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SOCIETA’
DI SCIENZE
FARMACOLOGICHE
APPLICATE
SSFAoggi
SOCIETY FOR
APPLIED
PHARMACOLOGICAL
SCIENCES
Notiziario di Medicina Farmaceutica
Bimestrale della Società di Scienze Farmacologiche Applicate
Giugno 2011
Fondata nel 1964
numero
25
Sommario:
La lettera del Presidente
1
Oggi parliamo di…
2
Il XII Congresso SSFA: i numeri
3
Relazioni prima sessione
Congresso SSFA
3
Relazioni seconda sessione
Congresso SSFA
6
Relazioni terza sessione
Congresso SSFA
7
Relazioni quarta sessione
Congresso SSFA
9
Relazioni quinta sessione
Congresso SSFA
10
Relazioni sesta sessione
Congresso SSFA
11
Intervista a Luciano Gambini
12
Notizie da...
14
Iscrizioni Master Bicocca
18
Elezioni Consiglio
19
FDA approvals
20
CONGRESSO SSFA 2011
RIASSUNTI ALL’INTERNO
Cari soci ed amici della SSFA,
il 27 aprile scorso, il nuovo consiglio della SSFA ha deciso di eleggermi ancora Presidente
della Società. Come l’altra volta, mi dichiaro onorato di quest’incarico e spero di essere
all’altezza delle aspettative. Questo consiglio guiderà la Società fino al 2014, e quello sarà
l’anno in cui festeggeremo insieme i primi 50 anni di SSFA. Tra le varie iniziative, abbiamo
pensato di raccogliere in un volume le tappe che hanno caratterizzato lo sviluppo di questa Società, e, parallelamente, della storia della ricerca farmaceutica in questo Paese.
Credo sia un’operazione doverosa, che non vuole essere nostalgica, ma culturalmente
interessante e stimolante, anche e soprattutto per i più giovani tra noi. Per Montanelli “Un
Paese che ignora il proprio ieri non può avere un domani”. Credo che questo sia vero per
tutte le organizzazioni umane, da quelle più semplici, come la famiglia, a quelle più complesse, come gli Stati: tanto è vero che anche quelle Nazioni più giovani, cercano disperatamente di crearselo un passato. Cominceremo a cercare nei nostri archivi, e poi faremo
ricorso alla memoria dei nostri colleghi più anziani.
Accanto a questo, continueremo la nostra opera di riorganizzazione della Società. Dopo il
lavoro fatto per informatizzare la nostra segreteria, vedremo se è possibile cambiare il
nostro Statuto, in quelle parti che prevedono la partecipazione a distanza (teleconferenze,
videoconferenze, meeting tramite web) o l’eventuale possibilità di delega del voto. Utilizzeremo il più possibile uno dei gruppi di lavoro nati proprio nell’ultimo triennio, quello degli
Affari Legali, mantenendo intatto lo spirito della nostra Società. Cercheremo inoltre di migliorare la nostra comunicazione. I problemi che vediamo chiaramente tutti (la relativa o
scarsa partecipazione alle operazioni di voto e un numero non elevatissimo di partecipanti
al congresso) possono forse essere affrontati migliorando il modo con cui abbiamo sinora
comunicato. Un inizio in tale direzione è la nuova partnership, che diciamo strategica, che
abbiamo voluto creare con MedicalStar, il gruppo editoriale di PharmaStar. Ci sarà un
banner sul sito internet e sulla Newsletter che viene inviata ai Manager del settore farmaceutico. Potremo pubblicare degli articoli firmati su argomenti di attualità, in collaborazione
con la loro redazione). Potremo realizzare interviste audio o video su argomenti di attualità e di interesse generale nel settore farmaceutico. Potremo utilizzare anche questo mezzo per informare meglio gli iscritti (e non solo) sulle nostre attività.
Naturalmente continueremo la nostra collaborazione con la SIF, con Farmindustria, con
l’AIFA, SIFO e SIAR, e con tante altre società ed organizzazioni che hanno obiettivi comuni ai nostri. E continueremo le nostre attività di training, a tutti i livelli: dai Master (che vorremo a livelli sempre più europei), ai corsi residenziali per nuovi assunti, agli incontri di
mezza giornata su argomenti ben definiti, ai convegni ed ai congressi organizzati con altre
Società. Cercheremo sempre più di mantenere i contatti con quanti partecipano da esterni
ai nostri incontri, e poi magari non sentono più la necessità di confrontarsi con una Società come la nostra che, oggi ancora più di ieri, dovrà servire come punto di incontro tra
quanti lavorano o vogliono lavorare nel mondo del farmaco.
Il nostro congresso ha voluto dimostrare come numerosi siano i legami, i punti di incontro
con una realtà sociale e culturale ancora più complessa di quella che affrontiamo nel nostro impegno quotidiano. Abbiamo solo sfiorato il concetto del farmaco non solo come
cosa da studiare o da vendere, ma come mezzo che agisce profondamente sulla società
di oggi, sulle speranze delle persone e delle famiglie, sulla loro qualità di vita e sui progetti
futuri dei singoli individui o di intere comunità. Forse fino ad oggi abbiamo solo studiato la
punta di un iceberg. E questo lo trovo maledettamente interessante.
Cari amici e soci di SSFA, fatevi avanti: vogliamo sentire la vostra voce. Personalmente
vorrei tanto sentire la forte pressione di un gruppo giovane che prenda presto il nostro
testimone, che magari ci contesti e ci indichi nuove vie, nuove strategie.
Noi ce la metteremo tutta: ma poi toccherà a voi. Preparatevi!
Gianni De Crescenzo
Presidente SSFA
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Anno V numero 25
Pagina 2
Oggi parliamo di….. I biomarker nell’imaging oncologico (parte 1)
L’ultimo decennio ha visto importanti
scoperte nella ricerca sul cancro, in particolare nel campo delle tecnologie di
imaging (diagnostica per immagini). L’identificazione di nuovi bersagli, sui quali
un gran numero di prodotti è testato in
vitro, sta portando all’individuazione di
nuove molecole attive. Tuttavia, questi
composti mostrano molti dei limiti propri
dei processi di R&D degli antitumorali
convenzionali, ereditati dallo sviluppo di
molecole citotossiche. Lo sviluppo di un
farmaco innovativo è un processo molto
costoso (circa un miliardo di dollari), che
richiede tempi lunghi (8-12 anni). Per
fare scelte appropriate su un candidato
antitumorale in R&D sono necessari test
che ne misurino la reale efficacia in termini di effetti biologici diretti sulle cellule
tumorali e sul microambiente tumorale.
Un altro punto da tener presente è che,
spesso, le terapie mirate hanno fornito
risultati deludenti nel paziente: molti studi clinici di fase III non sono riusciti ad
evidenziare effetti terapeutici prodotti da
questi nuovi farmaci, e ciò ha portato ad
elevati tassi di fallimento dei progetti
dovuti, soprattutto, a tossicità inattesa e/
o ad assenza di efficacia. Il processo di
selezione dei farmaci prevede che si
ricorra a modelli animali che riproducano, il più fedelmente possibile, la patologia umana che si vuole curare. Estendere l’impiego di biomarker a tutto il processo di R&D, modelli animali di patologia compresi, è parso promettente in
termini di maggior efficienza e predittività
del processo stesso. Un biomarker è un
indicatore, oggettivamente misurabile, di
un processo biologico o patologico o di
una risposta farmacotossicologica ad un
trattamento. Con i termini di imaging, o
imaging biomedico o diagnostica per
immagini, ci si riferisce al generico processo attraverso il quale è possibile osservare un'area di un organismo non
visibile dall'esterno. Un imaging biomarker è la rappresentazione di un’immagine che riproduce un particolare aspetto
del paziente sottoposto a imaging diagnostico. Gli imaging biomarker sono
vecchi quanto i raggi X: un particolare, in
una radiografia, che indica un segno
patologico fu definito, inizialmente,
“Röntgen sign” (da Wilhelm Röntgen, lo
scopritore dei raggi X). I biomarker hanno trovato crescente impiego nelle fasi
precoci di studi clinici, per rilevare cambiamenti nella fisiologia e nella patologia, prima che questi diventino clinicamente manifesti. Si può dire che i biomarker agiscono da “surrogate endpoint”: misurano, cioè, l’effetto di un
certo trattamento che può correlare con
un reale endpoint clinico, senza avere
necessariamente con questo una relazione certa e riducendo significativamente i tempi di osservazione. Poiché i
“surrogate endpoint” permettono di valutare un marker piuttosto che il paziente,
con il loro uso i partecipanti agli studi
clinici diventano controlli di se stessi e,
in molti casi, ciò può rendere più facile
condurre studi in cieco. Le applicazioni
dei biomarker possono essere suddivise
in quattro categorie. 1) Diagnosi: malato
o sano? I biomarker diagnostici sono
usati, soprattutto, per la valutazione della diffusione della patologia e per la sua
stadiazione. Un’applicazione particolare
è la ricerca di metastasi, che può esser
fatta in modelli basati su piccoli animali.
2) Il paziente può essere trattato? E, se
sì, con quale farmaco? Gli imaging biomarker possono essere usati come classificatori predittivi nella selezione dei
pazienti, soprattutto nell’imaging molecolare, per verificare se il paziente produce
una risposta enzimatica al trattamento.
Questi biomarker sono finalizzati all’identificazione di particolari caratteristiche genetiche e fenotipiche del tumore,
che sono rilevanti ai fini della scelta della
terapia da somministrare. 3) Efficacia: il
trattamento è efficace? I biomarker di
efficacia identificano i cambiamenti biologici che si verificano nel tumore riferibili all’effetto del farmaco sulle cellule tumorali o sul tessuto tumorale. 4) Farmacodinamica (PD): quale regime di somministrazione? Misurando l’effetto del
farmaco sul tumore e sull’organismo, i
biomarker farmacodinamici aiutano a
capire se le condizioni nelle quali il farmaco è stato somministrato (dose, via di
somministrazione, regime e ordine di
combinazione, formulazione) hanno prodotto una reale efficacia terapeutica. I
progressi tecnologici degli ultimi venti
anni hanno contribuito con decine di
metodi alla ricerca sul cancro: basti pensare ai progressi della genomica, della
proteomica, della metabolomica e della
microscopia. Tra questi, gli imaging biomarker rappresentano uno degli sviluppi
più importanti, perchè forniscono informazioni da organismi viventi ed integri,
con sufficiente grado di risoluzione nello
studio in vivo di processi biologici. Inoltre, sono generalmente non invasivi e,
permettendo ripetuti campionamenti nel
tempo, rendono possibile misurare l’evoluzione dinamica del fenomeno biologico
in studio. La loro applicazione in clinica è
piuttosto semplice e gli imaging scanners usati con i piccoli animali, generalmente roditori, sono molto simili a quelli
impiegati in clinica umana. L’imaging ha
anche il grande potenziale di permettere
di valutare l’eterogeneità dei processi
biochimici all’interno della massa tumorale, fornendone una mappatura spaziale e temporale. Tecnologie non invasive
di imaging trovano uso crescente nella
ricerca e sviluppo di nuovi principi attivi.
