IMPLOSIONE DEI SISTEMI LOGICI ELVIO CECI G local University Network [email protected] www.glocaluniversitynetwork.eu All rights reserved Distributed under license Creative Commons P rima Edizione, Novembre 2011 Elvio Ceci, laureato in Linguistica presso l’Università degli studi di Bologna con una tesi sui linguaggi interni a sistemi connessionistici, si occupa di vari aspetti dello studio del linguaggio: aspetti di sociolinguistica, psicolinguistica, neurolinguistici. Dopo aver approfondito aspetti di apprendimento del linguaggio e deficit linguistici, sta sviluppando temi di logica dei linguaggi naturali. Attualmente si occupa di studio e ricerca di logica e linguistica presso il Glocal University Network. TONK: IMPLOSIONE DEI SISTEMI LOGICI. 1. PREMESSA Prawitz, nella terza delle “Sei lezioni sulla Conseguenza Logica” tenutasi a Bologna nel 2007, si chiede come mai è la nozione di conseguenza logica (ⱡD, ⇒ ), nella concezione standard nella π·ππ logica, che da significato agli operatori logici. Il significato non è dato dalla teoria della dimostrazione, ma è la “sintassi che ci dà i linguaggi formali e ci dice quali sono le formule di questi linguaggi e quali sono le dimostrazioni e le regole d’inferenza, e poi c’è una semantica che ci dice cosa significhino queste formule e quand’è che sono vere” 1. È attraverso la semantica che i linguaggi formali ottengono significato. In questo modo di vedere il significato la proprietà della correttezza (soundness) diventa fondamentale: à ⱡD A implica Γ β¨ A Se questa relazione vale, allora il sistema deduttivo può conferire significato al linguaggio. Se, invece,è fondamentale l’altra condizione, Γ β¨ A implica à ⱡD A ovvero tutte le conseguenze logiche sono deducibili, vuol dire che è il sistema deduttivo a dare il significato, e non la semantica la quale “deve rispettare il significato che esso da alle costa nti logiche”2. Questa idea porta a concepire, quindi, il significato come uso o, più specificamente, come regole che governano l’uso. 2. IL MORBO DI PRIOR Contro l’idea del significato come concepito come regole d’uso, Prior nel 1960 porta un controesempio: egli presenta un connettivo particolare, che chiama tonk. Inizialmente, parla di inferenze la cui validità dipenda da “the meaning of certain expressions occurring in them” 3 : inferenze che chiama analiticamente valide. Prende, come esempio, l’inferenza analiticamente valida “Grass is green and the sky is blue, therefore grassi s green”, la cui validità dipende quindi solamente dal significato di AND. Ma qual è il significato di AND? 1 [Prawitz 2007, lezione 3, pag. 2]. [ibidem, pag 3]. 3 [Prior 1960: 1]. 2 (i) (ii) (iii) “[F]rom any pair of statement P and Q we can infer the statement formed by joining P to Q by AND”4. Da ogni asserzione congiunta P-and-Q possiamo inferire P. Da ogni P-and-Q possiamo inferire Q. Il fatto che un’espressione debba avere qualche significato determinato indipendentemente, prima che abbiamo scoperto se le inferenze coinvolte siano valide o meno, viene considerato da Prior una “old superstitious view” [ibidem]. Egli mette in evidenza come da ogni asserzione, se analiticamente valida, se ne possa affermarne una qualsiasi altra espressione: "2 and 2 are 4" 2 and 2 are 4 π‘πππ "2 and 2 are 5" "2 and 2 are 5" Se pensiamo, infatti, che il significato di una qualsiasi costante logica sia dovuta alla formalizzazione delle sue regole d’introduzione e di eliminazione, questa nuova costante logica, tonk, con le seguenti regole: tonk-I A A π‘πππ B tonk- E A π‘πππ B B Queste due regole, tuttavia, stanno a significare, come abbiamo visto, che “da una proposizione A segue una proposizione