Un approccio interdisciplinare alla nascita dell - GISI

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Lauricella Marie
Dottoranda in Storia del pensiero economico
Ecole Normale Supérieure de Lyon-Università degli studi di Torino
Un approccio interdisciplinare alla nascita dell'economia sociale: quando l'economia si
confronta con la questione della rappresentanza popolare in un contesto di crisi sociale e politica
(1830-1850)
Seminario GISI- 26 marzo 2014
La mia tesi si propone di fornire un nuovo punto di vista sulle teorie socialiste degli
“Utopisti” francesi della prima metà del XIX° secolo, attribuendogli la paternità dell’economia
sociale nel contesto dell'emergere della società industriale e del capitalismo.
Per introdurre questa presentazione conviene elaborare una definizione dell'economia
sociale per capire la varietà e la complessità di questo tema. L'economia sociale in quanto oggetto
omogeneo non esiste1: diverse tendenze e sensibilità politiche si confrontano in seno a questo
campo alternativo dell'economia. All'inizio del XIX° secolo le iniziative considerate come
istituzioni dell'economia sociale sono eterogenee e vanno dal mutualismo di Proudhon, che
condanna la proprietà privata, al riformismo sociale d'ispirazione cristiana di Frederic Le Play.
A dispetto di questa diversità, esistono alcuni tratti comuni che permettono di fornire un quadro al
mio studio. Primo, la convinzione che l’economia sociale si struttura al momento stesso in cui il
capitalismo si sviluppa nella sua forma la più efficace. La seconda caratteristica comune è
l'ambizione a superare la tradizionale opposizione tra Stato e mercato. Si caratterizza infine per una
volontà di organizzare le strutture produttive in modo democratico per far sparire l'antagonismo tra i
proprietari dei mezzi di produzione e i proprietari della forza di lavoro. Attraverso il sistema “un
uomo, una voce”, queste strutture inventerebbero la forma di una vera democrazia.
Conformemente a questa definizione, l'economia sociale nasce proprio nel momento in cui il
capitalismo e la prima fase dell'industrializzazione francese rivelano paradossi socialmente
preoccupanti: mentre la ricchezza nazionale aumenta, la classe operaia si impoverisce. Con
l'obiettivo di rompere con l'Ancien Régime, la Rivoluzione francese vieta l'esistenza dei corpi
1
Hély Matthieu et Moulévrier Pascale, « « Économie sociale et solidaire » : quand les sciences sociales enchantent le
travail », Idées économiques et sociales, 2009/4 N° 158, p. 30-41
intermedi di mestiere lasciando un vuoto tra lo Stato e l'individuo. 2 L'assenza di un quadro legale
per proteggere il lavoratore ha come conseguenza il peggioramento delle condizioni di lavoro e di
vita.
Gli anni Trenta dell’Ottocento segnano la presa di coscienza massiva della questione sociale:
le indagini realizzate dai medici Eugène Buret 3 et Louis René Villermé4 dal 1830 al 1840 mostrano
la degenerazione del corpo degli operai causata dai ritmi elevati di lavoro, dalla mancanza dei beni
di prima necessità e dall'insalubrità delle loro abitazioni.
Con la Rivoluzione di Luglio, il regno di Charles X si sostituisce da quello di Louis
Philippe. Sebbene questo avvenimento abbia favorito la borghesia e il consolidamento del suo
potere, il popolo dimostra di essere presente e di avere una forza politica importante. A seguito di
questa rivoluzione, la negazione del diritto di rappresentanza a livello nazionale della classe operaia
apre una fase di rivolte popolari, attraverso le quali si avanzano rivendicazioni in campo economico,
politico e sociale.5 La classe operaia rafforza il proprio senso identitario e crea movimenti di
protesta all'inizio del decennio del 1830, aiutata dalla liberalizzazione della stampa e dal diritto di
associazione fino agli anni 1834-1835. In questo contesto si formano gruppi di teorici sociali che
propongono, attraverso giornali di propaganda, visioni alternative di gestione dell'industria e
dell'economia allo scopo di migliorare le condizioni fisiche e morali della classe operaia.