In varie aree terapeutiche, i risultati forniti da tecniche di imaging sono promettenti in termini di valutazioni quantificabili
dell’efficacia di nuove molecole e della
risposta delle patologie al trattamento
farmacologico. L’accesso a queste tecnologie è in aumento, facilitato dalla
costruzione di centri di imaging nei laboratori farmaceutici di R&D e dal ricorso
ai servizi di organizzazioni a contratto. In
questa breve rassegna cercheremo di
esplorare, grazie ad alcuni esempi, come la farmaco-imaging – l’uso dell’imaging nella ricerca farmacologica – possa
facilitare il processo di R&D, fornendo
risposte in tempi più brevi ed in forma
più oggettiva che in passato. Il farmaco
colpisce il suo target? I progressi della
genomica, della proteomica e della chimica hanno accelerato lo sviluppo di
molecole mirate a specifici target molecolari associati a patologie. Numerosi
antagonisti recettoriali ed inibitori delle
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Anno V numero 25
Pagina 3
XII Congresso Nazionale : qualche riflessione
Sono passati circa due mesi dal nostro è stata fra ottimo e buono: circa l’ap- avuto solo 80 iscritti, ed un totale di 170
Congresso Nazionale: ritengo utile darvi prezzamento delle sessioni, l’unica che partecipanti: a me sembra poco, tenuto
i risultati numerici, e fare insieme a tutti ha avuto qualche critica (con 26 giudizi conto che siamo vicini al traguardo degli
voi qualche riflessione.
di sufficiente/scarso) è stata quella sul- 800 soci. Il prossimo Congresso NazioIniziamo dai fatti: abbiamo avuto circa l’interazione fra SSFA e le altre società nale sarà nel 2014 a Roma, e festegge170 partecipanti, suddivisi in 80 iscritti, scientifiche. Probabilmente questo argo- remo i primi 50 anni di SSFA: ricordia30 ospiti (alunni dei master di Roma e di mento non ha suscitato molto interesse, mocelo, per assicurare una partecipazioMilano e qualche giornalista), 40 relatori e devo ammettere che qualche relatore ne più numerosa! Per finire, un confrone moderatori, ed infine 20 sponsor.
non era di buon livello, soprattutto se to internazionale: parlavo giorni fa con
I venti sponsor, che ringraziaNorbert Clemens, un Past
mo ancora una volta, sono
President di DGPharstati determinanti per la riuscimMed, la SSFA tedesca.
ta dell’evento. Hanno elargito
Loro sono poco più grandi
complessivamente un contridi noi, circa mille soci.
buto di 32.500 euro, che è
Organizzano ogni anno un
stato ossigeno per il conto
Congresso di due giorni,
economico. Erano 11 CRO, 7
ed all’ultimo Congresso,
aziende farmaceutiche, una
che hanno svolto a Colosocietà di ricerca personale ed
nia qualche mese fa, eraun Istituto Universitario. In
no più di trecento. So che
base al contributo elargito,
non è facile fare confronti,
sono stati suddivisi in 6 sponma ogni tanto penso sia
sor platino, 10 sponsor oro e 4
opportuno guardare a
sponsor argento. Una rigorosa
quello che succede al di là
attenzione alle spese ha perdelle Alpi. Da ultimo, un
messo di tenere sotto control- Il prof . Silvio Garattini e Gianni De Crescenzo al Congresso SSFA grande ringraziamento a
lo il budget: il risultato è un
Sabrina ed il suo staff: di
utile di circa 25.000 euro, che consentirà paragonato all’elevato standard di quali- certo a lei va una gran parte del merito
a SSFA di finanziare i molti seminari che tà degli altri relatori. Per concludere, un del successo del nostro XII Congresso
offriamo gratuitamente ai nostri Soci, ed paio di riflessioni personali. SSFA è una Nazionale.
anche a sostenere i costi di stampa e società molto attiva, abbiamo un prospedizione di SSFAoggi. Al termine del gramma di seminari ed eventi formativi
Domenico Criscuolo
Congresso sono stati raccolti circa 100 molto ricco: ma l’appuntamento del Conquestionari, per avere commenti e sug- gresso Nazionale, che si svolge ogni tre
gerimenti da parte di tutti i partecipanti. anni, dovrebbe rappresentare un grande
La valutazione generale del Congresso richiamo per tutti i soci. Invece abbiamo
NOTIZIE DAL XII CONGRESSO NAZIONALE SSFA
Nelle pagine seguenti troverete informazioni dal Congresso SSFA: i riassunti delle sessioni scientifiche.
I poster saranno pubblicati sul prossimo numero.
La redazione
CONGRESSO SSFA
PRIMA SESSIONE
Il XII Congresso Nazionale “ SSFA Crocevia dello sviluppo del Farmaco” è stato aperto dalle relazioni di tre prestigiosi
professori, che hanno subito catturato
l’attenzione della platea. Il prof. Antonio
Spagnolo, il prof. Massimo Reichlin ed il
prof. Silvio Garattini, ognuno, nel proprio
campo, hanno sviluppato, in un quadro
globale, il tema delle nuove sfide dell’etica nel settore della ricerca sul farmaco.
Il prof. Antonio G. Spagnolo, Direttore
dell’Istituto di Bioetica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, “A. Gemelli” di Roma, ha
affrontato il tema degli “Aspetti etici della
sperimentazione nei Paesi in via di sviluppo”, partendo da un recente documento della Commissione Europea sulla
revisione delle direttive sugli sudi clinici
(in corso di pubblica consultazione), in
cui si ribadisce l’impegno ad assicurare
il rispetto dei fondamenti etici negli studi
clinici ovunque essi siano attuati. La
necessità di richiamare questo principio
scaturisce dalla tendenza delle maggiori
(Continua a pagina 4)
Anno V numero 25
(Continua da pagina 3)
società farmaceutiche di svolgere buona
parte delle sperimentazioni cliniche nei
paesi cosiddetti emergenti. Varie ragioni
sono alla base di tali scelte, tra queste
emergono: la riduzione di costi e di tempi di realizzazione, una maggiore disponibilità di pazienti, l’espansione del mercato, mentre dall’altra parte sono presenti normative e regolamenti sempre
più rigorosi, ampi requisiti di safety ed
assicurativi, eccessiva burocrazia. Dopo
aver esposto il concetto secondo il quale
una cattiva impostazione scientifica di un
studio equivale ad una cattiva condotta
etica, si è posto il quesito alternativo, se
cioè una buona condotta scientifica equivalga ad una buona condotta etica,
rispondendo che ciò non è sempre vero
perché in aggiunta alla correttezza
scientifica di un disegno sperimentale,
della metodologia impiegata, dei criteri di
selezione dei soggetti, va tenuto anche
conto del rapporto benefici/rischi, delle
misure di sicurezza previsti, della valutazione del Comitato di Etica, di come
viene attuata l’informazione dei soggetti
e di come viene raccolto il loro consenso, dei diritti stessi dei soggetti. Tra i
requisiti essenziali di una sperimentazione che rispetti l’etica il relatore pone il
concetto di equipoise (l’esistenza di una
reale incertezza sui possibili benefici di
un trattamento) sia per il versante scientifico che per il versante etico ed il concetto che ad ogni paziente, inclusi quelli
del gruppo di controllo, dovrebbe comunque sempre essere assicurato il
miglior metodo profilattico, diagnostico e
terapeutico disponibile (secondo quanto
affermato nella Dichiarazione di Helsinki). A supporto di questi concetti il relatore riporta due studi: uno del 1994
(zidovudina verso placebo per la riduzione della trasmissione materno-fetale
dell’infezione da HIV) ed uno del 1996
(trovan studiato in 100 bambini nigeriani
affetti da meningite, di cui 11 morirono
ed altri riportarono danni permanenti:
tale antibiotico non fu mai approvato da
FDA per i bambini, ma solo per gli adulti;
il farmaco fu poi ritirato dal commercio in
Europa nel 1999), per evidenziare i silenzi e le ambiguità delle linee guida
internazionali ad eccezione della Dichiarazione di Helsinki sui “Paesi vulnerabili”. La relazione ha poi citato i codici e le
Pagina 4
linee guida CIOMS e la International
Consensus Opinion relativa allo sviluppo
di studi clinici nei Paesi Emergenti ed in
quelli in via di sviluppo, per indicarne i
limiti ed il reale pericolo di una scelta
prevalentemente economica e non
scientifica, riferendo che “su 1556 nuovi
farmaci sviluppati nel mondo dal 1975 al
2004, solo 10 erano diretti a patologie
presenti in Paesi a basso reddito. Considerando anche la malaria e la tubercolosi il numero sale a 21” “Ciò vuol dire che
negli ultimi trent’anni, nel periodo di
massima presenza di studi clinici nei PEPVS, l’innovazione farmacologica diretta
a patologie predominanti nei PE-PVS è
stata poco più dell’1%” (Chirac et al.
Lancet 2006, 367:1560-1). Il relatore ha
poi affrontato la questione della gestione
dei rischi, dell’acquisizione del Consenso informato, degli standard di cura dopo
la fine dello studio, tutti aspetti che, nei
Paesi in via di sviluppo, sono obiettivamente carenti, citando l’importanza di
alcune iniziative tese a promuovere l’etica della ricerca clinica nei Paesi emergenti. Il prof. Antonio G. Spagnolo ha
concluso il suo intervento con una nota
ottimistica affermando che “la ricerca
clinica che rispetta l’uomo, può diventare
uno strumento fondamentale per il progresso medico nei PE-PVS”.
Il prof. Massimo Reichlin, Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-salute San Raffaele, Milano, nel suo intervento: “Le
nuove frontiere dell’etica con riferimento
generale alla prassi biomedica”, ha spaziato su sfide etiche recenti, quali la procreazione medicalmente assistita, il fine
vita e le dichiarazioni anticipate di trattamento, l’aborto farmacologico, la contraccezione di emergenza, e su sfide
marcatamente innovative, quali le
prospettive
di
potenziamento
(enhancement) delle capacità umane, la
distribuzione delle risorse e la giustizia
globale. Questi ultimi due argomenti
sono stati discussi distinguendo gli obiettivi della terapia (insieme di misure di
tipo medico, farmacologico, chirurgico,
tecnologico, per ripristinare lo stato di
salute, cioè il normale funzionamento del
corpo) e del potenziamento (insieme di
misure atte ad aumentare le capacità)
ed ha espresso un chiaro punto di vista
personale: mentre la cura ed il ripristino
del corretto funzionamento dell’organismo sono gli obiettivi prioritari della medicina, tutto ciò che concerne il potenziamento delle normali capacità umane è
moralmente sbagliato e va limitato o
vietato. A sostegno di questo punto di
vista ha portato l’esempio dell’impiego
dell’ormone della crescita (GH): corretto,
come terapia sostitutiva in bambini di
bassa statura con deficit secretivo, ma
moralmente errato, in bambini soltanto di
bassa statura, con parametri compresi
nella variabilità normale, senza deficit
specifico. Tuttavia esistono già diversi
settori di ricerca sul potenziamento quali:
il rafforzamento delle difese immunitarie
per resistere agli attacchi degli agenti
patogeni, l’aumento dell’attesa di vita
attraverso il controllo delle malattie e dei
fattori di invecchiamento, il potenziamento delle capacità cognitive, il miglioramento della capacità psicologica per
problemi, disagi e sofferenze della vita, il
miglioramento delle prestazioni atletiche.
Alcuni di questi sono perfettamente accettabili, altri sono molto dubbi. Varie
sono le tecnologie impiegate nel potenziamento che vanno dalla manipolazione
genetica, alle cellule staminali, agli interventi farmacologici, alla stimolazione
magnetica transcranica. L’impiego di
tutte queste conoscenze pone quesiti: è
difficile definire con esattezza il limite tra
terapia e potenziamento e quindi tra
malattia e salute e tra stato fisico e stato
mentale. OMS infatti afferma che “la
salute non è mera assenza di malattia,
ma uno stato di completo benessere
fisico, psichico e sociale”. Ritornando
alle questioni etiche queste si possono
individuare nella sicurezza, negli scopi
della medicina, nell’eugenetica e nella
(Continua a pagina 5)
Anno V numero 25
genitorialità, nella medicalizzazione,
nell’autonomia e nella libertà, nell’eguaglianza, nella giustizia e nell’allocazione
delle risorse,: ognuno di questi argomenti è stato dettagliato dall’oratore che
ha espresso pareri favorevoli e contrari,
ma riportando due esempi (un bambino
che nasce nella Sierra Leone ha una
probabilità 87 volte superiore di morire
entro i cinque anni rispetto ad un bambino che nasce in Svezia; una donna che
partorisce nell’Africa occidentale e centrale ha una probabilità di morire di parto
137 volte superiore a quella di una che
partorisce in un paese i industrializzato)
si capisce quanto possa essere difficile
ritenere se sia giusto che nell’occidente
avanzato si perseguano progetti di potenziamento delle capacità umane mentre milioni di persone nel mondo sono
prive di servizi sanitari di base che costituiscono una delle condizioni fondamentali di una vita umanamente degna. Ritornano qui opportuni i richiami dell’UNESCO del 2005 e del 2010 secondo i
quali i progressi scientifici devono essere resi disponibili a tutta l’umanità ed in
particolare ai Paesi in via di sviluppo ed i
Governi sono responsabili in prima istanza dei popoli da essi amministrati
ma hanno anche l’obbligo di aiutare altri
paesi. L’oratore ha concluso la sua interessante trattazione sottolineando come
nel tempo l’obiettivo si sia spostato: dalla cura delle malattie si sta passando
alla ricerca del benessere e della felicità.
