L`economia italiana

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DIREZIONE GENERALE DEGLI STUDI
Divisione degli affari economici, monetari e di bilancio
Serie affari economici
Briefing n. 30
L’economia
italiana
Le opinioni espresse sono quelle dell'autore
no necessariamente la posizione del Parlamento europeo in quanto istituzione
L’ECONOMIA ITALIANA
Il presente briefing è stato redatto in preparazione delle discussioni del Parlamento europeo
sul Programma di Stabilità italiano, sulla relazione economica annuale 1999 della
Commissione e sugli indirizzi di massima per le politiche economiche del 2000.
La presente pubblicazione è disponibile in inglese (originale) e in italiano.
Alla fine de questa pubblicazione figura un elenco delle altre pubblicazioni disponibili della
Serie Affari Economici.
EDITORE:
Parlamento europeo
L-2929 Lussemburgo
RESPONSABILE: Ben Patterson
Direzione generale degli Studi
Divisione degli affari economici, monetari e di bilancio
Tel.: (00352)4300-24114 Fax: (00352)4300-27721
e-mail: GPATTERSON Internet: [email protected]
Sono autorizzate la riproduzione e la traduzione per fini non commerciali purché sia citata la
fonte, l’editore ne sia preventivamente informato e ne riceva una copia.
2
PE 168.090
L’ECONOMIA ITALIANA
INDICE
INTRODUZIONE .................................................................................................................................................... 5
QUADRO GENERALE DEL PROGRAMMA DI STABILITÀ ITALIANO ................................................. 6
RISULTATI PER IL 1998 E IL 1999 .................................................................................................................... 6
ANALISI E PROSPETTIVE FUTURE ................................................................................................................ 7
INFLAZIONE ............................................................................................................................................................ 8
DISAVANZI DI BILANCIO ........................................................................................................................................ 9
DEBITO PUBBLICO ................................................................................................................................................11
CRESCITA ECONOMICA.........................................................................................................................................12
DISOCCUPAZIONE.................................................................................................................................................13
RIFORME STRUTTURALI ................................................................................................................................15
IMPOSIZIONE FISCALE ..........................................................................................................................................15
PRIVATIZZAZIONE ................................................................................................................................................16
MISURE DAL LATO DELLE SPESE ..........................................................................................................................16
PENSIONI ..............................................................................................................................................................16
INTERVENTI PER FAVORIRE LA CRESCITA NEL MEZZOGIORNO ............................................................................17
IL QUADRO POLITICO......................................................................................................................................17
OPINIONE PUBBLICA ED EURO ..............................................................................................................................18
ALLEGATO: IL PATTO DI STABILITÀ E CRESCITA ...............................................................................19
Tabelle, grafici e riquadri
Tabella 1: previsioni per il 1999 del Programma di Stabilità del 1998 e risultati
7
Tabella 2: tassi di inflazione dell’EU e della zona euro, 1999
8
Grafico 1: inflazione in Italia (deflatore dei prezzi del consumo privato) 1990-1999
8
Grafico 2: previsioni relative all’inflazione in Italia, 1999-2003
9
Grafico 3: indebitamento netto in Italia, 1990-1998
10
Grafico 4: previsioni relative al disavanzo di bilancio in Italia, 1999-2003
10
Tabella 3: sensibilità delle previsioni relative al disavanzo in Italia per il 2003 alle variazioni dei tassi di interesse 11
Grafico 5: debito lordo consolidato in Italia in percentuale del PIL, 1990-1999
11
Grafico 6: previsioni relative al debito pubblico in Italia, 1999-2003 (% del PIL)
12
Grafico 7: crescita reale del PIL, 1990-1999 (variazione %)
12
Grafico 8: previsioni relative alla crescita economica in Italia, 1999-2003 (aumento in % del PIL)
13
Grafico 9: tassi di disoccupazione in Italia, 1990-1999 (%)
14
Grafico 10: previsioni relative alla disoccupazione in Italia, 1999-2003 (tasso %)
15
Tabella 4: opinioni sull’euro, primavera 1999
18
3
PE 168.090
L’ECONOMIA ITALIANA
4
PE 168.090
L’ECONOMIA ITALIANA
Introduzione
Ai sensi dell’articolo 99 del trattato (ex articolo 103)1, tutti gli Stati membri dell’Unione
europea – a prescindere dalla loro piena partecipazione o meno alla moneta unica –
“considerano le loro politiche economiche una questione di interesse comune”, e le
“coordinano nell’ambito del Consiglio”. Il coordinamento viene attuato nel quadro degli
“indirizzi di massima” raccomandati per le politiche economiche degli Stati membri.
Inoltre, in conformità delle disposizioni transitorie relative al periodo che precede il
passaggio alla moneta unica delineate nell’articolo 116 del trattato (ex articolo 109 E), gli
Stati membri che desideravano entrare a far parte della zona euro dovevano adottare
“programmi pluriennali destinati ad assicurare la durevole convergenza necessaria alla
realizzazione dell’Unione economica e monetaria”, che hanno costituito la base delle
decisioni adottate a maggio 1998 in merito alla partecipazione alla zona euro.
Per i paesi che non fanno ancora parte della zona euro è tuttora necessario presentare questi
“programmi di convergenza”. Nel caso dei paesi che hanno già adottato l’euro, il patto di
stabilità e crescita (cfr. allegato) prevede la presentazione di analoghi “programmi di
stabilità”.
Si tratta di programmi triennali rinnovabili incentrati sui progressi compiuti nel soddisfare i
due obiettivi principali del patto:
•
un disavanzo pubblico inferiore al 3% del PIL in ogni singolo anno, e
•
un equilibrio di bilancio complessivo nell’arco del ciclo economico.
Gli aggiornamenti annuali devono quindi tenere conto delle proposte di bilancio per l’anno
successivo.
Ogni programma è oggetto di un parere del Consiglio e costituisce uno degli elementi presi
in esame per la definizione degli indirizzi di massima per le politiche economiche.
I programmi di convergenza e stabilità iniziali sono stati pubblicati alla fine del 1998, prima
dell’introduzione formale della moneta unica. La maggior parte dei programmi aggiornati è
stata resa disponibile verso la fine del 1999.
