MTB Friuli | ConTOUR FVG - Natura
ConTOUR FVG
NATURA
Estate/Autunno 2015
Zona:
Difficoltà fisica:
Guida in .PDF
Giorno 9
Difficoltà tecnica:
Percorso ConTOUR FVG
Storia
Caratteristica della regione Friuli Venezia Giulia è la densità di così tanti ambienti naturali diversi nel raggio di poche decine di chilometri. E' così che il percorso ConTOUR FVG riesce a
presentare la natura illustrata di seguito in 9 giornate di mountain bike.
Il territorio contiene 6 aree principali: costiera, lagunare, bassa ed alta pianura, prealpina, alpina; queste però possono essere a loro volta suddivise o diversificate per caratteristiche
geo-botaniche e faunistiche, oltre che storiche, ma questo è un discorso a parte, riportano nella pagina ConTOUR FVG Storia.
Esplorando la natura della regione Friuli Venezia Giulia si va ad analizzare anche il clima: una delle caratteristiche principali della regione è la vicinanza delle montagne al mare, le cime
più elevate giacciono a meno di 100km dal Mare Adriatico. Questa breve distanza va a generare delle differenze, ad esempio termiche, le quali causano il movimento di grosse masse
d'aria umida proveniente dal mare (da Sud) fonte di alta piovosità, quantificata con circa 3000mm/anno di precipitazioni nelle Prealpi Giulie, tre volte maggiore rispetto alla parte
meridionale della regione.
Le temperature medie, spesso elevate, possono essere associate ad un clima di tipo oceanico e non solo mediterraneo. E' presente una notevole attenuazione nelle valli alpine e presso
le cime più alte. Al pari, lungo la costa la temperatura, soprattutto d'estate, è mitigata dalla presenza del mare. Come indicato nella pagina introduttiva al giro ConTOUR FVG il periodo
consigliato sono i mesi di Giugno e Settembre, compromesso tenendo conto di diverse variabili.
La nuvolosità del Friuli Venezia Giulia è favorevole per le attività come il ciclismo: la media annua è di 151 giorni coperti, 101 misti e 113 sereni.
Mare Adriatico, Golfo di Trieste: l'estremità a Nord del Mare Adriatico che, in un diametro di circa 20km, bagna le coste dello stato italiano, sloveno e croato. Questa distanza concede
la possibilità di vedere tutto il Golfo; ciò è permesso anche dalle diverse tipologie della costa. Se questa è spiaggiosa in vicinanza della Città di Grado, diventa rocciosa nell'area carsica,
mantenendosi tale lungo tutto il versante Est.
Laguna di Grado: adiacente alla Laguna di Marano, la quale copre l'intera zona costiera della Provincia di Udine, entrambe hanno origine naturale dall'apporto di materiale fluviale, in
combinazione con il moto ondoso e l'innalzamento del livello marino. La separazione delle lagune dal mare è contrassegnata da diverse isole a Sud e penisole ad Est ed Ovest. Due
fiumi di risorgiva sfociano in questo bacino: lo Stella ed il Cormôr, oltrepassati nella tappa del Giorno 9. Sono presenti inoltre le barene, con vegetazione alofila, e velme, visibili in fase di
bassa marea.
Valle Cavanata: riserva naturale fra la Laguna di Grado e le Foci dell'Isonzo che riflette pienamente i requisiti della "zona umida" con 250 ettari che includono la Valle, il Canale Averto
ed i boschi circostanti. La Valle Cavanata ha un ruolo di area di sosta e nidificazione per gli uccelli acquatici migratori, rilevando 260 specie diverse dal 1996. La riserva contiene cinque
diversi ambienti quali la spiaggia, il relativo bosco, la peschiera e le piane di marea, la valle da pesca e le acque profonde, il prato di Luseo, percorsi da tre diversi tragitti, effettuabili in
bicicletta.