Il tema è delicato e vi sono opinioni contrastanti: ancora non conosciamo bene i
potenziali effetti indesiderati, possono
verificarsi disuguaglianze nell’accesso, è
concreta la possibilità di fornire posizioni di vantaggio inique senza possibili
correttivi. Rimane, ma diventa sempre
più pressante l’argomento dell’allocazione delle risorse sanitarie, che sono limitate. Consentire cure di base il più possibile adeguate a livello globale sicuramente ha un peso maggiore rispetto ai
vari progetti di potenziamento: tuttavia,
considerando che il progresso passa
anche per questa tipologia di ricerca,
bisogna prevedere un’ allocazione di
risorse almeno sui temi più ammissibili. Il
prof. Silvio Garattini, direttore dell’Istituto
di Ricerche Farmacologiche Mario Negri,
Milano, ha, infine, sviluppato il tema:
“Methodolical requirements for clinical
trials”. Partendo da una citazione di Yu-
Pagina 5
suf, Collins e Peto del 1984: “poni domande importanti… rispondi in maniera
affidabile; l’obiettivo è il paziente, il risultato è il beneficio”, ha voluto immediatamente indicare come la ricerca clinica
debba essere impostata in maniera
scrupolosa per risolvere problemi reali. Il
prof. Garattini è poi passato ad un argomento a lui molto caro: l’uso del placebo, che non deve essere un abuso e che
va attuato solo se non esistono farmaci
attivi per una specifica indicazione, perché un uso inappropriato del placebo
può portare ad una valutazione ottimistica di un nuovo farmaco. L’impiego del
placebo come “add on therapy” è senza
dubbio più accettabile. Esistono viarie
tipologie di disegno degli studi clinici e
ciò può variare anche in funzione di cosa si vuol dimostrare, ad esempio, superiorità o equivalenza o non inferiorità.
Per gli studi di non inferiorità egli non
nasconde le sue perplessità partendo da
una definizione: in uno studio clinico di
non inferiorità nei confronti di un controllo attivo lo sperimentatore saggia l’ipotesi nulla secondo la quale il nuovo farmaco è peggiore del controllo e nel caso in
cui l’ipotesi nulla venga rigettata egli
accetta l’ipotesi alternativa che cioè il
nuovo farmaco non è inferiore al controllo attivo.
Pertanto si pongono alcuni quesiti:
- ci sono delle ragioni specifiche per
consentire un approccio di non inferiorità?
- Nella risposta egli afferma che potrebbero esservi dei non responders alla
terapia corrente e che prodotti con effetto simile potrebbero costituire una alternativa, ma, continua, se il target è costituito dai non responders al trattamento
corrente, perché non saggiarne la superiorità, verso farmaci con scarso effetto
in questo segmento di pazienti?
- I farmaci non inferiori potrebbero essere meglio tollerati o di uso più semplice;
questo vantaggio, se reale, dovrebbe
essere convertito in una migliore aderenza al trattamento ed in un risultato
finale migliore piuttosto che non inferiore;
- farmaci non inferiori potrebbero essere
disponibili a prezzi più bassi, ma dimostrare che un piccolo beneficio in un
singolo caso può essere compensato da
un grande vantaggio di un uso diffuso
nella popolazione richiede un campione
di popolazione molto più elevato di quello solitamente usato in studi di non inferiorità.
Infine, a giustificazione degli studi di non
inferiorità, si afferma che i medici necessitano di farmaci con minor numero di
effetti collaterali, ma viene dimenticato
che un vantaggio può difficilmente venir
dimostrato con uno studio di non inferiorità: se realmente esiste un vantaggio
clinico in un farmaco in termini di effetti
collaterali, questo dovrebbe esitare in un
risultato migliore. Un ulteriore limite degli
studi di non inferiorità è costituito dal
fatto che quasi sempre il disegno di non
inferiorità richiede l’uso di un farmaco
standard e di un placebo, mentre per lo
studio di superiorità è sufficiente il farmaco standard. Se queste osservazioni
fossero inserite in modo chiaro nel testo
del consenso informato, pochi pazienti
accetterebbero di partecipare a questi
studi. Il prof. Garattini ha successivamente affrontato il tema dei criteri di
inclusione e di esclusione degli studi
clinici mettendo in rilievo come vi siano
dei limiti sia verso l’età avanzata che
verso l’età pediatrica, che porta poi all’uso di farmaci il cui dosaggio viene estrapolato in funzione del peso corporeo
mentre altri importanti fattori non vengono presi in considerazione. Altri elementi
considerati sono stati: la scelta degli
end-points surrogati, mentre la qualità
della vita, la morbilità, la mortalità dovrebbero essere gli obiettivi finali degli
studi clinici. Non è etico utilizzare endpoints surrogati quando esistono già
prodotti che sono stati studiati con hardendpoints; la pubblicazione selettiva di
lavori può influenzare i risultati di studi di
metanalisi, e può inficiare la redazione di
linee-guida terapeutiche.
I fondamenti di qualità, di efficacia, di
sicurezza, richiesti dalla legislazione
europea, sono necessari ma non sempre sufficienti: la mancanza di requisiti
per un valore aggiunto non consente
una valutazione comparativa per poter
disporre di nuovi farmaci nel contesto
del trattamento corrente, di conseguenza questo importante condizionamento
presente negli studi clinici randomizzati,
porta ad una stima considerevolmente
superiore del rapporto beneficio/ rischio
dei nuovi farmaci.
Francesco DeTomasi
Anno V numero 25
Pagina 6
CONGRESSO SSFA
SECONDA SESSIONE
Il Prof. Giuseppe Novelli, Direttore del
Dipartimento di Genetica Medica e Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’ Università Tor Vergata di Roma,
ha relazionato sulla crescente importanza che stanno assumendo i biomarker
nello sviluppo dei nuovi farmaci. Si può
infatti parlare di una vera e propria rivoluzione, sia per quanto riguarda il settore
diagnostico sia per ciò che concerne un
approccio mirato, individualizzato alla
terapia. Ad esempio, 20 anni or sono si
riteneva che le leucemie acute rappresentassero una sola entità nosologica;
oggi, ricorrendo ai biomarcatori, sono
stati identificati più di venti sottotipi che
rispondono diversamente alle terapie.
Un altro ben noto esempio è quello del
tumore della mammella HER2+, sensibile al trattamento con l’anticorpo monoclonale trastuzumab (Herceptin), il
quale non ha invece efficacia negli altri
tipi di tumore mammario. Il ricorso ai
biomarcatori può anche consentire di
abbreviare e rendere meno costoso lo
sviluppo di nuovi farmaci, consentendo
di indirizzare subito la selezione della
nuova molecola, evitando di ricorrere a
lunghe ed inutili ricerche su ampie casistiche di pazienti di cui solo una minoranza è responsiva.
Il Prof. Adriano Lazzarin, Direttore del
Dipartimento di Malattie Infettive dell’Università Vita e Salute, Istituto San Raffaele di Milano, ha illustrato il tema
”Come possono le nuove strategie antivirali cambiare il vecchio rapporto virusospite” centrando l’argomento sulla trasmissione della infezione da HIV e sulla
eradicazione del virus attraverso un approccio terapeutico multi-step che sfrutta
diversi punti di attacco alla infezione.
Il Dr. Ennio Ongini, Vice President Research Nicox Bresso (Milano) e SophiaAntipolis (France) e la Dr.ssa Marina Del
Bue, Direttore Generale con delega a
Business and Administration, MolMed
(Milano) hanno quindi trattato quello che
è forse un fattore essenziale per i gruppi
di ricerca nel settore delle biotecnologie,
tutti generalmente di dimensioni limitate
e con risorse insufficienti per affrontare il
lungo e costoso sviluppo di un nuovo
medicinale: come reperire adeguate
fonti di finanziamento. Ongini ha illustrato la strada delle alleanze. Attualmente il
50% dei farmaci sviluppati dai grandi
gruppi farmaceutici provengono da piccole aziende: le statistiche dimostrano la
scarsa efficienza produttiva della ricerca,
con una continua riduzione delle new
chemical entities a fronte di investimenti
crescenti. I grandi gruppi farmaceutici
tendono quindi ad esternalizzare sempre
più la ricerca stabilendo alleanze con
l’accademia e con le small biotech. Negli
ultimi anni, si sono stabiliti circa 1000
accordi/anno tra grandi aziende e piccoli
gruppi di ricerca avanzata. Ongini ha
quindi illustrato il caso della Nicox, azienda che ha stabilito negli anni numerose alleanze con ditte come Pfizer,
Merck, Ferrer e, ultimamente, con
Bausch&Lomb. Con Pfizer, Nicox aveva
avviato lo sviluppo congiunto di un derivato del latanoprost (Xalatan), prodotto impiegato nel glaucoma e la cui molecola era stata combinata con nitrossido,
aumentando in tal modo l’attività ipotensiva oculare della prostaglandina. Dopo
l’acquisizione di Wyeth da parte di Pfizer, causa un riorientamento delle linee
di ricerca, lo sviluppo del prodotto non è
più stato oggetto di interesse da parte
della nuova azienda: tuttavia Nicox ha
stabilito immediatamente una nuova
alleanza con Bausch&Lomb e lo sviluppo del prodotto è così continuato.
La Dr.ssa Del Bue ha invece trattato la
strada della quotazione in borsa. E’ il
caso di Molmed, nata come società di
servizio e divenuta società di prodotto
quotata in borsa. MolMed nasce dalla
collaborazione tra l’Accademia, l’Istituto
Scientifico S. Raffaele e la ditta Boehringer Mannheim, successivamente acquisita da Roche. Dopo l’uscita di Roche,
MolMed ha raggiunto un accordo con
un’azienda giapponese ed ha orientato
la propria ricerca sulla manipolazione
genetica ex vivo per indicazioni con elevato fabbisogno terapeutico. Attualmente sono in studio clinico diversi prodotti:
in fase III è TK008, terapia cellulare che
permette di praticare in maniera sicura
ed efficace il trapianto di cellule staminali emopoietiche da donatori parzialmente
compatibili. Oggetto di studi clinici è anche NGR-hTNF, nuovo agente mirato ai
vasi tumorali per il trattamento dei tumori
solidi. Il prodotto è in Fase III nel mesotelioma, mentre sono stati già completati
o sono in corso studi di Fase II in altre
indicazioni quali il carcinoma del colonretto e del fegato, il carcinoma polmonare a piccole cellule, il carcinoma polmonare non microcitico, il carcinoma dell'ovaio ed i sarcomi dei tessuti molli. Le
aziende biotech “bruciano cassa” finché
il prodotto sperimentale non raggiunge il
mercato: tutta l’attività di ricerca è stata
quindi resa possibile dal reperimento di
alcuni investitori privati i quali hanno
consentito l’avvio della procedura di
quotazione in borsa. Il processo di quotazione è lungo, complesso e costellato
di obblighi, tuttavia ha consentito nel
2010 il reperimento di circa 50 milioni di
euro.
La Dr.ssa Lucia Faccio, Licensing
Manager, Office of Biotechnology
Transfer, Istituto Scientifico San Raffaele, Milano, ha ricordato come al San
Raffaele operino 650 ricercatori di base,
5 aziende biotech e due fondazioni
(Telethon e Fibrosi Cistica). Ciò consente una stretta e produttiva collaborazione
tra ricerca di base e ricerca clinica. Due
importanti accordi sono stati ottenuti:
nell’ottobre 2010 quello tra GSK-San
Raffaele e Telethon con un importante
investimento nel settore della terapia
genica, mentre a dicembre 2010 è stato
siglato l’accordo tra San Raffaele e
Merck Serono nel settore delle malattie
neurodegenerative. Complessivamente,
nei dieci anni dal 2000, sono stati firmati
311 contratti di ricerca e servizio, sviluppate 110 famiglie di brevetti depositati,
di cui 45 famiglie sono in vita per un
totale di 250 brevetti e domande di
brevetto.
