Giovanni Lorè ALITI D’AUTUNNO Prefazione di Rodolfo Tommasi Edizioni Helicon ALLE FRUSTATE DEL ROVAIO AI BRIVIDII D’OMBRA DELLA SERA Alle frustate del rovaio s’affolta di nuvolaglia il cielo. Non lembi chiari, ma di color fosco divallano e infioccano come ragne alberi pensosi, dalle fronde ripiegate. Sfuma il lume della lucerna della luna e le colline apriche d’ombra si tingono. Ratta la pioggia greve cade e ogni cosa s’intrista. Il mare già irrequieto illividisce, illividisce e il suo gemere cresce. S’inarca e le barche nella cala all’ancora roteano svelte, pipistrelli in girotondo ad uno sfiaccolante e svettante lampione. Abbandonano i gabbiani le sballottate boe e nell’aria torbida remeggiano e sui lucidi tetti delle case si rifugiano. Nella malata luce della sera trascina il passo un canuto viandante che sfugge a un rimpotìo inappagato celandosi tra acervi alti di ghiaia. Non più ansima il suo cuore ma una muta volontà di pianto sale. Ai brividii d’ombra della sera s’ammutoliscono le voci nei broli s’affievoliscono le luci dei lampioni s’addolciscono i pensieri e il sonno arriva e la mente vola in groppa a lameggianti aquiloni. - 14 - - 15 - STRALUZZA IL SOLE L’ULTIMO SUO RAGGIO Straluzza il sole l’ultimo suo raggio sulle creste delle aride colline e accende di porpora i mannelli dell’occaso. Turbinìo di vento e nuvole vagolanti, bradi destrieri, stampano orme sulla campagna e ombrìa sui declivi di case sospirose. Esala il borgo effluvi di tristezza. Vanno le genti corrucciate al vespro, come passeri in cerca di ristoro, a pregare che torni il sole tra le nubi rotte. Redimisce la croce del campanile un filo di luce palpebrante e il silenzio del sagrato si sbricia e gli animi aggrevati riassaporano gli aromi di fiorenti giorni spersi. - 16 - ATTESA Traballa il giorno e l’ombra già bruca il davanzale della stanza taciturna. Tra flebili rintocchi di campane e il tintinnio dei vetri al rugliare del vento ad una luce scialba d’una piantana antica sta dubbiosa la generosa nonna. Divaga la sua mente tra immagini gioiose d’una lontana pargoletta e di malinconia l’animo s’ingombra. Stanche tremulano le palpebre come petali agli aliti degli asoli, e velano gli occhi lacrime arrossate. Il ricordo della bimba che s’apre al sorriso qual nivea margherita ai baci del sole, attorto d’edera viene ben celato nelle forre del cuore. L’ansia di rinnovellati abbracci la ravvolge. Adombra il sopore le sue pupille e nel buio lo stridere di nubi s’allontana. - 17 - AFFANNI BANDIERE GAIE Sono gli affanni sorsi di assenzio nel capriolare dei giorni. Tra capricci di sole e sussurri di vento si mostrano nel brolo come fiaccole in processione candide e altere margherite, spuntate all’improvviso tra ciuffi d’erba in umile danza, nella dolcezza d’un novembre bizzarro. Gioiosi nel rifiorito giardino si riversano numerosi i bimbi. Si rincorrono, fan capriole e s’agitano a salutar le genti con bandiere gaie. Gorgogliano sorrisi nel cuore dei nonni e i mille desideri dormienti le ali spiegano e riprendono ad abbriccarsi per le crode del cielo. - 18 - - 19 - AL CREPUSCOLO DELL’INFOCATA ESTATE BOLLE DI SAPONE Al crepuscolo dell’infocata estate l’autunno trascolora triste il borgo. Non più svolii di farfalle, non più palpitanti fiammelle di lucciole, non più raspe di cicale, non più sguizzi di rondini non più litanie di grilli solo corteggio di nuvole fumose ad ingannare il sorriso del tepido e smarrito sole. Rapiscono folate robbie e ferrugigne foglie che paventose, rassegnate e frali sfarfallano e si posano a guisa di frusciante tappeto sulle vie di brago intrise. Precipita a briglie sbandite il tempo come l’acqua dalle sonanti gronde e non sparge granelli di parole, ma solo echi distesi di silenzi. Al rifiorire del biancore d’alba si cangiano i sogni in bolle di sapone e in balìa delle dita del vento si lasciano svanire. Non arride il sole e l’ombra aduggia il cuore. - 20 - - 21 -