B, per qualunque B” 5 [ibidem]. Se, infatti, “A tonk B” segue da A e B segue da “A tonk B”, allora per transitività da A segue B per qualunque B e per qualunque A: π΄ π΄ π‘πππ π΅ π΅ Se si accetta, tuttavia, tale connettivo come logico e le sue regole come truth-preserving, esso può rendere ogni logica banale (trivial). Belnap, nell’articolo “Tonk, Plonk an Plink” del 1962, sottolinea il fatto che le regole per tonk sbagliano a definire un operatore logico come legittimo. Prior, infatti, non considera che la definizione del connettivo tonk non è data ab initio; ma piuttosto in termini di “antecedently given context of deducibility”6, il quale prevede di possedere alcune nozioni già definite. Un problema precedente, quindi, a quello di caratterizzazione dei connettivi logici, è di esplicitare le nostre assunzioni sulla natura della deducibilità. Si può vedere, per esempio, come Prior utilizza la transitività della deducibilità. Se ciò fosse vero, “it is impossible to create a situation in which we are forced to say things inconsistent with those assumption”7. Le proprietà dei connettivi sono 4 5 [ibidem]. [Usberti 1995: 60]. [Belnap 1962: 131]. 7 [ibidem]. 6 relative alla nostra caratterizzazione della deducibilità: “if we had initially allowed aΛ«b, there would have been no objection to tonk”8. Cook riassume questo argomento sostenendo che, per ogni relazione di conseguenza →, se → è transitiva ( e la logica risultante contiene un teorema) allora l’aggiunta di tonk produce banalità (“triviality”). Sembra, comunque, che tonk crei problemi anche in logiche che non posseggono la transitività 9. Il problema successivo, a cui Belnap non è riuscito a dare un’argomentazione, è il seguente: esiste una relazione di conseguenza → tale che è transitiva, contiene un teorema e l’aggiunta di tonk fallisce nel produrre trivialità. Ciò che vuole dimostrare Cook è che esiste una nozione di conseguenza logica, ovvero una logica in cui la relazione di conseguenza possa essere motivata indipendentemente da tonk, la quale permette a sua accettabilità. La soluzione che da Belnap è chiamato requisito di consistenza. Quali sono le condizioni necessarie e sufficienti affinché questo requisito sia soddisfatto? Prima di tutto, attraverso un sistema formale S, si dia una “caratterizzazione completa delle proprietà astratte (cioè non dipendenti dal significato di alcuna costante logica) della relazione Λ« di deducibilità; e quindi richiede che la definizione di ogni nuova costante logica C soddisfi la condizione seguente: (15) L’estensione di SI di S ottenuta aggiungendo a S le C-regole è conservativa”10. Abbiamo quindi un sistema logico privo di costanti logiche che estendiamo aggiungendo una costante logica per volta, “il cui significato viene definito dalla totalità delle regole logiche che la concernono”11. Belnap, quindi, prova a caratterizzare il problema del requisito di consistenza dal punto di vista sintetico. Per prima cosa, egli prova a definire la deducibilità come un insieme di assiomi: 1) Axiom: π⇒π π€ ⇒π 2) Weakening: π,π€ ⇒π π π,π€⇒π 3) Contraction: π,π€ ⇒ π 4) Permutation: 5) Transitivity: 8 π,π,π€⇒π π,π,π€ ⇒π π€⇒π π,π₯ ⇒ π π€,π₯ ⇒π [ibidem: 133] Neil Tennant, INTUITIONISTIC RELEVANT LOGIC, 1996. 10 [Usberti 1995: 67]. 11 [ibidem]. 