romanzo Vent'anni e un giorno per vivere Pierantonio Marone 1 Cronologia Vent'anni e un giorno per vivere E’ la storia di un ragazzo ventenne, figlio di un italiano e di una egiziana, dotato di poteri paranormali, che gli permettono di rivivere le vite precedenti e di scoprire cosa gli riserva l’immediato futuro. Attraverso numerose peripezie e con l’aiuto di un giovane ufficiale della marina greca riuscirà a svelare l’alone di mistero che avvolge il suo passato e sembra segnare inesorabilmente il suo destino. Eros, orfano di padre e di madre, cresciuto in un orfanotrofio torinese, frequenta il secondo anno di architettura alla Ca’ Foscari di Venezia. Qui conosce un giovane professore di lingue, Giorge Miller, appassionato cultore di archeologia egizia. Da questo incontro si sviluppa il suo interesse per la civiltà dei faraoni da cui si era sempre sentito attratto. Segue il professore a Londra e dopo varie sedute e incontri paranormali, riesce a scoprire una buona parte del suo passato. Poi, quasi per caso si ritroverà con il professore ad Atene in un convegno di parapsicologia e chiaroveggenza, condotto da un noto giornalista londinese, Artur Wampol, soprannominato il Caimano, convinto sostenitore delle scienze paranormali e occulte. Terminato il simposio divide il taxi con Nikolas, ufficiale della marina ellenica e figlio adottivo del console greco al Cairo. I due scoprono il comune interesse per l’egittologia e da ciò nasce il desiderio di approfondire la conoscenza. Nikos permette a Eros a trascorrere il weekend nella sua casa disabitata al mare e qui, in virtù dei propri poteri paranormali, il giovane Eros riesce ad individuare la localizzazione della tomba di Erosmenkhotep I, ultimo faraone della dodicesima dinastia, già oggetto di vane ricerche da parte di numerose spedizioni scientifiche. Arduo sarà il percorso intrapreso, ma alla fine.... 2 Primo periodo AMENEMHAT SESOSTRI III faraone dell’Alto e basso Egitto, padre di AMNERIS I, primogenito scomparso nel Nilo, soppresso dal secondo genito AMENEMMES IV padre di SOBEKNOFRU e NEFRETIS sorelle di EROSMENKOTEP I ultimo faraone della XII dinastia, dal 1786 al 1784 a.C, nato 1804 a Tebe e morto 1784 a.C. Assassinato dai sicari del sacerdote KHOR. Sepolto assieme alla moglie la regina HETEPEL, accusata di complotto e fu sepolta viva nella stessa tomba del faraone. Secondo periodo All’incirca cinquecento anni dopo, al tempo della conquista di Alessandro il grande, nacque EROS II figlio di Dario III, nato 352 morto 332 a.C. Aveva tre figli maschi, dalla moglie Elena, figlia di un principe siriano. Terzo periodo Altri quattrocento anni e l'anima del faraone rivive in un principe arabo AMR PETOH-KENSO-RE IBN NAB nato 1232 morto 1252 d.C. Figlio del Califfo Aiyubidi. Aveva tre figli maschi e due mogli Sarru e Sark . Quarto periodo Dopo circa altri quattrocento anni, nel medioevo, rivive nelle sembianze di un giovane condottiero teutonico ROSMENK HOT, nato 1505 morto nel 1525 in battaglia, era al servizio del duca di Milano, Francesco Sforza. Quinto periodo Trascorsi altri quattrocento anni, l’impersonificazione del faraone EROSMENKHOTEP I si ripresenta ai giorni nostri nel giovane: EROS DE'SESOSTRI studente in scienze e fisica nucleare a Torino. Nato a Beni Suef in Egitto il 13/6/1975, figlio di archeologi. Antonio De-Sesostri e Karem Aiyubi. Eros si trova a possedere grandi poteri naturali di medium e chiaroveggenza, par-psiche oculistica, telepatia profonda e con l’armonia di fluttuazione cosmica dell’universo. Da indurlo nella lettura del pensiero a ritroso nel tempo, riscoprendo il suo fatale destino. Pertanto, l’ora X predestinata dal fato dovrebbe avverarsi mercoledì 14 giugno 1995. Tali circostanze erano identiche e inconfutabili nei secoli. Vent’anni e un giorno di vita per vivere. Il percorso maledetto da compiere. 3 4 Profezia “Verrà in un tempo lontano, oltre i grandi mari del nord. Verrà dal cielo e porterà la luce della vita sulla terra. Dando lustro e rinascita al sommo faraone EROSMENKOTEP I e della sua adorata sposa la regina HETEPEL. Portando finalmente la pace e gloria eterna, nella Valle delle Gazzelle”. “E tutto capiterà nel futuro, in un giorno che non è notte e la notte non è giorno. Quando gli astri celesti si incontreranno qui su queste pietre tombali e uniranno le loro mani vergini a interrompere il maleficio eterno”. 5 “Il grande sacerdote Khor, inviato dal dio Atum, decreta che la maledizione sia perpetrata in eterno. Che il riposo dell'ignoto defunto nell'aldilà, sia eternamente tormentato dal Ba, per le sue malvagie colpe nel aver ignorato i comandamenti e la giusta via dell'obbedienza. E il Ka prepari la sua anima maledetta dal Dio Seth, per il lungo viaggio. Sulla nave dei morti che il dio Anubis porterà al cospetto e all'ira del dio Osiride Re dei morti. E mai si placherà l'ira contro il faraone Erosmenkhotep I e la sua regina Hetepel, usurpatori del regno delle Gazzelle. Dovranno espiare la maledizione eterna. Che nessuno entri e desti dal sonno eterno dell'ignoto. La morte colpirà con le sue ali nere chiunque osi disturberò il sonno maledetto del faraone rinnegato.” “In questo papiro è segnato il percorso della tua vita. Abbine cura piccolo Eros e ti salverai dalla maledizione emanata del sacerdote KHOR, adoratore del malefico dio SETH, che hanno inflitto il male eterno sulla tua dinastia. Mi raccomando principe, abbine cura.... Fai attenzione!” 6 Città di TEBE 1784 a.C. Funerali di EROSMENKHOTEP I faraone dell'alto e basso Egitto “L’innominato ha profanato gli Dei. Lo stesso Osiride la punito a restare nel profondo della terra al buio eterno, dimenticato da tutti, senza una nave per solcare nelle tenebre il lungo viaggio al fianco il Dio Anubis che accompagna i morti”. 7 8 Personaggi e interpreti nel maleficio Eros De.Sesostri la vittima designata dal fato. Antonio De.Sesostri direttore museo egizio di Torino Karem Hayubi archeologa e madre di Eros Hader Hayubi sorella gemella archeologa Hetel Harasis archeologa egiziana Nikos Holas tenente della marina militare greca Conte Michail Holas console greco a Telaviv e Contessa Fazia Holas Elena Gariffa studentessa ragazza di Nikos Mikails Gariffa Ammiraglio della marina greca e consorte Renes Gariffa Artur Wampol giornalista, presentatore TV greca ET1 “Il caimano” Lord Giorge Brunnerit direttore e azionista ET1 greca Lorens Madison direttore. rete TV ABS e Rilke Noris direttore rete TV SNN William Kemp direttore regia e Mario Galluzzi coordinatore regista ET1 Lorelaine Dumond giornalista Corriere della sera e Merce Calvet del Figarò Sharon Dopulis ministro Beni Culturali greci Miro Popodus professore e direttore reparto ustionati ospedale Atene Alexander Gop giornalista Direttore agenzia segreta greca Giorge Miller psicologia università di Londra programmatore scienze Charles Fraser psicologo università di Alessandria d’Egitto Harod Quetal parapsicologo dell’università di Boston US Zakis Hamar direttori scavi egizi di El Faiyum Petre Hamis egittologo egiziano sovrintendente al Cairo Hamed Sukian Presidente del Metropolitan Museum d'Egitto Mohammed Zaul Primo Ministro e Sottosegretario Beni pubblici egiziani Alì Habàa caposquadra scavi a El-Faiyum Egitto John Bodman egittologo ricercatore di Oxford Regno Unito Christos Stavropos autista taxi Atene Tiberio Romoli ex direttore museo egizio di Torino Mara Cozzi candidata al parlamento italiano 9 Prologo Le telecamere erano puntate sul personaggio di rilievo che si apprestava ad essere divorato dall’astuto presentatore; impersonato dal giornalista del “Times”, Arthur Wampol, scaltro e ambiguo, con la faccia da boxer e con il parlare rapido e incisivo. La sua figura alta ma compatta faceva risaltare più del dovuto la sua risata sonora e produceva un’immagine che sembrava ormai scolpito nella pietra e si distingueva tra i migliori reporter nel mondo pronto all’avventura. Il pubblico che partecipava a quell’inusuale show di scienze occulte, veniva quasi aggredito e sottoposto a una sfrenata carrellata di domande scottanti e brucanti. Il conduttore di quel fantasmagorico spettacolo era stato denominato un “Caimano” senza pietà. Pronto a ghermire e sgretolare ogni roccia più dura, fino allo spasimo del malcapitato eroe. Pertanto chi si sottopone era ben conscio di ciò che andava incontro in quell’arena, senza lasciarsi prendere dal panico e fuggire via ancora prima d’incominciare. Essendo una sfida più con sé stesso, che sfidare il furbo presentatore del momento. Ma sebbene tutto questo fosse deleterio per chi si presentava alla sbarra, l’audience era arrivato alle stelle. E tutti quanti nolenti o no, erano coscienti a quali rischi andavano in contro, i misteri dell'occulto erano sempre oscuri e sapevano altrettanto bene che alla fin fine, chi riusciva a uscire da quell’inferno era all’apice del firmamento oltre della propria carriera. Ma era altrettanto vero che molti che si sentivano pronti a sfidare il mondo e talvolta cadevano per la troppa sicurezza. Sicuri che mai nessuno sarebbe riuscito a smuoverli o intaccare la loro proverbiale parola. E taluni avevano fatto male i loro conti, dimenticandosi di quel perfido e subdolo conduttore, che ne sapeva una più del diavolo. Lui, con ardue battute riusciva sempre a giostrarsi l’incauto ospite, sceso in campo poco prima con tanta disinvoltura, facendo alla fine una misera figura, in quel simposio di trappole e misteri occulti. 10 Arthur Wampol era riuscito a imporre contro tutti il suo mito, era ormai pronto a ogni fatto o evenienza che le veniva a tiro, per farne un reportage televisivo. E chiunque capitava sotto le sue grinfie, il più delle volte era sicuramente finito. Ecco perché l’avevano denominato il: “Caimano”, dall’animo perfido, ma talvolta sensibile da strappare anche le lacrime, e questa prerogativa era più che vera. Talvolta succedeva che durante la diatriba tra il giornalista e l’intervistato, saltava fuori qualcosa di nuovo e prontamente Wampol captava al volo quel misterioso fatto. In quella parvenza di momentanea umanità. Dal canto suo Arthur Wampol cambiava d’improvviso, divenendo un caro e benevolo giornalista con un’anima e un cuore. E queste discordanze nel suo temperamento le aveva captate molto bene da solo Wampol, ricevendo migliaia di lettere e telefonate di commiato in redazione del ETI-1. Lo studio televisivo della “Criptovision Ellenico”. A sostegno della sua illuminata e piacevole idee su vari argomenti di parapsicologia e scienze occulte. Pacchi di lettere anche al suo albergo dove stazionava al momento. 11 Capitolo Primo Quel giorno Wampol era in ritardo sulla sua tabella di marcia, il traffico di quella metropoli mediterranea lo innervosiva abbastanza, mentre osservava distrattamente il ritmo convulso di quella città dal finestrino aperto del taxi, che a rilento risaliva una delle tante arterie principali del centro della capitale: la Leofòros Amalias. “Atene è come una bella e sconvolgente creatura, ma è impossibile districarsi liberamente.” Espresse tra sé. Poi, a un certo punto ripensò nuovamente, mentre si asciugava il sudore che gli colava sul viso dalla fronte; che aveva già dedicato all’incirca un anno prima, un lungo articolo sul Times, a quella città dai mille volti, mentre faceva scorrere nella mente, quasi le stesse parole che aveva scritto a suo tempo: “Ad Atene l’antico si sublima nell’acropoli colorata di bianco, da un sole travestito da Dio e le sue prospettive si consumano alla ricerca d’impossibile definizioni mute, complici di miti e marmi che sembrano darsi appuntamento con i passi sparsi dei turisti sull’acciottolato di pietre millenarie”. E si trovò a sorridere Wampol, ripensando a ciò che aveva scritto, ricordandosi bene lo stupore dei londinesi mentre scoprivano in quel poetico articolo l’altra faccia di quel popolo greco; in un certo senso gli piaceva godere delle sue bravure a ispirazioni quasi geniali. Mentre la sua mente aveva già percorso un altro pezzo di quell’articolo improvvisato: “Dove il fitto brusio della folla ondeggiante nei quartieri che s’addossano alla collina sacra; in quei minuscoli agglomerati dove uomini e cose, oggetti e case, si scompongono e ricompongono tra spirito e materia, in quel fluido vitale di idee e filosofie millenarie”. Continuando Wampol a rileggere mentalmente su ciò che gli veniva alla mente in quel momento del suo articolo antefactum, nel cercare di far passare il tempo a lui prezioso senza innervosirsi troppo e a far aumentare la sua già abbondante sudorazione. Ma al tempo stesso si sentiva soffocato in quella congestione del traffico, da farlo imprecare, ma questa volta a voce alta: < Per San Giorgio! > Sbottò mentre si guardava l’orologio al polso e si rivolgeva all’autista per sollecitarlo: < Per favore, non può provare e trovare un’altra strada, per uscire da questo ingorgo? Magari una trasversale? Io sono maledettamente in ritardo... tenti di far qualcosa per cortesia. > Brontolò impaziente. 