Luciano M. Fuccella
Anno V numero 25
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CONGRESSO SSFA
TERZA SESSIONE
Scientifiche? osserva come oggi si disponga di un volume enorme di dati ma
come da questi stessi dati non si tragga-
Questa Sessione è stata caratterizzata
dall’intervento di Farmindustria, rappresentata dal suo Vice-presidente, dr.
Maurizio de Cicco, e dalle presentazioni
di Società Scientifiche con le quali SSFA
collabora: AFI, SIAR, SIF, SIFO.
Il dr. Maurizio De Cicco, ha parlato delle
“Prospettive della ricerca clinica in Italia”
mettendo in evidenza come primo dato
importante il numero complessivo degli
studi clinici, nelle quattro fasi, ed osservando come questo sia diminuito da
4538 nel 2009 a 4193 nel 2010, mentre
il numero dei pazienti studiati è aumentato da 358.429 nel 2009 a 396.784 nel
2010. Le ragioni di questa tendenza
sono varie, ma la “concorrenza” dei Paesi BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) è
innegabile. Si deve sottolineare che oltre
il 90% degli investimenti in R&S è sostenuto dalle imprese, e che vi è una tendenza verso l’aumento del numero degli
studi clinici nelle fasi iniziali. La ricerca si
fa sempre più complessa perchè nuove
conoscenze quali robotica, biomarcatori,
nanotecnologia, bioinformatica, bersagli
molecolari, terapie cellulari, genomica e
proteomica prendono il sopravvento:
questo scenario, molto articolato, aumenta i rischi, i costi ed i tempi della
ricerca. Nasce anche la necessità della
costituzione di reti internazionali di eccellenza. Una tendenza attuale è un
modello paziente-centrico che si deve
innestare in un circolo virtuoso che coinvolge continuamente il paziente, il laboratorio, gli enti preposti alla regolamentazione ed alla politica dei prezzi. Il dr.
De Cicco ha infine fatto riferimento allo
schema di DDL sulla sperimentazione
clinica, licenziato dal Consiglio dei Ministri del 10 marzo 2011, per il quale tutte
le forze del Paese dovranno intervenire
per competere nel settore dell’innovazione, a base del futuro sviluppo industriale
e sociale dell’Italia.
Il dr. Luciano Gambini di AFI
(Associazione Farmaceutici dell’Industria) ha individuato nella qualità del
medicinale sperimentale il contributo che
la società che rappresenta può dare alla
ricerca clinica in Italia. La ricerca e lo
sviluppo dei principi attivi e dei medicinali, particolarmente orientati alla produzione dei campioni sperimentali, richiedono qualità e rispetto delle normative. Il
campione in uso nella sperimentazione
clinica deve sempre più essere assimilato al medicinale in commercio. La tendenza è di andare oltre le GMP e di trovare un’armonizzazione, prima a livello
europeo, poi a livello globale, delle procedure di produzione dei farmaci sperimentali e dei farmaci del commercio per
arrivare ad ottenere dalla stessa officina
di produzione il materiale necessario ad
entrambe le attività.
Il dr. Walter Bianchi, Presidente SIAR
(Società Italiana Attività Regolatorie) ha
focalizzato la sua relazione sul rispetto
che bisogna avere per l’essere umano, e
sui progressi della medicina dell’ultimo
secolo. Per fare riferimento all’Italia ha
citato il disegno di legge sulla sperimentazione clinica, il contributo che il nostro
Paese può dare al programma IMI ( Innovative Medicine Iniziative), che può
permettere l’accesso a nuove metodologie. La limitazione delle risorse disponibili impone una migliore valutazione del
rapporto costo/beneficio, una maggiore
produttività ed efficienza per il raggiungimento di risultati di qualità, attraverso
una collaborazione di sistema.
Infine, il dr. Bianchi per rispondere al
quesito: cosa possono fare le Società
no i necessari elementi per un miglioramento dell’assistenza sanitaria e delle
attività di ricerca. La creazione del fascicolo sanitario elettronico, elaborato dal
Ministero della Salute, potrebbe essere
un’ottima base di partenza per costruire
sistemi di monitoraggio, gestione, controllo e valutazione dell’assistenza sanitaria ed un indirizzo per ricerche scientifiche in campo medico ed epidemiologico. A conclusione del suo intervento ha
citato l’esempio, appena avviato negli
Stati Uniti da FDA, del “Sistema Sentinella” che consente di ottenere il monitoraggio sulla sicurezza dei farmaci approvati e di pianificare ulteriori indagini sulla
salute e sulle modalità di cura per il suo
mantenimento.
Il prof. Alessandro Mugelli, intervenuto
per SIF (Società Italiana di Farmacologia), ha illustrato i dati relativi all’innovazione farmaceutica a livello mondiale dal
2000 al 2009, i quali evidenziano come
l’Italia non si trovi nelle prime dieci posizioni. Anche in Europa, per tutte le fasi
della ricerca clinica, stiamo assistendo
ad una riduzione significativa degli studi.
Ha poi citato il “Concept paper submitted
for public consultation” dalla Commissione Europea sulla revisione della Direttiva 2001/20 concernente gli studi clinici
ed anche il disegno di legge sulla sperimentazione clinica. E’ previsto che saranno riordinatati i Comitati Etici, saranno individuati i requisiti dei centri autoriz(Continua a pagina 8)
Anno V numero 25
zati alla conduzione delle sperimentazioni cliniche dalla fase 0 alla fase IV, saranno definiti i meccanismi di valutazione dell’attività delle aziende sanitarie
pubbliche nell’ambito della sperimentazione clinica. Il prof. Mugelli ha individuato come attività critiche per la promozione della sperimentazione clinica:
l’aumento del numero di studi in fase
precoce ”first in man”, la riduzione dei
tempi di autorizzazione, una promozione
trasparente della ricerca no profit.
La dr.ssa Roberta Joppi, intervenuta per
SIFO (Società Italiana Farmacisti Ospedalieri), ha completato il quadro delle
relazioni. Un esame comparativo della
situazione nazionale ed internazionale
mostra come più di 2900 nuove molecole siano in sviluppo nel mondo e di que-
Pagina 8
ste 300 sono destinate alle malattie rare,
circa 800 per il settore oncologico, 277
per le malattie cardiovascolari e 109 per
l’infezione da HIV/AIDS. Differenze percentuali si registrano tra l’Italia ed il contesto internazionale per la quantità di
studi in corso secondo le fasi: le fasi I e
II sono a livelli inferiori in Italia. Interessante è anche osservare che negli studi
multicentrici condotti in Italia nel periodo2004-2009, il 40% siano con coordinamento di un Paese Europeo, il 24% con
coordinamento di altri Paesi e solo l’8%
con coordinamento italiano. Una valutazione specifica sugli studi su farmaci
cardiovascolari mostra come in Italia sia
maggiore la percentuale di studi di fase
III rispetto alle prime fasi, e come in questo settore il nostro Paese sia tra i più
impegnati. Un secondo aspetto preso in
considerazione è stato l’andamento degli studi no profit che rappresenta una
consistente entità intesa a colmare vuoti
di conoscenze, migliorare la pratica clinica, rispondere a quesiti di Sanità Pubblica e di tipo regolatorio ma di limitato
interesse commerciale: un rilancio di
questi studi può venire dalla ricostituzione della commissione R&S di AIFA, e
dalla divulgazione sullo stato degli studi
finanziati e dei risultati degli studi conclusi. Riferendosi poi all’ECRIN, la
dr.ssa Joppi ha sottolineato come la
presenza e le relazioni tra le infrastrutture su base europea possano dare un
ulteriore stimolo alla ricerca no-profit.
Ovviamente gli studi no-profit debbono
rispettare i principi e le procedure della
GCP.
Francesco De Tomasi
Dal mondo delle CRO
inVentiv Health announced it has signed a definitive agreement to purchase PharmaNet Development Group. Financial terms of
the transaction were not disclosed. With the addition of PharmaNet, inVentiv will extend its global presence to nearly 40
countries and enhance both its early- and late-stage clinical development capabilities. In conjunction with its previously
announced agreement to acquire i3, another contract research organization (CRO), the company will be in a position for
accelerated growth in the $21 billion global pharmaceutical outsourcing industry. Following the acquisitions, inVentiv becomes a
company with 13,000 employees in three divisions, Clinical, Commercial, and Consulting, including in the emerging markets of
Asia, Latin America, and Central/Eastern Europe. The acquisitions will give inVentiv greater opportunities for growth as
pharmaceutical companies continue to increase outsourcing to enhance flexibility and lower fixed costs. PharmaNet offers
comprehensive drug development capabilities in Phase I through IV clinical trials, bioanalytical services, pharmaceutical and
regulatory consulting, and staffing coupled with strong therapeutic expertise. About half of PharmaNet’s revenue is generated
outside the United States.
Anno V numero 25
Pagina 9
CONGRESSO SSFA
QUARTA SESSIONE
La quarta sessione del Congresso è
stata dedicata ai nostri colleghi AIFA:
come sapete, SSFA può vantare un ottimo rapporto con AIFA, e la presenza di
funzionari AIFA al nostro
Congresso è testimone di
questa tradizione di continua collaborazione.
Ha iniziato Carlo Tomino,
sviluppando un tema che ci
appassiona tutti : cosa bisogna cambiare nella sperimentazione clinica? Carlo
ha ricordato i progressi fatti
negli ultimi anni, ed il ruolo
sempre propositivo di AIFA
nel sostenere un’area
scientifica dove il nostro
Paese ha una lunga e positiva tradizione internazionale.
Ma sotto la spinta dei Paesi cosiddetti
emergenti (ad esempio BRIC = Brasile,
Russia, India, Cina; ma anche tanti altri)
il panorama mondiale della ricerca clinica sta cambiando radicalmente, e non è
permesso abbassare il livello di guardia.
Peraltro noi sappiamo che mentre i Comitati Etici in Italia fanno un ottimo lavoro, e rispettano i tempi prescritti ( soprattutto quelli delle Istituzioni che sono
sempre ai primi posti nell’elenco dei protocolli esaminati), spesso per arrivare
alla firma del contratto passano alcuni
mesi, e questi ritardi finiscono col penalizzare in modo significativo le attività
che si potrebbero svolgere nel nostro
Paese.
Questo è solo uno dei tanti aspetti che
sono in agenda in AIFA, per un continuo
e progressivo miglioramento del ruolo in
ricerca clinica che abbiamo e che vogliamo mantenere. Anche alla luce di alcuni
segnali che devono far riflettere, e che
indicano come negli ultimi due anni le
sperimentazioni cliniche attivate in Italia
si sono ridotte di oltre il 10 per cento.
La seconda relazione AIFA è stata svolta dal dr Pierluigi Russo, ed ha affrontato il tema della sostenibilità economica
dell’innovazione. E’ indubbio che i nuovi
farmaci, soprattutto i cosiddetti biologici
oppure quelli mirati ad una “terapia personalizzata” hanno costi di sviluppo molto elevati, che poi si traducono in costi
molto elevati per il SSN che li deve comperare. In particolare, è la spesa per i
VARENNA, Hotel Royal Victoria
10/14 ottobre 2011
farmaci ospedalieri che sta creando molta preoccupazione: mentre le misure
attuate per controllare la spesa farmaceutica del canale farmacia ha dato i
suoi frutti, la spesa ospedaliera ha superato il budget previsto di quasi un miliardo e settecento milioni di euro (si veda
anche riquadro a pagina 16). AIFA sta
studiando il problema, ed
ha già identificato alcune
soluzioni: ad esempio, il
principio del “pay for results” che viene applicato
ad alcuni farmaci oncologici, e che permetterà al SSN
di pagare solo i farmaci che
hanno prodotto risultati
positivi nella terapia dei
pazienti, rappresenta un
percorso molto interessante, che certamente produrrà un’azione calmieratrice
sul mercato.
La terza relazione sarebbe
dovuta essere svolta da
Cristina Pintus, e verteva sulle terapie
avanzate: purtroppo però Cristina non è
potuta intervenire, e la motivazione è
stata che AIFA ha ancora allo studio i
documenti e le proposte relative alla
sperimentazione clinica di farmaci basati
su terapie avanzate (terapie somatiche e
cellulari). Sappiamo che Cristina (che in
passato è stata anche Consigliere
SSFA) è molto vicina alla nostra società,
e siamo certi del suo rammarico per non
essere stata presente con noi.