Tra questi teorici, abbiamo scelto di analizzare il pensiero di due ex-sansimoniani: Philippe
Buchez e Constantin Pecqueur. Si dichiarano entrambi influenzati dai principi sviluppati da SaintSimon, guidati dal dogma cattolico e dalla figura messianica del Cristo per portare avanti un'ideale
di società giusta. Al centro della costruzione di una nuova economia, l'economia sociale, gli studiosi
considerano di fondamentale importanza concetto di associazione, che deve comportare dimensioni
politiche, economiche e religiose. Buchez e Pecqueur intendono far scomparire la divisione tra
imprenditore ed operaio grazie alla condivisione dei mezzi di produzione e del capitale tramite
l'associazione di produzione. Quest'istituzione viene considerata come una micro-democrazia in
quanto ogni membro dell'organizzazione pùò eleggere ed essere eletto direttore della fabbrica. Il
concetto dell'associazione comporta anche una dimensione morale e religiosa: ogni membro deve
2
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4
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Il decreto d'Allarde, seguito dalla legge Le Chapelier nel 1791 vietano le corporazioni di mestiere, le organizzazioni
operaie e contadine.
Eugène Buret, De la Misère des classes laborieuses en Angleterre et en France : de la nature de la misère, de son
existence, de ses effets, de ses causes, et de l'insuffisance des remèdes qu'on lui a opposés jusqu'ici, avec les moyens
propres à en affranchir les sociétés, Ed. Paulin, Paris, 1840.
Louis René Villermé, Tableau de l'état physique et moral des ouvriers employés dans les manufactures de coton, de
laine et de soie, J. Renouard et Compagnie, Paris, 1840.
Maurice Agulhon, “La Révolution de 1830 dans l'histoire du XIXème siècle français”, in Annales historiques de la
Révolution française, 52ème année, n°242, octobre-décembre 1980.
applicare i principi di fratellanza, di devozione e riceve un insegnamento cattolico per combattere
l'individualismo che sia Buchez sia Pecqueur ritengono il flagello del XIX° secolo.
Primi teorici di un socialismo di ispirazione cristiana, con la svolta della rivoluzione del
1848 e l'avvento della Seconda Repubblica, Buchez e Pecqueur si confrontano con l'esercizio del
potere e hanno infine l'occasione di rappresentare gli interessi della classe operaia: il primo diventa
presidente dell'Assemblea Costituzionale e il secondo svolge un ruolo in seno alla Commissione del
Lussemburgo al fianco di Louis Blanc sulla questione degli “Ateliers nationaux” 6.
La mia scelta di circoscrivere l'analisi a questo periodo mira a fornire uno sguardo più specifico
sulla teorizzazione dell'economia sociale realizzata da Buchez e Pecqueur, troppo spesso
dimenticati dalla storiografia. Numerosi storici si sono impegnati a studiare le opere di Charles
Gide, teorico delle cooperazioni di produzione, della seconda metà del XIX° secolo,
e le
realizzazioni della III° Repubblica nel campo dell'economia sociale, lasciando quindi da parte le
innovazioni economiche avvenuta prima del Secondo Impero. I nomi di Buchez e di Pecqueur
vengono solo evocati nelle introduzioni o in parti di capitolo di opere più generali sulla nascita
dell'economia sociale (Cyril Ferraton, André Gueslin). Quindi l'obiettivo di questo lavoro è di
chiarire l'importanza di questi due autori nell'elaborazione di un economia alternativa che influenza
ancora oggi iniziative di tipo cooperativistico. Alcuni storici del pensiero economico hanno ridotto
lo studio della nascita dell'economia sociale ad un'analisi strettamente economica della teoria.
Dunque, l'originalità di questo progetto risiede anche nella pluridisciplinarità della prospettiva
scelta per analizzare le teorie di Buchez e Pecqueur.
Come vedremo nella prima parte della mia presentazione, il metodo utilizzato per elaborare
la mia tesi necessita il contributo di diversi campi storici: sfruttiamo i dati relativi alla storia
economica, sociale, religiosa e politica.
Integro nel mio ragionamento informazioni che possiamo definire come una pre-sociologia per
capire le esigenze di una riforma economica voluta da Buchez e Pecqueur.
