124 Immaginate Venezia. Avete mai visto una

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Diario di viaggio
Immaginate Venezia. Avete mai visto una luce
più limpida di quella? Beh! Siracusa ne ha una
simile. Partendo da Piazza Duomo e scendendo
per via Picherali improvvisamente si apre all’occhio l’immenso porto dall’acqua verde smeraldo
e lì esplode la luce nella sua massima intensità
rispetto agli altri quartieri.
E la cifra della luce accompagna la città anche
nei secoli successivi quando si diffonde la religione cristiana. Patrona della città e testimone
della sua particolare luminosità non poteva essere che Santa Lucia, da luko in greco e lux in
latino, che vuol dire “luce” splendente, sottolineata anche dalla pietra rosata e quindi brillante anch’essa, dei monumenti cittadini.
Ma… non c’è luce senza ombra a marcare i contorni delle cose e ben lo sapeva il Caravaggio
quando di passaggio a Siracusa, dopo essere
fuggito da un carcere di Malta, nel 1608-9 realizzò uno dei suoi capolavori: “Il seppellimento
di Santa Lucia”.
La luce del Caravaggio nella luce di Lucia, dunque. La misticità della luce del maestro fusa
e confusa con la misticità della Santa. Quello
di Siracusa è il momento della piena maturità
artistica di Michelangelo Merisi, quando il luminismo pittorico assume una connotazione di
carattere morale e spirituale, trasferendosi dal
piano umano a quello della trascendenza.
La luce! Miei cari lettori, vi siete chiesti cos’è la
luce? Quale metafora rivela?
Tutti direte che è principio di vita e quindi metaforicamente principio di conoscenza. Perfetto!
Essa ha la stessa connotazione sia in Oriente sia
in Occidente ma… troppo bello se ci fermassimo
qui. In realtà essa permette di conoscere, è vero,
ma non può essere conosciuta. Infatti, illumina
gli oggetti ma non può essere vista, pena l’accecamento. Se due più due fa quattro, essa contiene in se stessa qualcosa di tenebroso, di oscuro,
da qui il dualismo luce/tenebra.
Quante volte abbiamo sentito parlare di “tenebra luminosa” o di “luce tenebrosa”! Tante,
vero? Allora facciamo un passo avanti e chiediamoci: “Cosa vuol dire questo dualismo?”. Che
ci sono delle realtà che non possiamo conoscere
né con i sensi né con la ragione, ma solamente
con l’intuito, col famoso terzo occhio, quel terzo
occhio con cui è rappresentato anche Shiva!
Annibale Vanetti, Trittico della luce - Verso il buio (part.), propr. dell’autore.
E ancora luce è lux in latino, ma anche lumen
che non è altro, in questa seconda accezione,
che l’estensione della luce. Ricordate il mito di
Prometeo che rubò una scintilla agli dei e diede
il fuoco agli uomini e quindi il lumen?
Ma, non abbiamo finito, il dualismo lux-lumen
contempla ancora un altro elemento: l’ombra,
attraverso cui le cose hanno spessore, attraverso cui ne definiamo i contorni. L’ombra, infatti, esiste perché c’è la superficie illuminata,
ma accanto c’è anche uno spazio in cui la luce
non c’è. Se c’è un dualismo, ognuno dei due
elementi può vivere separatamente. Pensiamo
alle “ombre cinesi” che, naturalmente, non hanno… ombra e coincidono con se stesse. Allora,
se l’ombra coincide con se stessa non è altro
che la metafora della morte o anche del potere
assoluto!
Fatte queste premesse tra luce e ombra o luce
e buio, cosa può accadere in una città che sente fortemente queste problematiche? Un bel po’
di manifestazioni culturali legate a diverse associazioni tra cui segnalo: “Il centro culturale
6]W^MLQZMbQWVQŒn. 3 maggio-giugno 2011
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