99 Nell’articolo Belnap sono formalizzate secondo le regole della deduzione naturale di Gentzen. Ma le regole strutturali di quella formalizzazione sono equivalenti alla formalizzazione nel calcolo dei sequenti. L’ Equivalence Theorem for N an the Sequent Rules sostiene, infatti, che: “à ⱡN iff Γ⇒ φ is provable by sequent rules” 12. Possiamo prendere questo piccolo sistema come esprimente di tutte e sole le asserzioni universalmente valide “and rules expressible in the given notation: it completely determines the context”13. Se definiamo ora un nuovo connettivo (plonk) come estensione del sistema formale caratterizzato dalla deducibilità, vedremo che esso ne è l’estensione in due sensi particolari: primo, la nozione di sentence è estesa introducendo A-plonk-B come proposizione, per qualsiasi proposizione A e B; secondo, aggiungiamo assiomi e regole che governano A-plonk-B come occorrenti delle premesse o come delle conclusioni delle asserzione di deducibilità. Queste costituiscono la definizione di plonk. La richiesta di consistenza del nuovo connettivo plonk adesso si può esprimere. L’estensione deve essere conservativa, ovvero se può possedere le nuove asserzioni di deducibilità, esse includeranno plonk: “[i]t will not lead to any deducibility-statement A1, …, An Λ« B not containing plonk, unless that is already provable in the absence of the plonk-axiomas and plonk-rules”14. Il problema di tonk, quindi, consiste nell’essere inconsistente: ci da un’estensione che non è conservativa; nell’estensione, e non nell’originale, da ogni A e B arbitrario, allora A ⱡ B. Dobbiamo, quindi, affermare che l’inclusione di un connettivo con delle proprietà rispetto ad un altro dipende sempre dalla caratterizzazione della deducibilità. 3. ESTENSIONE DI CONSEGUENZA LOGICA Nel 2005, Cook pubblica un articolo in cui tenta di mostrare l’esistenza di una logica in cui una nozione di conseguenza può essere motivata indipendentemente da tonk, che permette la sua accettabilità. Modifica, infatti, quella logica che possiede la relazione di conseguenza transitiva, come in [Anderson&Belnap 1975], di first- degree entailment (FDE), dando un contesto per accettare tonk. Il vocabolario di questa nuova logica è quello standard della logica proposizionale (PL), con le relative formule ben formate (WFF). La prima differenza con la logica proposizionale è che un’interpretazione delle formule non è una funzione che va da lettere proposizionali a valori di verità; ma una relazione tra una formula e uno o più valori di verità. La relazione standard è, quindi, così data: 12 [Scott 1981:132] a cui rimandiamo per una trattazione più completa. [Idibem: 132]. 14 [Ibidem]. 13 R ⊆ {0, 1} X PL Estendiamo questa interpretazione, con la relazione R I : RI ⊆ {0, 1} X WFF per tutte le formule in accordo con le seguenti regole. Per lettere proposizionali Pi: RI (1, Pi) sse R (1, Pi) RI (0, Pi) sse R (0, Pi) Per qualsiasi φ, ψ ∈ WFF: RI (1, ~π·) sse RI (0,φ) RI (0, ~π·) sse RI (1, φ) RI (1, φ Λ ψ) sse RI (1, φ) e RI (1, ψ) RI (0, φ Λ ψ) sse RI (0, φ) o RI (0, ψ) RI (1, φ β ψ) sse RI (1, φ) o RI (1, ψ) RI (0, φ β ψ) sse RI (0, φ) e RI (0, ψ) Le regole sopra elencate posseggono tavole di verità con quattro valori, cioè T={1} F={0} B={0, 1} e N=∅. Per avere la FDE logica, Cook adotta la definizione di Truth Preservation Consequence Δ⇒Φ π sse per tutte le interpretazioni di R (le associate R I): se RI (1, ψ) per tutti i ψ Ο΅ Δ , allora RI (1, Φ). Si noti che RI (1, Φ) non garantisce anche il caso che R I (0, Φ), come risulta dall’ ex falso quodlibet: π· ~π· π che fallisce in FDE visto che R I (1, Φ), RI (0, Φ) e non RI (1, ψ). FDE è, quindi, una logica relevant15. La relazione di conseguenza di FDE è transitiva e sarà utile per formulare un operatore tonk triviale: FDE è lo sfondo per generare logiche non classiche. Abbiamo visto che la nostra logica è polivalente e possiamo ottenere un sistema equivalente a quello della logica classica aggiungendo la Classical Constraint alla semantica. CC: Per ogni lettera proposizionale Pi, esattamente uno tra R (1, Pi) e R (0, Pi). 