Nella seconda parte della mia presentazione, vedremmo che l'aspetto interdisciplinare della mia tesi
corrisponde anche alle caratteristiche dell'oggetto studiato: i teorici dell'economia sociale intendono
cambiare i rapporti di dominio esistenti in seno all'impresa e alla società industriale in generale,
tramite la rappresentanza della classe operaia. Quindi la problematica della democrazia è al centro
del sistema economico promosso da Buchez e Pecqueur. Gli strumenti teorici della scienza politica
6
Sotto la direzione di Louis Blanc la Commissione del Lussemburgo, nella quale lavorano insieme economisti
liberali, teorici socialisti e delegati del movimento operaio di Parigi, elabora un piano di organizzazione del lavoro.
Creano a marzo 1848 gli “Ateliers nationaux” destinati a fornire un lavoro agli operai disoccupati. Lo Stato è l'attore
principale di questa riforma: fornisce, organizza e retribuisce i lavoratori di questi Ateliers. Quest'esperienza è breve
perché dura solo tre mesi da marzo a giugno 1848.
e della sociologia storica dello stato sono utilizzati per capire il funzionamento e la rilevanza delle
riforme proposte.
1° L'interdisciplinarità: un esigenza metodologica.
Per portare avanti il mio progetto di tesi, ho scelto di fare un'analisi della nascita dell'
economia sociale avvalendomi del metodo relativista, usato nel campo della storia delle teorie
economiche nel quale la mia tesi si colloca. In questa prospettiva, gli autori studiati devono essere
collocati nel contesto economico, sociale, scientifico e filosofico della loro epoca. E’ importante
considerare che le grandi innovazioni del pensiero economico provengono da tentativi di ricerca di
soluzioni ai problemi contemporanei. L'economista istituzionalista americano Wesley Clair Mitchell
dichiara a questo proposito: «One of the results of any survey of the development of economic
doctrines is to show that in large measure the important departures in economic theory have been
intellectual responses to changing current problems ; that is, the economic theorists who have
counted deeply concerned with problems that troubled their generation. Their theories have been
attempts to deal scientifically with these problems, to point out promising means of practical
action»7 Con l'approccio relativista, ci interessiamo ai quadri sociali della conoscenza, al contesto
economico, politico, sociale e intellettuale della redazione dei testi per capirne “lo spirito del
tempo”. Questa scelta metodologica implica inoltre lo studio della biografia degli autori.
La prospettiva relativista esige quindi una interdisciplinarità che ci porta a fare andata e ritorno tra
le teorie economiche studiate e il loro contesto per capire la rilevanza delle soluzioni proposte da
Philippe Buchez e Constantin Pecqueur.
In primo luogo, si deve collocare la nascita dell'economia sociale nel contesto socioeconomico della prima metà del XIX° secolo. Come accennato nell'introduzione, la prima fase
industriale produce effetti paradossali creando una nuova borghesia economicamente potente,
mentre la classe operaia vede peggiorare le sue condizioni di lavoro e di vita. I teorici sociali, e in
particolare Buchez, paragonano la situazione della classe operaia ad nuova forma di schiavitù.
Partendo da questo presupposto, intendiamo fare un vero e proprio lavoro da storico per capire i
fondamenti dell'emergenza sociale. Si tratta di sfruttare le indagini sulle condizioni di vita e di
lavoro degli operai realizzate da un movimento composto da medici igienisti 8. Intendo altresì
7 Wesley Clair Mitchell, Type of Economic Theory from mercantilism to Institutionalism, ed. Joseph Dorfman,
vol. 1, New-York, 1967.
8 Eugène Buret, op. cit.
René Louis Villermé, op. cit.
appoggiare la mia analisi su testimonianze scritte da lavoratori rintracciando le loro vicende
quotidiane. Il giornale di influenza bucheziana, L'Atelier9, scritto da e per la classe operaia mi
fornisce un punto di vista senza filtri sulle difficoltà del lavoro in fabbrica, sui problemi causati
dalla fluttuazione degli stupendi, dalla disoccupazione cronica in alcuni campi di attività, e sulle
condizioni di vita insalubre dovute alla crescita anarchica delle città industriali.