12 < E’ impossibile sgusciare via da questa bolgia. Lipùme. > Spiegò. Wampol approvava a malincuore la risposta: < Sì, sì, capisco! Mah, speriamo che si muovano? > Mentre ripensava a quella riunione capitatagli così all’improvviso, che proprio non l’avrebbe voluta quel giorno. Gli aveva fatto perdere un sacco di tempo, e in quel momento brontolava con sé stesso incavolato. Mentre constatava che il fazzoletto che teneva in mano per asciugarsi il sudore era ormai fradicio, da farlo innervosire ancora di più aspramente. < Accidenti! > Sbottò alla fine. Mentre l’autista dal canto sue, in quel suo modo un po’ rustico, cercava di convincere in qualche modo il passeggero. < Mi spiace Signore, ma a quest’ora è molto difficile andare di fretta! > Gli aveva risposto così tranquillamente, da far innervosire ancora di più il suo già incavolato passeggero. Wampol era più che mai arrabbiato, cercando un modo diverso per far passare il tempo senza incavolarsi oltre. D’altronde fare a piedi quel lungo tragitto ci avrebbe impiegato più di un’ora e pertanto doveva rassegnarsi di quella situazione che gli offriva quel taxi al momento. Aggrovigliato in quella marea d’auto in movimento che sembravano tante tartarughe in competizione. Quell’afflusso di gente e veicoli che andavano avanti così disordinatamente, creavano dei veri ingorghi su quelle ampie e spaziose vie. “Gli Ateniesi non riusciranno mai ad adattarsi col progresso”, Sbottò tra sé Wampol più che convinto. “Sono un po’ troppo sentimentali, ma altrettanto irruenti e attaccati alle vecchie tradizioni, dove celano in loro, una buona parte passionale che sfocia nel sirtaki e il quel sapore di moussakà, di quel vino resinato che saggia il palato”. Era ciò che deduceva malamente Arthur Wampol, comprendendo più che bene il loro modo di vivere. Ma in quel momento desiderava l’ordine e la correttezza che un suddito del gran regno unito britannico sapeva fare. Mentre ascoltava le imprecazioni un po’ scurrili nel loro linguaggio locale, espresso dal conducente un po’ sottovoce, ch’era imperterrito nella sua guida, da sembrare così tranquillo nell’indifferenza più totale. “E’ veramente tardi”, constatò mentalmente Wampol temendo di non far in tempo per il suo programma che stava per andare in onda e lui ancora non era arrivato agli studi televisivi del ETI-1. < Accidenti! Non ci voleva proprio. Per San Giorgio! > sbottò a fior di labbra. Capendo che si trovava incuneato in quella marea d’auto incolonnate e gli pareva di soffocare in quell’ammasso di ferraglia arroventata dal sole estivo. Incominciando ad avere dell’inspiegabile crisi di nervi pensando continuamente che fra 13 un’ora doveva andare in diretta con quello spettacolo inventato così si può dire, su due piedi, ma che a dispetto di tutti aveva preso consistenza, oltre l’interesse da quel pubblico un po’ distratto. E di tutto questo lui ne andava fiero, pertanto non poteva mancare, sapendo più che bene che i suoi collaboratori non sarebbero mai stati all’altezza della situazione. Oltretutto, l’aveva partorito lui quello stravagante show d’attrattiva e mistero, inventato così per gioco, tra colleghi e dirigenti della televisione ellenica. Wampol si trovò nuovamente a rimuginare sull’accaduto fatto che a dispetto di tutti gli costò l’approvazione dei finanziatori, in quelle convulse idee che gli si sprigionavano sovente nella sua mente, aggrovigliata per la fretta. Ma pur sempre eclatanti. E il tutto era successo in uno di quei tanti party che si tenevano più che sovente, in una di quelle lussuose ville sulla Costa di Apollo, con tanto di banchina per attraccare i lussuosi panfili di grossi e grassi magnati. Arrivata dal vecchio continente, oltre quelli dall'altra parte del mondo. E fu proprio lì, in una disputa di bravura, tra gin, scotch e sherry, che Wampol propose, più per coerenza alla sua indole di bravura, che per il resto, dicendo a voce alta: < Bene, Signori. Io vi garantisco che posso improvvisare in due mesi... Be’, diciamo al massimo tre... una trasmissione da mozzafiato. Ma l’importante, è dove tutti possono partecipare e dialogare, esprimendo i propri desideri, le proprie opinioni e sopratutto i propri misteri. Insomma dar libero sfogo, nel tentativo di riuscire ad arrivare alle stelle in poco tempo. Mi seguite, vero? E senz’altro, se tutto procederà come la penso io, si farà un sacco di soldi. > < Ma è veramente così sicuro della sua strampalata idea Wampol? > Chiese uno dei tanti magnati dell’industria presenti. < Senz’altro! Lo posso preparare in meno tempo, se mi date mano libera. Così al più presto presenteremo in studio “la prima”. S’intende, se voi mi sosterrete a impiantare questo spettacolo. Per così dire un po’ accattivante, oltreché stravagante. Ma vi garantisco una buona riuscita. Dove tutti si faranno in quattro pur di partecipare nel mettersi in evidenza a loro vantaggio o svantaggio a secondo dei casi che saprò valutare sull’interesse più o meno appassionato del pubblico. E tutto questo s’intende a vantaggio della trasmissione... > Tutti quanti erano rimasti ad ascoltarlo con un interesse alquanto incerto. D’altronde, in quel periodo la redazione del canale ETI-1 era a dir 14 poco, un tanti-nello in crisi. Oltretutto gli spettacoli in lizza erano un po’ troppo costosi e non offrivano tanto interesse da parte del pubblico e pertanto gli azionisti che si trovavano a quel party si stavano domandando se valeva veramente la pena d’investire altri soldi, per rilanciare la loro rete televisiva con poca attrattiva in quel periodo di scarse idee. Qualcuno aveva prospettato decisamente a voce alta: < E’ impossibile e manca il tempo, oltreché il danaro da investire? > < Abbiamo già speso troppo e siamo usciti dal bagget preventivato. > Rispose un altro, nell’indifferenza più assoluta, mentre stava rimirando con più interesse il fondo schiena di una giovane donna più che mai avvenente. Ma per Arthur Wampol, che gli balenava in testa quell’idea già da tempo, non aveva dubbi sul come fare senza troppe spese. Wampol, era già stato propenso di proporlo mesi prima, a Lorens Madison, direttore della emittente inglese “CBS”. Perciò al suo rientro a Londra, per un periodo di vacanze. Oltretutto, dovute alle scarse e insignificanti notizie da estrapolare in quel momento da quella Magna terra del leggendario: “Alessandro il Grande”. Quella terra greca, che in fondo a tutto e di nascosto, Arthur Wampol incominciava ad amare. E perciò in quella proposta di una bizzarra trasmissione che aveva Wampol in cantiere, l’avena accennata già a suo tempo a Madison per telefono, esponendo quella sua idea ch’era in procinto di partorire. Ma, Madison gli prospetto, che purtroppo l’interesse oltre la Manica era irrilevante. In patria poi, e per di più i londinesi non sarebbero troppo interessati a quel genere di spettacolo variopinto, fra misteri e folclore. Poi oltretutto di misteri era già più che piena la gran Bretagna. Rispondendo a Wampol: < Mi sembra un programma un po’ campestre, non adatto hai nostri concittadini. > Gli prospettò Madison bonariamente. E di rimando Wampol rispondeva un po’ risentito: < Già, ma senz’altro i greci ne andranno pazzi per un programma di pettegolezzi, come dici tu un po’ campagnoli... Be’, ne riparleremo più avanti. > Ma, poi non si fece più nulla. Ripensò tra sé e sé con un vago ghigno sornione. Mentre Wampol, si rammentava al momento, a quella marea di lavoro e preoccupazioni scoppiate in quel susseguirsi di cose e fatti accorsi in quei primi mesi per avviare quel bizzarro spettacolo e con la speranza che fruttasse veramente milioni di dracme. Poi finalmente il successo si prospettò quasi subito e Wampol si sentì veramente anch’egli alle stelle. In quel primo mese della prova del fuoco, l’audience era salito vertiginosamente alle stelle, da soddisfare Wampol in una positiva 15 remunerazione per il suo intuito al successo. Perciò, al ricordo di quella riunione snobbata fino all’ultimo, si era rivelata poi, tutt’altra cosa. Quei pezzi grossi e altolocati della nazione e d’altri paesi in vacanza con i loro grandiosi yacht ormeggiati in rada; quei mass-media che fanno il bello e il brutto tempo nella Comunità Europea. Erano riuniti là, sulla Costa D’Apollo, a far un po’ di baldoria, e per Wampol s’era rivelato una fonte di denaro ineguagliabile. Pensando al come e al sistema migliore per mungere quelle grasse vacche un po’ restie. Forse il fatto è che nessuno voleva dimostrare ai presenti di essere tirchio e senza fondi. Pertanto lo presero decisamente in parola, forse con l’idea di fare un buco nell’acqua, ma d’altronde bisognava in qualcosa spendere un po’ di dollari, per dimostrare la buona volontà di fare. Poi d’altronde i mancati guadagni venivano detratti dalle tasse in qualche modo, e pertanto avrebbero perso ben poco alla fine. Mentre il loro buon esempio di azionisti l’avevano messo a disposizione di tutti, se poi finiva male, peccato, loro ci avevano provato e qualcuno l’avrebbe poi pagato a proprie spese, rimettendoci magari anche il posto oltre che il proprio danaro. E in quella calda serata, forse ancora più calda per la quantità di drinks e cocktail trangugiati senza ritegno, sembrò a Wampol che tutto filasse via, liscio come l’olio. Wampol era stato sostenuto dal giornalista Merce Calvet del “Le Figarò” e Rilke Noris, funzionario della nota emittente oltreoceano “CNN”, statunitense. In procinto di impiantare in proprio una sua emittente in Corsica. Wampol avendo delle capacità manageriali alquanto spiccate. E pertanto avrebbe voluto Arthur Wampol come assistente e magari socio in quell’impresa non da poco. Poi con l’avvento del satellite a fornire notizie nuove verso l’Europa Unita. Pertanto era alla ricerca di buoni e capaci collaboratori al momento. Ma più di tutti, era riuscito a dare il primo appoggio a Wampol, era stato Lord George Brunnerit, che gli propose una cospicua sovvenzione a quella spericolata idea. Essendo poi uno degli azionisti di maggior spicco e possedeva il sessanta per cento delle azioni dell’emittente ellenica. < Caro Arthur, > Disse Lord Brunnerit alzando il suo Martini ghiacciato. < Io posso anche sovvenzionare la sua agguerrita proposta, forse un po’ allettante... ma ha una condizione? > Propose con serietà, ascoltato da altri un po’ sulle difensive ma altrettanto interessati. < Che alla reggia del suo 16 programma televisivo, voi mettiate mio genero: Willian Kemp. bravo, ma sapesse che scansafatiche è quello... > Wampol lo rimirò per in attimo e subito rispose con decisione: < Non importa con chi? L’importante è incominciare... Va benissimo per me, Lord Brunnerit. Okay, d’accordo! > < Okay, Wampol! Domani si riunisce la commissione e proporrò... be’, approveremo la sua proposta nei dettagli. Si tenga a disposizione per espletare quelle piccole formalità. D’accordo? E che gli Dei di questa terra gliela mandi buona. > Espresse sorridendo Lord Brunnerit. E infine con la collaborazione per il coordinamento della trasmissione di Mario Galluzzi; ch’era libero d’impegni contrattuali, per dissidenze finanziarie con una nota televisione italiana, iniziarono subito i fervidi preparativi. E in quella calda serata, era per così dire e d’improvviso nata una nuova trasmissione intitolata: “SINI’DISSIS”, (Coscienza). Insomma, tutto era iniziato bene e sotto buoni auspici, anche da parte degli Dei dell’Olimpo, che quanto pare sono in tanti da queste parti. Pensò sorridendo Wampol. 17 Capitolo Secondo Erano fermi da cinque minuto, quando il tassista scorse un piccolo spiraglio nella corsia d’emergenza sulla destra e subito premette l’acceleratore e sgusciò fuori, aumentando la velocità in quel breve tratto sgombro dalle altre macchine. In quella premura espressa dal passeggero che gli avrebbe senz’altro fruttato dopo una buona mancia, l’autista non si accorse di una ragazzina che stava attraversando la strada sulle strisce pedonali. Il piede era già scattato sul freno, ma in cuor suo l'autista sapeva e d'era ormai tutto inutile, mentre un forte sgomento gli bloccava la gola per la paura. Anche Wampol s’era accorto all’ultimo minuto di quel dramma che stava per accadere proprio lì, davanti. Pensando rapidamente, mentre si metteva le mani davanti agli occhi per non vedere l’impatto. rimuginando che la sua giornata piena d’imprevisti non era ancora finita, anzi si stava aggravando tremendamente. Lo stridio dei freni era così lacerante e lugubre, aspettavano soltanto il botto dell’impatto e tutto sarebbe terminato in un mare di sangue oltre i guai. < Per San Giorgio! > Urlò Wampol spaventato. Poi come d’incanto Wampol vide volare via davanti all’auto la ragazzina tra le braccia di un uomo, che agilmente l’aveva afferrata e portata velocemente sul marciapiede al sicuro, evitando l’auto per un pelo. Alla fine dopo quell’estenuante sgomento del tassista, con il piede pressato sul freno, l’auto si era arrestata a pochi metri oltre il punto che si sarebbe verificato il dovuto e micidiale impatto. Oltre Wampol, anche l’autista per la paura erano sbiancati in volto, scesi rapidamente dall’auto. Mentre attorno a loro si era già radunata un po' di gente a guardare quell’incidente appena mancato. L’autista si stava riprendendo dall'affanno e sgomento a quel dramma scapato, oltre alle rogne che sarebbero seguite dopo. Mentre si stava scusando con la ragazzina, che a sua volta non si era accorta subito del taxi in arrivo. Ma si era spaventata per la prontezza del giovane che l’aveva presa per la vita e l’aveva quasi scaraventata tra la folla al sicuro. E pertanto dopo il primo impatto di confusione si eclissò rapidamente tra i cancelli dei giardini “Ethnikòs Kipos” lì a lato, senza rispondere a nessuno 18 dei presenti, era vergognosamente spaventata. Scomparendo velocemente tra quella marea di folla curiosa e disordinata. Wampol, si stava asciugando il sudore per il caldo e la tensione del momento, mentre stava osservando il giovane che si era fermato a parlare con il suo tassista. Pensando che quel giovane li aveva liberati da una grossa rogna e da una lunga sfilza di domande da parte della polizia. Mentre il tassista era ancora scosso per lo spavento, che continuava a grattarsi il cranio pelato e sudato, mentre ringraziava con una lunga stretta di mano il giovane per il suo decisivo intervento. < Efkharistò kirios! > Agitando la mano ancora tremante. Il giovane rispondeva calorosamente alla stretta e alla fine gli chiedeva deciso: < Be’, visto che sé fermato, mi darebbe un passaggio fino al mio albergo? All Hotel Cario City... Sempre se al suo passeggero non dispiace? > Mentre si era rivolto a guardare Wampol, porgendo con un largo sorriso e due furbeschi occhi azzurri, in attesa di una sua approvazione. < Non ci sono problemi. Oltretutto, lei mi ha tolto da un grande impiccio, > Rispose l’autista con due baffetti neri alla turca. < E poi, con il pericolo di aver quasi ammazzato una ragazzina. Per gli Dei dell’Olimpo! Che paura ho avuto... > Farfugliò ancora affannosamente il tassista. Wampol che per un attimo era rimasto lì ad ascoltare i due, mentre fissava il giovane e faceva arzigogolare il suo cervello, nel pensare di già a una sua nuova storia da inserire nel suo spettacolo un po’ scarso di brio in quel giorno; rivisto poco prima dai suoi appunto nel copione del programma. E pertanto chissà che quell’incidente irrilevante non poteva divenire qualcosa di accattivante? E rapidamente macchinava idee su idee, mentre qualcosa dentro di sé gli diceva che quella presenza lì di fronte, in quel giovane dai cappelli neri e ricci, con la pelle ambrata e gli conferivano un aspetto affascinante e misterioso, ma composto nel suo completo grigio mélange di seta antica. Stava ancora espirando per lo strappo appena eseguito nel saltare e salvare da una morte sicura la ragazzina, ormai sparita di volata tra la folla. Wampol pensò che doveva agire subito, oltre al ritardo che aveva sulla sua tabella di marcia e prontamente disse ai due che si dilungavano in convenevoli inutili: < Per adesso non ci sono problemi, ma se restiamo ancora qui? > Mentre afferrava il giovane per un braccio e l’invitava a salire sul taxi. < Io farò veramente tardi in trasmissione. Salga la prego e dopo che il nostro tassista mi avrà scaricato in redazione, lei potrà farsi portare dove vuole. 