DESCRIZIONE DELLO STUDIO IN CORSO CHE ESAMINA L’ESPRESSIONE GENICA IN PAZIENTI AFFETTI DALLA SINDROME DI AICARDI-GOUTIERES Alberto Izzotti Professore Associato, Dip. Scienze della Salute, Università di Genova Via Pastore 1, I16132, Genova La cellula costituisce l’unità fondamentale del nostro organismo, il mattone del nostro edificio corporeo. Essa possiede tutte le informazioni necessarie alle proprie attività sotto forma di sequenze di basi azotate che compongono il DNA. Il DNA di una cellula è composto da circa 30.000 gruppi di sequenze che contengono altrettante informazioni fondamentali; tali gruppi sono denominati geni. Ciascuna cellula esprime solo una minima parte di questi geni, ed è proprio la specificità di questa espressione che ne determina l’aspetto esteriore (fenotipo) e funzionale. Per questo le cellule di uno stesso organismo sono così diverse tra loro. Il modo con cui i geni si esprimono differenzia anche le cellule sane da quelle malate. Ad esempio i geni espressi da una cellula neoplastica sono diversi per numero, quantità e qualità dell’informazione espressa rispetto a quanto accade in una cellula sana. La medicina molecolare può oggi indagare sulle differenze tra cellule sane e malate a livello dei geni e della loro espressione. Questo può essere fatto grazie ai risultati del progetto GENOMA che ha messo a disposizione della comunità scientifica le sequenze dei 30.000 geni umani. Se però è conosciuta la sequenza dei geni solo una minoranza tra questi è stata associata fino ad ora ad una funzione fisiologica o all’insorgenza di una situazione patologica. E’ sempre più grande quindi il numero degli studi che esaminano, in vari quadri clinici, quali siano i geni alterati nella loro espressione. E’ questo il caso anche del nostro studio sulla Sindrome di Aicardi-Goutières (AGS). La differenza tra una situazione fisiologica ed una patologica può oggi essere indagata a tre livelli: genomico, postgenomico, proteomico (Fig. 1). Gli studi genomici esaminano le differenze del geni a livello del DNA. Si cerca cioè di stabilire se i soggetti affetti siano portatori di specifiche alterazioni (mutazioni) di determinati geni rispetto ai soggetti non affetti. Il risultato di questi studi è l’identificazione dei geni che determinano le malattie. Questo può però accadere solo se la malattia ha un’origine esclusivamente genetica e non dipende da altre cause, come ad esempio agenti infettivi, esposizione a sostanze tossiche, degenerazione cellulare, ecc. inoltre la malattia genetica deve avere un’origine mono- od oligo genica. I geni alterati devono cioè essere uno solo o comunque pochissimi. Il limite maggiore di questi studi è la necessità di tempi molto lunghi, specie se il lavoro e’ condotto da singoli laboratori non collegati in rete. E’ infatti necessario sequenziare lunghissimi tratti di DNA e confrontare le sequenze ottenute con i dati disponibili per i soggetti normali nelle banche dati. Anche con l’aiuto dei moderni sequenziatori automatici si tratta di un lavoro molto oneroso e dal risultato incerto poiché la zona del genoma in cui si cerca il gene di interesse può essere solo presuntivamente identificata a priori. Questo tipo di ricerche viene pertanto spesso assimilato ad una ricerca dell’ago in un pagliaio. Tali lavori si sono tuttavia rivelati in passato fondamentali per identificare i geni causali di molte malattie genetiche (fibrosi cistica, anemia di Fanconi, ecc.). Gli studi postgenomici , esaminano l’espressione dei geni quantificando le molecole che essi producono (RNA messaggeri o mRNA). La nanotecnologia permette oggi di depositare su un vetrino da microscopio le sequenze relative all’espressione di migliaia di geni. E’ così possibile analizzare in un singolo esperimento l’intero profilo di espressione di migliaia di geni di una cellula. Si può così determinare rapidamente quali siano i geni alterati in un soggetto patologico rispetto ad un soggetto sano. Questo tipo di studi permette di identificare i geni la cui espressione è alterata in corso di malattia senza sequenziare il DNA. Gli studi proteomici esaminano il prodotto finale dell’espressione del gene, la proteina. La nanotecnologia permette oggi di depositare su un vetrino da microscopio anticorpi in grado di identificare centinaia di proteine. E’ così possibile analizzare in un singolo esperimento l’intero profilo di espressione di centinaia di proteine. Si può così determinare rapidamente quali siano le proteine alterate in un soggetto patologico rispetto ad un soggetto sano. Questo tipo di studi permette ad esempio di identificare i marcatori molecolari di una malattia utilizzabili poi a scopo diagnostico. Il nostro progetto di ricerca sull' AGS è uno studio post-genomico che esamina le differenze nell’espressione genica tra soggetti affetti e soggetti non affetti. Questo studio viene effettuato nei linfociti del liquido cefalo rachidiano, che sono caratteristicamente aumentati nei soggetti affetti. I linfociti sono elementi del sistema immunitario che possono rappresentare sia i produttori che gli effettori di interferonealfa, il cui aumento caratterizza i pazienti affetti dall'AGS. Inoltre queste cellule sono per sede (liquido cefalo-rachidiano) in diretta contiguità con le aree del sistema nervoso centrale alterate dalla malattia. L’obiettivo del nostro studio è quello di comprendere che cosa vi sia di diverso tra l’espressione genica dei linfociti del liquor di un soggetto affetto e di un soggetto sano. Per questo viene raccolta una piccola aliquota (1 ml) di liquido cefalo rachidiano. Dalle cellule in esso contenute (linfociti) viene estratto l’mRNA ed amplificato nella sua quantità. Viene quindi effettuata la valutazione dell’espressione dei geni mediante array a DNA complementare (cDNA). Il lavoro effettuato dovrebbe produrre risultati utili ai seguenti scopi: a) chiarificazione dei meccanismi patogenetici della AGS; b) identificazione dei geni la cui espressione è alterata nei soggetti affetti; c) identificazione di profili di espressione genica che caratterizzano storie cliniche e prognostiche diverse; d) eventuale proposizione di strategie terapeutiche alternative; e) identificazione di marcatori diagnostici specifici dell’AGS.