Riserva Naturale della Foce dell'Isonzo: nota anche come Isola della Cona è un'area naturale protetta dal 1996 con ambiente e vegetazione palustre e boschiva, zone umide
acquitrinose residui delle bonifiche del 1900. La caratteristica principale è la forte presenza di uccelli stazionali, svernanti o di passaggio. Sono state rilevate oltre 300 specie, tra queste
sono da segnalare aironi, anatre, oche e beccacce, oltre ai nidificanti come il cavaliere d'Italia e la pavoncella. Interessantissimo il progetto di pascolamento semi-brado di cavalli di
razza camargue, visibili all'interno della riserva, durante tutto l'anno tranne d'inverno, unico periodo in cui gli animali vengono tenuti al riparo dalle intemperie.
Foci del Timavo: poco dopo l'uscita dalla città di Monfalcone si devia verso le Bocche del Timavo. Tale fiume scorre fra Croazia, Slovenia ed Italia con la peculiare caratteristica di
svolgere in sotterraneo buona parte del percoso (circa 40km) grazie alle cavità carsiche. Oltrepassate le risorgive e la foce si sale sulla costiera carsica, giungendo al Sentiero Rilke
fiancheggiando la Riserva naturale delle Falesie di Duino.
Carso e Napoleonica: le rocce calcaree sono presenti dalle Alpi Giulie alle Bebie (Croazia) e diventano, nelle province di Gorizia e Trieste, un altipiano collinare caratterizzato da doline
e grotte, il numero delle quali ammonta attualmente a diverse centinaia, ancora in crescita. Il fenomeno del carsismo è dovuto alla reazione dei componenti della roccia, sollecitati da
agenti atmosferici, con l'acqua (e quindi l'acido carbonico) generando la dissoluzione e la precipitazione del materiale; questo si rispecchia spettacolarmente nelle stalattiti e stalagmiti
all'interno delle grotte. Sul suolo questo fenomeno è visibile dalle forme delle rocce, ad esempio scanellature o vaschette delle pietre o campi solcati, doline, gravine e stagni. Lungo la
Strada Napoleonica, originaria della seconda metà dell'Ottocento, a circa 250m sopra il mare sottostante, avviene il passaggio dalle falesie carsiche al bosco. Questo è formato da
piante come il pino nero, il carpino nero, il ciliegio canino ed il tiglio.
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Val Rosandra: scavata dall'erosione del torrente superficiale Rosandra presenta forti dirupi, pareti a strapiombo e ghiaioni. L'ambiente cambia molto oltrapassata la cascata del torrente.
La parte inferiore, vicina al mare, ha un clima mediterraneo, che cambia notevolmente al passaggio della parte alta della vallata la quale ha un clima continentale subalpino. Ciò si riflette
sulla flora e sulla fauna, peculiari per le condizioni climatiche presenti: boschi sui versanti, lande e gramineti nelle parti più pianeggianti, prevalenza di rettili e anfibi dal punto di vista
faunistico. La purezza storica della vallata è confermata dalla presenza di un acquedotto romano risalente al I secolo d.C. che al tempo aveva 14km di lunghezza e terminava nella città
di Trieste.
Lago di Doberdò: si trova nel Carso, nella provincia di Gorizia, ed è situato all'interno della Riserva Naturale dei Laghi di Doberdò e Pietrarossa. Data la sua posizione geomorfologica
carsica ha la peculiare caratteristica di non avere fiumi superficiali immissari nè emissari e il livello delle sue acque è molto variabile. Periodi di allagamento dovuti dalla piovosità sono
alternati a periodi di prosciugamento per siccità. Oltre all'ambiente palustre attiguo al lago si trovano ampi boschi circostanti con carpino nero, roverella, rovere, cerro, salici e pioppi.
Ulteriore singolarità del Carso è la presenza dell'anfibio cavernicolo Proteus anguinus (proteo): la distribuzione di questa specie è ristretta al Carso goriziano e triestino, Slovenia e
Croazia.