19 D’accordo, le va bene? > Mentre si passava il fradicio fazzoletto sul collo e si sistemava al suo fianco, poi batteva la mano sulla spalla dell’autista per sollecitarlo a muoversi. < Perfetto! > Rispose il giovane mentre gli allungava la mano, che prontamente Wampol la stringeva rispondendo deciso per la premura addosso: < Arthur Wampol, piacere! > < Eros De’Sesostri, felicissimo! > E prontamente Wampol ne approfittò per escogitare la sue fulminea idea, dicendo: < Ma lei per caso è egiziano? Dal suo aspetto lo sembrerebbe, non certo dall’accento, mi sembra italiano? > < Be’, insomma qualcosa del genere, una via di mezzo... > Rispondeva il giovane sorridendo. < Ma mi scusi ancora la mia curiosità? > Buttò quella nuova domanda un po’ burlona, per ammorbidire la sua, alquanto insistente indagine, ad un’eventuale e potenziale scoop televisivo di prima mano. < Lei è forse parente con quei lontani faraoni Sesostri della ... Mi pare, se non vado errato? > Rimanendo a pensare. < Sesostri III della XII dinastia, voleva dire? > Lo precedette il giovane sorridendo. < Sì, esatto! Lei mi ha tolto la parola di bocca signor De’Sesostri... Forse la domanda è un po’ banale, ma il suo aspetto un po’ tenebroso lo fa supporre più che bene... Il collegamento? > Per un attimo il giovane divenne serio e si era fermato stringendo gli occhi, poi prontamente riprese a parlare nel suo modo spigliato e deciso, dicendo: < Be’, se le dicessi di sì, lei ci crederebbe? > < Mah! Forse sì. Si potrebbe pensarci su un momento... > Rispondeva con un debole sorriso. Poi Wampol, riprendendo subito a dire per evitare di farselo sfuggire via: < Be’, senta un po’. Se lei avesse un po’ di tempo da sprecare... io ne approfitterei per usufruire della sua disponibilità? > Gli proponeva Wampol pensieroso sul risultato. < In che cosa? > Gli chiedeva il giovane De’Sesostri incuriosito, ma non troppo. < Disponibilità di che genere? > < Be’, visto che mi sto’ incuriosendo alla sua alquanto vaga dinastia e sto’ svolgendo guarda caso un’indagine sul percorso del fiume Nilo alla 20 ricerca di antiche dinastie. Perciò mi piacerebbe se più tardi dopo il mio spettacolo in televisione ne parlassimo un poco. A quanto sembra lei dovrebbe essere molto informato? Sempre s'è disposto ad accompagnarmi in studio e assistere al mio spettacolo? Se le può interessare Signor De’Sesostri, tanto per variare e uscire dalla solita routine di tutti i giorni. Nel documentarmi sui libri e riviste per l’occorrenza, io sono per l’esperienza diretta e mi pare che lei deve sapere molte cose sull’Egitto. Vero? > Mentre l’osservava un po’ divertito, bramoso della sua alquanto vaga ma determinante idea da mettere in atto e da presupporre che quel giovane abboccasse al suo invito. Dato ch’era veramente l’ideale sperare, per quel che pensava di fare, nelle prossime ore. Eros era rimasto a fissarlo pensieroso, poi quasi a scacciare via quelle futili supposizioni di fatti ormai noti per lui nell’indifferenza. Sapendo già per certo cosa voleva quel Arthur Wampol da lui in quel momento, uno scoop da primo piano. Lui l’aveva letto nel pensiero dell’altro e gli sfuggì un debole risolino d’indifferenza al caso, infine rispondeva: < Come può essere così sicuro e supporre che io sappia molte cose sull’Egitto, se ancora non le ho detto nulla al riguardo? > < L’ho dedotto dal fatto che porta quel cognome e ha risposto subito sulla dodicesima dinastia. Semplicissimo! Comunque le andrebbe di una chiacchierata davanti a una fresca birra chiara o scura? > Gli propose nuovamente Wampol intestardito. < In questi giorni sto' impiantando un simposio sui misteri occulti e quant'altro. Pertanto Qualche idea in più non andrebbe male, sempre se a lei interessa discutere su storie ancestrali. > < In verità non sono mai stato in uno studio televisivo. Almeno per una volta, forse l’ultima volta, potrò dire: ci sono stato anch’io, alla TV...> < Veramente! Vuole vedere tra le quinte come si svolge una trasmissione in diretta? E' sorprendente! > < Perché no! Visto l’invito gratis è un peccato rifiutare. Non le pare signor Wampol? > Rispose sorridendo a giustificare l'invito. < Certamente, signor De’Sesostri... > Mentre dentro di lui, Wampol vedeva già sviluppata la sua maliarda idea. Pensando di usare un po’ di fantasia e avrebbe potuto impiantare una nuova parodia, forse un po’ subdola, ma cosa importava quando il risultato diventerà quasi un’arte illusoria ma redditizia. “Formidabile”. Formulò felice tra se. 21 Eros in un primo momento era un po’ scettico sul risultato dell’altro e a quel punto, quasi per ripicca a contraddirlo avrebbe voluto nel bel mezzo dell’opera escogitare un diversivo per snobbarlo, ma poi si rassegnò all’idea che tra pochi giorni sarebbe arrivata la famigerata fine e allora. Pensò distrattamente osservando dal finestrino la gaia vita di quella città millenaria. “Tanto vale lasciare andare le cose per il proprio verso”. Lui aveva tante ore vuote a disposizione, ma al tempo stesso erano troppo poche per reagire e sconfiggere il male che incombeva drasticamente sul suo capo. Mentre si passava la mano sulla guancia per sentire la ruvidezza della sua barba rasata di primo mattino, e infine rispondeva con un falso sorriso sulle labbra: < Okay! Va bene signor Wampol, la seguo alla scoperta del fiume più lungo del mondo. D’accordo!... > 22 Capitolo Terzo Vi era uno stato di frenesia eccitante nell’ampio teatro televisivo del ETI-1 ellenico, pronti a entrare in diretta tra pochi minuti col programma già annunciato dallo speaker di turno, “SINI’DISSIS”. Mentre tutti si davano da fare mugolando e sbracciando per coordinare in silenzio le ultime cose. Oltre l’impegno dalla reggia, dove Willian Kemp impartiva le sue direttive per una migliore cooperazione in quel lavoro che pareva essergli confacente alle sue aspettative un po’ disordinate e svogliate, per il passato. Il giovane De’Sesostri era stato presentato ai vari collaboratori da Wampol e si era poi appartato tra le quinte a discorrere con il coordinatore delle riprese Mario Galluzzi, che in quel momento era alle prese con dei cavi aggrovigliati di una telecamera un po’ sfasata e sostituita ad evitare eventuali intoppi in diretta, mentre quest’ultimo imprecava tra i denti sottovoce: < Accidenti! Questi macchinisti disordinati... poi pretendono d’avere l’attrezzatura sempre a posto. > < Certo che l’inconveniente potrebbe arrivare proprio da quei fasci di cavi attorcigliati tra loro, da interferire nella buona conduttività della corrente, > Espresse Eros semplicemente. < Ha quel modo si formano dei campi magnetici da sfasare i vari controlli termici e inviare dei segnali errati ai vari microchip della telecamera. > < Mi ascolti un momento signor De’Sesostri. > Esponeva Galluzzi al giovane. < Lei per caso non sarebbe disposto a lavorare per noi? Ci occorre uno come lei, e mi pare ne sa’ abbastanza di queste trappole avveniristiche impacchettate a dovere... > < Be’, sì! Non sarebbe male come idea, > Rispose Eros sorridendo all’offerta. < Spiacente signor Galluzzi, ma non ho molto tempo a disposizione nei prossimi giorni. Ma grazie egualmente per la proposta di lavoro, è molto allettante. > < Ah h, come non detto! I migliori sono sempre introvabili... Mi scusi un momento. Un altro rompimento? > Mentre si allontanava, chiamato per un altro intervento urgente. 23 Eros si era messo di lato tra le quinte a osservare incuriosito quel mondo un po’ fantasioso che aveva sempre visto e solamente dall’altro lato, di fronte al teleschermo televisivo. Poi vi fu qualcosa che lo distrasse da quelle preparazioni all’inizio dello spettacolo vero e proprio. E il tutto gli era venuto alla mente osservando un manifesto pubblicitario appeso alla parete di fondo nel corridoio, che proponeva e invitava tutta a una escursione sul Nilo, alla scoperta delle piramidi e dei monumenti oltre le tombe egizie e i suoi faraoni pieni di misteri. Senza saperlo Eros, si ritrovò a ripensare alle sue molteplici vite che stavano purtroppo e ancora una volta volgendo alla inderogabile fine. Vi era soltanto un piccolo particolare che lo rassicurava. Ormai era più che sicuro che nell’avvenire non si sarebbe più riproposta la duplicazione e la procreazione dei geni vitali alla vita. Lui aveva distrutto lo strumento che inconsapevolmente trasmetteva la continuità e la fine delle loro giovani vite all’infinito. Mentre ripassava mentalmente quel suo profilo analitico antecedente: Lui che veniva da un orfanotrofio, dov’era stato messo a soli cinque anni, dopo la tragica morte dei suoi genitori e per la mancanza di parenti per accudirlo. Il comune di Torino si era preso cura di lui inserendolo nella casa del fanciullo, e usufruendo in quella poca eredità lasciata dai genitori, che sarebbe bastato per farlo proseguire negli studi. In quell’assegno vitalizio che il comune gestiva con parsimonia. Ma purtroppo un orfanotrofio rimaneva sempre un posto alquanto deludente, per non dire un piccolo ghetto, da non poter offrire ai giovani trovatelli quell’amore e affetto che una vera famiglia gli poteva dare a profusione. Pertanto rimanevano sempre in troppi ad aspettare che qualche coppia di giovani sposi riuscisse a portarsi a casa qualcuno di loro. E ai rimanenti sconfinati nell’istituto restava solamente la solidarietà tra di loro, poveri derelitti della società umana. E in tutto quel calderone di buone idee Eros l’aveva appreso a proprie spese e aveva sofferto molto per quella mancanza di affetto e amore, che gli era mancato proprio sul più bello, da portarlo a una forma di turbe psiche troppo precocemente e devastante al tempo stesso. Coltivando in lui sogni fantasiosi e scabrosi, sconfinanti nel delirio. Costringendo il personale dell’istituto a isolarlo per le sue continue urla notturne, piene di paure e affanni, da far rimanere tutti quanti i compagni della sua camerata svegli. Attaccando a loro volta quella sua sindrome di terrore espressa dal 24 suo subconscio. Pertanto, fu costretto a essere ghettizzato dai superiori oltre che dai compagni che lo prendevano per matto, dovuto alle sue insistenti turbative notturne e mutismi diurni. Dove si svegliava di soprassalto, sconvolto e pieno di paura in quei sogno angosciosi che faceva costantemente, da indurlo a rimanere il più possibile sveglio per paura di entrare in quella sfera di sogni perversi che faceva a profusione. Ricordando che talvolta crollava dalla stanchezza e dal sonno, nel lasciarsi andare senza reagire alle stupefacenti visioni notturne ove i scenari erano sempre diversi, sia nelle epoche che nei posti. Ma che alla fine era sempre disastrosa la sua visione, con la morte che l’avvolgeva e se lo portava via nell’oblio più cupo e nero, da svegliarlo fra strilli e urla di terrore. E in tutta quella sua storia così sconvolgente, lui dal principio si era fissato che in quella sua rabbia interiore, colpevolizzava l’istituto per la durezza che adottavano su di loro, ragazzini inermi, per la mancanza di genitori. Mentre l’obbligavano a redarguirsi e smetterla di lagnarsi nella notte, per evitare castighi più duri. Così, col passare del tempo e con qualche anno in più, era riuscito a nascondere a chiunque le sue debolezze e paure, fatte nei suoi sogni da incubo costante, riuscendo persino a sognare qualcosa di più tranquillo. Scoprendo e supponendo ch’era la sua fantasia a creargli quelle turbe psichiche piene di angoscia e affanni. Per fortuna, si era fatto degli amici tra i compagni bisognosi d’affetto, oltre al vecchio sovrintendente Tiberio Romoli, del museo egizio di Torino messo in pensione da parecchi anni. Era giunto ormai verso la novantina, ma sempre vispo di mente, sebbene un po’ malfermo sulle gambe. E per riconoscenza all’amicizia e all’affetto che aveva avuta a suo tempo con suo padre, Antonio De'Sesostri. Il vegliardo sovrintendente, continuava a fagli visita allo stesso orfanotrofio dove anni prima anche suo padre era passato. Il vecchio sovrintendente gli raccontava che a quel tempo; lui quarantenne con una famiglia numerosa sulle spalle e la moglie inferma, non se la sentiva di prendersi cura anche di suo padre, proprio non aveva soldi abbastanza per allevare tutti quanti. Perciò, aveva pregato l’istituto di dare il suo nome Antonio al neonato e il cognome di Sesostri. L'aveva trovato in una cesta nel museo, Depositato il neonato, ai piedi della statua del faraone Sesostri. Il sovrintendente pensò, ch’era di buon auspicio dare quel cognome. Così alla fine il giudice minorile dell’istituto aveva fatto quella piccola variante definitiva del cognome di De’Sesostri. Anche suo padre nella maggior età era rimasto contento di quel nome avuto. 