Metodi di cura tradizionali e alternativi Come si può sapere se una cura contro il cancro è valida? Un farmaco o una terapia valida sono passati attraverso uno studio clinico rigoroso che ne ha accertato la sicurezza e l’efficacia, prima in laboratorio e poi in un numero adeguato di pazienti (dieci o venti non bastano: devono essere come minimo qualche centinaia o meglio migliaia). Se la terapia è valida, uno degli enti pubblici (l’EMA in Europa o l’FDA negli Stati Uniti) ne deve avere approvato, oltre alla sicurezza e all’efficacia, l’indicazione per una specifica malattia (per es. per il tumore dell’ovaio ma non per quello dell’intestino), la dose, le controindicazioni, i possibili effetti collaterali e tutte le altre informazioni utili a medici e pazienti. Un farmaco approvato dall’Agenzia europea EMA entra obbligatoriamente in commercio in tutti i Paesi dell’Unione e l’agenzia italiana del farmaco, o AIFA, ha il compito di stabilire se tale farmaco è rimborsabile dal Sistema sanitario nazionale. http://www.airc.it/cancro/disinformazione/come-riconoscere-le-cure/ Si può curare il cancro con le cellule staminali? Le cellule staminali si usano per curare alcuni tumori del sangue e del sistema immunitario. Nei trapianti di midollo osseo per le leucemie e i linfomi si sostituiscono, per esempio, le cellule malate con cellule staminali capaci di ridare origine a tutti i tipi di cellule del sangue. Le cellule staminali sono anche studiate per capire l’origine di alcuni tumori. Per esempio, alcuni tumori del cervello nascono da cellule staminali che al termine dello sviluppo dovrebbero smettere di proliferare e di muoversi all’interno del cervello e invece si comportano diversamente. La cosiddetta medicina rigenerativa studia poi le cellule staminali nella speranza di poter un giorno sostituire qualsiasi tessuto od organo malato del corpo, rigenerandolo prima in laboratorio e poi all’interno del corpo. Le cellule staminali si ottengono dagli embrioni, dal liquido amniotico o dai villi coriali, e proprio perché derivano da tessuti così precoci e potenti hanno la capacità di trasformarsi in pressoché qualsiasi tipo di cellula. Se invece si ricavano dal sangue del cordone ombelicale e da tessuti adulti, si tratta di cellule più mature che possono dare origine ad alcuni tipi di cellule, non tutte. Le cellule staminali non sono da confondere con le cosiddette cellule staminali tumorali, ossia quel nucleo di cellule che sembra dare origine e linfa vitale a ogni tumore, e per questo sono il bersaglio potenziale di innovative terapie antitumorali attualmente allo studio. http://www.airc.it/cancro/disinformazione/cellule-staminali/ Qual è il rapporto tra la cannabis e il cancro? Può essere usata nelle terapie? La marijuana non è un farmaco approvato da nessuna agenzia pubblica del farmaco come l’EMA o l’FDA. È una miscela di foglie secche sbriciolate, ottenute da una pianta chiamata Cannabis sativa, che in genere viene fumata come una sigaretta. Alcuni stati americani hanno approvato l’uso della cosiddetta marijuana medica, non per curare ma per alleviare i sintomi di alcuni problemi di salute poiché il THC, ossia il principio attivo della marijuana, sembra alleviare la nausea causata dalla chemioterapia e stimolare l'appetito nei pazienti malati di AIDS che hanno perso molto peso. La marijuana può però causare problemi con la memoria, l'apprendimento e il comportamento; può provocare alcuni degli stessi problemi respiratori causati dal fumo di sigaretta; e può dare dipendenza, soprattutto se si comincia a farne uso da adolescenti, quando il cervello si sta sviluppando. http://www.nlm.nih.gov/medlineplus/marijuana.html Si può curare il cancro con il veleno dello scorpione? No, il cancro non si può curare con il veleno dello scorpione. Nel 2007 alcuni scienziati hanno sperimentato in laboratorio una tecnica che potrebbe individuare numeri molto piccoli di cellule tumorali, anche qualche centinaia, utilizzando una sostanza derivata dal veleno dello