Pianura: il percorso ConTOUR FVG attraversa l'estremità orientale della pianura friulana, a sua volta propaggine della pianura padana. Tale zona fa parte della cosiddetta Alta Pianura,
siccome il fondo è composto da depositi alluvionali disposti su diversi strati di ghiaia.
Su questo territorio scorre il Fiume Isonzo che, nonostante abbia la maggior parte del bacino nel territorio sloveno, entra in Friuli Venezia Giulia nelle vicinanze di Gorizia sfociando nel
Golfo di Trieste. Il fiume è popolato dalla trota marmorata, specie a rischio d'estinzione a causa dell'inserimento nel bacino durante le guerre mondiali della trota fario.
Collio: zona collinare compresa fra il Fiume Isonzo a Sud ed il Torrente Natisone a Nord-Ovest. Ha origine da depositi morenici ed è quindi caratterizzato da pendenze lievi e spazi
ampi. Paesaggisticamante affascinante, non è coperto da boschi: è coperto infatti dall'ambiente dei magredi con scarsa vegetazione arborea. Tradizione del Collio è la presenza di
vigneti, integrati da piantagioni di olivo e ciliegio.
Verso Nord, avvicinandosi alla Pedemontana del Cividalese si costeggia il Bosco Romagno, lontano dalla città e ricco di fauna e flora: caprioli, scoiattoli, donnole, volpi, astori e poiane
immersi in un ambiente con rovere, farnia, aceri, carpini, castagno, tiglio, pino e robinia, quest'ultima importata nel XVI secolo.
Pedemontana del Cividalese e Valli del Natisone: la quota delle montagne cresce, influenzando sulla vegetazione. La zona è caratterizzata da faggete nell'intervallo di quota
600m-1200m; spesso si presenta un misto faggio-abete rosso, indice della profondità del terreno. Nelle zone a più alta piovosità si trova l'abete bianco; i versanti Sud delle montagne
sono occupati da un misto faggio-carpino nero. Tale ambiente favorisce l'insediamento di mammiferi di grandi dimensioni, come cervi e cinghiali.
Il Natisone è un fiume con sviluppo in un bacino roccioso nella parte montana, eroso dall'alveo e distinto da diverse forre al di sopra di Cividale del Friuli.
Valli del Natisone: le quattro vallate costituiscono la parte Sud-Est delle Prealpi Giulie, la cima più alta è quella del Monte Matajur, visibile da tutta la pianura friulana. Composte da
roccia carsica presentano molte grotte, la più conosciuta è la Grotta di San Giovanni d'Antro. Le cime spiaccano sopra i boschi nonostante la ridotta elevazione (max 1641 m.s.l.m.): le
fredde caratteristiche climatiche generano un abbassamento di quota della vegetazioni.
Grotta di Villanova: la fascia alpina compresa fra il Monte La Bernadia e la catena del Gran Monte contiene diverse grotte, concentrate nelle vicinanze del paese di Villanova. Le due
grotte principali sono quella di Doviza e la Nuova di Villanova. La prima ha una lunghezza maggiore di 3km divisi in più livelli percorsi da piccoli rivoli d'acqua, confluenti in un "salone".
La Grotta Nuova di Villanova, scoperta meno di un secolo fa, ha la caratteristica di essere formata dalla giunzione di due bancate, una di tipo carsico, l'altra di tipo sedimentario. La
sagoma dell'interno è quindi trapezoidale, arredata da numerose stalattiti.
Alta Val del Torre: situata fra la pedemontana e le Alpi Giulie, con la sua superficie di 53km2, occupa un ruolo importante nelle Prealpi Giulie Occidentali. La sua struttura è divisa in due
parti: la parte alta, orientata da Est a Ovest, e la parte bassa, da Nord a Sud, diversamente esposte al sole ed altri fattori atmosferici. Questo permette la presenza di ambienti diversi
nelle due zone, dai boschi ai prati sul Gruppo dei Musi. I primi sono principalmente composti da castagno, faggio, acero, ontano e frassino, attorniati sul terreno da vegetazione di
sottobosco, come felci e bulbose. Faunisticamente la vallata contiene quanto riportano nella Pedemontana del Cividalese e nelle Alpi Giulie; in aggiunta si segnala la forte presenza di
scoiattoli e uccelli come merli e cinciallegre. Importante caratteristica dell'Alta Val del Torre è la presenza di diverse grotte, sia di tipo carsico che sedimentario.