25 Il vecchio Tiberio una volta al mese andava a trovarlo all’istituto accompagnato dalla figlia ormai sessantenne. E in quei pochi momenti d’incontro gli raccontava sempre la solita storia, quella di suo padre cresciuto con il chiodo fisso in testa di diventare un archeologo. E ci riuscì veramente, oltre ad andare in Egitto alla ricerca di tesori, ma s’intestardì quando trovò un frammento di papiro, che descriveva di un giovane faraone misteriosamente scomparso nel nulla. Quei discorsi e quelle frasi venivano ripetute molte volte in ogni visita che il vegliardo Tiberio gli faceva, imprimendo nel profondo della sua mente quelle indelebili parole: < Tuo padre ha sperperato tutto il suo patrimonio per le spedizioni archeologiche in proprio, trovando sempre pochi disposti a sovvenzionarlo alla sua testarda impresa, nel voler scoprire la tomba del faraone “ignoto e maledetto”. E quella sua idea fissa era dovuta al ritrovamento del frammento di papiro in un vaso canopo, senz’altro trafugato dai ladri di tombe, e ora si trova al museo Egizio qui a Torino. Catalogato come reperto n° 20/1, e in esso è nascosto ancora, in una specie di doppio fondo l’originale papiro. Essi proprio così, fui io a segnare sul registro il reperto di quel vaso canopo. Ma il fatto più importante era quello ch’era scritto nei geroglifici su quel pezzo di papiro... solo una parte di quel papiro si poteva leggere e ricostruire vagamente i frammenti di una eterna maledizione. “L’innominato ha profanato gli Dei, e sarà maledetto per l'eternità. Lo stesso Osiride la punito a restare nel profondo della terra al buio eterno e dimenticato da tutti. Senza una nave per solcare nelle tenebre il lungo viaggio al fianco il Dio Anubis che accompagna i morti. Erosm.....” Comprendi ragazzo mio, era tutto quello che era scritto su quel lembo di papiro e mai nessuno ha creduto a tuo padre. Oltretutto altri ricercatori contestavano la veridicità di quel papiro e le sue supposizioni del presunto luogo di sepoltura ch’era inesistente. Così tuo padre fece una copia esatta del papiro e la sostituì con quella vera da lasciare tra i reperti ritrovati in Egitto, portandosi a casa quella originale assieme al vaso. Tuo padre era talmente convinto di ciò che sperava di trovare e perciò quando tu sei nato a voluto darti il nome di Eros, perché era una piccola parte di parola trovata scritta sul papiro strappato. > Esponeva Tiberio con soddisfazione. Eros rimase un momento a riflettere su quella vecchia storia, perché a quel tempo era tutto ciò che sapeva di suo padre Antonio De’Sesostri e di sua madre Kahem Aiyubi, studiosa in archeologia come suo padre. Le uniche cosa che Eros sapeva della madre, che veniva da una nobile 26 famiglia di nomadi dell’Alto Egitto, da El-Maks. Ma con gli anni Eros aveva appreso e scoperto molte cose in più sulla sua vita... antecedente. In quel breve momento di dialogo con Wampol, Eros si trovò a confidare qualche piccolo particolare della sua vita famigliare. Ma interrotta per le ultime preparazioni della trasmissione che andava in onda. Eros fu distolto dal febbricitante impegno dei cooperatori alla trasmissione che andava a iniziare, accantonando quelle retoriche storie che involontariamente andava sempre a rimuginare nel subconscio. Wampol aveva preso posto sulla sua poltrona di comando, alla sua sinistra vi era seduta una signora o signorina giovane ed elegante, avvolta in un vestito audace, un po’ tesa per la telecamera di fronte, che si accingeva a riprenderla per intera, in quella apparizione sconvolgente, che l’intervistata proponeva a quel pubblico in sala e a casa ansioso di sapere e scoprire l’immaginabile. Il via fu dato da Wampol come al solito e nell’ambigua calma del suo portamento, annunciando la solita frase di prammatica: < Signore e Signori, buonasera! > Poi doverosamente si rivolgeva alla signorina accanto, presentandola agli spettatori in sala oltre a quelli a casa davanti al televisore. < Signore e signori qui presenti e telespettatori a casa vostra, ancora buona sera! Qui dal vostro “Caimano” Artur Wampol... Eccoci ancora insieme, tra mistero e realtà, in compagnia della nostra gradita prima ospite, catturata mentre s’aggirava per le vie di Atene in vacanza. La signorina Mara Cozzi. > Mentre dal pubblico scaturiva un coro unanime di applausi indirizzata all’ospite di riguardo. Poi Wampol riprendeva a dire velocemente: < Ma non dubitate avremo una carrellata d’altri graditi ospiti tra le quinte in attesa di entrare nella nostra arena per farsi scuoiare. Be’, insomma, s’intende, divertirsi, questo è il nostro motto. Non ho forse ragione Signori del pubblico? > Incitandoli nella diatriba che si apprestava a incominciare. E subito tutti unanime rispondevano calorosi all’appello. Mentre Wampol da vecchio volpone, li richiamava all’attenzione esponendo la sua retorica: < Siamo alla venticinquesima puntata e mi sembra appena ieri ch’è nata. E vivamente vi devo ringraziare ancora per la Vostra sollecita partecipazione alla riuscita di questo spettacolo famigliare, che a dispetto di tutti i pareri sfavorevoli a acquisito il vostro audience preferito. Grazie di cuore! E ora, con piacere che vi presento per 27 la prima volta qui nei nostri studi del ETI-1, un candidato al Parlamento italiano, la signorina qui presente Mara Cozzi. > E rivolgendosi alla signorina Wampol continuava a inscenare la sua introduzione: < E noi del ETI-1 L’abbiamo subito scovata e pregata se voleva darci qualche delucidazione, svelare i misteri, sulla sua discussa missione nel parlamento italiano. Spero che non se l’abbia a male signorina Mara Cozzi? > esponeva con un mirabile risolino sulle labbra. La signorina sorrise divertita e rispose senza imbarazzo: < Ma, mi creda Signor Wampol se non mi andava di essere intervistata, non sarei venuta qui adesso. E a quest’ora sarei ancora in spiaggia a prendermi l’ultimo sole della giornata. > < Ha perfettamente ragione, Mara, non le space se la chiamo per nome? > La donna annui con un candido sorriso, Wampol con decisione incalzava sulle domande, pensando ch’è un argomento che tira per quel pubblico insolito, in quel menù di programma per famiglie, tra il mistero e il loquace, quasi a luce rossa, che di certo in quei 34 minuti li avrebbe tenuti bloccati, forse un po’ scandalizzati e senz’altro dove altri non lo avrebbero mai fatto, e Wampol questo lo sapeva più che bene, ed era per questo che il suo audience si alzava. Eros da suo posto di osservazione, sorrideva a quelle battute, pensando tra sé, a come si poteva intervistare una pornostar candidata al Parlamento italiano? “Cose dell’altro mondo”. Solo uno come Wampol poteva escogitare una cosa simile, pur di aumentare l’audience tra questi greci ancora trasognanti e all’antica. E quella era l’identica idea che si era fatta Wampol di quella gente accorsa a vedere le sue attrattive, quasi fosse in bel circo equestre e lui disponeva e faceva muovere la belva migliore. E pertanto intervistare una candidata al partito dell’amore, era una di quelle domande che suscitava l’ironia del doppio senso. Se poi a rivolgerla era lui, scaltro e perspicace, era tutt’altra cosa. A una pornodiva dalle giunoniche fattezze, abituata per mestiere alla maniere erotiche, poteva anche provocare qualche imbarazzo. Al telefono Wampol l’aveva pregata s’era disponibile a partecipare nella sua trasmissione e la signorina aveva chiesto quanto tempo occorreva a Wampol per l’intervista. E lui aveva risposto garbatamente. < Beh, diciamo un’oretta. Anche meno... > Lei tranquilla aveva risposto:< Allora vengo. D’accordo! > E ora lei, si trovava nelle sue mani, che cercherà 28 senz’altro di trarre fuori il più possibile di notizie stuzzicanti. Lei rispondeva a tutte le domande, anche le più ardite, con un sorriso sornione, sempre composta e divertita. E Wampol da vecchio lupo di mare, aveva osservato tutto, pensando che in effetti era proprio così anche dal vivo, tutta agghindata di prima sera, microgonna di pelle a frange svolazzanti, body rosso con una vertiginosa scollatura su un’incontenibile prospetto. “Per san Giorgio è quello che ci vuole.” Sbottò tra sé Wampol sorridendo e riprendendo subito l’intervista. < Allora, Mara, che effetto le hanno fatto tutte queste attenzioni, che ha in Italia? > < E’ curioso. Inimmaginabile. Molto bello. E’ un fatto che mi rassicura: vuol dire che non tutti gli italiani vogliono ammazzarmi. E forse c’è chi vorrebbe di più. > rispose sorridendo. < Ho sentito, > Chiese Wampol. < Che ad una intervista di Robertino Turini, le consigliava di fare come Reagan: cioè di lasciare lo spettacolo, se vuole far politica... > < Se sarò eletta in parlamento, io voglio andarci: magari non tutti i giorni, ma almeno tre o quattro volte la settimana. Non me la sento, però, di abbandonare il mondo dello spettacolo. E non per danaro. Per me è uno stimolo. Non potrei vivere senza lo spettacolo, senza l’esibizione. > Lei la reginetta del porno, parlava della sua candidatura con un cuore rosa e con l’effigie al centro dell’emblema. I commenti erano più che generosi, la prontezza e la castità del linguaggio per il composto atteggiamento erano ineccepibili e Wampol l’aveva elogiata parecchie volte, come stimolo al buon rapporto che si era creato con il pubblico ansioso di acquisire nuove nozioni di natura erotica. < Dica la verità, Mara: pensa che la politica italiana sia una cosa oscena? > le domandò sornionamente. < Si è una cosa oscena. Nessuno fa un bel niente. E i politici pensano solamente agli affari propri, ognuno per sé. > rispose lei tranquilla. Per tutta quella mezzora era stato un hard per il pubblico, un approccio apparentemente sereno, da talk show rosa. Il fragore degli applausi era frammisto a risolini sommessi, di quel pubblico che si scopriva le proprie patologie, un tantinello perverse. Wampol sul finale, dopo gli applausi e i ringraziamenti, accompagnò oltre il palco la star, salutandola con enfasi e veniva accompagnato da un caldo battito di mani. 29 Capitolo Quarto Poi Wampol, mentre tornava al suo posto cambiando tono e assumendo un aspetto altero e sicuro, si portò alla sua seggiola prendendo dei documenti in mano a dimostrare la sua compiutezza e serietà nel suo lavoro. Aspettò un attimo, quel poco che basti a creare una certa attesa psicologica nei presenti, poi alzò il viso verso il pubblico ch’era attento a vedere cos’altro tirava fuori quel “Caimano” di Wampol. Mentre il cameraman lo inquadrava in primo piano a trasmettere tute le sue emozioni e segreti ai telespettatori. Infine Wampol riprese a dire con circospezione: < Ancora una volta, > Incominciò a esporre qualcosa, ma al tempo stesso a confondere l’attesa degli spettatori. < Signore e Signori, presenti qua in studio e a casa vostra davanti ai vostri teleschermi, che ci seguite fedeli nella nostra carrellata sui personaggi di riguardo che vi proponiamo ogni giorno. Qui il vostro spietato “Caimano” che vi sta proponendo qualcos’altro che tenevo in tasca di riserva, in caso di bisogno per salvare la baracca... No! Niente di tutto questo Signori! Anzi è qualcosa di più allettante e vi devo rivelare che proprio oggi ho avuto l’occasione e il piacere di conoscere un discendente dai lontani faraoni d’Egitto. Si, Signori, avete capito bene. Abbiamo l’onore di presentare il Signor Eros De’Sesostri. Ecco... prego, venga avanti Signor De’Sesostri! > rivolgendosi con un gesto del braccio verso le quinte. Eros, per un attimo sorrise a quell’idea dell’altro che già aveva letto un momento prima nella mente di Wampol, ed era rimasto per un lungo secondo a pensare se veramente doveva entrare un quell’arena a discutere su cose ormai irrilevanti per lui, oltretutto non aveva mai amava molto la pubblicità, anche se gratuita. Ma non ne ebbe il tempo, perché fu quasi spinto sul palco da Galluzzi che aveva visto quella sua titubanza a muoversi, supponendo che il giovane De’Sesostri era già d’accordo con Wampol per quella intervista da farsi quella sera. A riempire la scarsa attrattiva di quella giornata. Infine Eros si trovò al centro della sala al fianco di Wampol che 30 sorrideva furbescamente, mentre lui si trovava un po’ disorientato, ma senza voler a quel punto contestare, poi quel suo modo di fare in quei giorni era ormai sfociava nell’indifferenza. Ma essere portato così di colpo dinanzi ad un pubblico di colti cittadini ellenici a farsi scannare in domande subdole, non è che si sentiva tanto a suo agio. Tanto più che nell’intervista di prima, Eros aveva notato che nello studio televisivo era così gremito di gente e invitati, dove il pubblico era diviso in tre settori ben distinti: al centro a suo parere c'erano senz’altro una parte dell’élite cittadina, gente altolocata che gioiva a partecipare nell'esporsi in primo piano, quasi fosse doveroso essere presenti. E sulla sinistra vi erano giornalisti e una cinquantina di studenti d’ambo i sessi e professori in vari titoli di qualifica, pronti a intervenire in domande ben studiate e stuzzicanti. Invece nel settore di destra era riservato ai militari e quella sera gli ospiti di turno erano della Marina Militare Ellenica, una quarantina di giovani cadetti dell’Accademia Navale, sbarcati dal cacciatorpediniere ancorato al Pireo. E quasi come un automa Eros, si era rassegnato al fatto compiuto e con decisione si portò vicino a Wampol, porgendo la mano a stringere quella dell’altro protesa verso di lui, in quel saluto di prammatica. Mentre quest’ultimo lo pregava di accomodarsi nella poltroncina alla sua destra. < Prego, Signor De’Sesostri s’accomodi! > Disse Wampol tutto euforico, usando una tonalità un po’ più alta del dovuto a voler creare quella mistica atmosfera che a lui tanto piaceva, sapendo per certo che al pubblico ne gioiva e andava matto della sua scaltrezza. Già esposta per bene sui vari quotidiani della nazione, oltre quelli stranieri che seguivano la sua stravagante trasmissione. E Wampol già vedeva gli articoli sui vari quotidiani del giorno dopo, esposti a caratteri abbastanza cubitali: “Lo scaltro Caimano a colpito ancora.” A quell’idea Wampol si sentiva al settimo cielo dalla gioia. Eros si guardò attorno in quel disagio che non riusciva a contenere, ma allo stesso tempo non voleva dimostrarlo, così si concentrò sulla domanda che Wampol gli stava rivolgendo in quella sua melliflua parlata. < Bene, Signor De’Sesostri. Io mi sono permesso di anticipare e prospettare al pubblico, una sua presunta parentela con il lontano faraone Sesostri III della XII dinastia. Se non vado errato, vero? > < No, ha perfettamente ragione signor