Dato che Buchez quanto Pecqueur hanno provato a formulare soluzioni socio-economiche per ogni
tipo di classe, bisogna anche cogliere le caratteristiche di ogni ceto della società. In questa
prospettiva, una certa letteratura realista pubblicata nella prima metà del XIX secolo fornisce anche
un quadro pertinente di riflessione. Come accennato dalla storica Judith Lyon-Caen nel suo articolo
“Saisir, décrire, déchiffrer: les mises en texte du social sous la monarchie de Juillet” 10, la fine
dell'Ancien Regime e del suo sistema di ordini, insieme all'avvento della società industriale,
rendono confusa la lettura della società.11 Quest'opacità provoca la volontà di descrivere i fenomeni
sociali: i romanzi come La Comedie Humaine di Balzac (1835) o Les Mystères de Paris d'Eugène
Sue pubblicato dal 1842 al 1843 nel “Journal des Débats” rientrano nella categoria dei romanzi
realisti. Questi autori hanno l'ambizione di fare una descrizione globale della realtà mettendo al
centro della finzione la dimensione sociale del destino umano. Il malessere sociale e le
ineguaglianze rappresentano il tema principale delle loro opere. Oltre a questi dati relativi al
contesto del XIX secolo e rilevanti per lo storico, la dimensione sociologica di tali affreschi
romanzeschi sono capitali per il mio progetto di tesi: Judith Lyon-Caen evoca l'ambizione degli
autori a realizzare una tipologia sociale degli individui attraverso personaggi che illustrano una
classe sociale, mostrando le loro specificità e vicende quotidiane. L'insieme di queste opere viene
analizzato dalla storica come un primo tentativo sociologico per decifrare una società avente una
dinamica ancora sconosciuta. Questa letteratura del XIX secolo, insieme agli articoli della stampa
operaia redatti negli stessi anni, rendono più ricco il mio progetto di tesi, grazie anche ad una
comprensione più sensibile delle dinamiche sociale che provocano l'elaborazione di una prima
economia sociale sotto la Monarchia di Luglio.
Conviene anche in questo quadro, per completare questi dati sociali, avvalersi della letteratura
scientifica sulla storia economica di quel periodo. Ciò serve ad evidenziare i punti di debolezza del
9
L'Atelier, Organe des intérêts moraux et matériels des ouvriers, Paris, 1840-1850.
10 Judith Lyon-Caen « Saisir, décrire, déchiffrer : les mises en texte du social sous la monarchie de Juillet »,
Revue historique, 2/ 2004 (n° 630), p. 303-331
11Félix Davin, “Introduction aux Études de mœurs au XIXe siècle (1835)”, dans Honoré de Balzac, La
Comédie humaine, Paris, Gallimard, Bibliothèque de la Pléiade, I, p 263: “Autrefois tout était simplifié par les
institutions monarchiques ; les caractères étaient tranchés ; un bourgeois, marchand ou artisan, un
noblee ntièrement libre, un paysan esclave, voilà l’ancienne société de l’Europe (...). Aujourd’hui l’Égalité
produit en France des nuances infinies. Jadis, la caste donnait à chacun une physionomie qui dominait l’individu
aujourd’hui l’individu ne tient sa physiologie que de lui-même.”
sistema liberale e capitalistico del periodo che va dal 1830 al 1851, i quali vengono criticati e
controbilanciati dalle teorie dell'economia sociale.
Insieme ad una storia dei fenomeni sociali ed economici, bisogna integrare elementi della
storia religiosa. Buchez quanto Pecqueur, intellettualmente influenzati in modo importante dal
Nuovo Cristianesimo di Saint-Simon del 1825, intendono ripensare l'economia alla luce dei Vangeli
con l'obiettivo di moralizzare questa disciplina. Gli anni ’30 dell’Ottocento si caratterizzano per la
rinascita dell'interesse per il Cristianesimo. Il socialismo nascente si ispira dei principi del Vangelo
per porre al centro del sistema politico ed economico un'esigenza di fratellanza tra uomini e di
devozione di fronte ai più deboli. In opposizione con la Chiesa, Buchez e Pecqueur, vincono la
scommessa di riunire i precetti della religione cristiana con quelli della Rivoluzione francese del
1789: secondo loro, il ribaltamento della monarchia e l'avvento dei valori tali la libertà,
l'uguaglianza e la fratellanza sono nient'altro che il risultato di diciotto secoli di cristianesimo. La
figura del Cristo simboleggia questa tendenza socialista: Gesù viene visto come uno dei primi
rivoluzionari che ha condannato la schiavitù e che ha consacrato l'uguaglianza tra gli uomini in
quanto tutti sono figli di Dio.