1
La nuova numerazione degli articoli del trattato è stata introdotta con il trattato di Amsterdam, firmato nel
mese di ottobre 1997 ed entrato in vigore il 1°.5.1999.
5
PE 168.090
L’ECONOMIA ITALIANA
Quadro generale del Programma di Stabilità italiano
Il primo Programma di Stabilità italiano è stato pubblicato il 18 dicembre 1998. Il
Programma aggiornato del 1999 (approvato in attuazione dell’articolo 4 del regolamento n.
1466/97del Consiglio europeo del 7 luglio 1997) è stato pubblicato nel dicembre 1999 e si
basa sul documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2000-2003 (DPEF
2000-2003), approvato dal Parlamento italiano il 29 luglio 1999, sulla relazione previsionale
e programmatica per il 2000, presentata al Parlamento dal Governo italiano a fine settembre
1999 e sulla legge finanziaria per il 2000 approvata il 18 dicembre 1999.
Il 15 febbraio 2000 la Commissione ha espresso il suo parere sul Programma italiano del
1999. Il Commissario responsabile, Pedro SOLBES, ha affermato che l’Italia ha rispettato il
patto di stabilità e crescita. Tuttavia, egli ha anche aggiunto che l’Italia avrebbe dovuto
“conseguire risultati migliori” in materia di debito pubblico. Inoltre, “date le sfide da
affrontare per quanto riguarda la spesa pensionistica e quella pubblica”, le autorità italiane
“avrebbero dovuto iniziare al più presto l’esame del regime di previdenza sociale”.
Lunedì 28 febbraio 2000 il Consiglio ECOFIN ha esaminato e approvato il programma
italiano del 1999.
Risultati per il 1998 e il 1999
Nel 1998 l’attività economica è stata più debole di quanto ci si aspettasse inizialmente in
seguito a un temporaneo rallentamento del consumo privato e a un calo delle esportazioni –
dovuti all’effetto di eventi economici internazionali. Il PIL italiano è aumentato solo
dell’1,3%.
Il Programma di Stabilità del 1998 prevedeva un miglioramento per il 1999, con una crescita
del PIL pari al 2,5%, ma indicava la possibilità di una revisione al ribasso delle stime. In
realtà, nel 1999 la crescita del PIL è stata identica a quella registrata nell’anno precedente.
Come nel 1998, la revisione al ribasso è stata determinata dall’andamento sfavorevole delle
esportazioni e dalla cautela assunta dalle famiglie nelle decisioni di spesa.
Tuttavia, l’occupazione complessiva ha continuato a crescere a un tasso medio annuo dello
0,7%, soprattutto nel settore dei servizi privati; il tasso di disoccupazione si è ridotto
dall’11,8% del 1998 all’11,4% del 1999. Allo stesso tempo, una moderata crescita dei salari
ha contribuito a mantenere condizioni di stabilità dei prezzi. Nonostante il rialzo dei prezzi
del petrolio sui mercati internazionali e la riduzione della parità esterna dell’euro, il tasso di
inflazione è diminuito dal 2,3% nel 1998 all’1,9% alla fine del 1999.
La posizione di bilancio italiana indicava anche un costante miglioramento nell’arco dei due
anni. L’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al PIL è sceso dal
2,8% nel 1997 al 2,7% nel 1998, e il Programma di Stabilità del 1998 prevedeva per il 1999
un’ulteriore riduzione al 2,0% del PIL. Tuttavia, nel maggio 1999, con l’accordo del
Consiglio ECOFIN, la stima dell’indebitamento netto per il 1999 è stata rivista a un massimo
del 2,4% del PIL per tenere conto dell’impatto sui conti pubblici della minore crescita
economica realizzata nel 1998 e attesa per il 1999.
Le autorità italiane, una prima volta a gennaio e poi a marzo, avevano comunicato alla
Commissione europea che l’andamento del processo di consolidamento del disavanzo
prospettato nel Programma di Stabilità avrebbe subito un cambiamento, con un disavanzo più
elevato nel 1999, ribadendo comunque nel contempo l’impegno dell’Italia verso il
conseguimento dell’obiettivo a medio termine di un disavanzo pari all’1% del PIL entro il
6
PE 168.090
L’ECONOMIA ITALIANA
2001. La posizione di bilancio italiana prevista è stata approvata dal Consiglio per evitare il
rischio di imporre all’Italia una politica fiscale prociclica e, in questo modo, di deprimere
ulteriormente l’attività economica.
In realtà, il risultato per il 1999 è stato migliore di quanto previsto inizialmente o nella
revisione di maggio. Dai dati pubblicati all’inizio di marzo è emerso che l’indebitamento
netto finale era appena dell’1,9% del PIL, risultato dovuto in larga misura ad un andamento
delle entrate tributarie superiore alle aspettative: l’importo eccedente riscosso ammontava a
circa 5,2 milioni di euro, con un gettito fiscale complessivo in rapporto al PIL che è passato
dal 43% al 43,3%.
Il livello del debito pubblico, pari al l20% del PIL nel 1997, è sceso al 116,8% nel 1998. Il
Programma del 1998 prevedeva un’ulteriore riduzione al 114,6% nel 1999, obiettivo questo
quasi completamente rispettato se si considera che alla fine dell’anno si è registrato il
114,7%. In seguito alla riduzione del livello del debito e dei tassi di interesse, la spesa per il
servizio del debito si è ridotta dal 9,5% del PIL nel 1997 all’8% nel 1998, e al 6,9% nel 1999
(0,6% in meno rispetto alle previsioni contenute nel Programma del 1998). Il bilancio
primario – il saldo di bilancio, esclusi i pagamenti degli interessi – ha continuato a indicare
un avanzo pari al 5,2% del PIL nel 1998 e al 4,9% nel 1999.
Tabella 1: previsioni per il 1999 del Programma di Stabilità del 1998 e risultati
Crescita del PIL (%)
Inflazione (%)
Disoccupazione (%)
Disavanzo pubblico (% del PIL)
Debito pubblico (% del PIL)
Avanzo primario (% del PIL)
Previsioni del 1998
Risultati
2,5
1,5
11,9
2,0 (rivisto a 2,4)
114,6
+5,5
1,3
1,9
11,4
1,9
114,7
+4,9
Fonti: Programmi di Stabilità italiani, dicembre1998 e dicembre 1999.