Wampol. > Confermò tranquillamente Eros. Mentre l’altro incalzava subito senza dar un momento di respiro, continuando a chiedere con falsa insistenza: < Ma lei 31 mi diceva poc’anzi e mi ha espresso un fatuo collegamento con il faraone Amenemmes IV. Il quale sembra sia il padre di un certo faraone ignoto o maledetto, tanto cercato da suo padre Antonio De’Sesostri, archeologo in Egitto. Vero? > Aveva esposto cortesemente. < Sì, certo, è così. > Espresse Eros un po’ disorientato all’inizio, quel timore che aveva addosso gli faceva supporre e incolpava le telecamere, pensando, che fosse un limite restrittivo in quella prospettiva che creavano le stesse, in una dimensione altra, ricchissima di possibilità inedite. Mentre osservava il cameraman che lo stava inquadrando in primo piano. Ma subito si riprese dicendo: < C’è una vaga rassomiglianza di parentela, vaghi presupposti di fatti e coincidenze più che chiari e plausibili. Oltre al cognome imposto a mio padre per una fatale coincidenza... > Espose senza enfasi Eros. Mentre il presentatore lo spronava: < Ma, lei mi parlava prima, se non vado errato... > Insistendo Wampol. < Lei prima diceva di eventuali coincidenze strane. Conseguenze riscontrate nei suoi sogni sconvolgenti... è così? > Premeva sulla risposta. Eros ammiccò un momento su quelle parole dette prima in via confidenziale a quel gagliardo signore, che s’era rivelato poi, di essere un gran figlio di una buona donna. Ma, lo doveva ammettere Eros, in fondo la colpa era soltanto sua, visto che l’aveva letto subito nel pensiero dell’altro cosa intendeva fare. Pertanto a quel punto doveva fare buon viso e nient’altro. E in fondo doveva ammetterlo, quel Wampol sarebbe stato capace d’inventare qualsiasi cosa di sana pianta, pur d’arrivare al suo scopo e a quel punto gli doveva dar merito della sua perspicacia intuitiva. Infine Eros rispose a quella domanda dall’aspetto un po’ pertinente, sperando solamente che l’altro non vada oltre. Non aveva nessuna intenzione di innescare quella miccia, anche se tra breve e purtroppo sarebbe giunta la inesorabile fine, già predestinata e perpetuata fin dai tempi lontani. < Sì, effettivamente nei miei sogni mi appare il passato più che mai nitido e veritiero. Questo è vero! > < Come? Veramente lei riesce a vedere il passato? E ciò che vede nei sogni risulta poi essere vero? > Incalzò Wampol nuovamente a dimostrare di essere alquanto stupefatto. < Sì, è esatto. Rivivo il passato in varie epoche... Fin dai tempi dei faraoni e via di seguito fino ai giorni nostri. > < In prima persona o come spettatore, lei vede le varie epoche? > lo spronò nuovamente Wampol con un’aria interessata. < In prima persona. Ed è per questo che non vorrei mai 32 addormentarmi e sognare. E’ un continuo incubo. Quasi ogni notte. > < Insomma, ogni notte lei ha dell'incubi costanti, allora? > Volle precisare Wampol per creare attorno a quel fatto una sottile curiosità a vantaggio del pubblico in ascolto. Mentre Eros guizzava gli occhi a scrutava quel pubblico attento e silenzioso nell’attesa che lui racconti quei fatti; era abbastanza restio a esporre quella microsomia rimanente del suo subconscio, perennemente in conflitto con sé stesso. Poi dopo una breve pausa riprendeva a dire: < Nei miei sogni è un susseguirsi di fatti nuovi e vecchi o peraltro mai riscontrati prima, o interrotti nello svegliarmi prima per paura di continuare a sognare brutte cose. Trascurando dei particolari imprecisati, perché sembravano per me in quel momento insignificanti. Ma al tempo stesso pieni di una verità che mi creava sgomento. Quantunque e alla fine nel ripetersi delle stesse scene scoprivo quei particolari, coincidenze che mi lasciavano quasi sempre sconvolto e avvolto da un senso profondo d’angoscia, per quello che vedevo in continuazione... E in fondo risultavano sempre più che veritiere ed esatte gli avvenimenti accaduti tempo addietro... > < Allora, quelle cose spaventose che vede nelle sue visioni notturne lo sconvolgono così tanto? > Perorò Wampol, ma al tempo stesso era un po’ dubbioso, gli pareva di sentire dentro di sé qualcos’altro che lo spronava a insistere nel chiedere ancora: < Racconti pure Signor De’Sesostri, noi siamo tutti quanti curiosi e ansiosi, assieme a lei ha scoprire i suoi sogni. E forse a parlarne l’aiuterà a liberarsi da quell'incubi. Quei misteri apocalittici. Non le sembra? > < Quanto vorrei che fosse così semplice... > Espresse Eros con un debole sorriso. < Signor De’Sesostri non le è mai capitato di discutere queste sue sensazione. Questo fatto interiore, con qualche esperto in materia? Del tipo di parapsicologia sulla lettura del pensiero, la paranoia, chiaroveggenza, profezie, infestazioni turbative, seconda vista, insomma, tutte quelle forme che possono provocare e alterare le visioni notturne. Forse mi sono azzardato un po’ troppo nell’esprimere il mio punto di vista da inesperto. Non mi fraintenda, la prego. > Si scusò Wampol sicuro di aver suscitato un nuovo filone di quella nuova vicenda appena iniziata. E questo lo sapeva più che bene Wampol, bastava solo innescare la parola giusta e track tutto prenderà da solo la via voluta per aumentare l’audience dell’ascolto desiderato. Era veramente un perfido volpone. < No, non ha sbagliato a formulare la sua idea e senz’altro sarà eguale 33 a quelle di tutto gli spettatori qui e a casa. E per essere coerente alla sua domanda le voglio dire che non ho mai presupposto che questa mia immaginaria fantasia possa destare dell’interesse a qualche psicoterapeuta al mio caso. E devo aggiungere che personalmente ho approfondito negli studi questa mia, chiamiamola così, turbativa. Ma la questione è ben altra... Veramente? > Esponeva Eros. < E quale sarebbe? Sempre che lei voglia svelare il suo mistero, s’intende? > Espresse Wampol nel volere incitare l’altro a proseguire, mentre pensava che quel giovane moro lì di fronte si stava rivelando una fonte di misterioso guadagno. E quando si trattava di aumentare il suo indice di gradimento, Wampol non sapeva più contenersi dall’escogitare qualsiasi cosa pur di arrivare alle stelle. Mentre confabulava dentro di sé alla ricerca della verità. Non che lui sia un veggente, pensava Wampol, ma aveva sempre avuto intuito quando vi era qualcosa di fasullo e falso. E in quel caso non gli sembrava ingannevole, anzi se lo sentiva sotto la pelle, da procuragli dei brividi indescrivibili di una trattenuta gioia. Era come entrare in un impenetrabile antro che si apriva sul mistero, e lui Wampol l’aveva quasi percepito nel suo subconscio il passaggio fugace in quel contatto nella stretta di mano di poco prima con quel giovane De’Sesostri. < Sarebbe troppa lunga la storia da raccontare e poi fin troppa inimmaginabile a credersi, mi creda Wampol. > Esponeva Eros con una nota nostalgica nella sua voce chiara. Mentre Wampol cercava di giostrarsi ancora un poco quell’effetto di profonda curiosità che si era creata nello studio, nel dilungare quella presumibile diatriba, sul presupposto di una imminente fine di quella storia inventata su una futile e problematica insonnia di quel giovane straniero. E alla fine Wampol chiedeva al giovane con allusiva penetrazione in quel mistero appena iniziato: < Dunque lei Signor De’Sesostri, sostiene ed è più che convinto che questo misterioso fato, continui ancora in futuro e a persistere con accanimento su di lei? > Eros rimase un attimo a pensare poi spiegò: < Già è purtroppo così... > < Comunque, come le dicevo già prima Signor De’Sesostri, se vuole può raccontare a tutti noi la sua storia. > Mentre osservava l’umore del pubblico presente, sapendo più che bene come doveva comportarsi al riguardo se l’argomento incominciava a interessare e Wampol continuando a dire: < Siamo ben lieti di ascoltarla. Ora più che mai avendo stuzzicato il nostro interesse. La prego? E se mi permette un’altra domanda, lei è egiziano o italiano? > Espletò conciso Wampol capendo l'interesse. 34 Eros sorrise enigmaticamente, capendo di essersi lasciato travolgere dagli eventi. Poi come al solito pensò che forse poteva in qualche modo essere di aiuto a qualcuno, nel capire l’animo umano e tutto ciò che lo circonda in quel grande mistero così complesso che avvolge l’universo. E infine riprese a dire: < Be’, le devo dire che sono per metà italiano e l’altra egiziano. Io sono nato a Beni Suef in Egitto, da madre egiziana e padre italiano. Ambedue erano archeologi e lavoravano per conto del governo egiziano in recuperi di reperti archeologi nell’Egitto centrale. E dopo la mia nascita avevano deciso di accettare la soprintendenza del museo Egizio di Torino e pertanto si stabilimmo a Torino in Italia. Come le dicevo già prima, ho perso i miei genitori all’età di cinque anni. Erano tornati in Egitto per pochi giorni, per una perizia su un frammento di roccia ritrovato sul Sinai. E nel frattempo di quel loro viaggio all’estero, mi avevano affidato alle cure di una vicina di casa. Purtroppo in quel viaggio persero la vita entrambi in un incidente aereo... > < Mi dispiace per la perdita dei suoi cari! > Espresse Wampol, e in quel momento era sincero. Poi riprese a rimarcare quel triste fatto: < Così, lei già da piccolo a sofferto la perdita e l’affetto dei suoi cari. Mi dispiace veramente, mi creda. Perché so cosa vuol dire mancare l’affetto di una madre e io a diciott’anni, ho sentito molto la perdita e la mancanza. > Aveva esposto Wampol computo. Eros aveva soltanto acconsentito con un gesto del capo a quella constatazione antecedente. Mentre dalla sala nella prima fila centrale un distinto signore con pochi capelli e una folta barba grigia, chiedeva d’intervenire. Wampol, sempre pronto ad ogni evenienza si alzava in piedi e pregava la sua assistente di portare un microfono al signore in questione, mentre pregava lo spettatore se voleva recarsi sul palco: < Prego, s’accomodi! Signor... > Chiedeva Wampol euforico, mentre l’altro si avvicinava e rispondeva al conduttore: < Fraser, Professore Charles Fraser... Piacere! > Rispose mentre si stringevano la mano e in fine quella del giovane De’Sesostri. E Wampol rapidamente intervistava il nuovo venuto, chiedendogli le solite banali domande di prammatica: < Felicissimo Professore Fraser! Ma lei è parigino, dall’accento lo sembrerebbe? > Formulò sull'evasivo. < Si sono parigino, ma ora insegno Parapsicologia e Scienze alla Università di Alessandria in Egitto. E pertanto mi sembra che la complessità del signore qui presente è un campo di mia competenza. Oserei dire interessante la sua sindrome. > Mentre fissava intensamente Eros, e riprendeva a esporre la sua anticipata tesi. < Anche e se ancora non 35 si sa nulla di preciso sulle sue turbative notturne. Tutto questo mi affascina e m’incuriosisce tanto. Se mi permette l’intromissione su questo argomento che si appresta a esporre il signor De’Sesostri, sarei felice di poter partecipare e mi onora saperne di più al riguardo. > Wampol era veramente euforico nell’apprendere che la sua idea si stava espandendo a macchia d’olio e senz’altro l’audience sarebbe salito alle stelle. E senza perdere un attimo, l'intrometteva deciso, esclamando conciso: < E’ veramente la persona giusta, Signor Fraser. Capitata al momento giusto. E penso che ci occorreva in questo momento per scoprire i lati oscuri del nostro subconscio nel sonno. Che ne pensa Signor De’Sesostri ,della partecipazione del Professore? > < Meglio di così non si poteva avere! > Esclamò deciso Eros, mentre dentro di sé incominciava a rimpiangere di aver preso per sbaglio quel taxi. Capendo che si sarebbe andati troppo oltre a ciò che lui avrebbe voluto esporre a delucidare quel pubblico ateniese. Nel frattempo il professore Frasel stava scrutando profondamente Eros, mentre commentava con Wampol la sua qualifica d’esperto, esponendo convinto: < Il giovane qui, ha una forte potenza medianica, Sento le sue forti vibrazioni trasmesse dal suo pensiero, m’ha... sento, sento? Anche molta resistenza... Da parte sua? > E Wampol a quella semplice avvisaglia s’intrometteva dicendo: < Ma, lei professore Fraser, pensa che il nostro giovane De’Sesostri, abbia questa possibilità di trasmettere e comunicare col passato? > Wampol aveva un po’ accelerato i tempi e le supposizioni. Ed era il suo motto: “Smuovi le acque per primo, invece di aspettare che altri lo facciano per te.” Fraser sorrise a quella nascosta sfida. Mentre Eros era titubante su cosa dire o non dire. Sapendo per certo che di quel passo si andava a scoprire un ginepraio irrisolvibile e inspiegabile al momento e pertanto si accontentò di aspettare cosa avrebbe detto quel vispo professore Fraser. Poi vi fu qualcosa che captò Eros nell’aria e gli fece cambiare idea in proposito. Come per incanto sentiva aleggiare tra il pubblico qualcosa d’impalpabile ma sentito che l’aveva colpito tremendamente nel profondo. Era stato soltanto un guizzo, una visione, ma era bastata per farlo redarguire dai suoi impulsi recalcitranti. Quello che captò nell’aria era qualcosa di molto strano, un intuito strambo che lo invogliava a comunicare attraverso il pensiero dei presenti in studio, mentre si domandava tra sé: “Con chi mai avrei da legare e scoprire ancora?” Rimuginando sui pensieri captati così per caso nell’aria, da ravvederlo in quella sua reticenza ostinata. 