Domenico Criscuolo
TREDICESIMO
CORSO DI BASE PER
ASSISTENTI ALLA
RICERCA CLINICA
METODOLOGIA DELLA RICERCA
CLINICA E NORME DI BUONA
PRATICA CLINICA
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CONGRESSO SSFA
QUINTA SESSIONE
La quinta sessione del Congresso è
stata dedicata alla delocalizzazione della
ricerca.
Come per altri settori, anche per gli studi
clinici, la delocalizzazione verso i “paesi
emergenti” è in costante aumento negli
ultimi decenni. Il primo relatore, Sergio
Scaccabarozzi, responsabile delle
Clinical Operations in Roche, ha valutato
le cause che hanno portato all’ aumento
della delocalizzazione della ricerca
verso i cosiddetti “paesi emergenti”.
Fra i più importanti Cina, India e a
seguire, Russia e Brasile con una
proiezione nei prossimi 50 anni che
vede molti altri ”nuovi” paesi ad investire
pesantemente nella ricerca.
Quali soluzioni cercare ad un problema
che potrebbe minacciare fortemente la
ricerca clinica in Italia?
Ma puntando sui nostri punti di forza!
Cioè su quelle caratteristiche che
contraddistinguono il Made in Italy:
innovazione e creatività.
Scaccabarozzi suggerisce di utilizzare al
meglio la tecnologia a partire dalla sottomissione elettronica, al monitoraggio
remoto, fino alla fatturazione (azienda /
ospedale) elettronica.
A seguire Sandro Carducci, Direttore
Medico di PPD Italia, CRO Internazionale con sede a Milano, ha trattato lo
stesso argomento da un’altra angolazione osservando il fenomeno negli Stati
Uniti e riportando dati molto significativi
della riduzione di trial “domestici” vs. un
incremento annuale molto elevato in tutti
i paesi emergenti, anche europei.
Carducci ha elencato i vantaggi di
questa scelta poiché in questi paesi, ad
un livello di adeguamento alle GCP
ormai più che soddisfacente, si affianca
una realtà con meno lacci burocratici e
numero e caratteristiche di pazienti decisamente favorevoli. Ma ha anche sottolineato le problematiche scientifiche ed
etiche di queste scelte, molto pesanti
per chi commissiona ricerca.
Nell’idea di un giusto equilibrio ha proposto alcune interessanti soluzioni che
prevedono maggior controllo a tutti i
livelli e che servono a garantire comunicazione nella comunità scientifica ed
una crescita culturale che bilanci i vantaggi per lo sponsor e non rappresenti
quindi semplice sfruttamento di risorse.
Entrambi hanno concluso che nelle
possibili soluzioni ai problemi tutte le
parti sono necessariamente coinvolte:
aziende, CRO, istituzioni, società scientifiche, per trarre il meglio dalla ricerca,
sempre garantendo etica e sicurezza.
Anna Piccolboni
Le presentazioni autorizzate sono disponibili sul
sito www.ssfa.it nella
pagina
Presentazioni / 2011
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CONGRESSO SSFA
SESTA SESSIONE
La VI sessione del Congresso è stata
dedicata alla formazione in Medicina
Farmaceutica, ai Master e, più in generale, alle opportunità lavorative per i più
giovani.
Il primo intervento è stato fatto dal Dr
Giuseppe Cristoferi, fondatore di Elan
International, società di ricerca del personale con sede a Milano. Il Dr Cristoferi
ha affrontato un tema di grande attualità
come appunto le opportunità di lavoro
per i giovani laureati nel settore farmaceutico: nel biennio 2009-2010 il 76%
delle assunzioni è avvenuto attraverso
contratti temporanei, dato questo che
testimonia le difficoltà che
oggi i più giovani devono
affrontare per trovare un'occupazione stabile. Il Dr
Cristoferi ha poi sottolineato l'importanza del terziario
e quindi delle CRO nel
nostro settore di appartenenza; infatti, i rapporti di
lavoro creati dal terziario
dal gennaio 2009 al giugno
2010 sono stati circa il
55% mentre quelli creati
dall'industria e dal pubblico
impiego sono stati pari al
16% ciascuno. Il Dr Cristoferi mette in luce che sicuramente non è facile trovare un lavoro
stabile in Italia ma, come è successo
anche in passato, la preparazione ed il
talento sono le qualità che occorrono per
trovare spazio se non in Italia, almeno in
altri Paesi europei dove certamente il
maggior numero di aziende e società
biotecnologiche permette ai giovani di
affermarsi come accade, per esempio,
nel Regno Unito.
La seconda parte della sessione
(“Formazione in Medicina Farmaceutica”) è iniziata con la relazione del Prof.
Pierluigi Navarra, Professore Associato
di Farmacologia e Direttore del master
Universitario di 2° Livello “Sviluppo preclinico e clinico del farmaco: aspetti tecnico-scientifci, regolatori ed etici” promosso dall’Istituto di Farmacologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di
Roma. Il master, sviluppato in collaborazione con SSFA, AIFA, Farmindustria e
SIF, ha concluso la terza edizione ed ha
avuto un numero totale di 140 partecipanti. Il master si propone di fornire ai
giovani laureati in discipline scientifiche
le basi teoriche per approfondire la conoscenza interdisciplinare del processo
di sviluppo del farmaco, dando la possibilità di uno sbocco professionale sia
presso le aziende private (farmaceutiche
e CRO) che presso le istituzioni (Istituti
di Ricerca, AIFA, Ministero). Il master ha
durata annuale, è articolato in 12 moduli
che riflettono il "Programme for Education in Pharmaceutical Medicine”, preve-
de circa 150 ore di lezioni frontali ed un
successivo stage formativo presso aziende del settore. Il corpo docente è
composto da circa 60 professionisti che
operano nell’ambito Universitario, in
AIFA, Ministero e Istituto Superiore di
Sanità, in aziende farmaceutiche ed in
CRO.
Il Dr. Luciano Fuccella ha poi illustrato
brevemente le caratteristiche del master
in Ricerca e Sviluppo Pre-Clinico e Clinico che si tiene presso l’Università di
Milano Bicocca: il Master è arrivato con
successo alla terza edizione con un numero sempre crescente di iscritti; si è
infatti passati dai 16 iscritti del 2009 alle
72 domande di iscrizione del 2011. Il
programma del master è articolato in 12
moduli che riflettono il CEPM, "Council
for Education in Pharmaceutical Medici-
ne”; i docenti sono circa 60 distribuiti tra
industria, CRO ed Università.
Ha preso la parola, infine, Fritz Buehler,
professore di Medicina Farmaceutica e
di Fisiopatologia presso l'Università di
Basilea; Fritz Buehler è stato il fondatore
dell'ECPM, European Center of Pharmaceutical Medicine, presso la Facoltà di
Medicina dell'Università di Basilea. Il
prof Buehler coordina attualmente un'iniziativa europea sulla formazione in
Medicina Farmaceutica ed ha infatti presentato un'interessante relazione dal
titolo "PharmaTrain full speed ahead European Curriculum for Global Medicines Development".
L’ultima parte della sessione (“master”)
ci ha portati invece ad ascoltare le esperienze di due colleghi che hanno frequentato i master negli ultimi anni. Il Dr.
Mosè Barbaro ha partecipato al master di Milano, mentre la Dr.ssa Enrica Dolcini
ha frequentato il master
Universitario di Roma.
Per entrambi la partecipazione al master ha permesso di tracciare profondamente la loro professione.
Il Dr. Barbaro ha frequentato il master subito dopo la
laurea in Biotecnologie Mediche, Molecolari e Cellulari
conseguita presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, e tale partecipazione gli ha permesso di
iniziare un percorso formativo che lo ha
portato come stagista nella Direzione
Medica Boehringer Ingelheim (per 10
mesi) e quindi in Roche dove è coinvolto
in qualità di Ethics and Administrative
Trial Associate nella Clinical Operations.
La Dr.ssa Dolcini invece ha frequentato
il master dopo 15 anni di lavoro in Amgen dove ha iniziato nell’ambito delle
Development Operations e dove ricopre
attualmente il ruolo di Senior Medical
Advisor nel Medical Affairs. Il master le
ha permesso di approfondire le sue conoscenze sui biosimilari che sono diventati ora il suo cavallo di battaglia sia in
ambito lavorativo che come arricchimento culturale e professionale.
Marco Romano e Luigi Godi
Anno V numero 25
Pagina 12
SSFAoggi incontra il dr Luciano Gambini
“L’Annex 13 rappresenta il primo tentativo di fornire norme per la produzione dei
campioni per la sperimentazione clinica
con il duplice scopo di salvaguardare i
diritti dei pazienti e di ottenere risultati
che siano scientificamente sostenibili”.
Per approfondire un argomento in continua evoluzione ( quale è quello legato
agli IMPs) ne abbiamo parlato con il dr.
Luciano Gambini, consulente GMP.
Giovanni Abramo: Buongiorno dr Gambini, e grazie per questa intervista. Potrebbe ricordarci l’evoluzione di Annex
13 e come è cambiato nel tempo?
Luciano Gambini: L’Annex 13 rappresenta il primo tentativo di fornire norme
per la produzione dei campioni per la
sperimentazione clinica, con il
duplice scopo di salvaguardare
i diritti dei pazienti e di ottenere
risultati che siano scientificamente sostenibili. Inoltre si
cominciava a sentire l’esigenza
di proporre regole per gli aspetti legati al confezionamento secondario ed alla etichettatura, che sono specifici per
questa tipologia di prodotti e le
cui modalità di allestimento (la
parte manuale ha un rilievo
notevole) sono sostanzialmente diverse da quelle per il farmaco commerciale. Annex 13
afferma con chiarezza che
queste attività devono essere
condotte in accordo ai principi
delle GMP. Questa è stata una
novità rivoluzionaria nel 1991,
data della sua prima emissione, se si pensa che la produzione degli
“Investigational Medicinal Products
(IMPs)” era realizzata in ambienti di sviluppo in quanto non era ancora stato
“decretato” l’obbligo della autorizzazione
del sito produttivo. Ecco quindi che il
1991 rappresenta la data di nascita della nuova era “GMP” degli IMPs dal lato
europeo, mentre dall’altra parte dell’oceano FDA conferma questa esigenza
pubblicando nello stesso anno una linea
guida sui “clinical supplies”, il cui contenuto è meno articolato ed organico del
Annex europeo. Infatti questo documen-
to non si sofferma sui requisiti per il confezionamento e l’etichettatura, che sono
le fasi più critiche per i campioni della
sperimentazione clinica. La prima versione dell’Annex 13 è comunque passata abbastanza inosservata e in sostanza
non applicata per una decina d’anni,
anche perché le Autorità regolatorie non
avevano “armi legali” per intervenire
tangibilmente, anche con sanzioni, mediante ispezioni o controlli. Il panorama
è cambiato radicalmente dal maggio
2001 con la pubblicazione della direttiva
2001/20 – conosciuta come Clinical Trial
Directive (CTD). Dopo questo evento,
l’Annex 13 è diventato oggetto di grande
dibattito per valutarne l’impatto concreto
sulle attività di produzione degli IMPs, in
previsione della entrata in vigore delle
nuove regole previste dalla CTD dal
maggio 2004 in Europa, ma già dal gennaio 2004 in Italia, come indicato dal
D.L.vo 211/2003. Poiché le nuove regole prevedono che la produzione avvenga in officine autorizzate e che ogni lotto
sia certificato da parte di una Qualified
Person, così come avviene per ogni
medicinale dotato di autorizzazione alla
immissione in commercio, l’Annex 13 è
stato rivisto e la nuova edizione entra in
vigore nel luglio 2003 recependo quanto
previsto dalla CTD. L’esperienza guada-
gnata durante le ispezioni negli anni
successivi ha suggerito l’opportunità di
una nuova versione, in vigore dall’agosto 2010. Non contiene grossi cambiamenti, ma alcuni sono abbastanza significativi: ad esempio l’esplicitazione del
rapporto fra Sponsor e Qualified Person
(QP)/Manufacturer. Da sottolineare anche il sostanziale allineamento con l’Annex 19 (controcampioni) alle GMP, per
cui anche per gli IMPs occorre conservare campioni di riferimento (per eseguire nuove analisi se necessario) ed il
retention sample in grado di confermare
il corretto assemblaggio delle confezioni
per i pazienti, in accordo a quanto richiesto dal protocollo clinico e dalle liste
di randomizzazione.