Analisi e prospettive future
Nel corso dei prossimi anni la ripresa del commercio mondiale e dell’attività economica in
Europa dovrebbe favorire una sostanziale accelerazione della crescita in Italia. Il Programma
di Stabilità del 1999 prevede un tasso di incremento del 2,2% nel 2000. Tuttavia, diversi
fattori, quali una ripresa delle esportazioni più rapida del previsto e la crescita del consumo
interno
“costringono gli economisti a rivedere al rialzo le loro previsioni di crescita,
arrivando fino al 2,8% (gruppo di riflessione dell’IRS) e addirittura al 3% (Lorenzo
Codogno della Bank of America a Londra)”2.
Gli andamenti previsti dei costi e della produttività sono coerenti con la riduzione del tasso di
crescita del deflatore della spesa delle famiglie all’1,7% nel 2000 e la successiva
stabilizzazione intorno all’1,5%. Si prevede che il disavanzo pubblico continui a diminuire,
fino a raggiungere un livello prossimo al pareggio nel 2003. Nello stesso anno, il livello del
debito pubblico dovrebbe essersi ridotto al 100% del PIL.
2
Financial Times Survey sull’Economia della zona euro, venerdì 25.2.2000.
7
PE 168.090
L’ECONOMIA ITALIANA
Queste previsioni fondamentali potrebbero tuttavia essere soggette a cambiamenti, in quanto
sensibili agli aumenti dei tassi di interesse e ad eventuali rallentamenti imprevisti della
crescita economica. I commentatori osservano che una tendenza costante verso un tasso di
crescita più elevato e miglioramenti delle posizioni di bilancio e di disavanzo dipendono in
larga misura dal proseguimento delle riforme strutturali. Come la Commissione ha osservato,
la riforma del regime pensionistico costituisce un problema particolarmente delicato. Molto
dipenderà quindi dalla capacità del sistema politico di riuscire o meno a formare un governo
dotato della stabilità e della determinazione necessarie per portare a termine la riforma.
Inflazione
Nel 1998 in Italia il tasso di inflazione, che all’inizio degli anni ‘90 era costantemente pari o
superiore al 5%, era sceso a un livello in linea con i criteri di Maastricht, consentendo in
questo modo all’Italia di entrare a far parte della zona euro. Nel 1999 il tasso - misurato sulla
base dell’indice dei prezzi al consumo armonizzati (IPCA) - era pari all’1,7%, contro una
media dell’1,1% per la zona euro e una media dell’1,2% per l’Unione europea nel suo
complesso.
Tabella 2: tassi di inflazione dell’UE e della zona euro, 1999
BE DK DE
1,1 2,1 0,6
Fonte: Eurostat
GR
2,3
ES
2,2
FR
0,6
IE
2,5
IT
1,7
LU
1,0
NL
2,0
AT
0,5
PT
2,2
FI
1,3
SE
0,6
UK
1,3
EU
1,2
€
1,1
L’ultimo Bollettino della Banca d’Italia3 sottolinea che questo divario inflazionistico si è
gradualmente ridotto e negli ultimi mesi non si è ampliato.
Grafico 1: inflazione in Italia (deflatore dei prezzi del consumo privato) 1990-1999
7
6
5
4
3
2
1
0
1990
1992
1994
1996
1998
Fonte: Eurostat
La Banca rileva inoltre che in alcuni settori in Italia esistono tuttavia dinamiche dei prezzi
diverse rispetto quelli di altri paesi membri dell’UEM. Gli sviluppi del settore dei servizi
hanno svolto un ruolo importante nel contenere l’inflazione italiana, ma sono stati
3
Consultare il sito http://www.finanzaonline.com/bci/monitor/Wem24.htm.
8
PE 168.090
L’ECONOMIA ITALIANA
relativamente modesti rispetto al resto dell’Europa. Nel campo delle telecomunicazioni, ad
esempio, in Italia i prezzi sono diminuiti del -2,6%, contro il –10,9% in Germania. Il costo
dei servizi assicurativi è aumentato in Italia del +16,3%, contro appena il +4,9% in Germania
e una riduzione del –3% in Francia. Analogamente, il costo dei servizi finanziari è cresciuto
in Italia del +6%, contro il +0,4% in Germania e una riduzione del –0,5% in Francia.
Questa divergenza di tendenze può essere giustificata da un gioco della concorrenza meno
forte in questi mercati rispetto al resto dell’Europa. Una crescita più lenta della produttività
del lavoro in Italia - considerato che l’aumento dei livelli salariali non differisce in misura
rilevante - ha contribuito ad incrementare i costi unitari del lavoro e l’inflazione inerziale
rispetto al resto della zona euro.
…“Il sensibile calo della produttività (-1,3% nel primo semestre del 1999) si può
spiegare facilmente osservando l’andamento della produzione nell’industria
manifatturiera, che ha subito una flessione su una base non corretta dell’1,5% rispetto
al primo semestre del 1998. Tale flessione è dovuta ovviamente alla crisi delle
esportazioni italiane legata al crollo della domanda internazionale e dipende dal fatto
che la produttività è solitamente prociclica” 4.
Grafico 2: previsioni relative all’inflazione in Italia, 1999-2003
1,9
2
1,7
1,6
1,5
1,5
1,5
1
0,5
0
1999
2000
2001
2002
2003
Fonte: Programma di Stabilità del 1999
Il Programma di Stabilità italiano del 1999 prevede che il livello di inflazione continuerà a
diminuire, stabilizzandosi a un tasso dell’1,5%, misurato sulla base del deflatore del consumo
privato.
Disavanzi di bilancio
Come nel caso dell’inflazione, in Italia il disavanzo di bilancio si è drasticamente ridotto alla
fine degli anni ‘90, consentendo all’Italia di soddisfare nel marzo 1998 i criteri di Maastricht
relativi al disavanzo.
4
Bollettino della Banca d’Italia.