12
Il richiamo alla storia religiosa di quest'epoca e al legame esistente
tra socialismo e cristianesimo ci permette di capire da una parte le radici dell'economia sociale.
L'associazione, istituzione al centro dell'economia sociale per Buchez e Pecqueur, puo' funzionare
solo se sia costituita da membri che rispettano i principi del Vangelo. Queste istituzioni devono di
conseguenza moralizzare la classe operaia proponendo un’educazione religiosa in seno alla
comunità.
Lo studio della storia della religione si rivela essere capitale per capire “lo spirito del tempo”
perché questo ritorno del cristianesimo al centro del dibattito politico si costruisce in opposizione al
protestantesimo concepito come la religione-madre del liberalismo. Numerose sono le critiche fatte
al modello inglese, considerato come socialmente decadente e ispirato dal dogma protestante, per
giustificare i benefici che potrebbero portare i principi cattolici. Tutto sommato, se il capitalismo
liberale è influenzato dalla religione protestante, l'economia sociale deve essere l'economia
conforme al cattolicesimo. Senza un'analisi storico-religiosa della Monarchia di Luglio,
occulteremo uno dei fondamenti di questa economia alternativa.
Per capire l'emergere dell'economia sociale, bisogna della guardare infine alla storia politica
che va dal 1830 al 1850. Il punto centrale dei sistemi economici e sociali ideati da Buchez e
Pecqueur è il miglioramento delle condizioni morali e fisiche dei lavoratori. Quest'aspirazione deve
essere collocata nel contesto di presa di coscienza globale degli interessi popolari al seguito della
Rivoluzione di Luglio come è stato accennato nell'introduzione. Le tre giornate di rivolta
12 Franck Paul Bowman, Le Christ des barricades: 1789-1848, Ed. Du Cerf, Paris, 1987.
verificatesi alle fine di luglio 1830 a Parigi danno inizio a un periodo di instabilità a livello
nazionale: ribellioni per cause economiche si moltiplicano ovunque in Francia. Basta pensare alle
insurrezioni del 1831 e del 1834 dei “canuts” , gli operai lionesi che lavorano nel settore tessile,
simboleggiate dal loro grido “Vivere lavorando o morire lottando”, per capire l'aspirazione degli
economisti sociali a trovare uno spazio d'espressione e di decisione sulla scena politica e in seno al
loro spazio lavorativo per migliorare le loro condizioni di vita.
Il metodo relativista permette quindi di cogliere gli elementi di contesto che hanno
influenzato Buchez e Pecqueur nell'elaborazione delle loro teorie. Bisogna però porre un limite a
questo ragionamento: non si deve ridurre un pensiero al suo contesto di creazione perché diverse
teorie sono state formulate alla stessa epoca. Il metodo relativista permette solo di capire in
profondità le radici e il senso di questa prima economia sociale. Quest'approccio mette in luce la
rilevanza della qualità di osservatore sociale di cui sono dotati questi due ex San-Simoniani.
Da questa analisi possiamo accennare che l'emergere dell'economia è giustificato in un
epoca di transizione politica, in seno alla quale il capitalismo liberale non trova nessun limite
istituzionale. L'obiettivo, secondo questi autori, è dunque la sottomissione dell'economia al campo
politico. Un'analisi in un quadro relativo alla disciplina delle scienze politiche e alla sociologia
storica dello Stato mi permette di restituire con maggiore rilevanza le ambizioni teoriche di Buchez
e di Pecqueur.
2° Abolire i rapporti di dominio di classe grazie all'economia sociale: il
contributo della scienza politica e della sociologia.
Al contrario dei liberali, che considerano l'economia come un fenomeno autonomo e
naturale capace di auto-regolazione, i promotori dell'economia sociale hanno come obiettivo quello
di porre limiti istituzionali. Quest'ambizione implica l'integrazione di meccanismi democratici in
seno all'impresa industriale. Promuovere “La Repubblica nell'Atelier” 13 attraverso il sistema
associativo implica l'elezione del direttore dell'organizzazione. Ogni membro dell'associazione di
produzione, senza distinzione di qualifica professionale e di possesso di capitale, potrà eleggere ed
essere eletto capo dell'impresa industriale. L'apertura del suffragio alla classe operaia in seno a
queste micro-strutture gioca un ruolo molteplice relativamente ai dibattiti politici della prima metà
del XIX secolo.
