Vent`anni e un giorno per vivere - Questa è la pagina di Pierantonio

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romanzo
Vent'anni e un
giorno per vivere
Pierantonio Marone
1
Cronologia
Vent'anni e un giorno per vivere
E’ la storia di un ragazzo ventenne, figlio di un italiano e di una
egiziana, dotato di poteri paranormali, che gli permettono di rivivere le
vite precedenti e di scoprire cosa gli riserva l’immediato futuro. Attraverso
numerose peripezie e con l’aiuto di un giovane ufficiale della marina greca
riuscirà a svelare l’alone di mistero che avvolge il suo passato e sembra
segnare inesorabilmente il suo destino.
Eros, orfano di padre e di madre, cresciuto in un orfanotrofio torinese,
frequenta il secondo anno di architettura alla Ca’ Foscari di Venezia. Qui
conosce un giovane professore di lingue, Giorge Miller, appassionato
cultore di archeologia egizia. Da questo incontro si sviluppa il suo
interesse per la civiltà dei faraoni da cui si era sempre sentito attratto.
Segue il professore a Londra e dopo varie sedute e incontri paranormali,
riesce a scoprire una buona parte del suo passato.
Poi, quasi per caso si ritroverà con il professore ad Atene in un
convegno di parapsicologia e chiaroveggenza, condotto da un noto
giornalista londinese, Artur Wampol, soprannominato il Caimano,
convinto sostenitore delle scienze paranormali e occulte. Terminato il
simposio divide il taxi con Nikolas, ufficiale della marina ellenica e figlio
adottivo del console greco al Cairo. I due scoprono il comune interesse per
l’egittologia e da ciò nasce il desiderio di approfondire la conoscenza.
Nikos permette a Eros a trascorrere il weekend nella sua casa disabitata
al mare e qui, in virtù dei propri poteri paranormali, il giovane Eros riesce
ad individuare la localizzazione della tomba di Erosmenkhotep I, ultimo
faraone della dodicesima dinastia, già oggetto di vane ricerche da parte di
numerose spedizioni scientifiche.
Arduo sarà il percorso intrapreso, ma alla fine....
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Primo periodo
AMENEMHAT SESOSTRI III faraone dell’Alto e basso Egitto, padre
di AMNERIS I, primogenito scomparso nel Nilo, soppresso dal secondo
genito AMENEMMES IV padre di SOBEKNOFRU e NEFRETIS sorelle
di EROSMENKOTEP I ultimo faraone della XII dinastia, dal 1786 al
1784 a.C, nato 1804 a Tebe e morto 1784 a.C. Assassinato dai sicari del
sacerdote KHOR. Sepolto assieme alla moglie la regina HETEPEL,
accusata di complotto e fu sepolta viva nella stessa tomba del faraone.
Secondo periodo
All’incirca cinquecento anni dopo, al tempo della conquista di
Alessandro il grande, nacque EROS II figlio di Dario III, nato 352 morto
332 a.C. Aveva tre figli maschi, dalla moglie Elena, figlia di un principe
siriano.
Terzo periodo
Altri quattrocento anni e l'anima del faraone rivive in un principe arabo
AMR PETOH-KENSO-RE IBN NAB nato 1232 morto 1252 d.C. Figlio
del Califfo Aiyubidi. Aveva tre figli maschi e due mogli Sarru e Sark .
Quarto periodo
Dopo circa altri quattrocento anni, nel medioevo, rivive nelle sembianze
di un giovane condottiero teutonico ROSMENK HOT, nato 1505 morto
nel 1525 in battaglia, era al servizio del duca di Milano, Francesco Sforza.
Quinto periodo
Trascorsi altri quattrocento anni, l’impersonificazione del faraone
EROSMENKHOTEP I si ripresenta ai giorni nostri nel giovane: EROS
DE'SESOSTRI studente in scienze e fisica nucleare a Torino. Nato a Beni
Suef in Egitto il 13/6/1975, figlio di archeologi. Antonio De-Sesostri e
Karem Aiyubi. Eros si trova a possedere grandi poteri naturali di medium e
chiaroveggenza, par-psiche oculistica, telepatia profonda e con l’armonia
di fluttuazione cosmica dell’universo. Da indurlo nella lettura del pensiero
a ritroso nel tempo, riscoprendo il suo fatale destino. Pertanto, l’ora X
predestinata dal fato dovrebbe avverarsi mercoledì 14 giugno 1995. Tali
circostanze erano identiche e inconfutabili nei secoli. Vent’anni e un
giorno di vita per vivere. Il percorso maledetto da compiere.
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Profezia
“Verrà in un tempo lontano, oltre i grandi mari del
nord. Verrà dal cielo e porterà la luce della vita sulla
terra. Dando lustro e rinascita al sommo faraone
EROSMENKOTEP I e della sua adorata sposa la
regina HETEPEL. Portando finalmente la pace e gloria
eterna, nella Valle delle Gazzelle”.
“E tutto capiterà nel futuro, in un giorno che non è
notte e la notte non è giorno. Quando gli astri celesti si
incontreranno qui su queste pietre tombali e uniranno le
loro mani vergini a interrompere il maleficio eterno”.
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“Il grande sacerdote Khor, inviato dal dio Atum,
decreta che la maledizione sia perpetrata in eterno. Che
il riposo dell'ignoto defunto nell'aldilà, sia eternamente
tormentato dal Ba, per le sue malvagie colpe nel aver
ignorato i comandamenti e la giusta via dell'obbedienza.
E il Ka prepari la sua anima maledetta dal Dio Seth, per
il lungo viaggio. Sulla nave dei morti che il dio Anubis
porterà al cospetto e all'ira del dio Osiride Re dei morti.
E mai si placherà l'ira contro il faraone Erosmenkhotep
I e la sua regina Hetepel, usurpatori del regno delle
Gazzelle. Dovranno espiare la maledizione eterna.
Che nessuno entri e desti dal sonno eterno dell'ignoto.
La morte colpirà con le sue ali nere chiunque osi
disturberò il sonno maledetto del faraone rinnegato.”
“In questo papiro è segnato il percorso della
tua vita. Abbine cura piccolo Eros e ti salverai
dalla maledizione emanata del sacerdote
KHOR, adoratore del malefico dio SETH, che
hanno inflitto il male eterno sulla tua dinastia.
Mi raccomando principe, abbine cura....
Fai attenzione!”
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Città di
TEBE
1784 a.C.
Funerali di EROSMENKHOTEP I
faraone dell'alto e basso Egitto
“L’innominato ha profanato gli Dei. Lo stesso Osiride la punito
a restare nel profondo della terra al buio eterno, dimenticato da
tutti, senza una nave per solcare nelle tenebre il lungo viaggio al
fianco il Dio Anubis che accompagna i morti”.
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Personaggi e interpreti nel maleficio
Eros De.Sesostri la vittima designata dal fato.
Antonio De.Sesostri direttore museo egizio di Torino
Karem Hayubi archeologa e madre di Eros
Hader Hayubi sorella gemella archeologa
Hetel Harasis archeologa egiziana
Nikos Holas tenente della marina militare greca
Conte Michail Holas console greco a Telaviv e Contessa Fazia Holas
Elena Gariffa studentessa ragazza di Nikos
Mikails Gariffa Ammiraglio della marina greca e consorte Renes Gariffa
Artur Wampol giornalista, presentatore TV greca ET1 “Il caimano”
Lord Giorge Brunnerit direttore e azionista ET1 greca
Lorens Madison direttore. rete TV ABS e Rilke Noris direttore rete TV SNN
William Kemp direttore regia e Mario Galluzzi coordinatore regista ET1
Lorelaine Dumond giornalista Corriere della sera e Merce Calvet del Figarò
Sharon Dopulis ministro Beni Culturali greci
Miro Popodus professore e direttore reparto ustionati ospedale Atene
Alexander Gop giornalista Direttore agenzia segreta greca
Giorge Miller psicologia università di Londra programmatore scienze
Charles Fraser psicologo università di Alessandria d’Egitto
Harod Quetal parapsicologo dell’università di Boston US
Zakis Hamar direttori scavi egizi di El Faiyum
Petre Hamis egittologo egiziano sovrintendente al Cairo
Hamed Sukian Presidente del Metropolitan Museum d'Egitto
Mohammed Zaul Primo Ministro e Sottosegretario Beni pubblici egiziani
Alì Habàa caposquadra scavi a El-Faiyum Egitto
John Bodman egittologo ricercatore di Oxford Regno Unito
Christos Stavropos autista taxi Atene
Tiberio Romoli ex direttore museo egizio di Torino
Mara Cozzi candidata al parlamento italiano
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Prologo
Le telecamere erano puntate sul personaggio di rilievo che si
apprestava ad essere divorato dall’astuto presentatore; impersonato dal
giornalista del “Times”, Arthur Wampol, scaltro e ambiguo, con la faccia
da boxer e con il parlare rapido e incisivo. La sua figura alta ma compatta
faceva risaltare più del dovuto la sua risata sonora e produceva
un’immagine che sembrava ormai scolpito nella pietra e si distingueva tra i
migliori reporter nel mondo pronto all’avventura.
Il pubblico che partecipava a quell’inusuale show di scienze occulte,
veniva quasi aggredito e sottoposto a una sfrenata carrellata di domande
scottanti e brucanti. Il conduttore di quel fantasmagorico spettacolo era
stato denominato un “Caimano” senza pietà. Pronto a ghermire e
sgretolare ogni roccia più dura, fino allo spasimo del malcapitato eroe.
Pertanto chi si sottopone era ben conscio di ciò che andava incontro in
quell’arena, senza lasciarsi prendere dal panico e fuggire via ancora prima
d’incominciare. Essendo una sfida più con sé stesso, che sfidare il furbo
presentatore del momento.
Ma sebbene tutto questo fosse deleterio per chi si presentava alla sbarra,
l’audience era arrivato alle stelle. E tutti quanti nolenti o no, erano
coscienti a quali rischi andavano in contro, i misteri dell'occulto erano
sempre oscuri e sapevano altrettanto bene che alla fin fine, chi riusciva a
uscire da quell’inferno era all’apice del firmamento oltre della propria
carriera. Ma era altrettanto vero che molti che si sentivano pronti a sfidare
il mondo e talvolta cadevano per la troppa sicurezza. Sicuri che mai
nessuno sarebbe riuscito a smuoverli o intaccare la loro proverbiale parola.
E taluni avevano fatto male i loro conti, dimenticandosi di quel perfido e
subdolo conduttore, che ne sapeva una più del diavolo. Lui, con ardue
battute riusciva sempre a giostrarsi l’incauto ospite, sceso in campo poco
prima con tanta disinvoltura, facendo alla fine una misera figura, in quel
simposio di trappole e misteri occulti.
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Arthur Wampol era riuscito a imporre contro tutti il suo mito, era ormai
pronto a ogni fatto o evenienza che le veniva a tiro, per farne un reportage
televisivo. E chiunque capitava sotto le sue grinfie, il più delle volte era
sicuramente finito. Ecco perché l’avevano denominato il: “Caimano”,
dall’animo perfido, ma talvolta sensibile da strappare anche le lacrime, e
questa prerogativa era più che vera. Talvolta succedeva che durante la
diatriba tra il giornalista e l’intervistato, saltava fuori qualcosa di nuovo e
prontamente Wampol captava al volo quel misterioso fatto. In quella
parvenza di momentanea umanità. Dal canto suo Arthur Wampol cambiava
d’improvviso, divenendo un caro e benevolo giornalista con un’anima e un
cuore. E queste discordanze nel suo temperamento le aveva captate molto
bene da solo Wampol, ricevendo migliaia di lettere e telefonate di
commiato in redazione del ETI-1. Lo studio televisivo della “Criptovision
Ellenico”. A sostegno della sua illuminata e piacevole idee su vari
argomenti di parapsicologia e scienze occulte. Pacchi di lettere anche al
suo albergo dove stazionava al momento.
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Capitolo Primo
Quel giorno Wampol era in ritardo sulla sua tabella di marcia, il traffico
di quella metropoli mediterranea lo innervosiva abbastanza, mentre
osservava distrattamente il ritmo convulso di quella città dal finestrino
aperto del taxi, che a rilento risaliva una delle tante arterie principali del
centro della capitale: la Leofòros Amalias. “Atene è come una bella e
sconvolgente creatura, ma è impossibile districarsi liberamente.” Espresse
tra sé. Poi, a un certo punto ripensò nuovamente, mentre si asciugava il
sudore che gli colava sul viso dalla fronte; che aveva già dedicato
all’incirca un anno prima, un lungo articolo sul Times, a quella città dai
mille volti, mentre faceva scorrere nella mente, quasi le stesse parole che
aveva scritto a suo tempo: “Ad Atene l’antico si sublima nell’acropoli
colorata di bianco, da un sole travestito da Dio e le sue prospettive si
consumano alla ricerca d’impossibile definizioni mute, complici di miti e
marmi che sembrano darsi appuntamento con i passi sparsi dei turisti
sull’acciottolato di pietre millenarie”. E si trovò a sorridere Wampol,
ripensando a ciò che aveva scritto, ricordandosi bene lo stupore dei
londinesi mentre scoprivano in quel poetico articolo l’altra faccia di quel
popolo greco; in un certo senso gli piaceva godere delle sue bravure a
ispirazioni quasi geniali. Mentre la sua mente aveva già percorso un altro
pezzo di quell’articolo improvvisato: “Dove il fitto brusio della folla
ondeggiante nei quartieri che s’addossano alla collina sacra; in quei
minuscoli agglomerati dove uomini e cose, oggetti e case, si scompongono
e ricompongono tra spirito e materia, in quel fluido vitale di idee e
filosofie millenarie”. Continuando Wampol a rileggere mentalmente su ciò
che gli veniva alla mente in quel momento del suo articolo antefactum, nel
cercare di far passare il tempo a lui prezioso senza innervosirsi troppo e a
far aumentare la sua già abbondante sudorazione. Ma al tempo stesso si
sentiva soffocato in quella congestione del traffico, da farlo imprecare, ma
questa volta a voce alta: < Per San Giorgio! > Sbottò mentre si guardava
l’orologio al polso e si rivolgeva all’autista per sollecitarlo: < Per favore,
non può provare e trovare un’altra strada, per uscire da questo ingorgo?
Magari una trasversale? Io sono maledettamente in ritardo... tenti di far
qualcosa per cortesia. > Brontolò impaziente.
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< E’ impossibile sgusciare via da questa bolgia. Lipùme. > Spiegò.
Wampol approvava a malincuore la risposta: < Sì, sì, capisco! Mah,
speriamo che si muovano? > Mentre ripensava a quella riunione capitatagli
così all’improvviso, che proprio non l’avrebbe voluta quel giorno. Gli
aveva fatto perdere un sacco di tempo, e in quel momento brontolava con
sé stesso incavolato. Mentre constatava che il fazzoletto che teneva in
mano per asciugarsi il sudore era ormai fradicio, da farlo innervosire
ancora di più aspramente. < Accidenti! > Sbottò alla fine.
Mentre l’autista dal canto sue, in quel suo modo un po’ rustico, cercava
di convincere in qualche modo il passeggero. < Mi spiace Signore, ma a
quest’ora è molto difficile andare di fretta! > Gli aveva risposto così
tranquillamente, da far innervosire ancora di più il suo già incavolato
passeggero. Wampol era più che mai arrabbiato, cercando un modo diverso
per far passare il tempo senza incavolarsi oltre. D’altronde fare a piedi
quel lungo tragitto ci avrebbe impiegato più di un’ora e pertanto doveva
rassegnarsi di quella situazione che gli offriva quel taxi al momento.
Aggrovigliato in quella marea d’auto in movimento che sembravano tante
tartarughe in competizione. Quell’afflusso di gente e veicoli che andavano
avanti così disordinatamente, creavano dei veri ingorghi su quelle ampie e
spaziose vie. “Gli Ateniesi non riusciranno mai ad adattarsi col
progresso”, Sbottò tra sé Wampol più che convinto. “Sono un po’ troppo
sentimentali, ma altrettanto irruenti e attaccati alle vecchie tradizioni,
dove celano in loro, una buona parte passionale che sfocia nel sirtaki e il
quel sapore di moussakà, di quel vino resinato che saggia il palato”. Era
ciò che deduceva malamente Arthur Wampol, comprendendo più che bene
il loro modo di vivere. Ma in quel momento desiderava l’ordine e la
correttezza che un suddito del gran regno unito britannico sapeva fare.
Mentre ascoltava le imprecazioni un po’ scurrili nel loro linguaggio locale,
espresso dal conducente un po’ sottovoce, ch’era imperterrito nella sua
guida, da sembrare così tranquillo nell’indifferenza più totale.
“E’ veramente
tardi”, constatò mentalmente Wampol temendo di non far
in tempo per il suo programma che stava per andare in onda e lui ancora
non era arrivato agli studi televisivi del ETI-1. < Accidenti! Non ci voleva
proprio. Per San Giorgio! > sbottò a fior di labbra. Capendo che si trovava
incuneato in quella marea d’auto incolonnate e gli pareva di soffocare in
quell’ammasso di ferraglia arroventata dal sole estivo. Incominciando ad
avere dell’inspiegabile crisi di nervi pensando continuamente che fra
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un’ora doveva andare in diretta con quello spettacolo inventato così si può
dire, su due piedi, ma che a dispetto di tutti aveva preso consistenza, oltre
l’interesse da quel pubblico un po’ distratto. E di tutto questo lui ne andava
fiero, pertanto non poteva mancare, sapendo più che bene che i suoi
collaboratori non sarebbero mai stati all’altezza della situazione.
Oltretutto, l’aveva partorito lui quello stravagante show d’attrattiva e
mistero, inventato così per gioco, tra colleghi e dirigenti della televisione
ellenica. Wampol si trovò nuovamente a rimuginare sull’accaduto fatto
che a dispetto di tutti gli costò l’approvazione dei finanziatori, in quelle
convulse idee che gli si sprigionavano sovente nella sua mente,
aggrovigliata per la fretta. Ma pur sempre eclatanti. E il tutto era successo
in uno di quei tanti party che si tenevano più che sovente, in una di quelle
lussuose ville sulla Costa di Apollo, con tanto di banchina per attraccare i
lussuosi panfili di grossi e grassi magnati. Arrivata dal vecchio continente,
oltre quelli dall'altra parte del mondo.
E fu proprio lì, in una disputa di bravura, tra gin, scotch e sherry, che
Wampol propose, più per coerenza alla sua indole di bravura, che per il
resto, dicendo a voce alta: < Bene, Signori. Io vi garantisco che posso
improvvisare in due mesi... Be’, diciamo al massimo tre... una trasmissione
da mozzafiato. Ma l’importante, è dove tutti possono partecipare e
dialogare, esprimendo i propri desideri, le proprie opinioni e sopratutto i
propri misteri. Insomma dar libero sfogo, nel tentativo di riuscire ad
arrivare alle stelle in poco tempo. Mi seguite, vero? E senz’altro, se tutto
procederà come la penso io, si farà un sacco di soldi. >
< Ma è veramente così sicuro della sua strampalata idea Wampol? >
Chiese uno dei tanti magnati dell’industria presenti.
< Senz’altro! Lo posso preparare in meno tempo, se mi date mano
libera. Così al più presto presenteremo in studio “la prima”. S’intende, se
voi mi sosterrete a impiantare questo spettacolo. Per così dire un po’
accattivante, oltreché stravagante. Ma vi garantisco una buona riuscita.
Dove tutti si faranno in quattro pur di partecipare nel mettersi in evidenza
a loro vantaggio o svantaggio a secondo dei casi che saprò valutare
sull’interesse più o meno appassionato del pubblico. E tutto questo
s’intende a vantaggio della trasmissione... >
Tutti quanti erano rimasti ad ascoltarlo con un interesse alquanto
incerto. D’altronde, in quel periodo la redazione del canale ETI-1 era a dir
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poco, un tanti-nello in crisi. Oltretutto gli spettacoli in lizza erano un po’
troppo costosi e non offrivano tanto interesse da parte del pubblico e
pertanto gli azionisti che si trovavano a quel party si stavano domandando
se valeva veramente la pena d’investire altri soldi, per rilanciare la loro
rete televisiva con poca attrattiva in quel periodo di scarse idee.
Qualcuno aveva prospettato decisamente a voce alta: < E’ impossibile e
manca il tempo, oltreché il danaro da investire? >
< Abbiamo già speso troppo e siamo usciti dal bagget preventivato. >
Rispose un altro, nell’indifferenza più assoluta, mentre stava rimirando con
più interesse il fondo schiena di una giovane donna più che mai avvenente.
Ma per Arthur Wampol, che gli balenava in testa quell’idea già da
tempo, non aveva dubbi sul come fare senza troppe spese. Wampol, era già
stato propenso di proporlo mesi prima, a Lorens Madison, direttore della
emittente inglese “CBS”. Perciò al suo rientro a Londra, per un periodo di
vacanze. Oltretutto, dovute alle scarse e insignificanti notizie da
estrapolare in quel momento da quella Magna terra del leggendario:
“Alessandro il Grande”. Quella terra greca, che in fondo a tutto e di
nascosto, Arthur Wampol incominciava ad amare. E perciò in quella
proposta di una bizzarra trasmissione che aveva Wampol in cantiere,
l’avena accennata già a suo tempo a Madison per telefono, esponendo
quella sua idea ch’era in procinto di partorire. Ma, Madison gli prospetto,
che purtroppo l’interesse oltre la Manica era irrilevante. In patria poi, e per
di più i londinesi non sarebbero troppo interessati a quel genere di
spettacolo variopinto, fra misteri e folclore. Poi oltretutto di misteri era già
più che piena la gran Bretagna. Rispondendo a Wampol: < Mi sembra un
programma un po’ campestre, non adatto hai nostri concittadini. > Gli
prospettò Madison bonariamente. E di rimando Wampol rispondeva un po’
risentito: < Già, ma senz’altro i greci ne andranno pazzi per un programma
di pettegolezzi, come dici tu un po’ campagnoli... Be’, ne riparleremo più
avanti. > Ma, poi non si fece più nulla. Ripensò tra sé e sé con un vago
ghigno sornione. Mentre Wampol, si rammentava al momento, a quella
marea di lavoro e preoccupazioni scoppiate in quel susseguirsi di cose e
fatti accorsi in quei primi mesi per avviare quel bizzarro spettacolo e con
la speranza che fruttasse veramente milioni di dracme. Poi finalmente il
successo si prospettò quasi subito e Wampol si sentì veramente anch’egli
alle stelle. In quel primo mese della prova del fuoco, l’audience era salito
vertiginosamente alle stelle, da soddisfare Wampol in una positiva
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remunerazione per il suo intuito al successo.
Perciò, al ricordo di quella riunione snobbata fino all’ultimo, si era
rivelata poi, tutt’altra cosa. Quei pezzi grossi e altolocati della nazione e
d’altri paesi in vacanza con i loro grandiosi yacht ormeggiati in rada; quei
mass-media che fanno il bello e il brutto tempo nella Comunità Europea.
Erano riuniti là, sulla Costa D’Apollo, a far un po’ di baldoria, e per
Wampol s’era rivelato una fonte di denaro ineguagliabile. Pensando al
come e al sistema migliore per mungere quelle grasse vacche un po’ restie.
Forse il fatto è che nessuno voleva dimostrare ai presenti di essere tirchio e
senza fondi. Pertanto lo presero decisamente in parola, forse con l’idea di
fare un buco nell’acqua, ma d’altronde bisognava in qualcosa spendere un
po’ di dollari, per dimostrare la buona volontà di fare. Poi d’altronde i
mancati guadagni venivano detratti dalle tasse in qualche modo, e pertanto
avrebbero perso ben poco alla fine. Mentre il loro buon esempio di
azionisti l’avevano messo a disposizione di tutti, se poi finiva male,
peccato, loro ci avevano provato e qualcuno l’avrebbe poi pagato a proprie
spese, rimettendoci magari anche il posto oltre che il proprio danaro. E in
quella calda serata, forse ancora più calda per la quantità di drinks e
cocktail trangugiati senza ritegno, sembrò a Wampol che tutto filasse via,
liscio come l’olio.
Wampol era stato sostenuto dal giornalista Merce Calvet del “Le
Figarò” e Rilke Noris, funzionario della nota emittente oltreoceano
“CNN”, statunitense. In procinto di impiantare in proprio una sua
emittente in Corsica. Wampol avendo delle capacità manageriali alquanto
spiccate. E pertanto avrebbe voluto Arthur Wampol come assistente e
magari socio in quell’impresa non da poco. Poi con l’avvento del satellite
a fornire notizie nuove verso l’Europa Unita. Pertanto era alla ricerca di
buoni e capaci collaboratori al momento.
Ma più di tutti, era riuscito a dare il primo appoggio a Wampol, era stato
Lord George Brunnerit, che gli propose una cospicua sovvenzione a quella
spericolata idea. Essendo poi uno degli azionisti di maggior spicco e
possedeva il sessanta per cento delle azioni dell’emittente ellenica. < Caro
Arthur, > Disse Lord Brunnerit alzando il suo Martini ghiacciato. < Io
posso anche sovvenzionare la sua agguerrita proposta, forse un po’
allettante... ma ha una condizione? > Propose con serietà, ascoltato da altri
un po’ sulle difensive ma altrettanto interessati. < Che alla reggia del suo
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programma televisivo, voi mettiate mio genero: Willian Kemp. bravo, ma
sapesse che scansafatiche è quello... >
Wampol lo rimirò per in attimo e subito rispose con decisione: < Non
importa con chi? L’importante è incominciare... Va benissimo per me, Lord
Brunnerit. Okay, d’accordo! >
< Okay, Wampol! Domani si riunisce la commissione e proporrò...
be’, approveremo la sua proposta nei dettagli. Si tenga a disposizione per
espletare quelle piccole formalità. D’accordo? E che gli Dei di questa terra
gliela mandi buona. > Espresse sorridendo Lord Brunnerit.
E infine con la collaborazione per il coordinamento della trasmissione
di Mario Galluzzi; ch’era libero d’impegni contrattuali, per dissidenze
finanziarie con una nota televisione italiana, iniziarono subito i fervidi
preparativi. E in quella calda serata, era per così dire e d’improvviso nata
una nuova trasmissione intitolata: “SINI’DISSIS”, (Coscienza).
Insomma, tutto era iniziato bene e sotto buoni auspici, anche da parte
degli Dei dell’Olimpo, che quanto pare sono in tanti da queste parti. Pensò
sorridendo Wampol.
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Capitolo Secondo
Erano fermi da cinque minuto, quando il tassista scorse un piccolo
spiraglio nella corsia d’emergenza sulla destra e subito premette
l’acceleratore e sgusciò fuori, aumentando la velocità in quel breve tratto
sgombro dalle altre macchine. In quella premura espressa dal passeggero
che gli avrebbe senz’altro fruttato dopo una buona mancia, l’autista non si
accorse di una ragazzina che stava attraversando la strada sulle strisce
pedonali. Il piede era già scattato sul freno, ma in cuor suo l'autista sapeva
e d'era ormai tutto inutile, mentre un forte sgomento gli bloccava la gola
per la paura. Anche Wampol s’era accorto all’ultimo minuto di quel
dramma che stava per accadere proprio lì, davanti. Pensando rapidamente,
mentre si metteva le mani davanti agli occhi per non vedere l’impatto.
rimuginando che la sua giornata piena d’imprevisti non era ancora finita,
anzi si stava aggravando tremendamente.
Lo stridio dei freni era così lacerante e lugubre, aspettavano soltanto il
botto dell’impatto e tutto sarebbe terminato in un mare di sangue oltre i
guai. < Per San Giorgio! > Urlò Wampol spaventato.
Poi come d’incanto Wampol vide volare via davanti all’auto la ragazzina
tra le braccia di un uomo, che agilmente l’aveva afferrata e portata
velocemente sul marciapiede al sicuro, evitando l’auto per un pelo. Alla
fine dopo quell’estenuante sgomento del tassista, con il piede pressato sul
freno, l’auto si era arrestata a pochi metri oltre il punto che si sarebbe
verificato il dovuto e micidiale impatto.
Oltre Wampol, anche l’autista per la paura erano sbiancati in volto, scesi
rapidamente dall’auto. Mentre attorno a loro si era già radunata un po' di
gente a guardare quell’incidente appena mancato.
L’autista si stava riprendendo dall'affanno e sgomento a quel dramma
scapato, oltre alle rogne che sarebbero seguite dopo. Mentre si stava
scusando con la ragazzina, che a sua volta non si era accorta subito del taxi
in arrivo. Ma si era spaventata per la prontezza del giovane che l’aveva
presa per la vita e l’aveva quasi scaraventata tra la folla al sicuro. E
pertanto dopo il primo impatto di confusione si eclissò rapidamente tra i
cancelli dei giardini “Ethnikòs Kipos” lì a lato, senza rispondere a nessuno
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dei presenti, era vergognosamente spaventata. Scomparendo velocemente
tra quella marea di folla curiosa e disordinata.
Wampol, si stava asciugando il sudore per il caldo e la tensione del
momento, mentre stava osservando il giovane che si era fermato a parlare
con il suo tassista. Pensando che quel giovane li aveva liberati da una
grossa rogna e da una lunga sfilza di domande da parte della polizia.
Mentre il tassista era ancora scosso per lo spavento, che continuava a
grattarsi il cranio pelato e sudato, mentre ringraziava con una lunga stretta
di mano il giovane per il suo decisivo intervento. < Efkharistò kirios! >
Agitando la mano ancora tremante. Il giovane rispondeva calorosamente
alla stretta e alla fine gli chiedeva deciso: < Be’, visto che sé fermato, mi
darebbe un passaggio fino al mio albergo? All Hotel Cario City... Sempre
se al suo passeggero non dispiace? > Mentre si era rivolto a guardare
Wampol, porgendo con un largo sorriso e due furbeschi occhi azzurri, in
attesa di una sua approvazione.
< Non ci sono problemi. Oltretutto, lei mi ha tolto da un grande
impiccio, > Rispose l’autista con due baffetti neri alla turca. < E poi, con il
pericolo di aver quasi ammazzato una ragazzina. Per gli Dei dell’Olimpo!
Che paura ho avuto... > Farfugliò ancora affannosamente il tassista.
Wampol che per un attimo era rimasto lì ad ascoltare i due, mentre
fissava il giovane e faceva arzigogolare il suo cervello, nel pensare di già a
una sua nuova storia da inserire nel suo spettacolo un po’ scarso di brio in
quel giorno; rivisto poco prima dai suoi appunto nel copione del
programma. E pertanto chissà che quell’incidente irrilevante non poteva
divenire qualcosa di accattivante? E rapidamente macchinava idee su idee,
mentre qualcosa dentro di sé gli diceva che quella presenza lì di fronte, in
quel giovane dai cappelli neri e ricci, con la pelle ambrata e gli
conferivano un aspetto affascinante e misterioso, ma composto nel suo
completo grigio mélange di seta antica. Stava ancora espirando per lo
strappo appena eseguito nel saltare e salvare da una morte sicura la
ragazzina, ormai sparita di volata tra la folla. Wampol pensò che doveva
agire subito, oltre al ritardo che aveva sulla sua tabella di marcia e
prontamente disse ai due che si dilungavano in convenevoli inutili: < Per
adesso non ci sono problemi, ma se restiamo ancora qui? > Mentre
afferrava il giovane per un braccio e l’invitava a salire sul taxi. < Io farò
veramente tardi in trasmissione. Salga la prego e dopo che il nostro tassista
mi avrà scaricato in redazione, lei potrà farsi portare dove vuole.
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D’accordo, le va bene? > Mentre si passava il fradicio fazzoletto sul collo
e si sistemava al suo fianco, poi batteva la mano sulla spalla dell’autista
per sollecitarlo a muoversi.
< Perfetto! > Rispose il giovane mentre gli allungava la mano, che
prontamente Wampol la stringeva rispondendo deciso per la premura
addosso: < Arthur Wampol, piacere! >
< Eros De’Sesostri, felicissimo! >
E prontamente Wampol ne approfittò per escogitare la sue fulminea
idea, dicendo: < Ma lei per caso è egiziano? Dal suo aspetto lo
sembrerebbe, non certo dall’accento, mi sembra italiano? >
< Be’, insomma qualcosa del genere, una via di mezzo... >
Rispondeva il giovane sorridendo.
< Ma mi scusi ancora la mia curiosità? > Buttò quella nuova domanda
un po’ burlona, per ammorbidire la sua, alquanto insistente indagine, ad
un’eventuale e potenziale scoop televisivo di prima mano. < Lei è forse
parente con quei lontani faraoni Sesostri della ... Mi pare, se non vado
errato? > Rimanendo a pensare.
< Sesostri III della XII dinastia, voleva dire? > Lo precedette il
giovane sorridendo.
< Sì, esatto! Lei mi ha tolto la parola di bocca signor De’Sesostri...
Forse la domanda è un po’ banale, ma il suo aspetto un po’ tenebroso lo fa
supporre più che bene... Il collegamento? >
Per un attimo il giovane divenne serio e si era fermato stringendo gli
occhi, poi prontamente riprese a parlare nel suo modo spigliato e deciso,
dicendo: < Be’, se le dicessi di sì, lei ci crederebbe? >
< Mah! Forse sì. Si potrebbe pensarci su un momento... >
Rispondeva con un debole sorriso. Poi Wampol, riprendendo subito a dire
per evitare di farselo sfuggire via: < Be’, senta un po’. Se lei avesse un po’
di tempo da sprecare... io ne approfitterei per usufruire della sua
disponibilità? > Gli proponeva Wampol pensieroso sul risultato.
< In che cosa? > Gli chiedeva il giovane De’Sesostri incuriosito, ma
non troppo. < Disponibilità di che genere? >
< Be’, visto che mi sto’ incuriosendo alla sua alquanto vaga dinastia
e sto’ svolgendo guarda caso un’indagine sul percorso del fiume Nilo alla
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ricerca di antiche dinastie. Perciò mi piacerebbe se più tardi dopo il mio
spettacolo in televisione ne parlassimo un poco. A quanto sembra lei
dovrebbe essere molto informato? Sempre s'è disposto ad accompagnarmi
in studio e assistere al mio spettacolo? Se le può interessare Signor
De’Sesostri, tanto per variare e uscire dalla solita routine di tutti i giorni.
Nel documentarmi sui libri e riviste per l’occorrenza, io sono per
l’esperienza diretta e mi pare che lei deve sapere molte cose sull’Egitto.
Vero? > Mentre l’osservava un po’ divertito, bramoso della sua alquanto
vaga ma determinante idea da mettere in atto e da presupporre che quel
giovane abboccasse al suo invito. Dato ch’era veramente l’ideale sperare,
per quel che pensava di fare, nelle prossime ore.
Eros era rimasto a fissarlo pensieroso, poi quasi a scacciare via quelle
futili supposizioni di fatti ormai noti per lui nell’indifferenza. Sapendo già
per certo cosa voleva quel Arthur Wampol da lui in quel momento, uno
scoop da primo piano. Lui l’aveva letto nel pensiero dell’altro e gli sfuggì
un debole risolino d’indifferenza al caso, infine rispondeva: < Come può
essere così sicuro e supporre che io sappia molte cose sull’Egitto, se
ancora non le ho detto nulla al riguardo? >
< L’ho dedotto dal fatto che porta quel cognome e ha risposto subito
sulla dodicesima dinastia. Semplicissimo! Comunque le andrebbe di una
chiacchierata davanti a una fresca birra chiara o scura? > Gli propose
nuovamente Wampol intestardito. < In questi giorni sto' impiantando un
simposio sui misteri occulti e quant'altro. Pertanto Qualche idea in più non
andrebbe male, sempre se a lei interessa discutere su storie ancestrali. >
< In verità non sono mai stato in uno studio televisivo. Almeno per
una volta, forse l’ultima volta, potrò dire: ci sono stato anch’io, alla TV...>
< Veramente! Vuole vedere tra le quinte come si svolge una
trasmissione in diretta? E' sorprendente! >
< Perché no! Visto l’invito gratis è un peccato rifiutare. Non le pare
signor Wampol? > Rispose sorridendo a giustificare l'invito.
< Certamente, signor De’Sesostri... > Mentre dentro di lui, Wampol
vedeva già sviluppata la sua maliarda idea. Pensando di usare un po’ di
fantasia e avrebbe potuto impiantare una nuova parodia, forse un po’
subdola, ma cosa importava quando il risultato diventerà quasi un’arte
illusoria ma redditizia. “Formidabile”. Formulò felice tra se.
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Eros in un primo momento era un po’ scettico sul risultato dell’altro e a
quel punto, quasi per ripicca a contraddirlo avrebbe voluto nel bel mezzo
dell’opera escogitare un diversivo per snobbarlo, ma poi si rassegnò
all’idea che tra pochi giorni sarebbe arrivata la famigerata fine e allora.
Pensò distrattamente osservando dal finestrino la gaia vita di quella città
millenaria. “Tanto vale lasciare andare le cose per il proprio verso”. Lui
aveva tante ore vuote a disposizione, ma al tempo stesso erano troppo
poche per reagire e sconfiggere il male che incombeva drasticamente sul
suo capo. Mentre si passava la mano sulla guancia per sentire la ruvidezza
della sua barba rasata di primo mattino, e infine rispondeva con un falso
sorriso sulle labbra: < Okay! Va bene signor Wampol, la seguo alla
scoperta del fiume più lungo del mondo. D’accordo!... >
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Capitolo Terzo
Vi era uno stato di frenesia eccitante nell’ampio teatro televisivo del
ETI-1 ellenico, pronti a entrare in diretta tra pochi minuti col programma
già annunciato dallo speaker di turno, “SINI’DISSIS”.
Mentre tutti si davano da fare mugolando e sbracciando per coordinare
in silenzio le ultime cose. Oltre l’impegno dalla reggia, dove Willian
Kemp impartiva le sue direttive per una migliore cooperazione in quel
lavoro che pareva essergli confacente alle sue aspettative un po’
disordinate e svogliate, per il passato.
Il giovane De’Sesostri era stato presentato ai vari collaboratori da
Wampol e si era poi appartato tra le quinte a discorrere con il coordinatore
delle riprese Mario Galluzzi, che in quel momento era alle prese con dei
cavi aggrovigliati di una telecamera un po’ sfasata e sostituita ad evitare
eventuali intoppi in diretta, mentre quest’ultimo imprecava tra i denti
sottovoce: < Accidenti! Questi macchinisti disordinati... poi pretendono
d’avere l’attrezzatura sempre a posto. >
< Certo che l’inconveniente potrebbe arrivare proprio da quei fasci di
cavi attorcigliati tra loro, da interferire nella buona conduttività della
corrente, > Espresse Eros semplicemente. < Ha quel modo si formano dei
campi magnetici da sfasare i vari controlli termici e inviare dei segnali
errati ai vari microchip della telecamera. >
< Mi ascolti un momento signor De’Sesostri. > Esponeva Galluzzi al
giovane. < Lei per caso non sarebbe disposto a lavorare per noi? Ci
occorre uno come lei, e mi pare ne sa’ abbastanza di queste trappole
avveniristiche impacchettate a dovere... >
< Be’, sì! Non sarebbe male come idea, > Rispose Eros sorridendo
all’offerta. < Spiacente signor Galluzzi, ma non ho molto tempo a
disposizione nei prossimi giorni. Ma grazie egualmente per la proposta di
lavoro, è molto allettante. >
< Ah h, come non detto! I migliori sono sempre introvabili... Mi scusi
un momento. Un altro rompimento? > Mentre si allontanava, chiamato per
un altro intervento urgente.
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Eros si era messo di lato tra le quinte a osservare incuriosito quel
mondo un po’ fantasioso che aveva sempre visto e solamente dall’altro
lato, di fronte al teleschermo televisivo. Poi vi fu qualcosa che lo distrasse
da quelle preparazioni all’inizio dello spettacolo vero e proprio. E il tutto
gli era venuto alla mente osservando un manifesto pubblicitario appeso
alla parete di fondo nel corridoio, che proponeva e invitava tutta a una
escursione sul Nilo, alla scoperta delle piramidi e dei monumenti oltre le
tombe egizie e i suoi faraoni pieni di misteri.
Senza saperlo Eros, si ritrovò a ripensare alle sue molteplici vite che
stavano purtroppo e ancora una volta volgendo alla inderogabile fine. Vi
era soltanto un piccolo particolare che lo rassicurava. Ormai era più che
sicuro che nell’avvenire non si sarebbe più riproposta la duplicazione e la
procreazione dei geni vitali alla vita. Lui aveva distrutto lo strumento che
inconsapevolmente trasmetteva la continuità e la fine delle loro giovani
vite all’infinito. Mentre ripassava mentalmente quel suo profilo analitico
antecedente: Lui che veniva da un orfanotrofio, dov’era stato messo a soli
cinque anni, dopo la tragica morte dei suoi genitori e per la mancanza di
parenti per accudirlo. Il comune di Torino si era preso cura di lui
inserendolo nella casa del fanciullo, e usufruendo in quella poca eredità
lasciata dai genitori, che sarebbe bastato per farlo proseguire negli studi. In
quell’assegno vitalizio che il comune gestiva con parsimonia. Ma
purtroppo un orfanotrofio rimaneva sempre un posto alquanto deludente,
per non dire un piccolo ghetto, da non poter offrire ai giovani trovatelli
quell’amore e affetto che una vera famiglia gli poteva dare a profusione.
Pertanto rimanevano sempre in troppi ad aspettare che qualche coppia di
giovani sposi riuscisse a portarsi a casa qualcuno di loro. E ai rimanenti
sconfinati nell’istituto restava solamente la solidarietà tra di loro, poveri
derelitti della società umana.
E in tutto quel calderone di buone idee Eros l’aveva appreso a proprie
spese e aveva sofferto molto per quella mancanza di affetto e amore, che
gli era mancato proprio sul più bello, da portarlo a una forma di turbe
psiche troppo precocemente e devastante al tempo stesso. Coltivando in lui
sogni fantasiosi e scabrosi, sconfinanti nel delirio. Costringendo il
personale dell’istituto a isolarlo per le sue continue urla notturne, piene di
paure e affanni, da far rimanere tutti quanti i compagni della sua camerata
svegli. Attaccando a loro volta quella sua sindrome di terrore espressa dal
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suo subconscio. Pertanto, fu costretto a essere ghettizzato dai superiori
oltre che dai compagni che lo prendevano per matto, dovuto alle sue
insistenti turbative notturne e mutismi diurni. Dove si svegliava di
soprassalto, sconvolto e pieno di paura in quei sogno angosciosi che faceva
costantemente, da indurlo a rimanere il più possibile sveglio per paura di
entrare in quella sfera di sogni perversi che faceva a profusione.
Ricordando che talvolta crollava dalla stanchezza e dal sonno, nel lasciarsi
andare senza reagire alle stupefacenti visioni notturne ove i scenari erano
sempre diversi, sia nelle epoche che nei posti. Ma che alla fine era sempre
disastrosa la sua visione, con la morte che l’avvolgeva e se lo portava via
nell’oblio più cupo e nero, da svegliarlo fra strilli e urla di terrore.
E in tutta quella sua storia così sconvolgente, lui dal principio si era
fissato che in quella sua rabbia interiore, colpevolizzava l’istituto per la
durezza che adottavano su di loro, ragazzini inermi, per la mancanza di
genitori. Mentre l’obbligavano a redarguirsi e smetterla di lagnarsi nella
notte, per evitare castighi più duri. Così, col passare del tempo e con
qualche anno in più, era riuscito a nascondere a chiunque le sue debolezze
e paure, fatte nei suoi sogni da incubo costante, riuscendo persino a
sognare qualcosa di più tranquillo. Scoprendo e supponendo ch’era la sua
fantasia a creargli quelle turbe psichiche piene di angoscia e affanni.
Per fortuna, si era fatto degli amici tra i compagni bisognosi d’affetto,
oltre al vecchio sovrintendente Tiberio Romoli, del museo egizio di Torino
messo in pensione da parecchi anni. Era giunto ormai verso la novantina,
ma sempre vispo di mente, sebbene un po’ malfermo sulle gambe. E per
riconoscenza all’amicizia e all’affetto che aveva avuta a suo tempo con suo
padre, Antonio De'Sesostri. Il vegliardo sovrintendente, continuava a fagli
visita allo stesso orfanotrofio dove anni prima anche suo padre era passato.
Il vecchio sovrintendente gli raccontava che a quel tempo; lui quarantenne
con una famiglia numerosa sulle spalle e la moglie inferma, non se la
sentiva di prendersi cura anche di suo padre, proprio non aveva soldi
abbastanza per allevare tutti quanti. Perciò, aveva pregato l’istituto di dare
il suo nome Antonio al neonato e il cognome di Sesostri. L'aveva trovato in
una cesta nel museo, Depositato il neonato, ai piedi della statua del faraone
Sesostri. Il sovrintendente pensò, ch’era di buon auspicio dare quel
cognome. Così alla fine il giudice minorile dell’istituto aveva fatto quella
piccola variante definitiva del cognome di De’Sesostri. Anche suo padre
nella maggior età era rimasto contento di quel nome avuto.
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Il vecchio Tiberio una volta al mese andava a trovarlo all’istituto
accompagnato dalla figlia ormai sessantenne. E in quei pochi momenti
d’incontro gli raccontava sempre la solita storia, quella di suo padre
cresciuto con il chiodo fisso in testa di diventare un archeologo. E ci riuscì
veramente, oltre ad andare in Egitto alla ricerca di tesori, ma s’intestardì
quando trovò un frammento di papiro, che descriveva di un giovane
faraone misteriosamente scomparso nel nulla. Quei discorsi e quelle frasi
venivano ripetute molte volte in ogni visita che il vegliardo Tiberio gli
faceva, imprimendo nel profondo della sua mente quelle indelebili parole:
< Tuo padre ha sperperato tutto il suo patrimonio per le spedizioni
archeologiche in proprio, trovando sempre pochi disposti a sovvenzionarlo
alla sua testarda impresa, nel voler scoprire la tomba del faraone “ignoto e
maledetto”. E quella sua idea fissa era dovuta al ritrovamento del
frammento di papiro in un vaso canopo, senz’altro trafugato dai ladri di
tombe, e ora si trova al museo Egizio qui a Torino. Catalogato come
reperto n° 20/1, e in esso è nascosto ancora, in una specie di doppio fondo
l’originale papiro. Essi proprio così, fui io a segnare sul registro il reperto
di quel vaso canopo. Ma il fatto più importante era quello ch’era scritto nei
geroglifici su quel pezzo di papiro... solo una parte di quel papiro si poteva
leggere e ricostruire vagamente i frammenti di una eterna maledizione.
“L’innominato ha profanato gli Dei, e sarà maledetto per l'eternità. Lo
stesso Osiride la punito a restare nel profondo della terra al buio eterno e
dimenticato da tutti. Senza una nave per solcare nelle tenebre il lungo
viaggio al fianco il Dio Anubis che accompagna i morti. Erosm.....”
Comprendi ragazzo mio, era tutto quello che era scritto su quel lembo di
papiro e mai nessuno ha creduto a tuo padre. Oltretutto altri ricercatori
contestavano la veridicità di quel papiro e le sue supposizioni del presunto
luogo di sepoltura ch’era inesistente. Così tuo padre fece una copia esatta
del papiro e la sostituì con quella vera da lasciare tra i reperti ritrovati in
Egitto, portandosi a casa quella originale assieme al vaso. Tuo padre era
talmente convinto di ciò che sperava di trovare e perciò quando tu sei nato
a voluto darti il nome di Eros, perché era una piccola parte di parola
trovata scritta sul papiro strappato. > Esponeva Tiberio con soddisfazione.
Eros rimase un momento a riflettere su quella vecchia storia, perché a
quel tempo era tutto ciò che sapeva di suo padre Antonio De’Sesostri e di
sua madre Kahem Aiyubi, studiosa in archeologia come suo padre. Le
uniche cosa che Eros sapeva della madre, che veniva da una nobile
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famiglia di nomadi dell’Alto Egitto, da El-Maks. Ma con gli anni Eros
aveva appreso e scoperto molte cose in più sulla sua vita... antecedente.
In quel breve momento di dialogo con Wampol, Eros si trovò a confidare
qualche piccolo particolare della sua vita famigliare. Ma interrotta per le
ultime preparazioni della trasmissione che andava in onda.
Eros fu distolto dal febbricitante impegno dei cooperatori alla
trasmissione che andava a iniziare, accantonando quelle retoriche storie
che involontariamente andava sempre a rimuginare nel subconscio.
Wampol aveva preso posto sulla sua poltrona di comando, alla sua
sinistra vi era seduta una signora o signorina giovane ed elegante, avvolta
in un vestito audace, un po’ tesa per la telecamera di fronte, che si
accingeva a riprenderla per intera, in quella apparizione sconvolgente, che
l’intervistata proponeva a quel pubblico in sala e a casa ansioso di sapere e
scoprire l’immaginabile.