GA: Cosa può dirci in merito
alle posizione degli ispettori
EMA e delle aziende nei
confronti di contenuti dell'Annex 13, ma anche delle altre
normative (come la 2005/28)?
LG: Ancora una volta dobbiamo constatare che l’applicazione delle normative europee è diversificata da paese
a paese e questo fatto comporta particolari problemi
nella gestione degli studi
clinici, in particolare quelli
multinazionali. Ecco quindi
uno dei principali obiettivi che
occorre mettere in agenda e
di cui EMA si è resa conto,
tanto che ha intrapreso dalla
fine dello scorso anno consultazioni pubbliche per una
modifica della CTD. Un altro elemento
rilevante da sottolineare, perché non
ancora esaurientemente compreso dagli
Sponsor, riguarda lo stretto intreccio fra
gli aspetti GMP e quelli GCP che è alla
base della impostazione dello stesso
Annex 13. Questo intreccio deve trovare
un coordinamento efficace fra chi sviluppa i protocolli clinici e chi si occupa della
preparazione degli IMPs e perciò essere
dotati di strumenti operativi descritti nel
sistema di qualità aziendale che dimostri
un’efficace integrazione fra i flussi ope(Continua a pagina 13)
Anno V numero 25
rativi dei vari dipartimenti coinvolti negli
studi clinici (Clinical Development, Regulatory Affairs, Pharmaceutical Development). In particolare il rilascio regolatorio degli IMPs è la cartina di tornasole
che fa capire se i rapporti fra i dipartimenti interni coinvolti sono in sintonia
oppure occorre procedere ad una loro
definizione. Va infatti sempre sottolineato che allo Sponsor è attribuita la responsabilità ultima di tutto ciò che succede durante uno studio clinico e quindi
anche della qualità del medicinale sperimentale. Ecco quindi che, all’interno di
ciascuna azienda che opera come
Sponsor, deve essere designata la figura che opera per conto ed in nome dello
Sponsor. Da considerare inoltre che la
qualità del farmaco deve essere garantita dallo Sponsor durante il ciclo di vita
del medicinale. Un’ altra fase critica è il
trasporto durante il quale vanno mantenute le corrette condizioni di conservazione. Il nostro farmaco deve infine essere sempre consegnato alla farmacia
ospedaliera, luogo deputato a ricevere il
farmaco sperimentale e già “qualificata”
dallo Sponsor.
GA: Potrebbe descriverci l’impatto e lo
stato di applicazione nelle aziende italiane di tali norme? Hanno portato risultati
positivi, ci sono aree di miglioramento?
LG: Nuove norme comportano sempre
la revisione dei propri flussi di lavoro in
relazione alla pressione esercitata dalle
autorità regolatorie attraverso le ispezioni e dalle esigenze/opportunità di essere
al passo con uno standard industriale
sempre più elevato. È già stato citato
come il rapporto Sponsor da un lato e
Manufacturer/Qualified Person dall’altro
sia un elemento essenziale, tanto che la
versione in vigore dell’Annex 13 afferma
che occorre una procedura di “change
control” per garantire che ci sia un perfetto allineamento della documentazione
approvata dalle autorità competenti e
quella che ha permesso la certificazione
da parte della QP.
GA: Cosa vede all’orizzonte?
LG: Consideriamo le due fasi della produzione: il “bulk” (il farmaco sfuso o nel
suo confezionamento primario) e l’allestimento dei campioni (il prodotto che
sarà consegnato allo sperimentatore o
al paziente). La produzione di un IMP
Pagina 13
è sostanzialmente una parte della
“mission” di un dipartimento di sviluppo
farmaceutico, e diventerà un pilastro
fondamentale per la raccolta delle informazioni che servono per l’ottenimento
dell’autorizzazione alla commercializzazione di un nuovo farmaco. Lo si evince
leggendo attentamente le ultime linee
guida ICH (Q8: Pharmaceutical Development - Q9: Quality RIsk Management –
Q10, Pharmaceutical Quality System). A
differenza delle precedenti, queste linee
guida forniscono suggerimenti per uno
sviluppo farmaceutico che, progettato per ottenere un “design space” delle
caratteristiche di qualità e di processo,
possa essere in grado di facilitarne la
vita regolatoria e la sua evoluzione durante la commercializzazione. Tutto ciò
significa che il sistema di qualità aziendale deve essere esteso anche alle attività di tecnica farmaceutica (Q10) e che
un approccio di “risk assessment” deve
essere uno strumento applicato durante
tutto il ciclo di vita del farmaco. È pleonastico affermare che il rischio da valutare è quello del paziente, come è giusto
che sia per un’attività etica come quella
dello sviluppo e produzione di un medicinale. Inoltre è opportuno rilevare come l’utilizzo, anche durante lo sviluppo,
di moderne tecniche analitiche (PATProcess Analytical Technologies) potranno essere di grande aiuto, facilitando nel futuro il rilascio in tempo reale dei
lotti, indispensabile per ridurre il gap di
l’efficienza fra l’industria farmaceutica e
gli altri settori industriali tecnologicamente avanzati. Per quanto riguarda la seconda fase, lo sviluppo indispensabile,soprattutto per le piccole e medie
aziende italiane che si occupano di confezionamento ed etichettatura, porta ad
un sempre più massiccio uso dei sistemi
computerizzati, che supportano l’attività
manuale ineliminabile in questa fase e
riducono fortemente i rischi di errori nella gestione dei campioni. Ad esempio la
stampa delle etichette, il controllo, la
separazione per braccio di trattamento
sono quelle fasi in cui la moderna tecnologia offre aiuti il cui costo (inclusa la
convalida del sistema) è di gran lunga
inferiore ai benefici che si possono ottenere, in congiunzione con l’impiego di
sistemi con codici a barre che possono
evitare errori durante la fase di spedizione. Per concludere, siamo in presenza
di un cambio di paradigma, da una visione “statica” della qualità ad un’idea di
qualità sempre più totale e dinamica.
Questo è l’approccio del Q10 che afferma la necessità del “continuous improvement” associato alla presenza di strumenti in grado di prevenire errori e rischi
per i pazienti ( ad esempio un sistema
efficace di CAPA- Corrective And Preventive Actions).
GA: Quale futuro per la Clinical Trial
Directive 2001/20?
LG: Possiamo affermare che la CTD
mostra tutti i suoi anni? Per molti aspetti
forse sì: infatti EMA ha iniziato il processo di revisione mediante un “public consultation paper” riconoscendo che molti
aspetti non hanno raggiunto gli obiettivi
previsti. Soprattutto è mancata l’armonizzazione nelle modalità di esame della
documentazione, ed i tempi di risposta
non sono adeguati a quelli indispensabili
per la pianificazione di uno studio clinico. Tali carenze hanno contribuito in
qualche misura allo spostamento del
baricentro degli studi clinici verso paesi
non comunitari ( il numero degli studi
clinici e dei pazienti dei Paesi EU è
complessivamente diminuito al 2007 al
2010). La definizione di Non-IMP potrebbe essere un buon esempio di come
sia urgente un approccio meno
“nazionalistico” alle problematiche sugli
studi clinici: nel volume 10 di Eudralex si
trova una linea guida specifica. A livello
italiano dobbiamo però fare riferimento
al decreto “CTA” che opera la distinzione fra Reg-T Non-IMP e Pe-IMP. È questo un esempio domestico, esempi simili
si trovano certamente anche in altri paesi europei. La revisione del CTA non
sarà né semplice né celere, e porterà
comunque innovazioni,(ad esempio una
“single submission” oppure l’applicazione del criterio silenzio-assenso e, forse,
un più chiaro concetto di Non-IMP). I
contenuti sono viceversa molto chiari da
un punto di vista GMP, ma si avverte il
bisogno di una applicazione delle regole
in sintonia con quanto è richiesto dagli
altri paesi comunitari.
Molte grazie, dr Luciano Gambini, a nome di tutti i lettori di SSFAoggi.
A cura di Giovanni Abramo
Anno V numero 25
Pagina 14
Notizie su…. COSTO-EFFICACIA DELLA FARMACOGENOMICA
L’uso dei test di farmacogenetica nella pratica clinica è ancora limitato. Una potenziale barriera all'implementazione estesa di
questi test è la mancanza di evidenza sulla convenienza economica del loro utilizzo. Obiettivo di questa review è di fornire una
revisione sistematica e critica delle valutazioni economiche dei test di farmacogenetica.
È stata condotta una ricerca in letteratura utilizzando i database ad accesso aperto, per articoli pubblicati fino a ottobre 2009. Per
soddisfare i criteri di inclusione, gli studi dovevano rispettare la definizione di "studio di farmacogenomica" (uso dell'informazione
sulla variabilità genetica umana per personalizzare la terapia farmacologica) e di "valutazione economica" (valutazione sia dei
costi che degli end point clinici). Gli articoli che rispondevano a questi requisiti sono stati successivamente rivisti e classificati
secondo il Quality of Health Economic Studies (QHES) instrument. Infine, sono state qualitativamente stabilite le evidenze per la
validità
e
l'utilità
del
biomarker,
in
base
al
parere
di
esperti.
Complessivamente, i criteri di inclusione hanno identificato 34 articoli. La categoria di patologie più comune era quella delle malattie tromboembolitiche (26%), mentre i biomarker più frequenti erano tiopurina metiltrasferasi e citocromo P450 2C9 (18% ciascuno). Quasi tutti gli studi erano stati pubblicati dopo il 2004 (91%). Sono stati identificati due tipi di studi: studi di costo-efficacia
e studi di costo-utilità; circa la metà era costituita da studi di costo-utilità (53%) e la maggioranza di questi era stata pubblicata
negli ultimi 3 anni. Il punteggio medio di qualità era 77 (intervallo da 29 a 99). Tra i biomarker rivisti, la maggior parte avevano
mostrato validità clinica, ma solo 2 avevano dimostrato utilità clinica.
Nonostante il recente aumento delle analisi economiche delle applicazioni farmacogenetiche, sono necessari ulteriori studi sulla
utilità e validità clinica di questi biomarker per supportare valutazioni di costo-efficacia.
Riferimento bibliografico. COST EFFECTIVENESS OF PHARMACOGENOMICS: A CRITICAL AND SYSTEMATIC REVIEW Wong WB, Carlson JJ, Thariani R, Veenstra DL. Pharmacoeconomics 2010; 28:1001-13
A cura di Raimondo Russo
Notizie da EMA:EU Clinical Trials Register goes live
Public online register gives access to information on clinical trials
The EU Clinical Trials Register (https://www.clinicaltrialsregister.eu/ ) was launched by the European Medicines Agency (EMA).
The online register gives for the first time public access to information on interventional clinical trials for medicines authorized in
the 27 EU Member States and Iceland, Liechtenstein and Norway. The database also allows the public to search for information
on clinical trials authorized to be carried out outside the EU if these trials are part of a pediatric investigation plan. The information
contained in the EU Clinical Trials Register is extracted from EudraCT, the EU clinical trials database. It is provided by the
sponsor of the clinical trial, and is a component of its application to a national medicines regulatory authority for authorization to
conduct a trial. The information from the sponsor is loaded into the EudraCT database by the national medicines regulatory
authority. The authority adds to this information the authorization of the clinical trial and the opinion from the relevant ethics
committee. Information on third-country trials that are listed in a pediatric investigation plan (PIP) is provided by the PIP
addressee directly, via the EMA, to the system. Throughout the project the Agency worked together with stakeholders, including
patients and healthcare professionals, to ensure that their needs were taken into account, to the extent possible at this stage,
when designing the register. Lise Murphy, co-chair of the Agency’s Working Party with Patients’ and Consumers’ Organizations
said: ”We welcome the launch of the EU Clinical Trials Register. It increases transparency of medical research and will make it
much easier for patients to find information about clinical trials taking place in Europe. We are committed to continue working with
the EMA to further develop the system so that it becomes a valuable and useful resource for patients across the EU.” The Agency
will continue to work with stakeholders to improve the functioning of the EU Clinical Trials Register, in particular by enhancing the
quality and completeness of data, and improving the search functionality. Plans for the future also include the publication of
summaries of clinical trial results, on which draft guidance has already been published for consultation by the European
Commission. Publication of trial results summaries will require a major upgrade to the existing system, the start of which will
depend on finalization of the guideline and availability of budget and resources.