13 Henri de Feugueuray, La République dans l'Atelier, 1851
L'impatto sociale dell'ingresso della democrazia nell'impresa sarebbe in primo luogo il
trionfo della meritocrazia sulla plutocrazia. Non sarebbe più il proprietario dei mezzi di produzione
e del capitale ad essere legittimamente il detentore del potere, ma un individuo scelto dai suoi pari
in relazione alle sue capacità e alle sue qualità morali. La legittimazione del potere grazie ad un
funzionamento democratico e la messa in comune dei mezzi di produzione portano alla scomparsa
della dicotomia tra imprenditore e operaio: l'associazione realizza l'ideale dell'abolizione del
salariato.
Il contributo della scienza politica a questo proposito è cruciale: oltre alla questione sociale legata
alla scomparsa del salariato, si nasconde la questione aperta dalla Rivoluzione Francese che ha
consacrato l'uguaglianza di diritto tra i cittadini francesi. Il regime di Louis-Philippe perpetua il
diritto del censo e restringe così l'accesso alla vita politica alla sola partecipazione dei proprietari. Il
salariato è escluso da questa avanzata democratica voluta dalla Rivoluzione del 1789. Si
distinguono quindi due tipi di cittadini che devono compiere gli stessi doveri ma rimangono
ineguali di fronte ai diritti. Numerosi storici la definiscono come una Rivoluzione incompiuta 14, e il
XIX secolo viene spesso percepito come un periodo di transizione e di prove politiche conseguenti
ad essa. La partecipazione degli operai al processo democratico in seno all'associazione gioca il
ruolo di stimolo per un futuro avvento della repubblica democratica francese. I primi economisti
sociali si collocano perfettamente in questa dinamica. Essi hanno per ambizione quella di creare
spazi di formazione cittadina per la classe operaia: si tratta di insegnargli le poste in gioco della
democrazia.
L'interesse dell'instaurare un sistema democratico in seno all'associazione di produzione consiste
anche nella legittimazione della partecipazione operaia alla vita politica del paese. Percepiti dalle
élite politiche ed economiche come una massa socialmente pericolosa, viziosa e ribelle, gli operai
non sono considerati capaci e degni di prendere parte alla “cosa pubblica”. 15 La loro partecipazione
al processo decisionale in un'organizzazione legata alla vita economica del paese modificherebbe,
secondo i promotori dell'associazione, l'opinione pubblica su questo punto.
Infine, l'importanza data alla questione della rappresentanza operaia nelle teorie di Pecqueur e di
Buchez è intrinsecamente legata alla loro aspirazione di cambiare di modello economico. Senza la
rappresentanza degli interessi dei lavoratori in parlamento, la considerazione della questione sociale
rimenerebbe circoscritta ad iniziative palliative o esperienze associative isolate le une dalle altre.
14 Sylvie Aprile, La Révolution inachevée (1815-1870), Belin, Paris, 2010.
15 Pierre Rosanvallon, Le peuple introuvable, histoire de la représentation démocratique en France, Gallimard, Paris,
1998
Per Buchez e i suoi discepoli, il suffragio universale è il punto di partenza della risoluzione della
questione sociale.16
Oltre agli strumenti teorici della scienza politica, bisogna capire la dinamica del sistema
liberale e le sue conseguenze sui rapporti professionali nelle imprese industriali. Il quadro teorico
della sociologia storica dello Stato mi permette di capire i meccanismi di dominio e le loro
implicazioni che giustificano l'aspetto democratico e consensuale dell'associazione di produzione e
delle riforme relative ad un richiamo ai corpi intermedi nella vita economica francese. La fine del
sistema di corporazione con la caduta dell'Ancien Régime provoca uno sconvolgimento dei rapporti
socio-professionali e rinforza la vulnerabilità dei lavoratori causata dall'assenza di una legislazione
del lavoro17.
L'elaborazione di “livrets”18 operai (dal Consolato) nel 1803 conferisce agli imprenditori un
margine di manovra considerevole riguardo al controllo della mano d'opera. Questo “livret” espone
con precisione l'atteggiamento dell'operaio, i suoi spostamenti
geografici e restringe la sua
mobilità: l'imprenditore conserva il documento durante il periodo dell'assunzione. Viene anche
ricordato in prima pagina il divieto di coalizione operaia.