scorpione per esempio in sala operatoria. Come termine di paragone, una risonanza magnetica è in grado di rilevare le cellule cancerose solo quando se ne conta almeno un milione. Lo studio è tuttavia preliminare e la sicurezza, la validità e la praticità della tecnica devono essere studiate in modo più approfondito prima che essa possa essere eventualmente utilizzata nei pazienti. http://www.nhs.uk/news/2007/July/Pages/Willscorpionvenomhelpfightcancer.aspx Si può curare il cancro con il maltolo? No, per ora non si può curare il cancro con il maltolo. Nel 2010 alcuni scienziati hanno sperimentato una versione sintetica di questo zucchero in laboratorio e hanno osservato un’azione antitumorale in alcune cellule di tumore coltivate in vitro. Lo studio è tuttavia preliminare e l’eventuale sicurezza ed efficacia del maltolo devono essere ulteriormente studiate in laboratorio prima che esso possa eventualmente essere testato nei pazienti. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20571494 Si può curare il cancro con la squalamina? No, non si può curare il cancro con la squalamina. La squalamina è un integratore in polvere ottenuto dalla cartilagine di animali acquatici come i gattucci e gli squali martello. Diversi anni fa un medico pubblicò due libri in cui sosteneva che gli squali non si ammalano di cancro e che la cartilagine di squalo potrebbe curare i tumori. Questo però non è vero: gli squali possono avere il cancro e la squalamina non cura i tumori. L’idea della cartilagine come un potenziale trattamento per il cancro ha origine dal fatto che tale tessuto non contiene vasi sanguigni e quindi potrebbe teoricamente essere un inibitore della crescita dei vasi sanguigni dei tumori (senza vasi sanguigni un tumore non cresce e muore). Alcuni studi di laboratorio hanno dimostrato che alcuni composti di cartilagine di squalo possono bloccare la crescita dei vasi sanguigni, ma nessuna ricerca ha dimostrato che lo stesso può avvenire negli esseri umani: tre studi indipendenti hanno infatti testato la cartilagine di squalo o alcuni suoi estratti in pazienti con cancro avanzato e nessuno dei pazienti ha ottenuto una risposta ai trattamenti, né un miglioramento della sopravvivenza o della qualità di vita. http://www.cancerresearchuk.org/cancer-help/about-cancer/treatment/complementaryalternative/therapies/shark-cartilage Si può curare il cancro con il bicarbonato di sodio? No, non si può curare il cancro con il bicarbonato di sodio. L’idea nasceva dal fatto che il tumore può creare intorno a sé un ambiente acido, ma il bicarbonato, pur essendo una sostanza basica, non modifica in alcun modo il pH intorno alla massa tumorale, quando è assunto per via orale. Alcuni studi in corso negli Stati Uniti stanno testando in laboratorio un derivato del bicarbonato di sodio, per valutare se tale sostanza può diminuire l'acidità intorno alla massa tumorale e rendere la chemioterapia più efficace. Per un eventuale uso negli esseri umani ci sarebbero tuttavia seri problemi di sicurezza: l'iniezione del bicarbonato per via endovenosa o parenterale è estremamente pericolosa per gli organi sani. http://www.airc.it/cancro/disinformazione/bicarbonato/ Che cosa sapete di Roberta Benetti e della molecola da lei scoperta che bloccherebbe il cancro? Da tempo circola su Internet la notizia che una ricercatrice italiana, Roberta Benetti, avrebbe scoperto una molecola chiamata miR-335 che blocca in modo specifico le cellule tumorali in fase di proliferazione. Secondo la notizia, tale approccio potrebbe rappresentare un'alternativa alla chemio- e alla radioterapia. La dottoressa Benetti, che in passato ha anche ricevuto un finanziamento AIRC, ha tenuto a precisare in più d'una intervista: "...la scoperta, come è stata pubblicata sull'e-magazine dell'Università di Udine, è reale ed è un grande risultato, ma in termini di applicabilità terapeutica, lo studio sul miR-335 è ancora molto lontano dalla clinica e nessuno di noi ricercatori si è mai permesso di affermare che possa