Alpi Giulie: nel terzo e quarto giorno si percorre l'Alta Val del Torre, costeggiando a Sud il Gruppo dei Musi e salendo alla Sella Carnizza: il passaggio dalle Prealpi alle Alpi Giulie.
Queste sono di più recente formazione rispetto alle Alpi Carniche e con rocce prevalentemente di carboniche calcaree. Questo si riflette nell'ambiente: abbondanza di terreni ricchi di
rocce, notevoli pareti ripide con anfratti e picchi fortemente indentati. Evento caratteristico nelle valli delle Alpi Giulie è l'inversione termica: la presenza di aria fredda a bassa quota,
opposta al caldo presente ad alta quota, concede la formazione di ambienti particolari oltre all'influeza sulla fauna, abbassando i limiti altitudinali. Le Alpi Giulie contengono vaste foreste
di conifere, principalmente abete rosso e bianco, misto al faggio. Nei territori più arsi si trovano boschi di pino nero e pino silvestre. Faunisticamente la Alpi Giulie sono popolate da
ungulati come cervi, caprioli, camosci, stambecchi e cinghiali, oltre che predatori come linci, orsi bruni e da poco anche i lupi; inoltre la zona è popolata da molti rapaci, visibili
frequentemente.
Val Resia: è la separazione fra Prealpi ed Alpi Giulie, rispettivamente con i Monti Musi (1869m) a Sud ed il Monte Canin (2587m) a Nord-Est. Il passaggio a quote più elevate causa un
ostacolo per le perturbazioni e quindi un elevato livello di precipitazioni. I substrati geologici, provenienti ad antichi ghiacciai, portano ad un patrimonio ampissimo della flora con
un'immersione fra faggio, pino nero e silvestre, visti pedalando nel fondovalle sul percorso ConTOUR FVG. La fauna relativa agli ungulati alpini presenti è comparabile a quella riportata
precedentemente nella voce "Alpi Giulie"; in aggiunta esiste un'ampia vastità di avifauna, come gufi, allocchi e civette, oltre a rapaci come aquila reale, astori e grifoni. Specie difficili da
vedere ma presenti sono il gallo forcello, il gallo cedrone, la pernice bianca ed il forcellino di monte.
Ad alte quote, in assenza di grossa vegetazione, sono visibili degli spettacolari campi solcati legati al carsismo delle rocce. Indimenticabili i fontanoni Barman e Goriuda, il primo è
raggiungibile in pochi minuti uscendo dal percorso passata la Sella Carnizza, quarto giorno.
Fiume Fella e cascate: il Fiume Fella nasce nei pressi di Malborghetto Valbruna, zona percorsa nel quinto giorno. Attraversa le vallate Canal del Ferro e Val Canale per congiungersi al
Fiume Tagliamento. La rocciosità carsica delle montagne del bacino, oltre al fondo ciottoloso del greto, permettono una notevole limpidezza dell'acqua. Forma e struttura delle montagne
delle vallate percorse concedono la vista di numerose alte cascate in stretti canaloni.
Val Dogna, Gruppo degli Jôf: la vallata, con struttura stretta e rocciosa, si sviluppa da Ovest verso Est, incanalata fra il Monte Cimone e lo Jôf di Montasio a Sud, lo Jôf di Dogna, il
Due Pizzi e lo Jôf di Miezegnot a Nord. Uno stretto e profondo canalone è percorso dal Torrente Dogna. La possenza delle cime a Sud permette la presenza di due ghiacciai/nevai
(Minore e Occidentale) situati alla più bassa quota nelle Alpi, circa 1900m.s.l.m. La friabilità della roccia si riflette nella presenza di molti ghiaioni lungo tutta la vallata.
