il farmaco sfuso o nel suo confezionamento primario) e l’allestimento dei campioni (il prodotto che sarà consegnato allo sperimentatore o al paziente). La produzione di un IMP Pagina 13 è sostanzialmente una parte della “mission” di un dipartimento di sviluppo farmaceutico, e diventerà un pilastro fondamentale per la raccolta delle informazioni che servono per l’ottenimento dell’autorizzazione alla commercializzazione di un nuovo farmaco. Lo si evince leggendo attentamente le ultime linee guida ICH (Q8: Pharmaceutical Development - Q9: Quality RIsk Management – Q10, Pharmaceutical Quality System). A differenza delle precedenti, queste linee guida forniscono suggerimenti per uno sviluppo farmaceutico che, progettato per ottenere un “design space” delle caratteristiche di qualità e di processo, possa essere in grado di facilitarne la vita regolatoria e la sua evoluzione durante la commercializzazione. Tutto ciò significa che il sistema di qualità aziendale deve essere esteso anche alle attività di tecnica farmaceutica (Q10) e che un approccio di “risk assessment” deve essere uno strumento applicato durante tutto il ciclo di vita del farmaco. È pleonastico affermare che il rischio da valutare è quello del paziente, come è giusto che sia per un’attività etica come quella dello sviluppo e produzione di un medicinale. Inoltre è opportuno rilevare come l’utilizzo, anche durante lo sviluppo, di moderne tecniche analitiche (PATProcess Analytical Technologies) potranno essere di grande aiuto, facilitando nel futuro il rilascio in tempo reale dei lotti, indispensabile per ridurre il gap di l’efficienza fra l’industria farmaceutica e gli altri settori industriali tecnologicamente avanzati. Per quanto riguarda la seconda fase, lo sviluppo indispensabile,soprattutto per le piccole e medie aziende italiane che si occupano di confezionamento ed etichettatura, porta ad un sempre più massiccio uso dei sistemi computerizzati, che supportano l’attività manuale ineliminabile in questa fase e riducono fortemente i rischi di errori nella gestione dei campioni. Ad esempio la stampa delle etichette, il controllo, la separazione per braccio di trattamento sono quelle fasi in cui la moderna tecnologia offre aiuti il cui costo (inclusa la convalida del sistema) è di gran lunga inferiore ai benefici che si possono ottenere, in congiunzione con l’impiego di sistemi con codici a barre che possono evitare errori durante la fase di spedizione. Per concludere, siamo in presenza di un cambio di paradigma, da una visione “statica” della qualità ad un’idea di qualità sempre più totale e dinamica. Questo è l’approccio del Q10 che afferma la necessità del “continuous improvement” associato alla presenza di strumenti in grado di prevenire errori e rischi per i pazienti ( ad esempio un sistema efficace di CAPA- Corrective And Preventive Actions). GA: Quale futuro per la Clinical Trial Directive 2001/20? LG: Possiamo affermare che la CTD mostra tutti i suoi anni? Per molti aspetti forse sì: infatti EMA ha iniziato il processo di revisione mediante un “public consultation paper” riconoscendo che molti aspetti non hanno raggiunto gli obiettivi previsti. Soprattutto è mancata l’armonizzazione nelle modalità di esame della documentazione, ed i tempi di risposta non sono adeguati a quelli indispensabili per la pianificazione di uno studio clinico. Tali carenze hanno contribuito in qualche misura allo spostamento del baricentro degli studi clinici verso paesi non comunitari ( il numero degli studi clinici e dei pazienti dei Paesi EU è complessivamente diminuito al 2007 al 2010). La definizione di Non-IMP potrebbe essere un buon esempio di come sia urgente un approccio meno “nazionalistico” alle problematiche sugli studi clinici: nel volume 10 di Eudralex si trova una linea guida specifica. A livello italiano dobbiamo però fare riferimento al decreto “CTA” che opera la distinzione fra Reg-T Non-IMP e Pe-IMP. È questo un esempio domestico, esempi simili si trovano certamente anche in altri paesi europei. La revisione del CTA non sarà né semplice né celere, e porterà comunque innovazioni,(ad esempio una “single submission” oppure