Il via fu dato da Wampol come al solito e nell’ambigua calma del suo
portamento, annunciando la solita frase di prammatica: < Signore e
Signori, buonasera! > Poi doverosamente si rivolgeva alla signorina
accanto, presentandola agli spettatori in sala oltre a quelli a casa davanti al
televisore. < Signore e signori qui presenti e telespettatori a casa vostra,
ancora buona sera! Qui dal vostro “Caimano” Artur Wampol... Eccoci
ancora insieme, tra mistero e realtà, in compagnia della nostra gradita
prima ospite, catturata mentre s’aggirava per le vie di Atene in vacanza. La
signorina Mara Cozzi. > Mentre dal pubblico scaturiva un coro unanime di
applausi indirizzata all’ospite di riguardo. Poi Wampol riprendeva a dire
velocemente: < Ma non dubitate avremo una carrellata d’altri graditi ospiti
tra le quinte in attesa di entrare nella nostra arena per farsi scuoiare. Be’,
insomma, s’intende, divertirsi, questo è il nostro motto. Non ho forse
ragione Signori del pubblico? > Incitandoli nella diatriba che si apprestava
a incominciare. E subito tutti unanime rispondevano calorosi all’appello.
Mentre Wampol da vecchio volpone, li richiamava all’attenzione
esponendo la sua retorica: < Siamo alla venticinquesima puntata e mi
sembra appena ieri ch’è nata. E vivamente vi devo ringraziare ancora per
la Vostra sollecita partecipazione alla riuscita di questo spettacolo
famigliare, che a dispetto di tutti i pareri sfavorevoli a acquisito il vostro
audience preferito. Grazie di cuore! E ora, con piacere che vi presento per
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la prima volta qui nei nostri studi del ETI-1, un candidato al Parlamento
italiano, la signorina qui presente Mara Cozzi. > E rivolgendosi alla
signorina Wampol continuava a inscenare la sua introduzione: < E noi del
ETI-1 L’abbiamo subito scovata e pregata se voleva darci qualche
delucidazione, svelare i misteri, sulla sua discussa missione nel parlamento
italiano. Spero che non se l’abbia a male signorina Mara Cozzi? >
esponeva con un mirabile risolino sulle labbra.
La signorina sorrise divertita e rispose senza imbarazzo: < Ma, mi creda
Signor Wampol se non mi andava di essere intervistata, non sarei venuta
qui adesso. E a quest’ora sarei ancora in spiaggia a prendermi l’ultimo sole
della giornata. >
< Ha perfettamente ragione, Mara, non le space se la chiamo per nome? >
La donna annui con un candido sorriso, Wampol con decisione
incalzava sulle domande, pensando ch’è un argomento che tira per quel
pubblico insolito, in quel menù di programma per famiglie, tra il mistero e
il loquace, quasi a luce rossa, che di certo in quei 34 minuti li avrebbe
tenuti bloccati, forse un po’ scandalizzati e senz’altro dove altri non lo
avrebbero mai fatto, e Wampol questo lo sapeva più che bene, ed era per
questo che il suo audience si alzava.
Eros da suo posto di osservazione, sorrideva a quelle battute, pensando
tra sé, a come si poteva intervistare una pornostar candidata al Parlamento
italiano? “Cose dell’altro mondo”. Solo uno come Wampol poteva
escogitare una cosa simile, pur di aumentare l’audience tra questi greci
ancora trasognanti e all’antica.
E quella era l’identica idea che si era fatta Wampol di quella gente
accorsa a vedere le sue attrattive, quasi fosse in bel circo equestre e lui
disponeva e faceva muovere la belva migliore. E pertanto intervistare una
candidata al partito dell’amore, era una di quelle domande che suscitava
l’ironia del doppio senso. Se poi a rivolgerla era lui, scaltro e perspicace,
era tutt’altra cosa. A una pornodiva dalle giunoniche fattezze, abituata per
mestiere alla maniere erotiche, poteva anche provocare qualche imbarazzo.
Al telefono Wampol l’aveva pregata s’era disponibile a partecipare
nella sua trasmissione e la signorina aveva chiesto quanto tempo occorreva
a Wampol per l’intervista. E lui aveva risposto garbatamente. < Beh,
diciamo un’oretta. Anche meno... > Lei tranquilla aveva risposto:< Allora
vengo. D’accordo! > E ora lei, si trovava nelle sue mani, che cercherà
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senz’altro di trarre fuori il più possibile di notizie stuzzicanti. Lei
rispondeva a tutte le domande, anche le più ardite, con un sorriso sornione,
sempre composta e divertita. E Wampol da vecchio lupo di mare, aveva
osservato tutto, pensando che in effetti era proprio così anche dal vivo,
tutta agghindata di prima sera, microgonna di pelle a frange svolazzanti,
body rosso con una vertiginosa scollatura su un’incontenibile prospetto.
“Per san Giorgio è quello che ci vuole.” Sbottò tra sé Wampol sorridendo
e riprendendo subito l’intervista. < Allora, Mara, che effetto le hanno fatto
tutte queste attenzioni, che ha in Italia? >
< E’ curioso. Inimmaginabile. Molto bello. E’ un fatto che mi
rassicura: vuol dire che non tutti gli italiani vogliono ammazzarmi. E forse
c’è chi vorrebbe di più. > rispose sorridendo.
< Ho sentito, > Chiese Wampol. < Che ad una intervista di Robertino
Turini, le consigliava di fare come Reagan: cioè di lasciare lo spettacolo,
se vuole far politica... >
< Se sarò eletta in parlamento, io voglio andarci: magari non tutti i
giorni, ma almeno tre o quattro volte la settimana. Non me la sento, però,
di abbandonare il mondo dello spettacolo. E non per danaro. Per me è uno
stimolo. Non potrei vivere senza lo spettacolo, senza l’esibizione. >
Lei la reginetta del porno, parlava della sua candidatura con un cuore
rosa e con l’effigie al centro dell’emblema. I commenti erano più che
generosi, la prontezza e la castità del linguaggio per il composto
atteggiamento erano ineccepibili e Wampol l’aveva elogiata parecchie
volte, come stimolo al buon rapporto che si era creato con il pubblico
ansioso di acquisire nuove nozioni di natura erotica.
< Dica la verità, Mara: pensa che la politica italiana sia una cosa
oscena? > le domandò sornionamente.
< Si è una cosa oscena. Nessuno fa un bel niente. E i politici pensano
solamente agli affari propri, ognuno per sé. > rispose lei tranquilla.
Per tutta quella mezzora era stato un hard per il pubblico, un approccio
apparentemente sereno, da talk show rosa. Il fragore degli applausi era
frammisto a risolini sommessi, di quel pubblico che si scopriva le proprie
patologie, un tantinello perverse. Wampol sul finale, dopo gli applausi e i
ringraziamenti, accompagnò oltre il palco la star, salutandola con enfasi e
veniva accompagnato da un caldo battito di mani.
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Capitolo Quarto
Poi Wampol, mentre tornava al suo posto cambiando tono e assumendo
un aspetto altero e sicuro, si portò alla sua seggiola prendendo dei
documenti in mano a dimostrare la sua compiutezza e serietà nel suo
lavoro. Aspettò un attimo, quel poco che basti a creare una certa attesa
psicologica nei presenti, poi alzò il viso verso il pubblico ch’era attento a
vedere cos’altro tirava fuori quel “Caimano” di Wampol.
Mentre il cameraman lo inquadrava in primo piano a trasmettere tute le
sue emozioni e segreti ai telespettatori.
Infine Wampol riprese a dire con circospezione: < Ancora una volta, >
Incominciò a esporre qualcosa, ma al tempo stesso a confondere l’attesa
degli spettatori. < Signore e Signori, presenti qua in studio e a casa vostra
davanti ai vostri teleschermi, che ci seguite fedeli nella nostra carrellata sui
personaggi di riguardo che vi proponiamo ogni giorno. Qui il vostro
spietato “Caimano” che vi sta proponendo qualcos’altro che tenevo in
tasca di riserva, in caso di bisogno per salvare la baracca... No! Niente di
tutto questo Signori! Anzi è qualcosa di più allettante e vi devo rivelare
che proprio oggi ho avuto l’occasione e il piacere di conoscere un
discendente dai lontani faraoni d’Egitto. Si, Signori, avete capito bene.
Abbiamo l’onore di presentare il Signor Eros De’Sesostri. Ecco... prego,
venga avanti Signor De’Sesostri! > rivolgendosi con un gesto del braccio
verso le quinte.
Eros, per un attimo sorrise a quell’idea dell’altro che già aveva letto un
momento prima nella mente di Wampol, ed era rimasto per un lungo
secondo a pensare se veramente doveva entrare un quell’arena a discutere
su cose ormai irrilevanti per lui, oltretutto non aveva mai amava molto la
pubblicità, anche se gratuita.
Ma non ne ebbe il tempo, perché fu quasi spinto sul palco da Galluzzi
che aveva visto quella sua titubanza a muoversi, supponendo che il
giovane De’Sesostri era già d’accordo con Wampol per quella intervista da
farsi quella sera. A riempire la scarsa attrattiva di quella giornata.
Infine Eros si trovò al centro della sala al fianco di Wampol che
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sorrideva furbescamente, mentre lui si trovava un po’ disorientato, ma
senza voler a quel punto contestare, poi quel suo modo di fare in quei
giorni era ormai sfociava nell’indifferenza. Ma essere portato così di colpo
dinanzi ad un pubblico di colti cittadini ellenici a farsi scannare in
domande subdole, non è che si sentiva tanto a suo agio. Tanto più che
nell’intervista di prima, Eros aveva notato che nello studio televisivo era
così gremito di gente e invitati, dove il pubblico era diviso in tre settori
ben distinti: al centro a suo parere c'erano senz’altro una parte dell’élite
cittadina, gente altolocata che gioiva a partecipare nell'esporsi in primo
piano, quasi fosse doveroso essere presenti. E sulla sinistra vi erano
giornalisti e una cinquantina di studenti d’ambo i sessi e professori in vari
titoli di qualifica, pronti a intervenire in domande ben studiate e
stuzzicanti. Invece nel settore di destra era riservato ai militari e quella
sera gli ospiti di turno erano della Marina Militare Ellenica, una quarantina
di giovani cadetti dell’Accademia Navale, sbarcati dal cacciatorpediniere
ancorato al Pireo.
E quasi come un automa Eros, si era rassegnato al fatto compiuto e con
decisione si portò vicino a Wampol, porgendo la mano a stringere quella
dell’altro protesa verso di lui, in quel saluto di prammatica. Mentre
quest’ultimo lo pregava di accomodarsi nella poltroncina alla sua destra.
< Prego, Signor De’Sesostri s’accomodi! > Disse Wampol tutto
euforico, usando una tonalità un po’ più alta del dovuto a voler creare
quella mistica atmosfera che a lui tanto piaceva, sapendo per certo che al
pubblico ne gioiva e andava matto della sua scaltrezza. Già esposta per
bene sui vari quotidiani della nazione, oltre quelli stranieri che seguivano
la sua stravagante trasmissione. E Wampol già vedeva gli articoli sui vari
quotidiani del giorno dopo, esposti a caratteri abbastanza cubitali: “Lo
scaltro Caimano a colpito ancora.” A quell’idea Wampol si sentiva al
settimo cielo dalla gioia.
Eros si guardò attorno in quel disagio che non riusciva a contenere, ma
allo stesso tempo non voleva dimostrarlo, così si concentrò sulla domanda
che Wampol gli stava rivolgendo in quella sua melliflua parlata.
< Bene, Signor De’Sesostri. Io mi sono permesso di anticipare e
prospettare al pubblico, una sua presunta parentela con il lontano faraone
Sesostri III della XII dinastia. Se non vado errato, vero? >
< No, ha perfettamente ragione signor Wampol. > Confermò
tranquillamente Eros. Mentre l’altro incalzava subito senza dar un
momento di respiro, continuando a chiedere con falsa insistenza: < Ma lei
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mi diceva poc’anzi e mi ha espresso un fatuo collegamento con il faraone
Amenemmes IV. Il quale sembra sia il padre di un certo faraone ignoto o
maledetto, tanto cercato da suo padre Antonio De’Sesostri, archeologo in
Egitto. Vero? > Aveva esposto cortesemente.
< Sì, certo, è così. > Espresse Eros un po’ disorientato all’inizio, quel
timore che aveva addosso gli faceva supporre e incolpava le telecamere,
pensando, che fosse un limite restrittivo in quella prospettiva che creavano
le stesse, in una dimensione altra, ricchissima di possibilità inedite.
Mentre osservava il cameraman che lo stava inquadrando in primo piano.
Ma subito si riprese dicendo: < C’è una vaga rassomiglianza di parentela,
vaghi presupposti di fatti e coincidenze più che chiari e plausibili. Oltre al
cognome imposto a mio padre per una fatale coincidenza... > Espose senza
enfasi Eros. Mentre il presentatore lo spronava: < Ma, lei mi parlava
prima, se non vado errato... > Insistendo Wampol. < Lei prima diceva di
eventuali coincidenze strane. Conseguenze riscontrate nei suoi sogni
sconvolgenti... è così? > Premeva sulla risposta.
Eros ammiccò un momento su quelle parole dette prima in via
confidenziale a quel gagliardo signore, che s’era rivelato poi, di essere un
gran figlio di una buona donna. Ma, lo doveva ammettere Eros, in fondo la
colpa era soltanto sua, visto che l’aveva letto subito nel pensiero dell’altro
cosa intendeva fare. Pertanto a quel punto doveva fare buon viso e
nient’altro. E in fondo doveva ammetterlo, quel Wampol sarebbe stato
capace d’inventare qualsiasi cosa di sana pianta, pur d’arrivare al suo
scopo e a quel punto gli doveva dar merito della sua perspicacia intuitiva.
Infine Eros rispose a quella domanda dall’aspetto un po’ pertinente,
sperando solamente che l’altro non vada oltre. Non aveva nessuna
intenzione di innescare quella miccia, anche se tra breve e purtroppo
sarebbe giunta la inesorabile fine, già predestinata e perpetuata fin dai
tempi lontani. < Sì, effettivamente nei miei sogni mi appare il passato più
che mai nitido e veritiero. Questo è vero! >
< Come? Veramente lei riesce a vedere il passato? E ciò che vede nei
sogni risulta poi essere vero? > Incalzò Wampol nuovamente a dimostrare
di essere alquanto stupefatto.
< Sì, è esatto. Rivivo il passato in varie epoche... Fin dai tempi dei
faraoni e via di seguito fino ai giorni nostri. >
< In prima persona o come spettatore, lei vede le varie epoche? > lo
spronò nuovamente Wampol con un’aria interessata.
< In prima persona. Ed è per questo che non vorrei mai
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addormentarmi e sognare. E’ un continuo incubo. Quasi ogni notte. >
< Insomma, ogni notte lei ha dell'incubi costanti, allora? > Volle
precisare Wampol per creare attorno a quel fatto una sottile curiosità a
vantaggio del pubblico in ascolto.
Mentre Eros guizzava gli occhi a scrutava quel pubblico attento e
silenzioso nell’attesa che lui racconti quei fatti; era abbastanza restio a
esporre quella microsomia rimanente del suo subconscio, perennemente in
conflitto con sé stesso. Poi dopo una breve pausa riprendeva a dire: < Nei
miei sogni è un susseguirsi di fatti nuovi e vecchi o peraltro mai riscontrati
prima, o interrotti nello svegliarmi prima per paura di continuare a sognare
brutte cose. Trascurando dei particolari imprecisati, perché sembravano per
me in quel momento insignificanti. Ma al tempo stesso pieni di una verità
che mi creava sgomento. Quantunque e alla fine nel ripetersi delle stesse
scene scoprivo quei particolari, coincidenze che mi lasciavano quasi
sempre sconvolto e avvolto da un senso profondo d’angoscia, per quello
che vedevo in continuazione... E in fondo risultavano sempre più che
veritiere ed esatte gli avvenimenti accaduti tempo addietro... >
< Allora, quelle cose spaventose che vede nelle sue visioni notturne
lo sconvolgono così tanto? > Perorò Wampol, ma al tempo stesso era un
po’ dubbioso, gli pareva di sentire dentro di sé qualcos’altro che lo
spronava a insistere nel chiedere ancora: < Racconti pure Signor
De’Sesostri, noi siamo tutti quanti curiosi e ansiosi, assieme a lei ha
scoprire i suoi sogni. E forse a parlarne l’aiuterà a liberarsi da quell'incubi.
Quei misteri apocalittici. Non le sembra? >
< Quanto vorrei che fosse così semplice... > Espresse Eros con un
debole sorriso.
< Signor De’Sesostri non le è mai capitato di discutere queste sue
sensazione. Questo fatto interiore, con qualche esperto in materia? Del tipo
di parapsicologia sulla lettura del pensiero, la paranoia, chiaroveggenza,
profezie, infestazioni turbative, seconda vista, insomma, tutte quelle forme
che possono provocare e alterare le visioni notturne. Forse mi sono
azzardato un po’ troppo nell’esprimere il mio punto di vista da inesperto.
Non mi fraintenda, la prego. > Si scusò Wampol sicuro di aver suscitato un
nuovo filone di quella nuova vicenda appena iniziata. E questo lo sapeva
più che bene Wampol, bastava solo innescare la parola giusta e track tutto
prenderà da solo la via voluta per aumentare l’audience dell’ascolto
desiderato. Era veramente un perfido volpone.
< No, non ha sbagliato a formulare la sua idea e senz’altro sarà eguale
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a quelle di tutto gli spettatori qui e a casa. E per essere coerente alla sua
domanda le voglio dire che non ho mai presupposto che questa mia
immaginaria fantasia possa destare dell’interesse a qualche psicoterapeuta
al mio caso. E devo aggiungere che personalmente ho approfondito negli
studi questa mia, chiamiamola così, turbativa. Ma la questione è ben
altra... Veramente? > Esponeva Eros.
< E quale sarebbe? Sempre che lei voglia svelare il suo mistero,
s’intende? > Espresse Wampol nel volere incitare l’altro a proseguire,
mentre pensava che quel giovane moro lì di fronte si stava rivelando una
fonte di misterioso guadagno. E quando si trattava di aumentare il suo
indice di gradimento, Wampol non sapeva più contenersi dall’escogitare
qualsiasi cosa pur di arrivare alle stelle. Mentre confabulava dentro di sé
alla ricerca della verità. Non che lui sia un veggente, pensava Wampol, ma
aveva sempre avuto intuito quando vi era qualcosa di fasullo e falso. E in
quel caso non gli sembrava ingannevole, anzi se lo sentiva sotto la pelle,
da procuragli dei brividi indescrivibili di una trattenuta gioia. Era come
entrare in un impenetrabile antro che si apriva sul mistero, e lui Wampol
l’aveva quasi percepito nel suo subconscio il passaggio fugace in quel
contatto nella stretta di mano di poco prima con quel giovane De’Sesostri.
< Sarebbe troppa lunga la storia da raccontare e poi fin troppa
inimmaginabile a credersi, mi creda Wampol. > Esponeva Eros con una
nota nostalgica nella sua voce chiara.
Mentre Wampol cercava di giostrarsi ancora un poco quell’effetto di
profonda curiosità che si era creata nello studio, nel dilungare quella
presumibile diatriba, sul presupposto di una imminente fine di quella storia
inventata su una futile e problematica insonnia di quel giovane straniero. E
alla fine Wampol chiedeva al giovane con allusiva penetrazione in quel
mistero appena iniziato: < Dunque lei Signor De’Sesostri, sostiene ed è più
che convinto che questo misterioso fato, continui ancora in futuro e a
persistere con accanimento su di lei? >
Eros rimase un attimo a pensare poi spiegò: < Già è purtroppo così... >
< Comunque, come le dicevo già prima Signor De’Sesostri, se vuole
può raccontare a tutti noi la sua storia. > Mentre osservava l’umore del
pubblico presente, sapendo più che bene come doveva comportarsi al
riguardo se l’argomento incominciava a interessare e Wampol continuando
a dire: < Siamo ben lieti di ascoltarla. Ora più che mai avendo stuzzicato il
nostro interesse. La prego? E se mi permette un’altra domanda, lei è
egiziano o italiano? > Espletò conciso Wampol capendo l'interesse.
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Eros sorrise enigmaticamente, capendo di essersi lasciato travolgere
dagli eventi. Poi come al solito pensò che forse poteva in qualche modo
essere di aiuto a qualcuno, nel capire l’animo umano e tutto ciò che lo
circonda in quel grande mistero così complesso che avvolge l’universo. E
infine riprese a dire: < Be’, le devo dire che sono per metà italiano e l’altra
egiziano. Io sono nato a Beni Suef in Egitto, da madre egiziana e padre
italiano. Ambedue erano archeologi e lavoravano per conto del governo
egiziano in recuperi di reperti archeologi nell’Egitto centrale. E dopo la
mia nascita avevano deciso di accettare la soprintendenza del museo
Egizio di Torino e pertanto si stabilimmo a Torino in Italia. Come le dicevo
già prima, ho perso i miei genitori all’età di cinque anni. Erano tornati in
Egitto per pochi giorni, per una perizia su un frammento di roccia ritrovato
sul Sinai. E nel frattempo di quel loro viaggio all’estero, mi avevano
affidato alle cure di una vicina di casa. Purtroppo in quel viaggio persero la
vita entrambi in un incidente aereo... >
< Mi dispiace per la perdita dei suoi cari! > Espresse Wampol, e in
quel momento era sincero. Poi riprese a rimarcare quel triste fatto: < Così,
lei già da piccolo a sofferto la perdita e l’affetto dei suoi cari. Mi dispiace
veramente, mi creda. Perché so cosa vuol dire mancare l’affetto di una
madre e io a diciott’anni, ho sentito molto la perdita e la mancanza. >
Aveva esposto Wampol computo. Eros aveva soltanto acconsentito con un
gesto del capo a quella constatazione antecedente. Mentre dalla sala nella
prima fila centrale un distinto signore con pochi capelli e una folta barba
grigia, chiedeva d’intervenire. Wampol, sempre pronto ad ogni evenienza
si alzava in piedi e pregava la sua assistente di portare un microfono al
signore in questione, mentre pregava lo spettatore se voleva recarsi sul
palco: < Prego, s’accomodi! Signor... > Chiedeva Wampol euforico,
mentre l’altro si avvicinava e rispondeva al conduttore: < Fraser,
Professore Charles Fraser... Piacere! > Rispose mentre si stringevano la
mano e in fine quella del giovane De’Sesostri. E Wampol rapidamente
intervistava il nuovo venuto, chiedendogli le solite banali domande di
prammatica: < Felicissimo Professore Fraser! Ma lei è parigino,
dall’accento lo sembrerebbe? > Formulò sull'evasivo.
< Si sono parigino, ma ora insegno Parapsicologia e Scienze alla
Università di Alessandria in Egitto. E pertanto mi sembra che la
complessità del signore qui presente è un campo di mia competenza.
Oserei dire interessante la sua sindrome. > Mentre fissava intensamente
Eros, e riprendeva a esporre la sua anticipata tesi. < Anche e se ancora non
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si sa nulla di preciso sulle sue turbative notturne. Tutto questo mi affascina
e m’incuriosisce tanto. Se mi permette l’intromissione su questo
argomento che si appresta a esporre il signor De’Sesostri, sarei felice di
poter partecipare e mi onora saperne di più al riguardo. >
Wampol era veramente euforico nell’apprendere che la sua idea si stava
espandendo a macchia d’olio e senz’altro l’audience sarebbe salito alle
stelle. E senza perdere un attimo, l'intrometteva deciso, esclamando
conciso: < E’ veramente la persona giusta, Signor Fraser. Capitata al
momento giusto. E penso che ci occorreva in questo momento per scoprire
i lati oscuri del nostro subconscio nel sonno. Che ne pensa Signor
De’Sesostri ,della partecipazione del Professore? >
< Meglio di così non si poteva avere! > Esclamò deciso Eros, mentre
dentro di sé incominciava a rimpiangere di aver preso per sbaglio quel
taxi. Capendo che si sarebbe andati troppo oltre a ciò che lui avrebbe
voluto esporre a delucidare quel pubblico ateniese.
Nel frattempo il professore Frasel stava scrutando profondamente Eros,
mentre commentava con Wampol la sua qualifica d’esperto, esponendo
convinto: < Il giovane qui, ha una forte potenza medianica, Sento le sue
forti vibrazioni trasmesse dal suo pensiero, m’ha... sento, sento? Anche
molta resistenza... Da parte sua? >
E Wampol a quella semplice avvisaglia s’intrometteva dicendo: < Ma,
lei professore Fraser, pensa che il nostro giovane De’Sesostri, abbia questa
possibilità di trasmettere e comunicare col passato? > Wampol aveva un
po’ accelerato i tempi e le supposizioni. Ed era il suo motto: “Smuovi le
acque per primo, invece di aspettare che altri lo facciano per te.”
Fraser sorrise a quella nascosta sfida. Mentre Eros era titubante su cosa
dire o non dire. Sapendo per certo che di quel passo si andava a scoprire un
ginepraio irrisolvibile e inspiegabile al momento e pertanto si accontentò
di aspettare cosa avrebbe detto quel vispo professore Fraser. Poi vi fu
qualcosa che captò Eros nell’aria e gli fece cambiare idea in proposito.
Come per incanto sentiva aleggiare tra il pubblico qualcosa d’impalpabile
ma sentito che l’aveva colpito tremendamente nel profondo. Era stato
soltanto un guizzo, una visione, ma era bastata per farlo redarguire dai suoi
impulsi recalcitranti. Quello che captò nell’aria era qualcosa di molto
strano, un intuito strambo che lo invogliava a comunicare attraverso il
pensiero dei presenti in studio, mentre si domandava tra sé: “Con chi mai
avrei da legare e scoprire ancora?” Rimuginando sui pensieri captati così
per caso nell’aria, da ravvederlo in quella sua reticenza ostinata.
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Capitolo Quinto
Eros sentiva su di sé lo sguardo di tutti i presenti, creandogli un certo
fastidio in quel conflitto tutto suo. Poi alla fine un po’ restio rispose a
quell’esposizione di Fraser: < Be’, si, qualcosa ne so anch’io. Ma penso
che non basterebbe tutta la serata per spiegare e discutere con voi qui,
adesso il mio problema? > Spiegò Eros tranquillo.
Wampol da esperto inquisitore in quel programma ne approfittò subito
per dire la sua, evitando che subentri qualcos’altro a sconvolgere la sua
idea, proponendo al giovane la sua proposta: < Guardi che qui, Signor
De’Sesostri abbiamo tutto il tempo che vogliamo. Le bastano due ore? >
Propose Wampol. Mentre osservava in sala di reggia Willian Kemp che
gesticolava sulla mancanza di tempo, e Wampol accennava con il
movimento del capo a far intendere che tutto andava come previsto,
mentre riprendeva a dire. < Da parte nostra possiamo spostare i commenti
usuali che si fanno sempre alla fine di una normale intervista a domani.
Semplicissimo! Ed ecco che lo studio è tutto per lei. Come vede... >
Conquistando un caloroso applauso da parte del pubblico, divenuto
improvvisamente assai curioso.
A quel punto Eros si sentiva preso in trappola e alla fine dedusse che
quel fatto forse era una appendice della sua stravagante storia. Vi fu ancora
un attimo di ripensamento e sul suo volto ci fu un leggero cipiglio, mentre
con la mano si sfregava il mento e alla fine rispose: < Bene , okay! Visto
che tutti voi vi aspettate chissà cosa andrò a raccontarvi... >
< Solo quello che sogna ogni notte, nient’altro. > Rispose Wampol
sorridendo all'ospite restio.
< Certo che buona parte di voi quando sentirà le mie fantastiche
storie, senz’altro penserà che è pura fantasia inventata di sana pianta. E
forse hanno più che ragione a pensarlo e io non gli do torto. Ma credetemi,
personalmente ho messo tutta la mia vita per capirci qualcosa. E alla fine
ho dovuto solamente accettare questa mia sorte dai risvolti impensabili. >
Espresse Eros con visibile rassegnazione.
Wampol sempre più incuriosito, tentava di marcare quella situazione
misteriosa che si era creata attorno a quel giovane, chiedendogli ancora:
< Ma lei, cosa vede veramente nei suoi sogni? Può spiegarlo in parole
semplici? > Spingeva incuriosito, per ottenere qualcos'altro.
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Eros era un po’ perplesso, pensando da che parte avrebbe dovuto
incominciare, sapendo di aver un sacco di cose da esporre e tentare di farsi
capire dai presenti sarebbe stato difficile. Poi alla fine, sentito e intuito lo
forzo del professore Fraser nel tentativo di comunicare con il suo pensiero,
cercò di escogitare un diversivo. Mentre quest’ultimo lo sollecitava a
proseguire nel suo racconto: < La prego, continui a spiegare il suo caso? >
Lo spronò Fraser affascinato dal giovane. Mentre Eros stava captando il
pensiero fisso e sempre più insistente di Fraser, pensando ch’era molto
forte la potenza interiore del professore a voler intromettersi nelle sue idee.
Sebbene vi era qualcosa che ancora non riusciva bene a capire e captare
nella mente di Fraser a confrontare la sua forza con la sua. Capendo però,
che era venuto il momento di svelare l’arcano del suo mistero. Poi in fondo
era nient’altro che, il desiderio di suo padre a voler comunicare la sua
scoperta con il mondo intero, e lui a quel punto poteva esaudirla. E
incominciò a dire: < Ciò che sto per dire potrà interessare al paese per cui
lei lavora signor Fraser. L’Egitto. > rivolgendosi al professore ch’era
talmente preso a osservarlo. E riprendendo a parlargli: < Be’, diciamo
esattamente da ventidue anni, nove mesi e cinque giorni... 5 settembre del
1969, esatto... Professore Fraser? >
< Sbalorditivo! > Esclamo Fraser dopo un attimo di stupore, mentre
guardava i presenti sconcertato di quella risposta del giovane e Wampol
che faticava a connettere tra loro quelle date, ma sapendo per certo dallo
stupore di Fraser, che quel giovane aveva fatto centro su qualcosa. Ma a
quel punto non importava cosa. L’importante era il risultato di stupore che
contava più di tutto, e quel pubblico ne andava matto nell’ascoltare ciò che
sarebbe saltato fuori dopo. Mentre Fraser rispondeva accorato, dicendo a
sua volta: < Sì, proprio così! Esattamente il 5 settembre del 69, che sono
stato assunto come insegnante di parapsicologia ad Alessandria d’Egitto. E'
strabiliante come sa’ leggere il mio pensiero. Effettivamente l’avevo
pensato in questo momento il giorno della mia assunzione. E lei è riuscito
a leggere il mio pensiero. Però! E io pensavo di essere abbastanza bravo
ma, mai quanto lei signor De’Sesostri. Mi creda, veramente... >
Wampol era anch’esso sbalordito da quella inaspettata rivelazione di
quel giovane moro un po' tenebroso, dalla capigliatura nera e ondulata e
prima che possa sfuggigli di mano quella nuova scoperta, che si stava
rivelando una vera miniera d’oro. Chiedendogli a conferma per quel
pubblico ormai in apprensione di notizie: < Ma veramente lei, riesce a
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leggere nel pensiero di tutti noi poveri mortali? > Sbottò sull'imprecisato.
Eros abbozzò un piccolo sorriso e rispose dicendo: < Non di tutti, ma
per la maggioranza, sì! Riesco abbastanza bene. > Mentre osservava il
pubblico molto attento dopo quella sua prima avvisaglia esplorativa sulla
mente. < Certamente occorre la collaborazione dell’interlocutore, come a
fatto prima il professore Fraser, che ha cercato di mettersi in contatto con
me, riuscendo. Solo che sono stato io a prevalere e chiedere la sua data
d’assunzione, senza che l’altra parte della sua memoria, inconsciamente
immaginava l'intromissione della mia richiesta a collaborare. Ecco, tutto
qui! > Espose tranquillamente Eros, mentre si rivolgeva a Fraser,
chiedendogli: < Ho esposto chiaramente la trasmissione dei nostri pensieri
in sincronismo Professore? >
Fraser, ancora frastornato da tale evento e per un attimo era rimasto
quasi a bocca aperta, avendo per la prima volta incontrato una persona
superiore alla sue aspettative. Pensando un po' deluso, di essere lui, uno
dei pochi eletti ad avere quelle speciali facoltà medianiche. In fine Fraser,
mentre scuoteva il capo, rispondeva: < Lo devo ammettere, ha una forza
medianica e telepatica eccezionale. In verità io cercavo di approfondire un
interloquo con lei, invece è stato a viceversa, lei è molto più potente e
portato a questi esperimenti di telepatia e trasmissione. Sorprendente! >
< No, non è che io sia portato e mi sforzi per farlo. E’ solamente una
cosa naturale, che me la sento liberamente dentro, mi esce così spontanea
come nel caso suo. Lei si è lasciato solamente guidare. E mi deve credere,
se le dico che non mi sono mai permesso di approfittarne di questa mia
possibilità nel prevalere su di ognuno. In tal caso avrei potuto farmi una
fortuna nel carpire i segreti altrui. Non le pare professore? >
< Certamente giovanotto! > Esclamò Fraser. < Lei potrebbe essere un
potenziale mezzo bellico, con la sua straordinaria facoltà medianica.
Veramente, mi creda! > Esponeva più che mai convinto Fraser, mentre
osservava Wampol pronto a intervenire e chiedere qualche delucidazione
in più ai due ospiti: < Vedo che lor Signori si sono trovati d’accordo su
queste proprietà e priorità di chiaroveggenza e quanto vedo sembrano
essere eccelse queste facoltà del nostro giovane De’Sesostri. Esatto,
Professore Fraser? > Chiedeva conferma Wampol con un largo e accorato
sorriso di convincimento per tutti i telespettatori in ascolto.
< Mi creda signor Wampol, è una cosa sbalorditiva. Incontrare una
persona di questa potenza medianica... è sorprendente! > Espose con enfasi
Fraser. Mentre Wampol sentiva crescere dentro di sé la gioia per aver
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scoperto qualcosa di sorprendente e avrebbe portato il suo spettacolo
veramente alle stelle. Ora sapeva, ed era più che sicuro che da quel
giovane avrebbe tentato di scucire fuori il più possibile, da stupire tutti
quanti, quella era la sua idea in quel momento, sapendo per certo che non
sbagliava a insistere. Poi si riprese subito dai suoi veloci pensieri e chiese
al giovane al suo fianco: < Signor De’Sesostri, lei ci sta sorprendendo tutti
e ci vorrebbe spiegare fin da quando ha scoperto di avere certi poteri? E li
potrebbe usare a suo vantaggio? Insomma, sfruttare le sue capacità... >
< Sinceramente, non so bene. Ma fin da piccolo mi erano capitati
vari fatti, ma non ci avevo mai fatto caso di poter leggere tranquillamente
cosa pensavano i miei compagni di scuola. Pensando che fosse una cosa
normale intuire ciò che altri intendevano fare in quel medesimo momento.
Poi divenuto più adulto, capii che era una mia priorità interiore a captare e
prevenire le mosse degli altri. E per la seconda domanda non ho nessun
interesse e scopo ad usare la mia facoltà intuitiva per turlupinare il
prossimo... Mi creda non ci tengo proprio. >
< Allora, > S’intromise nuovamente Wampol abbastanza euforico per
quello che stava per dire in pubblico. < Allora, quando ci siamo incontrati
questo pomeriggio, e io ho pensato di condurla qui in studio, lei sapeva già
cosa intendevo fare di lei, vero? > Espresse Wampol con un'eloquace
sorriso sulle labbra scarne. Mentre Eros a sua volta sorrideva muovendo la
testa a confermare quella domanda e infine rispose: < Sì, l’ho capito subito
cosa intendeva fare con la mia presenza qui. E le devo dire che al principio
avrei voluto declinare l’invito, ma poi sapendo di avere ormai pochi giorni
a disposizione ho deciso di accettare la sua proposta e venire qui nella sua
arena per farmi scannare da quel geniale “Caimano.” Che aveva in testa
ben altre prospettive per me. Qui, tra le sue grinfie e certamente lei non
avrebbe pensato a tanto e a tutto questo che sto per esporvi. Pertanto lei,
avendo visto quale piega ha preso questa iniziale intervista, ora sta
escogitando dell’altro, vero signor Wampol? > Eros aveva preceduto e
sorpreso tutti ancora una volta, in special modo Wampol, che sapeva ormai
di trovarsi allo scoperto, ma egualmente reagiva con indifferenza, avendo
capito che quel giovane avrebbe parlato e raccontato tutto liberamente. Era
più che sicuro. < Ha perfettamente ragione Signor De’Sesostri, anzi dato
questa reciproca intesa, mi permette di chiamarla per nome? >
< Certamente, non vi sono problemi Wampol. > acconsentì Eros,
mentre l’altro incalzava a chiedergli: < Ma cosa intendeva dire Eros, che
ha pochi giorni a disposizione? Deve partire subito e tornare in Italia
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questa sera, spero proprio di no? > Con simpatica ironia.
< Be’, non proprio subito, fra tre giorni... > Espose sereno Eros.
< Fra tre giorni lei compie gli anni, vero? > Espresse Fraser con
soddisfazione, avendolo letto nel pensiero di Eros. E continuando a dire al
suo posto: < Lei compirà vent’anni, esatto e dovrà ... > Fraser s’incupì di
botto sbiancando in volto, che subito Wampol attento a ogni movimento
dei presenti s’intromise a chiedere. < Professore sta bene? >
Per un attimo vi fu un silenzio glaciale nello studio televisivo, mentre le
telecamere inquadravano in primo piano Fraser, leggermente sconvolto.
Poi s'era ripreso, nel rispondere con una certa reticenza: < Certo, certo! Io
sto bene. E’ il giovane De’Sesostri che ha dei seri problemi fra tre giorni.
Vero? > Si era rivolto a Eros, che aveva già capito cosa intendeva dire
Fraser, avendogli letto nel pensiero la verità incombente.
Dopo un attimo di esitazione Eros rispose, senza accentuare la vera
fatalità che doveva a malincuore accettare: < Sì, ha perfettamente ragione
professore, è il mio compleanno, ma è anche il mio ultimo giorno di
permanenza. Non voglio allarmare nessuno, ma è stato già scritto fin dai
tempi antichi il mio malaugurato destino è arrivato e purtroppo lo devo
accettare incondizionatamente. Questo è il guaio! > Espresse Eros
tranquillamente in quella sua ormai provata indifferenza.
< Già! Ma non capisco come fa ad essere così calmo... > Confermò
Fraser sull’agitato, per l'altro. < Accidenti! > Sbottò amareggiato.
Anche tra il pubblico si era formata una certa agitazione inspiegabile
quella sera. Mentre tutto stava cambiando inesorabilmente dalle aspettative
impostate precedentemente. Capendo che il mistero si stava infittendo.
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Capitolo Sesto
Nell’ampia sala del teatro televisivo ETI-1 si era alzato un forte brusio
di stupore e sgomento, senza sapere ancora bene il perché e quale fosse il
vero motivo di quella dovuta partenza del giovane in questione, o di
qualcos’altro che nessuno voleva pensare, ma che al tempo stesso
presupponevano tutti quanti, l’identica soluzione del rebus.
Poi finalmente Eros aveva ripreso a parlare e tutti si azzittirono per
ascoltare ciò che il giovane andava a spiegare con voce ferma e chiara, in
quel greco che parlava disinvoltamente e risultava penetrante attraverso i
molteplici altoparlanti nella sala.
< Perciò a questo punto devo dare una spiegazione più che mai chiara
e farvi capire la mia indifferenza, su ciò che succederà fra tre giorni e per
l’esattezza il giorno dopo del mio compleanno. > Eros si era fermato un
momento come per riprendere fiato, mentre tutti quanti parevano solidali
con lui nell’attesa. Infine riprese a dire con calma: < Purtroppo sebbene
controvoglia dovrò accettare il mio destino e lasciare questa vita terrena,
rompendo per sempre il fato maledetto che mi sovrasta... >
Ma viene interrotto da Wampol, chiedendogli ciò che tutti quanti
vorrebbero sapere: < Lei vorrebbe dire “Quella maledizione”? Ha qualche
grave malattia che sa esattamente quando cesserà di vivere? Mi scusi la
franchezza, ma stiamo cercando di capire, cos’ha di tanto grave d’essere
costretto a morire così giovane? > Formulò drasticamente deciso Wampol.
Ma veniva fermato dal professore Fraser con la mano tremante: < No,
signor Wampol! E’ ben altro quello che io sento addosso al giovane. Ben
altro... Mi creda? > Sbottò preoccupato in quel subbuglio misterioso.
< Be’, sì, ha ragione, il Professore. E’ ben altro e impossibile poterlo
fermare. E forse per questo che vorrei almeno lasciare qualcosa ai posteri.
La mia più che mai stramba storia. Oltre che esaudire la volontà di mio
padre che voleva scoprire e portare alla luce la tomba del faraone
maledetto e ignoto... Erosmenkhotep I. >
< Ma, mi scusi! Ora cosa centra, con la scoperta della tomba di quel
faraone, nonché maledetto, da parte di suo padre con la sua prossima e
incombente morte? > Espletò Wampol più che mai incuriosito e un po’ per
non dire tanto confuso.
< Perché tutto incominciò fin dai tempi antichi, nell'impero egiziano.
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Con i faraoni nella XXII dinastia e presumo che il tutto finirà domenica
prossima. 14 giugno. Oltre che coinciderà più avanti con l’eclisse solare e
avrà un impulso decisivo a cambiare il corso della mia vita e in quel
frangente di tempo si compirà e chiuderà il ciclo del mio destino. Che
malauguratamente è collegato con gli astri in cielo nel ritmo cadenzato dei
secoli. E credetemi non è fantascienza questa mia storia, ma la cruda realtà
incombente. Comunque, con me terminerà per sempre questa imminente
maledizione che si perpetua ormai da troppi millenni... Terminerà con la
mia fine... finalmente! >
< Ma, Signor De’Sesostri, è veramente sicuro di ciò che sta dicendo?
E perché mai c’è questa maledizione che la perseguita, a quanto pare da
centinaia di anni? Lei è in grado di spiegare tutto questo? Perché ormai
siamo entrati in un campo vasto come l’universo. E quanto pare lei si
trova ormai al centro della nostra attenzione. > Espresse Wampol tra il
serio e il faceto. Mentre un brusio di costernazione e perplessità si era
levato tra il pubblico un po’ scettico a credere che ai giorni nostri si possa
pensare ancora alle maledizioni incombenti. Poi come di colpo tutti si
azzittirono tentando di ascoltare il seguito di quell’evento paradossale. Si
era formato un silenzio tombale in quell’ampio studio televisivo e persino i
telespettatori a casa, avevano gli stessi sintomi d’irrequietezza. Pareva che
ognuno sentisse un sordo malessere addosso e ammettere quasi di non aver
capito bene quell’ultima frase espressa dal giovane dall’apparenza più che
calma. Ma purtroppo era stata pronunciata più che chiaramente, che
doveva morire tra pochi giorni. E questo era il commento di ciascuno
spettatore, senza riuscire a commentarlo tra loro, per la paura di dire o
esprimere una falsa eresia, in quell’atmosfera così pesante che incombeva
su di ognuno degli spettatori attoniti.
Mentre Eros riprendeva a parlare con voce pacata e tranquilla: < Sì,
signor Wampol. Purtroppo è così! Ho verificato molte volte, nel cercare
una via di uscita, ma è stato tutto inutile. E domenica prossima ne avrò la
conferma. Sarà la fine di tutto, il mio calvario... >
< Comprendo più che bene il suo dramma. > Espresse Wampol. < Ma
perché fin dai tempi antichi persiste? Insomma... Sarebbe così gentile da
spiegarsi meglio? > Farfugliò sull'agitato.
Mentre il professore Fraser interveniva a sua volta, chiedendo: < Ma è
forse un maleficio che ha portato a casa suo padre dall’Egitto? Nello
scoprire qualche tomba, dove incombe ancora qualche nefasta maledizione
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oscura?... Di racconti se ne sentono parecchi, falsi o veri? Ma si mormora
sovente che talvolta vengono creati per ingannare il prossimo. >
< Ecco, forse lei professore potrà illustrarci su tali fenomeni capitati
nei ritrovamenti e l’apertura di tombe egizie, portando sventura e morte sui
vari componenti alle spedizioni. Non è forse vero? > espose Wampol più
che convinto. E Fraser con decisione rispondeva alla sua domanda da buon
esperto: < Ha perfettamente ragione ed è più che vero. Penso che tutti
sanno della più clamorosa scoperta fatta da Howard Carter nel 1928, della
tomba del giovane faraone Tutankhamun. Che si sono verificati dopo mesi
degli strani fenomeni di morte inspiegabile prima, ma ora con la nuova
tecnologia si è riscontrato che già a quei tempi gli egiziani erano a
conoscenza di pietre malefiche. Come l'uranio e la concentrazione di
isotopi radioattivi contenuti nelle roccia. Pertanto avevano inserito delle
pietre radioattive nelle tombe per contrastare chi tentava di trafugare i
tesori dei faraonì. Ed è per questo che non morivano tutti allo stesso modo,
ma dopo vari anni. E senz’altro subentrava una forma di Leucemia. Come
vede c’era una specie di maledizione a salvaguardia dei trafugatori di
tombe. > Mentre si erano rivolti a guardare Eros, ch’era rimasto in silenzio
ad ascoltare quella giusta esposizione e infine espresse la sua idea a quei
fatti riesumati per l’occasione: < Sì, è esattamente così, per molte tombe.
Ma purtroppo la mia situazione è ben altra. Forse voi la chiamerete magia.
Mistero dell’occulto e tanti altri modi per definire una fattura fatta ai danni
di un’altra persona. Io so per certo e penso che la forza occulta che
possedeva il sacerdote Khor erano talmente tanta e forte, che si è protratta
nel tempo senza nessuna scalfittura. Colpendo chi veniva in contatto con le
spoglie del defunto in fase di mummificazione, ormai contaminate dalla
perversa magia, le molecole dei geni posseduti dal faraone maledetto.
Erosmenkhotep I. Anch’egli a quel tempo morì a vent’anni e un giorno... >
Espose Eros più che serio.
< Ma come può dire che è morto veramente a vent’anni e un giorno?
Poi non l’abbiamo mai sentito nominare questo faraone Erosmenkhotep I
E’ veramente vissuto nella XXII dinastia? > Chiedeva Wampol per tutti.
< Sì, è vissuto nella XXII dinastia ed è morto effettivamente a
vent’anni e un giorno. Per il semplice fatto che ho sognato e percorso
assieme la sua breve vita e il giorno dopo la sua festa di compleanno è
stato assassinato dai sicari del sacerdote Khor. A regnato per soli due anni
alla morte del padre il faraone Amenemmes IV. Comunque, finora non è
stata scoperta la sua tomba, tanto cercata da mio padre, che seguiva le
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istruzioni di un frammento di papiro ritrovato all’interno di un vaso
canopo. Ed è appunto in quel vaso canopo che la maledizione a percorso e
viaggiato nei secoli sino ad oggi... > Promulgò rattristato Eros.
< Cosa intende dire su quel vaso canopo, > Chiede incuriosito Fraser.
< Era forse un vaso contenente parti del corpo del faraone e trafugato
dalla tomba stessa, per caso? > Commentò corrucciato.
< Sì, è così. Ma non nella tomba è stato rubato, ma nel periodo
d’attesa. Insomma, il tempo che occorreva per imbalsamare il faraone
defunto. Il vaso adoperato per quella occasione importante al maleficio e
per la prima volta, era fatto d'oro massiccio e non di alabastro, com'era di
consuetudine fare ai defunti sovrani. Pertanto era stato svuotato dai resti
del faraone e rubato. Ma tra le molecole del metallo erano rimaste
impregnate quelle genetiche del faraone maledetto. Un miscuglio di geni,
forse, malvagi. Sta di fatto che permise di viaggiare nelle varie epoche e di
trasmettere i suoi geni a incaute donne in stato interessante. Nel servirsi di
quell'anfora per contenere del vino o altro ormai contaminato. > Spiegò
Eros più che serio.
< Mi perdoni, > Insistette Wampol. < Ma lei come fa’ ha esserne così
sicuro, di come si sono svolte le cose a quel tempo? Ha forse sognato tutto
quello che ha appena raccontato? >
< Già! Esattamente così. Sì ho sognato ma per lo più in stato di
catalessi parapsichica, ho vissuto a tratti in quel tempo, scoprendo molte
cose... Comunque, ora, posso indicare il posto esatto per scavare e trovare
la tomba del faraone maledetto e per portarla alla luce. Rompendo
l’incantesimo di quella eterna maledizione. Io ho sognato il luogo dov'è
ubicata e potrò indicarla con esattezza... >
< Ma veramente lei, è stato in Egitto e ha visto il luogo? > Chiese
Fraser emozionato da quegli eventi che sconfinavano nel paranormale oltre
che paradossale e lui ne era ormai preso in quella fobia di scoprire quei
misteri che avvolgevano quel giovane mulatto.