sostituire la chemioterapia". Quindi la scoperta della dottoressa Benetti è emersa da uno studio di laboratorio che si spera possa essere confermato da ulteriori sperimentazioni e raggiungere i pazienti, ma i tempi saranno necessariamente lunghi. http://bufaleuntantoalchilo.blogspot.it/2013/10/roberta-benetti-e-la-molecola-che.html La chemioterapia fa male? La chemioterapia è un insieme di farmaci e ogni farmaco, anche il più tollerato, non esercita mai il proprio effetto senza provocare qualche effetto collaterale. La chemioterapia contro i tumori può salvare la vita perché è in grado di distruggere prevalentemente le proliferano attivamente come quelle tumorali. Purtroppo a crescere con vigore non sono soltanto le cellule tumorali, ma anche le cellule del sangue; quelle che producono peli e capelli; le cellule che rivestono la bocca, lo stomaco e l'intestino; e quelle degli organi riproduttivi. I farmaci chemioterapici quindi possono distruggere anche queste cellule sane, solo per il fatto che si riproducono attivamente. Il danno a queste cellule è la causa dei principali effetti collaterali della chemioterapia, come la perdita di capelli, l'anemia, la stanchezza, la nausea, il vomito, la diarrea, le infezioni, la formazione di lividi o piccole emorragie. I tessuti normali hanno però la capacità di riprendersi da questi effetti negativi una volta che la terapia è terminata, e per questo la probabilità di effetti collaterali a lungo termine è ridotta. http://www.airc.it/cancro/disinformazione/chemioterapia-fa-male/ Quanto tempo ci vorrà per trovare una cura definitiva? Quanto volte abbiamo sperato di svegliarci una mattina e di ascoltare la notizia che qualcuno ha scoperto LA cura del cancro. Questo è difficile che accada perché il cancro non è un’unica malattia, ma almeno cento malattie diverse a seconda dell’organo coinvolto, dei tipi di cellule e di molecole del tumore. Proprio perché esistono molte forme di cancro, è improbabile che ci possa essere un’unica soluzione. Ma la ricerca sul cancro è ottimista perché sta vivendo una sorta di momento magico: sono state scoperte più cose negli ultimi vent’anni che in tutti i secoli precedenti. E quello che già oggi succede, è che il medico ci può dire: “Il suo tumore, o quello di sua madre, o di suo figlio, è curabile”. Moltissime persone hanno già avuto questa fortuna. Pensiamo ad esempio alla vittoria sulla maggior parte delle leucemie infantili, delle leucemie mieloidi croniche, di molti tumori al seno, o dei linfomi di Hodgkin. Per altre forme si fanno continuamente dei passi avanti, a volte più grandi e a volte più piccoli. Ma la novità oggi è che una cura per una forma di tumore si scopre più facilmente che in passato perché, sempre grazie alla ricerca, sappiamo un po’ meglio dove andare a cercarla. [testo adattato da sceneggiatura video Piero Angela] Inquinamento ambientale È vero che i campi elettromagnetici aumentano la probabilità di insorgenza del cancro? Finora non ci sono prove scientifiche sufficienti a sostenere una relazione di causa ed effetto tra l’esposizione a campi elettromagnetici e il cancro. I campi elettromagnetici sono porzioni di spazio dove si propagano onde elettriche e magnetiche. Sono presenti ovunque nell'ambiente, generati sia da sorgenti naturali (elettricità nell'atmosfera e campo magnetico terrestre), sia da sorgenti artificiali come elettrodomestici, radio, televisioni, telefoni cellulari, dispositivi medici e così via. Il principale effetto biologico delle onde elettromagnetiche che penetrano nel corpo umano è il riscaldamento. Tuttavia i livelli cui siamo normalmente esposti sono troppo bassi per causare un riscaldamento significativo. Gli studi epidemiologici e sperimentali condotti finora non hanno mostrato correlazioni significative tra l'esposizione a campi magnetici e un'aumentata insorgenza di cancro, né nei bambini e né negli adulti, e non sono neppure noti effetti sulla salute causati dall'esposizione a lungo