Val Saisera: situata a Nord delle più alte cime italiane delle Alpi Giulie - Jôf di Montasio e Jôf Fuart - risente del "muro" avendo basse temperature rispetto al territorio circostante
nonostante la bassa quota e raggiungento minime invernali sotto i -30°C.
La Val Saisera fa parte della Foresta di Tarvisio, la quale ha un comprensorio di 24'000 ettari, la più grande foresta d'Italia e prezioza per l'ampio e completo sistema faunistico ed
arboreo, con dominanza di ungulati, tetraonidi e conifere, rispettivamente.
Passo del Cason di Lanza: rappresenta il passaggio fra Alpi Giulie ed Alpi Carniche. A Sud-Est si trova la Val Pontebbana, circondata da alte e rocciose cime come il Monte Cavallo,
Monte Zermula e Monte Creta di Aip, con ambiente boschivo fino a circa la quota di 1600m, oltre si prosegue con cespugli come il Pino Mugo e successivamente con un ampio insieme
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floreale: ericacee, orchidacee, laminacee e molto altro. A Nord-Ovest del passo invece le montagne presentano terreni meno rocciosi e più sedimentari: allo spostarsi verso Ovest la
quota dei boschi sale fino a circa 1900m, oltre rimane spesso un ambiente prativo, visibile nel Monte Cuestalta.
Alpi Carniche: ambiente situato ad Ovest del Passo del Cason di Lanza, contenente i paesi di Ligosullo e Paluzza, attraversati il sesto giorno. Queste montagne sono caratterizzate da
diversi tipi di roccia: certe con origine da terreni paleozoici e mesozoici su pieghe allungate, altre provenienti da terreni calcarei e dolomitici, argillosi, gessi, arenarie e molti altri, visibili
con diverse strutture e colori sui versanti ad alta quota, assenti da vegetazione. Molte viste sono disponibili lungo il percorso ConTOUR FVG, sia su valli strette ed anguste con pareti
scoscese ed impervie, sia su paesaggi con forme smussate e dolci.
Gamspitz: è il nome di un picco, vetta di 1847m, nel gruppo della Creta di Timau, sopra l'omonimo paese. Le pareti strapiombanti del Gamspitz terminano ad Ovest con le sorgenti
attorniate da roccia carsica del Torrente Bût che forma, poco dopo, una grande cascata nominata Fontanon. Poco sopra, le pareti del monte presentano diversi fori, imbocchi della
Grotta di Timau.
Gruppo del Monte Coglians: contiene la vetta più alta della regione (2789m) seguita, in catena, da cime alte, con forti pareti e ghiacciai a Nord. Queste sono, da Ovest verso Est, i
monti Creta della Chianevate (2718m), Creta di Collina (2689m) e Creta di Collinatta (2238m). Fino a quote elevate si trovano praterie seguite, a salire, da ampi ghiaioni alpini. Oltre il
livello degli alberi, circa 1800m, si trova una vegetazione arbustiva con rododendri ed eriche, pino mugo o ontano verde, soprattutto nei versanti settentrionali. A Sud invece si trovano
mughette ed erinacee, solite per quel terreno roccioso calcareo con forme conoidali, solitamente arido. La colorazione dei ghiaioni cambia a seconda della stagione, passando dal giallo
dei papaveri alpini, al bianco del cerastio subalpino, al viola della linaria alpina. Ad un ulteriore aumento di quota si trovano i cosiddetti "pascoli dei camosci", la prateria alpina classica
per questi animali.