l’applicazione del criterio silenzio-assenso e, forse, un più chiaro concetto di Non-IMP). I contenuti sono viceversa molto chiari da un punto di vista GMP, ma si avverte il bisogno di una applicazione delle regole in sintonia con quanto è richiesto dagli altri paesi comunitari. Molte grazie, dr Luciano Gambini, a nome di tutti i lettori di SSFAoggi. A cura di Giovanni Abramo Anno V numero 25 Pagina 14 Notizie su…. COSTO-EFFICACIA DELLA FARMACOGENOMICA L’uso dei test di farmacogenetica nella pratica clinica è ancora limitato. Una potenziale barriera all'implementazione estesa di questi test è la mancanza di evidenza sulla convenienza economica del loro utilizzo. Obiettivo di questa review è di fornire una revisione sistematica e critica delle valutazioni economiche dei test di farmacogenetica. È stata condotta una ricerca in letteratura utilizzando i database ad accesso aperto, per articoli pubblicati fino a ottobre 2009. Per soddisfare i criteri di inclusione, gli studi dovevano rispettare la definizione di "studio di farmacogenomica" (uso dell'informazione sulla variabilità genetica umana per personalizzare la terapia farmacologica) e di "valutazione economica" (valutazione sia dei costi che degli end point clinici). Gli articoli che rispondevano a questi requisiti sono stati successivamente rivisti e classificati secondo il Quality of Health Economic Studies (QHES) instrument. Infine, sono state qualitativamente stabilite le evidenze per la validità e l'utilità del biomarker, in base al parere di esperti. Complessivamente, i criteri di inclusione hanno identificato 34 articoli. La categoria di patologie più comune era quella delle malattie tromboembolitiche (26%), mentre i biomarker più frequenti erano tiopurina metiltrasferasi e citocromo P450 2C9 (18% ciascuno). Quasi tutti gli studi erano stati pubblicati dopo il 2004 (91%). Sono stati identificati due tipi di studi: studi di costo-efficacia e studi di costo-utilità; circa la metà era costituita da studi di costo-utilità (53%) e la maggioranza di questi era stata pubblicata negli ultimi 3 anni. Il punteggio medio di qualità era 77 (intervallo da 29 a 99). Tra i biomarker rivisti, la maggior parte avevano mostrato validità clinica, ma solo 2 avevano dimostrato utilità clinica. Nonostante il recente aumento delle analisi economiche delle applicazioni farmacogenetiche, sono necessari ulteriori studi sulla utilità e validità clinica di questi biomarker per supportare valutazioni di costo-efficacia. Riferimento bibliografico. COST EFFECTIVENESS OF PHARMACOGENOMICS: A CRITICAL AND SYSTEMATIC REVIEW Wong WB, Carlson JJ, Thariani R, Veenstra DL. Pharmacoeconomics 2010; 28:1001-13 A cura di Raimondo Russo Notizie da EMA:EU Clinical Trials Register goes live Public online register gives access to information on clinical trials The EU Clinical Trials Register (https://www.clinicaltrialsregister.eu/ ) was launched by the European Medicines Agency (EMA). The online register gives for the first time public access to information on interventional clinical trials for medicines authorized in the 27 EU Member States and Iceland, Liechtenstein and Norway. The database also allows the public to search for information on clinical trials authorized to be carried out outside the EU if these trials are part of a pediatric investigation plan. The information contained in the EU Clinical Trials Register is extracted from EudraCT, the EU clinical trials database. It is provided by the sponsor of the clinical trial, and is a component of its application to a national medicines regulatory authority for authorization to conduct a trial. The information from the sponsor is loaded into the EudraCT database by the national medicines regulatory authority. The authority adds to this information the authorization of the clinical trial and the opinion from the relevant ethics committee. Information on third-country trials that are listed in a pediatric investigation plan (PIP) is provided by the PIP addressee directly, via the EMA, to the system. Throughout the project the Agency worked together with stakeholders, including patients and healthcare