< No! Io non sono mai stato in Egitto, ma visto nelle mie visioni e lo
sognato parecchie volte e posso dire con esattezza a chi di dovere, dove si
trova il punto esatto per scavare nella parete della montagna e portare alla
luce il faraone e il suo tesoro, che ho visto. >
< Un tesoro? A questo punto bisognerà informare le autorità egiziane,
se lei dice il vero? > Espose Wampol euforico di quello scoop da prima
pagina, mentre vedeva i giornalisti in platea che si davano da fare con
appunti e telefonate di nascosto con i vari grossi cellulari presi dalla
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frenesia del racconto del giovane veggente.
Fraser era veramente disorientato nel percepire e sentire nel subconscio
dell'altro, cosa si celava. Trasudava un mistero più che profondo e tentava
di esprimersi un po' sull'agitato: < Ciò che nasconde nel profondo, mi fa un
po' paura... Mi creda signor De'Sesostri. > Borbottando a bassa voce.
< Me ne sono accorto dal suo tremore. Ma stia tranquillo, professore
Fraser, non succederà nulla e niente a nessuno. E' già tutto predestinato ed
è scritto chiaramente. Come li vedo io. Sono scritti nei geroglifici sulla
tomba del faraone Erosmenkhotep I. Ed è quello che vorrei poter offrire
all'Egitto la possibilità di scoprire l'ubicazione della tomba. E' l'ultimo
faraone della XII dinastia, ucciso nel 1784 a.C. Il faraone ignoto, tanto
ricercato da mio padre. Ed io ora posso fornire l'esatta ubicazione, al
sovrintendente dottor Zakis Hamar, direttore degli scavi a Giza e Sakkara.
Ho letto diverse relazioni del dottor Zakis, e penso che la sua giurisdizione
arrivi fino a El-Faiyum. La zona dove si trova la tomba ben celata dai
profanatori. E spero Dottor Fraser che lei fornirà la sua collaborazione al
governo egiziano? Al quale rivelerò l'esatta ubicazione della tomba. >
Eros si rivolgeva a Wampol, chiedendo: < D'accordo signor Wampol? Lei
fornirà la registrazione di questa trasmissione... >
< Ma certamente. L'abbiamo registrato in ampex. E se si tratta di
dare un contributo alla scienza e alla storia. Noi siamo pienamente
d'accordo. Mi deve credere Eros, è veramente strabiliante e fantasiosa
questa sua metamorfosi nel passato. Ma la prego continui pure. Noi siamo
ansiosi di sapere il suo sconvolgente racconto. > Propose Wampol più che
euforico. Eros approvò con un mezzo sorriso, mentre si beveva un po' di
acqua portata da un aiutante del presentatore. Poi riprendeva a raccontare:
< Beh, sì! A questo punto non voglio fermarmi... > Scrutando i vari segnali
tra reggia e Wampol, dicendo: < Non siamo già di 35 minuti oltre? >
Mentre Wampol con decisione risponde senza batter ciglia: < Va tutto
bene, benissimo! Non si preoccupi per la sforatura nel programma. Il suo
racconto ha la precedenza e senz'altro il pubblico, sia in sala e a casa è più
che d'accordo a proseguire. > Mentre osserva l'attenzione e l'interesse del
pubblico in studio. Poi furbescamente si rivolge al giovane a chiedere
ancora: < Lei mi ha letto nel pensiero poc'anzi vero? >
< Questa volta, sì, ho letto le sue idee di prolungare ancora un poco. >
< Benissimo! Comunque può stare tranquillo abbiamo altri 30 minuti
a disposizione. Le possono bastare? Altrimenti possiamo rimandare a
domani se lei è disponibile. > Propose Wampol, pensando già al domani.
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< Perfetto! > Risponde il giovane alla sbarra. Eros aveva ormai
deciso di fornire la sua sconvolgente storia al mondo per ridare lustro al
sommo faraone assassinato crudelmente e il contributo alle fatiche dei suoi
genitori alla scoperta finale della tomba regale. E porrere fine alla
insistente maledizione incombente sul suo capo. Per tanto si impegnò a
spiegare: < Bene, allora procediamo per ordine. Stavo per parlare di mia
madre, Karem Hayubi, nata il 13/6/1954. Come potete vedere la fatalità
delle date, che cadono sempre in questo mese e si susseguono fatalmente
in sincronismo. Mia madre Karem, veniva da una nobile tribù dall'interno
dell'alto Egitto, esattamente da El-Maks. Figlia dello sceicco Hayubi, che a
sua volta fu trucidato in una rivolta fra Arabi. E guarda caso morì il 13 o
14/6/69. In quel periodo mia madre studiava archeologia al Cario. A
diciotto anni sposò mio padre a Beni Suef, il giorno dopo che io nacqui,
era il 14/6/1975. E mi sembra che il giorno successivo partirono in aereo
per Torino, ad evitare la famosa “Guerra del Kippur”... > Eros si era
fermato un momento per riprendere fiato, mentre si passava la mano sul
mento a sentire la ruvidezza della barba: < Purtroppo, al loro ritorna in
Egitto per riprendere la loro fervida passione archeologia, morirono su di
un aereo, che saltò in aria per una bomba messa da terroristi, per ritorsione
verso Israele. E come sempre la fatalità, era il 14/6/1977, le strane
coincidenze che perseguitano la mia stirpe. Ciò che ne rimane. E questa è
la prima parte dell'intricato mosaico. > Esponeva serio il giovane Eros.
Mentre Frasel insisteva a chiedere. < Ma lei quando a capito di possedere
certi poteri? Non certo espressi a tutti noi mortali. Lei mi supera di molto!
Anzi di tanto, ha una potenza medianica straordinaria. Una capacità di
chiaroveggenza sorprendente! > Espose con rispetto.
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Capitolo Settimo
Nel grande teatro televisivo, regnava una imprecisata atmosfera da
suspense, erano tutti abbastanza tesi, per quella inusuale partecipazione del
pubblico al racconto strepitoso del giovane De'Sesostri, che esponeva la
sua alquanto macabra storia: < La mia scoperta di chiaroveggenza, l'ho
realizzata a dieci anni. Era una domenica di Giugno, esattamente il
15/6/1982 il giorno dopo del mio compleanno. L'istituto dove ero stato
affidato, ci portarono a visitare come premio scolastico il Museo Egizio di
Torino. Ma all'entrata del museo io ebbi un malore improvviso. Persi quasi
conoscenza dal malessere, ma non completamente, mi sentivo come
paralizzato. In trance. No riuscivo a capire cos'era?... Cosa mi stava
capitando? Sentivo una forza misteriosa che mi impediva di entrare al
museo. Ero abbastanza terrorizzato per quell'impedimento. Ma al tempo
stesso intuivo che quel fatto era senz'altro collegato hai miei sogni da
incubo che facevo in continuazione. >
Wampol sempre all'erta lo spronava: < Ma cosa le stava capitando? >
Eros formulò un mezzo sorriso e proseguì a dire: < Mi sentivo soffocare
nel fissare il portone di entrata al museo. Ero recalcitrante indietreggiavo
spaventato. A quel punto l'accompagnatore, senza tante storie mi prese per
mano e mi trascinò con forza dentro al museo... Per me fu molto doloroso
quello sforzo capitatomi. Vedevo la vista annebbiarmi, pensando alle
lacrime, che mi facevano vedere cose allucinanti. >
Mentre il professore Frasel chiedeva incuriosito: < Poi cos'è successo?
Sento in lei qualcosa di molto grave. Un tremore devastante. Vero? >
Esponeva gravemente Frasel.
Eros riprendeva a spiegare: < Ero abbastanza rincretinito e spaventato,
Tentai in tutti i modi di esser calmo, ma non potevo trattenermi dal
tremare. E alla fine in un poderoso sforzo sovrumano riuscii a frenare gli
impulsi recalcitranti e controllare la mia volontà, per quella mia agitazione
sproporzionata che avevo addosso. Chiedendo di poter restare lì aspettando
che l'agitazione mi passasse. Poi in un momento di parvenza lucidità mi
guardai attorno sconcertato. Mi trovavo ai piedi della statua della
principessa Rezi. Mah! D'incanto mi accorsi che non ero più nel museo a
Torino, ma in pieno deserto a osservare quella statua millenaria. E
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all'improvviso mi apparì davanti un vecchio arabo dai vestiti arcaici egizi.
Mi saluto inginocchiandosi con rispetto, mentre io d'impulso gli chiesi chi
fosse e dove mi trovavo? Lui mi rispose in una strano linguaggio, ma pur
sempre comprensibile per me. Era molto strano, eppure lo capivo bene
cosa farfugliava... > Mentre osservava Fraser che intuiva qualcosa dei suoi
pensieri. Poi Eros riprendeva a spiegare il quesito: < L'uomo mi spiegò
che lui era il guardiano della Valle delle Gazzelle. Puntando il dito a
mostrare la montagna apparsa all'improvviso la di fronte. La troverai il
sigillo inciso sulla pietra secolare. Mi si avvicinò e mi prese la mano e mi
depose un piccolo rotolo di papiro dicendomi con determinazione regale:
“In questo papiro è segnato il percorso della tua vita. Abbine cura
piccolo Eros e ti salverai dalla maledizione del sacerdote KHOR,
adoratore del malefico dio SETH, che hanno inflitto il male eterno sulla
tua dinastia. Mi raccomando principe, abbine cura... Fai attenzione!”
Mentre si allontanava nel deserto scomparendo alla mia vista. Io mi destai
da quel torpore e stupore per lo schiaffo ricevuto da una dei custodi del
museo. Mentre mi stava insultando aspramente di aver rubato un papiro
dai piani superiori e me lo strappò con violenza dalle mani. Ma come per
magia, il papiro prese fuoco. Il custode lo buttò a terra spaventato, mentre
strillava a chiamare gli altri custodi in aiuto. Io ne approfittai per spegnere
e raccogliere i pochi frammenti rimasti e li nascosi sotto il giubbotto. Poi
di volata fuggii fuori dal museo, rincorso dalla urla dei guardiani infuriati.
“al ladro!” Gridavano.> Espose sconfortato il giovane.
Mentre Frasel commentava con Wampol: < Cose dell'altro mondo! Se
non fossi presente e leggere il suo pensiero non potrei minimamente
immaginare questa sua storia. Ma ora, signor De'Sesostri sa veramente
indicare l'ubicazione della tomba? E dai resti del papiro bruciato è riuscito
a trarre qualcosa fuori di preciso? >
< Solo pochi mesi fa, riuscii a decifrare quel poco che era rimasto
annerito e bruciato. Già dalla scuola di architettura alla Ca'Foscari di
Venezia ero riuscito a mettermi in contatto con un docente di antichità e
archeologia, John Bodman di Oxford. E a Londra eravamo riuscita a
decodificare quei pochi resti del papiro bruciato. E il contenuto in poche
parole, confermava quello che nei miei sogni allucinanti vedevano. La
verità incombente e drastica, sulla maledizione che mi perseguita. >
Wampol affascinato dal racconto chiedendogli di proseguire: < Cosa
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c'era scritto, poi sul papiro? Oltre a destare un grande interesse di tutti noi
spettatori e teleutenti. > Anche Frasel si associò incuriosito più che mai.
Mentre Eros riprendeva a dire: < Francamente, su qui pochi frammenti
rimasti, descriveva grosso modo, il sistema per rompere l'incanto malefico
che si tramandava perpetuo nella storia. Occorrerà la presenza di una
persona disposta, oltreché con l'amore anche al sacrificio della propria vita,
per giungere nell'intento. Interrompendo il flusso della maledizione sulla
mia persona con una folgorazione dal cielo... E questo è tutto ciò che
siamo riuscita a interpretare, con l'ausilio e processi chimicamente provati
al carbonio. Oltretutto con un valido aiuto di tecnici nel laboratorio
criminale inglese a rielaborare il piccolo frammento rimasto. >
Mentre Frasel interveniva a chiedere ancora: < Secondo lei, cosa
intendeva, fino alla morte e si perpetuerà con una folgorazione? Io ne avrei
una idea, ma preferirei che sia lei a spiegare come... la prego! >
Eros si passò la mano sul mento pensieroso. Poi con un senso di
stanchezza rispondeva calmo: < Devono capire, che non basta il mio
amore sincero e profondo per un'altra persona, a salvarmi. Ma bensì, è
l'altra persona, l'altra parte, la persona che deve amarmi senza riserva, a
essere pronta a sacrificarsi per salvare la mia vita. E tutto questo è
completamente assurdo e impossibile da realizzare. Poi oltretutto sarei io a
non voler tale sacrificio inumano. Una vigliaccheria da parte mia. No, mai!
Permetterò che accada e pertanto accetto il mio destino. Le sembra
Professore? Non voglio dei votati alla morte. Sia ben Chiaro. > Rimarcò
decisamente Eros.
Frasel annui a quella logica distruttiva. Mentre Eros prosegue a spiegare
con un certo affanno addosso: < E in quel paragrafo dove si profetizza la
folgorazione o una morte violenta. E in tutte le mie allucinazioni veritiere,
vedevo sempre in ogni epoca rivissuta, dove la morte giungeva o per
assassinio o la folgorazione dal cielo sereno. >
< Come, la prego, > Chiese Frasel confuso. < Come, non era solo
nell'antico Egitto che lei si ritrova di volta in volta? Allora anche in altre
epoche si ritrova nei suoi sogni scabrosi? >
< Ha perfettamente ragione, la storia è lunga e complicata. Mi dovete
credere. Poi, in fondo voi tutti penserete se veramente domenica prossima
succederà l'evento? Può anche darsi al contrario. Ma io non ci conterei
molto, e questo perché? Be', ve lo spiegherò domani sera, visto che dalla
reggia fan segno ch'è finito il tempo a disposizione. E se il signor Wampol
vorrà concedermi un'altra serata per completare la mia strampalata storia
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da fantascienza... Continuerò a questo punto volentieri... Grazie! >
< Questo è più che certo! Sono curioso anche io del risultato finale. >
Rimbeccò Wampol, più che euforico.
Il pubblico non era mai stato così attento, come il quella serata. Mai era
successo che un caso così paranormale e strano di fantascienza avesse
solcato degli studi televisivi e per lo più in diretta. I centralini telefonici,
oltre ai grossi portatili dei giornalisti erano infuocati di domande di ogni
tipo. La stampa era già arrivata ad appropriarsi dell'articolo da prima
pagina e il giovane De'Sesostri era stato bersagliato più che mai di
domande. Eros tra le quinte era riuscito a contenere l'arrembaggio di
domande scontrose e irrilevanti, fornendo solamente qualche piccolo
ragguaglio. Poi si lasciò per un momento, sedurre dall'affascinante
giornalista del Corriere della Sera, Lorelaine Dumont, bella e sensuale che
premeva con le sue labbra procaci sulle domande, per un buon scoop
giornalistico serale.
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Capitolo Ottavo
Eros stava lasciando lo studio televisivo, dopo aver preso gli ultimo
accordi con Wampol per l'indomani. Wampol aveva insistito per un invito
a cena e poi accompagnarlo al suo albergo. Ma Eros aveva decisamente
rifiutato l'invito: < Mi dispiace signor Wampol, ma sono stanco e vado
dritto in albergo. Grazie egualmente e buona sera! >
< Notte! > Rispose secco Wampol, pensando ch'era meglio non
pressare troppo su quella montagna di prossimi guadagni. Peccato che
domenica era troppo vicina per prolungare le sue serate da portare l'odiens
alle stelle e oltre. Ma qualcos'altro già brulicava nel suo cervello.
Eros si avviò tranquillo all'uscita un po' stanco e prostrato dalla sua
diatriba. Fuori sull'ampio viale la ressa di persone era più che mai
incalzante, a pretendere ancora delle rispose alle domande più che mai
strampalate. Eros gentilmente senza parlare, pregava con il solo gesto della
mano e il suo sguardo espressivo di lasciarlo un po' tranquillo. Dicendo poi
alla fine ai reticenti giornalisti: < Domani vi racconterò il resto della storia.
Arrivederci! > E proprio in quel momento sentì una voce alle sue spalle
che insiste a dire: < Beh, non mi lascerà fermo qui, tutta la sera. Spero? >
Eros si girò e rimane stupito nel rivedere il tassista del pomeriggio che
l'aspetta, con tutta quella gente che cercava un mezzo di trasporto. Alla
fine domandò: < Non mi dica, che per caso mi aspettava? >
< Certamente, dopo tutto sto' spettacolo che ha impiantato e per
l'aiuto che mi ha dato e tolta da un grosso guaio. Non vuole che rimanga
qui ad aspettarlo per porgere il mio taxi al suo bisogno di spostarsi dove
vuole. E' il minimo che posso fare. Salga Signor De'Sesostri! > Spiegando
di averlo a sua volta visto in televisione a casa. Pertanto era corso ad
aspettarlo all'uscita. Mentre lo pregava di salire più che contento del suo
operato. Stava per mettere in moto, quando lo sportello si aprì e un cadetto
della Marina Greca si intrufola dentro deciso, gridando con affanno: < Per
cortesia presto al porto, sono in ritar... > Rimanendo a bocca aperta,
capendo che il taxi era già occupato. E per di più dal giovane enigmatico
di quella stampatala serata. Mentre il tassista l'avvisava. < Spiacente
tenente, ma questa sera il taxi è riservato. > L'ufficiale imbarazzato cercò
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di scusarsi, girandosi verso il passeggero, mentre tentava di aprire lo
sportello, sbattuto prima per chiuderlo in fretta: < Mi perdoni non
supponevo... > Arrossendo vistosamente, mentre veniva fermato dalla
mano di Eros sul suo braccio, che gli proponeva sorridendo al giovane
ufficiale imbarazzato: < Dai, non stiamo a discutere: Tu hai fretta, bene...
Allora senta! > rivolto al tassista: < Per cortesia prima andiamo al porto e
poi mi porterà da qualche parte. > Mentre si voltava e osserva il tenente,
capendo che qualcosa di misterioso era capitato in quell'incontro
inaspettato. Eros sentiva delle forti vibrazioni dentro di se, da farlo
impensierire sul risultato di quella serata. Era veramente una casuale
coincidenza quell'incontro, o qualche altra causa a provocarlo? Mentre
Eros, rimuginare dentro di se, captando un improvviso pericolo. Quale?
Ma al tempo stesso, non voleva entrare nel pensiero altrui, intuendo che vi
era qualcos'altro che girava attorno alla sua fantasmagorica storia. Sapeva
che addentrarsi troppo era veramente letale. Non sapeva bene come, ma
capiva che vi era ben altro che si frapponeva fra lui e l'ufficiale. Poi la
voce del tenente lo distolse dai gravosi e veloci pensieri che gravavano
nella sua testa.
< D'accordo, okay! > Mentre il tassista ingranava la marcia. E
l'ufficiale tentava di schiarirsi la gola dall'intoppo e stupore. Poi sbottò
tutto d'un fiato: < Sig... Signor De'Sesostri, io... > Ma veniva fermato da
Eros che consigliava sorridendo all'altro. < Eros, per gli amici. Piacere di
fare la tua conoscenza. > Porgendo la mano all'altro, che la stringe deciso e
rispondeva un po' euforico: < Nikos Holas, felicissimo! Sono imbarcato
sulla fregata militare... >
Ma veniva nuovamente fermato da Eros, dicendogli: < Ehi,ehi! Sta
calmo.. non mi interessa il tuo curriculum di servizio. E' solamente che a te
serve un passaggio, io una passeggiata. Dopo questa serata. Diciamo pure,
dedicata ai miei misteri. Giusto? > Mentre l'altro l'osserva un po' titubante
e in fine prova a dire: < Ma, io.. scusami e grazie per il passaggio. Non
avrei saputo come fare. Sono maledettamente in ritardo: Devo prendere
servizio in plancia alle ventiquattro. Purtroppo i miei colleghi non devono
rientrare sulla nave, pertanto si daranno alla pazza gioia in città. E a questa
ore è molto difficile trovare un mezzo di trasporto. >
< Questo lo può dire forte tenente! > Interviene il tassista con la sua
voce rauca e grossolana.
Mentre Nikos guardava Eros sorridendo, poi provò a chiedere: < Mi
permetti di farti una domanda? >
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< Cosa? > Chiede Eros, sapendo già cosa gli domanderà. In quei
giorni quasi tutti gli facevano la stessa domanda, pensando a quello che
rispondeva: “Ne riparleremo quando verrà il momento.” Ma in quel
momento, sembrava superfluo tergiversare. Al tempo stesso era un po'
curioso, senza voler entrare nella mente dell'altro a scoprire quale richiesta
gli veniva esposta. Poi ricordandosi della domanda chiese: < Dai, dimmi
pure! Fra amici si può avere qualche confidenza in più. > Fissando l'altro
confuso. Poi Nikos sbottò dicendo: < Posso esprimermi liberamente e dire
una cavolata... > Nikos aveva lo sguardo preoccupato e in quella pausa,
dimostrava di aver un peso enorme da spostare. < Esprimere un mio
pensiero? > Fissando l'altro, che lo stava guardando un poco incuriosito e
riprendeva a spronarlo: < Ti prego parla pure! > Mentre l'altro si faceva
coraggio, deglutendo la saliva, poi sbottò deciso: < Ma è sorprendente! Tu
sei veramente, così... Per gli Dei dell'Olimpo! >
< Beh, dai continua, come così? Cosa vorresti dire? > Lo spronò Eros.
< Ma come fai ad essere così calmo! Sapendo che tra poco tutto finirà
drasticamente? Io ci credo e come! Quello che hai detto in televisione. So
che non menti e non conti storie... Ma, non posso immaginare la tua calma.
Scusami! Non dovevo intromettermi nei tuoi grossi problemi. Mi dispiace
veramente!... > abbassando il capo commosso.
< Perché vuoi scusarti di una colpa soltanto mia. >
< Non è corretto da parte tua leggere nei miei pensieri. Visto che l'hai
esposta e detta in studio televisivo. Ci riesci così bene. >
< Guarda che io non mi sono permesso e non mi permetterei mai di
intromettermi nei tuoi pensieri! Certo che lo detto e lo so fare, ma non con
te, adesso. > Fissando con determinazione Nikos che si era voltato a
guardare fuori dal finestrino, mentre si stava mordendo un labbro, per
quella domanda idiota. < Scusa non volevo.> Ritornando a guardarlo dritto
negli occhi, dicendogli: < Anche se l'avresti fatto, non era e non è nulla che
io possa vergognarmi. > Espose serio. Mentre l'altro gli chiede sorridendo:
< Cosa stai rimuginando tenente? > Protestò Eros capendo molte cose.
< Tu mi sei simpatico. Da pensare che è da sempre che ci conosciamo.
E' una cosa strana questa sensazione, così sentita. >
Dopo una breve pausa Nikos riprendeva a dire. < Sono veramente
dispiaciuto per la tua disgrazia. Ma non c'è proprio nulla che tu possa fare
per sfuggire a quest'incubo mortale che incombe sul tuo capo? > Protestò
Nikos più che preoccupato.
< Già, pensi che non ci abbia provato. > Rispondeva, mentre una nota
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malinconica trapelava dalla sua voce. Poi deciso, Eros proseguiva a dire
serio: < No non c'è bisogno che tu lo dica. So esattamente cosa stai
pensando ora. Pertanto ti dico caro Nikos, che non accetterò mai la tua
stramba idea. Comunque ti ringrazio di cuore, per il tuo proponimento.
Sento che avremmo potuto diventare dei buoni amici... E' un vero peccato,
incontrarci soltanto ora! > Fissandolo con estrema sincerità.
Nikos l'osservò con apprensione, poi si fece coraggio e rispose a quel
rifiuto: < Ma io sono disposto a farlo, veramente! So di poterlo fare! Poi
sarebbe una soluzione per un mio problema... > Esprimeva serio il
giovane. Mentre Eros muoveva la testa in segno negativo e l'altro replicava
più che mai cocciuto. < Perché non vuoi che tenti di far qualcosa? A questo
punto Eros non puoi proprio far nulla e allora,.. perché non provare la mia
idea? > Suggerì Nikos serio e preoccupato.
Anche il tassista s'intrometteva, avendo seguito in parte il discorso: < Si
Signore! Non si può far qualcosa? Per Giove! > Imprecò.
Eros si sforza a sorridere e rispondere a entrambi: < L'unica cosa che
posso dirvi, Sono più che sicuro di ciò che mi capiterà domenica prossima.
Pertanto, accetterò rassegnato il mio destino. >
< Sicuro un cavolo! > Sbottò l'autista arrabbiato, battendo la mano sul
volante. < Saper di dover morire a vent'anni. Questa poi!.. Ah h, scusate,
Signore De'Sesostri, non dovrei aprire bocca. >
Eros gli batté la mano sulla spalla a calmarlo, poi riprendeva a dire
tranquillo: < Forse, sperare non nuoce. Magari pensate e sperate che non
capiterà nulla e tutto finirà in una bolla di sapone. Sinceramente lo vorrei
anch'io. Pensare che sia soltanto un bel sogno. Ma purtroppo non lo è e
non sarà cosi. D'altronde lo saprete lunedì dai giornali, il risultato. Perché
sarò bersagliato in questi giorni da un nugolo di giornalisti e chissà altri.
Per scoprire se è vero, oltre perché so leggere il pensiero e questo è quello
che a molti interesserà sapere e magari poter gestire al meglio la
situazione, in caso di mancata morte. Esatto? > Espletò sicuro.
< Ma veramente Eros, stai pensando a tutte queste congetture del
cavolo? > Interveniva Nikos capendo poco di quella intricata matassa.
< Dopo tutto questo casino che ho esposto, figurati! Sarò seguito
persino al bagno, per saperne di più e altro. So di aver sbagliato a parlare,
nel lasciarmi abbindolare da Wampol. Ed è per questo che vorrei rimanere
tranquillo in questi giorni che mi rimangono. Poi... ah h! Mah, sì! Cosa
importa, è il mio destino! Tutto il resto non mi tocca più di tanto. >
Esplose Eros amareggiato. Per un momento si era fatto un silenzio
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profondo nell'auto. Le luci del Pireo si profilano davanti, mentre il taxi
sguscia tra quella marea di auto incolonnate. Poi il taxi si arresta sulla
banchina dov'era ormeggiata la fregata della Marina Militare greca.
< Arrivederci! < Sbottò deciso Nikos porgendo la mano all'amico e
la stringeva forte, con sentito affetto. Mentre Eros rispondeva con un lieve
sorriso: < Nikos, presumo che non ci rivedremo più. Ma porterò dentro di
me un bel ricordo. Il ricordo di un amico sincero, disposto a tutto. Grazie
per il pensiero! Addio e buona fortuna Tenente, te lo meriti. >
Nikos un po annichilito lo fissò con determinazione, mentre estrae dalla
tasca un mazzo di chiavi e le porge ad Eros. < Dicevi prima che volevi
stare un po' tranquillo. Be', ecco le chiavi di casa mia al mare a una ventina
di chilometri da qui. Io da questa sera sarò di servizio tutta la settimana
prossima. Siamo in stato di allerta. Pertanto consegnati sulla nave. E tu la,
potrai... Accidenti! Auguri e in bocca al lupo! > Eros era rimasto a corto di
parole. Mentre l'altro insisteva. < Ti prego accetta! > Non gli riusciva più
di continuare, Un tremore era apparso sulle labbra. Poi abbassando il capo
gli occhi si erano fatti lucidi. Solo le loro mani erano rimaste strette tra
loro, in quell'ultimo sentito saluto. Mentre si allontanava Nikos, illustrava
l'ubicazione della casa: < Si trova a Torikon! L'indirizzo è sul portachiavi.
La casa è situata su di un promontorio con vista sul mare. Vedrai ti
piacerà... Arrivederci e buona fortuna! >
< Addio amico Nikos... addio! > Risponde Eros rattristato da
quell'evento non voluto. Osservando il giovane ufficiale che si allontanava
quasi di corsa, senza dir altro. Soltanto dopo aver salutato il marinaio di
guardia alla passerella, Nikos, a metà passerella si era fermato a salutarlo
nuovamente alzando il braccio.
La voce del tassista distolse dai pensieri gravosi il rimanente
passeggero. < Signore, dove vuole che la porti, adesso? >
< Mi scusi, ero distratto. Ma qual'è il suo nome? >
< Christos, di nome e Stravopos di cognome, Signore De'Sesostri. >
< Senta, lei è libero o deve rientrare a casa? > chiese Eros.
< No, non ci sono problemi. Io sono a sua completa disposizione. >
< Beh, se lei conosce un posto tranquille per cenare in santa pace e in
sua compagnia, ne sarei felice. Sempre se a lei gradisce il mio invito. >
< Con piacere! So io dove si può passare una serata tranquilla e dove
nessuno ti fa domande cretine. >
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Capitolo Nono
Lo spettacolare evento stava per andare in onda, il pubblico era
febbricitante nell'attesa, tanto strombazzato ai quattro venti. L'emittente
ETI-1, aveva fatto cose sorprendenti, collegandosi in Eurovisione con
l'Europa, per mostrare quel simposio straordinario di mistero e magia.
Wampol dal canto suo, sapeva più che bene cosa occorreva per arrivare
al successo. Tensione, emozioni, ritmi frenetici, tutto per far spettacolo e
aumentare l'odiens. Era ormai all'apice della carriera con quello scoop da
prima pagina. Iniziato come un semplice simposio di incontri fra illustri
dottori ed esperti di parapsicologia, chiaroveggenza, misteri dell'occulto e
quant'altro, ma traslato in qualcosa molto più allettante. Dove milioni di
dollari e dracme stavano piovendo da ogni parte.
Quella sera la stampa aveva invaso il teatro della televisione nell'attesa
del primo annuncio dello scaltro presentatore, il “Caimano”.
Tutto era ormai predisposto per bene. Eros come d'accordo e di parola
si era presentato alle diciannove agli studi televisivi della Criptovision
Ellenico. Wampol come lo vide si riempì il cuore, ma di (dracme). Gli
andò incontro col braccio teso, mostrando un'arguta espressione,
farfugliando frasi già stampate, da quell'ambiguità provata. Mentre
trasudava gioia da ogni poro della sua pelle. < Finalmente siete arrivato
caro De'Sesostri! Ho fatto sistemare tutto, come mi avevate indicato. Sono
riuscito ad avere un impianto computerizzato da sogno. Così lei potrà
tradurre le sue visioni per bene. Venga che le mostro come faremo per
bene il collegamento. >
Eros, stava pensando che era meglio avesse lasciato un breve messaggio
al sovrintendente egiziano, a spiegare l'itinerario di suo padre e la sua
scoperta della tomba. Invece di quella messa in opera da Wampol per
aumentare l'odiens dell'emittente greca. Ma a quel punto cosa importava il
dopo. Lui non sarebbe rimasto a gustarsi gli allori di tutti quanti. Pertanto,
andare avanti ormai in quello spettacolo folcloristico. Poi la voce di
Wampol, lo richiama alla realtà del momento. < Che ne pensa Eros dello
straordinario impianto? Buona pare dei componenti mi sono giunta in
aereo stamattina da Parigi e da Londra. Oltreché dei bravi tecnici
elettronici del posto > Evidenziò giulivo, per la sua bravura e arguzia. < Il
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Professor Miller arrivato ieri sera da Londra, si è messo stamattina presto a
controllare il tutto, è rimasto entusiasta. Aspettando a riprovare con lei il
suo nuovo programma tridimensionale. Come vede sta' ancora trafficando
alle ultime coordinate. E il tutto per una buona riuscita all'esperimento. >
Eros sorrideva compiaciuto, pensando al tempo stesso, che se Miller
avesse elaborato molto prima il suo programma, ed averlo avuto
all'università di Londra un impianto del genere, forse avrebbero già
scoperto molto prima la tomba del faraone. Poi rispose: < Vedo che non
badate a spese. E' veramente un bell'impianto aerospaziale. Giorge è
sempre stato un genio nel suo campo. Speriamo che dopo questo
esperimento venga valorizzato per il suo lavoro da scienziato. Spero
solamente di riuscire a concentrarmi. In questi giorni sono abbastanza
stressato. Bene! Sarà meglio che proviamo. > Esclamò Eros più che
provato. < Comunque, complimenti per il giocattolo, Wampol!> Dando
un'ultima soddisfazione al presentatore e autore. Poi si avvicinò al dottor
Giorge Miller per salutarlo: < Carissimo Giorge, spero di riuscire a
valorizzare il tuo programma. Lo meriti veramente. Allora proviamo?! >
< Vai tranquillo ragazzo! Tu premi per bene le meningi e al resto ci
penso io, ha far apparire i pupazzi sul monitor. >
Dopo la solita retorica di prammatica, Wampol annunciava ai presenti
in sala e ai telespettatori a casa, ovunque si trovassero in quel momento,
loro dallo studio ETI-1 erano pronti a svelare il mistero.
Mai come quella sera il teatro era gremito di eminenti scienziati, dottori
in scienze occulte di parapsicologia e quant'altro, oltre a illustre personalità
di vari paesi arrivati li non per caso? Oltre al folto gruppo di giornalisti da
ogni parte del mondo. La notizia era volata precipitosamente ovunque, ma
la cosa più importante a quell'avvenimento, non era la fine predestinata del
giovane De'Sesostri. Quella eventuale fatalità stava passando in secondo
piano. Pazienza? Quello che sembrava interessare quasi tutti, era la forza
medianica del giovane sventurato, quella di possedere fortemente nel
predire il passato e forse il futuro, oltre a leggere il pensiero più che bene.
Quello era lo scoop ricercato. Agenti speciali di varie nazioni si erano
intrufolarsi tra la gente a curiosare e controllare le veridicità dei fatti.
Erano tutti così attenti e composti nel grande studio televisivo, poi
all'entrata del giovane fu accolto dal pubblico con uno caloroso scroscio di
battiti di mani, alzandosi spontaneamente in piedi.
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Eros educatamente ringrazia tutti, alzando leggermente il braccio. Poi
prendendo posto sul palco, a salutare di persona gli ospiti di riguardo.
Wampol da buon padrone di casa, faceva diligentemente le presentazioni.
< Signor De'Sesostri le presento i Signori venuti di persona a sentire
e discutere, sulle sue visioni e percezioni sui percorsi nel suo passato e
curiosi di apprendere. Il Signor Charles Fraser, psicologo, che lei già
conosce. Come pure il dottor Giorge Miller, luminare della scienza, che ha
fornito il nuovo software per questa prova, già in parte sperimentata a
Londra con lei, Vero? Dal Cairo, il direttore degli scavi di Giza e Sakkara,
il Signor Zakis Hamar. Gentilmente è venuto di persona a sincerarsi e
apprendere quello che lei vuole svelare e segnalare l'ubicazione della
tomba del faraone ignoto Erosmenkhotep I. >
Eros educatamente si spostava a salutare con decise strette di mano i
presenti pervenuti. Wampol più che mai euforico proseguiva a evidenziare
al pubblico in sale e ai telespettatori nel mondo le presentazioni di note
personalità presenti: < Il ministro dei Beni Culturali Greci il Signor Sharon
Dopulis. Infine il direttore dell'università Duke negli Stati Uniti, il Signor
Harold Quetal, parapsicologo che indaga sui fenomeni metapsichici. E il
Dottor John Bodman egittologo e ricercatore da Oxford. Poi vi è una
moltitudine di giornalisti in sala pronti a intervistarlo. S'intende, alla fine
della serata. Come vede Signor De'Sesostri avrà un sacco di lavoro. >
Concludeva Wampol sorridendo e invitando Eros a prendere la parola.
Le molteplici telecamere erano tutte puntate sul giovane De'Sesostri
intervenuto alla seconda serata, per spiegare la sua storia.
< Ringrazio vivamente tutti per la solidarietà che mostrate nei miei
riguardi. Pertanto, non perdiamoci in chiacchiere e andiamo subito al
nocciolo della questione. L'esperimento che vado a fare ed è il secondo che
eseguirò, il primo fatto a Londra, sotto le direttive del Dottor Miller, ed era
quasi riuscito nell'esperimento. Ora col suo nuovo software cercherò di
mostrare l'ignoto passato, qui davanti a Voi. Perciò mi occorrerà una buona
dose di concentrazione e sforzo fisico oltre che mentale, per traslare gli
impulsi celebrali in visive scene del mio pensiero, nel percorso sul tempo
passato. Spero vivamente di riuscire nell'intento.> Spiegò Eros nel
sintetizzare l'esperimento.
Wampol aveva pregato il signor De'sesostri si accomodarsi su di un
seggiolino da astronauta collegato ad un sofisticato impianto, tipo NASA
Aerospaziale, fatto pervenire d'aeronautica inglese.
Il grande complesso di simulazione, messo in un angolo, nel grande
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studio televisivo del ETI-1. Con una infinità di strumenti, monitor e
quant'altro, da sembrare pronto per un lancio nello spazio. Cavi, microfoni
e sonde fissate ad un casco da fantascienza, che veniva posto sul capo del
giovane, per catturare le sue vibrazioni e segnali encefalo-grammi. Il tutto
avrebbe aiutato il veggente a inviare segnali tridimensionali comprensibili
sui monitor frontali e collegati ad altri maxi schermi per il pubblico in sala,
oltre in Eurovisione. Le visioni fornite in varie sezioni computerizzate, che
il veggente proponeva di essere in grado di inviare. Il software elaborato e
portato per l'occasione dal Dottor Giorge Miller, avrebbe per la prima volta
mostrato tridimensionalmente i posti e luoghi estrapolati dalla mente del
chiaroveggente. I tecnici inglesi alla tastiera del microsismografo stavano
coadiuvando con Miller, anche il professore Quetal si stava interessando
da vicino al marchingegno avveniristico.
Tutto era ormai pronto, il grande computer era al lavoro e il ronzio si
sentiva trafilare nello studio. Le telecamere non trascuravano nulla di ogni
minima sequenza nei vari procedimenti. Poi Wampol rivolgendosi ai propri
collaboratori dava gli ultimo indirizzi: < Galluzzi, per cortesia sistemi
meglio quel microfono! Vedo che Kemp dalla regia, ci comunica che
stiamo per collegarci in Eurovisione. Okay! Via! Signore e Signori, qui
dallo studio dell'emittente ETI-1. E' Wampol che vi saluta calorosamente.
Per mostrare questo avvenimento strepitoso, mai avvenuto prima d'ora. Il
Signor Eros De'Sesostri tenterà di visualizzare con la forza del suo
pensiero, l'inimmaginabile mondo del passato. Siamo qui tutti trepidanti in
attesa dell'evento storico, a dir poco strepitoso. Prego! Se vuole Signori
De'Sesostri, può iniziare... > Espose con impeccabile serietà Wampol.
Eros asserì alzando il braccio, poi vi fu un breve silenzio e alla fine,
attraverso il microfono incorporato nel casco da fantascienza Eros
incominciava a spiegare gli avvenimenti: < Sto cercando di focalizzare il
periodo della mia prima vita in Egitto. Nato nel 1804 a.C. e terminata nel
1784 a.C. > Eros chiudeva gli occhi per concentrarsi meglio e cercò di
imprimere la sua volontà al cervello, spremendo le meningi con tenacia e
forza, nel poter mostrare al mondo qualcosa d'ineguagliabile. Ciò che lui
stesso vedeva e riviveva in quell'epoca passata da millenni.
60
Capitolo Decimo
Gli strumenti stavano elaborando velocemente i dati che giungevano
dal pensiero del giovane chiaroveggente. E piano piano sui teleschermi si
stava profilando una massa cubiforme in movimenti rallentati. Ai presenti
sembrava di visualizzare il cosmo in evoluzione, dove forme si stavano
componendo e scomparendo in continuazione. Poi piano piano qualcosa si
stava consolidando a mostrare qualcos'altro, che sembrava e assomigliava
a un immenso mare in movimento e si andava trasformando nei colori, in
distese ondulate di sabbia desertica. Ed ecco che iniziavano ad apparire,
forme geometriche più o meno guizzanti, ad oscillare da un capo all'altro
dello schermo, in disegni strani, grafici dapprima incomprensibili. Veloce
striature multiforme, che a tratti si illuminano di variopinti colori e
fantasmagoriche fantasie da vera fantascienza. Sembrano rincorrersi nel
tempo nell'universo evanescente e impalpabile. Poi finalmente e
gradualmente, l'apparire in quel grafico che il computer stava velocemente
disegnando. Le forme un po confuse di persone e luoghi d'altri tempi.
Dapprima strane sagome, poi man mano che l'intensità della volontà nel
giovane si concentrava a mostrare, divenivano sempre più nitide. Poi,
abbastanza chiaramente si vedevano consolidare sugli schermi, delle vere
forme viventi. Da stupire i presenti ammutoliti e silenziosi di fronte
all'evento. Mentre in sottofondo la voce del giovane Eros, che faticava nel
tentare di spiegare gli eventi del passato: < Sono piccoli dettagli della mia
vita passata nel corpo del faraone. Non riuscirei a spiegare tutta la
percorrenza dei vent'anni. Siamo verso la fine della XII dinastia. Sto'
percorrendo la via centrale di Menfi, con la sua gente i mercati le
meretrici... > Mentre sugli schermi si compongono velocemente forme e
vita antecedente, un po sfuocate ma comprensibili, alla pari dei primi
giochi tridimensionali su play station. Frattanto Eros continua a illustrare e
commentare quell'evento. < Ora come possono vedere, mi sto' recando al
palazzo reale, è il mio decimo compleanno e ai lati,.. penso che vediate i
soldato allineati al mio passaggio, sono il principe Erosmenkhotep I, figlio
legittimo del faraone Amenemmes IV, discendenti dei principi Ameni della
provincia delle Gazzelle, nell'alto Egitto. Mio padre Amenemmes IV, è
figlio del faraone Amenemenhat Sesostri III, Re del Basso Egitto.
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Amenemmes IV verrà poi avvelenato gradualmente dal sacerdote Khor
capo supremo, convinto di essere una importante divinità, e dove il faraone
avrebbe dovuto ascoltare e assoggettarsi al volere del sacerdote Khor,
potente sciamano e alchimista. Pertanto la vendetta scoppiò in punizione
mortale e in particolare, una maledizione perpetua sui maschi della
dinastia regale. Ma quello che tento di mostrare è storia che riguarda la
mia morte... Insomma la fine del giovane faraone Erosmenkhotep I. Io,
l'avevo appreso in un'altra epoca. All'incirca 1400 anni dopo... Dai
geroglifici e graffiti impressi sulla roccia, sopra nella volta a indicare la
sepoltura del giovane faraone, sepolto con la sua sposa e regina, la
principessa Hetepel, nella zona di E1-Faiyum, a Ghurab. Nel ventre del
monte En-Naalum. > Eros si era fermato, stressato, mentre il sudore gli
colava sotto il casco spaziale. Prontamente Miller gli porgeva una bottiglia
d'acqua per dissetarsi dalla pressante arsura, sprigionata da quella forte
tensione. Tutti erano così attenti e silenziosi, oltre lo sbigottimento e
l'incredulità, per quello che appariva sugli schermi televisivi, in parte
scettici, ma altrettanto troppo curiosi. Gli occhi erano incollati ai
teleschermi dove il computer centrale traslava i segnale dalla mente del
giovane Eros e li disponeva in miriadi di puntini luminosi a formare una
tridimensionale realtà reale. Tutto era così vecchio e arcaico, da pensare ad
una nuova invenzione hollywoodiana. Wampol da buon volpone intuiva
l'umore del pubblico e prontamente interveniva, chiedendo con interesse al
professor Fraser molto attento allo svolgimento. < Professore non sarebbe
meglio che sia lei a chiedere qualcosa al nostro astronauta sul suo passato?
Ad evitare che il nostro pubblico possa pensare che sia tutta una montatura
creata a tavolino. Per far credere a nuove invenzioni da fantascienza? >
Fraser acconsentiva prontamente: < Si, ha perfettamente ragione. Anzi,
le domande le può fare direttamente il Dottor Zakis Hamar. E' direttore
degli scavi in Egitto. Senz'altro ha più competenza e conosce meglio i
luoghi che De'Sesostri sta tentando di mostrare sugli schermi. >
Eros intuendo la domanda rispondeva a sua volta: < Mi chieda pure
Dottor Hamar! Vedrò di focalizzare la risposta. >
Hamar annuiva e chiedeva al giovane: < Signor De'Sesostri, da quel
poco che so, è la prima volta che un faraone viene sepolto con la sua
sposa, nella stessa tomba? Non era mai capitato nella storia. >
< Ha perfettamente ragione! Quando si arriverà all'apertura del
sarcofago del faraone, vedrà che sotto si troveranno le spoglie della regina
morta soffocata. La regina Hetepel aveva scoperto i traditori che
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complottavano l'assassinio del faraone il suo sposo, e tentò di avvisare il
faraone. Ma fu rapita da sicari del sacerdote. Poi ancora viva fu sepolta
dopo, nel doppio fondo dei due sarcofaghi che raccoglievano le spoglie del
faraone defunto. Una morte orrenda! Il perfido sacerdote Khor aveva fatto
credere che la regina era stata rapita nei giardini del palazzo da predoni e
organizzò una ricerca dei criminali. Il faraone Erosmenkhotep I si era
messo alla testa del piccolo esercito fornito da Khor, pertanto appena
lontani dalla città lo trafissero a morte. E mostrando poi al popolo le
spoglie del giovane faraone ucciso in battaglia. >
Il pubblico ormai fin troppo partecipe all'evento, era ansioso di sentire
il seguito della storia, non troppo convinti ancora, ma incuriositi tanto.
Hamar il direttore degli scavi, si schiarì la gola e questa volta non in
inglese ma in arabo fece la sua domanda: < Lei può farci vedere la sua
incoronazione a faraone? >
Eros aveva perfettamente capito la domanda in arabo, si era fermato un
momento per lo sforzo. Mentre Frasel spiegava ai presenti la domanda di
Hamar. Eros stava già raccontando e mostrando la stramba storia: < Come
possono vedere, mi sto sforzando a mostrare il giorno del mio matrimonio.
E' il mio giorno all'ascesa al trono. Spero che le immagini siano nitide
Dottor Hamar... Fu stipulato un compromesso di convenienza con dei
principi babilonesi. Ma anche la bellezza della principessa colpì il giovane
principe. Rammento che sfiorai il viso della giovane principessa, quel
giorno compiva sedici anni e guarda caso io diciotto il 14/06/1786 a.C.
Alla mia destra potete vedere il faraone Amenemmes IV, molto ammalato,
su di una portantina contornato da sicari del sacerdote Khor. E in tutti
quegli anni era riuscito a mascherare bene la sua falsità ai miei occhi.
Insomma quelli del giovane faraone Erosmenkhotep I, da lasciarsi
turlupinare per bene... Riescono a vedere, il giovane faraone si sta
avvicinando al padre per ricevere le insegne regali. Mi abbasso e con
mano tremante Amenemmes IV mi depone la doppia corona sul capo, da
quel giorno sarò il successore faraone che guiderà l'Egitto. Mio padre
morirà un anno dopo il 13/06/1785 a.C... Come possono notare le strane e
fatali coincidenze, di tutte queste nomenclature di date che ho scoperto.
Erano e sono scritte sulla parete di destra nel corridoio che conduce alla
mia tomba funeraria, non troppo regale. Insomma quella del faraone
Erosmenkhotep I. Questo è quello che ho visto nei miei sogni, tra
complicati incubi, ma che ora posso mostrare a voi tutti. La visione è
rivissuta in un tempo più avanti. Ora tenterò di ripercorrere quel corridoio
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come un labirinto, Ecco ora scendiamo le scale abbastanza insabbiate e
nello stretto passaggio lungo il corridoio, poi a destra e qui a sinistra. Ed
ecco l'ingresso vero e proprio si trova oltre questo muro, ricoperto da
geroglifici. E in alto la scrittura malefica fatta imprimere dal sacerdote
Khor. Cercherò di metterla a fuoco, così Dottor Hamar potrà leggere e Il
Dottor Fraser potrà tradurla in greco e in inglese per chi ci segue e capire
che tutta questa storia è veritiera. Sebbene esposta così nell'impossibile. >
Eros si era fermato, l'arsura era tanta, per lo sforzo fatto. Hamar osservava
stupito in quella magica visione che lo schermo riproduce dallo spremere
le meningi del giovane. Poi Eros dopo aver svuotato la bottiglia di acqua,
per la grande arsura nello sforzo eseguito. Ascoltava le parole di Fraser che
traducono quelle del direttore degli scavi mentre leggeva sugli schermi
quei misteriosi geroglifici da sentirsi a sua volta stupito e si metteva a
leggere a voce alta il significato di quel geroglifico che traduceva.
