Qualche secolo dopo, l`imperatore Costantino ha avuto successo

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Qualche secolo dopo, l’imperatore Costantino ha avuto successo nell’impresa riuscendo a
trasferire l’obelisco fino ad Alessandria da dove poi avrebbe voluto imbarcarlo alla volta di
Costantinopoli, ma la morte lo ha colto nel 337 d.C. prima che potesse vedere realizzato il
suo progetto. Sarà suo figlio e successore Costanzo II, nel 353 d.C., a portare a termine il
trasferimento dell’obelisco verso la capitale romana. Lo storico Ammiano Marcellino racconta che il monolite è stato adagiato su un’enorme imbarcazione costruita su misura e spinta
dalla forza di ben 300 rematori, e una volta giunto al porto di Ostia ha risalito il Tevere fino
allo scalo di via Ostiense dove ha sostato per qualche anno mentre Costanzo II era impegnato a combattere l’usurpatore Flavio Magno Magnenzio e a dominare un’invasione barbarica.
Nel 357 d.C., l’obelisco è stato trascinato fino alle Terme di Caracalla per essere poi eretto al
centro della spina del Circo Massimo dove già si innalzava un obelisco di Ramesse II portato
lì dall’imperatore Augusto. Alla cerimonia inaugurale era presente l’imperatore Costanzo II
che ha colto così l’occasione per celebrare i suoi trionfi militari. Il monolite è crollato spezzandosi in tre pezzi poco più di due secoli dopo, quando i Goti hanno invaso e saccheggiato
Roma, e ha fatto perdere le sue tracce quando l’area del Circo Massimo caduta in disuso e si
è trasformata in una zona paludosa. Si è dovuto attendere la metà del XV secolo prima che
l’obelisco venisse rintracciato, ed è stato l’architetto Leon Battista Alberti il primo ad individuare con buona precisione il punto in cui giacevano i tre tronconi sepolti sotto 7 metri di
fango, anche se poi non è stato fatto alcun tentativo per riportarli alla luce. Circa un secolo
dopo, Michele Mercati (medico, botanico, appassionato di archeologia al servizio presso la
corte papale) sfruttando le indicazioni dell’Alberti ha suggerito a papa Sisto V di recuperare
e restaurare il monolite egizio; e l’incarico per questa terza impresa è stato assegnato di
nuovo all’architetto Domenico Fontana che è riuscito a dissotterrare i tre pezzi il 15 febbraio
del 1587. Il recupero è stato particolarmente difficoltoso, come ci narra lo stesso Fontana,
dato che ci hanno lavorato 500 uomini di cui ben 300 erano occupati di continuo ad estrarre
l’acqua dall’area paludosa, e i lavori di estrazione e di restauro sono durati più di un anno. Il
desiderio iniziale del pontefice era quello di erigere l’obelisco nella piazza dei Santi Apostoli
dove l’anno precedente aveva istituito il collegio di San Bonaventura nel convento francescano della chiesa, ma le dimensioni anguste della piazza risultavano sproporzionate per l’obelisco più alto di Roma. La destinazione finale è stata così cambiata in San Giovanni Laterano,
dove il monolite è stato trasportato non senza difficoltà ed è stato eretto utilizzando le stesse tecniche impiegate per i due obelischi precedenti. Nel punto esatto in cui l’obelisco è stato
collocato, sorgeva la Statua Equestre di Marco Aurelio che oggi possiamo ammirare nella
piazza del Campidoglio e che per molti secoli era stata erroneamente considerata una rappresentazione di Costantino: per far posto al monolite, Sisto V ha ordinato di trasferire nell’odierna sede la statua dell’imperatore. Il 9 agosto del 1588 il monumento è stato inaugurato
con una solenne cerimonia e sulla sua cuspide sono stati posti lo stemma papale, ovvero i
tre monti con una stella, e la santa croce, analogamente a quanto era stato fatto per l’obelisco Vaticano e quello Esquilino, ma con una decorazione aggiuntiva: le figure di quattro leoni
rampanti realizzate in bronzo.
I quattro lati del basamento raccontano in estrema sintesi la storia dell’obelisco. Sul lato occidentale si legge di come l’imperatore Costantino abbia consacrato per la prima volta l’obelisco per trasportarlo nella sua nuova capitale: “FL. COSTANTINUS MAXIMUS AUG. CHISTIANAE FIDEI VINDEX ET ASSERTOR OBELISCUM AB AEGYPTIO REGE IMPURO VOTO SOLI
DEDICATUM SEDIBUS AVULSUM SUIS PER NILUM TRANSFERRI ALEXANDRIAM IUSSIT UT
NOVAM ROMAM AB SE TUNC CONDITAM EO DECORARET MONUMENTO” (“Flavio Costantino Massimo Augusto, vindice e assertore della fede cristiana, questo obelisco da un re Egizio
dedicato al Sole con impuro voto, toltolo dalla sua sede fece condurre attraverso il Nilo fino ad
Alessandria per ornare con tale monumento la Nuova Roma (Costantinopoli) che allora andava costruendo”). Il lato orientale racconta invece del trasporto a Roma ad opera di Costanzo
II: “FL. COSTANTIUS AUG. COSTANTINI AUG. F. OBELISCUM A PATRE LOCO SUO MOTUM
DIVA ALEXANDRIAE IACENTEM TRECENTORUM REMIGUM IMPOSITUM NAVI MIRANDAE VASTITATIS PER MARE TIBERIMQ. MAGNIS MOLIBUS ROMAM COVENCTUM IN CIRCO MAX.
PONENDUM S.P.Q.R.D.D” (“Flavio Costanzo Augusto, figlio di Costantino Augusto, l’obelisco che
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