Relazione ZORZIN

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COLLEGIO IPASVI GORIZIA
«Oltrepassare il confine della vita accompagnando il morente»
Monfalcone, Ospedale San Polo, 12.05.2011
La luce della fede sul tramonto della vita….
Don Armando Zorzin
Un po’ di glossario
FEDE:
credere con assoluta convinzione nella verità e giustezza di un assunto (religioso o Politico..)
in parole più semplici: parlare a Dio come ad un uomo qualunque o vedere con gli occhi di
Dio
SOFFERENZA: una mancanza di benessere fisico o mentale, che rivela la limitatezza della natura ….una
prova della vita, che ci mette a nudo…
MORTE:
cessazione delle funzioni viventi negli organismi viventi. “ ciascuno di noi vorrebbe evitare
questo passo, eppure presto o tardi ciascuno di noi deve affrontarlo” (Kubler Ross)
La Bibbia, almeno per l’Antico Testamento, ha avuto una notevole influenza sulla formazione della visione
antropologica e specialmente sui risvolti della morte.
La fede è una proposta di libertà, come afferma Giovanni Paolo II, che uno sceglie per poter aprire un
orizzonte valoriale sulla vita, e dalla quale far scaturire una visione morale che armonizzi il nostro pensare
ed agire di conseguenza.. Certamente la morte è l’atto più personale che ci succede, poiché nasciamo in
compagnia della madre, ma chi muore, muore comunque solo
La fede religiosa, ebraica o cristiana o islamica, come le altre fedi offre una risposta al grande
interrogativo Che cos’è la morte? E che cosa succede dopo di essa per me?
Salvare la propria individualità indivisa, la propria storia, il proprio ambiente è l’aspirazione più
profonda di ogni uomo.
EBRAISMO:
L’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio – primariamente azione, impone il nome alle cose, dando
loro una valenza, le domina con la conoscenza di esse ( scienza), ma sente anche il fluire del tempo…e il
finire. Questo alimenta l’impazienza sua tentando di divenire uguale a Dio, non accettando di essere
soltanto simile, vorrebbe l’immortalità ( conoscenza di bene e male).
La Bibbia viene data all’uomo come oggetto di meditazione perché impari a conoscersi, a proteggersi e a
vivere con gli altri.
Nella Bibbia il Signore non chiede sottomissione, ma dialogo, seppur conflittuale, ma sempre
dinamico. Adamo, come tutti noi, è un uomo libero, che può decidere di seguire la propria strada nel
bene e nel male
L’uomo viene concepito con tre sfaccettature della medesima unicità: corporeità-interiorità- spirito
La fede ebraica si poggia molto sulla preghiera Dt. 6,4-9 “ascolta Israele….” E sull’alleanza, fondata sul
Decalogo.
Ha un’attenzione verso i malati da visitare ed assistere i moribondi. Osserva alla morte di un congiunto una
settimana di lutto.
Con la morte il corpo torna alla terra, l’interiorità (l’aspetto vitale della persona) scende nello Sheol ( luogo
oscuro in attesa del giudizio finale, successivo alla venuta del Messia).
L’idea della resurrezione si sviluppa gradualmente nella rivelazione biblica, specie per merito dei Profeti
Ezechiele (celebre il capitolo 37: le ossa che riprendono vita) e di Daniele (7,3 : il Figlio dell’uomo) – visioni
apocalittiche: rivelatrici del finale della storia con la vittoria del Bene. Proprio con il Profeta Daniele si
afferma la fede anche in una retribuzione personale da parte di Dio nel destino eterno: felice per giusti,
infelice per gli empi.
Il pio ebreo legge la storia e la cronaca con una direttrice verso il futuro di continuità e di novità.: l’aldilà è la
prosecuzione di questa vita, ma, nello stesso tempo, è anche dimensione totalmente altra. A questa
chiamata eterna è chiamato tutto l’uomo, non una parte e l’intera umanità universale.
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COLLEGIO IPASVI GORIZIA
«Oltrepassare il confine della vita accompagnando il morente»
Monfalcone, Ospedale San Polo, 12.05.2011
Questa fede nell’alleanza con Dio, nell’ascolto della Sua voce e nello scegliere di seguirLa rende
l’uomo giusto e quindi ammesso alla pienezza della vita felice nella luce di Dio: “ Quando vedrò il tuo
volto….” Salmo 42.
ISLAM
Testo fondamento di tutta la religione è il CORANO, ultima rivelazione di Dio fatta al Profeta. Dove il Signore
crea l’uomo, Dio gli insegna il nome delle cose. Il Dio dell’Islam è il Sovrano-Padrone di tutto l’universo,
compreso l’uomo. La distanza che separa Dio dall’uomo è incolmabile così da indurre ogni individuo
ragionevole a sottomettersi a Lui.