“Il grande sacerdote Khor, inviato dal dio Atum, decreta che la
maledizione sia perpetuata in eterno. Che il riposo dell'ignoto defunto
nell'aldilà, sia eternamente tormentata dal Ba, per le sue malvagie colpe
nel aver ignorato i comandamenti e la giusta via dell'obbedienza. E il Ka
prepari la sua anima maledetta dal Dio Seth, per il lungo viaggio, sulla
nave dei morti che il Dio Anubis porterà al cospetto e all'ira del Dio
Osiride Re dei morti. E mai si placherà l'ira contro il faraone
Erosmenkhotep I e la sua regina Hetepel, usurpatori del regno delle
Gazzelle. Dovranno espiare la maledizione eterna. Che nessuno entri e
desti dal sonno eterno l'ignoto. La morte colpirà con le sue ali nere
chiunque osi disturbare il sonno del faraone rinnegato.”
Hamar terminò sopraffatto da tale imposizione del passato. Anche il
pubblico era rimasto scosso da quelle parole, tradotte da Fraser che
venivano sottotitolate nei vari schermi televisivi, ognuno nelle proprie
lingue europee e altre.
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Capitolo Undicesimo
Sulla nave della Marina Militare greca, si stavano guardando quello
spettacolo a dir poco fenomenale. Ufficiali e marinai in disimpegno dai
servizi, si erano piazzati davanti ai televisori in sala mensa.
Il tenente Nikos terminato il suo primo giro d'ispezione della nave si
era fermato a sua volta davanti a una dei tanti televisori di bordo ad
ascoltare e vedere quella proposta fantascientifica. Dove l'amico Eros
proponeva a fatica, da quel poco che si intravvedeva oltre il casco spaziale
sul capo. Nikos era anch'egli affascinato, ma al tempo stesso disorientato
da tutto quel fantasmagorico fatto e in parte si sentiva coinvolto, in special
modo dopo quell'incontro inaspettato con Eros nel taxi. Sebbene la sera
prima nello studio televisivo, Nikos aveva percepito qualcosa di strano
addosso, qualcosa che aleggiava nell'aria da sentirsi turbato. Per un buon
momento, gli era parso di sentire su di se le sguardo intenso del giovane
De'Sesostri. Quantunque anche Nikos aveva rimuginato tutta la notte su
quei fatti e su quelle date che coincidevano fatalmente alle sue, pensando
tra se: < “Forse anche io centro qualcosa con quelle date precise?” > Poi
di colpo la voce del capitano alle sue spalle, lo riporta alla realtà del
momento, sebbene con una imprecisata paura addosso. Mentre il superiore
gli chiedeva: < Tenente Holas! Ma lei non è nato il 13/06/1975... come
quel giovane chiaroveggente, telepatico, in televisione? >
< Sì, Signore! Esattamente vero. Sarà una fortuita coincidenza o pura
fatalità al caso? < Esponeva pensieroso Nikos.
< Sarà una pura coincidenza. > Rimarcava il capitano, mentre
osservava lo svolgimento in televisione e un altro ufficiale interveniva a
dire: < Però che strano? > Brontolò quello.
< Strano cosa? > Chiedeva Nikos incuriosito.
< Ah, nulla! > Rispondeva l'altro. < Solo che c'è una strana tensione
nell'aria. Non so voi, ma io mi sento addosso qualcosa di irrequieto. >
< B'oh! Sono appena arrivato e non ho seguito tutta la trasmissione. >
Rimarcò Nikos, mentre dentro di sé aveva percepito una inspiegabile
tensione, ma al momento non voleva far capire ai compagni il suo stato di
animo. Prendendo il suo cappello appena riposto, borbottando sottovoce ai
colleghi: < Vado a fare il mio giro d'ispezione a prua. >
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Frattanto negli studi televisivi, ETI-1 la discussione si era infervorata e
le domande del Professore Hamar stavano premendo sul giovane Eros,
chiedendo ancora: < Sono veramente sorpreso e devo rimarcare che fino
ad ora non è mai saltato fuori da nessuna parte il nome di quel faraone
ignoto? Sono un po' dubbioso che nessuno ne sappia qualcosa? Ma quelle
scritte appena lette sul monitor mostrano una veridicità sorprendente e non
fatte al computer, questo è più che vero. > Esponeva Hamar pensieroso.
Continuando a dire: < Sì, è vero! Si sapeva dei vari accoppiamenti fra
consanguinei, tra padri e figli, fratelli e sorelle e si sa altrettanto bene, che
sono nati molti figli e in molti casi morti nei primi mesi di vita. Ma non si
è mai trovato nessuna indicazione, un piccolo frammento che conduca al
faraone ignoto. Erosmenkhotep I. Molto strano? > Terminava Hamar.
< Vede dottore, > Tentava di spiegare Eros: < Forse è per questo che
non è stata ancora trovata l'ubicazione, neanche dai profanatori di tombe.
Poi la maledizione era ed è ancora troppo grande per l'asciare dei piccoli
segnali ai posteri. Il faraone Erosmenkhotep I era stato accusato dal
sacerdote Khor, di essere un figlio dei demoni del male e illegittimo, nato
tra un rapporto del faraone Amenemmes IV con una principessa babilonese
Helpet. Divenuta poi schiava e assoggettata da Khor come sacerdotessa del
Dio Hathon. Ancora succube dei sortilegi magici del grande sacerdote
Khor, cospiratore con la principessa Sobeknofru, mia sorellastra e figlia
del faraone Amanemmes IV mio padre. Succedette al trono come regina
d'Egitto dopo la mia rapida morte. Ma gli incantesimi del sacerdote Khor
non riuscirono a fermare la fine la XII dinastia. Ma fu anche la fine della
mia vera madre la sacerdotessa Helpet annegata dai sicari del sacerdote
Khor e non seppe mai di aver avuto un figlio. Le fu detto dal faraone mio
padre che ero morto appena nato, invece mi aggregò alla sua corte assieme
alle sorellastre Sobeknofru e Nefretis, essendo l'unico maschi a succedere
al trono dopo la sua morte. Mia madre Helpet mi apparì in una delle mie
tante sedute spiritiche che mi sottoponevo per capire e svelare quei
drammatici sogni inquietanti che facevo in continuazione. E fu in una
durissima seduta che lei mi apparve e mi spiegò ciò che non sapevo e ne fu
contenta che lo spirito di suo figlio Erosmenkhotep I continuava a vivere e
traslarsi nel tempo. Ecco come ho saputo di tutti quell'intrighi a corte
tramati dal sacerdote Khor, con la sua potente magia terrorizzava tutto il
paese. Ma ciò che bramava di più nel colpire e distruggere il faraone
Amenemmes IV con una plateale forza dei suoi poteri a sottomettere il
popolo inerme e spaventato dalla sua grande magia. Lo smacco ricevuto in
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gioventù dal faraone Amenemmes IV, fu per Khor un grande oltraggio, da
aumentare l'odio verso il sovrano. Era stato privato dal privilegio di
procreare nel ridurlo ad un eunuco al servizio dei vecchi sacerdoti. Ed è
per quel fatto che studiò e tramò con il Dio Ka ai sortilegi malefici. Creò e
formulò gli anatemi più spietati a maledire per l'eterno la dinastia Sesostri.
Ecco perché ogni mia traccia doveva essere mai nominata e cancellata per
sempre. > Eros si fermò esausto per il duro sforzo eseguito. In tutto quel
rovistare nell'antichità e mostrata febbricitante sui monitor dei teleschermi,
aveva creato nel pubblico uno stato di ansia e sgomento. Portando alla
conoscenza di tutti la storia descritta dai vecchi geroglifici.
Anche il professore Frasel interveniva a chiedere: < Ma come a vissuto
in quei pochi anni di regno attorniato da spie e traditori? >
Eros, traendo un profondo respiro si concentrò a mostrare qualcos'altro,
in quel misterioso percorso antecedente e millenario. < Da come mi
appaiono gli eventi, penso che il giovane faraone avesse un animo troppo
sensibile e buono a non pensare alle cattiverie che lo circondavano con
falsi sorrisi. Il sacerdote Khor aveva capito come giostrarsi la fiducia del
giovane, riuscendo a tenerlo sempre al riparo di ogni problema con
inganni. Soltanto l'amore sbocciato per la sua giovane sposa Hetepel lo
ripagava pienamente, dandogli due gemelli maschi. Amenet I e Amenetis
II. E come sempre la fatale coincidenza nelle nascite il 14/06/1785 a.C.
Ma che sparirono anch'essi misteriosamente dopo la mia morte. E tutto
termina così drammaticamente, per mano di un sicario nubiano... > Eros si
era fermato di colpo, mentre sui monitor appariva la lancia del guerriero
che proiettava di fronte ai monitor a spaventare gli spettatori, mentre si
presumeva che trafigga il petto del faraone. E proprio in quel medesimo
momento Eros ebbe una forte contrazione al petto, portandosi
istintivamente la mano a fermare il dolore lancinante, da fagli sfuggire di
bocca un piccolo lamento. Gli schermi si annebbiarono all'improvviso e
poi il nero comparve sui teleschermi a confermare la funesta fine.
La visione era sparita all'improvviso e Wampol sempre presente e
pronto in ogni evenienza interveniva a spiegare al pubblico abbastanza
scosso, dicendo: < Signori, come vedono è veramente drammatica la
situazione. Il signor De'Sesostri ha percepito più che chiaramente la forza e
il dolore della lancia conficcata nel suo petto. Tutto quello che abbiamo
appena visto e sentito è più che sconvolgente, ma di più è la potente forza
del giovane a mostrarci il passato al presente. Straordinario e impensabile
a dirsi. Personalmente non pensavo a tanto. Ora vediamo come si sente il
67
signor DeìSesostri dopo questa tortura in diretta TV. Spero che chiunque
sia in ascolto abbia capito che non è finzione questa trasmissione iniziata
così a scopo scientifico si è capovolta nell'impossibile, si può definire
solamente stupefacente e sconvolgente. >
Ma veniva interrotto da Eros, che s'intrometteva e si scusava per
l'intoppo imprevisto: < Non temete, ora è tutto a posto! Sinceramente non
prevedevo di sentire il dolore telepatico e ancestrale. Ma purtroppo è
capitato per davvero e non è falso tutto questo. Sono abbastanza stressato,
penso sia difficile continuare. Tenterò di mostrare la vera ubicazione della
tomba al dottor Hamar. Lo promesso! Mi basta solo un momento di
ripresa. Signor Wampol, non usate la pubblicità per le rituale interruzioni
dei programmi, Voi dell'emittente ETI-1 greca? >
< Sinceramente questa sosta non era programmata. Dato la serietà del
programma. Ma comunque intratterremo il pubblico con una valida
discussione sul caso, mentre lei tenterà di rimettersi in forma. > Spiegò
Wampol euforico per lo strepitoso successo e ascolto. Dalla reggia
venivano segnali di richieste da ogni parte, avendo focalizzata la
trasmissione in diretta, tanto più in Eurovisione. Tutti si stavano
incuriosendo morbosamente alla trasmissione, nata come un semplice
simposio di dottorati in scienze occulte e alla fine si trovarono nel bel
mezzo di una vera maledizione persistente.
68
Capitolo Dodicesimo
Anche il tenente Holas, d'ispezione in plancia, mentre camminava tra
mille pensieri al caso, a un certo punto ebbe un forte dolore al petto. Si
fermo ansimando spaventato. Si portò la mano sul cuore e aspettò che
sparisse quell'improvviso dolore lancinante. Mugugnando tra se: < “Un
infarto a vent'anni? Accidenti che scalogna, non preventivata all'ultima
visita medica? Andava tutto bene!” > Sbottò tra sé confuso e solo dopo al
rientro in sala convegno seppe della veritiera visione e la morte del faraone
in diretta televisiva, ma il fatto più sconcertante era stato l'improvviso
malore del giovane De'Sesostri che accusava il dolore mentre la lancia lo
trafiggeva. Nikos cercò di non connettere quel fatto appena successo con il
suo dolore lancinante improvviso. Ma capiva che centrava in qualcosa.
Mentre gli schermi televisivi mostravano Eros che si stava riprendendo,
aveva per un momento tolto quel casco d'astronauta e si stava scolando una
bottiglia di acqua. Poi dopo un accorato momento di riflessione, mentre in
studio avevano mandato la pubblicità, da dargli il tempo di riprendersi.
Negli studi del ETI-1 erano un po' tutti preoccupati, in special modo
Wampol, temendo di dover sospendere la trasmissione, non è che gli
andava tanto a genio. Poi Eros esponeva la sua idea, dicendo: < Non
dovete preoccuparvi per me. Pertanto sarà meglio riprendere e continuare.
Vorrà dire che tralascerò le cose superflue e per il resto procederemo per
ordine. Altrimenti non riuscirò ad arrivare sino alla fine. Mi costa troppa
fatica e temo di non riuscire a mostrare e trasmettere il mio pensiero. >
Wampol da buon volpone, ne approfitta di quel piccolo spiraglio per dire
la sua: < Ma Signor De'Sesostri, noi la crediamo! E non vogliamo che
debba soffrire, per dimostrare al pubblico che è tutto vero... >
< Forse non mi sono spiegato bene e non voglio dimostrare la
veridicità della mia storia. Ma il fatto che possa svelare e indicare, dove
dovranno scavare per trovare la tomba del faraone Erosmenkhotep I. E
tutto questo lo faccio esclusivamente per i miei genitori che hanno
sacrificato la vita per il faraone ignoto. > La gola era nuovamente secca da
farlo fermare a bere altra acqua. Mentre il Direttore Hamar chiedeva
titubante: < Lei, è più che convinto che si trovi nella zona di El-Faiyum?
69
Perché in quella regione è già stata rovistata più che bene e ovunque. >
Eros, si schiarì la voce e trasse un lungo respiro, poi riprese a spiegare:
< Sì, è lì! Sotto il monte a ponente, e la statua del Dio Anubis, che si trova
al centro dello spiazzo nel villaggio Gurab... Esiste ancora la statua nel
villaggio?.. Vero Dottor Hamar? > Chiedeva Eros preoccupato. Mentre
Hamar rispondeva sereno: < Certo, certo! É ancora la nello spiazzo.
Ameno ché sia stata trafugato proprio in questi giorni. No! E' al suo posto.
Stia tranquillo. > confermò Hamar con un leggero sorriso.
< Bene, la statua del Dio Anubis indicherà il punto esatto dove
scavare. > Spiega Eros, mentre si asciuga il sudore.
< Come? Quella vecchia statua erosa dal tempo. É abbastanza
mutilata da vandali e ladri di reperti. Ed è per questo che è rimasta là. >
< Ora tenterò di spiegare e indicarle il punto esatto... > Mentre
prendeva posto e si metteva il casco, facendo segno all'amico Miller, di
riprendere la trasmissione per iniziare a spiegare: < In questa sequenza, sto
tentando di mostrare la chiave dell'entrata e il Dio Anubis sarà la parte
essenziale per svelare il segreto, cercato invano da mio padre... Ecco ora
possono vedere il percorso delle mie vite successive, dove ho appreso e
visto l'ubicazione dov'è riposta la tomba. All'incirca 1400 anni dopo. Ai
tempi della conquista di Alessandro Magno in Egitto, io sono rinato nel
figlio dell'imperatore Dario III. Ma non vi sto a elencare tutto il percorso,
sarò il più sintetico possibile. Di nome Eros II nato nel 352 a.C. E morto
nel 332 a.C.… > Ma veniva interrotto da Hamar a chiedere ulteriori
spiegazioni: < Ma, come si spiega tutti questi spostamenti nel tempo ed
epoche lontane tra loro? > Anche Fraser interveniva a dire: < Già ieri lei
parlava dei vasi canopi. Cosa centrano in tutti questi spostamenti? >
Mentre Wampol agguantava subito quella domanda da cento milioni di
sterline, aggregandosi al trio, incuriosito al caso: < Sì, è quello che si sta
domandando il pubblico in questo momento. Poi oltretutto per chi si è
messo in ascolto soltanto questa sera, in Eurovisione e presumo sono più
che curiosi. E non hanno seguito una parte di spiegazione fatta da lei ieri
sera? Lei può dare una esaudiente spiegazione al caso che l'avvolge? >
Eros dal canto suo, comprendeva più che bene ch'era sprofondato in un
bel ginepraio. Era convinto di riuscire a svelare l'ubicazione, ma gli eventi
che lo stanno assediando non li aveva messi in conto. Capendo che
l'ignoranza e l'ingordigia era ed è sempre presente. Poi con determinazione
tentava di spiegare i vari inghippi del suo passato. < Be, sì! Avete
perfettamente ragione. Anche io me lo sono domandato parecchie volte e
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alla fine riuscii a scoprirlo in una delle mie molteplici sedute. Fu quelle
che mi sottoposi per ben tredici ore consecutive di insistenti e molteplici
visioni delle mie varie vite antecedenti e alla fine venni a capo del quesito.
Riuscendo in una disciplina interiore che mi a dato il mezzo di ascesa in
una realizzazione spirituale, capace di resistere all'urto delle disarmonie
esterne. Anche da quelle magiche e contorte, nel riuscire finalmente, ma
con immensa fatica a comunicare con la mia prima madre la principessa
Helpel. La principessa mi spiegò quei piccoli frammenti del passato,
dettagli frastagliati, che ancora ora non riesco a connettere molto bene al
maleficio. Ma il tutto sarà emerso con la scoperta della tomba del faraone
Erosmenkhotep I. Per la traslazione nel tempo della maledizione compiuta
e capii alla fine cos'era? Il tutto era dovuto ad un vaso canopo, dove
venivano riposte parti del corpo del defunto, nei lunghi giorni di attesa per
l'imbalsamazione. Non si sa bene come, ma quel vaso con raffigurato sul
coperchio il Dio Amset, fu trafugato da uno chiavo per il semplice fatto
che era fatto di metallo prezioso per trattenere la maledizione impressa dal
sacerdote Khor e non di pietra come di consuetudine erano fatti e vasi
canopi. E sostituito con un altro in pietra e inserito dentro altre parti del
corpo ma non del faraone. Poi il vaso d'oro, sarà stato svuotato e venduto,
passando così in diverse mani ed epoche, da essere usato alla fine senza
coperchio come contenitore per vini o altre bevande. E in quel vaso così
strano nella fattura e forma, dai rilievi argentati, si era incastrato qualcosa
del faraone maledetto, impregnato fra le molecole del metallo, portando
con se la maledizione ai posteri. E qui i Signori professori esperti in
parapsicologia e scienza nello sviluppo della citologia e genetica
dell'uomo, possono confermare questa specie di incantesimo, se non vado
errato. > Eros si fermò un attimo, mentre i vari esperti invitati si
guardavano in viso sorpresi dalla veridicità del racconto. Poi Eros
riprendeva a spiegare la sua teoria. < Le cellule somatiche hanno la
capacità di ricostruirsi nel tempo, bioportatrici di globuli decomposti del
sangue, dove i geni mummificati vengono richiamati in vita da cristalli di
acido, nucleo indispensabile alla produzione di cellule fertili. Pertanto i
caratteri somatici di un individuo non si dissolvono, ma perdurano e si
trasmettono nel tempo. Ma anche dove leggi immutabili e imperscrutabili,
persistono nella maledizione di questo mistero, che in evidenti condizioni
a riportare in altre dimensioni, l'eredità cromosomiche presenti nelle
cellule somatiche e avvelenate del faraone. Dividendo i caratteri in
molecole infinitesimali e in forme viventi. Nell'ectoplasma di questo
71
mistero si svolsero in un ciclo innumerevole di secoli a ritroso. E il tutto
può essere rimasto impregnato fra le molecole di quel vaso. Così, in certe
condizioni ad usare il vaso per travasare del vino o altro, e guarda caso poi,
nei primi giorni di un periodo fertile della donna rimasta in cinta, pertanto
bevendo acquisisce la trasmissione della perpetua maledizione. O forse di
qualcos'altro che persiste, senza dissolversi nei secoli? E dato che tutte le
mie varie madri, fin dai tempi antichi avevano assaporato qualche bevanda
per caso, proprio da quel vaso canopo, è da pensare che la maledizione si
trasmetteva a quel modo? Solo così la maledizione ha potuto viaggiare nel
tempo... > Eros terminò esausto. Mentre un brulicare di spiegazioni
positive o negative si stavano rimescolando tra loro tra i vari luminari della
scienza. Poi il Professore Quetal esponeva. < La sua diagnosi è semplice e
possibile. La sua traslazione nei secoli è veramente roba da fantascienza,
ma vera, per conto mio. Sembra impossibile ma vera. >
< Allora, > prorompeva Wampol, esponendo serio. < Così nel futuro
si potrà sapere di che dinastia uno viene. Cose ne pensate Signori? >
< Fra non molti succederà. Il progresso della scienza, fa passi da
gigante e ai posteri sapranno molte cose più di noi. > Rispose convinto
Quetal. Mentre tra il pubblico vi fu un breve silenzio che avvolgeva tutto
lo studio televisivo. Tutti si stavano osservando stupiti e attonita, ma anche
un po' spaventati per quella superstizione accennata più che bene.
Jhon Bodman interveniva a sua volta, esprimendo una sua opinione
dicendo: < Signor De'Sesostri, ma le date si susseguono sempre eguali? >
< Come possono capire il frastagliato percorso negli anni, > Spiegò
Eros. < La traslazione nel tempo, coincide sempre con le date eguali. >
< Ma anche in tutte le altre epoche? > insiste Wampol, per non essere
tagliato fuori dalla discussione dei vari professori che stavano discutendo
tra loro. Eros capiva che stava diventando una bagarra quella discussione
di grandi luminari a mettersi in mostra. Esponeva la sua verità senza
seguire la varie domande inutili: < Sotto il comando di Dario III, furono
anni di aspre lotte e guerre, ove partecipavo con impegno con il nome di
Eros II e avevo già una moglie quindicenne, di nome Elena. E anche qui
le solite coincidenze con le date il 14/06/334 a.C. Io l'avevo lasciata
all'accampamento nei pressi di Alessandra d'Egitto, la città stava nascendo
e ampliandosi nell'anno successivo nel 331 a.C. Io dopo la vittoria
nell'Alto Egitto, come... con un po' di fatica, possono vedere, mi trovavo
tra le rovine dei templi di Kom Ombo, nella notte del 14/06/332 a.C. Sono
intento a pregare e dialogare con i miei Dei dell'Olimpo greco, nel tempio
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di Sobek e Haroeris, Un fulmine a ciel sereno mi trafiss.... > Eros si
ammutolì e rimase per un buon momento in silenzio, poi si strappò il casco
e incominciò a boccheggiare alla ricerca di acqua per il fuoco che ardeva
nel petto. Brancicando parole confuse in greco arcaico. I presenti erano
rimasti colpita dalla luce accecante sugli schermi e il lamento del giovane
chiaroveggente a confrontarsi con un nemico invisibile. Poi tutto oltre il
buio sugli schermi, sciamò nel silenzio assoluto da percepire quasi il
respiro di ognuno del pubblico.
E per la seconda volta anche il tenente Nikos, che si trovava davanti al
televisore sulla nave, mentre seguiva trepidante la storia dell'amico Eros.
Al guizzo del fulmine si senti anch'egli folgorato dal dolore. Un bruciore
tremendo per tutto il corpo da buttarsi in mare per il troppo calore e dolore.
Si era sbiancato in viso e gli occhi si erano riversi, trovandosi in un bagno
di sudore. Mentre con estrema forza si reggeva al corrimano laterale. Per
fortuna tutti i presenti erano talmente presi dell'evento che non fecero caso
all'ufficiale scosso da tremori irrefrenabili. Nikos per un buon momento
ebbe paura, capendo che vi era veramente un legame troppo grande con
quell'amico appena conosciuto. Le coincidenze erano veramente tante,
troppe, da spaventarlo a morte.
73
Capitolo Tredicesimo
Wampol dal canto suo era talmente carico di tensione, ma per la
soddisfazione al suo ingegno e intuito di vedere oltre l'immaginabile dei
suoi prossimi guadagni. Mentre allo stesso tempo capiva a quali sforzi
stava facendo quel giovane per svelare i misteri, sapendo di avere i giorni
contati a disposizione. Galluzzi gli aveva portato altra acqua per dissetarsi,
sperando di calmare quel bruciore che l'aveva invaso dalla testa ai piedi.
Poi Eros con fatica provò a dire: < Non immaginavo che fosse così dura e
difficoltosa da superare questa mia ricostruzione del passato. >
Wampol sempre pronto, interveniva a dire: < Signor De'Sesostri, se
non se la sente possiamo sospendere. Lei ha già dato abbastanza da far
capire e mostrare il passato. Io penso che tutti siano più che soddisfatti: >
< Mi creda, Wampol, vorrei arrivare a svelare almeno l'ubicazione
della tomba del faraone. Almeno tutto sto pandemonio che ho mostrato
serva a qualcosa. Comprende! > Esponeva saggiamente Eros.
Mentre Fraser si intrometteva chiedendo. < Io che seguivo con interesse
la sua visione, per una frazione di secondo, mi è parso di vedere
qualcos'altro che s'intrometteva nella sua folgorazione. >
< Sì, ha perfettamente ragione. C'è qualcosa che tenta di fermarmi e
bloccare la mia memoria. Quella folgorazione è più che mai attiva, mi ha
volatilizzato via il pensiero. In questo istante ho una gran confusione in
testa. > Esponeva Eros. E subito Hamar interveniva a chiedere. < Ma
prima della folgorazione, ha visto poi la tomba? >
< Dovete scusarmi, ma ho un grosso problema in testa. Ma tenterò di
superarlo. Devo riuscire! Ecco, ora tenterò di mostrarvi l'ubicazione. La
scoperta lo fatta esattamente al mio quindicesimo compleanno. Sotto la
dinastia araba dei Mamelucchi. Nato il 1232 e morto 1252 d.C. Ero rinato
nel figlio del Califfo Aiyubi nell'alto Egitto. Col nome di Amr-PetohKnemso-Re-Ibn-Natii, se fate bene attenzione si può leggere il nome alla
riversa dove si trova il nome del faraone preceduto dal titolo principe
(Amr) e alla fine ( figlio del profeta) a conferire una nobiltà trasmessa da
diverse discendenze. Come vedono le fatali coincidenze. Ma proseguiamo
nel racconto e tenterò di mostrarvi le sequenze. Per il festeggiamento dei
miei 15 anni mi era stato regalati dal califfo un bel cavallo arabo. Un
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giovane stallone bianco e al mattino presto del giorno successivo, mentre
era ancora buio, montai sopra al mio cavallo e via nel deserto a provare
l'ebrezza della corsa. Quando all'improvviso nei pressi del villaggio di
Gurab, il cavallo si spaventò per un serpente che tentava di morderlo, il
cavallo si imbizzarrì e si alzò e si impennò appoggiato sulle zampe
posteriori, forse per schiacciare il serpente con gli zoccoli anteriori e
facendo rialzare una lastra di pietra del vecchio lastricato stradale
centenario. Io smontai dal cavallo a controllare se non si era fatto male o
era stato morsicato dal serpente. Ma tutto era a posto e mentre stavo per
rimontare in sella, ecco lo spuntare del sole.. Ora potete vedere che ce più
luce. Il sole mi abbagliò e mi girai, proprio mentre la luce del sole colpiva
la statua del Dio Anubis a una decina di metri. > Mentre sugli schermi si
profilava gradualmente sempre più nitida la visione e la statua di Anubus
che si frappone tra il sole e il monte En-Naalum a poche centinaia di metri,
disegnando la sua ombra sulla parete di roccia. < Ma a un certo punto... >
Eros continua a spiegare: < Dottor Hamar, faccia bene attenzione, mentre
il sole si alza, guardi quella specie di papiro, scolpito in sasso che tiene il
Dio Anubs sotto il braccio, a un foro all'interno riempito nel tempo di
sabbia che si è trasformato in pietra, forse un diamante e la luce che entra
si proietta sulla parete del monte Gebel En-Naalum... Adesso! Vede la
dove batte quel raggio, come un laser? La sulla pietra c'è una piccola
incisione a forma di chiave della vita. Quel cerchio con la ipsilon
rovesciata attaccata. E' il simbolo di Ankh, scolpito in piccolo per non
essere vista. L'aveva scolpita il vecchio arabo, il custode della Valle delle
Gazzelle. Colui che mi diede il papiro in sogno a Torino nel museo Egizio.
La si trova l'apertura della galleria che porterà alla tomba del faraone
Erosmenkhotep I. Ma questo fenomeno si potrà vedere soltanto in questi
giorni fra il 12 e 16 di Giugno. E questa visione che state vedendo era il
giorno 14/06/ dell'anno 1247 d.C. Al sorgere del sole. Fate ancora
attenzione, per pochi secondi la pietra sulla parete rocciosa si sta
illuminando a riflettere il sole in una luce abbacinante... ecco ora è tutto
finito. Scomparso in pochi secondi. > Commentò Eros stremato dallo
sforzo impostosi.
< Ecco! Guardate tutti la! E' sorprendente! > Urlò Wampol euforico.
Anche Fraser commentavano: < E' straordinario! >
< Domani.. > diceva Hamar, < Anzi, mi impegno subito e darò inizio
per un sopralluogo e predisporrò già da questa notte una stretta vigilanza
del perimetro ad evitare brutte sorprese. Dopo questa rivelazione
75
mondiale. Conoscendo più che bene i soliti razziatori di tombe. >
< Grazie, dottor Hamar! In special modo per il sacrificio e l'impegno
di mio padre Antonio De'Sesostri. > Esponeva Eros.
Sembrava che tutto lo studio televisivo e telespettatori a casa fossero
partecipi a quell'evento storico di misteri inspiegabili, ma espressi
liberamente davanti a loro. Poi Quetal chiese a Eros: < Ma poi lei l'aveva
raccontato e spiegato quel fatto capitatole a suo padre il califfo Aiyubi ? >
< No! Per il semplice fatto che non conoscevo il mistero e quella luce
vista abbagliare, pensai che era soltanto il sole riflesso. Solo il giorno dopo
capii qualcosa in più, ero tornato al mattino presto allo stesso posto e
aspettai il sorgere del sole nel rivivere la strana sensazione del giorno
prima. > Spiegando la forte debolezza per quello sforzo appena eseguito.
< Scusate, ma la mia forza visiva si sta sfaldando e non mi è più possibile
illustrarvi visivamente i luoghi. Tenterò di raccontare il resto a voce. >
< Non si preoccupi! > Prontamente disse Wampol. < Va benissimo
anche così, senza visione. Purché lei riesca a continuare lo stesso? >
< Okay! Nel rivedere la luce proiettata, non sapevo bene cosa mi
stava capitando, in quella trasfigurazione dei miei sogni e allucinazioni,
ero entrato all'interno e avevo percorso il labirinto e letto i geroglifici sulla
parete della tomba. Insomma quella del faraone. > Spiegò Eros. < Capendo
di possedere qualcosa di sovrannaturali per leggere i geroglifici così bene,
che mi spaventai da solo e soltanto dopo mi ripresi e mi trovai sudato e
tremante stretto al collo del mio cavallo, un po' agitato. Per i prossimi
cinque anni vissi abbastanza felice nei vari spostamenti e accampamenti,
che la tribù nomade faceva da un pozzo all'altro negli oasi lussureggianti.
A sedici anni avevo preso in moglie una principessa nubiana, di nome Shar
e mi diede tre figli maschi. E la fatalità era persistente con le date, il rito
matrimoniale fu fatto il 14/06/1248 d.C. Ed il primo figlio nato il
13/06/1249 d.C. i secondi erano gemelli il 13/06/1250 d.C. Come possono
sentire, pura fatalità o coincidenza? Ma la morte anche per loro fu
prematura. E la colpa fu ancora mia per ad aver dato troppa fiducia al
prossimo. Un mellifluo cugino, che prostrava la sua fedeltà a mio padre,
fece in modo di allontanare i beduini fedeli per una falsa imboscata, da
lasciare il mio campo sguarnito. Quando mi resi conto del tradimento, tutto
fu inutile la battaglia e fummo sopraffatti dall'ingente numero di predoni
che massacrarono ogni componente nell'oasi accampati, presso il tempio
Osiride di Aby Dos. Furono trucidati tutti miseramente... Non vi sto a dire
come! Io fui trafitto alla schiena da una lancia inferitami dal caro cugino...
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Era il 14/06/1252 d.C. > Espose serio Eros stremato.
< E' veramente impressionante il suo racconto! > Esclamò Wampol.
< Al riguardo al vaso canopo, > Continuò Eros a spiegare al direttore
degli scavi, dottor Hamar. < Fu trovato da mia madre Karem il 13/06/1971
negli scavi a Sakkara... > Eros s'è fermato e ha un attimo di affanno, come
se per la prima volta scoprisse qualcos'altro? Mentre veniva osservato dal
il pubblico con scrupolosa attenzione. E Wampol sempre attento
interveniva a domandare preoccupato: < Signor De'Sesostri si sente bene?
Sono sorti altri problemi? >
< Sì, sì! Tutto bene! > Rispose Eros. < E' stato un semplice capogiro,
dopo tutto questo trambusto che ho provocato. > Mentre dentro di se stava
indagando su qualcosa che aveva visto per la prima volta. Persone che non
centravano con la sua storia? Anche il Dottor Fraser aveva percepito
qualcosa di strano, cercando di entrare nel pensiero dell'altro, non
riuscendo a capire bene cos'era? Chiedendo al giovane: < C'è qualcos'altro
che è subentrato e non centra con lei, vero Eros? >
Eros, ripresosi dal piccolo intoppo, proseguì a dire: < No! E' che ho
travisato per un momento su cose che non centrano con la storia e mi sono
intoppato. > Poi riprendeva a spiegare. < Come avete appena visto il ciclo
si sta chiudendo attorno alla mia dinastia sempre drasticamente. Come la
seguente rinascita nel quarto periodo, erano trascorsi altri 400 anni circa
che rinasco nel medioevo, senza dilungarmi troppo. Sotto le spoglie di un
giovane condottieri teutonico Rosmenk Hot, a sua volta era un alchimista e
praticava esoterismo, oltre a combattere come mercenario, nato nel 1505 e
morto nel 1525 trafitto da una lancia, in una cruente battaglia al servizio
del Duca di Milano, Francesco Sforza... >
Ma viene interrotto da Hamar che insiste: < Ma quel vaso canopo che lei
a detto di aver distrutto, cosa centra e poi dov'è finito di preciso? >
< S', ha perfettamente ragione dottore! E sinceramente non so bene
come sia finito a Torino al museo Egizio. Forse furono proprio i miei
genitori a portarlo. E soltanto dopo quando appresi la verità sul mio
destino, lo trafugai e lo buttai dentro alla fornace di una acciaieria torinese.
Così in futuro non vi sarà più nessuno che soccomberà alla maledizione
millenaria. > Terminò con un greve affanno.
< Capisco! > Risponde Hamar. Mentre Wampol sempre in lizza,
interveniva col dire: < Allora, non dovrebbe aver paura di morire fra pochi
giorni, avendo distrutto lo strumento portatore del virus? >
< Sarebbe troppo facile. Magari! Ma purtroppo non sarà così! >
77
Confermò Eros scuotendo il capo.
Wampol, dal canto suo aveva sempre avuto della immaginazioni
avanzate e di botto per inglobare il pubblico, insisteva a dire: < Io
personalmente e il pubblico che ci segue e ascolta con attenzione in questo
simposio, nato così per caso, ma divenuto così importante in questo
avvenimento di misteri e parapsicologia del profondo, chiaroveggenza,
onde cosmiche, forze chimiche e fisiche e quanto più si possa pensare.
Come portavoce di tutti, facciamo gli auguri più sentiti a lei Signor
De'Sesostri, che domenica non le succeda niente. E quando il Signor
Hamar troverà la tomba del faraone ignoto, saremo tutti appagati e
convinti della sua veridicità dei fatti. > Esponeva saggiamente Wampol,
per chiedere ancora al direttore Hamar: < Lei cosa ne pensa Dottore? >
< Io personalmente auguro di tutto cuore che questa maledizione non
avvenga. Pur sapendo che nel mio paese vi è sempre stata una forte
coerenza e credenza alla superstizione a credere alle profezie e questi
avvenimenti nefasti. Già accaduti in passato. Spero veramente che con la
distruzione del vaso canopo sia veramente la fine di tutto e la maledizione
sia estinta per sempre. Me lo auguro! >
Wampol interveniva per porgere un ultimo quesito al giovane
protagonista della storia: < Possiamo prospettare un esito positivo e,
l'aspettiamo ancora qui nel nostro studio Signor De'Sesostri. Lunedì
15/06/1995. E con augurio di un felice esito. Qui il Vostro “Caimano”
Artur Wampol vi da la buona notte. Ringrazio cordialmente tutti per la
Vostra più che premiata collaborazione. Buona notte a tutti Voi gentili
spettatori, ovunque Voi siate! >
Dalla grande sala dello studio ETI-1, più che mai gremito, il pubblico
si alzava in piedi e con un grande e prolungato battito di mani, applaudiva
al giovane chiaroveggente, a confermare la solidarietà e l'augurio nel
riuscire a sconfiggere il nemico invisibile. Mentre Eros commosso,
ringrazia la platea: < Grazie! Grazie ancora! >
78
Capitolo Quattordicesimo
Sulla fregata della Marina Greca, il tenente Holas aveva da poco
terminato il suo turno di servizio e non si era fermato al bar della mensa a
chiacchierare assieme ai commilitoni. Con una scusa di un forte mal di
capo si era ritirato nella propria cabina e si apprestava ad andare a dormire.
Nikos aiutandosi coi piedi si era tolto le scarpe, per spingerle da un lato,
per poi lasciarsi cadere sul lettino com'era vestito. Si sentiva stanco e
svuotato da qualcosa che non sapeva bene definire e cosa fosse di preciso.
Aveva cercato di non pensare a quei fatti appena visti sui teleschermi e
tanto più sentiti sulla sua persona da spaventarlo tremendamente. Quanto
più si sforzava a non pensare, tanto più continuava a rimuginare il tutto in
un vorticare di sequenze drammatiche per quell'amico appena conosciuto.
Cose allucinanti e impensabili potessero accadere.
Poi di colpo veniva destato e portato alla realtà, dal battito sulla porta
della sua cabina. Era il marinaio di turno in servizio che bussava, nel dire:
< Tenente Holas! La desiderano al telefono. Pare urgente! >
Nikos era già in piedi e s'infilava le scarpe e si prendeva la giacca e se
la infilava velocemente. Mentre stava pensando a chi mai lo desiderava al
telefono? Uscendo nel chiedere: < Chi mi cerca a quest'ora?> Salendo su
per la scaletta metallica nel recarsi in sala comunicazioni, seguito dal
marinaio che gli rispondeva: < Non so tenente chi la desidera. Mi è stato
soltanto riferito che è urgente! >
Nella nella sala comunicazioni radar, al telefono era il console suo
padre, Holas Michail, che lo chiamava da Telaviv. < Ciao papà! > Sbottò
preoccupato, pensando ai vantaggi per un diplomato, come console
all'ambasciata greca in Israele. Nel poter introflettersi un po' dappertutto.
Anche alle tre di notte. < Papà come mai a quest'ora di notte? E' successo
qualcosa alla mamma? > Chiese preoccupato.
< No, di tutto questo! Volevo solo parlarti, perché domani sarò ad
Atene per una riunione con il presidente e ministri esteri. E desidero poter
parlare con te. Una cosa abbastanza seria. >
< Be', visto che siamo al telefono non me lo puoi dire? Io purtroppo
sono di servizio in questi giorni. Perciò parla pure, ti ascolto... oltretutto le
telefonate non le devi pagare tu e a questa ora le linee sono abbastanza
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libere. Possiamo dialogare tranquillamente.>
< No! Senti Nikos, non puoi chiedere un permesso di poche ore? Se
vuoi lo chiedo io al comando, appena arriviamo ad Atene. L'ammiraglio
Gariffa è un mio carissimo amico e.. >
< Per favore, papà! Non mettere sempre lo zampino dappertutto. >
< Figliolo è una cosa che mi preme. Anzi ci preme io e la mamma,
per favore cerca di trovare un permesso. >
< Va bene, vedrò cosa posso fare. Ma per favore, non voglio
favoritismi. Dove vi trovo a casa? >
< No, saremo in albergo, al “Athènèe Palace”. Dato che al pomeriggio
si terrà una riunione importante. Avviserò l'ufficiale di servizio addetto alla
sicurezza della tua visita. Allora a domani alle dieci, kalinikta! Ragazzo
mio! > Terminò rapidamente il console.
< Buona notte papà! Saluta la mamma. > Mentre pensava cosa mai
era dovuta, quella chiamata notturna? Non gli suonava bene, e la voce del
padre non troppo ferma, sembrava un po' misteriosa a quell'ora di notte.
Al mattino Nikos aveva faticato un po' per ottenere un permesso dal
comandante, inventando delle inesistente storie famigliari.
< Motivo tenente Holas? > Gli chiese il comandante, mentre guardava
fuori dalla plancia di comando i marinai sul ponte pronti per l'alzabandiera.
< Motivi strettamente famigliari. Signor Capitano! > Spiegò.
< Va bene tenente! Ventiquattrore. Lunedì alle ore 0.8, si presenti in
plancia in assetto di guerra, tenente Holas. >
< Signor-sì! > Rispose deciso.
< Può andare tenente. Porti i miei saluti ai suoi. >
< Sissignore, sarà fatto. Grazie! >
Nikos mentre aspettava il taxi sulla banchina del porto, accanto alla
cabina telefonica, era un po' tentato nel telefonare alla sua dependance al
mare a Thorikon. Sentiva il bisogno di comunicare con Erose potergli
parlare: “Ma per cosa dire?” Pensando poi, che non era giusto da parte
sua intromettersi. Senz'altro voleva restare solo con i grossi problemi sulle
spalle, E lui stesso aveva dato le chiavi di casa per poter stare un po'
tranquillo in pace con se stesso, la pace interiore che chiedeva l'altro.
“Allora perché questa curiosità? Saper se veramente è a Thorikon, oppure
no? Magari è da qualche altra parte in attesa della inesorabile fine?”
Nikos si stava arzigogolando le meningi, in mille idee e supposizioni.
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Quel giovane dai risvolti oscuri, lo impensieriva fortemente, oltre ad avere
gli stessi sintomi di irrequietezza e dolore. Quello era il guaio? Saper per
certo che in qualcosa lui centrava con Eros. Ancora non era riuscito a
decodificare il tutto, ma era ben certo che centrava e come? Quel pressante
prurito che si sentiva a fior di pelle, era qualcosa di misterioso e
terrificante per l'altro. Aveva quella stessa notte passata in bianco a
arzigogolarsi il cervello per capire almeno qualcosa, ma nulla di fatto.
Tentando inutilmente di non pensare a quei fatti così scabrosi per l'altro.
Sentiva dentro di se una opprimente angoscia, che lo soffocava, qualcosa
d'immaginabile. Pensando che veramente qualcosa di misterioso lo legava
al giovane straniero, ma ora più che mai amico. Capendo che c'era
qualcosa che li legava profondamente tra loro. O senza volerlo si stava
affezionando all'amico in disgrazia? Un sacco di supposizioni si stavano
accavallando gli uni sugli altri. Sapendo più che bene che dentro di lui si
stava formando un affetto così profondo per il giovane chiaroveggente.
Nikos stava capendo che era sorta una specie di lotta interiore,
rammentando che nel suo passato aveva talvolta provato simili cose
inspiegabili, ma che ora emergevano gradualmente al pensarci. E venivano
a galla i suoi sogni di immaginabili intrighi e passioni, dove la fantasia si
avviluppava e contorceva i sogni al reale, attorno ai meandri della follia.
Finalmente il taxi arrivò e per il momento Nikos accantonò quelle cupe
avvisaglie di idee contorte. “ Per gli Dei dell'Olimpo è tardi! “ Sbottò tra
se. < Per cortesia mi porti in Odòs Churchill, al Athènèe Palace. Presto per
favore! > Sollecitò l'autista dal modo un po' tranquillo nel guidare.
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Capitolo Quindicesimo
Erano le dieci passate quando Nikos entro nella hall del Grand Hotel.
Si guardò attorno in cerca dei suoi genitori e non vedendoli chiese al
bureau del Console Holas. Poi mentre si girava, con sorpresa vedeva una
elegante signora dall'aspetto giovanile che le veniva incontro sorridendo.
Indossava un tailleur estivo di colo panna svolazzante. Il sottile collo era
contornato da una fila di perle, che abbellivano il grazioso viso ovale della
donna e risaltavano i grandi occhi scuri, come i capelli raccolti sotto
l'ampio cappello di paglia chiara intonato al vestito di seta. Nikos si
precipitò verso di lei con un tono di voce un po' più alto del dovuto a dare
il tempo alle persone nella hall di osservare la stupenda signora che si
muoveva con eleganza. < Contessa Fazia, che piacere vederla! > Proruppe
Nikos, sorridendo felice. < Mi rammento l'ultima volta che lo baciata! >
Mentre se la stringeva a se con affetto: < Ciao Mamma! Ti voglio bene! >
Sbottò felice, baciandola sul viso.
< Sei sempre il solito burlone Nikos! Ma sono altrettanto contenta di
vederti, figliolo. > Esponeva felice la donna, mentre proseguiva a dire
rimproverando il figlio: < Chissà cosa penseranno questi signori al vedere
il tuo modo di comportarti? > Mentre se lo accarezzava. E di ramando
Nikos rispondeva alla mamma: < Penseranno che siamo amanti! Una
nobile Contessa si è lasciata travolgere dalla marina militare! > Sbottò
ridendo. < Certo che mi piacerebbe avere una amante bella come mia
madre! Farei un figurone tra i cadetti gelosi. >
< Sei il solito matto figliolo! Ma ti voglio un gran bene. Comunque sii
serio. Non sta bene a un giovane ufficiale spettegolare. >
Poi Nikos con voce più bassa e soave chiedeva. Non me la sarei
aspettato una vostra visita qui ad Atene? Comunque è un grande piacere
vedervi e papà è in riunione, qui o al Parlamento? >
< Tranquillo, è qui che si svolge la conferenza. > Lo rassicurò. < Prima
gli impegni diplomatici. Caro il mio ragazzo! Come ti sei fatto grande,
Non immaginavo che il tempo voli via velocemente. E' trascorso più di un
anno, quasi due, dall'ultima volta che ti ho visto. Devo dire che ho un po'
d'invidia nel pensare alle ragazze che ti girano attorno. Sei veramente un
bellissimo ufficiale della Nostra marina. >
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< Dai, mamma! Non adularmi. Lo sai che la donna del mio cuore e qui
adesso tra le mie braccia. > Abbracciandola nuovamente con affetto.
< Vorrei vederti appena svolti l'angolo, se ti ricordi ancora di me.
Della mamma che ti faceva le coccole da bambino. Comunque devo dirti
che per ora ne approfitto io, poi appena lasciamo la città ti lascio alle tue
donne e amanti... Vero? >
< Ah1 mamma sei sempre la stessa... Meravigliosa! >
< Be', cos'è questa confusione di abbracci! > Protesto il console.
< Ciao papà! Che piacere vederti. > Mentre si abbracciavano
calorosamente. < Anche per me Tenente! Ti sei fatto grande, dall'ultima
volta che ci siamo incontrati. Veramente. > Rispose, mentre riprendeva a
dire: < Visto che ho poco tempo a disposizione, perché non andiamo fuori
in giardino a parlare? > Consigliò Holas. Prendendosi la moglie
sottobraccio e avviandosi verso l'uscita, seguito da Nikos pensieroso sul
perché di quella strana convocazione a sorpresa. Poi con interesse non
aveva mai notato quel gesto di suo padre così tenero e affettuoso verso la
moglie. Era sempre preso dal lavoro, integerrimo e puntiglioso e mai come
in quel momento di famigliarità sbocciata all'improvviso. Nikos era
rimasto entusiasta al tempo stesso da distoglierlo per un momento dai
pensieri cupi verso l'amico Eros. Poi veniva risvegliato dal felice torpore
entrato un attimo prima, dalla voce del padre: < Beh! Che ne dici, è di tuo
gradimento, Tenente? > Esponeva sorridendo il padre. Mentre Nikos non
capiva ancora bene a cosa si riferiva e rispondeva: < Ma di che cosa
dovrei... La vostra visita mi è più che gradita... > Mentre osservava i
genitori sorridenti. < Sono quasi due anni che non ci vediamo, il mio
tirocinio al corsi ufficiale mi ha veramente assorbito molto, nel saltare
qualche licenza concessami. Ma il desiderio di far bene il mio studio mi ha
fatto dimenticare che il tempo voli via velocemente. > Rispose serio
Nikos. Mentre la contessa interveniva mettendo il dito davanti alla bocca
del figlio ad azzittirlo: < Io e tuo padre abbiamo pensato, che non potendo
essere presente al tuo compleanno. Pertanto desideriamo festeggiarlo
questa sera assieme a te. Forse avevi altri impegni con amici? >
< No, niente di tutto questo. Va benissimo anche per me. Sono
contento che almeno per una volta ci si riesce di stare tutti assieme. >
Mentre la contessa più che commossa mentre guardava il marito,
proseguiva a dire: < Ci siamo permessi di farti prima il nostro regalo. >
Mentre il console proseguiva a dire a sua volta: < Quella vettura bianca, la
parcheggiata nel viale... è di tuo gradimento? >
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Nikos era rimasto sbalordito e commosso nel voltarsi: < Wauh! . Per gli
Dei dell'Olimpo! > Sbottò euforico. Sul viale poco distante da loro, era
parcheggiata una bianca Lamborghini Diablo. E l'urlo di gioia aveva fatto
voltare i pochi ospiti del Grand hotel rilassati nel giardino a osservare la
lussuosa auto all'ombra di un grosso salice. Poi la voce del padre risvegliò
l'euforia del figlio. < Allora! E' quella che desideravi avere Nikos? >
Per un attimo ci fu un silenzio, poi Nikos sbottò, dicendo mentre
abbracciava la madre e il padre ringraziandoli: < Non dovevate! Anzi si!