36 Capitolo Quinto Eros sentiva su di sé lo sguardo di tutti i presenti, creandogli un certo fastidio in quel conflitto tutto suo. Poi alla fine un po’ restio rispose a quell’esposizione di Fraser: < Be’, si, qualcosa ne so anch’io. Ma penso che non basterebbe tutta la serata per spiegare e discutere con voi qui, adesso il mio problema? > Spiegò Eros tranquillo. Wampol da esperto inquisitore in quel programma ne approfittò subito per dire la sua, evitando che subentri qualcos’altro a sconvolgere la sua idea, proponendo al giovane la sua proposta: < Guardi che qui, Signor De’Sesostri abbiamo tutto il tempo che vogliamo. Le bastano due ore? > Propose Wampol. Mentre osservava in sala di reggia Willian Kemp che gesticolava sulla mancanza di tempo, e Wampol accennava con il movimento del capo a far intendere che tutto andava come previsto, mentre riprendeva a dire. < Da parte nostra possiamo spostare i commenti usuali che si fanno sempre alla fine di una normale intervista a domani. Semplicissimo! Ed ecco che lo studio è tutto per lei. Come vede... > Conquistando un caloroso applauso da parte del pubblico, divenuto improvvisamente assai curioso. A quel punto Eros si sentiva preso in trappola e alla fine dedusse che quel fatto forse era una appendice della sua stravagante storia. Vi fu ancora un attimo di ripensamento e sul suo volto ci fu un leggero cipiglio, mentre con la mano si sfregava il mento e alla fine rispose: < Bene , okay! Visto che tutti voi vi aspettate chissà cosa andrò a raccontarvi... > < Solo quello che sogna ogni notte, nient’altro. > Rispose Wampol sorridendo all'ospite restio. < Certo che buona parte di voi quando sentirà le mie fantastiche storie, senz’altro penserà che è pura fantasia inventata di sana pianta. E forse hanno più che ragione a pensarlo e io non gli do torto. Ma credetemi, personalmente ho messo tutta la mia vita per capirci qualcosa. E alla fine ho dovuto solamente accettare questa mia sorte dai risvolti impensabili. > Espresse Eros con visibile rassegnazione. Wampol sempre più incuriosito, tentava di marcare quella situazione misteriosa che si era creata attorno a quel giovane, chiedendogli ancora: < Ma lei, cosa vede veramente nei suoi sogni? Può spiegarlo in parole semplici? > Spingeva incuriosito, per ottenere qualcos'altro. 37 Eros era un po’ perplesso, pensando da che parte avrebbe dovuto incominciare, sapendo di aver un sacco di cose da esporre e tentare di farsi capire dai presenti sarebbe stato difficile. Poi alla fine, sentito e intuito lo forzo del professore Fraser nel tentativo di comunicare con il suo pensiero, cercò di escogitare un diversivo. Mentre quest’ultimo lo sollecitava a proseguire nel suo racconto: < La prego, continui a spiegare il suo caso? > Lo spronò Fraser affascinato dal giovane. Mentre Eros stava captando il pensiero fisso e sempre più insistente di Fraser, pensando ch’era molto forte la potenza interiore del professore a voler intromettersi nelle sue idee. Sebbene vi era qualcosa che ancora non riusciva bene a capire e captare nella mente di Fraser a confrontare la sua forza con la sua. Capendo però, che era venuto il momento di svelare l’arcano del suo mistero. Poi in fondo era nient’altro che, il desiderio di suo padre a voler comunicare la sua scoperta con il mondo intero, e lui a quel punto poteva esaudirla. E incominciò a dire: < Ciò che sto per dire potrà interessare al paese per cui lei lavora signor Fraser. L’Egitto. > rivolgendosi al professore ch’era talmente preso a osservarlo. E riprendendo a parlargli: < Be’, diciamo esattamente da ventidue anni, nove mesi e cinque giorni... 5 settembre del 1969, esatto... Professore Fraser? > < Sbalorditivo! > Esclamo Fraser dopo un attimo di stupore, mentre guardava i presenti sconcertato di quella risposta del giovane e Wampol che faticava a connettere tra loro quelle date, ma sapendo per certo dallo stupore di Fraser, che quel giovane aveva fatto centro su qualcosa. Ma a quel punto non importava cosa. L’importante era il risultato di stupore che contava più di tutto, e quel pubblico ne andava matto nell’ascoltare ciò che sarebbe saltato fuori dopo. Mentre Fraser rispondeva accorato, dicendo a sua volta: < Sì, proprio così! Esattamente il 5 settembre del 69, che sono stato assunto come insegnante di parapsicologia ad Alessandria d’Egitto. E' strabiliante come sa’ leggere il mio pensiero. Effettivamente l’avevo pensato in questo momento il giorno della mia assunzione. E lei è riuscito a leggere il mio pensiero. Però! E io pensavo di essere abbastanza bravo ma, mai quanto lei signor De’Sesostri. Mi creda, veramente... > Wampol era anch’esso sbalordito da quella inaspettata rivelazione di quel giovane moro un po' tenebroso, dalla capigliatura nera e ondulata e prima che possa sfuggigli di mano quella nuova scoperta, che si stava rivelando una vera miniera d’oro. Chiedendogli a conferma per quel pubblico ormai in apprensione di notizie: < Ma veramente lei, riesce a 38 leggere nel pensiero di tutti noi poveri mortali? > Sbottò sull'imprecisato. Eros abbozzò un piccolo sorriso e rispose dicendo: < Non di tutti, ma per la maggioranza, sì! Riesco abbastanza bene. > Mentre osservava il pubblico molto attento dopo quella sua prima avvisaglia esplorativa sulla mente. < Certamente occorre la collaborazione dell’interlocutore, come a fatto prima il professore Fraser, che ha cercato di mettersi in contatto con me, riuscendo. Solo che sono stato io a prevalere e chiedere la sua data d’assunzione, senza che l’altra parte della sua memoria, inconsciamente immaginava l'intromissione della mia richiesta a collaborare. Ecco, tutto qui! > Espose tranquillamente Eros, mentre si rivolgeva a Fraser, chiedendogli: < Ho esposto chiaramente la trasmissione dei nostri pensieri in sincronismo Professore? > Fraser, ancora frastornato da tale evento e per un attimo era rimasto quasi a bocca aperta, avendo per la prima volta incontrato una persona superiore alla sue aspettative. Pensando un po' deluso, di essere lui, uno dei pochi eletti ad avere quelle speciali facoltà medianiche. In fine Fraser, mentre scuoteva il capo, rispondeva: < Lo devo ammettere, ha una forza medianica e telepatica eccezionale. In verità io cercavo di approfondire un interloquo con lei, invece è stato a viceversa, lei è molto più potente e portato a questi esperimenti di telepatia e trasmissione. Sorprendente! > < No, non è che io sia portato e mi sforzi per farlo. E’ solamente una cosa naturale, che me la sento liberamente dentro, mi esce così spontanea come nel caso suo. Lei si è lasciato solamente guidare. E mi deve credere, se le dico che non mi sono mai permesso di approfittarne di questa mia possibilità nel prevalere su di ognuno. In tal caso avrei potuto farmi una fortuna nel carpire i segreti altrui. Non le pare professore? > < Certamente giovanotto! > Esclamò Fraser. < Lei potrebbe essere un potenziale mezzo bellico, con la sua straordinaria facoltà medianica. Veramente, mi creda! > Esponeva più che mai convinto Fraser, mentre osservava Wampol pronto a intervenire e chiedere qualche delucidazione in più ai due ospiti: < Vedo che lor Signori si sono trovati d’accordo su queste proprietà e priorità di chiaroveggenza e quanto vedo sembrano essere eccelse queste facoltà del nostro giovane De’Sesostri. Esatto, Professore Fraser? > Chiedeva conferma Wampol con un largo e accorato sorriso di convincimento per tutti i telespettatori in ascolto. < Mi creda signor Wampol, è una cosa sbalorditiva. Incontrare una persona di questa potenza medianica... è sorprendente! > Espose con enfasi Fraser. Mentre Wampol sentiva crescere dentro di sé la gioia per aver 39 scoperto qualcosa di sorprendente e avrebbe portato il suo spettacolo veramente alle stelle. Ora sapeva, ed era più che sicuro che da quel giovane avrebbe tentato di scucire fuori il più possibile, da stupire tutti quanti, quella era la sua idea in quel momento, sapendo per certo che non sbagliava a insistere. Poi si riprese subito dai suoi veloci pensieri e chiese al giovane al suo fianco: < Signor De’Sesostri, lei ci sta sorprendendo tutti e ci vorrebbe spiegare fin da quando ha scoperto di avere certi poteri? E li potrebbe usare a suo vantaggio? Insomma, sfruttare le sue capacità... > < Sinceramente, non so bene. Ma fin da piccolo mi erano capitati vari fatti, ma non ci avevo mai fatto caso di poter leggere tranquillamente cosa pensavano i miei compagni di scuola. Pensando che fosse una cosa normale intuire ciò che altri intendevano fare in quel medesimo momento. Poi divenuto più adulto, capii che era una mia priorità interiore a captare e prevenire le mosse degli altri. E per la seconda domanda non ho nessun interesse e scopo ad usare la mia facoltà intuitiva per turlupinare il prossimo... Mi creda non ci tengo proprio. > < Allora, > S’intromise nuovamente Wampol abbastanza euforico per quello che stava per dire in pubblico. < Allora, quando ci siamo incontrati questo pomeriggio, e io ho pensato di condurla qui in studio, lei sapeva già cosa intendevo fare di lei, vero? > Espresse Wampol con un'eloquace sorriso sulle labbra scarne. Mentre Eros a sua volta sorrideva muovendo la testa a confermare quella domanda e infine rispose: < Sì, l’ho capito subito cosa intendeva fare con la mia presenza qui. E le devo dire che al principio avrei voluto declinare l’invito, ma poi sapendo di avere ormai pochi giorni a disposizione ho deciso di accettare la sua proposta e venire qui nella sua arena per farmi scannare da quel geniale “Caimano.” Che aveva in testa ben altre prospettive per me. Qui, tra le sue grinfie e certamente lei non avrebbe pensato a tanto e a tutto questo che sto per esporvi. Pertanto lei, avendo visto quale piega ha preso questa iniziale intervista, ora sta escogitando dell’altro, vero signor Wampol? > Eros aveva preceduto e sorpreso tutti ancora una volta, in special modo Wampol, che sapeva ormai di trovarsi allo scoperto, ma egualmente reagiva con indifferenza, avendo capito che quel giovane avrebbe parlato e raccontato tutto liberamente. Era più che sicuro. < Ha perfettamente ragione Signor De’Sesostri, anzi dato questa reciproca intesa, mi permette di chiamarla per nome? > < Certamente, non vi sono problemi Wampol. > acconsentì Eros, mentre l’altro incalzava a chiedergli: < Ma cosa intendeva dire Eros, che ha pochi giorni a disposizione? Deve partire subito e tornare in Italia 40 questa sera, spero proprio di no? > Con simpatica ironia. < Be’, non proprio subito, fra tre giorni... > Espose sereno Eros. < Fra tre giorni lei compie gli anni, vero? > Espresse Fraser con soddisfazione, avendolo letto nel pensiero di Eros. E continuando a dire al suo posto: < Lei compirà vent’anni, esatto e dovrà ... > Fraser s’incupì di botto sbiancando in volto, che subito Wampol attento a ogni movimento dei presenti s’intromise a chiedere. < Professore sta bene? > Per un attimo vi fu un silenzio glaciale nello studio televisivo, mentre le telecamere inquadravano in primo piano Fraser, leggermente sconvolto. Poi s'era ripreso, nel rispondere con una certa reticenza: < Certo, certo! Io sto bene. E’ il giovane De’Sesostri che ha dei seri problemi fra tre giorni. Vero? > Si era rivolto a Eros, che aveva già capito cosa intendeva dire Fraser, avendogli letto nel pensiero la verità incombente. Dopo un attimo di esitazione Eros rispose, senza accentuare la vera fatalità che doveva a malincuore accettare: < Sì, ha perfettamente ragione professore, è il mio compleanno, ma è anche il mio ultimo giorno di permanenza. Non voglio allarmare nessuno, ma è stato già scritto fin dai tempi antichi il mio malaugurato destino è arrivato e purtroppo lo devo accettare incondizionatamente. Questo è il guaio! > Espresse Eros tranquillamente in quella sua ormai provata indifferenza. < Già! Ma non capisco come fa ad essere così calmo... > Confermò Fraser sull’agitato, per l'altro. < Accidenti! > Sbottò amareggiato. Anche tra il pubblico si era formata una certa agitazione inspiegabile quella sera. Mentre tutto stava cambiando inesorabilmente dalle aspettative impostate precedentemente. Capendo che il mistero si stava infittendo. 41 Capitolo Sesto Nell’ampia sala del teatro televisivo ETI-1 si era alzato un forte brusio di stupore e sgomento, senza sapere ancora bene il perché e quale fosse il vero motivo di quella dovuta partenza del giovane in questione, o di qualcos’altro che nessuno voleva pensare, ma che al tempo stesso presupponevano tutti quanti, l’identica soluzione del rebus. Poi finalmente Eros aveva ripreso a parlare e tutti si azzittirono per ascoltare ciò che il giovane andava a spiegare con voce ferma e chiara, in quel greco che parlava disinvoltamente e risultava penetrante attraverso i molteplici altoparlanti nella sala. < Perciò a questo punto devo dare una spiegazione più che mai chiara e farvi capire la mia indifferenza, su ciò che succederà fra tre giorni e per l’esattezza il giorno dopo del mio compleanno. > Eros si era fermato un momento come per riprendere fiato, mentre tutti quanti parevano solidali con lui nell’attesa. Infine riprese a dire con calma: < Purtroppo sebbene controvoglia dovrò accettare il mio destino e lasciare questa vita terrena, rompendo per sempre il fato maledetto che mi sovrasta... > Ma viene interrotto da Wampol, chiedendogli ciò che tutti quanti vorrebbero sapere: < Lei vorrebbe dire “Quella maledizione”? Ha qualche grave malattia che sa esattamente quando cesserà di vivere? Mi scusi la franchezza, ma stiamo cercando di capire, cos’ha di tanto grave d’essere costretto a morire così giovane? > Formulò drasticamente deciso Wampol. Ma veniva fermato dal professore Fraser con la mano tremante: < No, signor Wampol! E’ ben altro quello che io sento addosso al giovane. Ben altro... Mi creda? > Sbottò preoccupato in quel subbuglio misterioso. < Be’, sì, ha ragione, il Professore. E’ ben altro e impossibile poterlo fermare. E forse per questo che vorrei almeno lasciare qualcosa ai posteri. La mia più che mai stramba storia. Oltre che esaudire la volontà di mio padre che voleva scoprire e portare alla luce la tomba del faraone maledetto e ignoto... Erosmenkhotep I. > < Ma, mi scusi! Ora cosa centra, con la scoperta della tomba di quel faraone, nonché maledetto, da parte di suo padre con la sua prossima e incombente morte? > Espletò Wampol più che mai incuriosito e un po’ per non dire tanto confuso. < Perché tutto incominciò fin dai tempi antichi, nell'impero egiziano. 42 Con i faraoni nella XXII dinastia e presumo che il tutto finirà domenica prossima. 