professionals, to ensure that their needs were taken into account, to the extent possible at this stage, when designing the register. Lise Murphy, co-chair of the Agency’s Working Party with Patients’ and Consumers’ Organizations said: ”We welcome the launch of the EU Clinical Trials Register. It increases transparency of medical research and will make it much easier for patients to find information about clinical trials taking place in Europe. We are committed to continue working with the EMA to further develop the system so that it becomes a valuable and useful resource for patients across the EU.” The Agency will continue to work with stakeholders to improve the functioning of the EU Clinical Trials Register, in particular by enhancing the quality and completeness of data, and improving the search functionality. Plans for the future also include the publication of summaries of clinical trial results, on which draft guidance has already been published for consultation by the European Commission. Publication of trial results summaries will require a major upgrade to the existing system, the start of which will depend on finalization of the guideline and availability of budget and resources. Notes • The clinical trials register is part of EudraPharm , the Community database of authorized medicinal products. • • The data in the EU clinical trials register are extracted from EudraCT , the EU clinical trials database. See the draft implementing technical guidance - List of fields for result-related information to be submitted to the 'EudraCT' clinical trials database, and to be made public, in accordance with Article 57(2) of Regulation (EC) No 726/2004 and Article 41 of Regulation (EC) No 1901/2006 and their implementing guidelines 2008/C168/02 and 2009/C28/01 . The approval of clinical trials applications in the EU is the responsibility of the Member States. See more information on clinical trials in the EU . A cura di Domenico Criscuolo Anno V numero 25 Pagina 15 Infezioni ospedaliere, in aumento sepsi e polmoniti In Italia il 5-8% di tutti i pazienti sviluppa un'infezione associata a procedure assistenziali (Ipa), pari a 450.000-700.000 casi all’anno, con 4500-7500 decessi direttamente attribuibili e circa 3.750.000 giornate di degenza per le complicanze infettive acquisite a seguito del ricovero. A volte, magari per strumenti chirurgici non sterilizzati, come testimonia la frode scoperta dalla Guardia di Finanza di Belluno con un'operazione che ha coinvolto 16 ospedali del nord-est. Secondo i dati della Società italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), i reparti più pericolosi sono quelli di terapia intensiva e di chirurgia. «Questo numero è costante negli ultimi anni» spiega Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto Malattie Infettive Spallanzani di Roma «ma potrebbe essere ridotto del 30% con un piccolo investimento». Secondo i dati del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute circa l'80% di tutte le infezioni ospedaliere riguarda quattro sedi principali: il tratto urinario, le ferite chirurgiche, l'apparato respiratorio, le infezioni sistemiche (sepsi). Le più frequenti sono le infezioni urinarie, che da sole rappresentano il 35-40% di tutte le infezioni ospedaliere. Tuttavia, negli ultimi quindici anni si sta assistendo a un calo di questo tipo di infezioni (insieme a quelle della ferita chirurgica) e a un aumento delle sepsi e delle polmoniti. «Le cause di questa epidemia sono varie» spiega Ippolito «si va dalle carenze strutturali, come la mancanza di lavandini nei reparti per lavarsi le mani, a cattive pratiche da parte degli operatori, che lo fanno solo nel 20% dei casi». Gli ospedali sono dunque un ricettacolo di malattie e spesso i batteri che le causano sono farmaco resistenti proprio per il gran numero di farmaci prescritti nei nosocomi. Il "re" dei germi farmacoresistenti è lo stafilococco aureo, seguito dallo pseudomonas e dall'enterococco. A cura di Domenico Criscuolo EMA non trova accordo per nuovo AD Il Consiglio di Amministrazione di EMA (Agenzia Europea dei Medicinali) non ha trovato accordo sul nuovo Amministratore