Dovevate! La desideravo molto, ma solo nei sogni. Ed eccola qui tutta per
me, Grazie tante a tutte due! E' bellissima! Non immaginavo a tanto.
Grazie! > Nikos era ancora attonito per la grossa sorpresa. Mentre la
madre diceva al marito: < Meno male che abbiamo indovinato il colore a
la marca. Ce ne sono in giro tante di auto, che non si sa scegliere. Cosa
vada bene hai giovani oggigiorno? >
Nikos era rimasto troppo colpito dall'evento e non si aspettava un simile
regalo. Poi sbottò euforico: < Dai salite che la proviamo! >
< Andate voi per ora. Io non ho tempo adesso. La proverò più tardi. >
Rispose il console contento del successo. < Auguri Nikos! >
< Grazie ancora papà! > Rispose. < Okay! Allora andiamo noi
mamma, a fare un giro qua attorno? > Mentre apriva lo sportello e pregava
la contessa di accomodarsi in auto: < Prego, contessa! Si accomodi. >
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Capitolo Sedicesimo
L'auto sfilava silenziosa fra le vie assolate di quel mese di giugno
ateniese. Era ammirata e guardata, da chiunque la vedeva passare, mentre
sfrecciava tra la folla piena d'invidia per il proprietario. Poi oltretutto un
bellissimo ufficiale della marina ellenica che la conduceva era ancor di più
guardata. Ad un semaforo rosso fu accostata da una bellissima ragazzina,
dai lunghi capelli corvini, in sella ad un motorino strombazzante, con un
enorme cesto alle spalle carica di pacchi. Alla vista della bianca e
splendida auto e ancor di più alla guida un fantastico ufficiale dagli occhi e
capelli scuri che risaltavano sulla divisa bianca e le offriva un sorriso
smagliante. La ragazzina non poté che lanciare un forte e lungo fischio di
ammirazione, da suscitare l'interesse per quella bella accoppiata. Mentre si
abbassava a complimentarsi con i passeggeri dell'auto. < Avete tutte le
fortune voi ufficiali! Trovate sempre una buona mamma che vi regali
tutto... > La contessa incuriosita per la domanda rispondeva alla giovane
motorista. < Ma io sono la mamma! >
< Sì, sì! Come no! Ah, 'sti ricchi! Aver troppi soldi... Arrivederci e
auguri! > Sbottò la giovane avviando il motorino. E di rimando Nikos le
rispondeva: < Ragazzina fatti gli affari tuoi e bada-ben che ti pesa il culo
dal motorino. Kalimèra! > Dopo un interminabile minuto la contessa stava
per arrossire e sbottò indispettita. < Ma che modi. Be', certamente mi ha
presa per una nobile che attira gli ufficiale con costosi regali. A questo non
avevo mai pensato. Forse perché amo tanto tuo padre e sono felice di avere
un figlio come te. E il resto non conta. Però anche tu ad incitare le
ragazzine con quel tuo linguaggio da caserma. Vero? >
< Mamma questa è una speciale giornata e non stiamo a sciuparla con
irrilevanti insidie del percorso. Sai cosa ti dico. Ti porto a colazione in un
posto delizioso. Okay! >
< Accetto se mi porti al “Green Coast” E' molto tempo che non ci
vado. Mi portava sempre tuo padre, quand'eravamo fidanzati. Era bello! >
< Ma certamente. Era solamente perché l'amore vi faceva vedere
tutto rosa. Vero mamma? >
< Sei poco romantico. Ed io che speravo di un revival del passato.
Be', si hai ragione! Ma la località di Sounion, mi è sempre piaciuta, anche
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in altri momenti. Ed ora che abitiamo lontani si sente di più la nostalgia del
nostro paese. E a te, non ci si pensava a quel tempo, sei capitato così
all'improvviso, come la manna dal cielo. >
Nikos osservava la madre con infinito rispetto, mentre reclinava il capo
indietro e scoppiò a ridere di gusto, nel capire che doveva quel piacere alla
madre: < Okay, okay! Hai vinto mamma. Vada per Sounion, > E gridando
un po' più forte esplose dicendo. < Tutti al mare! >
Il pranzo a base di pesce era una squisitezza, innaffiato con del buon
Martinia bianco, era all'altezza della conversazione. Per Nikos dialogare
con sua madre era veramente il plus della giornata. Era da diverso tempo,
per via dell'accademia militare che avevano perso il gusto del dialogare tra
loro. Sin da piccolo Nikos aveva una adorazione per la madre e si sentiva
felice quando restava con lei a dialogare su di ogni cosa. Come fosse una
sorella maggiore che lo redarguiva all'occorrenza. Pensando che nessuna
donna poteva essere alla pari. Aveva un modo tutto suo nell'impostare le
domande, come pure le risposte, sagge e precise da vera buona madre.
Sebbene l'apparenza austera della donna faceva pensare al contrario. Aveva
un certo charme che la distingueva, nel riuscire garbatamente ad eludere le
domande non gradite. Da lasciare l'interlocutore a bocca aperta per lo
stupore e la serietà confacente. D'altronde era una Contessa. Pensò
divertito Nikos, da fermarsi con la posata a mezz'aria, da subire un
richiamo da parte della madre, sempre attenta. < Nikos mi ascolti? >
Sbottò lei pensierosa. Non aveva mai visto suo figlio così distratto, con
finti sorrisi a profusione a beneficio di chiunque. C'era qualcosa che non
quadrava nel figlio prediletto e questo la impensieriva. Mentre proseguiva
a insistere: < Sei altrove con i tuoi pensieri? Io mi sto sgolando nel
raccontarti le giornate che trascorriamo io e tuo padre a Telaviv e tu, non
mi ascolti nemmeno, vero? > Tentando di scrutarlo in profondità.
< Oh, scusa mamma! Ero affascinato dalle tue parole. >
< Non credo proprio, da come mi fissavi e il tuo pensiero era altrove.
Vero? Lo sai più che bene che a una madre non sfugge nulla. Cos'è che ti
frulla in testa, ragazzo mio? >
< Cosa vuoi sapere mamma? Se frequento ancora Elena. >
< Elena la figlia del gioiellerie... ah sì! Parocos. Quella brunetta... >
< No, mamma! Quella è Maritza, un'altra amica. Invece Elena e la
figlia dell'ammiraglio Gariffas, l'amico di papà. Comprendi adesso. >
Mentre la madre annuiva in attesa di sapere altre novità sul progresso del
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figlio. E Nikos continua a dire per lenire la curiosità della madre: < Beh, ci
si vede di tanto in tanto, ma in questi giorni, molto di rado. Poi tra gli studi
ed il servizio militare all'accademia mi assorbono molto. Poi stanno per
incominciare le manovre estive. E così via discorrendo. > Spiegò. Mentre
la contessa rispondeva muovendo il capo in segno negativo: < Ma io, non
intendevo entrare nella tua vita privata. Poi so esattamente bene che sai
badare a te stesso. Nel gestire la tua vita sentimentale al meglio. Era
soltanto una mia curiosità, sapere se hai ancora quella dependance che ti
piaceva tanto. Qua vicino a Thorikon. Esatto? >
Nikos ha un momento di confusione, ma subito risponde: < Sì, l'ho
ancora! Non la venderei mai, mi piace troppo e poi ha una vista stupenda
sul mare. E' un posto stupendo e quando posso vado a rilassarmi un poco.
Senza rotture di scatole... >
Mentre la contessa si prendeva una sigaretta e l'accendeva, ma riceveva
un rimprovero dal figlio: < Ti prego mamma! Il fumo ti fa male! > Sbottò.
E lei di rimando, mentre spegneva la sigaretta, chiedeva: < Con tutti questi
spostamenti all'estero non ci siamo mai stati io e tuo padre nella tua
Gargouille? Com'è grazioso l'appartamento? >
< Sì, è veramente fantastico mamma. Ti porterò un giorno che avete
più tempo voi due, girovaghi. > Sbottò sull'imprecisato. Mentre osservava
lo sguardo greve della mamma e capiva la sua domanda, nel rispondere
con decisione, sapendo per certo che alla mamma non sfuggiva nulla e
pertanto era meglio spiegare subito la situazione: < Vedi, mamma, io ti
porterei a visitarla, ma per il momento l'ho prestata ad un caro amico
bisognoso di solitudine. Comprendi! > Spiegò alla contessa Fazia. Che
rispondeva al figlio un po' sorpresa: < Caro figliolo, io non voglio invadere
la tua privacy. Se hai la casa impegnata con una ragazza, non devi scusarti.
Anzi sono io che penso sempre che i figli non crescono mai, per badare
sempre a loro. Invece vorresti che nulla cambi. Scusa Nikos...! >
< Non ce niente da scusarsi: Anzi sono io che tento di mescolare
troppe cose e alla fine faccio un sacco di confusione. Mi spiego meglio.
Ho prestato la mia casa ad un caro amico che purtroppo tra pochi giorni
sarà la sua... Insomma deve... > ma viene interrotto dalla madre intrigosa:
< Insomma a terminato le vacanze e deve rientrare al reparto. >
< E' tutt'altra cosa mamma. Eros deve morire! Anche se non vuole è
costretto a seguire il fatale destino. Comprendi la grave situazione di Eros,
mamma? > Nikos tentava di spiegare la drammatica situazione. Mentre la
contessa un po' testarda a capire. Proseguiva a dire: < Capisco! Eros, è
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quello che deve morire? Ma cos'ha una grave malattia? E' un vero
peccato. Questa poi, non ci voleva che capiti. In special modo se uno è
giovane? > Mormorò la donna dispiaciuta.
< Scusami mamma, non dovevo dirtelo. Lo sai bene che con te non
riesco ad aver segreti. Ma il fatto è molto grave! Purtroppo Eros deve
morire, questo è il guaio. Anche contro la sua volontà. E non per malattia.
L'avrai senz'altro sentito alla televisione in questi giorni, Partecipava alla
famosa trasmissione “Sini'dissis” a ETI-1 qui ad Atene, condotta da
quello scaltro giornalista Artur Wampol. L'hanno trasmesso in eurovisione
e penso che anche in Israele, è stata senz'altro vista. > Esponeva serio
Nikos, preoccupato nel rivangare l'evento.
< Come? Quella notizia del giovane che vede il suo passato? Si l'ho
sentita discutere in aereo. Dicevano ch'era riuscito a mostrare il passato in
televisione. Tutti erano un po' scettici sulla veridicità del racconto. >
< Sì! Proprio quella storia fantastica. Ma purtroppo vera. Lo posso
confermare, oltre ad averlo conosciuto di persona e prestagli la mia casa
per trascorrere i pochi giorni che gli restano da vivere. E' pazzesco pensare
che debba morire per una maledizione millenaria. Credimi mamma, io ho
provato gli stessi dolori, sintomi strani e terribili. Cose che non so ancora
bene spiegarmi. Ed ecco perché sento un grande affetto cosi... legato. Sono
attratto da Eros e impotente poterlo aiutare. >
< Ma, Nikos! Vorresti farmi credere che tu e lui... Insomma! Avete
una storia?.. Spero proprio non sia il caso... > La contessa stava fissando
con severità il figlio, continuando a dire: < Penso Nikos che sia giunto il
momento di parlare apertamente. Ti riesce a confidarti con tua madre? Mi
aiuterebbe a poter capire... > Proponeva la madre preoccupata.
< Ma di cosa? Cosa vai dicendo mamma! Mi pare di essermi spiegato
più che bene. > Sbottò sull'imprecisato dubbio.
< Ti prego Nikos, non far finta di non capire. Tutti possono sbagliare
e tu sei giovane e impreparato alla vita che ti circonda. A tutti può capitare
una piccola debolezza. Far qualcosa che sarebbe meglio non fare...
Insomma penso di essermi spiegata chiaramente. > Protestò Fazia.
Nikos si stava incavolando, nel capire che la madre stava veramente
sbagliando e travisando tutto. Mentre un leggero rossore gli aveva
avvampato il viso e di botto evitando di urlare si avvicinandosi alla madre
e sotto tono apostrofò sarcastico, ma deciso: < Come al solito affretti
sempre le supposizioni. Penso che tu abbia travisato l'affetto con l'amore...
mamma! > Mentre fissava con durezza la madre confusa. Per proseguire a
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spiegare con decisione: < Supponiamo pure che sia così, come la pensi.
Cosa faresti tu Mamma se per caso una persona che ami, deve morire e
forse tu la puoi salvare? Lo faresti senza battere ciglia? Rispondimi per
favore! >
< Cosa vai dicendo! Il sacrificarsi per salvare qualcuno? >
< No, qualcuno. Ma la persona che vuoi bene? A questo punto sai
cosa ti dico mamma... Io l'amo e farò l'impossibile per salvarlo. > Nikos
capiva di aver esagerato, ma quella allusioni di pensiero l'aveva infastidito
tremendamente. Capendo che la madre metteva avanti la reputazione ad
ogni cosa. Mentre la madre abbastanza sconvolta da quelle parole del
figlio, capiva che erano espresse più per rabbia. Da intuire che qualcosa
non quadrava affatto, conoscendo molto bene il proprio figlio. E in quei
pochi anni di lontananza non poteva essere cambiato così radicalmente. E
alla fine, provò a dire più remissiva: < Ma Nikos, sei veramente sicuro di
quello che dici? Non pensi alle conseguenze, al tuo futuro? > La domanda
le era uscita d'impeto. Le era abbastanza aperta all'emancipazione, al
progresso, ma non così di botto, scoprire qualcosa che non aveva mai
supposto. Ma veniva interrotta da Nikos che aggiungeva qualcos'altro con
un sorriso sornione. < Non la smetterai mai di preoccuparti e ingrandire le
cose mamma. Lo sai che ti voglio bene, ma pretendo che anche tu mi
capisca e non travisi sempre le cose. Senti, incominciamo da capo,
d'accordo! > Proponeva, vedendo la madre confusa, ma al tempo stesso
approvava a rimanere in ascolto.
< Capisci mamma, Eros ha la mia stessa età, e se vuoi sapere di più
siamo nati allo stesso giorno, il 13/6/1975. E quasi alla stesso posto, io al
Cairo. Vero? > Dal movimento del capo della mamma Nikos capiva e
proseguiva a dire: < Mentre lui è nato a Beni Suerf. Poco lontano dal
Cairo. Sarà la fatalità ma è così... >
< Come lo stesso giorno? Proprio a Beni Sierf... Oh, mio Dio! >
Sbottò la madre ma senza commentare oltre.
Mentre Nikos incalzava nel parlare: < La questione è ben diversa
mamma. Guarda il caso, siamo nati lo stesso giorno, e non ci conoscevamo
nemmeno, se per caso non andavo alla televisione con gli ufficiali invitati
dalla direzione del ETI-1 non ci saremmo mai incontrati. Ma avrei sentito
gli stessi sintomi, giudicati poi ad una semplice paure nel vedere e sentire
certe cose inimmaginabili. Poi tanto più neanche se fossimo parenti. Ma
quell'incubi che da piccolo sentivo e l'attribuivo ai fantasmi dell'uomo
nero, erano eguali a quelli espressi in televisione da Eros. Tu mi puoi dare
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una valida spiegazione, mamma? Penso che sia difficile pensare alle
maledizioni casuali. Tu hai avuto qualche percezione... Oh, per gli Dei
dell'Olimpo! Mamma? > Nikos si fermò di botto mentre si passava la
mano trai capelli preoccupato a immaginare chissà che cosa. Poi con fatica
provò a chiedere alla mamma: < Hai per caso avuto a che fare, ho hai
avuto tra le mani un vaso canopo egizio? > Espose Nikos pensieroso,
mentre si sfregava continuamente il mento con la mano.
< Cosa vai dicendo? Non capisco tutte queste tue affrettate parole di
seguito. No non ho mai avuto nulla e comperato qualcosa. Al museo egizio
al Cairo lo visitato e null'altro... Mah!.. > Si era fermata a sua volta, poi
esponeva agitata qualcos'altro...
Mentre Nikos la pregava di ascoltarlo: < No! Mamma non dire altro.
Penso che la maledizione valga anche per me. Eros a raccontato, che la
maledizione del sacerdote Khor si protrae nei secoli verso tutti i figli
maschi. Presumo quelli nati in quel giorno. La maledizione si era
propagata a macchia d'olio fin dai tempi antichi. Comprendi mamma? >
La Contessa si era voltata a guardare il mare azzurro, ammutolita dallo
stupore. Non intendeva mostrare la sua preoccupazione espressa dal suo
viso. Mentre, sotto di loro il brusio delle voci allegre dei bagnanti, le
entravano ovattate nell'udito, coperte dal ronzio che le frullava in testa. Il
viso le si era sbiancato per la forte emozione nell'impatto di quei fatti
appena sentiti, ed esposti così drasticamente.
Mentre Nikos non s'accorgeva e proseguiva a esporrere la propria teoria,
più che veritiera e drasticamente pronunciava: < Penso che morirò anche
io a giorni... Se non trovo il sistema di fermare la maledizione incombente.
Ma perché non ho pensato prima? >
< Cosa, vai blaterando Nikos? Per l'amor del cielo! > Sbottò Fazia,
pensando alle varie congetture più che veritiere. Lo doveva ammettere. Sì,
lei era abbastanza aperta e disposta all'emancipazione avveniristiche, da
sembrare più che giuste d'accettare. Sebbene lei fosse una donna forte e
tenace, disposta a combattere e già in passato aveva fronteggiato grossi
problemi e traumi personali, nell'averla indurita. E a quell'evidenza dei
fatti doveva in qualche modo reagire, prima del troppo tardi. Mentre
qualcosa era scattato in lei da soffermarsi un momento per ripensare al
tutto. Poi di colpo sbottò decisa nel dire al figlio in attesa: < Senti bene,
Nikos! Se tu sei veramente sicuro che sia amore e non infatuazione, quello
che vai dicendo prima e smentire appena dopo, oltre a dire eresie sulla tua
presumibile morte. Dico ben? Questo è veramente troppo! > Incalzò
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aggressiva, per riprendere a dire, mentre con la mano fermava Nikos che
tentava di dire la sua: < Perché a questo punto anche io devo dirti qualcosa
che ti schiarirà le idee e alle supposizioni strambe che ti sei fatto venire in
testa... Mi sono spiegata bene? >
Mentre Nikos si era bloccato, capendo che la mamma non stava
scherzando dall'aspetto severo e restò ad ascoltarla in silenzio.
< Non avrei mai voluto dirtelo un tempo, mi sembrava irrilevante e
controproducente. Ma ore penso proprio che è giunto il momento di
parlare. Mi costa molto affrontare certi argomenti del passato, ma talvolta
bisogna a malincuore dover parlare... > Mentre fissava il braccialetto
orologio al polso intarsiati da piccoli brillantini. < Si è fatto tardi! Ti prego
andiamo via! Ti spiegherò per strada. Anzi, penso che sarà meglio in
camera d'albergo con papà. Anche tuo padre deve sapere e dire la sua
opinione. Ti prego andiamo! > Consigliò Fazia al figlio pensieroso e
turbato, per quel drastico cambiamento della mamma.
Nikos stava pensando mentre depositava sulla tavola un po' di Dracme
per il conto. Che aveva combinato un gran casino, nel confermare certe
idee fasulle. Ed esplodendo tra se incavolato: “Per gli Dei dell'Olimpo!
Accidenti .. alla mia lingua lunga, combino sempre impicci!”. Brontolò
arrabbiato.
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Capitolo Diciassettesimo
Eros dopo aver lasciato gli studi televisivi, dall'amico tassista s'era fatto
portare in albergo, pregando Christos di aspettarlo al mattino presto poco
lontano, ad evitare di dare nell'occhio il suo spostamento e si sarebbe fatto
portare a Koropi, sulla costa d'Apollo.
Eros aveva girovagato per Koropi a seminare i giornalisti intrepidi a
seguirlo e alla fine, oltre l'angolo di una casa fermò un taxi di passaggio e
velocemente riuscì a salire sopra, senza essere visto. Sapendo per certo che
alla fine i giornalisti e altri avrebbero trovato il tassista e spremuto con
mance da indicagli il posto che l'aveva depositato. Ma quella era un'altra
faccenda che avrebbe risolto a suo tempo più avanti. Per il momento
andava bene così. La casa distava una decina di chilometri da Thorikon. Il
tassista faticò per trovare il luogo indicata. Eros l'aveva vista subito la casa
del tenente Nikos, ma lasciò che l'autista proseguisse ad un paio di
chilometri più avanti vicino ad un grippo di case da villeggiatura e si fece
depositare. Poi a piedi ripercorse tranquillamente il percorso inverso,
mentre stringeva le chiavi del villino tra le mani. Il caldo vento
pomeridiano che saliva dal mare sottostante lo rinfrancava in quel
momento, nel godere di quella tiepida carezza che gli sfiorava il viso e
l'aiutava a dimenticare per un momento il tutto. La dependance, contornata
da pini marini, era situata su di un promontorio che si affacciava sul mare
Mediterraneo, di fronte all'isola di Makronison. Vista dall'esterno dello
steccato di legno bianco, gli piacque subito, riportandolo a pensare al
proprietario, il giovane tenente. Tanto gentile da prestagli la sua casa per
trascorrere quei pochi giorni che gli restavano.
Eros era rimasto per un buon momento fermo a guardare in
contemplazione la bianca e isolata casetta, dalle imposte dipinte di blu. In
fine aprì il cancelletto si avvicino all'abitazione, mentre si stava rigirando
tra le mani le chiavi, pronto ad aprire la porta. Quando notò il numero di
casa dipinto di rosso sul muro, il numero 14. Eros fissò quel numero per un
buon momento, quasi fosse magico o malefico, ma a quel punto pensò che
non g l'importava più nulla del dopo. Scrollò il capo e girò la chiave nella
toppa, aprì la porta ed entrò quasi felice di quella piccola alcova per
ripararsi e nascondersi, da cosa? Non importava.
92
Eros curiosò meravigliato per il buon gusto nell'arredamento, dove gli
procurava un senso di calore e pace. Al centro troneggiava un grande
divano color panna. Di fronte nell'ampio salone vi era una grande vetrata a
porte scorrevoli, sormontate da lunghi tendoni di tela bianca. Eros spostò il
tendaggio, poi fece scorrere la vetrata e si trovò su di un ampio terrazzo.
Una folata di aria salmastra lo investì, obbligandolo a respirare a pieni
polmoni. Si tolse la giacca e buttò di lato le scarpe, nel godere a
camminare scalzo sulle mattonelle calde. Rimase lì appoggiato al parapetto
in contemplazione, cercando di non pensare proprio a niente. Facendo
scorrere lentamente lo sguardo da un capo all'altro nel perdersi sul mare
aperto. Sotto più in basso, tra le rocce rosse si intravvedeva una piccola
insenatura con una spiaggetta di sabbia fine, dove veniva lambita dalla
risacca in movimento. L'unico pensiero che si stava ponendo in quel
momento, se non avesse avuto quel grave problema, avrebbe gradito
restare in quel meraviglioso posto un bel po' di tempo, sperando che, il
tenente sia sempre disposto a prolungagli l'invito. Lo trovava veramente un
posto divino per trascorrere le giornate, possibilmente in dolce compagnia.
“A quell'idea, era l'essenziale, avere accanto una dolce e sinuosa
fanciulla dai capelli d'oro...” < Ah h! > Sbottò sull'imprecisato sogno
irrealizzabile. “Certo che la compagnia dovrebbe essere all'altezza del
posto: Dolce e sensuale, senza invadenza con tutte le curve al posto
giusto. Magari esperta in arte culinaria. Ma solamente in quell'arte, senza
sottintesi e fraintendimenti contorti”. Al pensiero gli scappò un risolino
scialbo. Mentre traeva un lungo respiro di sconforto, borbottando: < Sono
proprio sfigato! E' un vero peccato, aver quasi tutto a portata di
mano...mah! > Poi si tolse la camicia e si distese sullo sdraio all'estremità
del terrazzo. Mentre mentalmente stava rivedendo il percorso della sua
scialba vita da ventenne, tra sogni e fantasia reale, in quel travagliato
percorso a ritroso nelle sue duplice vite. Avendogli soltanto procurato
un'infinità di tormenti e paure. Quelle grandi paure che gli hanno fatto
pesare ogni attimo, minuto, ore angosciose nell'insidioso percorso in quella
che si dovrebbe dire vita terrena. E alla fin fine desiderava sovente che la
fine arrivasse prima e interrompere il luttuoso tormento, capendo che
l'anima sua si stava sgretolando inesorabilmente. Mentre commentava
amareggiato: “Ancora due giorni e poi arriverà la fine... Un vero peccato!
Espresso dagli altri.” Gli seccava tremendamente accettare. Alla fine si
appisolò tra i suoi soliti incubi quotidiani.
93
Poi di colpo qualcosa lo svegliò. Era solamente la forte scampanellata
alla porta del villino a destarlo. Mentre si domandava chi mai fosse venuto
a saper subito dove fosse rintanato. Nikos era di servizio sulla fregata
militare, pertanto chi? Ma al tempo stesso contento di averlo svegliato e
tolta dai soliti sogni da incubo che faceva a profusione.
Apri la porta e con sorpresa si trovò di fronte la stupenda giornalista del
Corriere della Sera. La signorina Lorelaine Dumond.
Era bella e sconvolgente, il vestito sportivo che indossava, faceva
risaltare le sue curve provocanti a mettere in risalto l'ampia scollatura sul
seno abbondante. Il sorriso era ammiccante e la bocca seducente, i capelli
biondi le ricadevano sulle spalle, facendo risaltare gli occhi vispi e
azzurri, dalle lunghe ciglia battenti in continuazione a confondere
l'intervistato del momento.
Eros per un buon momento rimase ad osservarla e giudicò il tutto con
un leggero risolino intrigante a confermare la scaltrezza della seducente
donna, a saper gestire l'intervista che senz'altro l'avrebbe richiesto di poter
fare. Era veramente brava, questo lo doveva ammettere. Poi tutto d'un fiato
le disse deciso: < Senz'altro signorina Dumond s'è sbagliata di casa! >
Lei per un attimo si trovò sbilanciata, ma subito ripresasi dall'impatto e
borbottò con voce soave e conturbante: < Mi perdoni Signor De'Sesostri,
l'invadenza. Ma è di una cosa abbastanza particolare e importante che le
volevo parlare in privato. Sempre se non la disturbo troppo. Farò in un
attimo. Mi creda! > Propose con un caldo sorriso da far resuscitare i morti.
Mentre addocciava il giovane. Era rimasta colpita dalla forza e virilità,
soavemente mostrata, ma che celava sotterfugi sessuali, forse qualche
intima perversione sul torace possente ma non aggressivo. Il sorriso era
ammiccante, e traspirava le fattezze orientaleggianti e la cupezza dl bel
tenebroso. Mentre aspettava una adeguata reazione del giovane, fra il
divertito e lo stupore. Per proseguire a dire velocemente: < Devo scusarmi
ancora se mi sono permessa di seguirla nella sua fuga. Ma dovevo per
forza vederla prima... Prima del dopo. > Perorò con fare pentita.
Eros era rimasto ad ascoltarla e alla fine proruppe nel chiedere: < Beh,
mi sta vedendo come sembra? Comunque, penso di aver già spiegato tutto
ieri sera alla televisione. Non le sembra esaudiente la mia storia? >
< Sì, sì! Più che bene. Ma il motivo che mi sono precipitata qui è ben
altro... > Ma veniva fermata a Eros che la pregava di entrare in casa. > Non
è il caso ormai di rimanere sulla porta per espletare le sue preoccupazioni
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su chi mi segue per ben altri scopi. Vero? >
< Oh, mio Dio! Lei mi ha letto nel pensiero. Sinceramente, ho saputo
da fonte sicura che diversi personaggi d'imprecisata nazione. Insomma
agenti segreti, le stanno alle calcagne. Aspettando che la buriana passi e lei
rimanga vivo, per poi usufruire delle sue facoltà sorprendenti per ben altri
inghippi da svelare. Ecco è tutto qui signor De'Sesostri. Mi seccherebbe
poi dover scrivere sul giornale che è stato rapito da chi? Capisce la mia
preoccupazione nei suoi confronti. Io credo a ciò che ha esposto alla
televisione e mi dispiace che altri siano abbastanza scettici nei suoi
confronti. > Spiegò ancora tutta di un fiato.
Eros le sorrise e rispose con tranquillità al caso: < Grazie, Lorelaine!
Per l'avvertimento. L'avevo già notato e avevo anche previsto le varie
circostanze. Ma dato che me ne dovrò andare, sebbene controvoglia,
pertanto chi se ne frega, del dopo. Beh! A questo punto puoi chiamarmi
Eros è più famigliare per dialogare... Posso offriti qualcosa di fresco?
Comunque, aspetta che guardo cosa ha nel frigo in casa il tenente Holas.
Tant'è vero, che ti sei già informata a chi appartiene questa casa? >
< Sì, hai ragione! Scusami, ma sai è il nostro mestiere che ci insegna
a scavare per trovare l'articolo che serve al caso. > Si era fermata a fissare
il giovane mentre frugava nel frigorifero alla ricerca di qualcosa di fresco
per dissetarsi da quella pressante arsura. < Ti seccherebbe Eros, se mi
fermassi qui a farti un po di compagnia. Io trovo che la solitudine sia
impossibile da sopportare. Tu la pensi allo stesso modo? > Mentre si
prendeva da Eros, la bottiglietta di acqua fresca e se la portava alla bocca
invitante nel sorseggiarla con maliarda lussuria.
< Non sarà pericoloso se rimani qui? Ma, non per me, ma per te.
Rimanere con uno che non ha più nulla da perdere e potrei diventare un
imprevedibile maniaco. Nell'aver vicino una bella donna così invitante...
Non pensi sia meglio evitare, certi incontri di questi tempi... >
< Non avevo preventivato d'essere aggredita brutalmente. Ma da te
non mi dispiacerebbe se capitasse... > Mentre le si avvicinava emanando
un alone di Chanel n°5. Poi nell'indifferenza proseguiva a dire: < In fondo
sono adulta e vaccinata e tu, penso che non useresti i tuoi poteri per
ammagliarmi. Vero? > Passandosi la lingua leggermente sulle labbra a
confondere Eros divertito. Per un momento lui stava dimenticando i suoi
problemi. Mentre lei tranquilla esponeva la sua diagnosi da brava
intenditrice: < Poi, in fondo non saresti solo e potresti parlare, discutere
con me. Urlare le tue ingiuste impossibilità di reagire al cataclisma che si
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sta abbattendo sul tuo capo. Mi dispiace veramente. E tutto questo, non
centra con il mio reportage. Tutt'altro... > Ma non poté finire, Eros l'aveva
afferrata con falsa durezza, appoggiando le sue labbra su quelle di lei
trepidanti nell'attesa. Poi Eros provò a dire sarcastico: < Cosa, dovrei dire
a questo punto? Che sono felice che sei qui, per farmi scordare il mio
destino e appagarlo in una notte d'amore e follia. Sì, è bellissimo pensare
al momento. Ma al dopo? Capire che tutto si infrangerà in un attimo
nell'assurdo oblio. Cosa ne rimarrà di te dopo, tanta amarezza e rabbia... >
Eros si era portato sul terrazzo a ridosso del parapetto, contraendo i
muscoli del viso. Era arrabbiato con se stesso, capendo di comportarsi in
malo modo. Ma vi era qualcosa in lui che lo frenava dall'urlare la sua
rabbia al mondo intero.
Poi Lorelaine provò a dire con una tonalità più mite, mentre le si
avvicinava: < Forse hai più che ragione. Ma devo essere sincera con te. Tu
mi hai ammagliata, stregata, già in trasmissione ad Atene. Mi sono sentita
soggiogata dal tuo fascino e sono fermamente convinta che si potrebbe
provare, senza rimpianti e ripensamenti. Poi il tuo bacio di poc'anzi è la
conferma di ciò che penso. Accettiamo la vita come ci viene proposta e
non pensiamo al dopo e al domani. Facciamo che questa notte sia soltanto
nostra. Forse può cambiare il corso del tuo destino. In questi anni, tu non
hai mai avuto un'amante? > Mentre si era portata alle spalle del giovane e
si stringeva con dolcezza a lui, reclinando il capo e appoggiando il mento
sulla spalla nuda del giovane, porgendo un leggero bacio sulla pelle
ambrata e le sussurrava: < Lasciati andare... >
Eros ebbe un fremito e d'impeto si voltò afferrando la donna per la vita,
mentre la fissava nel profondo degli occhi azzurri e la bacio, sulle labbra
invitanti con passione. In quell'interminabile momento di smarrimento per
entrambi, Fu Lorelaine a reagire per prima e a proporrere al giovane, con
un sorriso smagliante, che solo lei sapeva dare: < Ti andrebbe di fare una
bella nuotata giù al mare, per rinfrescarsi? >
< Perché no! Anche io sento il bisogno di una bella rinfrescata. Okay,
andiamo! > Mentre buttavano i vestiti sullo sdraio, e di volata nudi
scendevano i gradini scavati nella roccia verso la piccola spiaggia di
sabbia fine sotto di loro.
96
Capitolo Diciottesimo
Quel pomeriggio al mare, Lorelaine era quasi stata sul punto di fare
all'amore con Eros. Ancora in quel momento ricordava il profumo, la
dolcezza del suo abbraccio, la passionalità dei suoi baci e la violenta
esitazione che aveva destato in lei. Mettendole in testa certe idee balorde.
Eros in quel momento era sotto la doccia, mentre lei nel piccolo cucinino
trafficava e si accingeva a preparare qualcosa da mangiare. Era rimasta con
il solo accappatoio di Nikos addosso.
L'acqua scorreva sulla pelle del giovane sotto la doccia, rilassandolo e
nel pensare ad occhi chiusi. Immaginava come doveva essere quella
creatura inviatole dal demonio per invogliarlo a formicolare. Bella e
conturbante, dai capelli biondi e sciolti sulle spalle che sbucavano da sotto
il pigiama di seta nera trasparente, ancor meglio, mentre se la toglieva da
dosso con un leggero lamento di soddisfazione... ma la voce di Lorelaine
lo distolse da quel dolce pensiero di lussuria.
< Eros, la cena è pronta! Vieni... Si raffredda! >
Avevano terminato quello spuntino pomeridiano ch'era ormai buio, fra
una infinità di racconti e di avvenimenti giornalistici salaci. Evitando di
entrare in quella parte storia che si sarebbe avverata malamente.
Poi senza saperlo si trovarono distesi sul letto della camera al piano
superiore, ed era già molto tardi. Il profuma della donna l'aveva ancora una
volta stregato e il suo dolce viso le era accanto aspettando l'invito, che non
tardò a giungere e le loro calde bocche si unirono in un prolungato bacio
senza fine. Poi Eros mormorò in un sussurro, sulle labbra di lei: < Ti
desidero... > Slacciandole il fermaglio del reggiseno e il nudo seno della
donna si offri alla sue labbra. Eros li baciò adagio, scivolando sulla pelle
calda e profumata. Lei gemette di piacere e a occhi chiusi gli sbottonò la
camicia giocando con la peluria scura che gli si arricciava sul petto. Eros
tremò di piacere. Bisbigliando parole sconnesse Lorelaine gli mordicchiò il
lobo dell'orecchio e ruppe gli indugi incollandosi al giovane e le porse le
labbra sue febbricitante. Il bacio fu così intenso e appassionato che ebbe la
sensazione di essere lambiti da una fiamma. Lei si muoveva con grazia
sopra di lui, curvandosi e raddrizzandosi e ogni gesto evidenziava la
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perfezione dell'amore in quell'abbraccio. Sincroni uno nell'altro nei
movimenti convulsi all'apice del piacere.
Poi quando tutto fu finito e la voglia era sparita ed ignari dei pensieri
che attraversavano la testa del giovane guerriero, lei prese le lenzuola e le
buttò di lato si alzò e disse candidamente osservando con un po' d'interesse
il giovane nudo, ancora disteso sul letto, ma tranquillo. Lui sapendo già ciò
che Lorelaine gli avrebbe detto. Pertanto più di tanto non si sarebbe
stupito.
< Mi dispiace, ma io devo proprio andare via! Ho un impegno
giornalistico che mi preme oggi. > Mentre si guardava nervosa l'orologio
al polso: < Oh, mio Dio! Sono già le sette. Posso telefonare ad un taxi? >
Eros stava cercando una risposta eloquente, mentre le faceva cenno
indicandole il telefono sul ripiano. Mentre l'amarezza della delusione si
impadronì di lui. Aveva già letto nel pensiero di lei la sera prima, quali
erano le sue intenzioni, ma non volle approfondire e bearsi del momento.
Ma ora si sentiva usato. Poi sbuffò e pensò che alla fine era meglio così.
Sarebbe stata più dura per lui se lei sarebbe restata li al suo fianco al
momento della fatale fine. D'altronde quella sconvolgente creatura era
veramente e soltanto amante di se stessa.
Eros non aprì bocca, offrendole solamente un debole e ironico sorriso a
far comprendere che non si era fatto abbindolare, ma che a sua volta
l'aveva usata a suo piacere. E quella sua muta risposta l'aveva ben
percepita la donna, capendo di ricevere il ben servito. Poi lui alzandosi per
andare in doccia, le disse semplicemente con ironia: < Per favore, chiudi
la porta quando te ne vai. Buona giornata! > Poi sotto la doccia si trovò a
imprecare da solo: < Buon Compleanno Eros! Stai iniziando una
formidabile giornata. Per non dire del cavolo... Ah h! >
Lorelaine prima di uscire dalla casa aveva preso la cassetta registrata e
aveva risistemato sotto un mobile il piccolo registratore di alta tecnologia
con il time inserito al primo rumore e soltanto dopo pochi secondi di
silenzio si sarebbe fermato. L'automatismo avrebbe avuto la durata di 24
ore, sufficiente per registrare ogni movimento, rumore o silenzio da
prolungare la registrazione voluta. Dopo un ultimo sguardo si avviò alla
porta, avendo sentito il clacson del taxi arrivato a prenderla.
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La giornata scivolò via lentamente. Eros era rimasto abbastanza tempo
giù al mare, le sue nuotare erano rilassanti nel lasciarsi trasportare dalle
onde, mentre sfilavano piccoli pesci al suo fianco. Per un momento fu sul
punto di lasciarsi andare e farsi trasportare dalle onde in mezzo al mare.
Ma vi era sempre qualcosa che lo frenava, prima voleva vederci chiaro su
qualsiasi cosa gli sarebbe capitata addosso. Aveva altre-sì imposto di
tenersi impegnato nelle prossime ore e di non lasciare il tempo di pensare
al dopo e al come. Aveva avuto una piccola tentazione, di scoprire quel
mistero capitato in quelle ultime visioni sovraesposte, che si erano da poco
intromesse nelle sue allucinazioni quotidiane. Ma alla fine Eros, desistette
da continuare. Pensando che ne aveva già abbastanza di cose in testa che
gli ronzavano in continuazione. Così avrebbe aspettato lì, inerme, il
domani. Curioso di vedere cosa sarebbe veramente successo. Poi di botto
si alzò dallo sdraio dove si era sistemato ed entro in casa a frugare nel
frigo per trovare qualcosa da tracannare e gli faccia dimenticare tutto. Per
la prima volta nella sua breve vita voleva ubriacarsi e festeggiare i suoi
scialbi vent'anni. Trovò una bottiglia di scotch e con quella tra le mani
tornò sul terrazzo a gustarsi l'ultimo raggio di sole che volgeva al
tramonto. Mentre apriva la bottiglia e l'alzava a brindare urlando: < Buon
compleanno a tutti voi miei predecessori. Nati tutti sotto una cattiva stella.
Erosmenkhotep I, Eros II, Amr Petoh-kenso-re Ibn Nab, Rosmenk Hot, e
alla fine io, Eros De'Sesostri, che spero sia l'ultimo della stirpe maledetta.
A tutti noi Buon Compleanno!!! > Urlò, mentre beveva con ingordigia il
nettare infuocato, da farlo tossire per il forte bruciore nella gola. Poi si
buttò sullo sdraio e per la prima volta si trovò in lacrime, ma di rabbia.
Tentò di alzarsi, all'idea di scovare un'altra bottiglia per continuare a
brindare all'evento funesto, ma cadde a terra nel trovarsi a farfugliare
imprecazioni a non finire, tra urla e risate sguaiate, avvolto dalle lacrime a
profusione, capendo di essere troppo sbronzo per rialzarsi e alla fine si
assopì distrutto sul pavimento del terrazzo bagnato dalle sue lacrime.
Nel frattempo nella sede dell'emittente ETI-1, vi era una specie di
fermento, William Kemp, stava comunicando a Wampol, che era appena
giunto un telefax dal Cairo. Dove comunicavano, che il direttore degli
scavi di El-Faiyum, il dottor Zakis Hamar, avevano trovato la tomba del
faraone ignoto. Il faraone Erosmenkhotep I . Grazie alle precise coordinate
esposta da Eros De'Sesostri, oltre alle visive registrazioni delle cassette
fornite da Wampol. Il Governo egiziano comunicava che avrebbero
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predisposto un collegamento televisivo alla procedura dell'apertura della
tomba e invitava gli esecutori della trasmissione greca a partecipare
all'evento. Wampol lanciò un urlo di gioia per il suo fiuto da segugio.
Dicendo poi ai presenti: < Questa notizia è veramente straordinaria.
Mettetela subito nel telegiornale. La nostra emittente e precisamente Il
programma di cultura e chiaroveggenza “Sini'Dissis” è riuscita a svelare
certi misteri dove altre hanno fallito nell'indifferenza a carpire i misteri
dove esistono veramente. > Poi nel girarsi si trova accanto la giornalista
del Corriere della Sera, la signorina Lorelaine Dumond, sempre bella e
affascinante. Che si congratulava con Wampol. < Complimenti! >
Mentre lui le domandava secco: < Allora, ci sei riuscita? > Sbottò.
< Perchè mai Artur. Dubitavi? Stai tranquillo è tutto a posto, avrai
sempre qualcosa in più degli altri. Senz'altro qualcosa registrerà!? >
< Non potevo immaginare diversamente. Sapevo che eri la sola
persona che poteva farlo. La persona giusta... > Si complimentò Wampol.
Mentre Lei con decisione, avvicinandosi le disse a bassa voce: < Passo
dopo a trovarti in albergo... A ritirare i premi di consolazione. Ciao, mio
bel caimano! > E se ne andò decisa sculettando vistosamente.
100
Capitolo Diciannovesimo
La sera prima dopo aver salutato e lasciato in albergo i suoi cari
abbastanza sconvolti, Nikos aveva inforcato la sua Diablo e in poco tempo
era già a Thorikon. La sua intenzione era di parlare con Eros e potergli dire
del suo profondo affetto per l'amico ritrovato.
Ma da una curva della strada sterrata, si poteva vedere per un momento
la casa e il suo terrazzo e notò subito che Eros era in compagnia di una
donna che l'abbracciava. Così rinunciò a quella pazza idea e deluso ritornò
sulla nave al Pireo.
Nikos, camminava nervosamente sul ponte della nave. Stava
rimuginando sui giorni trascorsi in quello stressante situazione capitata
cosi all'improvviso tra capo e collo. Dove il suo dovere per la cronaca
doveva essere sempre sorridente e disponibile, mentre dentro di se
ribolliva di una rabbia sproposita e in conclusa. Ad essere impotente
nell'attesa a non riuscire a spostare le ore, i minuti e secondi, in qualcosa di
nuovo. Nel pensare e capire tutte quelle cose che si erano intromesse nella
sua vita normale, prima. Non avrebbe mai supposto di essere partecipe di
quell'evento sconvolgente da portare lo scompiglio nella sua psiche e tutti
quegli avvenimenti si stavano trasformando in una volgare sarabanda col
morto. E a quell'idea non gli andava giù per niente.
Al momento aveva una forte irrequietezza addosso, mentre camminava
nervosamente sul ponte di poppa, Nikos continuava a pensare se era giusto
o sbagliato quello che intendeva fare. Mentre all'orizzonte si stavano
ammassando dei neri nuvoloni, a presagire una buona tempesta estiva in
arrivo. Dal servizio meteo di bordo annunciava un grossa perturbazione,
apparsa sui radar all'improvvisa in avanzamento molto velocemente.
Ordinando al personale di bordo di rinforzare gli ormeggi e controllare che
tutti i portelli siano chiusi. Mentre l'improvvisa bassa pressione faceva
sudare tutti copiosamente, in quell'afa elettrizzante.
Poi, di colpo Nikos si ravvede al capire che solo lui poteva far qualcosa
per cambiare il destino del compagno in disgrazia. Si precipitò in sala
comando a parlare con l'ufficiale in seconda, che sostituiva il capitano
assente: < Maggiore! > Chiedeva con un affanno, per la corsa appena fatta
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per raggiungere la sala manovre di comando. < Avrei un assoluto bisogno
di un permesso urgente. Si tratta di salvare una vita, alla morte! La prego
devo andare via subito? > Nikos era veramente sconvolto, ma al tempo
stesso non voleva abbandonare la nave senza un permesso. Mentre
l'ufficiale in seconda lo squadrava preoccupato, sapendo più che bene che
il tenente Holas era un perfetto cadetto serio e disciplinato. Ma in quel
momento era veramente sconvolto. < Mah! Tenente Holas, sa esattamente
cosa mi sta chiedendo? >
< Si, Signore! La prego è estremamente urgente... Devo andare, ho
sarà troppo tardi! > Sbottò deciso.
Mentre l'ufficiale in comando lo scrutava severamente, poi deciso gli
comunicò: < Va bene Tenente. Mi fido della sua parola. Ma se poi non mi
porta una giustificazione plausibile al suo caso, la sbatto dentro per molto
tempo e penso che andrà a farsi friggere la sua carriera. D'accordo! >
< Si, Sissignore! > Salutando l'ufficiale, per poi spariva di volata.
Correva la Diablo bianca, sulle strade della costa d'Apollo. I chilometri
sfilavano veloci sotto le ruote della vettura, zigzagando tra il traffico
scomposto per il tornado in arrivo. Nikos era preoccupato, ma sperava che
andasse tutto bene e tra poco sarebbe arrivato alla sua casa. Ma nella
località di Legrene, trovò un intoppo. Un autocarro nell'affrontare una
curva aveva rovesciato sulla strada un carico di tubi, da ostruirla. Nikos
non perse tempo girò l'auto e via per una strada sterrata tra gli ulivi, che
avrebbe fatto un giro abbastanza più lungo, salendo verso il piccolo centro
di Keratea e poi già veros Thorikon.
Quei nuvoloni neri si stavano avvicinando velocemente alla costa, sul
mare in tempesta si stava alzando una tromba d'aria e il tutto non presagiva
nulla di buono. Poi dal modo che si formavano e vorticavano attorno,
davano l'impressione che lo sbocco finale fosse proprio lì sopra di loro,
sulla costa d'Apollo.
Il vento di maestrale stava aumentando la sua forza, colpendo la parete
rocciosa della montagna. Nikos stava spingendo la vettura al massimo
della pericolosità su quella mulattiera dissestata, tra la polvere alzata
dall'auto e il vendo che la faceva vorticare tra pietre e rami spezzati.
Capendo che il tempo era troppo poco. Intuendo che qualcosa di malefico
s'intrometteva fra lui e la sua abitazione, Qualcosa che gli impediva di
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arrivare a destinazione. Mentre imprecava a voce alta: < Per gli Dei
dell'Olimpo! Devo farcela!! Devo arrivare prima del tornado! > Sbottò,
sicuro che quel temporale era il risultato di quella maledetta maledizione.
Poi i primi goccioloni di di acqua a imbrogliare di più la sua folle corsa.