Islam vuol dire sottomesso, e quindi tenuto ad osservare le leggi che sono immutabili ad accettare il
Suo volere e confidare nella Sua clemenza e misericordia. Ogni Sura ( capitolo) si apre con l’invocazione
“ Col nome del Dio, ricco in clemenza, abbondante in misericordia”.
L’esperienza di Dio è fondamentale per un mussulmano. Ogni mussulmano sa che Dio è sopra di tutto e di
tutti, tutto vede e conosce e tutto viene preordinato da Dio, al quale si deve dire “sia fatta la tua volontà” il
come “inshallah” arabo. Il sapersi sempre sotto lo sguardo di Dio, per il buon mussulmano, non crea senso
di vuoto ed impotenza, ma offre certezza di trovarsi sostenuto da Dio, che accompagna le sue creature e
questo assicura serenità di spirito e forza d’animo.
La morte per il mussulmano è solo un transito dalla dimora più vicina all’ultima dimora.
Sura LVI vv.83-87 “ ma quando l’anima risale la gola di un morente e in quel momento voi lo guardate…noi
siamo più vicini a lui di tutti voi che o circondate, e voi non lo sapete. Se voi non appartenete alla schiera di
coloro che devono essere giudicati, perché non siete capaci di fare rientrare l’anima nel corpo” e nella sura
III, 185 “ ogni anima gusterà a morte; ognuno muore nell’ora fissata e con il permesso di Dio; nessuno sa
quel che gli accadrà domani, nessuno sa in quale terra morirà: è Dio il Conoscitore, il Beninformato (31,34)
Sura 23, 101-103 “ quando verrà soffiato nella Tromba, non ci saranno più genealogia fra di loro, e non si
porranno più domande. Poi quelli le cui bilance saranno pesanti, saranno i vincitori, e quelli le cui bilance
saranno leggere saranno i perdenti, che dimoreranno eternamente nella Geenna, il volto bruciato e le labbra
torte”
Il Corano afferma per ben 69 volte la Resurrezione, specie nella sura 75, 36-40 “ Pensa forse l’uomo di
essere lasciato libero? Non fu, prima, se non una goccia di sperma eiaculata, poi grumo di sangue, sì che il
Dio lo creò,poi lo plasmò? E fece di lui la coppia, maschio e femmina. Orbene: Colui che tali cose operò,
mirabili, incapace sarà di rendere la vita ai morti?”
Il Paradiso per il mussulmano è il vertice delle aspirazioni di un arabo del VII° secolo, dove in una giardino
dell’Eden, ricco di acque pure, di alberi da frutto, profumi, bei cavalli, attorniato da belle donne, fanciulle,
sempre rinnovabili “ dai grandi occhi neri, a somiglianza di perle nascoste nel guscio” “ vestite di carne tanto
delicata che il midollo traspare attraverso le ossa”. Il Paradiso è riservato ai solo mussulmani e si salvano
con tutta la persona.
CRISTIANESIMO
L’uomo è creato da Dio, secondo l’antropologia biblica ebraica, ma proprio grazie all’inserimento in Cristo,
Figlio di Dio fattosi uomo, morto e risorto, per mezzo del Battesimo, causa del quale ci chiamiamo cristiani,
è l’UOMO NUOVO.
A tutta la fede cristiana poggia su una notizia sconvolgente “ questo Gesù, Dio lo ha fatto risorgere,
e noi tutti ne siamo testimoni” (At.2,32)…” cambiate vita e ciascuno di voi si faccia battezzare nel
nome di Gesù Cristo. Riceverete il perdono dei peccati e il dono dello Spirito Santo” (At. 2,38).
questo proposito Roger Garaudy, il marxista francese, afferma: “ testimoniare che Gesù Cristo, e lui
solo, ha aperto una breccia nell’orizzonte degli uomini, proclamando che tutti i limiti umani sono
vinti, compreso il limite supremo della morte”.
Cristo ha pianto per la morte dell’amico Lazzaro, del figlio giovane della vedova di Naim, ha avuto paura
nell’affrontare la sua morte “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” Un Dio umanissimo….che
accoglie la nostra umanità.
Per i cristiani Dio non è rimasto a guardare dal cielo l’umanità che soffre e muore, ma ha mandato il
Suo Figlio Gesù Cristo a condividere con l’uomo la sofferenza e perfino la morte. Abbiamo creduto alla
Gratuità di Dio, che ci ama per primo in Cristo.
Ecco allora che ogni sofferenza umana vista alla luce della fede acquista un valore inestimabile, perché
associata alla sofferenza redentrice di Cristo. In ogni persona che soffre è Cristo che soffre.
“ Vi affido un mandato nuovo: amatevi gli uni gli altri come IO ho amato voi” (Gv.13,34)
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«Oltrepassare il confine della vita accompagnando il morente»
Monfalcone, Ospedale San Polo, 12.05.2011
La Carità cristiana che ha creato i primi lazzaretti ed i primi ospedali ha sempre visto nel sofferente la
persona di Cristo, anche perché l’ha detto lui “ero malato e mi visitaste”(Mt.25,36) criteri per il giudizio finale.