Dolomiti: i "monti pallidi", in tedesco, sono dei gruppi montuosi che iniziano al confine Ovest del Friuli, arrivando fino al Trentino Alto Adige. La roccia di queste montagne, ricca di calcio
e magnesio, deriva dalla sedimentazione marina nel Triassico; la fragilità permette paesaggi verticali con faglie e spigoli, guglie e campanili, uniti ad effetti di erosione i quali generano
cornicioni, spalti e plateau. Avvallamenti permettono la formazione di numerosi laghi. L'altezza delle montagne ha permesso la formazione di ghiacciai, ancora presenti in quota, e
relativi accumuli laterali ed erosioni. La vegetazione boschiva parte dalle latifoglie come faggio, quercia, nocciolo e frassino alle quote minori, sotto i 1200 m di quota, passando alle
conifere come abete rosso e bianco, pino silvestre e larici fino a 2200m. La fauna riprende quanto trovato nella Alpi Giulie e Carniche con la presenza di aquile reali, falchi pellegrini,
gheppi, galli forcelli, pernici bianche per quanto riguarda i volatili; cervi, camosci, caprioli, stambecchi, daini, cinghiali, marmotte, scoiattoli per l'insieme dei mammiferi. Come successo
nella fascia della Alpi del Nord-Est Italia, negli ultimi anni sono stati rilevati orsi bruni, linci, lupi e sciacalli dorati.
Fiume Piave: con origine sopra il paese di Sappada nella regione Veneto, percorsa il giorno 7, scende lungo l'omonima vallata con struttura e fondo più ampio rispetto alle valli delle Alpi
Carniche. Un'eccezione è la forra a Nord del Gruppo delle Terze, chiamata Orrido dell'Acquatona: una gola prodonda circa un centinaio di metri scavata dai fiumi. Il fiume riceve un forte
afflusso da numerosi torrenti: se a pochi chilometri dalla fonte viene attraversato in mtb su un piccolo ponticello, poco dopo diventa percorribile solo tramite alti ponti.
Lago di Cadore: è un lago di natura artificiale nei pressi della località di Domegge, realizzato negli anni '50, con delle isolette che affiorano all'interno. La larghezza della valle permette
una vista sulle montagne circostanti: Monte Cridola, Cima Monfalcon, Cima Toro, il Gruppo delle Marmarole ed il Monte Antelao (3264m).
Monte Toc e Diga del Vajont: la Valle del Vajont termina sulla Valle del Piave con una gola alta e stretta, scavata facilmente dal torrente dato il tipo di roccia, derivante dall'era
successiva alle glaciazioni. La galleria lungo la salita verso l'inizio della valle contiene aperture con viste sulle pareti opposte. La roccia delle montagne è di tipo sedimentario, composta
da diversi strati non sempre ben legati fra loro. La composizione delle rocce delle Dolomiti deriva dalla compressione fra placche terrestri, ne consegue una forte inclinazione angolare
degli strati rocciosi. Numerosi ghiaioni e ciottolato dei greti del fiume all'interno della Valle del Vajont e della Val Cellina, posta dall'altro lato del Passo di Sant'Osvaldo, confermano la
geomorfologia del terreno.
Val Cellina: separazione fra Prealpi Carniche e Dolomiti Friulane, presenta una struttura del fondovalle simile alla Valle del Vajont, con le pareti rocciose scavate dai fattori atmosferici
come pioggia, vento e ghiaccio ed una notevole quantità di ghiaia sul fondo. All'alzarsi di quota la forma delle montagne si avvicina maggiormente all'aspetto dolomitico, rappresentato
particolarmente dal Campanile di Val Montanaia. L'origine sedimentaria delle rocce dolomitiche è confermata dalla presenza, visitabile, di un'impronta di dinosauro in vicinanza delle
Sorgenti del Torrente Cellina.
Foresta del Cansiglio: all'interno delle Prealpi Bellunesi con una quota superiore ai 1000m.s.l.m, permette una vista panoramica sulla pianura friulana e veneta grazie al forte dislivello
in altitudine in poco spazio latitudinale. Da un assetto montano ad Est si giunge all'Altipiano del Cansiglio ad Ovest, principalmente coperto da boschi con faggi e abeti rossi. Fenomeno
diffuso nella regione è l'inversione termica, ossia temperature maggiori all'aumentare della quota; questo si rispecchia nella visione primaverile di fiori di anemone nella faggeta. La
presenza di materiale roccioso carsico si verifica anche in questa zona, contenente varie doline e inghiottitoi o abissi.