14 giugno. Oltre che coinciderà più avanti con l’eclisse solare e avrà un impulso decisivo a cambiare il corso della mia vita e in quel frangente di tempo si compirà e chiuderà il ciclo del mio destino. Che malauguratamente è collegato con gli astri in cielo nel ritmo cadenzato dei secoli. E credetemi non è fantascienza questa mia storia, ma la cruda realtà incombente. Comunque, con me terminerà per sempre questa imminente maledizione che si perpetua ormai da troppi millenni... Terminerà con la mia fine... finalmente! > < Ma, Signor De’Sesostri, è veramente sicuro di ciò che sta dicendo? E perché mai c’è questa maledizione che la perseguita, a quanto pare da centinaia di anni? Lei è in grado di spiegare tutto questo? Perché ormai siamo entrati in un campo vasto come l’universo. E quanto pare lei si trova ormai al centro della nostra attenzione. > Espresse Wampol tra il serio e il faceto. Mentre un brusio di costernazione e perplessità si era levato tra il pubblico un po’ scettico a credere che ai giorni nostri si possa pensare ancora alle maledizioni incombenti. Poi come di colpo tutti si azzittirono tentando di ascoltare il seguito di quell’evento paradossale. Si era formato un silenzio tombale in quell’ampio studio televisivo e persino i telespettatori a casa, avevano gli stessi sintomi d’irrequietezza. Pareva che ognuno sentisse un sordo malessere addosso e ammettere quasi di non aver capito bene quell’ultima frase espressa dal giovane dall’apparenza più che calma. Ma purtroppo era stata pronunciata più che chiaramente, che doveva morire tra pochi giorni. E questo era il commento di ciascuno spettatore, senza riuscire a commentarlo tra loro, per la paura di dire o esprimere una falsa eresia, in quell’atmosfera così pesante che incombeva su di ognuno degli spettatori attoniti. Mentre Eros riprendeva a parlare con voce pacata e tranquilla: < Sì, signor Wampol. Purtroppo è così! Ho verificato molte volte, nel cercare una via di uscita, ma è stato tutto inutile. E domenica prossima ne avrò la conferma. Sarà la fine di tutto, il mio calvario... > < Comprendo più che bene il suo dramma. > Espresse Wampol. < Ma perché fin dai tempi antichi persiste? Insomma... Sarebbe così gentile da spiegarsi meglio? > Farfugliò sull'agitato. Mentre il professore Fraser interveniva a sua volta, chiedendo: < Ma è forse un maleficio che ha portato a casa suo padre dall’Egitto? Nello scoprire qualche tomba, dove incombe ancora qualche nefasta maledizione 43 oscura?... Di racconti se ne sentono parecchi, falsi o veri? Ma si mormora sovente che talvolta vengono creati per ingannare il prossimo. > < Ecco, forse lei professore potrà illustrarci su tali fenomeni capitati nei ritrovamenti e l’apertura di tombe egizie, portando sventura e morte sui vari componenti alle spedizioni. Non è forse vero? > espose Wampol più che convinto. E Fraser con decisione rispondeva alla sua domanda da buon esperto: < Ha perfettamente ragione ed è più che vero. Penso che tutti sanno della più clamorosa scoperta fatta da Howard Carter nel 1928, della tomba del giovane faraone Tutankhamun. Che si sono verificati dopo mesi degli strani fenomeni di morte inspiegabile prima, ma ora con la nuova tecnologia si è riscontrato che già a quei tempi gli egiziani erano a conoscenza di pietre malefiche. Come l'uranio e la concentrazione di isotopi radioattivi contenuti nelle roccia. Pertanto avevano inserito delle pietre radioattive nelle tombe per contrastare chi tentava di trafugare i tesori dei faraonì. Ed è per questo che non morivano tutti allo stesso modo, ma dopo vari anni. E senz’altro subentrava una forma di Leucemia. Come vede c’era una specie di maledizione a salvaguardia dei trafugatori di tombe. > Mentre si erano rivolti a guardare Eros, ch’era rimasto in silenzio ad ascoltare quella giusta esposizione e infine espresse la sua idea a quei fatti riesumati per l’occasione: < Sì, è esattamente così, per molte tombe. Ma purtroppo la mia situazione è ben altra. Forse voi la chiamerete magia. Mistero dell’occulto e tanti altri modi per definire una fattura fatta ai danni di un’altra persona. Io so per certo e penso che la forza occulta che possedeva il sacerdote Khor erano talmente tanta e forte, che si è protratta nel tempo senza nessuna scalfittura. Colpendo chi veniva in contatto con le spoglie del defunto in fase di mummificazione, ormai contaminate dalla perversa magia, le molecole dei geni posseduti dal faraone maledetto. Erosmenkhotep I. Anch’egli a quel tempo morì a vent’anni e un giorno... > Espose Eros più che serio. < Ma come può dire che è morto veramente a vent’anni e un giorno? Poi non l’abbiamo mai sentito nominare questo faraone Erosmenkhotep I E’ veramente vissuto nella XXII dinastia? > Chiedeva Wampol per tutti. < Sì, è vissuto nella XXII dinastia ed è morto effettivamente a vent’anni e un giorno. Per il semplice fatto che ho sognato e percorso assieme la sua breve vita e il giorno dopo la sua festa di compleanno è stato assassinato dai sicari del sacerdote Khor. A regnato per soli due anni alla morte del padre il faraone Amenemmes IV. Comunque, finora non è stata scoperta la sua tomba, tanto cercata da mio padre, che seguiva le 44 istruzioni di un frammento di papiro ritrovato all’interno di un vaso canopo. Ed è appunto in quel vaso canopo che la maledizione a percorso e viaggiato nei secoli sino ad oggi... > Promulgò rattristato Eros. < Cosa intende dire su quel vaso canopo, > Chiede incuriosito Fraser. < Era forse un vaso contenente parti del corpo del faraone e trafugato dalla tomba stessa, per caso? > Commentò corrucciato. < Sì, è così. Ma non nella tomba è stato rubato, ma nel periodo d’attesa. Insomma, il tempo che occorreva per imbalsamare il faraone defunto. Il vaso adoperato per quella occasione importante al maleficio e per la prima volta, era fatto d'oro massiccio e non di alabastro, com'era di consuetudine fare ai defunti sovrani. Pertanto era stato svuotato dai resti del faraone e rubato. Ma tra le molecole del metallo erano rimaste impregnate quelle genetiche del faraone maledetto. Un miscuglio di geni, forse, malvagi. Sta di fatto che permise di viaggiare nelle varie epoche e di trasmettere i suoi geni a incaute donne in stato interessante. Nel servirsi di quell'anfora per contenere del vino o altro ormai contaminato. > Spiegò Eros più che serio. < Mi perdoni, > Insistette Wampol. < Ma lei come fa’ ha esserne così sicuro, di come si sono svolte le cose a quel tempo? Ha forse sognato tutto quello che ha appena raccontato? > < Già! Esattamente così. Sì ho sognato ma per lo più in stato di catalessi parapsichica, ho vissuto a tratti in quel tempo, scoprendo molte cose... Comunque, ora, posso indicare il posto esatto per scavare e trovare la tomba del faraone maledetto e per portarla alla luce. Rompendo l’incantesimo di quella eterna maledizione. Io ho sognato il luogo dov'è ubicata e potrò indicarla con esattezza... > < Ma veramente lei, è stato in Egitto e ha visto il luogo? > Chiese Fraser emozionato da quegli eventi che sconfinavano nel paranormale oltre che paradossale e lui ne era ormai preso in quella fobia di scoprire quei misteri che avvolgevano quel giovane mulatto. < No! Io non sono mai stato in Egitto, ma visto nelle mie visioni e lo sognato parecchie volte e posso dire con esattezza a chi di dovere, dove si trova il punto esatto per scavare nella parete della montagna e portare alla luce il faraone e il suo tesoro, che ho visto. > < Un tesoro? A questo punto bisognerà informare le autorità egiziane, se lei dice il vero? > Espose Wampol euforico di quello scoop da prima pagina, mentre vedeva i giornalisti in platea che si davano da fare con appunti e telefonate di nascosto con i vari grossi cellulari presi dalla 45 frenesia del racconto del giovane veggente. Fraser era veramente disorientato nel percepire e sentire nel subconscio dell'altro, cosa si celava. Trasudava un mistero più che profondo e tentava di esprimersi un po' sull'agitato: < Ciò che nasconde nel profondo, mi fa un po' paura... Mi creda signor De'Sesostri. > Borbottando a bassa voce. < Me ne sono accorto dal suo tremore. Ma stia tranquillo, professore Fraser, non succederà nulla e niente a nessuno. E' già tutto predestinato ed è scritto chiaramente. Come li vedo io. Sono scritti nei geroglifici sulla tomba del faraone Erosmenkhotep I. Ed è quello che vorrei poter offrire all'Egitto la possibilità di scoprire l'ubicazione della tomba. E' l'ultimo faraone della XII dinastia, ucciso nel 1784 a.C. Il faraone ignoto, tanto ricercato da mio padre. Ed io ora posso fornire l'esatta ubicazione, al sovrintendente dottor Zakis Hamar, direttore degli scavi a Giza e Sakkara. Ho letto diverse relazioni del dottor Zakis, e penso che la sua giurisdizione arrivi fino a El-Faiyum. La zona dove si trova la tomba ben celata dai profanatori. E spero Dottor Fraser che lei fornirà la sua collaborazione al governo egiziano? Al quale rivelerò l'esatta ubicazione della tomba. > Eros si rivolgeva a Wampol, chiedendo: < D'accordo signor Wampol? Lei fornirà la registrazione di questa trasmissione... > < Ma certamente. L'abbiamo registrato in ampex. E se si tratta di dare un contributo alla scienza e alla storia. Noi siamo pienamente d'accordo. Mi deve credere Eros, è veramente strabiliante e fantasiosa questa sua metamorfosi nel passato. Ma la prego continui pure. Noi siamo ansiosi di sapere il suo sconvolgente racconto. > Propose Wampol più che euforico. Eros approvò con un mezzo sorriso, mentre si beveva un po' di acqua portata da un aiutante del presentatore. Poi riprendeva a raccontare: < Beh, sì! A questo punto non voglio fermarmi... > Scrutando i vari segnali tra reggia e Wampol, dicendo: < Non siamo già di 35 minuti oltre? > Mentre Wampol con decisione risponde senza batter ciglia: < Va tutto bene, benissimo! Non si preoccupi per la sforatura nel programma. Il suo racconto ha la precedenza e senz'altro il pubblico, sia in sala e a casa è più che d'accordo a proseguire. > Mentre osserva l'attenzione e l'interesse del pubblico in studio. Poi furbescamente si rivolge al giovane a chiedere ancora: < Lei mi ha letto nel pensiero poc'anzi vero? > < Questa volta, sì, ho letto le sue idee di prolungare ancora un poco. > < Benissimo! Comunque può stare tranquillo abbiamo altri 30 minuti a disposizione. Le possono bastare? Altrimenti possiamo rimandare a domani se lei è disponibile. > Propose Wampol, pensando già al domani. 46 < Perfetto! > Risponde il giovane alla sbarra. Eros aveva ormai deciso di fornire la sua sconvolgente storia al mondo per ridare lustro al sommo faraone assassinato crudelmente e il contributo alle fatiche dei suoi genitori alla scoperta finale della tomba regale. E porrere fine alla insistente maledizione incombente sul suo capo. Per tanto si impegnò a spiegare: < Bene, allora procediamo per ordine. Stavo per parlare di mia madre, Karem Hayubi, nata il 13/6/1954. Come potete vedere la fatalità delle date, che cadono sempre in questo mese e si susseguono fatalmente in sincronismo. Mia madre Karem, veniva da una nobile tribù dall'interno dell'alto Egitto, esattamente da El-Maks. Figlia dello sceicco Hayubi, che a sua volta fu trucidato in una rivolta fra Arabi. E guarda caso morì il 13 o 14/6/69. In quel periodo mia madre studiava archeologia al Cario. A diciotto anni sposò mio padre a Beni Suef, il giorno dopo che io nacqui, era il 14/6/1975. E mi sembra che il giorno successivo partirono in aereo per Torino, ad evitare la famosa “Guerra del Kippur”... > Eros si era fermato un momento per riprendere fiato, mentre si passava la mano sul mento a sentire la ruvidezza della barba: < Purtroppo, al loro ritorna in Egitto per riprendere la loro fervida passione archeologia, morirono su di un aereo, che saltò in aria per una bomba messa da terroristi, per ritorsione verso Israele. E come sempre la fatalità, era il 14/6/1977, le strane coincidenze che perseguitano la mia stirpe. Ciò che ne rimane. E questa è la prima parte dell'intricato mosaico. > Esponeva serio il giovane Eros. Mentre Frasel insisteva a chiedere. < Ma lei quando a capito di possedere certi poteri? Non certo espressi a tutti noi mortali. Lei mi supera di molto! Anzi di tanto, ha una potenza medianica straordinaria. Una capacità di chiaroveggenza sorprendente! > Espose con rispetto. 47 Capitolo Settimo Nel grande teatro televisivo, regnava una imprecisata atmosfera da suspense, erano tutti abbastanza tesi, per quella inusuale partecipazione del pubblico al racconto strepitoso del giovane De'Sesostri, che esponeva la sua alquanto macabra storia: < La mia scoperta di chiaroveggenza, l'ho realizzata a dieci anni. Era una domenica di Giugno, esattamente il 15/6/1982 il giorno dopo del mio compleanno. L'istituto dove ero stato affidato, ci portarono a visitare come premio scolastico il Museo Egizio di Torino. Ma all'entrata del museo io ebbi un malore improvviso. Persi quasi conoscenza dal malessere, ma non completamente, mi sentivo come paralizzato. In trance. No riuscivo a capire cos'era?... Cosa mi stava capitando? Sentivo una forza misteriosa che mi impediva di entrare al museo. Ero abbastanza terrorizzato per quell'impedimento. Ma al tempo stesso intuivo che quel fatto era senz'altro collegato hai miei sogni da incubo che facevo in continuazione. > Wampol sempre all'erta lo spronava: < Ma cosa le stava capitando? > Eros formulò un mezzo sorriso e proseguì a dire: < Mi sentivo soffocare nel fissare il portone di entrata al museo. Ero recalcitrante indietreggiavo spaventato. A quel punto l'accompagnatore, senza tante storie mi prese per mano e mi trascinò con forza dentro al museo... Per me fu molto doloroso quello sforzo capitatomi. Vedevo la vista annebbiarmi, pensando alle lacrime, che mi facevano vedere cose allucinanti. > Mentre il professore Frasel chiedeva incuriosito: < Poi cos'è successo? Sento in lei qualcosa di molto grave. Un tremore devastante. Vero? > Esponeva gravemente Frasel. Eros riprendeva a spiegare: < Ero abbastanza rincretinito e spaventato, Tentai in tutti i modi di esser calmo, ma non potevo trattenermi dal tremare. E alla fine in un poderoso sforzo sovrumano riuscii a frenare gli impulsi recalcitranti e controllare la mia volontà, per quella mia agitazione sproporzionata che avevo addosso. Chiedendo di poter restare lì aspettando che l'agitazione mi passasse. Poi in un momento di parvenza lucidità mi guardai attorno sconcertato. Mi trovavo ai piedi della statua della principessa Rezi. Mah! D'incanto mi accorsi che non ero più nel museo a Torino, ma in pieno deserto a osservare quella statua millenaria. E 48 all'improvviso mi apparì davanti un vecchio arabo dai vestiti arcaici egizi. Mi saluto inginocchiandosi con rispetto, mentre io d'impulso gli chiesi chi fosse e dove mi trovavo? Lui mi rispose in una strano linguaggio, ma pur sempre comprensibile per me. Era molto strano, eppure lo capivo bene cosa farfugliava... > Mentre osservava Fraser che intuiva qualcosa dei suoi pensieri. Poi Eros riprendeva a spiegare il quesito: < L'uomo mi spiegò che lui era il guardiano della Valle delle Gazzelle. Puntando il dito a mostrare la montagna apparsa all'improvviso la di fronte. La troverai il sigillo inciso sulla pietra secolare. Mi si avvicinò e mi prese la mano e mi depose un piccolo rotolo di papiro dicendomi con determinazione regale: “In questo papiro è segnato il percorso della tua vita. Abbine cura piccolo Eros e ti salverai dalla maledizione del sacerdote KHOR, adoratore del malefico dio SETH, che hanno inflitto il male eterno sulla tua dinastia. Mi raccomando principe, abbine cura... Fai attenzione!” Mentre si allontanava nel deserto scomparendo alla mia vista. Io mi destai da quel torpore e stupore per lo schiaffo ricevuto da una dei custodi del museo. Mentre mi stava insultando aspramente di aver rubato un papiro dai piani superiori e me lo strappò con violenza dalle mani. Ma come per magia, il papiro prese fuoco. Il custode lo buttò a terra spaventato, mentre strillava a chiamare gli altri custodi in aiuto. Io ne approfittai per spegnere e raccogliere i pochi frammenti rimasti e li nascosi sotto il giubbotto. Poi di volata fuggii fuori dal museo, rincorso dalla urla dei guardiani infuriati. “al ladro!” Gridavano.