L'unico spazio di rivendicazioni legale nel campo lavorativo è il consiglio dei “Prud'hommes”
creato sotto il Primo Impero, nel 1806. È composto da una commissione di industriali che
deliberano in particolare sui conflitti relativi allo stipendio, alla durata della giornata di lavoro, ecc.
Quest'istituzione è particolarmente impopolare in seno alla classe operaia: di nuovo non è
rappresentata nella commissione deliberativa.
L'approccio socio-storico fornito dal sociologo Alain Cottereau attraverso diversi articoli 19 fornisce
al mio progetto un punto di vista arricchito riguardo ai rapporti di dominio sociale causato dalla
relazione diretta di carattere liberale tra Stato e individuo. 20 L'assenza di una legislazione del lavoro
16 Philippe Buchez, L'Européen, 1831-1832
17 Claire Lemercier « Discipliner le commerce sans corporations. », Le Mouvement Social 3/ 2008 (n° 224), p. 61-74
18 Il “livret” era un documento ufficiale rilasciato dalla polizia francese e dato ad ogni operaio per controllare i loro
spostamenti. E stato elaborato con lo scopo di diminuire il vagabondaggio dei lavoratori.
19Alain Cottereau,«Faire un précédent»,conférence publiée in De l’ethnométhodologie aux approches socio-historiques. Parcours d’un séminaire, 1988-1989, Paris, CNRS/ Université de Paris 7,
1990, pp. 45-63
- «Justice et injustice ordinaire sur les lieux de travail, d’après les audiences prud’homales, 1806-1866», in Les
prud’hommes, XIXe XXe siècle, no spécial du Mouvement social, oct.-déc. 1987, pp. 25-61
- «Droit et bon droit. Un droit des ouvriers instauré puis évincé par le droit du travail (France, XIXe siècle)», Annales,
nov.-déc. 2002, n° 6, pp. 1521-1557.
20 Steven L. Kaplan et Philippe Minard, « Le corporatisme, idées et pratiques : les enjeux d’un débat incessant», in
Steven L. Kaplan et Philippe Minard (dirs), La France, malade du corporatisme ?, XVIII-Xxe siècles, Paris, Belin 2004,
p. 5-31.
conduce, in seno al consiglio dei Prud'hommes, alla formazione di una giurisprudenza quando il
costume non è determinato dal corpo professionale: questo concetto è sviluppato dal sociologo per
spiegare l'emergere di norme ufficiose nel campo delle relazioni professionali. Dato che gli operai
non sono rappresentati nel consiglio dei “Prud'hommes”, questo quadro di regolamento è formulato
a favore di quelli che hanno in mano l'autorità nel mondo industriale e che sono in grado di
deliberare nella commissione.
Una prospettiva sociologica rappresenta per la mia tesi un apporto notevole per cogliere la volontà
del cattolicesimo sociale di creare una terza via, vale a dire un'alternativa tra il liberalismo e il
socialismo, ponendo un'attenzione particolare sulla questione dei corpi intermedi e sulla
rappresentanza operaia all'interno di
istituzioni che formano un ponte tra individuo e Stato.
Numerosi scritti della scuola bucheziana sono consacrati alla riforma dei consigli dei
“Prud'hommes”. I giornalisti operai del giornale l'Atelier hanno formulato proposte per ottenere una
maggiore rappresentanza in seno alla commissione. Propongono anche di trasformare
quest'istituzione in uno spazio di dibattito e di discussione tra salariato ed imprenditori, di indagini
sociali sulle condizioni di lavoro per trovare, al livello locale, soluzioni adatte ad ogni contesto
professionale.
L'economia sociale, in quanto oggetto di studio complesso e molteplice, necessita, per
capirlo nella sua globalità, un approccio interdisciplinare. Posso, grazie al contributo della storia,
della scienza politica e della sociologia, analizzare il progetto di società elaborato da Buchez e
Pecqueur. L'economia sociale della prima metà del XIX secolo intende modificare ogni campo della
società, dall'organizzazione industriale alla morale individuale, senza dimenticare il regime politico:
il metodo relativista e il contributo delle scienze politiche permettono di restituire la ricchezza di
questo progetto sociale e la sua pertinenza nel contesto della prima società industriale.
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