15 La logica rilevante ha come obiettivo quello di “formalizzare l’implicazione in modo da evitare i paradossi dell’implicazione materiale, assumendo che: quando una proposizione è implicata da altre occorre che queste ultime intervengono effettivamente per stabilirle” [Palladino&Palladino 2008: 108]. Cook ottiene un sistema equivalente alla logica dialetica16 aggiungendo il meno forte Dialethic Constraint. DC: Per ogni lettera proposizionale Pi, almeno uno tra R (1, Pi ) e R (0, Pi). In entrambi i casi dobbiamo abbandonare la nozione precedentemente introdotta di conseguenza: ⇒ corrisponde all’idea che la conseguenza preservi la verità, cioè che la verità della premessa π garantisca la verità della conclusione. Si può, tuttavia, ipotizzare che la nozione di preservazione della non-falsità sia ugualmente legittima nel conto della conseguenza: la non-falsità (e non la verità) delle premesse garantisce la non falsità (e non la verità) della conclusione. Cook formalizza la nozione di Non-falsity Preservation Consequence come segue: Δ⇒ Φ ππΉ per tutte le interpretazioni di R (le associate R I): sse se RI (0, Φ), allora R I (0, Φ) per alcune ψ ∈ Δ. Mentre per quanto riguarda le logiche polivalenti, la Truth Preservation Consenquence, in simbolo ⇒, ci permetteva di scegliere tra i valori di verità {{1}, {1,0}}, come prevede l’insieme di valori π precedentemente dato; la Non-falsity Preservation Consequence, in simbolo ⇒ , potrebbe ππΉ corrispondere a una logica che ha come valori designati {{1}, ∅}. Con questa notazione, Cook prova a costruire una logica equivalente alla analethic logic17, aggiungendo la Gappy Constraint (il quale con la Non-falsity Preservation Consequence generano una logica corrispettiva alle logiche dialetiche): GC: Per ogni lettera proposizionale Pi , non più che una R(1, Pi) e R(0, Pi). Cook studia una cornice leggermente differente da quello previsto dalla FDE che chia ma Tonk logic. In questo sistema, infatti, non si da nessuna restrizione a ciò a cui il valore di verità di una formula può essere relazionato. Questo comporta una relazione di conseguenza più complessa, la quale viene chiamata da Cook Tonk Consequence: Δ⇒Φ Σ¨ sse o, per tutte le interpretazioni di R (le associate R I): se RI (1, ψ) per tutti i ψ Ο΅ Δ , allora RI (1, Φ). Oppure, per tutte le interpretazioni di R (le associate R I): se RI (0, Φ), allora R I (0, Φ) per alcune ψ ∈ Δ. La quale si può riscrivere anche: Δ⇒Φ Σ¨ 16 17 [Priest 1979]. [Beall&Ripley 2004]. sse Δ ⇒Φ π OR Δ ⇒ Φ ππΉ Per essere adottato, questo sistema deve includere anche altre due affermazioni. Per prima cosa, bisognerebbe accettare anche le frasi che possono cadere in una delle quattro categorie (T, F, B, N), basate sulle relazioni di due valori indipendenti (1, 0). Secondo, nella codifica delle inferenze corrette, non c’è ragione di preferire la Truth Preservation Consequence dalla Non-Falsity Preservation Consequence, e viceversa. Detto ciò, si può affermare che un particolare insieme di premesse e conclusioni è un’istanza della conseguenza logica se e solo se soddisfa qualcuna delle più semplici (ma incomplete) nozioni. Tonk conseguence è transitiva: a differenza di FDE e delle altre logiche considerate precedentemente, la proprietà della transitività può cambiare molto nell’aggiungere connettivi proposizionali. Dobbiamo tener conto, comunque, che nel calcolo dei seguenti di un sistema deduttivo per la Tonk Logic, la regola del “cut” è ammissibile ma non derivabile. Ora possiamo, dunque, aggiungere l’operatore tonk alla Tonk Logic, secondo la seguente interpretazione: Per un arbitrario Φ, ψ ∈ WFF RI (1, (ΦΣ¨ψ)) sse R I (1, Φ) RI (0, (ΦΣ¨ψ)) sse R I (0, ψ) Riprendendo i valori di verità precedentemente dati (T, F, N, B), la tavola di verità per tonk è la seguente: Tonk T B N F T T T N N B B B F F N T T N N F B B F F Le regole d’introduzione e d’eliminazione sono valide nella Tonk Logic: la prima soddisfa il primo disgiunta della nozione di conseguenza, la seconda il secondo disgiunto. Cook afferma, infine, che “a rejection of tonk as illegitimate depends on a prior (at least partial) account of what constitutes a legitimate notion of logical consequence”18. 