MEDICINA DEL PAZIENTE REALE: MEDICINA DELLA COMPLESSITA’ Walter Marrocco Per il Medico di Famiglia il Paziente Complesso è il Paziente reale, colui che afferisce quotidianamente al suo ambulatorio e alle sue cure. Consideriamo “paziente complesso” colui che soffre contemporaneamente e, nella maggior parte dei casi cronicamente, di più patologie. Frequentemente si tratta di un soggetto ad elevato rischio di instabilità clinica, spesso considerato “fragile”, che può richiede una gestione particolarmente difficoltosa, non solo per le intrinseche condizioni cliniche, ma anche per la possibile compresenza, nella cura delle numerose patologie da cui è affetto, di altrettanti medici specialisti di riferimento e per la necessità di effettuare politerapie farmacologiche. Inoltre, frequentemente il paziente complesso, specie se molto anziano, presenta una riduzione dell’autonomia, aspetto che pone non pochi problemi anche dal punto di vista socio-assistenziale. In termini pratici, il paziente complesso è generalmente un soggetto caratterizzato da comorbilità e/o fragilità e/o cronicità. Da qui, la tendenza, negli ultimi tempi, verso un modello di gestione che responsabilizzi e coinvolga maggiormente il Medico di Medicina Generale, il quale, secondo autorevoli intenzioni (troppo spesso solo enunciate), si veda da ultimo il PSN 2011-2013, dovrebbe diventare fulcro vero nella promozione, nell’organizzazione e nel coordinamento delle cure del paziente in generale e quindi anche del paziente complesso. L’approccio olistico del Medico di Medicina Generale al “paziente complesso” Se da un lato il paziente complesso, può necessitare di terapie continuative e precisi follow-up nel tempo, che spesso coinvolgono medici specialisti delle singole patologie, il compito quotidiano del prendersi cura di lui è però del medico di medicina generale che conosce il paziente, spesso ancor prima dell’insorgenza delle patologie in questione, e che ha visto quest’ultime evolversi e “ intrecciarsi” fra loro; è ancora lui che conosce nel dettaglio i farmaci che assume e ha assunto in passato, con le eventuali reazioni avverse che essi possono aver comportato; infine, è sempre il medico di medicina generale, non a caso anche detto comunemente“ medico di famiglia”, che è a conoscenza della situazione personale del suo assistito, del suo lavoro, delle sue occupazioni, della sua famiglia, delle sue peculiarità psico-sociali. Particolari attenzioni per il trattamento farmacologico Il Medico di Famiglia deve risolvere anche il problema dell’appropriatezza prescrittiva, che si confronta con un problema fondamentale inerente la Trasferibilità dei risultati dei trials clinici sui farmaci, per una differenza sostanziale nella finalità sottesa alla ricerca, da un lato, e alla pratica clinica dall’altro. In realtà i campioni di pazienti studiati nei trials non sono perfettamente rappresentativi della popolazione generale, quella del paziente reale, e non è noto al medico curante quanto le caratteristiche individuali del singolo paziente corrispondano a quelle del campione selezionato per gli studi clinici anche al fine di ottimizzare il rapporto rischio-beneficio nel singolo paziente e conseguire un efficiente utilizzo delle risorse sanitarie e sociali.