termine. http://www.airc.it/cancro/disinformazione/campi-elettromagnetici/ L’inquinamento atmosferico può aumentare il rischio di ammalarsi di cancro? Sì, l’inquinamento atmosferico può aumentare il rischio di ammalarsi di cancro, ma influisce molto meno di altri fattori, primo fra tutti il fumo di sigaretta. Per molti anni l'impatto dell'inquinamento atmosferico sulla formazione dei tumori, in particolare di quello al polmone, è stata oggetto di dibattito. Gli studi epidemiologici portati avanti nei diversi Paesi davano infatti risultati discordanti. La ragione è che misurare l'impatto di un fattore complesso come l'inquinamento atmosferico sulla salute di un singolo individuo, in particolare quando si tratta di malattie a lenta formazione come i tumori, è molto difficile dal punto di vista metodologico: ogni volta che emerge una relazione, bisogna verificare la presenza di eventuali altri fattori (come il fumo e le altre abitudini di vita, l'alimentazione e persino le caratteristiche genetiche di una certa popolazione) che possono confondere i dati poiché a loro volta possono essere all'origine di un aumento dei casi di cancro. Nel 2013 l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione ha considerato l’insieme dei dati accumulati e ha deciso di classificare l'inquinamento atmosferico e le polveri sottili fra i carcinogeni umani di tipo 1. Lo smog rimane tuttavia un fattore di rischio per tumore polmonare minore rispetto ad altri, in primo luogo il fumo. http://www.airc.it/cancro/disinformazione/inquinamento-atmosferico/ È vero che l’utilizzo dei telefoni cellulari può provocare il cancro? Un gruppo di esperti dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro di Lione (IARC) ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come possibilmente cancerogeni per gli esseri umani (gruppo 2B), in base a un aumentato rischio di sviluppare un glioma, un tumore maligno del cervello, associato all'uso di telefoni senza fili". Per intenderci, i campi elettromagnetici a radiofrequenza sono quelli dovuti ai telefoni senza fili, ma anche ai segnali radio-televisivi, ai radar e ai forni a microonde. Per comprendere il significato della decisione dello IARC è importante spiegare che il gruppo 2B comprende i cosiddetti "possibili" cancerogeni: si tratta di un ampio insieme di sostanze e agenti sotto osservazione, che attualmente non sono ritenuti né cancerogeni "probabili" (gruppo 2A), né cancerogeni "certi" (gruppo 1). Per mettere le cose in prospettiva, il gruppo 2B comprende anche il caffè. È importante anche notare che i tumori al cervello e al sistema nervoso sono estremamente rari: la bassa incidenza a livello mondiale, attestata sui 3,5 casi ogni 100.000 abitanti, rende gli studi particolarmente incerti. Tuttavia, data la bassissima incidenza, anche un eventuale aumentato rischio comporterebbe a livello individuale un incremento minimo della probabilità di sviluppare un tumore di questo tipo. La segnalazione della IARC ha invece un significato in termini di salute pubblica, dal momento che gli utilizzatori di cellulari al mondo sono stimati in circa 5 miliardi o una persona su due. Per comprendere meglio l'entità del rischio, si deve monitorare attentamente l'associazione fra l'uso dei telefoni cellulari e il rischio di tumore conducendo ulteriori ricerche a lungo termine in particolare sugli utilizzatori forti dei telefoni cellulari. Nell'attesa di risultati più certi, la IARC suggerisce di "ridurre l'esposizione, utilizzare gli auricolari e scrivere sms" ogni volta che è possibile evitare una telefonata. La cautela è particolarmente importante per i giovani, che hanno tessuti cerebrali più sensibili di quelli degli adulti e che, a differenza dei più anziani, hanno davanti un'intera vita di esposizione. http://www.airc.it/prevenzione-del-tumore/tumore-e-cellulari.asp È vero che i nitrati dell’acqua sono cancerogeni? NO, non ci sono prove che i nitrati presenti nell'acqua potabile causino tumori. I nitrati sono normalmente presenti nelle acque, anche in quelle