Nikos faticava a vedere la stretta strada, col pericolo di finire nello
strapiombo a lato. Poi per fortuna era arrivato al bivio e di nuovo sulla
provinciale che conduceva a Thorikon. Mentre l'acqua ormai cadeva
copiosa e abbondante, il tergicristallo faticava a spazzarla via la quantità di
acqua, poi dei piccoli chicchi di grandine si aggregavano al nubifragio,
aumentando sempre di più il disagio. Nikos faticava nel vedere oltre il
parabrezza dell'auto. Si guardò l'ora ed erano le quattro pomeridiane, il
cielo era divenuto nero come la notte, solo i lampi illuminavano il
paesaggio alluvionato, da obbligare il giovane tenente ad accendere i fari
per vedere qualcosa di più della strada, divenuto ormai un fiume in piena.
Ancora pochi chilometri e sarebbe arrivato, stava pensando agitato. Poi di
colpo i primi lampi di folgore più vicini e forti, per completare l'opera
devastatrice. Ad ogni saettata Nikos aveva un sobbalzo, nel presagire ciò
che Eros aveva mostrato in televisione. La morte per folgorazione.
Nikos dovette diminuire la velocità nell'impossibilità di vedere. Gli
sembrava di non arrivare più, quei quindici chilometri mancanti
sembravano non finire mai. Finalmente superò con difficoltà la cittadina di
Thorikon e rallentò per scorgere la piccola stradine che portava al villaggio
dov'era la dependance. Mancavano appena pochi chilometri e quella bufera
di acqua e vento sembrava un vero tornado dal modo che si accaniva sul
suo percorso. Nikos avvertì dei sussulti all'auto e alla fine si fermò di
botto. Penso al carburante, ma l'indicatore segnava più di meta serbatoio. E
il motore era sistemato in modo da non soffrire per l'acqua che poteva in
qualche modo interrompere il movimento. Ma niente da fare si era fermata
e nulla valeva insistere. Nikos con decisione smontò dall'auto e con spirito
combattivo si avviò a piedi verso casa, imprecando per la perdita di tempo
non voluta, i fulmini cadevano a pochi metri dal sentiero. Sembravano
accanirsi contro il suo voler proseguire. Poi scorse la casa in mezzo alla
bufera, vedeva gli alberi che si piegavano sopra la sua casa, a sfiorarla coi
rami che sferzavano il tetto.
La forte pressione del vento e gli impedivano di continuare. Man mano
che Nikos si avvicinava alla casa sembrava che aumentasse la spinta per
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bloccarlo. Capendo che l'avevano e combattevano veramente contro di lui,
spingendolo indietro, a impedirgli di proseguire. Poi a pochi metri del
cancelletto che sbatteva aperto allo sferzare del vento, Nikos inciampo' in
un ramo spezzato, cadendo nel fango, proprio mentre un fulmine si abbatté
con ferocia a terra, disintegrando il piccolo cancelletto. Nikos a quel punto
era più che sicuro che l'avevano contro di lui a fermarlo nel suo intento di
arrivare all'amico. Quella verità nuda e cruda, era la conferma che
qualcosa di malefico girava attorno alla sua casa, fermando chiunque osi
entrare. Nikos si alzò e di corsa si precipitò verso la porta, che la trovò per
fortuna non chiusa a chiave ed entrò di filata spingendola con forza per
richiuderla contro quelle avversità malefiche che pressavano con forza per
entrare. Poi quasi d'incanto, appena chiusa la porta, il frastuono all'esterno
si acquietò all'improvviso. Brontolando tutt'attorno come a presagire una
rimonta del tornado. Nikos più che mai fradicio e grondante d'acqua
impregnata nei vestiti, che gli correva lungo la schiena fino ai piedi, si
stava arrabbiando seriamente, capendo un sacco di cose imprecisate ma
veritiere. Mentre fuori sembrava che l'ululato del vento presagisse una sua
ripresa. Sembrava avesse un'anima perversa quel temporale in quel
turbinio di acqua e vento, tra un saettare più o meno vicino ad avvisare che
non era ancora finita la guerra.
Dopo un momento di rinfrancamento Nikos di tolse la giacca fradicia
e incominciò a cercare e chiamare l'amico a voce alta per sovrastare i tuoni
e il rumore della bufera esterna, mentre i tendaggi del soggiorno
svolazzavano alla furia del vento e le vetrate scorrevoli vibravano alla
forza dell'uragano, che non annunciava nulla di buono. Poi finalmente lo
vide era all'esterno disteso sul pavimento. Eros sembrava ormai morto dal
modo ch'era supino e inzuppato di acqua. Nikos si trovò spaventato a
morte, mentre imprecava contro il mondo intero: < Per gli Dei
dell'Olimpo! Questo è troppo! No! Non può essere morto... > Urlò di
rabbia, mentre tentava di alzarlo e constatare cosa avesse subito. Poi sentì
un piccolo rantolo, un colpo di tosse e gli si aprì il cuore dalla gioia: < Per
Giove sei vivo! Eros, amico mio, rispondi? > Mentre tentava di trascinarlo
all'interno della casa. Il vento gli sferzava il viso, la grandine gli batteva
sul capo a fermare la sua voglia di combattere. Poi all'interno depositò
Eros sul divano e chiuse la vetrata a lasciare fuori la cattiveria in
ebollizione. In quel frangente udì un altro colpo di tosse che fece scuotere
Eros rintronato. Mentre l'altro lo incitava a riprendersi: < Dai, Eros!
104
Coraggio! Sono venuto qui ad aiutarti! > Lo rincuorò, mentre lo scuoteva
per rianimarlo, non sapendo bene cosa le sia capitato di preciso, non
avendo visto segni o ferite addosso. Poi Eros abbastanza stralunato si
ravvedeva un poco, aprendo gli occhi e trovando l'amico accanto, gli
sorrise contento. Poi tentò di dire qualcosa, ma si trovò la lingua legata,
impastata dalla sua ubriacatura, cercò di alzarsi ma gli era tutto difficile e
in fine borbottò un semplice. < Ciao amico... > Ricadendo giù di botto sul
divano. Mentre Nikos gli alzava il viso e gli borbottava un vago
rimprovero. < Ti sei ubriacato, vero? > Eros mezzo addormentato borbottò
qualcosa, tra il sorriso amaro e l'indifferenza. < Sì, perché mai è proibito
farsi la prima e l'ultima sbronza della vita? > Mentre tentava di rialzarsi,
senza riuscirsi. < Forse, avrei dovuto essere lucido e aspettare la morte nel
guardandola in viso. Beh, ci ho provato, ma mi è mancato il coraggio. Che
vadano tutti all'inferno! Almeno morirò ubriaco... Ah h! Che mal di testa!
Accidenti! Ah! Quel maledetto sacerdote Khor... > Mentre a rilento si
metteva una mano sulla fronte. Poi ricadde giù nuovamente. Nikos ebbe un
risolino di commiserazione per la drammaticità del caso. E andò in cucina
a preparare del caffè per rinsavirlo.
Fuori il tempo sembrava dare una tregua tra piccoli e grosso brontolii.
Ma Nikos ne dubitava che tutto fosse finito. Si stava preparando per il
colpo finale, quella folgorazione già annunciata. Era una cosa che sentiva
dentro al petto, ed era più che sicuro che qualcos'altro di malvagio si stava
preparando. Pensando a cos'altro escogitare per cambiare le regole del
gioco. Mentre era tornato in soggiorno a svestire l'amico bagnato fradicio e
anche se stesso, mettendosi l'accappatoio che Lorelaine aveva lasciato sul
divano, ed a Eros l'aveva avvolto in un plaid, per riscaldarlo dal tremore
che aveva addosso.
Nikos gli portò il caffè e l'obbligò a sorseggiarlo essendo bollente,
mentre Eros brontolava:< Ma è amaro! > Sbuffò ancora rincretinito.
Capendo di aver fatto una bravata che non gli aveva fruttato nulla di buono
al caso. Mentre tutto stava andando per il verso storto.
< Come ti senti? > Provò a dire Nikos all'amico ubriaco.
Eros, l'osservava dispiaciuto per aver fatto qualcosa che non doveva
essere fatto. Mentre si beveva la seconda tazza di caffè per rianimarsi e
sbollire i bagordi dei postumi dell'alcol. < Sono stato uno stupido. Per la
prima volta mi sono lasciato andare... > Borbottò imbronciato.
< Capita a tutti una volta o l'altra! Ma ora stai calmo. Ci sono io con
te. Si rimedierà! Riusciremo a sconfiggere il nemico... >
105
< Ti ringrazio, ma non serve. Lo sai più che bene che è il mio destino
e devo seguire l'inevitabile verdetto. E' già segnato... Lo senti è la fuori
che mi aspetta... > Indicando col braccio teso, l'invisibile assassino. < Senti
la sua furia! La furia del sacerdote Khor. Lui sa che sarà la sua ultima
vittoria. E mai più si ripeterà l'olocausto. Ma per ora brama aver la mia
testa. Senti la furia degli elementi che si apprestano a compiere il loro ciclo
mortale...> Prospettò Eros, ormai sfinito a combattere il nemico.
< Io non ci credo! > Sbottò Nikos incavolato.
< E a cosa te lo fa pensare diversamente, amico mio? > Chiese Eros
sull'indifferenza al momento.
< Non ci credo, per il semplice fatto che a questo punto della storia,
centro anche io e come! > Sbottò deciso Nikos.
< Cosa vorresti dire, con questo Nikos? Non capisco e non voglio
curiosare fra i tuoi pensieri. Non è onesto da parte mia... Poi da come son
conciato, mezzo ubriaco, faccio fatica a ricordarmi chi sono.. >
< Centro, perché le tue stesse sensazioni le ho sentite anche io. Sì!.
Quando in televisione hai rivissuto la morte sopraggiunta con quella
lancia, che si piantava nel tuo petto, il dolore lo avuto anche io. Ho sentito
il forte dolore che ti uccideva. Insomma l'altro, il faraone! Pertanto vedi
che sono una parte di te. E faccio parte con te nell'imponderabilità di
disegni astrali, a combattere contro questa maledizione incombente.
Nolente o no, sono coinvolto anch'io. E continuerò a lottare e battermi al
tuo fianco. Con te contro l'invisibile nemico o chi per esso sia! >
< Cosa vai dicendo? Che tu... proprio tu, vorresti farmi credere che
senti e hai le mie stesse patologie e sensazioni di dolore? Ma come è
possibile? > Eros era frastornato, dagli eventi e si stava arzigogolando il
cervello a capire e ricercare tra quei avvenimenti del passato che l'hanno
tormentato tutta una vita, A trovare qualcosa che riguardi quel bellissimo
tenente che si stava prodigando per lui. Ma non riusciva a trovare un
piccolo appiglio che lo leghi al giovane. Mentre Nikos interveniva a dire,
nel supporrere: < Vedi che molte cose non le sai nemmeno tu? Se io sento
i tuoi stessi dolori, angosce, intuizioni e quant'altro. E' perché noi siamo
fatti l'un per l'altro. Io... beh, sorvoliamo al resto. > Perorò Nikos con
quell'allusione buttata così, per confondere Eros. In quella mezza frase
ambigua, ma piena di ansia e paura. Mentre Eros si era ripreso da quel
torpore provocato dal brandy e sbottò dicendo all'amico. < Tu saresti
quello... Non ci credo? Tu saresti disposto a sacrificarti per me? Lo faresti
senza rimpianto... No! Non deve succedere. > Sbottò adirato.
106
< Perché no! Io ti voglio bene... Questo amore non ti basta' > Nikos
si sforzò a essere convincente a costringere l'altro a entrare nei suoi
pensieri per scoprire la verità. Mentre lui si immedesimava a essere
convincente a non pensare ad altro, soltanto che l'amava sopra ogni cosa.
Eros si trovò sconcertato e arrabbiato, ma alla fine l'impulso di scoprire la
verità si sforzò a leggere nel pensiero dell'altro e rimase frastornato da ciò
che scopriva. Nikos l'amava con intenso trasporto da farlo arrossire. Poi si
fece coraggio e tentò di parlare, mentre con la mano l'appoggiava sul petto
del compagno a sentire se vi erano ancora i battiti del cuore. < Non
permetterò che tu muoia per di salvarmi. Si ho percepito i battiti del tuo
cuore e ho letto nel tuo pensiero l'amore che mi proponi. E' lodevole il tuo
scopo Nikos. Ma io non posso accettare il tuo sacrificio, sebbene l'antico
papiro espressamente lo richiedeva, Io non lo vorrò mai il tuo sacrificio.
Intesi? Io morirei egualmente appena dopo. Il peso che avrei non mi
permetterà di esistere e pertanto ti seguirei egualmente. Ma lascia che sia
io soltanto a d'accettare il mio destino. Tu hai una famiglia, una madre e un
padre e una bella ragazza che ti aspettano. Questo lo appena visto e letto
nei tuoi pensieri aggrovigliati. Vero Nikos? >
< Sì! E' tutto vero, quello che dici... ma ciò non toglie che noi
possiamo essere amanti e combattere insieme il male. >
< E' veramente un maledetto rebus, questa tua provata situazione? >
Protestava Eros confuso e ancora abbastanza ubriaco. Mentre Nikos
pervaso da un senso di sfida, sbottò deciso nel dire con serietà
convincente: < Sì, Eros è la verità! Io, ti amo! Forse a te sembrerà assurdo,
ma è così. Sì, ti amo fin dalla prima sera negli studi della televisione,
quando tu mi hai fissato intensamente, ho capito che ti appartenevo. Ecco,
ora lo detto chiaramente. Mi sono innamorato te, Eros! > Nikos teneva
sempre ferma la mano del compagno sul suo cuore a confondere di più le
idee. Sapendo per certo che Eros non avrebbe scavato nel profondo della
sua memoria a trovare la vera verità. E pertanto voleva che l'altro pensi
veramente al folle amore appena sbocciato. Forse era il modo per
confondere anche la maledizione che persisteva e pronta per aggredire.
Poi, nuovamente Nikos premeva, sapendo che il tempo era poco e
prezioso. Perciò contrastò con Eros nel dire: < Tu non sei ben sicuro di
quello che era scritto sul papiro bruciato. Forse non voleva dire che la
persona che ti amerà deve morire? Forse voleva dire che l'amore sentito
profondamente da entrambi può sconfiggere il male? Prova a ripensare al
tutto. Io penso che l'amore con la lettera A maiuscola può superare ogni
107
barriera. E io in questi giorni ho capito che ti amo profondamente e poi,
succeda quello che vuole il destino buono o cattivo che sia. Ti Amo! >
Esprimendolo a voce alta.
Eros era rimasto frastornato da tanto amore offerto con il cuore. Mentre
mille pensieri e idee a capire se veramente quelle scritte antiche sul papiro
erano esatte o interpretate male. Non riusciva più a connettere niente. Poi
stava per dire qualcosa...
Ma all'improvviso un forte boato e un colpo secco di qualcosa che si
infrange. Contemporaneamente una luce abbacinante li investì. Un fulmine
a forma di una palla di fuoco entrò con prepotenza nella casa, forando i
muri da formare a sembrare degli oblò su di una nave in balia della
tempesta. Zigzagando in casa nel distruggere e bruciare ogni cosa.
Nikos al presagire lo scoppio e al primo apparire della palla infuocato,
si butto deciso sopra Eros rincretinito per la sorpresa a capire che era
giunta ormai l'ora. Nikos strinse a se Eros e premette le sue labbra sulle
sue in un bacio disperato a vincere l'invisibile nemico.
Tutto si svolse in pochi e tremendi secondi. Poi quando alla fine la palla
infuocata raggiunse la cucina e si incastro sui tubi metallici dell'acqua.
Scoppiò con un grande fragore, disintegrando le mattonella di ceramica
che rivestivano la cucina. E poco dopo anche il tornado esterno si stava
acquietando in deboli brontolii, da finire e dissolvere tra piccole nuvole la
sua furia omicida.
Il bacio perdurava ancora, anche quando il silenzio tombale era calato
inesorabilmente su di loro. Nikos aveva l'accappatoio lacero e bruciato dal
fulmine, la schiena e le braccia presentavano delle bruciature. Tutta la casa
assomigliava ad un campo di battaglia. Bruciata e distrutta ogni cosa. Per
fortuna non si sviluppò un incendio. Infine il silenzioso faceva da padrone.
Poi un debole rantolo di dolore usci dai corpi avvinghiati ancora per la
sopravvivenza. Nikos si lamentava dal dolore per le ustioni ricevute,
mentre apriva gli occhi e fissava Eros attonito da tutto ciò che lo
circondava, era illeso, con piccole bruciature sulle mani. Eros si riprese e
tentò di sgusciare da sotto Nikos per verificare e constatare il danno
provocato al suo salvatore, mentre imprecava sconfortato, fra le lacrime
che non riusciva a trattenere per la disperazione: < Nikos! Rispondi! Che
gli Dei del tuo Olimpo l'aiutino. Salvatelo? Non lasciarmi proprio ora che
108
ti ho trovato amore? Ti prego...! > Mentre controllava i danni provocati da
quel miserabile e malefico mago di Khor. < Che tu sia maledetto per
l'eternità! > Urlò disperato. Poi Eros adagiò Nikos supino sulla pancia e
con delicatezza tolse quell'accappatoio bruciato, mettendo a nudo il
giovane tenente. Poi si ricordò che in bagno aveva visto della crema per le
scottature solari e corse a prenderla.
Mentre spalmava con delicatezza la crema rinfrescante, pensava che
doveva chiamare subito un'ambulanza, le ustioni erano non per niente belle
a prima vista. Corse di sopra per telefonare, ma il telefono era isolato. Il
tornado aveva sconquassato tutto nel circondario. Eros tornò da basso a
conferire con Nikos dolorante: < Il telefono non funziona. Tu come ti
senti, amico mio? > Implorò preoccupato.
< Come? Dall'amore di prima sei già passato all'amico? Oh, che
bruciore alla schiena! > Si lamentò Nikos, ma al tempo stesso contento di
aver sconfitto il male e quella situazione era molto più importante del suo
male. Poi lui avrebbe dovuto morire al posto dell'altro. E alla fine sbottò
un po' euforico: < Beh! Almeno ce l'abbiamo fatta! Tu sei vivo e il nemico
è sconfitto... Eros ti voglio veramente bene. Ma come un fratello. >
< Vedo che anche tu stai girando la frittata ora che è ben cotta? Cos'è
questa storia del fratello che tiri fuori adesso? Sempre di meno riesco a
capire tutta questa tua messinscena, impostata sull'amore, poi, la
fratellanza. Mah, mi vuoi spiegare sinceramente cosa sta capitando? >
< Ah! Meno male. > Sbottò Nikos nel vedere sul volta dell'altro
un'altra espressione. < Finalmente hai capito che ti voglio bene e ti amo! E
non nascondo nulla e tu hai capito perfettamente frugando nel mio
cervello, vero? > Lo motteggiò con un leggero sorriso.
Eros scrollò il capo e spiegò: < Sì, è vero ho letto qualcosa. Si, sono
entrato nei tuoi pensieri e mi sono spaventato a cosa pensavi e avresti
voluto fare con me. E ti devo dire che non è corretto pensare certe cose... >
< Ah! Perché Tu sì? Tu lo puoi fare nel leggere ogni cosa e io invece
no! E' solo il fatto che io lo detto apertamente, invece tu ti stai trincerando
dietro al perbenismo della morale del cavolo, non è forse così? > Sbottò
Nikos, che si era messo seduto su di una sedia ad evitare di appoggiare la
schiena dolorante, mentre si controllava le braccia arrossare dal calore.
Poi d'impeto Eros alzandogli il mento lo guardò con infinita devozione, ma
al tempo stesso mortificato, tentò di abbracciarlo, ma si trattenne, poi
deciso rispondeva scusandosi. < Mi dispiace tanto e non supponevo che
due... > Mentre si arresta nel parlare e prontamente Nikos interveniva in
109
aiuto, sapendo di aver vinto, dicendo all'orecchio dell'altro: < Di due
uomini che si amano. E' questo che ti scoccia pronunciare, vero? >
< Già! Non avevo mai pensato a certe situazioni e tutto mi è così
difficile. Ma so di preciso che in fondo al cuore di noi c'è l'amore. >
< Va tutto bene! Poi tu sei così bravo a scavare nella mente altrui che
non vedo perché mai non lai fatto ancora e in profondità? Forse avresti
trovato la spiegazione a tutto... > Espose Nikos tra un lamento e un'altro.
Eros lo fissò con durezza e alla fine sbottò a dire: < Tu mi hai preso in
giro, vero? Tu hai fatto tutto 'sto pandemonio, perché io credessi al tuo
amore, nonché sacrificio... Grazie Nikos per il bel gesto. Ma sopratutto per
l'amore sincero che hai nel tuo cuore. Grazie! Ti voglio tanto bene! >
< Tu avresti fatto lo stesso... Ohi! Che bruciore ho addosso. >
< Tu resta qui tranquillo. Vado a cercare aiuto! > Proponeva Eros
mentre cercava attorno qualcosa da mettersi addosso. Era nudo come un
verme rintronato.
110
Capitolo Ventesimo
Quel giovane dalle potenzialità medianiche così pronunciate e avanzate,
oltre ad essere predisposto alla parapsicologia e chiaroveggenza e a saper
leggere per bene il pensiero altrui. Incominciava a destare troppa
attenzione da parte di varie potenze nel mondo. Era diventato qualcosa che
potenzialmente poteva essere usato per ben altri scopi. Pertanto avevano
silenziosamente fatto, senza destar sospetti a chiunque, messe varie spie,
agenti segreti alla caccia del rinomato progetto o prodotto da coltivare in
sordina. Mettendo tutto sotto controllo.
Poco lontano dall'abitazione dell'ufficiale di marina, avevano sistemato
un camper a captare eventuali movimenti del presunto uomo misterioso
pronto a morire colpito dal fato. Ma se tutto ciò non sarebbe successo,
poteva essere sfruttato per altre soluzioni non previste nei codici.
Addetti della polizia greca, avevano già messo dei microfoni quel giorno
che Eros e Lorelaine erano scesi al mare.
Altri agenti sconosciuti si erano appostati su di un battello di pescatori e
perlustravano la zona oltre ad ascoltare le conversazioni da altri microfoni
sistemate notte tempo. Era veramente un brulicare di invisibile persone
innocenti, ma pronti a intervenire per accaparrasi il frutto migliore.
Solamente non avevano previsto quella tempesta improvvisa da
sconvolgere ogni loro iniziativa. Un fulmine aveva in parte distrutto e
incendiato il camper, per fortuna che gli addetti all'ascolto si erano salvati
per miracolo. Il peschereccio adoperato per il controllo in mare era
affondato. Gli agenti camuffati da turisti erano stati recuperati da altri
venuti in loro soccorso, prima di essere inghiottiti da una voragine, creata
dall'abbondante acqua del torrente. Insomma, tutta l'operazione era andata
più che mai in fumo.
111
Alla direzione centrale della della Criptonvision Ellenico quel giorno
lord Brunnet era presente, per complimentarsi Con Wampol per il successo
avvenuto alla trasmissione “Sini'Dissis”. Ma ad un certo punto funzionare
di stato si erano presentati per discutere su qualcosa d'importante. Lord
Brunnet fece uscire i vari addetti e ascoltò le direttive che giungevano da
molto in alto. Poi sbuffando si recò negli uffici di Wampol e ordino dei
cambiamenti al caso: < Wampol, questa storia sta entrando in un campo
critico e molto vasto. Dove stanno entrando parti contrastanti di vari
gruppi, che contendono questa nuova nostra scoperta di fantascienza.
Pertanto, bando alle ciance, noi. E intendo io e lei, in sordina nolente o no
dovremo passare la questione alla sicurezza del paese. Perciò appena
incontrerà il signor De'Sesostri, sperando che sia sopravvissuto al
tremendo uragano, farà in modo di ricucire il contatto e le questioni che
verranno esposte in trasmissione dovranno essere vagliate dai servizi
segreti nazionali.... Chiaro! >
< Lord Brunner, che ci sto a fare qui... Il burattinaio? Se sono altri
che dirigono il lavoro. A questo punto sarà meglio se trovano il giovane
De'Sesostri se lo portino via. Così potranno manipolarlo come vogliono. >
< Certo, a più che ragione Wampol. Se fino ad ora abbiamo avuto un
gran successo, più avanti potrebbe diminuire l'interesse del pubblico
essendo ancora vivo. Se poi è morto peccato! Saranno tutti trombati.
Insomma non fatemi dire parolacce. Ci mancava anche i servizi segreti! >
< Insomma! > replicò Wampol incavolato. < Noi dovremmo fare un
questionario di domande e poi chiedere il permesso a quale vada bene dire
e chiedere all'intervistato. A questo punto penso proprio che il nostro
veggente sparisca dalla circolazione e sarà un bene per tutti. Ma che
vadano al diavolo tutti quanti, quei tre pazzi del controspionaggio! Ah! >
Effettivamente alla centrale di agenzia della sicurezza del paese, dove si
cercava di sapere tutto di tutti. Il direttore Alexsander Gop, impartiva
ordini ai vari operatori. E nei primi appostamenti nel seguire le varie fasi
della trasmissione. Si era formato un simposio di varie spie, che spiavano
altri agenti. Agenti speciali che si contraddicevano tra loro, segnalando
irrilevanti interessi per il veggente. Ma ogni nazione era per lo più
interessata. Pertanto quell'incontro in taxi con il tenente Holas aveva un
poco insospettito l'agenzia. Poi l'arrivo del console Holas da Telaviv ad
Atene, Un percorso già programmato, ma poteva essere un contatto con
Israele? E il tutto aveva maggiormente messo una pulce nell'orecchio al
112
direttore dell'agenzia investigativa, che si spacciava per una semplice
giornalista. Alexsander era una vecchia volpe del passato regime che
svolgeva i propri lavori e favori a chi gli sembrava più simpatico. Inoltre
quella telefonata notturna al figlio sulla fregata aveva maggiormente
aumentato i sospetti di qualcosa che si tramava all'insaputa dell'agenzia di
sicurezza del paese. Nelle alte sfere avevano già ascoltato garbatamente
l'ammiraglio Gariffa sul comportamento del tenente Holas in servizio. Al
parere di qualcuno più obiettivo, aveva pronosticato che l'agenzia stava
vendendo fumo a più non posso, per valorizzare il lavoro mancante al
momento. Aveva già messo sotto torchio il tassista Stavropos a scoprire
cosa aveva detto il medium e dove l'aveva portato nei vari percorsi fatti in
quei giorni nei dintorni di Atene. Si stava tergiversando su qualcosa che
non c'era e non centrava nulla, al giovane che tra poche ore doveva
morire, Ma a quel punto più a nessuno importava.
113
Capitolo Ventunesimo
Un leggero vento si stava alzando dal mare e stava portando via le
ultime nuvole rimanenti del temporale, mentre all'orizzonte si stava
schiarendo. Tutto attorno alla regione sembrava un campo di battaglia.
Alberi sradicati e bruciati dalla folgore che in quelle ore si erano accanite
fortemente in quel ristretto posto.
Eros aveva percorso un paio di chilometri e dopo una svolta trovò
un'auto ferma, abbandonata. Si avvicinò e scrutò all'interno, notando il
cappello da ufficiale, subito pensò che era l'auto di Nikos. Provò ad aprire
la portiera e quella si aprì alzandosi in alto, la bella Lamborghini bianca
era un ammasso di fango. Vedendo le chiavi inserite, provò a vedere se
andava in moto, per adoperarla e portare velocemente Nikos all'ospedale.
Girò la chiave e il motore parti all'istante, chiuse lo sportello a inserì la
marcia. L'auto scattò decisa e in un momento era già davanti casa. Caricò
Nikos pregandolo di rimanere in avanti ad evitare di sfregare
maggiormente la schiena già dolorante. Mentre Nikos commentava
pensieroso: < Mah, è partita subito l'auto? >
< Al primo colpo! > Rispose serio Eros, mentre innesta la marcia.
< Allora era veramente quella maledetta maledizione che tentava in
ogni modo a sbarrarmi il cammino per venire da te a salvarti. >
< Già! Penso proprio che è andata così. Ma tu sei stato tenace e hai
combattuto il nemico. Io avevo perso ogni desiderio a lottare, mi stavo
lasciando andare rapito dal destino crudele. >
< Hai più che ragione! Ma in verità, hai combattuto per ben lunghi
venti anni e alla fine, ti sei sempre trovato solo a combattere e a un certo
punto, uno può anche cedere. Come ti capisco Eros! > Constatò Nikos.
Mentre Eros infilava deciso l'ingresso al pronto soccorso.
114
Più tardi, nell'edizione serale del telegiornale ellenico, Wampol si era
inserito con una edizione speciale. Dando gli ultimo ragguagli sui fatti
appena avvenuto quel giorno, nel portare la pace negli animi dei cittadini a
presagire la fine del mondo.
Nel servizio si documentava la visione del tornado che aveva
sconquassato tutta la costa sud, e precisamente la Costa d'Apollo. Il fatto
documentato da Wampol, diceva: < Signore e Signori, affezionati
teleutenti. Eccomi a Voi, qui il vostro “Caimano” Sempre pronto a darvi
scrupolosamente le ultime notizie. Sono qui che vi parlo dall'Ospedale
Sygron in Atene. Nel reparto Ustionati, dove sono ricoverati i due giovani
coinvolti nella paradossale maledizione accennata in questi giorni dalla
nostra emittente ETI-1. Il signor Eros De'Sesostri il chiaroveggente che
aveva ricordato a tutti noi la sua fine il giorno dopo del suo compleanno.
Ma salvato dal tempestivo intervento del tenente Nikos Holas che ha fatto
da scudo col proprio corpo al malefico fulmine che doveva annientare la
vittima. A quanto sembra la maledizione è stata sconfitta. Noi tenteremo di
poter intervistare gli eroi del momento, se i medici lo permettono. I medico
hanno riscontrato delle piccole ustioni sulle mani del signor De'Sesostri.
Invece il Signor tenente Holas a riportato un po' più serie ustioni sulla
schiena alle braccia. I medici presumono che se la cavi entro una
quindicina di giorni. Ecco! Ora vedremo se possiamo intervistare il
professore del reparto per avere le ultime notizie sui pazienti: < Professore
Miro Popodus, cosa può dire in merito hai due ustionati? >
< Va abbastanza bene! Vedremo nei prossimi giorni, come procede la
cura. Ma pensi che presto li dimetteremo. >
< Come avete sentito, tutto va bene. Anche noi del ETI-1
formuliamo i più fervidi auguri. Qui dall'Ospedale di Atene il Vostro
“Caimano”, Arrivederci! > Wampol era riuscito ha restare nei canoni
imposti dall'agenzia. Mentre tra se pensava “ Che rottura di palle!”
115
Capitolo ventiduesimo
Nikos era appena uscito dalla camera operatoria a pancia sotto per le
ustioni e aveva incontrato i genitori trepidanti per il figlio ridotto a quel
modo. Fazia si chinò sul figlio a baciarlo sul viso preoccupata, mentre
Nikos abbastanza rincretinito borbottava sotto voce qualcosa hai suoi cari
spaventati. < Va tutto bene mamma! Non temete... > Faticava molto a
essere sveglio, mentre il console Holas chiedeva le condizioni del figlio al
chirurgo di turno. Nikos consigliò ai suoi genitori di aspettare nel
conoscere e parlare con Eros. Lui avrebbe sistemato prima e spiegato la
situazione. Poi li avrebbe avvisati per quell'incontro importante. < Per
favore! Lasciatemi riprendere un po' di fiato e vi chiamo subito. Mamma,
papà, grazie di tutto ancora! > Li informò Nikos, mentre gli infermieri lo
portavano al centro terapia. Intravvide al fondo del corridoio Elena e con
la mano al fianco della lettiga la stava salutando. Lei, alzò il braccio. Elena
era appena giunta in ritardo in ospedale, trattenuta dal padre, l'ammiraglio
Gariffa, ad evitare di compromettersi troppo, dato il forte interesse degli
agenti segreti in fermento per qualcosa che ancora nessuno sapeva bene.
Costretta a rimare al fondo del corridoio per il momento. Mettendosi poi a
conferire e chiedere le condizioni del figlio ai conti Holas.
Erano le cinque del mattino, quando nella cameretta dei degenti, il
medico di turno era appena uscito.
Eros si era girato verso il letto del tenente e bisbigliava qualcosa
all'amico che sembrava riposi a pancia in giù per le serie ustioni alla
schiena. < Ehi, Nikos! Mi puoi sentire, sei sveglio? > Continuò Eros
ansioso di sapere il suo stato. Mentre cercava di allungare il braccio per
toccarlo, senza urlare. In quel momento sentiva un formicolio nelle mani
un po ustionate e alla fine si alzò e si avvicina al compagno, cercando di
ascoltare il barbottare del giovane tenente. Eros con una tonalità più alta
gli chiese, capendo che non poteva aspettare: < Come stai Nikos? >
Abbassandosi su di esso. Nikos aveva il capo girato dall'altro lato e a fatica
si alzò leggermente e si voltò dalla sua parte, con un lieve sorriso, nel
chiedere incuriosito: < Come vuoi che stia! Abbastanza male? Per gli Dei
dell'Olimpo! Che arrostita che mi sono fatto! Ho la schiena che mi brucia
116
da matti! E, tu! Le tue mani? > Chiedeva alla fine Nikos.
< Beh, una roba così, così! Poteva andare peggio e il peggio lai preso
tu, al mio posto... Grazie, grazie ancora Nikos! >
< Ma, dai! Non stiamo ancora a discutere sul passato e lasciamo
perdere i convenevoli... Fratello mio! >
< Be', sì! Ho sempre desiderato di aver un fratello. Poi, se fosse come
te. Sarebbe tutt'altra cosa. > Rispose Eros sorridendo a quella idea.
Per Nikos quella risposta così sincera, gli si riempì il cuore di gioia e alla
fine disse serio all'amico all'oscuro di tutto. Sapendo per certo che l'altro
non era il tipo di frugare nei pensieri altrui: < Bene! Se proprio lo vuoi
sapere, adesso tu c'è lai un fratello! > Sbottò deciso Nikos ridendo.
< Ma cosa vai dicendo? Ma che cosa ho? Certo che tu ora sei per
m'è un fratello: Anzi molto di più! Nessuno avrebbe fatto quello che hai
fatto tu per m'è. Nessuno! > Rispose con serietà sorprendente Eros, ma
felice di ciò che esprimeva.
Mentre Nikos sprofonda il viso nel cuscino, alla fine sbottò deciso, al
compagno confuso: < Ma come, non l'hai ancora fatto? >
< Fatto ché? Fatto che cosa, spiegati meglio per favore? >
< Ha entrare nel mio pensiero e leggere la nostra storia? >
< Eh, no! Basta con le insinuazioni di cose inimmaginabili al pensare,
per favore, Nikos! Non prendermi in giro. Io ti voglio bene! >
< Già, perché tu pensi che anche io non te ne voglia Fratello! >
< Eh, Rigaglie! Perché insisti così tanto. E' difficile per m'è scavare
nei tuoi sentimenti e passioni che arzigogolano il tuo bel cervello Tenente
mio! Va bene, se ti fa piacere passare per mio fratello facciamolo pure. >
< Ah! Ma sei testardo a non voler capire! E subito ti trinceri dietro
opinioni fasulle. > Mentre cerca la mano del compagno e l'altro si avvicina
accarezzandogli i capelli, nel chiedere con voce soave: < Beh! Allora, sto'
aspettando? > Incuriosito da tutte quelle insinuazioni.
< Allora, ascolta bene! Dato che per qualche giorno siamo accampati
qua dentro. Ti racconterò un'altra storia nostra. Insomma è la storia che a te
mancava?... > Gli prospettò Nikos. Mentre Eros confuso si stava
spremendo le meningi a capirci qualcosa di quella amenità della sua vita
mai provata. E Nikos sorridendo continuava a raccontare: < Io ero già
venuto a casa per parlare e raccontarti tutto, ma tu eri in dolce compagnia.
E devo dire che non sembrava poi male! >
< Ma, cosa dovevi dirmi di urgente? > Chiese sorpreso Eros.
Eludendo quella parte finale della domanda. < Cosa volevi farmi sapere...
117
Forse perché c'era la donna che... > sbottò sull'imprecisato: < La
giornalista era venuta per un'intervista, Al diavolo Lorelaine... lei.. >
< Quello che ho visto sul terrazzo era una piacevole intervista,
fratellino. E non dirmi che non è vero? > Lo rimproverò deciso. Mentre
Eros si stava arzigogolando il cervello, con rabbia. < Ma sei fissato col
fratello, fratello! Insomma l'amore che c'era prima è svanito nel nulla? >
< Ehi! Non t'arrabbiare fratello. Lei non centra nulla con ciò che
voglio dirti. Sì, centra l'amore in altra maniera. Ascoltami tranquillo per
favore. Potresti sederti sul pavimento, mi sta venendo il torcicollo girato
per traverso, Vorrei vederti in viso, nel profondo dei tuoi occhi blu Eros. >
< Per le mie statue! Nikos tu mi stai confondendo enormemente le
idee. E' tutto così aggrovigliato e contorto. Forse perché tra noi stava per
succedere qualcosa che non avrei mai supposto. E francamente sono
rimasto sconvolto. Ma egualmente te ne sono grato per quello che hai
fatto. Nessun altro l'avrebbe fatto. Ti sarò sempre riconoscente. >
< Be', mi lasci parlare e rimani un momento in silenzio ad ascoltare.
Per favore! La storia che ti voglio raccontare è di ben diversa trasparenza
nelle nostre vite vissute. Ma dato che tu sei restio a leggere nei miei
pensieri mi devo sgolare per spiegare l'ingarbugliata situazione. >
< Non voglio leggere le tue strambe idee avveniristiche di un amore
impazzito prima e della fratellanza dopo... Accidenti! Mi fai tornare il mal
di testa che da giorni mi perseguita e sembrava sparito. > Perorò Eros.
< Una cosa te la voglio proprio dire! Se tu eri una donna ci avrei
provato subito. Ma il fatto che tu sei mio fratello. Beh, quasi? >
Eros stava per scoppiare, battendo il capo contro il muro. Poi sbottò
deciso, nel chiedere, senza entrare nel capoccione dell'altro: < No, non è
possibile! E io che stavo quasi per cambiare percorso e innamorarmi..
accidenti! Questa poi... Da te non me l'aspettavo? >
< Be', grazie! Allora non sono da buttare! > Rimarcò Nikos
sorridendo, per riprendere a spiegare: < Devi sapere che l'altro giorno a
pranzo con mia madre, avevo accennato alla tua situazione, spiegando che
anche io sentivo i tuoi stessi dolori e sensazioni.. >
Eros l'interrompeva per chiedere: < Ma veramente senti i miei stessi
dolori? Io pensavo quando l'avevi accennato, fosse una tua immaginazione
per carpire quell'amore che continuavi a sbandierare con fervore. >
< E' la verità! Tutte le tue sensazioni sgomenti oltre ai dolori lo ho
sentiti più che bene. Da aver paura. Ed è per questo che parlandone con
mia madre gli avevo accennato, di averti prestato la casa e.. Mia madre a
118
pensato subito che noi fossimo amanti. E io lo lasciata credere. Poi ero più
che mai convinto che anch'io sarei morto assieme a te. Nati nello stesso
giorno e anno, e i segnali erano identici. Non ci vuole molto a capire che
siamo eguali... Identici! >
< Siamo nati allo stesso giorno e anno? Per le mie statue! Questa poi?
Ecco cosa mi ingarbugliava la testa nelle mie sconquassate visioni, la
presenza di qualcuno che non conoscevo, ma era parte di m'è. Accidenti!
Ma perché hai lasciato credere a tua madre che eravamo amanti. Oh! Cosa
vado dicendo, amanti! > Sbottò Eros più che mai confuso, poi spronò
l'altro che continui a spiegarsi meglio.
< Ormai si è tranquillizzata, ma al momento saperci amanti non le
garbava molto. > Spiegò Nikos. Mentre Eros brontolava a dire: < Allora
tutta quella tua messa in scena di amore travolgente, era nient'altro a farmi
credere e accettare il tuo amore per sconfiggere assieme il malefico
destino. Sei stato bravo e convincente. Fratello! > Mentre lo accarezzava
felice di quella spiegazione. Ma poi chiese ancora: < Ma ora dimmi un po'.
Tua madre sa spiegare la nostra parentela fraterna. Io non voglio entrare
nella tua memoria, ho il terrore di scoprire qualcosa che avevo già visto ma
non compreso. Ti prego illustrami, fratello! Però! Sì, mi piace, fratello! >
< Bene! Ora lasciami finire la telenovella, che si fa interessante, Mia
madre in tutta questa storia, di amanti non è che la colpisse molto, ma il
fatto che siamo fratelli di sangue... Non le sembrava giusto. >
< Come di sangue? Io non ho mai saputo di aver un fratello? Soltanto
nelle fantasie che sognavo vi era sempre qualcosa o qualcuno che mi
affiancava, Ma io lo includevo tra i miei compagni di collegio e nient'altro.
Ecco dove sbagliavo. Quella sera in televisione, quando ti ho visto, per un
attimo ho avuto una visione di una donna araba che correva con un
bambino in braccio. Ma subito l'immagine è sparita. Ma scusami, senza
offesa, ma cosa centra tua madre in tutta questa storia. Oops! Scusa! Lei ha
conosciuto mio padre, per caso? No, ti prego! Non voglio creare altri
problemi. Nikos. > Abbassando il capo confuso.
< No, non ci sono problemi! Mio padre il conte Holas e mia madre
Fazia mi hanno adottato appena nato. La mia vera madre è morta di parto a
casa dei miei. Si chiamava Hader hayubi ed era sorella gemella di tua
madre. Comprendi gli inghippi misteriosi. >
< Questa non l'immaginavo minimamente? Va bene! Era sorella
gemella di mia madre, ma come puoi dire che siamo fratelli? Cugini si!
Siamo cugini, che c'è di strano? > Immaginò Eros. Mentre l'altro
119
proseguiva a spiegare. < Troppo semplice! Mamma Fazia mi spiegò con
difficoltà gli avvenimenti del passato e della mia nascita e l'adozione. E in
tutto questo suo sforzo a svelare la verità, io le sono infinitamente grato.
Comprendendo il grande suo dolore, ma anche tanta gioia a crescere un
figlio non suo, ma divenuto suo, legittimo. Lei non poteva avere figli e ne
fu felice di accettare dalla mia vera madre quel piccolo fardello. Fazia mi
spiegò, con le lacrime agli occhi, veder morire mia madre e non poter far
nulla. Soltanto tentare di salvare il figlio, altrimenti ero spacciato anche io.
Perciò, ora sono diventato a tutti gli effetti il conte Nikos Holas. Ma
lasciamo perdere i contorni. So che ti preme sapere, il perché siamo nati
allo stesso giorno e per giunta fratelli ? >
< Ti prego, non farmi stare sulle spine. Non voglio leggere nella tua
testa l'altra metà della storia. Dai racconta, per favore? >
< Da come mi ha raccontato mia madre adottiva, per spiegarmi
meglio. Ma non vorrei sminuire il suo amore per un figlio divenuto suo.
Mi spiegò che mia madre e la tua, erano vissute separate fin da piccole,
senza ben conoscersi tra loro, solo la forte assomiglianza essendo gemelle.
Sembra sia stata rapita mia madre, molto piccola e vissuta in una facoltosa
famiglia di un emiro del Sudan. Ma più grandicella era stata promessa ad
un anziano nobile del paese. E mia madre capendo la sua collocazione,
oltre aver scoperto da una delle vecchie mogli accantonate dell'emiro, che
gli confidò la sua provenienza. Scappò, riuscendo ad aggregarsi a degli
archeologi di passaggio, facendosi passare per una esperta in recuperi
antichi. E Arrivò al Cairo, continuando a proseguire la sua dote di
archeologa e per caso incontrò tuo padre e riconobbe nella moglie la
sorella gemelle. Ma non volle mai dire nulla e continuò a lavorare con
piacere nella piccola comitiva, abilitata dal governo egiziano alla ricerca di
una famosa tomba regale. Sta di fatto che mia madre si innamorò di tuo
padre, suo cognato. Per intendersi, ma senza creare scompigli al caso. Era
soltanto un amore platonico. Ma una notte, mentre avevano fatto una
importante scoperta. Avendo trovato un vaso canopo in una tomba di
lavoranti... > Ma veniva fermato da Eros a chiedere sorpreso: < Dio!
Allora è stato veramente mio padre a portare a Torino il vaso canopo con
dentro la maledizione perpetua! >
< Già! Ora che ci penso, a quello che hai spiegato in televisione è
veramente quel vaso che aveva impregnato di DNA maledetti. Vero? >
< Sì, è veramente così! Ma ormai è dissolto nella fornace. >
< Lasciami finire di spiegarti. A quel tempo tua madre era quasi di
120
tre mesi in cinta di te. E quella notte della scoperta stava male da rimanere
al campo base. Mia madre e tuo padre e altri componenti alla spedizione
stavano festeggiando la scoperta e nell'euforia della festa al campo degli
scavi, Forse per qualche bicchiere di troppo fecero all'amore. Forse, dico
io. Con la forte rassomiglianza delle due donne si è confuso e... Insomma!
Quando mia madre si accorse di essere in cinta a sua volta, se ne andò dal
campo con una scusa e per caso incontrò nel museo egizio mia madre
Fazia. A quel tempo mio padre era console al Cairo. Fazia la trovò che
piangeva dietro una statua e si confidò apertamente con lei. Fazia la portò
a casa e l'aiutò a trascorrere i giorni della gravidanza, soltanto che subentrò
una infezione virale raccolta nel deserto. E in quelle condizioni era
impossibile trovare un rimedio e il parto si annunciò prematuro. Alla fine
la dottoressa levatrice faticò per salvare entrambi. Poi mia madre Hader
decise per il figlio e io nacqui di sette mesi. Purtroppo lei non
sopravvisse... Ma fu felice di donare il figlio a Fazia. Mentre tu a poche
chilometri nascevi a tua volta. Ecco ora svelato il mistero della fratellanza.
Io non penso minimamente di chiamarti in avvenire: “Il mio fratellastro”.
Sei mio fratello e basta! > Sbottò Nikos contento. Poi così d'impeto
cambiò argomento, chiedendo con fare sornione: < Eros, ma com'è
Lorelaine... insomma a letto? >
Eros era rimasto senza parole, a quella domando impertinente, poi
rispose: < Perché, forse vorresti conoscerla? Ma non ti basta quella
brunetta che tieni la foto accanto al letto, a Thorikon? >
< Ah! Tu intendi dire di Elena... Be', lei è la mia ragazza al momento.
Ti Piace? Ma penso che per te ci vorrebbe... Qualcosa di più? Un tipo
come Maritzia. Lei potrebbe fare al caso tuo. Gaia e perspicace, e
sopratutto non rompe... Penso proprio che poteste formare una bella
coppia, fratello mio! > Propose maliziosamente Nikos.
< Ehi, Ehi! Calma, fratello! Aspetta un momento... Per adesso ho
altri problemi da districare. Tanti problemi seri. Prima di tutto vorrei
conoscere i tuoi genitori e ringraziarli per aver allevato e protetto un
fratello cosi bravo ed educato, disposto a sacrificarsi per salvare gli altri. E
questo è più che lodevole per un tenente della marina greca. >
< Dai, non stare ad esagerare, fratello! E sinceramente sono
veramente felice di aver un fratello. Veramente Eros! > Ma non poté
proseguire un magone gli aveva precluso la gola.
< Dai, su! Non lasciamoci andare in lacrime. Il brutto è passato e
lasciamolo alle spalle. Ti stavo spiegando prima, che mi farà piacere nel
121
conoscere i tuoi genitori. Ma poi dovrò tornare in Italia. Anzi spero che
verrai a trovarmi a Venezia, ho anche io un piccolo appartamento al centro,
con vista sul CanalGrande. E.... > Ma viene fermato da Nikos sorpreso per
l'idea dell'altro: < Ma come? Io pensavo che resti qui con noi, adesso che
hai ritrovato tuo fratello, vuoi andare via? > Espresse sfiduciato.
< Come potrei! Io devo continuare gli studi di architettura a Venezia.