Notes
•
The clinical trials register is part of EudraPharm
, the Community database of authorized medicinal products.
•
•
The data in the EU clinical trials register are extracted from EudraCT , the EU clinical trials database.
See the draft implementing technical guidance - List of fields for result-related information to be submitted to the 'EudraCT' clinical trials
database, and to be made public, in accordance with Article 57(2) of Regulation (EC) No 726/2004 and Article 41 of Regulation (EC) No
1901/2006 and their implementing guidelines 2008/C168/02 and 2009/C28/01 .
The approval of clinical trials applications in the EU is the responsibility of the Member States. See more information on clinical trials in the EU
.
A cura di Domenico Criscuolo
Anno V numero 25
Pagina 15
Infezioni ospedaliere, in aumento sepsi e polmoniti
In Italia il 5-8% di tutti i pazienti sviluppa un'infezione associata a procedure assistenziali (Ipa), pari a 450.000-700.000 casi all’anno, con 4500-7500 decessi direttamente attribuibili e circa 3.750.000 giornate di degenza per le complicanze infettive acquisite a seguito del ricovero. A volte, magari per strumenti chirurgici non sterilizzati, come testimonia la frode scoperta dalla Guardia
di Finanza di Belluno con un'operazione che ha coinvolto 16 ospedali del nord-est. Secondo i dati della Società italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), i reparti più pericolosi sono quelli di terapia intensiva e di chirurgia. «Questo numero è costante
negli ultimi anni» spiega Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto Malattie Infettive Spallanzani di Roma «ma potrebbe
essere ridotto del 30% con un piccolo investimento». Secondo i dati del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute circa l'80% di tutte le infezioni ospedaliere riguarda quattro sedi principali: il tratto urinario, le ferite chirurgiche, l'apparato respiratorio, le infezioni sistemiche (sepsi). Le più frequenti sono le infezioni urinarie, che da sole rappresentano
il 35-40% di tutte le infezioni ospedaliere. Tuttavia, negli ultimi quindici anni si sta assistendo a un calo di questo tipo di infezioni
(insieme a quelle della ferita chirurgica) e a un aumento delle sepsi e delle polmoniti. «Le cause di questa epidemia sono varie»
spiega Ippolito «si va dalle carenze strutturali, come la mancanza di lavandini nei reparti per lavarsi le mani, a cattive pratiche da
parte degli operatori, che lo fanno solo nel 20% dei casi». Gli ospedali sono dunque un ricettacolo di malattie e spesso i batteri
che le causano sono farmaco resistenti proprio per il gran numero di farmaci prescritti nei nosocomi. Il "re" dei germi farmacoresistenti è lo stafilococco aureo, seguito dallo pseudomonas e dall'enterococco.
A cura di Domenico Criscuolo
EMA non trova accordo per nuovo AD
Il Consiglio di Amministrazione di EMA (Agenzia Europea dei Medicinali) non ha trovato accordo sul nuovo Amministratore Delegato tra i due candidati: l'irlandese Pat O'Mahony, attuale Presidente EMA e il Direttore di AIFA, Guido Rasi, secondo per numero di voti. A indebolire la loro candidatura la scelta, contestata per possibile conflitto d'interesse, di appoggiare l'autorizzazione
per l'ex Ad Thomas Lönngren di collaborare con aziende private. Il mancato accordo rischia di lasciare EMA senza Chief
Executive Manager, almeno fino all'autunno 2011. Il CdA si riunisce a giugno per accordarsi su un candidato unico dei 4 della
lista che dovrà essere approvata dal Parlamento europeo a luglio.
A WARNING FROM EMA
Bisphosphonates and atypical femoral fracture - Key Messages for communication to healthcare professionals
The following key messages identified from this review should be communicated to health care professionals, patients and
patients’ organisations:
Atypical femoral fractures have been reported rarely with bisphosphonate therapy, primarily in patients receiving long-term
treatment for osteoporosis.
They can occur after minimal or no trauma. Some patients experience thigh or groin pain, often associated with features of stress
fractures on x-ray, weeks to months before presenting with a completed femoral fracture. Poor healing of these fractures has
been reported.
Atypical femoral fractures is considered a class effect of bisphosphonates and a warning about this risk will be added to the
product information for all bisphosphonates.
The overall balance of risks and benefits of individual bisphosphonates in their authorised indications remain favourable
Advice to healthcare professionals
Fractures are often bilateral; therefore the contralateral femur should be examined in bisphosphonate-treated patients who have
sustained a femoral shaft fracture. Discontinuation of bisphosphonate therapy in patients suspected to have an atypical
femur fracture should be considered pending evaluation of the patient, based on an individual benefit risk assessment.
During bisphosphonate treatment patients should be advised to report any thigh, hip or groin pain. Any patient presenting
with such symptoms should be evaluated for an incomplete femur fracture.
The optimal duration of bisphosphonate treatment for osteoporosis has not been established. The need for continued
treatment should be re-evaluated periodically based on the benefits and potential risks of bisphosphonate therapy on an
individual patient basis, particularly after 5 or more years of use
Please report any cases of atypical femoral fractures or atypical fractures at other sites to the National Competent Authority in
your country.
Anno V numero 25
Pagina 16
Diabete, firmato accordo per osservatorio nazionale
L'università di Tor Vergata, l'Associazione parlamentare per la tutela e promozione del diritto alla prevenzione e l'Associazione
diabete Italia hanno siglato al Senato l'accordo per l'istituzione dell' Italian barometer diabetes observatory e l'attuazione di un
progetto nazionale per la lotta al diabete. «L'accordo» ha spiegato Renato Lauro, rettore dell'ateneo romano «ha durata quinquennale e promuove l'attuazione di un progetto nazionale per la lotta al diabete in Italia. Presso il nostro centro di Villa Mondragone verrà istituito un tavolo di lavoro operativo, l'Italian barometer diabetes observatory, per definire azioni, indicatori e strumenti utili al progetto». Il diabete «colpisce 3 milioni di persone in Italia» ha ricordato il ministro della Salute, Ferruccio Fazio
«cioè il 4,9% della popolazione, cui va aggiunto circa 1 milione di persone che non sanno di averlo. I costi della malattia sono
passati da 5 miliardi di euro nel 1998, pari al 6,7% della spesa per la sanità, a circa 11 miliardi oggi, cioè il 10% della spesa». Le
malattie croniche come il diabete, ha continuato, «vanno curate sul territorio. Il nostro Paese è stato tra i primi dotarsi di strutture
diabetologiche, ora dobbiamo metterle in rete, collegando i medici di medicina generale con le strutture diagnostiche territoriali.
Avere dei dati sulla malattia sul territorio è importantissimo. Al momento non ce li abbiamo, perché ci sono solo quelli ricavati
dalle schede di dimissione ospedaliera». L'Italian barometer diabetes observatory definirà indicatori e strumenti di verifica per
realizzare il progetto nazionale, i cui obiettivi sono pubblicare un relazione annuale sull'attuazione delle politiche sanitarie, creare
una mappa nazionale sul diabete, individuare campagne di sensibilizzazione e realizzare un congresso nazionale annuale.
NOTA : ma non si poteva chiamare semplicemente “Osservatorio Italiano sul Diabete (OID)” ? Questo abuso di termini inglesi è
davvero insanabile!
A cura di Domenico Criscuolo
UE: entro il 2020 al via 3.000 sperimentazioni su farmaci per bambini
Entro il 2020 in UE partiranno 3.000 nuove sperimentazioni su farmaci per uso pediatrico con un investimento che in 10 anni è
stimato raggiungere 2,5 miliardi di euro. In Italia nel 2010 sono stati avviati 70 studi su medicinali rivolti ai bambini. Fino al 2007 i
farmaci pediatrici venivano studiati esclusivamente sugli adulti; ora per ottenere l'indicazione pediatrica e l'autorizzazione di EMA devono completare un programma pediatrico (PIP = Pediatric Investigation Plan). Secondo AIFA è off label l'uso dell'80% dei
farmaci per neonati e del 60% per i bambini. L'Agenzia Italiana del Farmaco ha avviato un'iniziativa conoscitiva del settore. Nel
2010 le 3 principali classi terapeutiche più prescritte per i bambini sono state: penicilline ad ampio spettro, analgesici /antipiretici
e corticosteroidi.
Deficit farmaceutica, voragine da spesa ospedaliera
Rosso totale di 1,595 miliardi per il pre-consuntivo della spesa farmaceutica pagata dallo stato. Secondo quanto riportato dal
Sole 24Ore, mentre i conti dei farmaci erogati in regime di convenzione (in farmacia) chiudono con un calo del 2,5% sul 2009 e
addirittura con un risparmio di 100 milioni rispetto al budget, la spesa per farmaci in ospedale si conferma invece una voragine:
soprattutto perché sempre più caricata di farmaci costosi e innovativi, ha chiuso il 2010 con un disavanzo di 1,695 miliardi. Deficit a carico delle regioni, che, infatti, spingono da tempo per modifiche sostanziose. I conti del 2010 esaminati dall'AIFA fotografano un'Italia dei farmaci a ventuno velocità. La farmaceutica netta sul territorio ha toccato quota 11,07 miliardi con un calo di
284 milioni (-2,5%) sul 2009. Le ricette (587,5 milioni in totale) sono però aumentate del 2,7% e gli incassi dei ticket (998 milioni)
sono schizzati a +15,8 per cento. Considerando incassi per ticket, distribuzione diretta e al netto del pay back a carico delle industrie, il tetto di spesa è stato del 13,2% contro un budget del 13,3 sull'intera spesa sanitaria pubblica. Prospettive e dati rovesciati per la farmaceutica ospedaliera. La spesa totale al netto del pay back è stata di 4,21 miliardi, 1,695 più del tetto di legge
(4%) fissato a quota 2,520 miliardi. Per l'ospedaliera tutte le regioni hanno anche ampiamente superato l'asticella del 2,34%: la
Sardegna (6,2%) è al top, seguita da Piemonte (5,2%) e Friuli (4,8%); più vicino al tetto è stato il Molise (2,6%). In ospedale sono bastati i primi 12 principi attivi a incidere per oltre la metà della spesa, con gli antitumorali in testa a tutti.
AIFA, salto qualità con approccio post-marketing
Per l'Italia arriva «il salto di qualità» nella farmacologia grazie alla «fondamentale opportunità degli studi post-marketing», lo ha
detto il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) Guido Rasi specificando come questo approccio siano recuperabili «in due-tre anni le informazioni che mancavano, perché non c'é stata conoscenza stratificata per i trial clinici che finora
hanno trascurato donne, bambini, anziani, con frustrazioni quotidiane del medico che deve seguire queste specifiche popolazioni, peraltro le più bisognose di cure». «La scelta di adottare l'approccio degli studi post-marketing» conclude Rasi «dà risultati
più sicuri, più veloci, e incentiva la ricerca indipendente». «Quando un farmaco va in commercio» ha osservato il presidente AIFA «ci da' meno della metà delle informazioni che abbiamo con un trial clinico di 5 - 10 anni. Oggi si possono avere anche in soli
sei mesi e per questo l'AIFA adotterà l'approccio specifico del post-marketing. Il problema sarà trasferire questa cultura nella
fase regolatoria».
Anno V numero 25
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Cosa fare …….da grande, nel farmaceutico ?
Ho sempre sostenuto che la cosa più bella sia quella di fare un lavoro che piaccia, e che porti ogni giorni stimoli a fare sempre
meglio. Ho sempre detto ai miei collaboratori “voglio che la mattina vi svegliate contenti di venire a lavorare, perché fate un lavoro che vi piace e vi gratifica”.
Ma, al momento di porsi la domanda : “cosa faccio da grande?” , può essere utile avere un’idea delle funzioni che oggi sono
considerate più strategiche dal management dell’industria farmaceutica in Italia.
Ecco quindi un elenco dettagliato, dai ruoli considerati meno strategici a quelli visti come essenziali per le nostre attività. Meditate soci, meditate!
