I molti poteri della corrente elettrica Perché dipendiamo così tanto dalla corrente elettrica? A cosa sono dovuti i suoi “poteri”? La corrente elettrica fa talmente parte del nostro vivere quotidiano che ci sarebbe davvero difficile immaginare di poter condurre un’intera esistenza senza di essa. Eppure, è passato solamente un secolo da quando l’utilizzo della corrente divenne alla portata di tutti (Trento fu tra le prime città d’Europa ad essere illuminata con l’elettricità nel 1890). Oggi la nostra dipendenza è totale: senza di essa la maggioranza di noi non saprebbe o potrebbe più lavorare, né vivere nella propria casa. Nemmeno quando decidiamo di trascorrere le ferie lontano da ogni comodità ne facciamo a meno: in generale, infatti, almeno una piccola torcia (elettrica) tascabile ce la portiamo dietro. Per non parlare del cellulare… per sicurezza, non si sa mai… Anzitutto chiariamo un punto fondamentale: la corrente elettrica consiste in un movimento di cariche elettriche nello spazio. La corrente elettrica ha almeno tre “poteri”, che chiameremo magnetico, chimico e termico. Del primo, di cui abbiamo già detto in una recente rubrica, diciamo ora che consta nella capacità di una corrente di creare un “campo magnetico”, ovvero un qualcosa che è in grado di far deviare l’ago di una bussola. Questo effetto ha generato applicazioni di portata eccezionale, come il motore elettrico. L’idea di base del dispositivo è semplice: si fa scorrere una corrente elettrica in una bobina (consiste in un avvolgimento di tanti fili conduttori, ad esempio di rame) posta in un campo magnetico prodotto da calamite di forma opportuna. Risultato: la bobina ruota. Ecco dunque un motore: elettrico, per l’appunto. Quanti motori elettrici ci capita di utilizzare? Moltissimi: dal frullatore al lettore di CD, dal falciaerba ai neonati motori per autobus, automobili e biciclette… Un gioco che usavamo fare da bambini consisteva nel procurarsi un recipiente pieno d’acqua, svuotarlo di circa la metà, passarlo al giocatore successivo il quale ripeteva la stessa operazione. Perdeva il bambino che rimaneva con una quantità d’acqua talmente piccola da non riuscire più a dividerla. Potremmo immaginare di proseguire il gioco con i più fantastici dispositivi, micro-microscopi e microcontagocce, fino ad ottenere una sola molecola. Ed, a questo punto, il giocatore che si ritrova con una molecola, perde. Perde perché se spezzasse la molecola non avrebbe più due parti della stessa sostanza di partenza. Ma supponendo di cambiare le regole del gioco e di ammettere anche la scissione della molecola, come potrebbe fare il giocatore per vincere? Viene in aiuto un’altra delle abilità della corrente elettrica che abbiamo chiamato “chimica”. Se l’acqua è attraversata da una corrente elettrica, essa si scinde nei componenti di cui è costituita. Poiché la molecola d’acqua è fatta da tre atomi, due di idrogeno e uno di ossigeno (l’espressione sintetica è H2O), il risultato è che l’idrogeno si divide dall’ossigeno. Essi si possono eventualmente raccogliere separatamente. La corrente permette, dunque, di scindere le molecole, di spezzarle per ottenere gli elementi di cui sono costituite. Dall’acqua si può ottenere idrogeno, sostanza decisamente preziosa per il nostro futuro energetico (il problema non è così banalmente risolto a causa del costo economico dell’operazione descritta, per ora superiore al beneficio che se ne trarrebbe dall’ottenere il combustibile idrogeno). Comunque sia, il processo di elettrolisi (così si chiama) ha permesso e permette di ricavare elementi contenuti in sostanze complesse, spesso non ottenibili in altro modo. Il terzo e ultimo effetto della corrente viene denominato termico. È un effetto che possiamo costatare abitualmente: quando un filo o un dispositivo qualunque è percorso da corrente elettrica, si scalda. Utilizziamo questa caratteristica della corrente elettrica in moltissimi modi: dalla stufa elettrica al ferro da stiro, dalla lampadina a filamento al forno, dal saldatore allo scaldabagno. Tuttavia, l’aumento di temperatura prodotto dalla corrente non viene sfruttato nella maggior parte dei casi. Anzi, questo rialzo termico è spesso solo un impiccio di cui è necessario tener conto nella progettazione dei dispositivi elettrici e, soprattutto, è una perdita di energia di cui purtroppo non si può fare a meno. A questo punto, dopo aver magnificato le sue doti, vediamo l’altro aspetto della medaglia della corrente elettrica: bisogna “produrla” (in natura, per la verità, esistono i fulmini, che producono correnti brevi e intensissime, ma … come acchiapparli? Altre forme “naturali” di corrente non sono banalmente utilizzabili). Come già detto, una corrente elettrica consiste in un movimento ordinato di cariche elettriche (nei fili di rame le cariche sono gli elettroni). Le cariche elettriche sono sempre in moto, ma il problema è renderlo ordinato: e questo costa. Per produrre corrente è necessario avere dell’energia a disposizione. La corrente “restituisce” poi parte di questa energia madre per eseguire il compito che le è stato assegnato: azionare un motore, dar luogo ad elettrolisi, scaldare un dispositivo. Ma, attenzione! Va sottolineato che solo una parte dell’energia viene utilizzata, mentre l’altra parte (piccola o grande, dipende dai dispositivi) va inesorabilmente perduta. Anche in fisica di gratuito non v’è nulla… [a cura di Silvia Defrancesco]