Poi, mi sembra di aver già combinati un sacco di problemi a tutti voi, che
metà bastano. In tutto questo casino che ho coinvolto un sacco di gente e
poi devi sapere e questo ancora non lo sai. Ci sono un sacco di agenti, be',
diciamo segreti di varie nazioni che mi stanno alle costole, e senz'altro
stanno controllando in qual rapporti che abbiamo tra noi. Non sapendo
ancora cosa centri e cosa facevo io in casa tua a Thorikon? Ancora non
sanno che tu sei il mio fratellastro e che hai sentito gli stessi miei dolori e
sensazioni. Pertanto è meglio che non raccontiamo più nulla al mondo, chi
siamo e cosa facciamo? Tu potrai dire che conoscendoci in taxi mi hai
prestato la tua casa e alla fine volevi aiutarmi a salvarmi. Nient'altro devi
dire, per uscire fuori da questo ginepraio. Io personalmente ho già detto
troppo. Ma prima non mi importava più niente, ma ora si che m'importa di
non creare a voi altri guai. D'accordo Nikos? >
< Già, hai ragione! Non avevo ancora pensato che ci stanno spiando
da ogni parte... > Mettendosi la mano sulla bocca per tacere, mentre si
guardava con fatica attorno e prontamente Eros lo rincuorava, dicendogli:
< Stai tranquillo qui ancora non hanno messo dei microfoni. Ma presto lo
faranno per scoprire cosa confabuliamo... > Poi a sua volta Eros esclama
ad alta voce: < Sai che non mi ricordo più nulla. Accidenti! >
Aveva sentito qualcuno avvicinarsi alla porta, e un leggero bussare su di
essa. Eros si era già infilato a letto, fingendo di lamentarsi, proprio mentre
la porta si apriva ed entravano due nuovi infermieri, dalle troppe eleganti
scarpe lucide. < Meno male che siete arrivati dottori. Ho un gran mal di
testa e fatico a ricordarmi dove mi trovo? Ho una fottuta paura che quella
palla di fuoco mi abbia fuso il cervello. Non riesco a ricordare.. non so
cosa dovrei ricordare? Tentavo fino adesso di comunicare col il mio
salvatore. Questo lo ricordo bene, lui mi a salvato... Ah! Si adesso so chi è!
Lui mi ha prestato la sua casa.. per cosa? Volevo capire.. Ma accidenti non
ricordo proprio niente? Ma cosa dovrei sapere... non so bene? Dottore
avete qualcosa per la memoria, oltretutto ho un gran mal di testa...
Accidenti che confusione! > Espose con voluta serietà, che persino Nikos a
pancia in giù faticava a capire se fingeva o era vero? Mentre i due nuovi
122
infermieri, rispondevano decisi: < Signor De'Sesostri, noi non siamo
dottori, siamo qui per controllare il telefono che giù da basso ci hanno
detto che non funziona bene. Comunque avviseremo il dottore di turno e
verrà a darle qualcosa. >
Mentre uno dei due trafficava sul telefono e inseriva qualcosa dentro al
microfono. Poi velocemente si eclissavano salutando. Eros fece segno a
Nikos di non parlare, alzandosi dal letto per controllare il ricevitore
telefonico. Trovando una piccola trasmittente a corto raggio, un rivelatore
di suoni, al di fuori del telefoni che squilli oppure no. Eros si abbassò
all'orecchi di Nikos e bisbigliò: < Dobbiamo continuare la sceneggiata e
far capire che io non riesco ha ricordare più nulla, ma di più far capire che
non posso più leggere il pensiero altrui. Capito! > Mentre Nikos affermava
muovendo il capo. Poi Eros incominciò a brontolare, sempre di più a voce
alta: < Ma questo dottore viene a darmi qualcosa per il mal di testa? Eih!
Tu?... accidenti come ti chiami amico? Non mi viene il tuo nome! Non... >
Brontolò Eros.
< Ma veramente non ti ricordi come mi chiamo? Ma dai! Tu sei così
bravo ad entrare nella testa degli altri e leggere ogni cosa. Non ci credo!
Non sarà mica che il fulmine ti ha messo in tilt il cervello? Questa poi,
proprio non ci voleva! Come farai ha trovare la tomba del faraone in
Egitto, se non ti ricordi più nulla? > Espose serio Nikos. Mentre Eros
brontolava: < Ma quale tomba? Ah, sì! Quella del faraone Erosm... Come
si chiamava? Accidenti! Ho proprio la testa sballata. Quel fulmine
ricordo... No, non ricordo un bel niente. Dici che mi tornerà la memoria? >
< Ora sta calmo e vedrai che arriverà prima o dopo la tua memoria. >
Poi più vicino all'orecchio di Eros sbottò sorridendo: < Hai ragione
fratello! Sei veramente forte. Lo devo ammettere. > confermò Nikos.
123
Capitolo Ventitreesimo
Erano le dieci passate, quando entrarono da loro i cognugi Holas,
accompagnati dal professore del reparto Popodus e il ministro Sharon
Dopulis. Trovarono Nikos seduto sul letto, rivolto di schiena. Gli avevano
appena sostituito la fasciatura, dopo avergli spalmato una buona dose di
pomata rinfrescante per riattivare la pelle arrossata. Stava conversando con
Eros seduto di di lato, sulla graziosa diplomata che li aveva fasciati
entrambi. Poi le voci alle loro spalle li fece voltare a vedere. La contessa
Fazia fu la prima a parlare: < Nikos come stai oggi? > Mentre le si
avvicinava e lo baciava con gioia. E subito Nikos rispondeva al saluto e
più piano bisbigliava alla madre: < Fate attenzione! Ci sono microfoni
ovunque... Mamma che piacere vederti. Ecco ti presento l'amico Eros
De'Sesostri! >
< Felicissima di fare la sua conoscenza! > Mentre, più che mai
decisa, si intrometteva con una leggera gomitata a fermare il marito che
stava per aprire la bocca. < Felice di conoscerla signor De'Sesostri. Mio
figlio mi aveva accennato del suo problema, ma non pensavo che avesse
preso a cuore la sua situazione. Meno male che è tutto finito abbastanza
bene. Vero Michail! > Rivolta al marito facendole capire dal suo tono di
voce alta, che c'era qualcosa che non andava. E lui da buon diplomato
rivolgendosi ai ragazzi esponeva: < Sono veramente felice che tutto è
andato a buon fine. > Mentre si girava verso il ministro con un sobrio
sorriso: < Carissimo Sharon, come vede la nostra Marina Militare è sempre
pronta a soccorrere chi ha bisogno. Bravo figliolo! > Espresse il console,
senza addentrarsi troppo, avendo intuito che gli agenti segreti della
nazione erano in fermento. Oltre alle domande evasive rivoltole già al
ministero e al personali dell'albergo dove alloggiavano. Capendo che
persino l'ammiraglio Gariffa era rimasto un po' in disparte.
< Papà, sono veramente felice di vedervi qui ancora. Ma non
dovevate partire ieri in aereo? > Buttò quella frase curiosa, per confondere
le idee a tutti. Mentre Eros tentava di stringere la mano alla contessa e i
suoi occhi azzurri la fissavano con infinita stima. E in quei pochi secondi
di sguardi reciproci si comunicarono entrambi mille cose. < Gentilissima
Signora Holas ringrazio lei per aver cresciuto un figlio così educato e
124
altruista. Se non era per lui sarei morto. Peccato che quel fulmine che
avrebbe dovuto annientarmi mi ha distrutto buona parte della mia
memoria. Solo frammenti di avvenimenti mi appaiono e molto spesso
fatico ha ricordare i nomi. Sono messo un po' male, ma almeno sono
ancora vivo. Grazie a lui! >
< Sono felice di conoscerla e spero che possa essere ospite ancora di
mio figlio Nikos. Ma in altre circostanze > Mentre rispondeva lei al figlio
sulla partenza: < Certamente figliolo, avremmo dovuto partire, ma quando
abbiamo saputo del vostro guaio abbiamo rimandato la partenza. Poi
anche l'aeroporto era bloccato per il maltempo. > Espose La donna a
bloccare qualsiasi domanda troppo particolare ai presenti.
Mentre il primario del reparto confermava che i giovani si sarebbero
rimessi presto. E scusandosi per il lavoro pressante usciva frettolosamente.
Anche il ministro dopo aver salutato i feriti usciva per rincorrere il
professore Popodus a scoprire eventuali progressi del paziente in
questione. Insomma tutti cercavano e volevano in sordina qualcosa? Il
console Holas a sua volta, con una scusa a discutere problemi di stato con
il ministro, lasciava sola la moglie con i giovani a dialogare.
Eros nel frattempo, furbescamente tentava di ricordare qualcosa, ma gli
era difficile e la contessa lo pregava di essere calmo: < La prego Eros, >
Mentre un risolino arguto era apparso sul suo viso, continuando a dire
preoccupata: < Non si agiti, non serve a nulla imprecare. Ma mi dica Eros,
non le spiace se la chiamo per nome, vero! Ma i suoi famigliari sono
avvisati del fattaccio che le è capitato? Purtroppo io e mio marito non
abbiamo seguito la trasmissione, dove ha spiegato quel mistero. In verità
eravamo all'oscuro e la notizia del tornado che vi a quasi bruciati, ci ha
sconvolti tanto. > Espose saggiamente la contessa.
< No! Accidenti, non ricordo bene, se ho dei parenti? Non so, no, mi
pare che a casa... Ho una casa? Mi dispiace Signora, ma non ricordo
bene... Che brutta scottatura! Ho ancora la testa che mi duole fortemente. >
< Non si preoccupi adesso. Vedrà che tutto si rimetterà a posto. >
E di botto Eros avendo intuito e capito la situazione, si alzò e disse
tranquillo: < Vado in bagno! > Poi mentre Eros era nel piccolo bagno, la
contessa si avvicinò al figlio e sornionamente nel dire a mezza voce, ma
quel tanto che basti per chi ascoltava capisca la situazione. < Caro Nikos,
sono preoccupata per il giovane. Ho paura che quel fulmine gli abbia fuso
il cervello. Questa non sembra una semplice amnesia. Il giovane è
veramente partito di testa. Speriamo che recuperi un pochino la memoria.
125
Almeno per le cose essenziali... Peccato! >
< Mah, lui prima sapeva leggere il pensiero altrui e ora mi sembra un
po' rincretinito. Quanto mi dispiace! Certo non è morto, ma... > Terminò
all'entrata di Eros dal bagno che strizzava l'occhio, comunicando con
deboli e insignificanti segni che cerano anche delle telecamere nascoste da
qualche parte. < Volevo lavarmi i piedi ma il lavello è troppo alto. Non so
come fanno i degenti a lavarsi, mah! > Sbottò sogghignando.
Poi la contessa salutò i giovani, con un forte abbraccio a ciascuno.
Nikos nell'abbraccio finale, sussurrò alla madre: < Ti piace mio fratello?
Anzi, i tuoi due figli... > Osservando la madre estasiata da quella
esposizione che leggeva negli occhi del due fratelli. La gioia.
< Vi voglio un infinità di bene a tutte due e sono orgogliosa di aver
acquisito un altro figlio. > Rispondeva sotto voce all'orecchio del figlio. E
di botto non resistette e si avvicinò ad Eros e l'abbracciò decisa, dicendole
a voce alta: < Su, su! Eros con il morale. Vedrai che tutto si rimetterà a
posto. > Poi, più sottovoce: < Ti voglio bene figlio mio! Ciao! >
E con decisione e sobrietà Fazia usciva dalla stanza, nel prendere sotto
braccio il marito ad evitare altre parole di troppo.
Appena dopo, Nikos chiedeva a Eros di avvicinarsi e aiutarlo a mettersi
meglio e gli sussurrava velocemente all'orecchio: < La nostra mamma è
felice di aver due figli. > Mentre gli dava una gomitata, con un grosso
sorriso e riprendeva a farfugliare: < Sei bravo come attore. >
Nella camera adiacente i funzionare dell'agenzia erano incollati ai
ricevitori e ascoltavano i vari discorsi dei degenti, e alla fine facendo un
piccolo resoconto dei commenti sentiti. Dovettero dire che il soggetto
messo sotto controllo era purtroppo partito di testa. Quella scarica del
fulmine gli aveva veramente fuso le cervella. Poi avevano già constatato a
proprie spese, un funzionario della CIA aggregato a loro aveva a sua volta
subito un forte shock, nella distruzione del battello in mare. Si trovava
all'ascolto quando un fulmine piombò sul natante fulminando tutto
l'impianto del battello e per fortuna il funzionario straniero aveva ricevuto
una leggera scarica elettrica, da lasciarlo traumatizzato e confuso.
126
Fuori nei corridoi dell'ospedale c'era un forte brusio di voci. La stampa
stava cercando di fare una breve intervista e Wampol non poteva mancare.
Già nel giorno prima, non aveva potuto intervistare nessuno dei due
sopravvissuti all'uragano vendicativo. Ed ora avendo incontrato il ministro
Dopulis nei corridoi, seguito dal console Holas e consorte, Wampol si
buttò deciso a chiedere: < Signor ministro Dopulis è venuto a portare la
buona notizia del ritrovamento della tomba del faraone? >
< Sinceramente ancora non ne so nulla. Purtroppo ero preso da altri
problemi di stato. Dal mio ufficio non mi hanno avvisato. Ma dato che lei
Wampol è peggio del suo soprannome! Senz'altro è meglio informato sui
fatti accaduti. > Perorò il ministro seccato, ma davanti alle telecamere
doveva far buon viso ai vari intoppi. E prontamente Wampol l'informava:
< L'abbiamo trasmessa al telegiornale di ieri sera. Comunque il governo
egiziano ha fatto sapere che è stata ritrovata nel punto indicato dal signor
De'Sesostri l'ubicazione della tomba. Invitando tutti alla prossima apertura.
In diretta TV. Come vede noi siamo sempre pronti a informare chi di
dovere. Ora, se fosse possibile vorremmo intervistare il signor De'Sesostri
e il tenente Holas. Inanzi tutto sentire come stanno e congratularci per la
felice risoluzione, del loro scampato pericolo. Dottore possiamo fare una
piccola intervista? > Chiedeva Wampol. Ma subito interveniva il console
Holas capendo la situazione, accennata velocemente poco prima dalla
moglie, consigliava al dottore: < Dottore, penso che possa lasciali fare
questa breve intervista ai giovani. Sono in gradi di parlare. E poi faremo
contenti tutto il paese dopo questo pandemonio di magia e misteri. >
Wampol da buon volpone intuiva la iniziativa del console e ringrazio
saggiamente: < Conte Holas la nostra emittente le sarà riconoscente.
Grazie! > Mentre un infermiere apriva la porta della camera. Permettendo
di entrare in pochi per l'intervista.
Eros per nulla sorpreso, chiedeva a mo' di sornione smemorato: < Perché
mai la televisione? Ah, adesso ricordo. Il signor Wamp... Ah, Wampol,
vero? Mi dovete scusare ma ho la testa un po farlocca. Quel fulmine me la
messa fuori uso. Faccio fatica a ricordare. >
E prontamente Wampol intuì subito l'inghippo, quel fulmine gli aveva
soffiato lo scoop nazionale. Ma egualmente si buttò deciso nel chiedere ai
superstiti: < Carissimo signor De'Sesostri mi fa molto piacere rivederla e
congratularmi con lei per la vittoria sulla maledizione. Per la memoria un
po' rintronata non c'è problema, si riprenderà presto. E' il nostro augurio
più sentito. Comunque le devo dare una buona notizia. Il Dottor Hamr a
127
fatto sapere che la tomba del faraone Erosmenkhotep I è stata trovata e
presto ci sarà l'apertura della tomba vera e propria, invitatoci alla sua
scoperta in diretta TV. Pertanto guarite presto che ci aspettano in Egitto. >
< Non sono mai stato in Egitto! > Esclamò Eros, deludendo i presenti.
Wampol era in parte dispiaciuto per quel giovane così battagliero e
perspicace e ora così smemorato. Peccato! Pensò deluso.
La stampa e la televisione stavano lasciando l'ospedale, proprio mentre
arrivava l'ammiraglio Gariffa accompagnato dalla figlia Elena. Wampol
avrebbe voluto intervistarli, ma visto il seguito dell'ammiraglio contornato
da scagnozzi, nonché senz'altro agenti speciale o segreti, comunque era
impossibile avvicinarsi. E poi avendo già avuto dei battibecchi col
direttore dell'agenzia, Wampol pensò ben di lasciar perdere. D'altronde
aveva già in mano qualcosa che gli altri non potevano avere e a quel punto
teneva in serbo la bella sorpresa.
128
Capitolo Ventiquattresimo
Con un grande e ambiguo sorriso l'ammiraglio Gariffa fece il suo
ingresso nella camera dei superstiti, con spavalderia: < Tenente Holas! Che
piacere vederla salvo. E al signor De'Sesostri, non ho mai avuto il piacere
di conoscerla, i miei più sentiti auguri giovanotti! > Blaterò davanti alla
porta spalancata, facendo fermare alle spalle tutto il seguito. Elena
brontolò alle spalle e spingendo il padre di lato, entrò decisa. < Per favore,
papà! Non siamo all'accademia che tutti devono prestare attenzione alle tue
conferenze. > Avvicinandosi al letto di Nikos, nel dire al giovane che la
rimirava con provata gioia. < Caro Nikos che gioia saperti salvo! >
Abbassandosi e baciando sulla guancia il ferito. < Che spavento amore
quando lo saputo da mio padre, cosa ti era capitato. >
L'ammiraglio con un brontolio bonario incoraggiava tutti. < Su coraggio!
Il peggio è passato. Mi dispiace per lei signor De'Sesostri che ha perso la
memoria... Mah, riesce ancora a leggere qualcosa del pensiero altrui? >
Espose con fare bonario. Ben sapendo che era la domanda che gli era stata
posta garbatamente dai piani superiori. Avendo lui un buon contatto di
amicizia coi degenti. Era pur sempre qualcosa che poteva interessare la
sicurezza del paese. E perché no! Poter servire la nazione nel riuscire a
carpire e capire se vi fosse qualcosa da salvare.
Eros si era già fatto una buona sequenza di letture nelle varie teste
presenti nella stanza, oltre quelle alle spalle dell'ammiraglio, l'ufficiale al
seguito e altri in borghese per la sicurezza del paese, oltre per proteggere le
persone di un certo livello, contro eventuali malintenzionati. Eros gli
veniva da ridere, ma poi furbescamente borbottò confuso: < Ma quanta
gente ti vengono a trovare Nikos! E la signorina... fammi indovinare? E' la
tua ragazza... Piacere! > Allungando la mano, mentre proseguiva a dire,
ignorando l'ammiraglio piantato al centro della camera a mo' d'ispezione
delle camerate: < Mi perdoni... ho dimenticato il suo nome? Ho forse non
me lai detto amico. Non ricordo proprio, accidenti che sconquasso la mia
memoria... Scusatemi! > Rimettendosi disteso a mugugnare e Nikos stava
129
per scoppiare dal ridere per la bella commedia di Eros. Capendo che tutti
erano lì, per un solo scopo, sapere se Eros poteva essere manipolato come
mezzo bellico, e senz'altro nessuno interessava se stavano bene o male,
quello era il guaio. L'indifferenza. Capendo che anche con la sua ragazza
la stavano usando per benino. Poi sbottò deciso: < Signori , mi dispiace,
ma io personalmente non sto' affatto bene. E pertanto prego lasciateci soli
a riposare. Elena appena starò meglio ti telefono. D'accordo? Arrivederci,
ci sentiamo! > Sbottò infastidito.
< Certo! Aspetto una tua telefonata. Ciao amore! > Baciandolo sulla
guancia, mentre lui affondava il viso nel cuscino. Aspettando che tutti
escano dalla stanza e alla fine trasse un lungo sospiro di liberazione. Poi
adocchiò Eros che sembrava dormisse strizzandogli l'occhio.
Poi Eros per accontentare chi era in ascolto e senz'altro li vedeva, Ma al
momento non aveva ancora localizzato la telecamera dov'era sistemata,
sbottò a dire: < Nikos, per favore! Mi vuoi dire chi hanno trovato in
Egitto? Accidenti che confusione in testa... Nikos, scusa ancora. Puoi
telefonare al dottore di questa baracca, che mi portino qualcosa per il mal
di testa. Accidenti! Come mi... gira tutto. Mi viene voglia di vomitare... >
< Prova a dormire, riposare, russare, senz'altro dopo stari meglio. Poi
se vuoi chiamare l'infermiere, basta che premi il campanello lì! >
< Sì, hai ragione! Sono proprio rintronato. Ascolta un momento.
Quando ci svegliamo andiamo a fare un bel giro del reparto. Ho visto che
ci sono delle graziose infermiere... Forse loro, riescono a farmi passare il
mal di testa... Ne ho vista una carina e... >
< Certo, certo! Ma adesso per favore dormi. Così anche io riposo. >
< Oh, scusa! Allora domani andiamo in Egitto? >
< Si, sì! Partiamo presto, ma adesso dormiamo, per favore Eros! >
Urlò Nikos. Affondando il viso nel cuscino per non farsi trovare a ridere e
mostrare la sua in sopportazione alla convivenza.
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Capitolo Venticinquesimo
Quattro giorni dopo, l'aereo dell'Olympic Airwais, atterrò in orario
all'aeroporto del Cairo. Un stuolo di gente era accorsa ad aspettarli
all'arrivo passeggeri. Giornalisti telecronisti personale del posto, pronti a
riceverli in pompa magna. Quasi fosse una festa nazionale. I giornali e le
televisioni locali erano in fermento per quella tomba faraonica ritrovata e
tutti erano in agitazione aspettando l'apertura e scoprire veramente i tesori
menzionati dal chiaroveggente. Appena giunto dal continente europeo.
Nikos stava brontolando per il forte prurito alla schiena, non del tutto
migliorata la sua ustione. Eros era ormai ridotto a leggere bende alle mani
ad evitare sfregamenti, ma tutto alla fine procedeva più che bene.
Elena che accompagnava il suo ragazzo, tentava di sminuire lo stress,
di Nikos: < Ma, dai! Non fare la vittima è solo un po' di rossore alla
schiena. Ti passerà presto, stai calmo! > Lo motteggiò con un falso sorriso.
Nikos l'osservava quasi seccato e stava per rispondere a tono, ma poi
soprassedette, mentre si alzava dal proprio posto e guardava Eros, che
sembrava distratto, pareva di non aver sentito nulla del loro discorso.
La contessa Fazia e il console Holas stavano già scendendo dall'aereo.
Seguiti dal ministro Dopulis ansioso di farsi notare, seguiti da Lord
Brunnerit dirigente dell'emittente greca.
Wampol era sceso dall'altro sportello in coda, lui e la sua truppa per le
riprese in diretta, avendo avuto già prima, i vari permessi dal governo
egiziano.
Ad attenderli all'arrivo, il ministro dei Beni Culturali egiziani, il dottor
Hamed Sukian, al fianco del dottor Zakis Hamar, felici di ricevere colui
che che porterà lustro all'Egitto, con la scoperta che si andrà a scoprire
all'indomani. Erano tutti in attesa di vedere colui che ha sconfitto la
maledizione che si perpetuava fin dai tempi lontani. Tutti ormai avevano
appreso dai giornali e televisione che purtroppo il Giovane De'Sesostri
aveva perso un po' la memoria colpita dal fulmine.
Eros come apparve sulla pedana e si apprestava a scendere, un
susseguirsi di flash per immortalarlo. Eros contro voglia alzo un braccio e
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salutò la folla. Nikos, al suo fianco gli bisbigliò: < Sai fratello, sei molto
richiesto da queste parti. Farai molta carriera. Coraggio! >
< Ti prego! Non illuderti troppo, appena tutto sarà finito, più nessuno
si ricorderà di noi. > Diagnosticò sicuro.
< Be', intanto approfittiamone... Cosa ci costa! > Rispose Nikos,
mentre Elena si intrufolava tra loro, mettendosi in bella mostra. Eros gli
scappò un sornione sorriso, pensando: ”Si vede ch'è un problema delle
donne nel cercare l'attenzione in qualsiasi situazione” Poi borbottando tra
le labbra diagnosticò: < Quando vedo Wampol in azione non so mai come
vada a finire. Bravo, ma scaltro. Guarda un po' è già in azione... >
< Ma da dove è sceso, dal finestrino? > Immaginò Nikos.
Poi ci fu qualcosa di strano appena Eros appoggiò i piedi su quella terra
africana, percepì una specie di repulsione, come se qualcosa tentasse di
respingerlo a risalire sui gradini della scaletta avio. Capendo che il male
non era ancora sconfitto, sapendo più che bene che il nemico avrebbe
lottato con ogni mezzo sino alla fine. Eros si impuntò senza mostrare ai
presenti che qualcosa non andava. Il suo prefisso pensiero era più che
sicuro che tutto terminerà soltanto alla scoperta finale della tomba regale.
La berlina governativa messa a loro disposizione correva silenziosa
verso la città, mentre fuori il sole volgeva al tramonto tingendo tutto il
paesaggio di rosso. Fermandosi poi sul lungo viale che costeggiava il
fiume Nilo, dinanzi al Grand Hotel “Nile Hilton”.
La suite assegnata a Eros e Nikos era situata al quarto piano del
lussuoso albergo. I conte Holas erano al secondo piano, come pure Elena
Gariffa e la madre, nell'appartamento in fondo oltre l'angolo. Al primo
piano erano stati sistemati il ministro greco e altri stranieri importanti,
arrivati per quell'evento strepitoso dell'anno.
Eros al rientro dal dopo cena e passeggiata, stava curiosando l'elegante
suite. L'arredamento era piacevolmente sobria in quella mistificazione
orientale, dai pesanti tendoni bianchi lavorati a mano di fattura arabesca.
Era ciò che stava pensando Eros a prima vista, nel guardarsi attorno.
Dietro ai tendaggi ampie vetrate che si affacciano sul Nilo, il fiume più
lungo del mondo. Poi Eros si portò sul grande balcone e rimase
abbastanza a osservare quella immensa metropoli nel convulso traffico
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serale. Senza saperlo si trovò a meditare su molte cose, cose del suo
passato da rattristirlo parecchio. Capendo quella sua sofferenza, sfociata
in tristezza e si era impossessato della sua mente. Trovandosi a dire tra se,
quasi con rabbia: “Invidio chi si sta preparando per un notte d'amore.
Anche io avrei voluto passare questa notte amando, perché la sento come
una notte diversa dalle altre, la sento ricca di sentimenti. Invece ora ho
soltanto una vita tutta interiore, senza eventi, solo ricordi, bruciati dai
fuochi dei sentimenti altrui, troppo intensi.” Poi con un gesto non
dignitoso gli sfuggì una esclamazione non voluta: < Ah h! Mondo cane! >
Cercando di volgere il pensiero altrove. Alzò lo sguardo e osservò dinanzi
a se quel paesaggio che sovrastava la immensa metropoli a ponente. In
quella chiassosa città dai mille volti. Avvolta dai suoi umori e odori, che
avvezzano il naso, dove il rancido sovrapposto al dolce del “konafa” che
si amalgamano con aromi di spezie e alla fine sciamano e spariscono in
quell'aria secolare insistente.
La notte calda e umida, lo stava facendo sudare e alla fine Eros si era
tolto la giacca e la camicia, appoggiandola su di una poltroncina di canne
intrecciate. Si stirò la pelle in un lungo sbadiglio, ma gli seccava andare a
dormire e si fermò ancora un poco a godersi il panorama. Dove diverse ore
prima il Ramadan era terminato e l'allegria delle musiche trasportate dal
vento, giungevano a folate sulle note dal suono di quelle nenie orientali,
che parlavano d'amore e di gloria per Hallàh il profeta. Mentre le allegrie
e le risate continuavano a risuonare, più o meno forte e ben distinte da
qualche parte, fra cantine, caffè o bazar, tra vicoli di quella magica città.
Eros stava pensando, chissà da quale parte quel suono sfibrato gli
giungeva al suo orecchio? Mentre dentro di se, c'era tanta solitudine e
tristezza incombente.
Eros aveva sentito aprirsi la porta della suite, era Nikos che rientrava.
Eros si guardò l'orologio e solo in quel momento si accorse che il tempo
era volato via. Erano già le tre del mattino. Nikos si era rifugiato in bagno,
senza accorgersene che Eros era fuori sul balcone. Poi dopo una buona
mezz'ora, Eros andò a bussare alla porta del bagno, sentiva il bisogno di
parlare al fratello: < Nikos, ti vuoi sbrigare ad uscire? E' quasi l'alba e tra
poche ore dobbiamo essere pronti per l'ultima crociata. > Lo sollecitò.
Mentre l'altro rispondeva: < Ma non è al primo pomeriggio l'apertura della
tomba del faraone? > Brontolò Nikos fra i rumori dell'acqua.
< Ma se procedi di questo passo, non so proprio chi andrà agli scavi a
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El-Faiyum? Di questo ne sono più che sicuro. Alle undici dormirai alla
grande e russando di grosso, per il sonno perso in giro questa notte. >
< Certo che lo so'. Poi chi ti ha detto che io russo? > Sbottò incuriosito.
< Lo suppongo! Personalmente io non ti ho mai sentito russare.
D'altronde quando eravamo nella stessa camera all'ospedale, io ero
talmente stanco che non mi sono mai accorto di nulla, se russavi oppure
no. > Mentre parlava Eros, gli era sorto un vago dubbio, chiedendo
preoccupato: < Ma tu per caso non ti sei ficcato sotto l'acqua? >
< Sì, perché? E' solo che qui sotto l'acqua si sta' così bene... che... >
< Come? > Proruppe Eros preoccupato. E d'impeto aprì la porta del
bagno a controllare. Ma subito si arrestò alla vista e scoppiò a ridere di
gusto, brontolando: < Questa poi! >
< Be', che c'è di strano? > Mentre il fratello si scusava: < Mi dispiace,
ma pensavo che eri tutto sotto l'acqua, bagnandoti la schiena ancora
arrossate e irritata dalla folgorazione. E lo sai più che bene che non devi
bagnare per ora quella parte e aspettare ancore un po' di giorni. >
Nikos era tranquillamente seduto sul bordo dell'ampia vasca che si
faceva un bel pediluvio, in cerca di refrigerio. < Già, già! Ma è molto dura
con questo caldo umido che sovrasta la città e il condizionatore è soltanto
un rompimento che ti fa poi aumentare di più la sudorazione, appena ti
sposti da dove ti trovi. > Mentre con la mano faceva scorrere un po' di
acqua sul petto. E lanciava piccoli spruzzi di acqua sul petto nudo
dell'altro., chiedendo: < Beh, cosa hai fatto di bello stasera? >
< E tu con Elena, dove eravate fino a quest'ora? > Riformulò Eros.
< Niente di speciale, eravamo in un grazioso Nightclub. Non molto
lontano da qui. Poi siamo rientrati, Elena si sentiva stanca e non è abituata
a con questo caldo che non sopporta. Così è andata a nanna da sola... E io
eccomi qua ha giocare, da solo... E tu? >
< Noi abbiamo fatto una lunga passeggiata lungo il Nilo, io e i tuoi.
Anzi i nostri genitori. Scusa, ma ancora non riesco ha entrare in una nuova
ottica di veduta tutte nuove. > Esponeva con soddisfazione quella lunga
chiacchierata. < E' piacevole parlare con Fazia, insomma la mamma, Ha
qualcosa di affascinante. Anche Michail, e mi ha fatto capire che non si
può farne a meno di dialogare e ascoltare la moglie dal modo saggio e
rilassante. E' una stupenda donna! Ma ora dai muoviti... >
Nikos lo stava fissando incuriosito per quelle piccole rivelazioni che
andava a scoprire nel prode fratello. Poi lo motteggiò chiedendo: < Beh,
tutti qui? Non hai visitato la Kasba, per farti travolgere da un bell'ombelico
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ondeggiante? Addentrarti in quei vicoli oscuri e farti rapire dalla notte... >
Eros fece una piccola smorfia, ma non fiatò e scrollò solamente le
spalle. Mentre l'altro replicava dicendo: < Be', visto che sei entrato qui,
perché non usufruisci dell'altra metà di questa piscina in casa e ti confesso
ch'è una via di mezzo, tra la rabbia e la voglia... Dai buttati! Te lo consiglio
è rilassante fratello, anche se ti bagni solo fino alle chiappe. > Scoppiando
a ridere in sincronismo.
Eros si era girato verso il grande specchio e dopo un attimo di riflessione
sbottò deciso: < Quel contenitore sul ripiano è per caso lacca per capelli? >
Nikos si girò stupito per il tono della domanda, poi rispose sorpreso: < Sì,
perché me lo chiedi e per cosa ti può servire a quest'ora? >
< Hai per caso nella tua giacca... > Fissando in continuazione lo
specchio, come se fosse incantato. < Hai l'accendino? > Chiese con tono
secco e deciso. Nikos non capendo bene cosa stesse capitando di preciso,
mentre anch'egli guardava quello specchio del cavolo, incuriosito dal
modo dell'altro. Pareva stregato e magnetico, in quella frazione di secondi
a meditare sul perché di ciò che poteva capitare in quel preciso momento...
< Sì, Sì! > Rispose stupito.
Eros si era alzato di scatto e con decisione frugò nella piccola trousse,
tirando fuori una forbicina, mentre si rivolgeva al fratello decisamente
serio: < Per favore! Toglimi le bende sulle mani. Presto! >
Nikos non fiatò, vedendo il fratello così determinato e deciso, capendo
che vi era nell'aria qualcosa di grave. Avendosi già scordato dei guai
appena superati. E deciso tagliò le bente dalle mani del fratello, che lo
sollecitava a muoversi. < Dai, muoviti! > Mentre Eros fissava stregato lo
specchio. Nikos più che mai agitato, prorompeva a domandare: < Per gli
Dei dell'Olimpo, che succede? >
Eros, come un automa, afferrava la bomboletta e correva nell'altra
camera a frugare nella tasca della giacca di Nikos, per prendersi
l'accendino, mentre gli rispondeva: < Dopo, dopo!... > Avviandosi deciso
verso la porta e via diretto all'ascensore del piano. Nikos, abbastanza
confuso, afferra l'accappatoio e si precipita a seguire il fratello. Trova Eros
davanti all'ascensore che non arriva, pertanto si dirigeva alle scale di
volata. Portandosi al secondo piano, per trovarsi di fronte alla camera dei
coniugi Holas. Bussando vigorosamente forte e chiamando per nome gli
occupanti: < Michail! Fazia! Aprite? > Sbottò sull'imprecisata sua
premura. < Papà, sono Eros, aprite presto!? > Mentre altre teste erano
sbucate fuori da diversi appartamenti del piano a vedere chi è che urlava
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nel pieno della notte. Poi la porta si aprì e comparve Michail frastornato.
Eros entrò deciso, domandando preoccupato: < Dov'è la mamma? > Lo
sollecitò. Mentre il Console ancora sbigottito, in quella confusione
provocata del nuovo figlio, si trovò bloccato per un momento, poi rispose:
< Fazia è di là. O è ancora in bagno! > Borbottò confuso: < Ma cos'è
successo, figliolo, spiegati? >
Mentre in quell'istante compariva Fazia attirata dal vociare del figlio.
Aveva in dosso una graziosa camicia da notte rosa, e i capello neri e lunghi
sciolti sulle spalle. Preoccupata per l'improvvisa visita dei figli dai volti
agitati. Eros alla vista della donna, traeva un lungo respiro di soddisfazione
per un immaginario scampato pericolo, tentando di scusarsi: < Mamma!
Meno male, che non sei ancora entrata in bagno... > Senza aspettare altro,
Eros si dirigeva verso il bagno e fece scattare la serratura e con il piede
spingeva la porta ad aprirsi. Con una mano teneva la bomboletta della
lacca per capelli e nell'altra apriva l'accendino. Poi un leggero sibili arrivò
alle loro orecchie. Sul pavimento del bagno c'era un grosso serpente cobra
pronto a colpire. Ma all'istante fu raggiunta dalla lunga fiammata, scagliata
contro da Eros che premeva sul pulsante dell'erogatore e la fiamma
dell'accendino aveva acceso con prepotenza il getto infuocato. Il serpente
si attorcigliò disperato per poi rimanere fermo e stecchito sul pavimento
del bagno di ceramica nera.
Per un buon momento vi fu un silenzio tombale tra loro, ammutoliti per
quell'inaspettata sorpresa. Mentre l'odore di quell'arrosto improvvisato si
diffondeva per l'appartamento. Mentre alle loro spalle erano già arrivati gli
inservienti e il direttore del Hotel a scusarsi per quell'impossibile e
increscioso problema sorto.
< Ma come hai fatto a capire Eros? > Gli domandò Michail e la
moglie, capendo lo scampato pericolo, si buttò tra le braccia del figlio,
mormorando piano: < Grazie figliolo! Grazie, anche perché, mi hai
chiamata mamma... tesoro mio! > Mentre si stringeva i suoi figli accanto
emozionata, più che spaventata. Poi Eros ripresosi da tutto quell'insieme
di cose, provò a dire: < Sinceramente, posso dire che ora faccio parte della
famiglia. Siete veramente la mia famiglia. Una madre, un padre e un
fratello. Sono felice! > Si accorse che mamma Fazia stava piangendo, ma
di felicità. Poi Nikos provò a dire: < Allora, la maledizione non è ancora
finita. Vero? > Rivolgendosi ad Eros.
< Già! Purtroppo l'avevo percepito all'arrivo qui. Appena ho posato il
piede su questa terra egiziana all'aeroporto. Ho percepito qualcosa che mi
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respingeva indietro. Non ho voluto dirvi nulla per non impensierirvi
maggiormente tutti voi, miei cari. Capite! Io sono più che sicuro che tutto
dovrebbe finire alla apertura vera e proprio della tomba del faraone
Erosmenkhotep I. Questo pomeriggio sapremo se avremo vinto. >
< Oh, mio Dio! > Protestò la contessa sopraffatta da troppi presagi.
Mentre giornalisti accampati nella hall del Grand Hotel, erano già
accorsi a curiosare e intervistare chiunque potesse fornire l'accaduto. Poi la
direzione fece sgombrare il campo cercando di mettere a tacere simili
dicerie di un cobra parcheggiato nei bagni del Grand hotel, “Nile Hilton”.
Finalmente dopo, rimasti soli e aver chiuso fuori i curiosi dalla loro
suite. Nikos provò a chiedere al fratello, mentre erano seduto nel salotto a
commentare. < Ma cosa hai visto di preciso nello specchio del nostro
bagno di sopra, prima? Io avevo guardato intensamente ma non vedevo
nulla... O sì! A ripensare mi sembrava qualcosa che bruci, una fiamma... >
Eros osservò i presento e spiegò: < Voi non ci crederete, ma ho visto
questo bagno e in un angolo buio il serpente in agguato. E d'incanto mi era
apparsa la regina Hetepel, moglie di Erosmenkhotep I. E mi pregava di far
presto per evitare, che ancora una volta la maledizione eterna, si vendichi
contro chi tenta di far del bene verso di me. Essendo riuscito a sfuggire al
male e alla vendetta del malefico sacerdote Khor, ma che purtroppo la sua
magia nera persisteva insistente. La regina Hetepel è sicura che presto, io
darò l'opportunità di portare lustro ed onore, al suo adorato sposo, l'ignoto
faraone Erosmenkhotep I. Che per millenni disonorato senza colpa.
Capite! Questa intricata matassa, dove io centro sempre in ogni cosa.
Pertanto mi sento in dovere di portare a compimento l'impegno presomi. >
Spiegò Eros con visibile promessa.
Mentre tutti quanti si guardavano in viso in domande mute. Poi Eros
prosegui spiegando: < E tutto questo è quello che mi ha trasmesso quella
splendida sposa e Regina della Valle delle Gazzelle. E vi devo dire che
dentro di me, è come fosse veramente stata la mia sposa, da tanto amore e
devozione che sento per lei. E sinceramente, nel rammentare il suo dolce
viso dal sorriso radioso... > Eros si era fermato, dal suo viso trasmetteva un
certo stupore. Poi riprese a dire col sorriso sulle labbra: < Mah! Che
stupido? Devo dire che sono stato proprio uno stupido a non capirlo
prima? > Mormorò, quasi tra se. Mentre si guardava le mani arrossate
dall'ustione.
< Cosa? > Gli chiese Nikos agitato, anche mamma e papà erano
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impressionati da tanto impegno e devozione per quel faraone ignoto. Poi
Fazia se lo avvicina accarezzandogli i capelli neri e ricci, chiedendo
anch'essa: < Cosa non hai capito Eros? > Mentre osservava le mani del suo
figliolo arrossate e pregava Nikos. < Per favore, prendi quel pacco di
sutura sul mobile figliolo. > Poi dopo aver rimessi la pomata e fasciato le
mani, aspettavano ansiosi che il giovane riprenda a spiegare. < Grazie
Mamma! Sì, sono veramente sorpreso? Questa poi! Solo ora ho capito che
in tutte le epoche e i vari matrimoni, succeduti nei millenni. La donna che
sposavo era sempre la stessa. Sì, era sempre lei che si tramandava nelle
varie epoche e tempi. Ora lo capito al rivederla per bene. E' sempre stata
lei, bella e dolce, in qualsiasi veste che indossava, era lei! La Regina
Hetepel... La donna del mio cuore! Perché fin dall'infanzia, nei miei primi
sogni e incubi, la vedevo al mio fianco sorridente. E io avevo sempre
accostato l'immagine a delle compagne di collegio... Perché mai! Non ci
ho pensato prima? Non vedo l'ora che si apra la loro tomba e poter toccare
le sue spoglie, perché esse mi appartengono. > Sussurrò Eros estasiato.
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Capitolo Ventiseiesimo
Antistante al piazzale del “Nile Hilton” lo grosse berline governative
aspettavano i personaggi di rilievo per trasportarli nella zona di El-Faiyum
ad assistere finalmente all'apertura della tomba faraonica.
Le diverse berline in fila indiana filavano silenziose e veloci verso la
meta. Avevano lasciato ormai la città alle spalle e si inoltravano nel deserto
Occidentale Libico. Sulla loro sinistra si profilavano le alte piramidi di
Giza, a ricordare ai posteri la perenne presenza del passato. Mentre le
vetture correvano sull'asfalto bollente, sollevando una leggera polvere di
sabbia fine. Erano accompagnate da due motociclisti della polizia di stato.
E tra non molto sarebbero arrivati tra le rovine del villaggio del Gurab, sul
punto esatto della scoperta archeologica, descritta dal giovane De'Sesostri.
Nella parete del monte Gebel En-Naalum.
Per Eros trovarsi lì, in Egitto, in quel deserto per la prima volta, gli
sembrava un po' strano. Per lui era come ritornare sui suoi passi, nel
passato. Ad un certo punto Eros non riusciva a capire bene cosa si sentisse
addosso. Una forte apprensione ed un certo affanno e sgomento. Capendo
sempre di più che la maledizione si stava preparando per il colpo finale. E
quella sua sensazione la doveva tener ben presente ad ogni evenienza. Tutti
i presagi che aveva assistito nel passato si stavano conglobando per
l'ultima lotta. Ma al tempo stesso Eros era più che sicuro che la vittoria
finale sarebbe stata la sua. Era più che convinto questa volta. Pensando che
in Egitto le superstizioni e magie nere erano di casa, Sebbene già nelle
varie epoche e nelle ritrovate tombe di eminenti faraoni, vi era sempre
qualcosa di misterioso e sospetto. In special modo, come la famosa
scoperta del faraone Tutankhamon, quel monarca dimenticato, fulcro della
storia egizia, ritrovato nel 1928. Dove misteriosamente la morte colpì vari
componenti partecipi al ritrovamento. Poi accantonò quelle rivelazioni e sì
impegnò ad aspettare il momento e al fatto compiuto. E finalmente poter
svuotare la mente dai fantasmi del passato e assaporare quelle amenità
tanto ricercate.
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La voce accanto del ministro Egiziano Amed Sukian lo distolse dai
gravosi pensieri: < Signor De'Sesostri, le piace il nostro paese? Ho notato
che la sta ammirando con provato interesse. >
< Sì! Le devo dire la verità, mi affascina. Forse per il fatto che lo
sempre sognato questo Vostro paese. Sebbene non sono mai stato in Egitto
è talmente vivo in me questi luoghi, che mi sento in parte appagato. Mi
creda, dottor Sukran. > Confermò la sua idea Eros.
< E' molto strano il suo modo di amare e di interessarsi a qualcosa o
qualcuno. Comprendo in quale stato emotivo si sia trovato in tutta la sua
vita avventurosa. Da quel che mi hanno riferito. Al dover rivivere questa
esperienza fantastica da sembrare assurda, ma reale. Ho rivisto la sua
registrazione, assieme al professore Frasel e il dottor Hamar, oltre ad altri
archeologi di fama mondiale. E abbiamo dedotto quanto sia grande la sua
capacità di trasmettere il passato visivamente. E stato strepitoso! Mi scusi
l'invadenza... Ma dopo quel micidiale fulmine che la colpito. Per fortuna
scampato all'agguato. Veramente la sua memoria se ne è andata via? Ha
perso le sue facoltà medianiche? E' un vero peccato! > Perorò curioso.
< Purtroppo è così! Sono stato, diciamo, fregato dal fulmine. Per
fortuna che avevo già rivelato prima l'ubicazione della tomba a Voi.
Altrimenti ora non saremmo qui per il ritrovamento e l'apertura. > Spiegò
Eros, per l'ennesima volta la perdita virtuale di memoria. < Mi ha lasciato
un grande vuoto e non riesco più a percepire il pensiero altrui. > Mentiva
spudoratamente, ma capiva che era l'unica soluzione per liberarsi del
passato e di tutti quelli che l'avrebbero voluto per ben altri scopi.
Mentre il Ministro commentava: < Peccato! Poteva essere un buon
motivo di interesse scientifico. Certo, per la scienza in futuro... Peccato! >
< Già, lo pensato anche io, dottor Sukian. > Mentre percepiva le varie
idee che si era prefisso il ministro nell'accompagnarlo agli scavi. Saper per
sicuro che non poteva essere manipolato da altri a scavare nelle menti
altrui a beneficio di scaltri interlocutori, a spese del malcapitato di turno.
Poi finalmente erano giunti sul posto. Eros tirò un respiro di sollievo,
non gli andava di continuare quel discorso belligerante.
Un sacco di gente erano lì ad attenderli, ansiosi di conoscere e carpire
qualche nuovo messaggio. Vi era anche un drappello di militari bardati a
festa e la polizia per contenere l'ordine e la frenesia del pubblico accorso
per l'evento, presumibilmente mondiale. I più criptosi erano i giornalisti,
che sgusciavano dappertutto con invadenza. Mentre Wampol era entrato
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nella schiera dei privilegiati, si era abbinato in sincronismo e
coordinamento con la televisione egiziana. Riuscendo ancora una volta a
completare la sua “Pressing show” in diretta con l'Europa, portando la sua
trasmissione, “Coscienza” ad un l'odiens sempre più elevato.
Eros stava pensando che quell'uomo era veramente formidabile. Non si
sarebbe fermato davanti a nulla. Sapeva carpire dal nulla e fare un
reportage di prima mano. “E' proprio un vero caimano!” Sbottò.
Mentre erano tutti là, a complimentarsi tra loro con calorose strette di
mano. Incontri con personaggi di rilievo e alti ufficiale egiziani a
completare il drappello dei convenuti all'evento. Poi sul palco improntato
per l'occorrenza, il primo Ministro porgeva una onorificenza al giovane
De'Sesostri,: < Sono felice di consegnarle questo simbolo di gratitudine
consegnatami dal Presidente egiziano, come nostro cittadino onorario.
Tanto più che lei è per metà egiziano e l'altra italiano. Per la sua spontanea
collaborazione alla scoperta di questo faraone Erosmenkhotep I, che i
nostri studiosi stanno per portare alla luce. Dando lustro e gloria al nostro
paese. E questa scoperta porterà, come da lei richiesto il nome di suo padre
Antonio De'Sesostri e Karem Aiyubi sua madre. >
Eros un po' emozionato porgeva la mano al ministro e ritirava la
targhetta che gli veniva donata. Poi si sforzò a dire poche parole in arabo,
che aveva imparato dai compagni arabi all'accademia di architettura a
Venezia: < Assalàm Si Sidi. “Salute a voi signori”. Ringrazio vivamente il
presidente e il popolo egiziano, per l'onore di aver concesso a mio padre il
permesso di cercare la storia di questa nazione millenaria. A essere
ricordato tra voi. E io auspico che dare onore e gloria al faraone
Erosmenkhotep I è la saggezza di un grande paese come Egitto. Shukran!
Grazie! > Concedendosi saluti e strette di mani di prammatica al caso.
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Capitolo ventisettesimo
Poi l'attenzione veniva attratta dal dottor Hamar che avvisava che tra
pochi minuti si sarebbe aperta una grande apertura nella parete della
montagna più in alto, sopra di loro. Dove uno stuolo di lavoratori stavano
febbrilmente lavorando da giorni all'opera, creando una nuova e grande
galleria per poter accedere più liberamente. Oltretutto ad evitare quei
terribili trabocchetti impiantati per fermare il percorso dei ladri trafugatori
di tombe, ad evitare di risvegliare il sonno del faraone maledetto.
Permettendo così, alle telecamere potessero riprendere l'evento storico
dall'inizio. Senza dover rovinare e intaccare i vari graffiti e geroglifici nel
percorso vecchio esistente. Quei geroglifici che nelle visioni del giovane
chiaroveggente aveva visivamente mostrato in anteprima.