Domenico Criscuolo
Una novità dagli USA!
Physician Payment Sunshine Act
According to some surveys, over 90% of all physicians have some interactions with pharmaceutical and device companies, and
over 80% receive something of value from such companies, including food, honoraria, consultant fees and research grants. In
the past years, several states in the US have enacted laws requiring pharmaceutical companies to report some of these
interactions. In addition, recent corporate integrity agreements have contained requirements for companies to disclose their
financial relationships with healthcare professionals.
With the passage of the federal Physician Payment Sunshine Act, the need to accurately document and aggregate company’s
spend on physicians has increased dramatically. All pharmaceutical, device and biotech companies will be required to report
detailed financial relationships with prescribers throughout the United States. While the first report is not due until March 2013,
companies need to start gathering extensive information starting January 1, 2012. Failure to include information can lead to
significant penalties. Furthermore, inaccurate reports can have an impact on your company’s relationships with healthcare
providers.
Companies that have already begun collecting and reporting healthcare provider payments under state law and/or corporate
integrity agreements may have to alter some of their disclosures to provide more transparency. Companies that have not begun
to publicly disclose physician payments have a lot of catching up to do. While there is still some time to start capturing the data,
prudent companies should consider starting this process as soon as possible, as this task can be daunting, and technical
solutions may need to be devised, implemented and tested well in advance of the January 1, 2012 date for collecting this data.
A cura di Domenico Criscuolo
Anno V numero 25
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Master Bicocca 2011 : il profilo degli iscritti
Il master 2011 dell’Università Bicocca di Milano avrà 30 partecipanti: una dura selezione, basata sul curriculum degli studi e su
una prova d’inglese, ha ridotto il numero dei circa 70 candidati iniziali. In verità, il corpo docente ritiene che questo sia un numero
ottimale, che cercheremo di rispettare anche nelle future edizioni: una classe di trenta allievi permette una buona interazione con
i docenti, e rende agevole la ricerca dello stage, che è parte integrante del programma degli studi. La dottoressa Elena Bresciani, ottima ed efficiente coordinatrice logistica del master, ha preparato alcune interessanti analisi sulle caratteristiche dei trenta
studenti: ve le proponiamo, perché meritano qualche riflessione.
biologia
37%
biotecnologie
37%
farmacia
ctf
3,3%
3,3%
veterinaria
3,3%
TIPOLOGIA DI LAUREA
nord
23%
sud
7%
37%
SEDE DI LAUREA
MI/MB
nord
centro
sud
DOMICILIO
33%
centro
16%
chimica
Milano
30%
33,3%
3,4%
33,3%
>1985
3%
81-85
60%
76-80
17%
71-75
10%
<1970
10%
ANNO DI NASCITA
Nella ricerca scientifica la Cina insidia il 1° posto degli USA
La Cina insidia gli Stati Uniti nella ricerca scientifica: dal 6° è passata al 2° posto a livello mondiale ed entro pochi anni salirà
in prima posizione scalzando gli USA. Secondo il rapporto Knowledge, Networks and Nations di Royal Society di Londra, la
Cina ha già superato la Gran Bretagna per numero di pubblicazioni scientifiche e si prevede che forse già nel 2013, e sicuramente entro il 2020, superi anche gli Stati Uniti. La classifica si basa sul numero di articoli e studi pubblicati nelle riviste scientifiche a livello mondiale, paragonando il periodo 1993-2003 al quadriennio 2004-2008. Gli USA sono attualmente leader mondiali e producono il 20% della ricerca scientifica, investendo quasi 400 miliardi di dollari l'anno in ricerca e sviluppo. L'Italia è
passata dal 7° all'8° posto.
UK favorevole ad accorciare l'approvazione dei trials a 70 giorni
I ricercatori hanno accolto favorevolmente la nascita di una nuova agenzia regolatoria per la ricerca sanitaria progettata
per ridurre ad un massimo di 70 giorni i tempi di approvazione degli studi clinici per i farmaci sperimentali testati sui pazienti britannici. Nell'ultimo decennio il ruolo del Regno Unito negli studi clinici mondiali si è ridotto dal 6 al 2%.
Anno V numero 25
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(Continua da pagina 2)
chinasi e delle proteasi sono oggetto di
intensa valutazione. L’imaging di questi
target è cruciale sia nello sviluppo preclinico, per misurarne l’espresione e l’interazione con la molecola in studio, che
per selezionare i pazienti in base alla
loro presunta responsività al trattamento, riducendo i costi e gli insuccessi degli
studi clinici di fase avanzata. Il principale
fattore limitante è la bassa concentrazione di questi target, che richiede tecniche
di misurazione molto sensibili. L’imaging
ottico è una delle modalità preferite per
l’imaging mirata. I fotoni emessi da una
sonda sono misurati dopo eccitazione
con una sorgente luminosa esterna
(fluorescence imaging) o come risultato
di una reazione biochimica tra un enzima ed il suo substrato (bioluminescence
imaging). Ambedue queste tecniche,
poco costose, di scarso impatto e ad
elevata efficacia e produttività, sono
particolarmente adatte alla ricerca farmacologica. I risultati sono, con buona
approssimazione, quantitativi in quanto
si possono confrontare i rispettivi livelli di
luce nell’ambito di uno stesso esperimento, ma la tecnologia può essere difficilmente trasferita all’uomo a causa della
scarsa profondità di penetrazione dei
fotoni che sono tradotti in immagine. Le
principali applicazioni dell’imaging ottico
sono il monitoraggio cellulare nel tempo,
il target imaging (recettori, enzimi e molecole presenti in alcune reazioni) e la
valutazione dell’efficacia in modelli animali ortotopici e transgenici. Un esempio
è l’uso del reporter gene imaging in vivo
che sta rivelandosi un potente strumento
per monitorare l’espressione genica.
(continua)
Domenico Barone
Elezioni Consiglio 2011-2013 : ecco i risultati
Subito dopo il nostro Congresso, due soci onorari (Paolo Lucchelli e Luciano Fuccella) si sono recati dal notaio, per lo spoglio
delle schede elettorali. Ecco i risultati del voto.
Soci votanti = 169 ( di cui 146 per posta e 23 al congresso)
Schede valide = 169
Schede bianche = nessuna
Schede nulle = nessuna
Hanno ricevuto voti:
Consiglieri:
1. Gianni DE CRESCENZO
2. Anna PICCOLBONI
3. Giovanni FIORI
4. Salvatore BIANCO
5. GiovanBattista LEPROUX
6. Marco CORSI
7. Domenico CRISCUOLO
8. Marco ROMANO
9. Rossana BENETTI
10. Luigi GODI
11. Gioacchino D’Alò
Revisore dei Conti:
1. Giovanni ABRAMO
2. Stefano TOSON
3. Simona COLAZZO
87
76
73
72
58
53
53
52
46
44
34
12. Simona COLAZZO
13. Daniele ENOTARPI
14. Luca FAORO
15. Raimondo RUSSO
16. Stefano TOSON
17. Giovanni ABRAMO
18. Mirco DI MARCO
19. Lisa COMARELLA
20. Walter BIANCHI
21. Stefano BONATO
22. Francesco DE TOMASI
23. Luciano M. FUCCELLA
24. Antonino INTERISANO
25
23
20
20
13
12
10
3
1
1
1
1
1
26
11
8
A norma di statuto, sono eletti Consiglieri i primi 11 soci più votati, e Revisori dei Conti i primi 3 soci più votati.
Anno V numero 25
Pagina 20
FDA new drug approvals in 2010
2010 will not go down in biotech history
as a particularly fruitful year for new drug
approvals. Developers managed to gain
an FDA approval on only 21 new drugs
last year, a drop from the anemic
records established in 2008 and 2009.
And it only barely edged out the 17 new
approvals recorded in 2007-the historic
low water mark in biopharma history.
There were 25 new approvals to report
in 2009, up just a tad from 2008's 24
new approvals, according to tallies kept
by Bloomberg and the Wall Street
Journal. And with new restrictions on
drugs
like
Avandia
and
the
disappearance of Meridia, as well as
fresh action targeting Avastin for breast
cancer, analysts note that regulators
show signs of continually raising the bar
on new approvals.
"There's a sense that the FDA is being
more cautious," Les Funtleyder, a fund
manager at Miller Tabak & Co., told
Bloomberg. "If the rules get too onerous,
it could potentially keep innovative drugs
out of U.S. hands."
The bad news in 2010 was spread far
and wide. Eli Lilly and its partners were
handed a fresh setback on Byetta and
AstraZeneca has to wait on Brilinta as
well. And big pharma companies like
Pfizer were handed a series of stinging
clinical failures for top drug prospects.
None of that bodes well for 2011 as the
drug development industry continues its
hunt for a more effective business
model.
Unlike 2009, when several companies
brought multiple new drugs to the
market, no drugmaker in 2010 had more
than one new drug approved. Here is
the list of 2010 approvals.
1. Actemra – Roche
2. Ampyra - Acorda Therapeutics
3. Asclera - Chemische Fabrik
Kresussler
4. Carbaglu - Orphan Europe
5. Egrifta - Theratechnologies
6. EllaOne - HRA Pharma
7. Gilenya - Novartis
8. Halaven - Eisai
9. Jevtana - Sanofi-Aventis
10. Krystexxa - Savient Pharma
11. Lastacaft - J&J, Allergan
12. Latuda - Dainippon Sumitomo
13. Lumizyme - Genzyme
14. Natazia - Bayer
15. Pradaxa - Boehringer Ingelheim
16. Prolia - Amgen
17. Teflaro - Forest Labs
18. Victoza - Novo Nordisk
19. Vpriv - Shire Pharmaceuticals
20. Xeomin - Merz Pharmaceuticals
21. Xiaflex - Auxilium Pharmaceuticals
A cura di Domenico Criscuolo
I centri di ricerca non chiudono solo in Italia!
After months of wrangling with labor
leaders, Merck says it has been unable
to find a buyer for its R&D division in the
Netherlands. And without a new owner
for all or part of the hub, Merck may
have to push ahead with its original plan
to close Organon and lay off up to 2,175
research staff. In recent days various
news reports buzzed about potential
bidders for pieces of Organon. Takeda,
Aspen and Dutch bioscience company
Pantarhei were all reportedly in
discussions with Merck, which acquired
the R&D hub when it bought up
Hanno collaborato a questo numero:
Giovanni Abramo - [email protected]
Domenico Barone - [email protected]
Domenico Criscuolo - [email protected]
Gianni De Crescenzo - [email protected]
Francesco De Tomasi - [email protected]
Schering-Plough. Slated for
closure last December, Merck
pushed the deadline back to
February 15, only to come up
empty handed. "This conclusion
was taken after Merck concluded
that it could not support the
potential transaction," Merck said
in a statement. Reuters is
reporting that MSD-Organon will
explore keeping some of the R&D
jobs within the company.
Luciano M. Fuccella - [email protected]
Luigi Godi - [email protected]
Francesco De Tomasi - [email protected]
Anna Piccolboni - [email protected]
Marco Romano - [email protected]
Raimondo Russo - [email protected]
CONSIGLIO DIRETTIVO
Presidente:
Presidente Gianni De Crescenzo Vice—
Vice—presidente:
presidente Marco Romano Segretario:
Segretario Luigi Godi Tesoriere:
Tesoriere Anna Piccolboni
Consiglieri:
Consiglieri Rossana Benetti, Salvatore Bianco, Marco Corsi, Domenico Criscuolo, Gioacchino D’Alò, Giovanni Fiori, GiovanBattista Leproux
Direttore Responsabile:
Responsabile Domenico Criscuolo Comitato editoriale:
editoriale Giovanni Abramo, Domenico Criscuolo, Gianni De Crescenzo, Francesco De Tomasi, Luciano M. Fuccella, Marco Romano
Segreteria editoriale:
editoriale Sabrina Lucioni Segreteria Organizzativa:
Organizzativa Viale Abruzzi 32—20131 MILANO Tel. 02-29536444 Fax. 02-89058506 E-mail [email protected]
SSFA oggi
Stampa: MEDIA PRINT, Livorno
Registrazione del Tribunale di Milano, N. 319 del 14/05/2007
“Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB PRATO ” Numero progressivo 25 Periodicità: bimestrale
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