Cantautori italiani 1973-1983
Categoria : Recensioni
Pubblicato da Admin in 4/12/2008
Cantautori italiani1973-1983Mario BonannoC.R.E.S.
Il saggista musicale Mario Bonanno è tornato alla ribalta col suo nuovo libro: “Cantautori italiani
1973-1983― (CRES). Si torna a fotografare una stagione di musica e parole. Stavolta non tratta di un solo
cantautore, come ci ha abituato nei precedenti lavori, ma di quei cantautori che hanno fatto gli anni d’oro
della musica. 10 anni di cantautorato che conta, dal 1973 al 1983, e non sono pochi. Un progetto ambizioso
(300 pagine) visto con gli occhi di chi, quel periodo lo rimpiange. Un album di ricordi che può essere
attualizzato per denunciare quanto il pop di oggi, o per dirla alla Bonanno “la musica da salotto―, fa male
ai timpani e anche alle menti (assopite). Si guarda al periodo in cui il connubio tra musica e parole esisteva. Un
rapporto intimo, inscindibile, lo stesso che legava l’ascoltatore alle parole. Il coronamento di una musica
significante e portatrice di significati. Non un dizionario in senso stretto e fine a se stesso, ma uno
svisceramento musicale e storico degli anni in cui la musica si ascoltava davvero, da cima a fondo, in silenzio
religioso. Un modo per denunciare, o comunicare qualcosa che banale non è. Mancano, per scelta
dell’autore, i dischi dei proto-cantautori e gli abusivi anni 80. Come è giusto che sia. Un libro di nicchia
forse, riservato ai pochi eletti che oggi, preferiscono tapparsi le orecchie ascoltando le canzoni pilota passate
alla radio.  Mario, il tuo ennesimo atto d’amore verso la canzone che conta. In questo libro analizzi il
periodo 1973-1983. Ma tu quel periodo come lo ricordi?Si ascoltavano le canzoni in silenzio religioso. Una
volta, e poi ancora e ancora. Mandavamo a memoria versi e strofe. Frasi di canzoni. Leggevamo Borges,
magari anche Barthres perché ne aveva cantato Guccini in qualche sua canzone (“ma pensa se le
canzonette me li recensisse Roland Barthres―). Sentivamo di appartenere a qualcosa. A un mondo (che
magari stavolta cambiava davvero). A un movimento. A sedici anni (o giù di lì) era importante stare dalla
parte dei non allineati. Degli anticonformisti. Dei trasgressori delle leggi morali bigotte. Ogni nuova uscita di
un cantautore italiano era, per noi, un evento. Si correva al più vicino negozio di dischi. Si arrivava al banco,
si chiedeva: l’ultimo di De Gregori, per esempio. A voce alta, che sentissero tutti. Poi si correva a casa. Dal
rito dello spacchettamento (lentamente, con estrema delicatezza, assaporando il momento) a quello
dell’ascolto.Adesso cosa è cambiato? Cosa distingue la canzone pop di oggi dalla canzone d’autore di
cui parli nel tuo libro? Oggi tutta un’altra musica. Occorre farsene una ragione. Il pop ha tracimato. La
dittatura dell’effimero sul sostanziale. Del cd-singolo sull’album. La qualità (del brano d’autore)
non paga. Imperversa il nulla melodico, il rock di maniera. Giovanottoni tirati a lucido come manichini della
Rinascente, spacciati per cantautori doc (mai locuzione fu tanto inflazionata). Giovanottine innocue come
Barbie in afasia, sdoganate per “signorine rock― (arridatece Gianna Nannini). Uno spreco comunicativo
(milioni e milioni di potenziali ascoltatori e io a cantare cosa?, del mio cuore infranto perché lei/lui mi hai
lasciato. Rumori di sottofondo, parentesi irrilevanti. Prodotti commerciali. Siamo ancora a Montagne verdi. A
Maledetta Primavera. Con l’amore sempre e comunque a farla da padrone. Amori in tutte le salse e per
tutti i gusti, meglio però se andati a male.Non sei d’accordo col cantare l’amore? Anche i cantautori
hanno cantato l’amore… Ma c’è modo e modo di farlo. C’è quello di Se ti tagliassero a pezzetti
(Bubola-De Andrè) e quello di Solo lei mi dà (Sugarfree). Differenza di stile e contenuto. Ipocrita sostenere
che i prodotti artistici possiedano uguale dignità a prescindere dai contenuti. Esistono canzoni intelligenti e
altre che non lo sono. Esistono Viva l’Italia di De Gregori e Italia di Balsamo-Reitano. Ma non sono la
stessa cosa. Esistono Fiordaliso e Fiorella Mannoia. Ma stanno tra loro come il giorno alla notte. Razzismo
culturale? Propedeutico, data l’omologazione in basso che ci avvince tutti come l’edera di nillapizziana
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memoria.Tu hai trattato nei tuoi precedenti libri di singoli cantautori, come ti è venuta in mente l’idea di
accorparli in un unico testo? Viaggiavo in macchina verso Roma e la radio mi teneva compagnia. Pessima
compagnia musicale. Cambiava il paesaggio intorno ma non la musica. Da Sud a Nord: le stesse voci, i soliti
accordi, gli stessi singoli-tormentone. Ho pensato a come era bello quando per certe radio libere passavano i
dischi dei cantautori. Non soltanto i brani pilota. Interi LP, intendo. E’ in questo modo che è nata
l’idea di questo libro. Silvia Calanna
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