potabili, e in molti alimenti. Di per sé non sono tossici: solo se convertiti in nitriti possono dare vita a composti che sono ritenuti cancerogeni. L'associazione tra nitrati presenti nell'acqua potabile e cancro non è stata confermata da studi affidabili che abbiano dimostrato una relazione di causa-effetto, ma è stata soltanto segnalata da osservazioni inattendibili, di scarsa qualità scientifica. In Itali, il contenuto di nitrati nelle acque potabili è per legge inferiore a 50 mg/l, concentrazione ritenuta non dannosa. L'utilizzo di filtri per eliminarli dall'acqua dei nostri rubinetti non è quindi necessario. http://www.airc.it/cancro/disinformazione/nitrati-acqua/ Prevenzione e corretti stili di vita Qual è la posizione di AIRC sul vaccino antiHPV? Da qualche anno è disponibile un vaccino in grado di prevenire i ceppi del virus HPV responsabili della maggior parte dei tumori della cervice uterina. In Italia il vaccino è offerto gratuitamente per la vaccinazione delle bambine che hanno compiuto 12 anni. Il vaccino contro l’HPV previene le infezioni da HPV più pericolose, ma non tutte quelle che possono dare origine a un tumore. Perciò è necessario che a partire dall'inizio dell'attività sessuale tutte le donne si sottopongano al PAP test con regolarità, almeno una volta ogni tre anni. Si tratta di un esame veloce e indolore che può fare il ginecologo e che permette di identificare le eventuali lesioni pre-cancerose negli stadi iniziali. La vaccinazione contro l’HPV non evita altre infezioni trasmesse sessualmente, perciò è consigliabile limitare il numero dei partner sessuali e cercare di evitare rapporti con persone a rischio. http://www.airc.it/tumori/tumore-alla-cervice-uterina.asp I tatuaggi favoriscono l’insorgenza dei tumori? I tatuaggi non sembrano favorire l’insorgenza dei tumori, ma la certezza l’avremo forse soltanto fra qualche anno. Gli studi infatti sono pochi e la moda dei tatuaggi, molto recente: il periodo di osservazione non è stato finora sufficientemente lungo per osservare gli eventuali tumori che impiegano molti anni a svilupparsi. Inoltre ogni tatuaggio è a sé, dato che gli ingredienti degli inchiostri possono variare e causare infiammazione o essere più o meno tossici Anche se ormai non dovrebbero più contenere metalli pesanti e altre sostanze che oggi sono proibite, è consigliabile chiedere l’elenco degli ingredienti, anche per evitare allergie. Inoltre è sconsigliabile farsi fare tatuaggi molto grandi perché possono impedire di notare un eventuale neo che si trasforma in un tumore della pelle. http://www.airc.it/media/Fondamentale/Ottobre-2012/22-23_tatuaggi_att_ott12c.pdf I coloranti dei vestiti possono comportare un rischio di cancro? Può valere il commento sulle tinture. Le tinture dei capelli possono comportare un rischio di cancro Le leggi dell’Unione europea sui coloranti sono molto severe. I coloranti sono stati studiati a lungo per la capacità di danneggiare il DNA e di causare il cancro e alcune sostanze dannose, presenti nelle tinture per capelli, sono state vietate negli anni Settanta. Le tinture moderne sono considerate più sicure. Nel 2008 l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha dichiarato che i parrucchieri hanno probabilmente un rischio leggermente più elevato di cancro perché sono regolarmente esposti ad alcune sostanze chimiche, ma l’esposizione si può ridurre indossando i guanti. Non ci sono invece prove sufficienti per dire se le persone che tingono i propri capelli sono più a rischio di cancro. Poiché il cancro può richiedere molti anni per svilupparsi, è verosimile che i casi di tumore che si osservano fra coloro che lavorano come parrucchieri siano dovuti a sostanze che oggi non si usano più. http://www.cancerresearchuk.org/cancer-info/healthyliving/cancercontroversies/hairdyes/ I cosmetici possono comportare un rischio di cancro? Fra I cosmetici sono inclusi moltissimi prodotti diversi e finora non ci sono prove che questi possano causare il cancro. In ogni caso le leggi