Delegato tra i due candidati: l'irlandese Pat O'Mahony, attuale Presidente EMA e il Direttore di AIFA, Guido Rasi, secondo per numero di voti. A indebolire la loro candidatura la scelta, contestata per possibile conflitto d'interesse, di appoggiare l'autorizzazione per l'ex Ad Thomas Lönngren di collaborare con aziende private. Il mancato accordo rischia di lasciare EMA senza Chief Executive Manager, almeno fino all'autunno 2011. Il CdA si riunisce a giugno per accordarsi su un candidato unico dei 4 della lista che dovrà essere approvata dal Parlamento europeo a luglio. A WARNING FROM EMA Bisphosphonates and atypical femoral fracture - Key Messages for communication to healthcare professionals The following key messages identified from this review should be communicated to health care professionals, patients and patients’ organisations: Atypical femoral fractures have been reported rarely with bisphosphonate therapy, primarily in patients receiving long-term treatment for osteoporosis. They can occur after minimal or no trauma. Some patients experience thigh or groin pain, often associated with features of stress fractures on x-ray, weeks to months before presenting with a completed femoral fracture. Poor healing of these fractures has been reported. Atypical femoral fractures is considered a class effect of bisphosphonates and a warning about this risk will be added to the product information for all bisphosphonates. The overall balance of risks and benefits of individual bisphosphonates in their authorised indications remain favourable Advice to healthcare professionals Fractures are often bilateral; therefore the contralateral femur should be examined in bisphosphonate-treated patients who have sustained a femoral shaft fracture. Discontinuation of bisphosphonate therapy in patients suspected to have an atypical femur fracture should be considered pending evaluation of the patient, based on an individual benefit risk assessment. During bisphosphonate treatment patients should be advised to report any thigh, hip or groin pain. Any patient presenting with such symptoms should be evaluated for an incomplete femur fracture. The optimal duration of bisphosphonate treatment for osteoporosis has not been established. The need for continued treatment should be re-evaluated periodically based on the benefits and potential risks of bisphosphonate therapy on an individual patient basis, particularly after 5 or more years of use Please report any cases of atypical femoral fractures or atypical fractures at other sites to the National Competent Authority in your country. Anno V numero 25 Pagina 16 Diabete, firmato accordo per osservatorio nazionale L'università di Tor Vergata, l'Associazione parlamentare per la tutela e promozione del diritto alla prevenzione e l'Associazione diabete Italia hanno siglato al Senato l'accordo per l'istituzione dell' Italian barometer diabetes observatory e l'attuazione di un progetto nazionale per la lotta al diabete. «L'accordo» ha spiegato Renato Lauro, rettore dell'ateneo romano «ha durata quinquennale e promuove l'attuazione di un progetto nazionale per la lotta al diabete in Italia. Presso il nostro centro di Villa Mondragone verrà istituito un tavolo di lavoro operativo, l'Italian barometer diabetes observatory, per definire azioni, indicatori e strumenti utili al progetto». Il diabete «colpisce 3 milioni di persone in Italia» ha ricordato il ministro della Salute, Ferruccio Fazio «cioè il 4,9% della popolazione, cui va aggiunto circa 1 milione di persone che non sanno di averlo. I costi della malattia sono passati da 5 miliardi di euro nel 1998, pari al 6,7% della spesa per la sanità, a circa 11 miliardi oggi, cioè il 10% della spesa». Le malattie croniche come il diabete, ha continuato, «vanno curate sul territorio. Il nostro Paese è stato tra i primi dotarsi di strutture diabetologiche, ora dobbiamo metterle in rete, collegando i medici di medicina generale con le strutture diagnostiche territoriali. Avere dei dati sulla malattia sul territorio è importantissimo. Al momento non ce li abbiamo, perché ci sono solo quelli ricavati dalle schede