9
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L’ECONOMIA ITALIANA
Grafico 3: indebitamento netto in Italia, 1990-1998
0
-2
-2,8
-2,2 -1,9
-4
-6
1999
1998
1997
1995
1994
1993
1992
1991
1990
-9,5 -9,2
-10
-10,1 -9,6
-11,1
-12
-7
1996
-7,7
-8
Fonte: Eurostat
Il Programma di Stabilità del 1999 dichiara che
“La politica di bilancio per il periodo 2000-2003 continua a essere incentrata su una duplice
strategia: proseguire il risanamento dei conti pubblici e favorire la crescita e un’equa
distribuzione del reddito”.
Esso prevede una riduzione dell’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche di circa
mezzo punto percentuale per ognuno dei prossimi quattro anni fino a raggiungere un livello
prossimo al pareggio nel 2003. L’incidenza dell’avanzo primario – stabilizzatosi a circa il 5%
del PIL – dovrebbe essere inferiore rispetto alle previsioni del programma del 1998, mentre
l’andamento decrescente della spesa per interessi dovrebbe essere più pronunciato, dal 6,5%
del PIL nel 2000 al 5,3% del PIL nel 2003.
Grafico 4: previsioni relative al disavanzo di bilancio in Italia, 1999-2003
0
-0,2
-0,1
-0,6
-0,4
-1
-0,6
-0,8
-1,5
-1
-1,2
-1,4
-1,6
2000
2001
2002
2003
Fonte: Programma di Stabilità del 1999
10
PE 168.090
L’ECONOMIA ITALIANA
Una delle principali minacce che rischia di compromettere la strategia italiana volta a ridurre
ulteriormente il disavanzo di bilancio è l’attuale aumento dei tassi di interesse mondiali. Il
Programma del 1999 contiene stime degli effetti di tassi più alti o più bassi.
Tabella 3: sensibilità alle variazioni dei tassi di interesse delle previsioni relative al
disavanzo in Italia per il 2003
Spesa per interessi/PIL
Disavanzo/PIL
5,7
5,3
4,9
0,5
0,1
-0,3
Tassi di interesse più alti
Stima centrale
Tassi di interesse più bassi
Fonte: Programma di Stabilità del 1999
Il Programma effettua calcoli analoghi in relazione ad eventuali tassi crescita inferiori alle
previsioni. Per il momento, tuttavia, la prospettiva è quella di un risultato superiore anziché
inferiore al previsto (cfr. supra in questa sezione).
Debito pubblico
Nonostante nel 1998 il debito pubblico complessivo in Italia fosse quasi il doppio del livello
di riferimento del 60% stabilito a Maastricht, si riteneva che si sarebbe ridotto fino a
raggiungere tale livello a un “ritmo soddisfacente”. Il debito è infatti diminuito costantemente
dal 1994, ossia l’anno in cui ha registrato la punta massima.
Grafico 5: debito lordo consolidato in Italia in percentuale del PIL, 1990-1999
140
120
100
80
60
40
20
0
1990
1992
1994
1996
1998
Fonte: Eurostat
Il Programma di Stabilità del 1999 prevede una diminuzione costante del debito pubblico in
linea con quanto indicato nel Programma di dicembre 1998. La tendenza alla riduzione
dovrebbe ulteriormente accelerare man mano che si faranno sentire pienamente gli effetti
della diminuzione dei tassi di interesse. Nel corso dei prossimi tre anni il rapporto debito
pubblico/PIL verrà ridotto di oltre 3 punti percentuali all’anno, coerentemente con l’obiettivo
di una riduzione di tale rapporto al di sotto del 100% nel 2003.
11
PE 168.090
L’ECONOMIA ITALIANA
Grafico 6: previsioni relative al debito pubblico in Italia, 1999-2003 (% del PIL)
114,7
111.7
115
108.5
110
104.3
105
100
100
95
90
1999
2000
2001
2002
2003
Fonte: Programma di Stabilità del 1999
Questi livelli di debito sono significativamente inferiori rispetto a quelli previsti nel
programma macroeconomico italiano per il periodo 1998-2000, secondo il quale il livello del
60% stabilito a Maastricht sarebbe stato raggiunto nel 2009.
Inoltre, la scadenza del debito riveste un’importanza pari a quella del livello assoluto:
maggiore è il termine di scadenza, minore è l’incidenza sul bilancio delle variazioni dei tassi
di interesse a breve termine. Alla fine del 1990 la scadenza media del debito pubblico italiano
era di appena 2,6 anni, mentre ora è pari a 5,5 anni.
Crescita economica
Negli anni ‘90 l’andamento della crescita dell’economia italiana è stato alquanto irregolare. Il
rigore fiscale richiesto per soddisfare i criteri di convergenza di Maastricht, unito a un calo
della domanda estera italiana, ha avuto come conseguenza solo una modesta espansione nel
periodo 1996-1999. Nel corso degli ultimi quattro anni l’economia italiana ha registrato
risultati inferiori rispetto alle altre economie dell’Unione europea.
Grafico 7: crescita reale del PIL, 1990-1999 (variazione %)
3
2,9
2,5
2,2
2 2
1,5
1,5
1,4
1
1,3 1,3
0,9
0,8
0,5
0
-0,5
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992
1991
-0,9
1990
-1
Fonte: Eurostat
12
PE 168.090
L’ECONOMIA ITALIANA
Tuttavia, in base sia al Programma di Stabilità del 1999 che ad altre previsioni, il tasso di
crescita dovrebbe aumentare in misura significativa.
Grafico 8: previsioni relative alla crescita economica in Italia, 1999-2003 (aumento in
percentuale del PIL)
2,6
3
2
2,8
2,9
2,2
1,3
1
0
1999
2000
2001
2002
2003
Fonte: Programma di Stabilità del 1999
Il tasso di crescita degli investimenti fissi lordi dovrebbe salire al 5,3% nel 2000 e oltre il 6%,
in media, nel periodo 2001-2003. L’espansione del commercio mondiale dovrebbe anche
favorire la ripresa del volume delle esportazioni, spingendo il tasso di crescita dal 3,8% nel
2000 al 6,2% nel 2003.