dell’Unione europea sui cosmetici sono molto severe: i produttori devono infatti garantire che i loro prodotti sono sicuri prima di poterli commercializzare, né vi possono inserire ingredienti inclusi nelle liste di sostanze vietate in Europa. http://www.cancerresearchuk.org/cancer-info/healthyliving/cancercontroversies/cosmetics/ Lo stress incide sullo sviluppo dei tumori? Molti studi scientifici hanno scoperto che lo stress non aumenta il rischio di cancro. Ma lo stress può portare a comportamenti non salutari, come fumare, bere o mangiare in eccesso. Poiché questi comportamenti sono forti fattori di rischio per il cancro, lo stress può aumentare indirettamente il rischio di sviluppare un tumore. È perciò importante trovare il modo di ridurre lo stress. http://www.cancerresearchuk.org/cancer-info/healthyliving/cancercontroversies/stress/ La sigaretta elettronica fa venire il cancro? La sigaretta elettronica è un cilindretto erogatore che funziona a batteria e rilascia le sostanze contenute in una cartuccia ricaricabile. Il contenuto, anche se è molto variabile, in linea di massima è una soluzione di glicole propilenico, glicerolo, nicotina e aromi. La sigaretta elettronica non emette prodotti di combustione cancerogeni come la sigaretta, ma emette nicotina che ha un effetto pro-cancerogeno, poiché facilita l'infiammazione dei bronchi e favorisce la crescita di nuovi vasi, favorendo la disseminazione delle eventuali cellule maligne già presenti. Inoltre la nicotina provoca vasocostrizione, quindi aumento della pressione e della frequenza cardiaca, e soprattutto dà dipendenza. Può essere utile sotto controllo medico per i fumatori che vogliono sostituire la sigaretta con un’alternativa meno tossica, soltanto nel caso in cui un medico o uno psicologo consegnano ai fumatori cartucce con un contenuto di nicotina noto e decrescente. Vi sono però fumatori che non intendono smettere di fumare, ma vogliono continuare per esempio nei luoghi pubblici dove è vietato: il rischio è di perdere un vantaggio culturale che in 10 anni di divieto ha costruito una vera e propria cultura antifumo. Ma la preoccupazione maggiore riguarda i giovanissimi non fumatori, che possono essere attratti dalla moda. Poiché la sigaretta elettronica ripropone gesti e riti della normale sigaretta, rischia di diventare una porta d'ingresso al fumo vero e proprio, anche perché contenendo nicotina dà dipendenza. http://www.airc.it/finanziamenti/informazione/fondamentale/aprile-2013/rischi-svapare-sigaretteelettroniche/ La prevenzione salva molte più vite della cura. Perché non si finanzia la prevenzione anziché la ricerca? La prevenzione ha sempre bisogno della ricerca. Tutte le forme di prevenzione attualmente esistenti sono nate da risultati della ricerca. E senza la ricerca, che ci fa conoscere le cause interne ed esterne dei tumori e il modo di reagire del nostro organismo, non si potrebbero sviluppare i nuovi metodi per fare prevenzione. Sperimentazione animale La sperimentazione negli animali, che sono diversi dall'uomo, è inutile e antiscientifica Molte persone provano disagio all’idea che i test negli animali di laboratorio siano indispensabili a provare la sicurezza e l’efficacia di ogni nuovo farmaco o terapia. Purtroppo la sperimentazione negli animali non è né inutile, né antiscientifica e ci sono ragioni serie per cui gli animali sono alleati indispensabili della ricerca. La ragione più importante è la sicurezza, poiché alcuni effetti di una terapia compaiono soltanto in un organismo completo, dotato di tutti gli organi che possono ricevere e modificare il farmaco stesso, e non nelle cellule isolate che si usano negli esperimenti in vitro. La sicurezza e l’assenza di effetti collaterali che non solo pretendiamo, ma che diamo per scontati, richiedono di sperimentare le terapie negli animali di laboratorio. Sperimentazioni che sono regolate da norme molto severe, che tutelano il benessere degli animali e ne limitano l’utilizzo al minimo indispensabile. È vero che noi