Al campo base era stato allestito una piccola tendopoli, dove i signore e
signore dell'alta società del paese, oltre a quelle straniere, il poter vedere al
riparo un po' dal sole cocente e dissetarsi al bar allestito a dovere. Nella
parte più in ombra sotto tendoli scuri, era stato sistemato un grande
schermo per mostrare le varie fasi dei lavori nei cunicoli del monte a
portare alla luce ciò che De'Sesostri aveva menzionato più che bene, su
eventuali tesori che dovrebbero trovarsi nella tomba.
Nell'attesa di svelare l'arcano mistero, c'era già chi si rifocillava con
spuntini e squisitezze locali, fra datteri e succulenti leccornie nomade, e
per dissetarsi bibite ghiacciate e del buon tè alla menta. Era il modo
migliore per far passare l'arsura che il caldo provocato del deserto
infuocato. Oltre alle folate di vento caldo che investiva gli invitati a
smuovere i bianchi tendoni sopra le loro teste.
Nel marasma delle persone convenute ad assistere all'evento, c'era
sempre chi riusciva a farsi strada tra i presenti. E a un certo punto una voce
suadente fece voltare Eros e gli altri del gruppo a discorrere. < Carissimo,
Eros! Come stai, spero bene? > Le chiese Lorelaine che si era avvicinata
accompagnata da un giovane fotografo di sua scelta. Eros gli porse un
discreto sorriso e sbottò tranquillo: < Uhm! Diciamo bene! E tu, sempre
meravigliosamente in forma, da quel che vedo. Sei sempre più che mai
142
affascinante! > Guardando con simpatia il giovane al suo fianco, che si
contraeva le mascelle per la gelosia. Era quello che Eros leggeva nella
mente del giovane servitore. Non sapendo che per Lorelaine era e rimarrà,
soltanto una semplice ruota di scorta. Mentre Lorelaine ne godeva del
giudizio espresso da Eros davanti a tutti. Poi come di sua abitudine e da
brava giornalista si scuoteva e si congratulava con Eros: < Sono veramente
contenta che ce lai fatta! > mostrando un sorriso conturbante.
< Grazie! E' cosa passata. > Rispondeva Eros, mentre capiva che
Lorelaine voleva conoscere il gruppo di parenti, sebbene sapeva già tutto
di loro. E in quella intrusione nel pensiero di Lorelaine Eros captò
qualcosa che non sapeva. Lorelaine se la intendeva molto bene, ma di più
per convenienza con Wampol. E gli scappò quasi da ridere. Capendo che la
donna era arrivata a cercarlo a Thorikon solo per carpire eventuali
sotterfugi, sfuggiti al Caimano? Eros si trovò a dire tra s'è: “Questa poi!”
Mentre Elena al fianco di Nikos, gli dava una gomitata, per attirare la
sua attenzione, preso dalla bella Lorelaine, la donna vista sul terrazzo di
casa sua. < Nikos! > Bisbiglio Elena all'orecchio del giovane. < Ma chi è
quella giornalista? Sembra che Eros la conosca bene...> Malignò Elena.
< Come, no! Erano a casa mia, a Thorikon... > Spiegò Nikos.
< Per davvero? E... Lasciamo perdere...>
Mentre Eros vedendo la donna impaziente fece le presentazioni
ufficiali, sapendo che tra Wampol e gli agenti segreti avevano già raccolto
un sacco d'informazione. Pertanto valeva ormai anticipare l'evento
presentando: < La signorina Dumond, giornalista del Corriere della Sera.
Lorelaine ti presento mia madre, la contessa Fazia e mio padre il console
Holas che tu già conosci più che bene. > E prima ancora che lei parli, fra le
strette di mano un po' distanziate, Eros continuo nelle presentazioni: < La
signorina Elena Gariffa e mio fratello Nikos. La signora Renes Gariffa
madre di Elena. Ora puoi tranquillamente fare il tuo reportage da ElFaiyum. Giusto? Wampol era poi, rimasto soddisfatto del contenuto della
cassetta che hai portato. > Formulò Eros sorridendo, al pensare: “La
registrazione della lunga notte passata a letto con lui”. < Mi dispiace, ma
avevi dimenticato altro materiale a Thorikon, vero? > Lorelaine non aveva
battuto ciglia e prontamente rispondeva sull'evasivo: < Ecco dove avevo
dimenticato la mia borsa! Ormai non ha più importanza. Giusto Eros! “A
quel punto l'avrebbe fulminato per la rabbia, ricordandosi il perché del
cattivo comportamento di Wampol nei suoi confronto. Che stupida sono
stata a non risentire la cassetta.”. < Scusate ma ho un'intervista da fare.
143
Poi siamo pronti all'evento. Arrivederci! > E Lorelaine si eclissò di volata
incavolata.
Fazia si avvicinò al figlio e sbottò a mo' di rimprovero. < Eros! Non mi
dire che tu e quella giornalista... Lasciamo perdere... > Mentre Eros le
sorrideva a tranquillizzarla nel dire a tutti i presenti. < Non temete, ha
solamente tentato di fare la furba, per estorcermi qualche informazione
particolare, ma si è tradita da sola. Forse pensava che usando le sue moine
io non le leggessi il pensiero distorto. L'unica cosa che posso dire, a letto
non era poi male. > Ma veniva fermato dalla contessa contrariata. < Eros!
Per cortesia... > Ma interveniva Nikos in sua difesa: < Mamma, lui in quei
giorni sapeva che doveva morire e voi che stia a pensare alla morale.
Lorelaine avrebbe usato ogni mezzo per estorcere qualcosa. E lui la
accontentata. Io avevo tentato di spiegarti la situazione quel giorno
mamma, ricordi? > Mentre le sorrideva e subito lei rispondeva: < Sì, che
ricordo! Scusami Eros se per un momento ho pensato male. >
< Una madre non deve mai scusarsi, se proteggere i propri figli. >
Poi un rumore di pietre che cadevano dalla parete poco lontano del
monte Gurab En-naalum, si era alzato un polverone . Dopo che la polvere
si era diradata e gli spettatori dal basso guardavano in direzione dei lavori
per capire se tutto andava bene. Poi si sistemarono di fronte ai teleschermi
per vedere cosa stava succedendo la in alto, tra gli operai in fervidi lavori,
a spostare e ripulire i resti del diaframma che apriva la nuova galleria. Un
egittologo portò sotto la tendopoli una pietra della montagna, dove si
vedeva inciso il famoso segno di Ankh, quel segno che il giovane
De'Sesostri aveva menzionato nel suo racconto. E ora e lì per essere visto
da tutti, come primo reperto della storia.
< Ragazzi! Vogliamo andare a vedere, cosa succede? > Consigliò
Fazia. Per sviare via da quei discorsi di poc'anzi, non per nulla producenti.
Poi con serietà Eros Sbottò dicendo: < Vado lassù mi aspettano i miei
antenati. > E si avviò deciso su per il ripido sentiero. I militari che
controllavano il luogo, lo fermarono, ma subito il dottor Hamar fece segno
di lasciarlo passare e proseguire ad unirsi agli archeologi al lavoro.
144
Capitolo Ventottesimo
Dopo che il polverone si era diradato attorno all'entrata della galleria
appena aperta, sulla parete della montagna dalla roccia friabile. La parte
iniziale della nuova galleria correva a lato del cunicolo originale. Dove
avevano trovato trappole micidiali, con buche profonde e piene di lame
arrugginite e taglienti a fermare eventuali intrusi. Più avanti invece, si
univa alla vecchia galleria scavata nei millenni antecedenti, il percorso di
una ventina di metri, fra detriti abbastanza erosi dal tempo.
Si era provveduto a controllare che non vi fossero gas velenosi o
radioattivi, e altre sostanze a creare disguidi nel percorso, alla vicina
scoperta. I vari archeologi che si apprestavano a controllare e fotografare
ogni cosa e anfratti, per una buona documentazione del posto e per ogni
cosa ritrovata. Tutto doveva essere coordinata a dovere, visto che il tutto
veniva trasmesso in diretta televisiva e pertanto doveva filare liscio, senza
intoppi di qualsivoglia. Era stata da tempo impartite le varie fasi di lavoro,
nel procedere senza intoppi, esposte dal direttore degli scavi Dottor Zakis
Hamar.
Mentre altri esperti egittologi stavano sistemando delle luci elettriche
volanti, per mostrare al mondo la meravigliosa scoperta. E nel giro di
mezz'ora si poteva accedere alla galleria abbastanza sgombra da detriti.
Poi, finalmente poter percorrere quella scala millenaria un po'
insabbiata nel tempo, che si inoltravano nel ventre della montagna.
Una commissione di esperti archeologi aveva selezionato le poche
persone prescelte per la visita in diretta, fornendo ciascuno un casco ed
una torcia. E a quel punto, avrebbero percorso per primi quelle pietre
secolari. Percorrendo quei pochi metri nell'antro del mistero, con un tonfo
al cuore per la meravigliosa missione intrapresa a riuscire ad assistere alla
prossima e famosa apertura.
Poi alla fine si trovarono in un'ampia sala, proprio di fronte alla parete
sigillata e impolverata nell'anticamera alla tomba del faraone. Così, aveva
descritto De'Sesostri nel racconto e finora si rivelava tutto esatto.
L'esperto egittologo Petre Hamis precedeva la piccola comitiva con una
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torcia in mano a illuminare il percorso, seguito da un cameraman egiziani
e stavano per entrare oltre la piccola porta di legno ricoperta d'oro. Da
lasciare stupiti un po' tutti. Disegni e geroglifici raffigurante la breve vita
del sovrano disonorato. Il dottor Zakis Hamar e una giovane dottoressa
avvolta dal solito abbigliamento mussulmano grigio, stava cercando di
decodificare quelle prime scritte impolverate da millenni. Eros dal fondo
prego di aspettare un momento prima di proseguire. Le poche persone in
fila indiana si voltarono per capire cosa diavolo debba succedere ancora.
Tutti erano fremente e pieni di premura, aspettando per cosa, voleva dire il
signor De'Sesostri. Mentre Eros sorpassava il robusto e curioso ministri
egiziano dottor Sukian, esponeva il suo dubbio, mostrando sempre quella
sua ingarbugliata smemoratezza. Poi tentò di spiegare: < Nelle mie visioni.
Non ricordo bene in questo momento? Ma, vedevo questa porta
attraversata da qualcosa di saettante e spariva via velocemente.
Sinceramente ho una confusione in testa. > “Mentiva sulla sua
smemoratezza, ma sapeva per certo che vi era un pericolo oltre la porta e
non voleva che succeda qualcosa di grave ancora”. < Posso provare io?
Ormai ci sono abituato alle sorprese. > Provò a dire. Hamar e Petre si
spostarono, capendo che qualcosa di malefico c'era ancora che gironzolava
attorno ed avevano capito che il giovane smemorato in quel momento non
mentiva. Sebbene qualcuno del gruppo borbotta, perché si perde del tempo
prezioso.
Sotto le luci della torce e il piccolo faro della telecamera che veniva
fornita la luce dal lungo cavo dal generatore all'esterno, a illuminare quella
meravigliosa porta che rifletteva la luce con il suo oro. Eros si avvicinò e
accarezza la porta regale indorata. Mentre dentro di se Eros sentiva un
forte palpitare, un respiro di angoscia ma non suo, sapendo esattamente
che era l'ultima soglia di morte. Traeva un debole respiro e poi appoggiò il
palmo della mano e toglie la polvere rimanente a mostrare i geroglifici che
annunciano la maledizione del Dio Seth.
L'archeologo Petre alle sue spalle tentava di decodificare e tradurre quel
segnale di avvertimento espresso da quel Dio malvagio e spietato,
spiegando a voce alta: “Colui che varcherà questa porta nell'aldilà nei
regni dei morti. Perirà per mano degli Dei che custodiscono l'onta di
vergogna del faraone ignoto e rinnegato... Non...”
Eros ha un presentimento e ritrae velocemente la mano, oltre, nel fare
un passo indietro. Proprio, mentre lame guizzanti, che brillavano alla luce
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delle torce, uscivano dai lato della porta a incrociarsi al centro con un
lamento lugubre, un rantolo di morte, da far accapponare la pelle. Poi
come d'incanto rientravano velocemente nella loro sede invisibile. Mentre
tra i presenti ci fu un: < Oh h! Per il profeta Hallàh! > Di un'esclamazione
generale per l'inaspettata sorpresa e spavento. Anche giù sotto la tendopoli
ebbero tutti un sussulto di terrore, nel vedere ciò che la telecamera
inquadrava e tremava, per la paura del cameraman spaventato. La contessa
Fazia tremò, di fronte a quel guizzo scintillante. Mentre si stringeva contro
il marito, bisbigliando spaventata: < Michails, speriamo che non succeda
nulla al nostro ragazzo! > Holas gli sorrise felice di quella madre così
premurosa e protettiva verso i suoi figli acquisiti felicemente. Poi
rispondeva: < Non temere! Eros saprà sconfiggere la maledizione è un
Holas di adozione! > Facendo sorridere la moglie in apprensione.
Eros provo ancora a rimettere la mano sulla porta dorata, mentre
qualcuno alle sue spalle mormorava: < Faccia attenzione! >
Mentre Eros toccava e ritrasse decisamente la mano, le lame mortali
schizzavano fuori velocemente, per poi ritirarsi rapidamente.
Petre si consultò con Eros e Hamar, per trovare un modo a neutralizzare
le lame micidiali. Eros, spremendosi le meningi a capire il congegno di
scatto e poterlo neutralizzare. Spiegando al direttore: < Dottor Hamar ,
penso che vi siano degli impulsi magnetici a far scattare la trappola.
Senz'altro sono come due calamite che hanno la polarità eguale, ma appena
si intromette qualcosa di metallo scattano. Un giochetto che non si
esaurisce nel tempo anzi perdura. Oltretutto la montagna sovrastante e
ottimale per attrarre i fulmini e stabilizzare la ricarica delle lame.
Proviamo con due tavole di legno ai lati, tenendo ben lontano oggetti di
metallo. Penso che anche un semplice orologio al polso o una catenella al
collo possa attivare lo scatto mortale. > Spiegò Eros mentre si toglieva
l'orologio dal polso e un mazzo di chiava dalla tasca dei calzoni e si
controllò cos'altro aveva di metallo addosso. Mentre Petre aveva già
richiesto delle lunghe tavole sufficienti al caso. Eros provò a eseguire il
giochetto della toccata e fuga. E a quel punto sembrava che funzioni. Nulla
si muoveva dalle pareti ai lati del portale. Appena le tavole erano state
sistemate ai lati da operai seminudi ad evitare sorprese e con dei martinetti
si bloccò definitivamente la trappola micidiale. Permettendo a tutti di
trarre un profondo respiro di sollievo. Mentre qualcuno del gruppo
esponeva euforico: < E' formidabile! Ingegnoso quel machiavellico
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sistema millenario. > Eros non si stupì più di tanto. Quella voce melliflua
era nient'altro che quella di Wampol. Era riuscito a intrufolarsi dentro tra i
privilegiati. Roba da non credere? Dovette ammettere Eros ch'era peggio
di una piattola Wampol, non mollava mai la presa.
Eros dopo le sistemazioni delle tavole, Hamar voleva che fosse uno dei
lavoratori ad varcare la soglia, per primo. Ma Eros lo fermò dicendo a
voce alta: < Se qualcuno deve morire , quello sarò io! E non un innocente
operaio che sgobba tutto il giorno per portare a casa il pane per i suoi figli.
No! Vado io! Capire quello che vuole il fato. E' il mio destino. Poi, oltre
questa porta si dovrebbe trovare la fine della storia. > Spingendo la porta
che non fece resistenza ed entrò deciso. Tutti erano in attesa di
qualcos'altro, ma nulla stava succedendo.
Eros illumino con la torcia l'interno e si guardò attorno. Come da sotto un
velo emerse adagio, adagio cose favolose: Strani animali che lo fissavano,
uomini a grandezza naturale armati di bastoni e lance sbucarono
dall'ombra, preziosi forzieri, vasi di un luminoso alabastro, il trono aureo
del faraone, in legno laminato d'oro e decorato da colori vividi, carri in
sosta che attendevano i cavalli, leggiadri divani con teste e zampe
d'animali invitano a sdraiarsi.... Poi delle voci alle sue spalle lo
richiamarono alla realtà del momento: < Vede qualcosa? > Quasi con paura
ad entrare chiedevano dubbiosi al giovane. < Sì! > Rispose Eros, < Cose
meravigliose, come li avevo già viste nei miei sogni. >
Poi la voce del dottor Hamar risuono alle sue spalle esplodendo di
contentezza: < Per il sommo profeta! Il ben di Dio! Hallàh è grande! >
Mentre si guardava attorno esterrefatto felice di quel ritrovamento di
portata mondiale. Mentre altri entravano solamente con le teste a guardare
quella meraviglia del passato arrivata integra fino ai giorni nostri. Poi
Hamar consigliò di non toccare nulla, il personale archeologico avrebbe
catalogato e fotografato ogni cosa. Permettendo alle telecamera di
inquadrare e visionare il contenuto di quella camera, colma di suppellettili
mirabili. La visione della telecamera portava all'esterno lo splendore e
quella ricchezza inimmaginabile, la scoperta di quasi tremila anni prima. E
per la seconda volta una scoperta così ricca di oggetti di un impero
scomparso, è degno di nota. Era la voce di qualcuno nel gruppo.
Eros avanzò con cautela ad evitare ti toccare e spostare qualcosa, per lui
era un sacrilegio maltrattare quei manufatti antichi. E alla fine si avvicino
ad una parete a mostrare. < Questa è la parete che nasconde dietro la vera
148
tomba del faraone Erosmenkhotep I. Ma prima bisognerà spostare queste
meraviglie del passato ad evirare danni, > Espose serio Eros. Mentre Petre
e Hamar si consultarono e disposero che avrebbero prima controllato e
catalogato quelle meraviglie. Nel frattempo permettendo di riprendere
ancora qualcosa alla telecamera quella meravigliosa scoperta e mostrarla al
mondo intero. < Signori penso che sarete tutti soddisfatti per il momento.
Purtroppo questo intoppo prezioso non possiamo trascurarlo. Vorrà dire
che vedremo più avanti la tomba e il faraone se esiste. Bisognerà aver
pazienza. Sono passati migliaia di anni, si potrà aspettare ancora qualche
giorno. Vero! > Espose il direttore Zakis Hamar, soddisfatto del buon
risultato. < Pazienza, pazienza! >
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Capitolo Ventinovesimo
Piano, piano uscirono tutti dal tunnel stravolti e contenti di essere stati
i prima a vedere quelle immense ricchezze nell'anticamera della tomba del
faraone Erosmenkhotep I.
Erano rimasti all'interno soltanto i responsabili delle ricerche di quei
reperti, a visionare a catalogare, fotografare ogni cosa all'interno della
camera dell'oro. Il fotografo del dipartimento di archeologia egizia, stava
fotografando i vari manufatti quando qualcosa attirò la sua attenzione,
mentre archeologi stavano alzando un mobiletto decorato e intarsiato per
portarlo fuori e riporlo in casse da imballo già preparate prima, che
sarebbero poi portate al Museo del Cairo. Sotto al mobiletto a terra un
piccolo rotolo di papiro attorcigliato e schiacciato: Il Fotografo chiamò
l'archeologo Petre e il direttore Hamar, mentre fotografava il posto e la
posizione del reperto. Poi Petre, raccolse il vecchio papiro e si consultò
con Hamar, aprendo delicatamente il papiro per leggere le poche frasi
scritte. Hamar fece chiamare Eros che stava uscendo assieme agli altri
visitatori e ritornò all'interno dell'anticamera colma di tesori ineguagliabili
dalla bellezza. Hamar e Petre stavano decodificando i geroglifici sul papiro
e alla fine espressero unanime cosa diceva il contenuto, mentre Eros era
giunto accanto a loro: < Questo papiro esprime un inno espresso al faraone
Sesostris III per la sua potenza e canta: “colui che massacra le tribù senza
colpo ferire, che lancia le frecce senza tendere l'arco.”
< Com'è finito in questa tomba, tra questi manufatti. Ho qualcuno la
messa per sbaglio? Se questo faraone era stato maledetto, come? > Spiegò
l'archeologo Petre pensieroso a Zakis Hamar, mentre guardava Eros,
sperando che esprima qualcosa di aver visto nei tempi lontana in fondo alla
sua memoria. Eros restò un momento pensieroso e alla fine, mentre altri
esperti si erano avvicinata a sentire cosa avrebbe detto. Essendo tutti
convinti che non centrava nulla con quella tomba quel inno al nonno del
faraone Erosmenkhotep I. Poi Eros esponeva tranquillo ciò che la sua
memoria ricordava, in quel momento capiva che la smemoratezza non
centrava e spiegò: < Quel papiro l'aveva raccolto il principe
Erosmenkhotep I a cinque anni tra un cumulo di suppellettili ammucchiati
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in una camera del palazzo e lo nascose sotto ad un mobile nella sua
camera. Quel mobile che avete appena portato fuori da qui. > Hamar
rimase un po' stupito da una banale circostanza, ma subito esponeva: < E'
qualcosa che ci aiuta a capire la vita e il momento di quei lontani tempi. La
storia si completa anche da piccole storie e congetture. Grazie De'Sesostri!
Lei sta aiutando a portare gloria e onore al nostro paese. Beh, diciamo per
metà anche suo. Vero? > Formulò con rispetto. E il giovane Eros
rispondeva semplicemente. < Aspetto con ansia l'apertura oltre quel muro e
allora scopriremo cose da stupire il mondo intero. > Formulò serio.
Hamar guardò Petre e capirono che non dovevano interrompere il lavoro,
pregando tutti di continuare tutta la notte a far presto per aprire un varco
tra quelle meravigliose opere accatastate, per arrivare alla parete di fondo
un po' inclinata e impolverata che copriva i geroglifici impressi sopra.
Eros era uscito dalla galleria assieme al direttore Hamar, e raggiunsero
gli altri giù sotto la tendopoli. Wampol, sempre sulla breccia di notizie
fresche, si avvicinò chiedendo con furbizia: < Signor De'Sesostri cosa ne
pensa di questa mirabile sua scoperta? > Mentre pregava il suo cameraman
di riprendere Eros e il dottor Hamar assieme per intero con l'inquadratura
del monte alle spalle. Eros ad evitare malintesi inutili rispose tranquillo al
giornalista: < Caro Wampol, lei non riposa mai. Sempre alla ricerca
dell'ultima notizia? Le devo dire che i misteri di questa mia vita parallela
ai miei predecessori non mi sembra per niente finita. Per quel che posso
ricordare dopo quella brutta scossa al mio cervello, da trovarmi ancora un
po' sfasato. Ho tentato di leggere... Insomma, ci sto provando con lei ora.
Ma proprio non mi riesce. Questo è il guaio. Sono rimasto un bel po'
rincretinito. Pazienza! Almeno qualcosa ero riuscito a farlo prima e meno
male, altrimenti ora non saremmo qui a cercare la tomba del faraone. >
< Su questo siamo più che d'accordo Eros. Pazienza! Mi perdoni,
vado ad intervistare il ministro egiziano, arrivederci! > Era abbastanza
felice di saper che il giovane non poteva più entrare nella sua testa.
Nikos, aveva lasciato la ragazza tra gli invitati all'ombra e si era
avvicinato al fratello chiedendo: < Come è andate la in alto e sotto terra,
nei cunicoli millenari? Abbiamo visto sui teleschermi quel guizzi di lame
micidiali, di fronte alla porta d'oro luccicante. Per un momento ho temuto
che ti succeda qualcos'altro? > Riviveva Nikos un po' preoccupato.
Eros ammiccò un momento, mentre Nikos l'osserva pensieroso e stava
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per dire qualcos'altro. Ma Eros lo fermò dicendo a sua volta: < Aspetta
fratello. C'è o ci sarà qualcos'altro. Questo è più che sicuro, ma non so
dove e quando? E questo senso di apprensione è veramente opprimente e
non riesco a percepirlo per intero. Comunque staremo a vedere, forse
meglio dire, stare all'erta. Poi questa montagna ha la proprietà di attirare i
fulmini e non vorrei che ne arrivi qualcuno all'improvviso a ciel sereno.
Siamo riusciti una volta a imbrogliare il destino, speriamo di farcela
ancora. Caro fratellino! > Offrendogli un sorriso.
Nikos non voleva più tormentarlo con altre domande e sminuire
l'apprensione addosso, perciò propose al fratello di rientrare al Cairo con
loro. Mentre i famigliari si erano avvicinati un po' stanchi di quella
giornata movimentata. < Senti Eros noi vorremmo tornare in albergo a
rinfrescarci un poco. Tu cosa intendi fare? > La voce di Fazia risuonò alle
loro spalle. < Sono sicura che tu intendi fermarti qui ad aspettare l'evento.
Vero figliolo? E' il tuo momento...Ti serve qualcosa Eros? >
< Già, hai ragione mamma! Rimango qui con il dottor Hamar per
vedere e arrivare al più presto alla tomba del faraone. Non posso
allontanarmi, dove i presagi sono ancora troppo oscuri. Pertanto è meglio
restare e controllare. Voi andate pure a riposare. Domani quando
ritornerete, spero che tutto sia finito, nel modo migliore. Comunque
grazie! Ma non mi serve nulla mamma. Grazie per la comprensione. >
Pian piano il palco si stava svuotando, le vetture e autobus si avviavano
in una lunga fila polverosa, Un vento serale faceva svolazzare pezzi di
carta e giornali strappati. Mentre in alto sul monte si stava lavorando
alacremente a trasportare con riguardo i manufatti antichi, per sistemarli in
container per poi trasportali al Museo Egizio del Cairo, dove avevano già
preparato e allestito un intero reparto da dedicare al faraone ritrovato.
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Capitolo Trentesimo
Eros aveva lasciato il dottor Hamar, nella baracca del campo, avevano
fatto una piccola cena affrettata, assieme all'equipe di archeologi ed esperti
nel ramo di manufatti antichi, mentre questi, facevano dei turno a lavorare
per sgomberare i meravigliosi suppellettili del sovrano. Stava facendo due
passi a meditare sugli avvenuti avvenimenti, pieni di mistero e ancora
avvolti in una buona parte di magia. Mentre Eros si guardava attorno tra
quei posti millenari sparpagliati nel deserto, sotto un bellissimo cielo
stellato, sprofondato nell'oscurità che avvolgeva tutto. Pensando che
all'indomani, dalle previsioni scientifiche, si sarebbe verificato alle sei del
mattino sulla fascia settentrionale dell'Africa una eclisse totale. Eros si
fermò e si guardò attorno, cercando di ricordarsi in quale epoca era stato
presente in quel giorno dell'eclisse? Non si rammentava l'avvenimento. Poi
si trovò a ripensare a quei tempi passati, alle grandezze dell'impero egizio,
che si manifestavano in sfarzosi banchetti, giorni e notti al colmo della
lussuria. Ma anche di guerre e odio, dove la ricchezza conquistava e
sopprimeva con la miseria e la povertà della plebe sempre succube, oltre
agli schiavi nubiani, siriani e alti ancora. Depredando e succhiando il
sangue del popolo ridotto alla fame e all'impotenza. Contribuendo col
sudore e la fatica a portare gloria e ricchezza per avidi sovrani di ogni
epoca in avvenire.
Poi la voce del dottor Hamar lo richiamò alla realtà nella notte buia, nel
chiedere: < Viene anche lei, su agli scavi, Nella tomba? >
< Certamente dottore! Come potrei mancare, proprio ora. > Rispose
Eros e di volata raggiungeva il direttore, mentre oltrepassavano il recinto
metallici che delineava la parte sotto controllo dell'esercito. All'interno vi
erano allineati i grossi autotreni che all'indomani avrebbero trasportato il
tesoro al Museo del Cairo, ben scortati dai militari.
All'interno dei cunicoli, c'era un andirivieni di persone che trasportavano
merce e altri che registravano e fotografavano ogni manufatto che usciva
dalla tomba. Il tutto era così scrupolosamente coordinato. Il direttore
Hamar aveva predisposto ad evitare intoppi di qualsivoglia un ferreo
153
regolamenti, conoscendo molto bene i suoi dipendenti da ottenere il
massimo nel momento del bisogno. Nel mostrare al mondo che l'Egitto
sapeva gestire i propri beni senza intoppi o ritardi a festeggiare l'evento
pubblicizzato hai quattro venti.
Eros, stava ammirando la prontezza e disposizione dei dipendenti arabi
o semplici manovali, ma anche gli archeologi egizi a lavorare alacremente
con infinita soddisfazione al buon esito della scoperta. Poi, distrattamente
nell'attesa, mentre si guardava l'orologio al polso e segnavano quasi le sei
del mattino. Chiedeva al dottor Hamar su quella meticolosa catalogazione
dei manufatti prima di portarli via: < Ma è veramente ammirabile tutto
questo lavoro da certosino? Si stanno impegnando con soddisfazione. >
Il dottor Hamar spiegò: < I reperti hanno un significato importante nelle
posizione in cui si trovano e sono stati collocati da BA, disposti sino dai
tempi con un piano ben preciso. Sembra, dai vari racconti tramandati, che
gli Dei, in special modo il KA del faraone, disponeva in un certo modo le
cose appartenute al sovrano, così e al risorgere del faraone dall'oltretomba
avrebbe trovato ogni cosa al proprio posto, Ma in questo caso particolare
le disposizioni sono molti diverse e confuse. Il malefico Dio Seth non
vuole che per caso al risveglio del faraone possa trovare le proprie cose e
riprenda vita. E questa scrupolosa posizione degli oggetti è per noi di
massima importanza, saper come e cosa, ha un significato tutto speciale.
Forse era già capitato altre volte, ma i razziatori di tombe avevano già
depredato e rubato tutto, che è sempre stato impossibile immaginare e
poter scoprire e ripercorrere il cammino a ritroso nei vasi periodi
dell'impero egizio. Stabilire con esattezza la.... > Ma la voce di una
assistente interruppe la sua esposizione sul passato. Avvisandolo di
qualcosa: < Dottor Hamar! Venga a vedere. >
Il direttore ed Eros incuriositi si avvicinarono all'archeologa abbastanza
impolverata con in mano un pennello. Mentre Hamar chiedeva: < Mi dica
Hetel! Cos'ha trovato? >
La giovane donna s'era girata, mentre si toglieva gli occhiali e per un
momento si fermò incuriosita, ma anche stupita a fissare Eros, per una
frazione di secondo gli occhi azzurri di lui indugiarono nei suoi neri e
profondi. Hamar nel suo modo sbrigativo fece le presentazioni: < La
dottoressa Hetel Harasis, esperta nel decifrare i geroglifici nelle varie
forme ed epoche. Dalla scrittura del Camito e Semitico, al corsivo Jeratico.
Insomma sa un sacco di cose. E guai, chi me la porta via! > Espose
154
sorridendo Hamar. Poi presentò Eros: < Hetel, lui è il signor De'Sesostri,
l'artefice di questa grande scoperta. > Mentre loro due erano ancora
bloccati e rimirasi impacciati. Eros era rimasto colpito dalla bellezza della
giovane, un po' selvaggia. La scalpa di seta che aveva attorno al viso e in
parte sul capo, le lasciava uscire la lunga capigliatura nera come l'ebano,
raccolta dietro la nuca legata con un semplice elastico, luccicava sotto la
luce artificiale delle lampade. Aveva la pelle ambrata e liscia, e due grandi
occhi scuri che si rispecchiavano nell'intensità dei sentimenti sinceri. Eros
sentì qualcosa dentro di sé. Poi d'impulso fece la prima mossa ad allungare
la mano alla giovane dottoressa: < Piacere! Eros... > Sbottò deciso. Mentre
un sorriso era apparso sul viso della donna, per il simultaneo saluto
esposto: < Salve! > Rispose Hetel, poi prontamente commentò: < L'avevo
intravvista prima, giù alla cerimonia... Bene, bene! La sua storia è
veramente fantastica. E ha contribuito a darci un sacco di lavoro,
m'altrettanto interessante da passare alla storia. La più bella scoperta del
secolo. > Mentre continuava decisa a parlare, stringeva ancora la mano del
giovane che l'affascinava tremendamente.
Eros era rimasto sorpreso, ma in quel momento sorpreso di qualcos'altro
che si celava in quel sorriso candido della giovane dottoressa, pensando
cosa fosse mai quella confusione di pensieri e visioni che s'accavallavano?
Poi lei velocemente si ravvede e prontamente si girava rivolgendosi al
direttore Hamar nel spiegare la sua scoperta: < Vede qua dottore! Questi
geroglifici. queste scritte che erano sotto la spessa polvere per la parete
inclinata e non si vedevano per nulla. Qui in questo punto, vi è un
cambiamento di spiegazione... Forse sono io che l'interpreto male? Eppure
qui sta parlando per qualcosa che riguarda il futuro... Qualcosa che verrà
nel futuro? Descrive... >
< Cosa c'è scritto? Cosa dice Hetel, di preciso? E' troppo in basso e
adesso qui non ho gli occhiali per vederci meglio. > Brontolò Hamar.
Mentre la dottoressa stava trascrivendo su di un notes i geroglifici impressi
sulla parete. Poi riprendeva a spiegare. < La spiegazione sembra che
riguardi il futuro e dice, pressapoco così che: “Verrà in un tempo lontano,
oltre... > Hetel si era fermata a osservare un po' sorpresa il giovane
straniero, che si era a sua volta avvicinato e allungava la mano fasciata,
dove soltanto le dita erano scoperte. Eros sembrava come in trance, mentre
appoggiava la mano sulla parete, facendola scorrere sui geroglifici e
incominciò a dire ha sua volta in arabo, con voce alta e chiara a trasmettere
l'evento impresso da molto tempo:
155
“Verrà in un tempo lontano, oltre i grandi mari del nord. Verrà dal cielo
e porterà la luce della vita sulla terra. Dando lustro e rinascita al sommo
faraone EROSMENKOTEP I e della sua adorata sposa la regina
HETEPEL. Portando finalmente la pace e gloria eterna. E tutto capiterà
nel futuro, in un giorno che non è notte e la notte non è giorno. Quando gli
astri celesti si incontreranno qui su queste pietre tombali e uniranno le
loro mani vergini sulla pietra sacra con inciso il sigillo della vita Ankb e
aprirà la porta della tomba agli Dei del bene. Entreranno e scacceranno i
demoni malvagi a interrompere finalmente il maleficio eterno”...
Hetel era rimasta estasiata dal modo che il giovane leggeva e traduceva
quella profezia e la auspicava con una voce colma di saggezza, ma anche
di mistero. Nel contempo Hetel, le si erano aggrovigliati i suoi pensieri
colmi di sentimento recondito e di desideri repressi. E in quel momento, lì
dinanzi a lei quella presenza maschile, diventava per lei così affascinante
da rapirla. Si accorse ch'era rimasta colpita dalla forza e della gioia di
vivere che emanava quel giovane straniero. Osservava i suoi capelli neri e
folti che tendevano ad arricciarsi. Una leggera peluria scura gli copriva il
petto e s'intravvedeva oltre la camicia sbottonata. La donna ebbe un
brivido e lo classificò alla moda europea “Un bel Fusto”. Poi quello che la
colpì di più, erano gli occhi azzurri sul viso ambrato, tremendamente
affascinanti e misteriosi, che ancora non sapeva bene cosa le ricordava,
mentre la sua immagine si insinuava in profondità nella sua mente.
Dovette faticare per allontanare quei pensieri forti che l'aggredivano e per
la prima volta si sentì turbata.
Mentre Eros continuava ha tradurre di quei segni usciti da sotto la
polvere millenaria: “ Ed Osiride saprà...“ Si era fermato a guardare la
donna al suo fianco, per un lungo momento. Anche le persone che si
trovavano all'interno si erano fermati per ascoltare quelle parole che
sembravano magiche, espresse con amore e convinzione.
Hetel si trovò ad arrossire, per la paura che il giovane avesse letto nei
suoi pensieri reconditi. Poi lui le chiedeva: < E' esatto Hetel, ciò che sto
leggendo? Questa parte nascosta non l'avevo mai vista nelle mie visioni,
questo è più che vero. > Interrompendo il flusso dei suoi pensieri, Lei si
era ripresa velocemente, era talmente presa a valutare la decodificazione
dei geroglifici e confusamente c'era qualcosa che la turbava oltre ad
inquietarla e rispose decisa: < Sì, sì. Esatto! La seguo. > Rispose
arrossendo e abbassò gli occhi, più che impacciata.
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Eros percepì quella trasmissione di desideri, nel trovarsi a sua volta
ingarbugliato, ma non volle continuare a sondare la mente della giovane.
Pensando di lasciare ogni cosa a suo tempo. Capendo che in quel momento
vi erano cose molto più importanti che avvolgevano entrambi.
Hetel si sentiva rapita da quelle parole che il giovane traduceva dai
geroglifici antichi, ma di più era la forte presenza che le suscitava e senza
rendersene conto Hetel si trovò a far scorrere la mano sulla parete e nel
seguire nella sua mente le parole che Eros pronunciava.
Poi, come per incanto, senza saper bene cosa stesse capitando, nel
cercare di leggere quel futuro impresso sulla parete, si trovarono a sfiorarsi
le dita delle mani tra loro. Lei ebbe un sussulto a quel contatto e per un
attimo le sembrò di aver un mancamento, ma al tempo stesso ne fu felice
di quella svista a toccarsi. Aveva per un attimo visto il viso della regina
Hetelpel e del sovrano Erosmenkhotep I che le sorridevano.
Eros si trovò più che mai turbato, mentre terminava la decodificazione
dei geroglifici e la lettura che esponeva così liberamente, sapendo di non
conoscere molto bene quella scrittura. Ma capì che era il faraone dentro di
sé che leggeva e solo in quel momento comprese che qualcosa
d'importante, lo legava alla giovane Hetel. Terminando con un sorriso la
sua lettura: Aveva compreso il significato millenario.
“Ed Osiride saprà capire e giudicare la verità... che apparirà al tocco
delle mani, infrangendo la pietra secolare che soffoca lo spirito del
faraone, ridandogli la gloria perduta.”
Tutto era capitato così rapidamente, che nemmeno Eros si rendeva ben
conto di quello che succedeva attorno. Poi all'improvviso capì che quella
stupenda giovane lì al suo fianco e la sua mano appoggiata sopra la sua,
era l'incarnazione perfetta della regina Hetepel. La donna che lui aveva
sempre sognato ed amato platonicamente in silenzio nei suoi brevi
vent'anni. E in quel tocco delle loro mani, lui capì che era la mano della
regina e sovrana delle Valle delle Gazzelle, che sfiorava la sua a
rinfrancarlo. E ne fu immensamente felice.
Poi, tutto accadde così precipitosamente, la terra incominciò a tremare
e dei primi frammenti di intonaco incominciava a cadere dal soffitto. Tutti
si spaventarono, ma al tempo stesso guardavano Eros rimasto tranquillo.
Un'altra breve scossa e questa volta fu più movimentata da scrollare un po'
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tutti spaventati da alzare un bel polverone. Hetel si aggrappò ad Eros che
le passò il braccio stringendola a sé felice. Mentre le sussurrava: < Non
temere è tutto finito. L'ira del sacerdote Khor non farà più del male a
nessuno. E' tutto finito! >
< Cosa tutto finito? Il terremoto, dovremmo uscire di qui. > Consiglio
Hetel un po' spaventata. Mentre il direttore Hamar chiedeva rivolto a Eros,
immaginando che qualcosa di più sapeva: < Cosa è tutto finito? >
< Non temete, State tranquilli e veramente finita la maledizione. >
< Ma come può essere sicuro? Questo piccolo terremoto non centra
con la sua storia. Vero? > Chiedeva Hamar pensieroso, se far uscire tutti
dalla tomba prima che arrivi un'altra scossa più forte.
< E' veramente tutto finito. Era l'ultimo rantolo del demone Khor a
brontolare per aver perso la sua malvagia magia nera. Il sciamano ha perso
i suoi poteri e le sue ceneri sono volate via sparse nel deserto. > Spiegò
Eros, rassicurando gli spaventati presenti.
Alla fine tutto si acquietò e dopo un buon momento di passata paura, si
guardavano in viso reciprocamente aspettando un'altra scossa, ma nulla.
Mentre la polvere si stava diradando, da lasciare un po' tutto stupiti, la
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scossa di terremoto aveva fatto crollare una parte di parete che divideva la
camera dei tesori, con la vera camera funeraria del faraone.
Mentre osservavano stupiti, alle luce delle torce, l'immenso sarcofago
che troneggiava al centro della camera mortuaria. Eros si girò e osservò
la semplice camera mortuaria e all'interno, proprio sopra al suo capo dei
geroglifici cantavano le lodi del faraone Erosmenkhoterp I. Eros illuminò
la scritta e incominciò a leggere a voce alta:
“Sia lode a colui che sa leggere con gli occhi del cielo, nei presagi del
Dio Anukis e al suo operato, solo per amore alla vita. Nel prostrarsi
dinanzi agli Dei, aprendo il cammino alla vita terrena, con più saggezza.”
Poi Eros, spiegò ai presenti ancora un po' rintronati dagli affrettati
avvenimenti: < Dottor Hamar, penso che ora tutti possono andare a
riposare. La guerra contro il male è finita e si potrà soltanto dopo tornare
qui per dare una giusta e onorevole riscatto alla gloria del faraone e la sua
sposa. Tutti ormai avete ben capito che la dottoressa Hetel è la
reincarnazione della regina Hetepel, persino il suo nome era già stato
scritto dal destino. Vero? Lei è stata prescelta dagli Dei benevoli. >
Rivoltosi alla giovane ancora frastornata da troppo cose messe tutte
assieme. Mentre spiegava saggiamente: < Quando le nostre mani per caso
si sono unite, io ho capito che il destino era già stato scritto su questo muro
dal guardiano della Valle delle Gazzelle. Lui di nascosto dal perfido
sacerdote, aveva scritto come sarebbe avvenuto la liberazione e la sconfitta
del male, inferto per millenni dal malvagio sacerdote Khor. >
< Hamar, dopo un momento di riflessione approvò: < Penso che Eros
De'Sesostri abbia ragione. Il male è sconfitto, perciò andiamo a riposare.
Lasciamo ancora un giorno il faraone tranquillo assieme alla sua sposa,
ormai liberi dal maleficio. Poi oltretutto nei giorni successivi dovremo
allargare il passaggio. Questa volta voglio portare al Museo al Cairo il
sarcofago intero e solo dopo apriremo il coperchio. Merita tutti gli onori! >
Eros approvò completando: < Il faraone sarà grato della sua scelta. >
Si alzò un unanime coro di approvazione: < Che Hallàh benedica questi
giovani! Avremo d'ora in avanti un faraone in più nella nostra storia.
Evviva a Erosmenkhotep I e la sua regina Hetepel . >
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Capitolo Trentadue
Fuori l'eclisse solare volgeva al termine, e la luce del sole incominciava
a illuminare tutto il paesaggio nella zona del El-Faiyum, dove l'ombra del
monte Gebel En-Naalun, si allungava sul deserto.
Operai ed archeologi si erano infilati nelle baracche a riposare almeno
qualche ora, dato che al pomeriggio sarebbero ritornati dal Cairo tutti
quanti a vedere finalmente la formidabile scoperta.
Il direttore Hamar era al telefono con il primo ministro a confermare la
buona riuscita nel ritrovamento finale della tomba reale.
Eros e Hetel stavano discutendo e confrontandosi su quelle congetture e
avvenimenti che li legavano da molto tempo lontano. Mentre si era
avvicinato a loro Petre Hamis incuriosito dagli avvenimenti, chiedendo
alla giovane archeologa: < Ecco perché eri così attaccata alla XII dinastia,
nelle tue ricerche Hetel. Così puntigliosa e testarda. Sinceramente io non
lo capivo proprio. E ora qui ecco svelato l'arcano mistero. Non l'avrei mai
immaginato che i malefici e le fatture tramandate esistessero veramente
ancora. Da non credere! >
< Sinceramente, > Cercava di spiegare Hetel, mentre il dottor Hamar si
era unito al gruppo in discussione. Lei espose tranquillamente la sua
esposizione dei fatti: < Anche io non sapevo bene cosa volevo dalla vita.
Ero giunta al Cairo, fuggita dalla vita nomade e da un padre un po' troppo
all'antica. Era un commerciante che proveniva da Amman. Amante del suo
deserto, burbero e severo che non ammetteva disobbedienza e certe cose e
condizioni non le avrebbe mai capite. Una moglie obbediente e otto figli
da crescere e pascolare con capre e cammelli tra le montagne del Sinai... >
< Ma come? > Sbottò Hamar, fissando la giovane con severità. < Hetel
lei mi aveva detto che proveniva dall'accademia del Museo di Belle Arti di
Alessandria, ed era una della nipote del colonnello Hassalan? > Protestò
vivamente Hamar stupito.
Hetel abbassò il capo arrossendo, poi ribatté decisa: < Le ho mentito
dottor Hamar. E mi dispiace di aver offeso la sua buona fede. Ma mi deve
credere, era l'unica maniera per poter venire a lavorare con lei, nel suo
gruppo di bravi egittologi, proprio in questa zona. Sentivo qualcosa che era
più forte di qualsiasi cosa a venir qui a lavorare. > Prospettò tranquilla.
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< Come ha conosciuto il colonnello Hassalan? > Brontolò Hamar.
< Nella mia fuga dal Sinai mi trovai nella città di Suez e mi accodai
ad un gruppo di turisti che stavano visitando un museo egizio e fu il quel
museo che ebbi una folgorazione a quelle mie turbatine nei sogni, e mi
intestardii di poter entrare a far parte di qualche spedizione archeologica. E
per caso sentii parlare di questo colonnello Hassalan, e ne presi spunto per
farmi passare per la nipote della sua seconda moglie. Ecco, dottor Hamar.
Ora può anche licenziarmi. So di aver sbagliato... >
< Dovrei veramente metterti ai ferri! Oh, regina! Sorvoliamo... >
Brontolò. Mentre Hetel sorridendo per averla chiamata regina. riprendeva
a dire: < Dovete sapere che anche io fin da piccola sognavo cose strane,
cose che si intersecavano con gli antichi egizi, Ma non so bene il perché
era la XII dinastia che mi rintronava nella testa. Io sono nata a Nakhi, il
14/06/1073, come immaginate la mia sorpresa nel sentire la sua storia e
delle date che coincidono sempre... Ero veramente spaventata. Ma non
potevo venire da lei e dire certe scemenze. Poi, in fondo erano solo
coincidenze. > Tentò di spiegarsi. Mentre Eros la osservava e ne era
fortemente attratto dalla giovane. Mentre dentro di sé commentava felice:
“E' veramente per me la mia regina, colei che ho sempre amato di
nascosto ed ora qui al mio fianco”. Poi si fece forza nel dire con serietà
convincente:< Tutto era già stato impostato da millenni nel trovare chi
avrebbe ridato gloria al sommo faraone. Ora qui davanti a voi e non ho
vergogna di dire apertamente a te Hetel. Vorrei chiedere la tua mano?
Sempre se tu vuoi essere la mia sposa? Senza volerlo abbiamo reincarnato
in noi il faraone e la sua regina. Ma ora qui in questa epoca, Non si è
obbligati a seguire il fato che persisteva. Ormai è tutto finito e più nessuna
maledizione interromperà il percorso delle nostre vite. Lascio a te la scelta
della tua vita. La mia lo esposta apertamente, Mah!... >
< Visto che siamo tra amici fidati, > Rispondeva Hetel più che seria:
< Devo essere anch'io sincera. Quando ti ho visto accanto al muro e hai
letto i geroglifici, ho capito che eri il mio uomo, quello mandato dal
destino. L'uomo che io sognavo sempre ogni notte, vedevo sempre i tuoi
occhi azzurri e profondi... Sì! Voglio essere la tua sposa o mio signore! >
Mentre le sfuggiva una gaia risata di felicità.
< Sono veramente onorato o mia regina, giacere al tuo fianco. >
Mentre Eros si stringeva a sé la sua giovane sposa, si guardava attorno
diffidente, a suscitare curiosità dei presento a chiedere sulle difensive dopo
tutte quelle paure appena superate: < Cosa diavolo c'è ancora signor
161
De'Sesostri? > le stavano domandando incuriositi.
< La paura di trovarmi sempre alle spalle il “Caimano”. >
< Ma si sta confondendo, i coccodrilli vivono presso il Nilo e non
qui nel deserto! > Spiegò Petre, l'egittologo un po' confuso.
Eros sorrise nel spiegare a tutti che lui si riferiva al giornalista Wampol.
< Mi riferivo a Wampol. Quello della televisione greca. Tutti lo
definiscono un caimano. Pensando che questa volta ha perso lo scoop di
prima mano.
Mentre tutti applaudirono contenti di chiudere quel misterioso capitolo,
iniziato quasi tremila anni prima.
FINE
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La storia e personaggi di pura fantasia
Terminato di stampare 25/02/2010
stampante Canon PIXMA ip6000D
Pierantonio Marone
Strada per Chiampore 8/a
Muggia TS
040-274356
34015
3683090752
email: [email protected]
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