4. SUPER-TONK “Connective stranger than tonk” è un articolo del 2006 di Heinrich Wansing, mostra che gli effetti individuati di tonk sono presenti anche in certi contesti in cui tonk è accettabile. Wansing chiama tali connettivi, che in contesti non triviali producono trivialità, non-trivially trivialing connettives. 18 [Cook 2005: 223]. Il punto di partenza è la semantica proof-teoretica come è stata formalizzata da Gentzen e Jeskowski: il significato delle costanti logiche è, o può essere, dato da regole d’inferenza adatte nella deduzione naturale o in alcune versioni del calcolo dei sequenti. Tonk dimostra che non tutti gli insiemi di regole inferenziali definiscono operatori logici. Prende, come esempio, una logica Λ che può essere definita in tre modi differenti: (L, ⱡ ), come (L, β¨) o come (L, ⱡ, β¨), in cui L è il linguaggio formale, ⱡ è la relazione di derivabilità sintattica e β¨ è l’equazione semantica di conseguenza. Per quanto riguarda la relazione di derivabilità sintattica, possiamo assumere che: ⱡ ⊆ LxL o ⱡ ⊆ P(L) ⱡ ⊆ P(L)x P(L) o dove P(L) è il powerset di L. Per quanto riguarda le formule A, B ∈ L, invece di avere {A} ⱡ B oppure {A} ⱡ {B}, possiamo anche scrivere A ⱡ B. In maniera analoga, possiamo definire β¨, nella logica (L, β¨). Per quanto riguarda la logica con la tripla (L, ⱡ, β¨), dobbiamo assicurare che sia almeno sound: ⱡ ⊆ β¨. Una logica (L, ⱡ) non è triviale se se solo se ⱡ ≠ ∅ e ∃π΄∃π΅ (Aβ¬ B). Se la logica Λ corrisponde (L, β¨), non è triviale se e solo se β¨ ≠ ∅ e ∃π΄∃π΅(A βB). (L, ⱡ, β¨) è una logica non triviale se e solo se β ≠ ∅ e ∃π΄∃π΅(A β β B) in cui β ∈ { ⱡ, β¨}. Le regole per il calcolo dei sequenti per tonk sono: I-rule ⇒ Δ, A ⱡ (AtonkB) E-rule ⇒ (AtonkB) ⱡ Δ,B in cui Δ è un insieme finito di formule. Cosa significa aggiungere tonk alla logica Λ? Come abbiamo visto nel paragrafo secondo, dobbiamo assumere la relazione ⱡ come definita nel calcolo dei sequenti per la deduzione naturale. Se Λ=(L, ⱡ), allora aggiungendo tonk dobbiamo anche comprendere cosa significhi aggiungere delle regole di introduzione e di conclusione dei sequenti di tonk nel sistema proofteoretico di Λ. Se Λ=(L, β¨), allora dobbiamo dare un’interpretazione semantica (algebrica o modelteoretica) di tonk e che le regole dei sequenti della deduzione naturale per tonk siano sound: ο· Aβ¨ (AtonkB) ο· (AtonkB) β¨ B(β π₯Λπ΄ β¨ (AtonkB) e (AtonkB) β¨ β π₯Λ π΅) Se, invece, Λ=(L, ⱡ, β¨) dovremmo assumere che entrambe le condizioni siano soddisfatte: l’aggiunta delle regole d’introduzione e la loro soundness. Quest’ultima proprietà, per le regole della deduzione naturale con le deduzioni come premesse, prende la forma di una regola. Per aggiungere, per esempio, la regola d’introduzione dell’”implica” classica e intuizionista, il requisito dovrebbe essere : β π₯Λπ΄β¨ B implica β π₯\{π΄}β¨A⊃A. Wansing, successivamente, definisce S come una classe di logiche e # un connettivo non appartenente ai connettivi primitivi di ciascun Λ ∈ S. Il connettivo # è detto non conservativo rispetto a S se e solo se # può essere aggiunto alle logiche in S, ma non può essere aggiunto conservativamente