di dimissione ospedaliera». L'Italian barometer diabetes observatory definirà indicatori e strumenti di verifica per realizzare il progetto nazionale, i cui obiettivi sono pubblicare un relazione annuale sull'attuazione delle politiche sanitarie, creare una mappa nazionale sul diabete, individuare campagne di sensibilizzazione e realizzare un congresso nazionale annuale. NOTA : ma non si poteva chiamare semplicemente “Osservatorio Italiano sul Diabete (OID)” ? Questo abuso di termini inglesi è davvero insanabile! A cura di Domenico Criscuolo UE: entro il 2020 al via 3.000 sperimentazioni su farmaci per bambini Entro il 2020 in UE partiranno 3.000 nuove sperimentazioni su farmaci per uso pediatrico con un investimento che in 10 anni è stimato raggiungere 2,5 miliardi di euro. In Italia nel 2010 sono stati avviati 70 studi su medicinali rivolti ai bambini. Fino al 2007 i farmaci pediatrici venivano studiati esclusivamente sugli adulti; ora per ottenere l'indicazione pediatrica e l'autorizzazione di EMA devono completare un programma pediatrico (PIP = Pediatric Investigation Plan). Secondo AIFA è off label l'uso dell'80% dei farmaci per neonati e del 60% per i bambini. L'Agenzia Italiana del Farmaco ha avviato un'iniziativa conoscitiva del settore. Nel 2010 le 3 principali classi terapeutiche più prescritte per i bambini sono state: penicilline ad ampio spettro, analgesici /antipiretici e corticosteroidi. Deficit farmaceutica, voragine da spesa ospedaliera Rosso totale di 1,595 miliardi per il pre-consuntivo della spesa farmaceutica pagata dallo stato. Secondo quanto riportato dal Sole 24Ore, mentre i conti dei farmaci erogati in regime di convenzione (in farmacia) chiudono con un calo del 2,5% sul 2009 e addirittura con un risparmio di 100 milioni rispetto al budget, la spesa per farmaci in ospedale si conferma invece una voragine: soprattutto perché sempre più caricata di farmaci costosi e innovativi, ha chiuso il 2010 con un disavanzo di 1,695 miliardi. Deficit a carico delle regioni, che, infatti, spingono da tempo per modifiche sostanziose. I conti del 2010 esaminati dall'AIFA fotografano un'Italia dei farmaci a ventuno velocità. La farmaceutica netta sul territorio ha toccato quota 11,07 miliardi con un calo di 284 milioni (-2,5%) sul 2009. Le ricette (587,5 milioni in totale) sono però aumentate del 2,7% e gli incassi dei ticket (998 milioni) sono schizzati a +15,8 per cento. Considerando incassi per ticket, distribuzione diretta e al netto del pay back a carico delle industrie, il tetto di spesa è stato del 13,2% contro un budget del 13,3 sull'intera spesa sanitaria pubblica. Prospettive e dati rovesciati per la farmaceutica ospedaliera. La spesa totale al netto del pay back è stata di 4,21 miliardi, 1,695 più del tetto di legge (4%) fissato a quota 2,520 miliardi. Per l'ospedaliera tutte le regioni hanno anche ampiamente superato l'asticella del 2,34%: la Sardegna (6,2%) è al top, seguita da Piemonte (5,2%) e Friuli (4,8%); più vicino al tetto è stato il Molise (2,6%). In ospedale sono bastati i primi 12 principi attivi a incidere per oltre la metà della spesa, con gli antitumorali in testa a tutti. AIFA, salto qualità con approccio post-marketing Per l'Italia arriva «il salto di qualità» nella farmacologia grazie alla «fondamentale opportunità degli studi post-marketing», lo ha detto il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) Guido Rasi specificando come questo approccio siano recuperabili «in due-tre anni le informazioni che mancavano, perché non c'é stata conoscenza stratificata per i trial clinici che finora hanno trascurato donne, bambini, anziani, con frustrazioni quotidiane del medico che deve seguire queste specifiche popolazioni, peraltro le più bisognose di cure». «La scelta di adottare l'approccio degli studi post-marketing» conclude Rasi «dà risultati più sicuri, più veloci, e incentiva la ricerca indipendente». «Quando un farmaco va in commercio» ha osservato il presidente AIFA «ci da' meno della metà delle informazioni che abbiamo con un trial clinico di 5 - 10 anni. Oggi si possono avere anche in soli sei mesi e per questo l'AIFA adotterà