Oggi la Carità chiede che il malato non sia oggetto di compassione, ma soggetto di azione.
Per i cristiani la morte è il dies natalis, dove ci si incontra con Cristo, e trasforma la propria morte in un atto di
obbedienza e di amore verso il Padre, sull’esempio di Cristo, e “ ai tuoi fedeli la vita non viene tolta, ma
trasformata “
Paradiso o cielo: coloro che nella grazie e nell’amicizia di Dio vivono per sempre in Cristo, sono per sempre
simili a Dio, perché lo vedono come Egli è, faccia a faccia (1Gv, 3,2. L’inferno è la separazione eterna da
Dio, nel quale soltanto l’uomo può aver la vita e la felicità.
Il credo cristiano accompagna la vita con tutti i suoi imprevedibili eventi con segni concreti, che vengono
chiamati Sacramenti, che garantiscono la presenza del Signore e infondono la Sua energia soprannaturale,
la forza su cui appoggiarsi per vivere e vivere serenamente: battesimo, riconciliazione, matrimonio,
Eucaristia
Il cristianesimo all’esigenza fondamentale di salvezza di ogni uomo propone una salvezza della persona,
della storia intera dell’umanità (cfr. Apocalisse) senza distinzioni di razza e credo, non con una proiezione
dell’al di qua nell’al di à, ma un al di là che viene trasfigurato sul modello di Cristo Risorto
UNZIONE dei MALATI
Gesù stesso ha avuto una particolare attenzione agli ammalati e al mondo della sofferenza, e lo raccomanda
pure ai suoi discepoli “li mando ad annunciare il Regno di Dio e curare gli infermi” (Lc.10,9)
L’apostolo Giacomo scrive. “ chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo
averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato; il Signore lo
rialzerà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati “ ( Gc.5,13 ss).
Sappiamo realisticamente che la vecchiaia stessa è la sala d’aspetto della fine “ipsa morbus”, ma ogni
malattia contribuisce a minare l’integrità della nostra persona, e non tocca solo lo stato fisico, ma tutta la
nostra personalità, rendendola insicura….
Spesso quando la malattia si aggrava oggi siamo preoccupati di isolare l’ammalato, di fingere, credendo che
lui stia al gioco, dimenticando che ogni vivente percepisce che la vita si affloscia, sfugge….con tutte le
angosce, dubbi, sensi di colpa….
La fede cristiana, nel suo realismo, vuole aiutare il sofferente grave ad uscire dall’inezia, dal
ripiegamento su se stesso, ed a “chiamare i presbiteri e pregare”, Colui che va oltre ogni possibilità
umana, a riconciliarsi con se stesso, con Dio e con i fratelli. La fede cristiana difende così il bene più
prezioso di ogni uomo: la sua libertà, la verità sulla vita, la responsabilità.
L’unzione degli infermi non è il biglietto per la partenza da questo mondo, ma la certezza che mentre
l’ammalato può sentirsi un peso per i vicini, l’anzianità può diventare un sentirsi inutili, il Signore ti
conferma nella preziosità della tua vita, anche se sofferente, anzi con la santa unzione ti dice che le
tue sofferenze diventano quelle del Signore Gesù sulla croce, hanno lo stesso valore immenso.
Anche sulla soglia dell’eternità e della fine della vita terrena apre una porta di Speranza.
Conclusione:
La luce della fede, che si fonda su un atto libero ed affettivo, fuga dalle paure ed apre alla speranza nel solo
su questa vita e su tutti i suoi problemi felici o tristi, aiuta a sublimare i nodi dell’esistenza. Nel contesto
cristiano trova il suo simbolo nella Croce, dove il nostro orizzontale viene elevato nel verticale, e nella
candela accesa, poca luce e poco calore ma sufficiente per rassicurasi nel buio di non inciampare, ma
anche per consumarsi nell’amore per gli altri.
Tutta la vita è un processo educativo, il costante tentativo di sviluppare anche con l’aiuto degli altri tutte le
potenzialità e risorse: intellettuali, affettive e spirituali
Il prof. Umberto Veronesi nel suo libro “una carezza per guarire” afferma. “è arrivato il tempo per tutti noi di
recuperare una visione globale dell’essere umano.”
In questo contesto globale e specie in situazioni di precarietà il cuore, con tutto il suo bagaglio di
mistero e il suo calore, ha una grande valenza, che merita di essere offerto.
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COLLEGIO IPASVI GORIZIA
«Oltrepassare il confine della vita accompagnando il morente»
Monfalcone, Ospedale San Polo, 12.05.2011
Bibliografica:
Bibbia
Corano
V.Messori: Scommessa con la morte
Kubler Ross: La morte e il morire
U.Veronesi: una carezza per guarire
P. Branca: I mussulmani
M.Halter: Perché sono ebreo
Catechismo Chiesa Cattolica
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