“Gli indicatori previsionali, quali le attività commerciali e la fiducia dei consumatori,
appaiono più incoraggianti e la domanda interna è in aumento. Questo miglioramento
è in parte dovuto ai recenti segni di schiarita dell’orizzonte economico mondiale,
soprattutto in Europa e nell’Asia orientale, entrambi importanti mercati di
esportazione per gli articoli di lusso italiani. Per molto tempo la riduzione dei tassi di
interesse non ha stimolato i consumatori italiani che, avendo investito largamente in
attività a tasso di interesse variabile, hanno subito perdite di reddito proprio a causa di
tale diminuzione. Tuttavia, recentemente si è verificato un aumento significativo delle
richieste di prestiti bancari da parte delle famiglie, allettate dal regime di agevolazioni
fiscali deciso dal governo come misura per offrire migliori prospettive di soluzione al
problema della casa” 5.
Disoccupazione
Il livello di disoccupazione in Italia si è assestato da sei anni ormai al di sopra dell’11% circa 3.000.000 di persone -, riflettendo gli scarsi risultati dell’economia in termini di
crescita.
5
Per il testo da cui è tratto il brano consultare il sito http://www.ft.com/fteuro/q85ce.htm
13
PE 168.090
L’ECONOMIA ITALIANA
Grafico 9: tassi di disoccupazione in Italia, 1990-1999 (%)
12
10
8
6
4
2
0
1990
1992
1994
1996
1998
Fonte: Eurostat
“I livelli di occupazione di 10 punti inferiori rispetto alla media dell’Unione europea
(50,8 per cento contro il 60,8 per cento) per quanto riguarda la popolazione di età
compresa fra i 15 e i 64 anni, con un enorme divario (di quasi 30 punti percentuali) fra
uomini e donne; il più alto livello di disoccupazione di lunga durata (rappresentata da
coloro che sono alla ricerca di un lavoro da oltre un anno) fra tutti i paesi dell’Unione
europea; un tasso di crescita del lavoro part-time ancora molto modesto (3,7 per cento
del totale contro il 10,3 per cento dell’Unione europea). Sono questi alcuni dei punti
deboli del mercato del lavoro italiano emersi da un approfondito confronto fra i dati
relativi al 1988 dei 15 Stati membri dell’Unione europea (pubblicazione del 9 febbraio
2000). Dai dati raccolti da Eurostat, l’ufficio statistico europeo, emerge una situazione
in cui l’Italia occupa costantemente il posto del fanalino di coda. Il livello di
disoccupazione "cronica" in Italia alla fine del 1998 rappresenta il 67,3 per cento del
livello di disoccupazione nazionale totale pari al 12,2 per cento. La media dell’Unione
europea è del 48,9 per cento. Per quanto riguarda le persone di età compresa fra i 15 e
i 24 anni, il numero di disoccupati di lunga durata in Italia raggiunge l’81,4 per cento,
valore di gran lunga superiore rispetto a quello registrato in tutti gli altri paesi
dell’Unione europea. Anche i livelli di occupazione delle persone di età compresa fra i
15 e i 64 anni sono molto bassi: 65,1 per cento per gli uomini (solo in Spagna la
situazione è peggiore con il 64,9 per cento) mentre per le donne il livello è pari al 36,7
per cento”6.
Il Programma di Stabilità del 1999 prevede un costante, ma modesto miglioramento della
situazione, con il tasso che diminuirà a un livello inferiore al 10% solo nel 2003.
6
“Il tasso di occupazione va sotto la media UE di 10 punti”, Corriere della Sera - Europa, 9.2.2000.
14
PE 168.090
L’ECONOMIA ITALIANA
Grafico 10: previsioni relative alla disoccupazione in Italia, 1999-2003 (tasso %)
11.5
11
11.1
10.5
10.5
10
10
9.5
9.4
9
8.5
2000
2001
2002
2003
Fonte: Programma di Stabilità del 1999
Ai fini dell’analisi della disoccupazione in Italia rivestono una particolare importanza due
fattori specifici.
1. L’Italia ha il più basso rapporto lavoratori/popolazione totale (il "tasso di
occupazione") fra tutti i paesi dell’OCSE nel loro complesso. Questo vale in
particolare per quanto riguarda i lavoratori della fascia di età compresa fra i 55 e i 65
anni. Gli economisti hanno quindi sottolineato la necessità per l’Italia di riformare il
regime pensionistico e di erogazione delle generose indennità di prepensionamento.
2. Una caratteristica fondamentale della disoccupazione in Italia è costituita dal
tradizionale divario fra il nord relativamente prospero e il sud del paese, il cosiddetto
"Mezzogiorno".
Negli ultimi anni l’industria italiana è anche stata protagonista di un ampio processo di
ristrutturazione, con una drastica riduzione dell’occupazione in settori tradizionali quali
l’industria tessile e quella chimica.
Riforme strutturali
Imposizione fiscale
L’obiettivo della politica di bilancio dal lato delle entrate è rappresentato dalla graduale
riduzione della pressione tributaria e contributiva mediante l’utilizzo delle risorse derivanti
dalla lotta all’evasione. L’alleggerimento del prelievo è previsto soprattutto attraverso
agevolazioni a favore delle famiglie e delle imprese, conformemente agli impegni assunti con
il Patto Sociale per lo Sviluppo e l’Occupazione del 1998. Le misure introdotte prevedono la
riduzione dal 27% al 26% dell’aliquota del secondo scaglione IRPEF, l’aumento delle
detrazioni a favore delle famiglie meno abbienti, la riduzione dell’IVA nel settore
dell’edilizia, il consolidamento del provvedimento di sgravio sulla prima casa di proprietà e
per i fitti introdotto inizialmente per il solo anno 1999, l’alleggerimento della tassa di
15
PE 168.090
L’ECONOMIA ITALIANA
successione e l’estensione della "dual income tax" alle imprese individuali e alle società di
persone.
Privatizzazione
Il programma di privatizzazione avverrà secondo modalità differenti che vanno dalla vendita
diretta alla costituzione di fondi immobiliari pubblici. Gli immobili saranno alienati
singolarmente, o in uno o più lotti, a intermediari immobiliari. Questi dovranno corrispondere
la somma pattuita inizialmente, procedere alla vendita degli immobili e versare la differenza
sull’importo realizzato, trattenendo una commissione.