l'approccio specifico del post-marketing. Il problema sarà trasferire questa cultura nella fase regolatoria». Anno V numero 25 Pagina 17 Cosa fare …….da grande, nel farmaceutico ? Ho sempre sostenuto che la cosa più bella sia quella di fare un lavoro che piaccia, e che porti ogni giorni stimoli a fare sempre meglio. Ho sempre detto ai miei collaboratori “voglio che la mattina vi svegliate contenti di venire a lavorare, perché fate un lavoro che vi piace e vi gratifica”. Ma, al momento di porsi la domanda : “cosa faccio da grande?” , può essere utile avere un’idea delle funzioni che oggi sono considerate più strategiche dal management dell’industria farmaceutica in Italia. Ecco quindi un elenco dettagliato, dai ruoli considerati meno strategici a quelli visti come essenziali per le nostre attività. Meditate soci, meditate! Domenico Criscuolo Una novità dagli USA! Physician Payment Sunshine Act According to some surveys, over 90% of all physicians have some interactions with pharmaceutical and device companies, and over 80% receive something of value from such companies, including food, honoraria, consultant fees and research grants. In the past years, several states in the US have enacted laws requiring pharmaceutical companies to report some of these interactions. In addition, recent corporate integrity agreements have contained requirements for companies to disclose their financial relationships with healthcare professionals. With the passage of the federal Physician Payment Sunshine Act, the need to accurately document and aggregate company’s spend on physicians has increased dramatically. All pharmaceutical, device and biotech companies will be required to report detailed financial relationships with prescribers throughout the United States. While the first report is not due until March 2013, companies need to start gathering extensive information starting January 1, 2012. Failure to include information can lead to significant penalties. Furthermore, inaccurate reports can have an impact on your company’s relationships with healthcare providers. Companies that have already begun collecting and reporting healthcare provider payments under state law and/or corporate integrity agreements may have to alter some of their disclosures to provide more transparency. Companies that have not begun to publicly disclose physician payments have a lot of catching up to do. While there is still some time to start capturing the data, prudent companies should consider starting this process as soon as possible, as this task can be daunting, and technical solutions may need to be devised, implemented and tested well in advance of the January 1, 2012 date for collecting this data. A cura di Domenico Criscuolo Anno V numero 25 Pagina 18 Master Bicocca 2011 : il profilo degli iscritti Il master 2011 dell’Università Bicocca di Milano avrà 30 partecipanti: una dura selezione, basata sul curriculum degli studi e su una prova d’inglese, ha ridotto il numero dei circa 70 candidati iniziali. In verità, il corpo docente ritiene che questo sia un numero ottimale, che cercheremo di rispettare anche nelle future edizioni: una classe di trenta allievi permette una buona interazione con i docenti, e rende agevole la ricerca dello stage, che è parte integrante del programma degli studi. La dottoressa Elena Bresciani, ottima ed efficiente coordinatrice logistica del master, ha preparato alcune interessanti analisi sulle caratteristiche dei trenta studenti: ve le proponiamo, perché meritano qualche riflessione. biologia 37% biotecnologie 37% farmacia ctf 3,3% 3,3% veterinaria 3,3% TIPOLOGIA DI LAUREA nord 23% sud 7% 37% SEDE DI LAUREA MI/MB nord centro sud DOMICILIO 33% centro 16% chimica Milano 30% 33,3% 3,4% 33,3% >1985 3% 81-85 60% 76-80 17% 71-75 10% <1970 10% ANNO DI NASCITA Nella ricerca scientifica la Cina insidia il 1° posto degli USA La Cina insidia gli Stati Uniti nella ricerca scientifica: dal 6° è passata al 2° posto a livello mondiale ed entro pochi anni salirà in prima posizione scalzando gli USA. Secondo il rapporto Knowledge, Networks and Nations di Royal Society di Londra, la Cina ha già superato