esseri umani siamo per molti aspetti diversi dagli animali, ma con parecchi di loro abbiamo condiviso gran parte del cammino evolutivo e quindi dei circuiti di molecole che si sono conservati fino a oggi. Le cellule per esempio sono organizzate in modo pressoché identico negli animali e ancora più stupefacente è il fatto che molte parti sono addirittura intercambiabili: è raro infatti che una proteina umana non funzioni almeno un poco quando sostituisce la sua controparte per esempio in un topo. I moderni metodi di ricerca escludono l'utilizzo degli animali Gli esperimenti in vitro, che utilizzano cellule isolate, sono un progresso importante della ricerca, ma purtroppo non mettono in luce tutti gli effetti che una terapia può produrre in un organismo completo, dotato di tutti gli organi che possono ricevere e modificare la terapia stessa. Per questo è necessario e obbligatorio per legge una verifica su un organismo intero. La sperimentazione sugli animali è usata indiscriminatamente e senza alcun controllo I ricercator se potessero farebbero volentieri a meno dei test negli animali, ma conducono questa parte necessaria della ricerca attenendosi scrupolosamente alle norme in vigore nelle loro istituzioni, nel Paese e nell’Unione europea. Per quanto riguarda i progetti finanziati da AIRC, i ricercatori seguono regole molto precise, volte a valutare non solo l'effettiva necessità della sperimentazione animale, ma anche il modo in cui la ricerca verrà svolta secondo i parametri di un codice etico molto rigido. In mancanza della certificazione etica, il progetto non viene finanziato. Inoltre dal 2014 i bandi per ottenere i fondi AIRC impongono la cosiddetta «regola delle tre R» nei progetti finanziati: 1) replacement, o sostituzione: non utilizzare animali se esistono metodi alternativi equivalenti; 2) reduction, o riduzione: usare il minor numero possibile di animali; 3) refinement, o miglioramento: assicurare la migliore qualità di vita e la minore sofferenza possibile agli animali. Tali principi sono al cuore della Direttiva europea 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. AIRC auspica che tale direttiva sia recepita dal governo italiano nella sua interezza. La vivisezione è una pratica inumana e crudele La vivisezione non è più praticata da decenni in nessun laboratorio scientifico degno di questo nome. La sperimentazione animale fatta con le garanzie ed i limiti di cui abbiamo parlato è tutt'altra cosa. http://www.airc.it/ricerca-oncologica/sperimentazione/animale/ Conflitti di interessi Qual è il rapporto tra ricercatori e case farmaceutiche? Nei progetti finanziati da AIRC è possibile che un ricercatore svolga una sperimentazione clinica con un farmaco prodotto da un’industria farmaceutica, per esempio per testarne una nuova attività antitumorale. In tal caso è possibile che l’industria fornisca al progetto il farmaco da testare. In tal caso AIRC chiede che: a) il progetto non riceva già il sostegno economico dell’industria in questione; b) il ricercatore abbia la piena indipendenza e proprietà dei dati e dei risultati, senza che l’industria possa esercitare alcun potere di veto sulla pubblicazione dei risultati. Un’eventuale cura risolutiva non potrebbe costituire un danno per le case farmaceutiche, che vedrebbero così fortemente ridotta la vendita dei medicinali che producono? Quanto volte abbiamo sperato di svegliarci una mattina e di ascoltare la notizia che qualcuno ha scoperto LA cura del cancro. Questo è difficile che accada perché il cancro non è un’unica malattia, ma almeno cento malattie diverse a seconda dell’organo coinvolto, dei tipi di cellule e di molecole del tumore. Proprio perché esistono molte forme di cancro, è improbabile che ci possa essere un’unica soluzione. Ogni giorno soltanto in Italia si ammalano di cancro circa 1000 persone e purtroppo per molti non esistono ancora cure efficaci. Quindi, ogni nuova cura sarebbe ben accetta prima di tutto dai pazienti e dai medici e quindi dalle case farmaceutiche.