Misure dal lato delle spese
Dal lato delle spese, le misure programmate, pari complessivamente a 11.000 miliardi di lire,
sono volte alla riduzione delle spese correnti. Gli interventi attengono al settore del pubblico
impiego, al settore previdenziale, all’acquisto di beni e servizi da parte della pubblica
amministrazione, all’area della finanza locale e alla gestione del debito pubblico. Nel settore
del pubblico impiego lo sforzo aggiuntivo di razionalizzazione della spesa è teso a una più
attenta programmazione del turnover e dei concorsi interni, nonché a un’incentivazione del
part-time e della mobilità. Gli interventi nel settore previdenziale mirano a riequilibrare la
spesa anche mediante misure di razionalizzazione della gestione dei fondi speciali.
Risparmi sono attesi anche da una gestione coordinata degli acquisti di beni e servizi da parte
delle amministrazioni pubbliche. È stata prevista la possibilità di stipulare convenzioni con
fornitori (individuati con gara comunitaria) che si impegnano a tenere disponibili per l’intera
pubblica amministrazione determinati quantitativi di prodotti a un prezzo convenuto e per un
periodo di tempo prefissato. In tal modo, le singole amministrazioni possono rifornirsi a
semplice richiesta senza dover ogni volta attivare le procedure di gara.
Tutte queste misure tendono a un maggior coordinamento della finanza centrale con quella
regionale e locale attraverso un rafforzamento del “patto di stabilità interno”. Regioni,
province, comuni e comunità montane saranno chiamati a un più rigido rispetto delle
compatibilità finanziarie imposte all’Italia dall’ingresso nell’Unione economica e monetaria.
Pensioni
Fattori demografici e finanziari hanno reso gli impegni pensionistici un fattore cruciale nelle
previsioni di bilancio italiane. Il Programma di Stabilità del 1999 contiene una previsione
della spesa pensionistica in rapporto al PIL fino al 2045.
Si prevede un aumento della spesa dal 14,2% registrato nel 1998 al 15,6% nel 2015
“a causa sia di un incremento del numero di pensionati in eccesso rispetto agli
occupati, sia dell’aumento dell’ammontare delle pensioni medie che è praticamente
pari a quello della produttività del lavoro”.
Il livello continuerà a salire, anche se a un tasso inferiore, fino a raggiungere un massimo del
15,8% del PIL nel 2031 per poi diminuire drasticamente fino ad arrivare al 14,2% nel 2045.
I calcoli si basano sul presupposto di un tasso di crescita medio dell’1,5 nell’arco dell’intero
periodo. La riduzione dopo il 2031 dipende anche da
“una drastica riduzione del tasso di crescita medio delle pensioni in seguito alla
graduale introduzione del metodo di calcolo basato sulla contribuzione…L’effetto sarà
così marcato da compensare il forte aumento del numero dei pensionati in rapporto
alla popolazione attiva”.
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PE 168.090
L’ECONOMIA ITALIANA
Interventi per favorire la crescita nel Mezzogiorno
L’obiettivo generale di tutti gli interventi per il Mezzogiorno è il raggiungimento in questa
area dell’Italia, entro la metà del periodo 2000-2006, di un tasso di crescita
significativamente superiore a quello medio europeo fondato su un consistente aumento della
produttività, con conseguente riduzione della povertà e crescita dell’occupazione regolare.
Lo strumento individuato ai fini della programmazione di questa politica è il Programma di
Sviluppo del Mezzogiorno (PSM) per l’utilizzo dei Fondi strutturali comunitari per gli anni
2000-2006. Allo scopo di garantire certezza finanziaria e unicità di azione il documento di
programmazione economico-finanziaria per il periodo 2000-2003 delinea un quadro
finanziario settennale per tutte le risorse pubbliche disponibili nel Mezzogiorno. Sulla base di
tale quadro, nel periodo 2000-2006 la quota delle spese in conto capitale salirà da circa il
44% nel 2000 a circa il 47% nel 2002 per poi ridursi gradualmente fino a meno del 45%
cento nel 2007.
Il quadro politico
L’ordinamento giuridico italiano si basa sulla costituzione del 1948 e il sistema legislativo
bicamerale nazionale è rappresentato dal Senato con 315 seggi e dalla Camera dei deputati
con 630 seggi. Il Presidente della Repubblica viene eletto per un periodo di sette anni da un
collegio elettorale composto dai membri dei due rami del Parlamento e da delegati delle
Regioni, nomina il presidente del Consiglio sulla base della capacità di formare un governo
con il sostegno del Parlamento, nomina cinque giudici della Corte costituzionale, ma non ha
poteri esecutivi. Carlo Azeglio Ciampi è stato eletto Presidente nel maggio 1999 e rimarrà in
carica fino al maggio 2006.
Il sistema politico ruota attorno a due ampie coalizioni:
“Centrosinistra”. Questa coalizione comprende i seguenti partiti politici: “I Democratici”,
“Democratici di Sinistra”, “Partito Popolare Italiano” (PPI), “Rinnovamento Italiano”,
“Verdi”, “Socialisti Italiani” (SI), “Unione Democratica per l´Europa” (U.d.euR.) e “Partito
dei Comunisti Italiani” (PdCI).
“Polo per le libertà”. Questa coalizione è costituita da: “Forza Italia”, “Alleanza Nazionale”
(AN), “Centro Cristiano Democratico” (CCD) e “Cristiano Democratici Uniti” (CDU).
La “Lega Nord” ha recentemente concluso un accordo elettorale con il “Polo”.
Fra gli altri partiti si possono citare la “Lista Emma Bonino” (Partito liberale, liberista e
libertario), “Rifondazione Comunista” (PRC) e “Movimento Sociale Fiamma Tricolore”.