la Gran Bretagna per numero di pubblicazioni scientifiche e si prevede che forse già nel 2013, e sicuramente entro il 2020, superi anche gli Stati Uniti. La classifica si basa sul numero di articoli e studi pubblicati nelle riviste scientifiche a livello mondiale, paragonando il periodo 1993-2003 al quadriennio 2004-2008. Gli USA sono attualmente leader mondiali e producono il 20% della ricerca scientifica, investendo quasi 400 miliardi di dollari l'anno in ricerca e sviluppo. L'Italia è passata dal 7° all'8° posto. UK favorevole ad accorciare l'approvazione dei trials a 70 giorni I ricercatori hanno accolto favorevolmente la nascita di una nuova agenzia regolatoria per la ricerca sanitaria progettata per ridurre ad un massimo di 70 giorni i tempi di approvazione degli studi clinici per i farmaci sperimentali testati sui pazienti britannici. Nell'ultimo decennio il ruolo del Regno Unito negli studi clinici mondiali si è ridotto dal 6 al 2%. Anno V numero 25 Pagina 19 (Continua da pagina 2) chinasi e delle proteasi sono oggetto di intensa valutazione. L’imaging di questi target è cruciale sia nello sviluppo preclinico, per misurarne l’espresione e l’interazione con la molecola in studio, che per selezionare i pazienti in base alla loro presunta responsività al trattamento, riducendo i costi e gli insuccessi degli studi clinici di fase avanzata. Il principale fattore limitante è la bassa concentrazione di questi target, che richiede tecniche di misurazione molto sensibili. L’imaging ottico è una delle modalità preferite per l’imaging mirata. I fotoni emessi da una sonda sono misurati dopo eccitazione con una sorgente luminosa esterna (fluorescence imaging) o come risultato di una reazione biochimica tra un enzima ed il suo substrato (bioluminescence imaging). Ambedue queste tecniche, poco costose, di scarso impatto e ad elevata efficacia e produttività, sono particolarmente adatte alla ricerca farmacologica. I risultati sono, con buona approssimazione, quantitativi in quanto si possono confrontare i rispettivi livelli di luce nell’ambito di uno stesso esperimento, ma la tecnologia può essere difficilmente trasferita all’uomo a causa della scarsa profondità di penetrazione dei fotoni che sono tradotti in immagine. Le principali applicazioni dell’imaging ottico sono il monitoraggio cellulare nel tempo, il target imaging (recettori, enzimi e molecole presenti in alcune reazioni) e la valutazione dell’efficacia in modelli animali ortotopici e transgenici. Un esempio è l’uso del reporter gene imaging in vivo che sta rivelandosi un potente strumento per monitorare l’espressione genica. (continua) Domenico Barone Elezioni Consiglio 2011-2013 : ecco i risultati Subito dopo il nostro Congresso, due soci onorari (Paolo Lucchelli e Luciano Fuccella) si sono recati dal notaio, per lo spoglio delle schede elettorali. Ecco i risultati del voto. Soci votanti = 169 ( di cui 146 per posta e 23 al congresso) Schede valide = 169 Schede bianche = nessuna Schede nulle = nessuna Hanno ricevuto voti: Consiglieri: 1. Gianni DE CRESCENZO 2. Anna PICCOLBONI 3. Giovanni FIORI 4. Salvatore BIANCO 5. GiovanBattista LEPROUX 6. Marco CORSI 7. Domenico CRISCUOLO 8. Marco ROMANO 9. Rossana BENETTI 10. Luigi GODI 11. Gioacchino D’Alò Revisore dei Conti: 1. Giovanni ABRAMO 2. Stefano TOSON 3. Simona COLAZZO 87 76 73 72 58 53 53 52 46 44 34 12. Simona COLAZZO 13. Daniele ENOTARPI 14. Luca FAORO 15. Raimondo RUSSO 16. Stefano TOSON 17. Giovanni ABRAMO 18. Mirco DI MARCO 19. Lisa COMARELLA 20. Walter BIANCHI 21. Stefano BONATO 22. Francesco DE TOMASI 23. Luciano M. FUCCELLA 24. Antonino INTERISANO 25 23 20 20 13 12 10 3 1 1 1 1 1 26 11 8 A norma di statuto, sono eletti Consiglieri i primi 11 soci più votati, e Revisori dei Conti i primi 3 soci più votati. Anno V numero 25 Pagina 20 FDA new drug approvals in 2010 2010 will not go down in biotech history as a particularly fruitful year for new drug approvals. Developers managed to gain an FDA approval on only 21 new drugs last year, a drop from the anemic records established in 2008 and 2009. And it only barely edged out the 17 new approvals recorded in 2007-the