Magredi del Meduna e Cellina: la rocciosità delle Dolomiti Friulane e delle Prealpi Bellunesi e Carniche viene confermata dai greti dei torrenti Meduna e Cellina, larghi circa 1km
nell'alta pianura. Ai bordi dei greti si sviluppa l'ambiente dei Magredi: prati magri su suoli rocciosi e con scarso nutrimento. Specie pioniere cercano di occupare il greto ghiaioso dei
torrenti, seguite poi dal formarsi di aree discontinue di cotico erboso. Difficilmente l'evoluzione dell'ambiente procede, limitata dalle rare ma intense attività idriche. Arbusti e boschi
coprono l'area perimetrale dei greti.
Fiume Tagliamento: fiume principale della regione poiché copre con il suo bacino le Alpi Carniche, con l'aggiunta delle Alpi Giulie alla congiunzione con il Fiume Fella; 170 km di
lunghezza ed una superficie di bacino di quasi 3000km2, il 37% dell'area del Friuli Venezia Giulia. La conservazione del fiume ed il contemporaneo degrado degli altri corsi d'acqua in
diffuse parti d'Europa rendono il Tagliamento uno dei pochi fiumi europei con un'elevata naturalità e un'alta preservazione della morfologia. Il medio corso del fiume, attraversato il nono
giorno del ConTOUR FVG, è composto da una mescolanza di ghiaie policrome provenienti dall'ampio bacino, avendo quindi roccia calcarea e dolomitica, sopra uno strato di arenaria.
Proprio questo strato, molto permeabile, fa penetrare l'acqua nel sottosuolo. Essa riemerge nella Bassa Pianura dove uno strato argilloso fa riaffiorare l'acqua all'interno del greto del
Tagliamento.
Risorgive: la pianura friulana è divisa in due aree distinte per i diversi fondali; la parte a Sud, chiamata Bassa Friulana, differisce dalla parte alta per un fondo argilloso che riporta in
superficie l'acqua assorbita nell'Alta pianura, la quale invece contiene un fondo ghiaioso. Numerosi corsi d'acqua, principalmente artificiali realizzati nel secolo scorso, strutturizzano
l'area; laddove non è avvenuta la bonifica si trovano zone palustri, torbiere, stagni ed altre zone umide. Arboristicamente contiene querce e carpini.
Bassa friulana: attualmente territorio agricolo, contiene un ampio insieme di vicende storiche, ristrette spazialmente a poche località. Infatti, parte del territorio era (ed è) di tipo
risorgivo, non agibile prima delle bonifiche del XX secolo, mentre l'altra parte era di tipo boschivo. Fino al quinto secolo d.C. il bacino compreso fra i corsi d'acqua Isonzo e Livenza era
coperto dalla Silva Lupanica, un bosco planiziale quasi scomparso a causa dell'impatto antropico. Farnia, carpino bianco, acero campestre, frassino ossifillo ed olmo sono ancora visibili
lungo corsi d'acqua o in mezzo a coltivazioni. I rapidi cambiamenti nell'ultimo secolo hanno limitato l'ambito ornitologico principalmente a gazze, cornacchie, passeri, storni e gabbiani.
Esistono molte altre specie, come la pavoncella e la starna, che persistono in questi territori come anche, dal punto di vista faunistico, le lepri.
Aussa e Corno: due fiumi nati dall'unione di canali d'acqua di risorgiva che, a loro volta, si congiungono in un'unico alveo. La foce del fiume Aussa-Corno si trova nella zona lagunare,
dividendo con delle briccole le lagune di Marano e Grado, uscendo infine nel Mare Adriatico fra le Isole Porto Buso e Sant'Andrea.
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