Il 23 dicembre 1999 si è insediato un nuovo governo presieduto da Massimo D´Alema, alcuni
giorni dopo le dimissioni di quello precedente. Questo risultato ha accresciuto il ruolo nel
governo del partito “I Democratici” – fondato agli inizi del 1999 dall’attuale Presidente della
Commissione europea Romano Prodi. Oltre al Presidente del Consiglio, del governo fanno
parte otto ministri provenienti dall’ex partito comunista “Democratici di Sinistra” (DS), il
maggiore partito della coalizione, cinque del “Partito Popolare Italiano” (PPI), quattro del
partito “I Democratici” (cinque se si comprende l’importante carica di sottosegretario del
Presidente del Consiglio), e due ciascuno del gruppo comunista “Partito dei Comunisti
Italiani” (PdCI), del gruppo centrista “Unione Democratica per l’Europa” (Udeur) e dei
“Verdi”.
Le ultime elezioni nazionali si sono svolte il 21 aprile 1996 e le prossime dovrebbero essere
indette nell’aprile del 2001. La costituzione emendata riconosce alle assemblee regionali il
17
PE 168.090
L’ECONOMIA ITALIANA
potere di adottare il sistema elettorale da utilizzare nelle successive elezioni regionali, purché
sia conforme ai principi della costituzione italiana. Questo significa che non si può essere
membro di un’assemblea regionale e allo stesso tempo ricoprire altri incarichi a livello
nazionale o di Unione europea. Si deve tenere un’elezione se il presidente della regione si
dimette o non è in grado di adempiere le sue responsabilità ufficiali o se un quinto o più
dell’assemblea presenta una mozione di sfiducia motivata. Quest’ultimo provvedimento è
inteso a porre fine ai frequenti cambiamenti di amministrazione senza ricorso all’elettorato.
Nell’aprile 2006 i presidenti delle 15 regioni italiane a statuto ordinario dovrebbero essere
eletti direttamente in conformità del nuovo sistema elettorale regionale non ancora
definitivamente approvato. Ne consegue che se nessun candidato ottiene più del 50% dei voti
espressi non è previsto un secondo turno di elezioni.
Opinione pubblica ed euro
Secondo l’Eurobarometro, l’Italia è il secondo paese dopo il Lussemburgo in cui il livello di
sostegno a favore della moneta unica raggiunge l’84% della popolazione. Nella primavera del
1999 l’84% della popolazione era favorevole all’euro. Questo dato rappresenta tuttavia una
diminuzione rispetto all’88% registrato nell’autunno del 1998.
Il grado di soddisfazione riguardo alle informazioni diffuse continua ad essere il più elevato
tra i cittadini degli 11 paesi dell’euro – tra i quali l’Italia vanta uno degli aumenti più
significativi, ben il +14% - rispetto a quello dei paesi “pre-in”. L’89% circa della popolazione
afferma di aver ricevuto informazioni sull’euro e il 93% considera importanti temi di attualità
il tasso di cambio lira/euro e le implicazioni pratiche dell’euro per le retribuzioni, le pensioni
e altri redditi.
Tabella 4: opinioni sull’euro, primavera 1999
(%)
UE
A favore
61
Contro
28
Italia
A favore
84
Contro
9
Fonte: Eurobarometro
18
PE 168.090
L’ECONOMIA ITALIANA
Allegato: il Patto di Stabilità e Crescita
Riunito a Madrid nel dicembre 1995, il Consiglio europeo ha riconosciuto l’importanza
cruciale di garantire la disciplina di bilancio nella terza fase dell’Unione economica e
monetaria (UEM). Sei mesi dopo, a Firenze, il Consiglio europeo ha ribadito quest’opinione
e a Dublino nel dicembre 1996 ha raggiunto un accordo sugli elementi principali del patto di
stabilità e crescita.
Nella terza fase dell’UEM gli Stati membri devono evitare disavanzi pubblici eccessivi:
questo è un espresso obbligo del trattato7… Il Consiglio europeo sottolinea l’importanza di
preservare l’equilibrio delle finanze pubbliche quale strumento per rafforzare le condizioni
favorevoli alla stabilità dei prezzi e a una crescita vigorosa e sostenibile che promuova la
creazione di posti di lavoro. È altresì necessario garantire che le politiche di bilancio
nazionali sostengano politiche monetarie orientate alla stabilità. Il perseguimento
dell’obiettivo concernente l’equilibrio del bilancio, con un saldo prossimo al pareggio o
positivo, consentirà agli Stati membri di far fronte alle normali fluttuazioni cicliche,
mantenendo il disavanzo pubblico entro il valore di riferimento del 3% del PIL.
Riunito a Dublino nel dicembre 1996 il Consiglio europeo ha chiesto di predisporre un patto
di stabilità e crescita la cui disciplina sia coerente con i principi e le procedure del trattato.
Il patto di stabilità e crescita non muta in alcun modo i requisiti per la partecipazione alla
terza fase dell’UEM, sia per i paesi che aderiranno dall’inizio (vale a dire quelli approvati a
maggio 1998) sia per i paesi che aderiranno ad una data successiva. Gli Stati membri
restano responsabili delle politiche di bilancio nazionali, fatte salve le disposizioni del
trattato; essi adottano le misure necessarie per assolvere le loro responsabilità in conformità
di tali disposizioni.
Il patto di stabilità e crescita, che ha carattere preventivo e dissuasivo, consiste in una
risoluzione e in due regolamenti del Consiglio, uno sul rafforzamento della sorveglianza
delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche
economiche e l’altro sull’accelerazione e il chiarimento delle modalità d’attuazione della
procedura per i disavanzi eccessivi8.
Nella sua risoluzione il Consiglio europeo invita solennemente le parti, e cioè gli Stati
membri, il Consiglio dell’Unione europea e la Commissione delle Comunità europee, ad
attuare il trattato e il patto di stabilità e crescita in modo rigoroso e tempestivo. La
risoluzione costituisce per le parti che attueranno il patto di stabilità e crescita un
orientamento politico rigoroso. A tal fine, il Consiglio europeo ha convenuto i seguenti
indirizzi:
GLI STATI MEMBRI
1.
si impegnano a rispettare l’obiettivo, indicato nei loro programmi di stabilità o di convergenza, di un
saldo di bilancio a medio termine prossimo al pareggio o positivo e ad adottare le misure correttive del
bilancio che ritengono necessarie per conseguire gli obiettivi dei programmi di stabilità o convergenza,
ogniqualvolta dispongano di informazioni che indichino un divario significativo, effettivo o presunto
rispetto a detti obiettivi;
7
In base all’articolo 5 del protocollo n. 11, questo obbligo non si applica al Regno Unito a meno che non passi
alla terza fase; continuerà invece ad applicarsi al Regno Unito l’obbligo di cercare di evitare disavanzi
eccessivi previsto dall’articolo 109 E, paragrafo 4 del trattato che istituisce la Comunità europea.