historic low water mark in biopharma history. There were 25 new approvals to report in 2009, up just a tad from 2008's 24 new approvals, according to tallies kept by Bloomberg and the Wall Street Journal. And with new restrictions on drugs like Avandia and the disappearance of Meridia, as well as fresh action targeting Avastin for breast cancer, analysts note that regulators show signs of continually raising the bar on new approvals. "There's a sense that the FDA is being more cautious," Les Funtleyder, a fund manager at Miller Tabak & Co., told Bloomberg. "If the rules get too onerous, it could potentially keep innovative drugs out of U.S. hands." The bad news in 2010 was spread far and wide. Eli Lilly and its partners were handed a fresh setback on Byetta and AstraZeneca has to wait on Brilinta as well. And big pharma companies like Pfizer were handed a series of stinging clinical failures for top drug prospects. None of that bodes well for 2011 as the drug development industry continues its hunt for a more effective business model. Unlike 2009, when several companies brought multiple new drugs to the market, no drugmaker in 2010 had more than one new drug approved. Here is the list of 2010 approvals. 1. Actemra – Roche 2. Ampyra - Acorda Therapeutics 3. Asclera - Chemische Fabrik Kresussler 4. Carbaglu - Orphan Europe 5. Egrifta - Theratechnologies 6. EllaOne - HRA Pharma 7. Gilenya - Novartis 8. Halaven - Eisai 9. Jevtana - Sanofi-Aventis 10. Krystexxa - Savient Pharma 11. Lastacaft - J&J, Allergan 12. Latuda - Dainippon Sumitomo 13. Lumizyme - Genzyme 14. Natazia - Bayer 15. Pradaxa - Boehringer Ingelheim 16. Prolia - Amgen 17. Teflaro - Forest Labs 18. Victoza - Novo Nordisk 19. Vpriv - Shire Pharmaceuticals 20. Xeomin - Merz Pharmaceuticals 21. Xiaflex - Auxilium Pharmaceuticals A cura di Domenico Criscuolo I centri di ricerca non chiudono solo in Italia! After months of wrangling with labor leaders, Merck says it has been unable to find a buyer for its R&D division in the Netherlands. And without a new owner for all or part of the hub, Merck may have to push ahead with its original plan to close Organon and lay off up to 2,175 research staff. In recent days various news reports buzzed about potential bidders for pieces of Organon. Takeda, Aspen and Dutch bioscience company Pantarhei were all reportedly in discussions with Merck, which acquired the R&D hub when it bought up Hanno collaborato a questo numero: Giovanni Abramo - [email protected] Domenico Barone - [email protected] Domenico Criscuolo - [email protected] Gianni De Crescenzo - [email protected] Francesco De Tomasi - [email protected] Schering-Plough. Slated for closure last December, Merck pushed the deadline back to February 15, only to come up empty handed. "This conclusion was taken after Merck concluded that it could not support the potential transaction," Merck said in a statement. Reuters is reporting that MSD-Organon will explore keeping some of the R&D jobs within the company. Luciano M. Fuccella - [email protected] Luigi Godi - [email protected] Francesco De Tomasi - [email protected] Anna Piccolboni - [email protected] Marco Romano - [email protected] Raimondo Russo - [email protected] CONSIGLIO DIRETTIVO Presidente: Presidente Gianni De Crescenzo Vice— Vice—presidente: presidente Marco Romano Segretario: Segretario Luigi Godi Tesoriere: Tesoriere Anna Piccolboni Consiglieri: Consiglieri Rossana Benetti, Salvatore Bianco, Marco Corsi, Domenico Criscuolo, Gioacchino D’Alò, Giovanni Fiori, GiovanBattista Leproux Direttore Responsabile: Responsabile Domenico Criscuolo Comitato editoriale: editoriale Giovanni Abramo, Domenico Criscuolo, Gianni De Crescenzo, Francesco De Tomasi, Luciano M. Fuccella, Marco Romano Segreteria editoriale: editoriale Sabrina Lucioni Segreteria Organizzativa: Organizzativa Viale Abruzzi 32—20131 MILANO Tel. 02-29536444 Fax. 02-89058506 E-mail [email protected] SSFA oggi Stampa: MEDIA PRINT, Livorno Registrazione del Tribunale di Milano, N. 319 del 14/05/2007 “Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB PRATO ” Numero progressivo 25 Periodicità: bimestrale WWW.SSFA.IT