a ciascun Λ ∈ S; # è detto un connettivo triviale rispetto a S se e solo se # può essere aggiunto alle logiche S e, per ogni Λ∈S, # è trivializzante. Se formalizziamo la Tonk Logic e la Tonk Consequence di Cook, potremmo dire che una valutazione delle formule ben formate è una funzione v che va da un insieme di variabili proposizionali a P({T,F}), ovvero l’insieme delle parti dell’insieme dei valori di verità classici, il quale è esterno alla funzione V dell’insieme di tutte le formule (il cui linguaggio contiene congiunzione, disgiunzione, negazione) a P({T, F}). La Tonk Consequence è un sottoinsieme di P(L)xL, definita: Δ⇒ π‘πππ A sse o, per tutte le interpretazioni di v: se T ∈ V(B) per tutte i B Ο΅ Δ , allora T∈ V(A). Oppure, per tutte le interpretazioni di v: se F ∉ V(B) per tutte i B Ο΅ Δ, allora F∉V(A). Aggiungere tonk alla Tonk Logic significa equipaggiarlo di una tavola di verità, come abbiamo visto precedentemente e che riportiamo di seguito: Tonk T B N F T B N F T T N N B B F F T T N N B B F F Tonk non è conservativo rispetto alla Tonk Logic. “It therefore seems appropriate to point out that what is wrong with tonk in any logical system with a transitive derivability is wrong with another connettive in any logic with a non-trivial derivabilità relation” 19. La relazione sintattica ⱡ in una logica (L, ⱡ) ci dice quale insieme delle L-formule seguono sintatticamente da altri insieme di L-formule. Per semplicità Wansing considera solo logiche (L, ⱡ): le altre due seguono di conseguenza. Egli definisce sette classi di logiche non triviali: ο· ο· General β {Λββ’≠∅ & ∃π΄∃π΅ Aβ¬B}; Forward β { Λβ ∀π΄∃π΅ Aβ’B, β’ ≠∅ & ∃π΄∃π΅ Aβ¬B}; ο· Backward β { Λβ∀π΄∃π΅ Bβ’A, β’ ≠∅ & ∃π΄∃π΅ Aβ¬B }; ο· Coherent β { Λββ©A (∃π΅ Aβ’B o ∃π΅ Bβ’A), β’≠∅ & ∃π΄∃π΅ Aβ¬B }; ο· Reflexive β{ Λβ∀π΄ Aβ’B, β’≠∅ & ∃π΄∃π΅ Aβ¬B }; ο· Transitive β { Λβ∀π΄∀π΅∀πΆ ((Aβ’B & Bβ’C)⇒ π΄ β’ πΆ), β’≠∅ & ∃π΄∃π΅ Aβ¬B }; ο· 19 Quasi-ordered β { Λβ∀π΄ Aβ’A, ∀π΄∀π΅∀πΆ ((Aβ’B & Bβ’C)⇒ π΄ β’ πΆ), β’≠∅ & ∃π΄∃π΅ Aβ¬B }; [Wansing 2006: 656] le quali sono organizzate nella maniera seguente: F ⊆ C, B ⊆ C, R ⊆ F, R ⊆ B, Q ⊆ R e Q ⊆ T. Se X e Y sono una qualsiasi di quelle logiche, e X ⊆ Y, allora ogni connettivo che trivializza Y, è trivializzante anche rispetto X. Wansing definisce, in maniera esplicita, un connettivo come coerentemente trivializzante se e soltanto se è un connettivo trivializzante rispetto a C. Un connettivo è detto non-trivially trivializing se e soltanto se è un connettivo trivializzante rispetto a G. Per ottenere l’effetto trivializzante di tonk (per le logiche Transitive e Quasi-ordered), un connettivo a zero-posti dovrebbe combinarsi con le regole d’eliminazione e di introduzione con un altro paio di operazioni a due posti: la teoremicità e l’assurdo. Così uno può considerare un’altra constante logica *tonk, introdotta dalle regole della deduzione naturale (e per il calcolo dei sequenti): π΄ ∗π‘πππ ∗π‘πππ π΅ ⇒ *tonk ⱡ Δ) (⇒ Δ β±΅ *tonk *tonk non può essere aggiunto alla Tonk Logic in quanto nessuna assegnazione dei valori di verità di {T, B, N, F} a *tonk valida rende valide le regole di introduzione ed eliminazione per *tonk: questo connettivo non è conservativo rispetto alla {Tonk Logic}. Consideriamo le seguenti regole per la deduzione naturale (e le simmetrie nel calcolo dei sequenti) del connettivo a zero posti tonk>: π΄. .. π‘πππ> π΅ π΄. .. π΅ π‘πππ> (Δ β±΅ Γ ⇒ Δ β±΅ tonk> Δ β±΅ tonk> ⇒ Δ β±΅ Γ ) dove Δ e Γ sono un insieme arbitrario e finito di formule. Consideriamo, ora, anche le seguenti regole di deduzione naturale per il connettivo a zero posti <tonk: [ π΅] .. . π΄ π΄ <π‘πππ (à ⱡ Δ ⇒ Δ β±΅ <tonk π΄. .. <π‘πππ π΅ Δ β±΅ <tonk ⇒ Δ β±΅ Γ) dove Δ e Γ sono un insieme arbitrario e finito di formule e le parentesi quadre a significare che la premessa viene scaricata. La costante proposizionale <tonk>, infine, è data dalle seguenti regole di deduzione naturale (e dalle corrispettive del calcolo dei sequenti): [ π΅] .. . π΄ π΄ <π‘πππ> π΄. .. <π‘πππ> π΅ π΄. .. π΅ <π‘πππ> ( à ⱡ Δ ⇒ Δ β±΅ <tonk> Δ β±΅ Γ ⇒ Δ β±΅ <tonk> Δ β±΅ <tonk> ⇒ Δ β±΅ Γ) Supponiamo che Λ ∈ F, per ogni A, esiste una formula B per cui A ⱡ B. Di conseguenza, abbiamo A ⱡ tonk> per la regola della tonk>-introduction; un’applicazione di tonk>-elimination ci da un A ⱡ C per una C arbitraria. Possiamo dunque assumere che: ο· Tonk> è un connettivo trivializzante rispetto a F. ο· ο· <tonk è un connettivo trivializzante rispetto a B. <tonk> è un connettivo coherently trivializing. Per ottenere regole d’inferenza per un connettivo non-trivially trivializing, consideriamo le regole per la deduzione naturale (e le corrispettive del calcolo dei sequenti) per un connettivo a zeroposti super-tonk: [πΆ ] .. . π· π΄ π π’πππ−π‘πππ ( ψⱡ Θ ⇒ Δ β±΅ super-tonk π΄. .. π π’πππ−π‘πππ π΅ Δ β±΅ super-tonk ⇒ Δ β±΅ Γ) Se (L, ⱡ) non è triviale, allora esistono L-formule C, D tali che C ⱡ D. Per la regola d’introduzione di super-tonk, allora, A ⱡ super-tonk per qualsiasi A. Così le regole d’eliminazione di super-tonk applica A ⱡ B per un arbitrario A, B. Nel calcolo dei sequenti è evidente che ∅ ⇒ A ⱡ B è autorizzato dalla transitivià di ⇒: la relazione sintattica ⱡ non è necessariamente transitiva. Super-tonk è un connettivo non-trivially trivializing. Tutto questo mostra che, mentre la Tonk Consequence è una cura per la “tonkite”, nessuna nozione non triviale di conseguenza è una cura per la “super-tonkite”. Un connettivo introdotto da regole d’inferenza è semplicemente inaccettabile se è non-trivially trivializing: e, come abbiamo visto, esistono tali connettivi. 5. CONCLUSIONE Il problema è che le regole per tonk sono inconsistenti con le assunzioni fatte finora, come lo è l’operatore “?” di Peano definito come segue: π π π+π π π π+π ? β Infatti la definizione è chiara, ma non porta risultati corretti: 1 1 2 1 2 3 1 2 3 1 4 5 ? = e ? = 1 Le frazioni 2 e 2 4 sono equivalenti e, quindi, dovremmo trovare anche risultati equivalenti, ma non è così. Il problema principale è che abbiamo assunto le seguenti regole come esaurienti le asserzioni universalmente valide sulla deducibilità, cosa che non può essere fatta senza l’uso di qualche limitazione logica. Belnap, come abbiamo visto, propone queste cinque limitazioni: Identity, Weakening, Permutation, Contraction, Transitivity. L’aggiunta di questo connettivo ad un sistema logico aventi queste regole strutturali rimane, comunque, non è conservativa. il concetto di estensione conservativa non è l’unico via per cercare di risolvere il problema. Prawitz sostiene che si può pensare ad un connettivo governato da qualsiasi regola di introduzione, poiché non si può avere un’estensione conservativa prendendo solo le regole di introduzione. Che fare allora con le regole di eliminazione? Qui entra in gioco il concetto di normalizzazione: le regole di eliminazione sono valide se niente che può essere provato con esse, possa, in linea di principio essere provato senza di loro 20. Prawitz e altri studiosi di proof-theory costruiscono un complesso sistema logico, la cui semantica è formata da derivazioni, argomentazioni (canoniche e non, chiuse o aperte) e riduzioni in cui uno degli obiettivi e proprio tentare di evitare la trivializzazione prodotta dal connettivo tonk. 20 [Prawitz 1985]. BLIOGRAFIA Anderson, A. 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