8
http://ue.eu.int/emu/policy_en/2/main1.htm
19
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L’ECONOMIA ITALIANA
2.
sono invitati a rendere pubbliche, di propria iniziativa, le raccomandazioni che il Consiglio rivolge loro
ai sensi dell’articolo 103, paragrafo 4;
3.
si impegnano ad adottare le misure correttive del bilancio che ritengono necessarie per conseguire gli
obiettivi dei loro programmi di stabilità o convergenza, allorché ricevano un segnale di allarme
preventivo sotto forma di raccomandazioni del Consiglio ai sensi dell’articolo 103, paragrafo 4;
4.
avviano tempestivamente le azioni correttive del bilancio che ritengono necessarie, non appena ricevano
informazioni indicanti il rischio di un disavanzo eccessivo;
5.
correggono i disavanzi eccessivi non appena si manifestino; tale correzione deve essere completata non
oltre l’anno successivo alla constatazione del disavanzo eccessivo, salvo quando sussistano particolari
circostanze;
6
sono invitati a rendere pubbliche, di propria iniziativa, le raccomandazioni che sono loro rivolte ai sensi
dell’articolo 104 C, paragrafo 7;
7.
si impegnano ad invocare la fattispecie di cui all’articolo 2, paragrafo 3 del regolamento del Consiglio
per l’accelerazione e il chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi
solo nel caso di una recessione grave; nel valutare tale gravità gli Stati membri, in linea di principio,
adottano come punto di riferimento una diminuzione annua del PIL in termini reali di almeno lo 0,75%9.
9
Cfr. (2)
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L’ECONOMIA ITALIANA
Ultime pubblicazioni della Serie affari economici
Tutti questi documenti sono disponibili su carta. Alcuni sono anche reperibili sul sito
INTERNET http://europarl.eu.int/dg4/wkdocs/catalog/en/catecon.htm
Improving cross-border payments in the euro area
(ECON-123, August 2000, En, Fr, De)
Strategies for the EU Economy
(ECON-122, April 2000, En, F, De)
Consumer protection aspects of the UCITS amending directives of 17 July 1998
(ECON-121, November 1999, En, F, De).
Exchange Rates and Monetary Policy
(ECON-120, August 2000, En, Fr, De)
The Functioning and Supervision of International Financial Institutions
(ECON-118, March 2000, En, F, De, summary/conclusions in all languages)
EMU and Enlargement: a review of policy issues
(ECON-117, January 2000, En, Fr, De, summary/conclusions in all languages)
The Determination of Interest Rates
(ECON-116, December 1999, En,Fr,De, summary/conclusions in all languages)
Options for the Exchange Rate Management of the ECB
(ECON-115, October 1999, En,Fr,De, summary/conclusions in all languages)
The Euro as 'Parallel Currency', 1999-2002
(ECON-114, September 1999, En,Fr,De, summary/conclusions in all languages)
Public and Private Investment in the European Union
(ECON-113, May 1999, En, summary/conclusions in all languages)
The Monetary Policy of the ECB under Treaty Article 105
(ECON-112, May 1999, En,Fr,De, summary/conclusions in all languages)
Labour Costs and Wage Policy within EMU
(ECON-111, April 1999, En,Fr,De, summary/conclusions in all languages)
Monetary Policy Transmission in the Euro Area
(ECON-110, April 1999, En,Fr,De, summary/conclusions in all languages)
Forecasting budgetary deficits
(ECON-109, April 1999, En,Fr,De, summary/conclusions in all languages)
The Feasibility of an International ‘Tobin Tax’
(ECON-107, March 1999, En,Fr,De, summary/conclusions in all languages)
Prudential Supervision in the Context of EMU
(ECON-102, rev.1. March 1999, En,Fr,De, summary in all languages)
EMU: Relations between 'ins' and 'outs'
(ECON-106, October 1998, En, summary/conclusions in all languages)
Tax Competition in the European Union
(ECON-105, October 1998, En,Fr,De , summary/conclusions in all languages)
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PE 168.090
L’ECONOMIA ITALIANA
Adjustment to Asymmetric Shocks
(ECON-104, September 1998, En,Fr,De, summary/conclusions in all languages)
The Social Consequences Changes in VAT
(ECON-103, April 1998, En,Fr,Ge)
The International Role of the Euro
(ECON-101. March 1998 En,Fr,De, summary in all languages).
The Social and Economic Consequences of abolishing Duty Free Within the European
Union
(W-30, October 1997, En,Fr,De, summary in all languages)
The Coordination of National Fiscal Policies in the Context of Monetary Union
(E-6, Oct. 1996, De, En, Fr).
The Impact of VAT and Intrastat obligations on SMEs
(W-25, May 1996, En,Fr,Ne, summary W-24 in all languages).
EMU and the Outsiders
(W-23, May 1996, En).
Derivative financial instruments
(E-4, Apr. 1995, En,Fr).
Options for a Definitive VAT system
(E-5, Oct. 1995, De, En,Fr,De, summary in Da, El, Es, It, Ne, Po).
The impact of exchange rate fluctuations on European Community trade
(E-3, July 1994, En, summary De, Fr).
BRIEFINGS
The Greek Economy
(Economic Affairs Series Briefing 27, February 2000, En,Fr,Gr)
The Italian Economy
(Economic Affairs Series Briefing 30, March 2000, En,Fr,It.)
The Danish Economy
(Briefing ECON 501, April 2000, En)
The Spanish Economy
(Economic Affairs Series Briefing ECON 503, May 2000, En, Esp)
The Portuguese Economy
(Economic Affairs Series Briefing ECON-505,May 2000, En)
The French Economy
(Economic Affairs Series Briefing ECON-504, July 2000, En)
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