> Espose sconfortato il giovane. Mentre Frasel commentava con Wampol: < Cose dell'altro mondo! Se non fossi presente e leggere il suo pensiero non potrei minimamente immaginare questa sua storia. Ma ora, signor De'Sesostri sa veramente indicare l'ubicazione della tomba? E dai resti del papiro bruciato è riuscito a trarre qualcosa fuori di preciso? > < Solo pochi mesi fa, riuscii a decifrare quel poco che era rimasto annerito e bruciato. Già dalla scuola di architettura alla Ca'Foscari di Venezia ero riuscito a mettermi in contatto con un docente di antichità e archeologia, John Bodman di Oxford. E a Londra eravamo riuscita a decodificare quei pochi resti del papiro bruciato. E il contenuto in poche parole, confermava quello che nei miei sogni allucinanti vedevano. La verità incombente e drastica, sulla maledizione che mi perseguita. > Wampol affascinato dal racconto chiedendogli di proseguire: < Cosa 49 c'era scritto, poi sul papiro? Oltre a destare un grande interesse di tutti noi spettatori e teleutenti. > Anche Frasel si associò incuriosito più che mai. Mentre Eros riprendeva a dire: < Francamente, su qui pochi frammenti rimasti, descriveva grosso modo, il sistema per rompere l'incanto malefico che si tramandava perpetuo nella storia. Occorrerà la presenza di una persona disposta, oltreché con l'amore anche al sacrificio della propria vita, per giungere nell'intento. Interrompendo il flusso della maledizione sulla mia persona con una folgorazione dal cielo... E questo è tutto ciò che siamo riuscita a interpretare, con l'ausilio e processi chimicamente provati al carbonio. Oltretutto con un valido aiuto di tecnici nel laboratorio criminale inglese a rielaborare il piccolo frammento rimasto. > Mentre Frasel interveniva a chiedere ancora: < Secondo lei, cosa intendeva, fino alla morte e si perpetuerà con una folgorazione? Io ne avrei una idea, ma preferirei che sia lei a spiegare come... la prego! > Eros si passò la mano sul mento pensieroso. Poi con un senso di stanchezza rispondeva calmo: < Devono capire, che non basta il mio amore sincero e profondo per un'altra persona, a salvarmi. Ma bensì, è l'altra persona, l'altra parte, la persona che deve amarmi senza riserva, a essere pronta a sacrificarsi per salvare la mia vita. E tutto questo è completamente assurdo e impossibile da realizzare. Poi oltretutto sarei io a non voler tale sacrificio inumano. Una vigliaccheria da parte mia. No, mai! Permetterò che accada e pertanto accetto il mio destino. Le sembra Professore? Non voglio dei votati alla morte. Sia ben Chiaro. > Rimarcò decisamente Eros. Frasel annui a quella logica distruttiva. Mentre Eros prosegue a spiegare con un certo affanno addosso: < E in quel paragrafo dove si profetizza la folgorazione o una morte violenta. E in tutte le mie allucinazioni veritiere, vedevo sempre in ogni epoca rivissuta, dove la morte giungeva o per assassinio o la folgorazione dal cielo sereno. > < Come, la prego, > Chiese Frasel confuso. < Come, non era solo nell'antico Egitto che lei si ritrova di volta in volta? Allora anche in altre epoche si ritrova nei suoi sogni scabrosi? > < Ha perfettamente ragione, la storia è lunga e complicata. Mi dovete credere. Poi, in fondo voi tutti penserete se veramente domenica prossima succederà l'evento? Può anche darsi al contrario. Ma io non ci conterei molto, e questo perché? Be', ve lo spiegherò domani sera, visto che dalla reggia fan segno ch'è finito il tempo a disposizione. E se il signor Wampol vorrà concedermi un'altra serata per completare la mia strampalata storia 50 da fantascienza... Continuerò a questo punto volentieri... Grazie! > < Questo è più che certo! Sono curioso anche io del risultato finale. > Rimbeccò Wampol, più che euforico. Il pubblico non era mai stato così attento, come il quella serata. Mai era successo che un caso così paranormale e strano di fantascienza avesse solcato degli studi televisivi e per lo più in diretta. I centralini telefonici, oltre ai grossi portatili dei giornalisti erano infuocati di domande di ogni tipo. La stampa era già arrivata ad appropriarsi dell'articolo da prima pagina e il giovane De'Sesostri era stato bersagliato più che mai di domande. Eros tra le quinte era riuscito a contenere l'arrembaggio di domande scontrose e irrilevanti, fornendo solamente qualche piccolo ragguaglio. Poi si lasciò per un momento, sedurre dall'affascinante giornalista del Corriere della Sera, Lorelaine Dumont, bella e sensuale che premeva con le sue labbra procaci sulle domande, per un buon scoop giornalistico serale. 51 Capitolo Ottavo Eros stava lasciando lo studio televisivo, dopo aver preso gli ultimo accordi con Wampol per l'indomani. Wampol aveva insistito per un invito a cena e poi accompagnarlo al suo albergo. Ma Eros aveva decisamente rifiutato l'invito: < Mi dispiace signor Wampol, ma sono stanco e vado dritto in albergo. Grazie egualmente e buona sera! > < Notte! > Rispose secco Wampol, pensando ch'era meglio non pressare troppo su quella montagna di prossimi guadagni. Peccato che domenica era troppo vicina per prolungare le sue serate da portare l'odiens alle stelle e oltre. Ma qualcos'altro già brulicava nel suo cervello. Eros si avviò tranquillo all'uscita un po' stanco e prostrato dalla sua diatriba. Fuori sull'ampio viale la ressa di persone era più che mai incalzante, a pretendere ancora delle rispose alle domande più che mai strampalate. Eros gentilmente senza parlare, pregava con il solo gesto della mano e il suo sguardo espressivo di lasciarlo un po' tranquillo. Dicendo poi alla fine ai reticenti giornalisti: < Domani vi racconterò il resto della storia. Arrivederci! > E proprio in quel momento sentì una voce alle sue spalle che insiste a dire: < Beh, non mi lascerà fermo qui, tutta la sera. Spero? > Eros si girò e rimane stupito nel rivedere il tassista del pomeriggio che l'aspetta, con tutta quella gente che cercava un mezzo di trasporto. Alla fine domandò: < Non mi dica, che per caso mi aspettava? > < Certamente, dopo tutto sto' spettacolo che ha impiantato e per l'aiuto che mi ha dato e tolta da un grosso guaio. Non vuole che rimanga qui ad aspettarlo per porgere il mio taxi al suo bisogno di spostarsi dove vuole. E' il minimo che posso fare. Salga Signor De'Sesostri! > Spiegando di averlo a sua volta visto in televisione a casa. Pertanto era corso ad aspettarlo all'uscita. Mentre lo pregava di salire più che contento del suo operato. Stava per mettere in moto, quando lo sportello si aprì e un cadetto della Marina Greca si intrufola dentro deciso, gridando con affanno: < Per cortesia presto al porto, sono in ritar... > Rimanendo a bocca aperta, capendo che il taxi era già occupato. E per di più dal giovane enigmatico di quella stampatala serata. Mentre il tassista l'avvisava. < Spiacente tenente, ma questa sera il taxi è riservato. > L'ufficiale imbarazzato cercò 52 di scusarsi, girandosi verso il passeggero, mentre tentava di aprire lo sportello, sbattuto prima per chiuderlo in fretta: < Mi perdoni non supponevo... > Arrossendo vistosamente, mentre veniva fermato dalla mano di Eros sul suo braccio, che gli proponeva sorridendo al giovane ufficiale imbarazzato: < Dai, non stiamo a discutere: Tu hai fretta, bene... Allora senta! > rivolto al tassista: < Per cortesia prima andiamo al porto e poi mi porterà da qualche parte. > Mentre si voltava e osserva il tenente, capendo che qualcosa di misterioso era capitato in quell'incontro inaspettato. Eros sentiva delle forti vibrazioni dentro di se, da farlo impensierire sul risultato di quella serata. Era veramente una casuale coincidenza quell'incontro, o qualche altra causa a provocarlo? Mentre Eros, rimuginare dentro di se, captando un improvviso pericolo. Quale? Ma al tempo stesso, non voleva entrare nel pensiero altrui, intuendo che vi era qualcos'altro che girava attorno alla sua fantasmagorica storia. Sapeva che addentrarsi troppo era veramente letale. Non sapeva bene come, ma capiva che vi era ben altro che si frapponeva fra lui e l'ufficiale. Poi la voce del tenente lo distolse dai gravosi e veloci pensieri che gravavano nella sua testa. < D'accordo, okay! > Mentre il tassista ingranava la marcia. E l'ufficiale tentava di schiarirsi la gola dall'intoppo e stupore. Poi sbottò tutto d'un fiato: < Sig... Signor De'Sesostri, io... > Ma veniva fermato da Eros che consigliava sorridendo all'altro. < Eros, per gli amici. Piacere di fare la tua conoscenza. > Porgendo la mano all'altro, che la stringe deciso e rispondeva un po' euforico: < Nikos Holas, felicissimo! Sono imbarcato sulla fregata militare... > Ma veniva nuovamente fermato da Eros, dicendogli: < Ehi,ehi! Sta calmo.. non mi interessa il tuo curriculum di servizio. E' solamente che a te serve un passaggio, io una passeggiata. Dopo questa serata. Diciamo pure, dedicata ai miei misteri. Giusto? > Mentre l'altro l'osserva un po' titubante e in fine prova a dire: < Ma, io.. scusami e grazie per il passaggio. Non avrei saputo come fare. Sono maledettamente in ritardo: Devo prendere servizio in plancia alle ventiquattro. Purtroppo i miei colleghi non devono rientrare sulla nave, pertanto si daranno alla pazza gioia in città. E a questa ore è molto difficile trovare un mezzo di trasporto. > < Questo lo può dire forte tenente! > Interviene il tassista con la sua voce rauca e grossolana. Mentre Nikos guardava Eros sorridendo, poi provò a chiedere: < Mi permetti di farti una domanda? > 53 < Cosa? > Chiede Eros, sapendo già cosa gli domanderà. In quei giorni quasi tutti gli facevano la stessa domanda, pensando a quello che rispondeva: “Ne riparleremo quando verrà il momento.” Ma in quel momento, sembrava superfluo tergiversare. Al tempo stesso era un po' curioso, senza voler entrare nella mente dell'altro a scoprire quale richiesta gli veniva esposta. Poi ricordandosi della domanda chiese: < Dai, dimmi pure! Fra amici si può avere qualche confidenza in più. > Fissando l'altro confuso. Poi Nikos sbottò dicendo: < Posso esprimermi liberamente e dire una cavolata... > Nikos aveva lo sguardo preoccupato e in quella pausa, dimostrava di aver un peso enorme da spostare. < Esprimere un mio pensiero? > Fissando l'altro, che lo stava guardando un poco incuriosito e riprendeva a spronarlo: < Ti prego parla pure! > Mentre l'altro si faceva coraggio, deglutendo la saliva, poi sbottò deciso: < Ma è sorprendente! Tu sei veramente, così... Per gli Dei dell'Olimpo! > < Beh, dai continua, come così? Cosa vorresti dire? > Lo spronò Eros. < Ma come fai ad essere così calmo! Sapendo che tra poco tutto finirà drasticamente? Io ci credo e come! Quello che hai detto in televisione. So che non menti e non conti storie... Ma, non posso immaginare la tua calma. Scusami! Non dovevo intromettermi nei tuoi grossi problemi. Mi dispiace veramente!... > abbassando il capo commosso. < Perché vuoi scusarti di una colpa soltanto mia. > < Non è corretto da parte tua leggere nei miei pensieri. Visto che l'hai esposta e detta in studio televisivo. Ci riesci così bene. > < Guarda che io non mi sono permesso e non mi permetterei mai di intromettermi nei tuoi pensieri! Certo che lo detto e lo so fare, ma non con te, adesso. > Fissando con determinazione Nikos che si era voltato a guardare fuori dal finestrino, mentre si stava mordendo un labbro, per quella domanda idiota. < Scusa non volevo.> Ritornando a guardarlo dritto negli occhi, dicendogli: < Anche se l'avresti fatto, non era e non è nulla che io possa vergognarmi. > Espose serio. Mentre l'altro gli chiede sorridendo: < Cosa stai rimuginando tenente? > Protestò Eros capendo molte cose. < Tu mi sei simpatico. Da pensare che è da sempre che ci conosciamo. E' una cosa strana questa sensazione, così sentita. > Dopo una breve pausa Nikos riprendeva a dire. < Sono veramente dispiaciuto per la tua disgrazia. Ma non c'è proprio nulla che tu possa fare per sfuggire a quest'incubo mortale che incombe sul tuo capo? > Protestò Nikos più che preoccupato. < Già, pensi che non ci abbia provato. > Rispondeva, mentre una nota 54 malinconica trapelava dalla sua voce. Poi deciso, Eros proseguiva a dire serio: < No non c'è bisogno che tu lo dica. So esattamente cosa stai pensando ora. Pertanto ti dico caro Nikos, che non accetterò mai la tua stramba idea. Comunque ti ringrazio di cuore, per il tuo proponimento. Sento che avremmo potuto diventare dei buoni amici... E' un vero peccato, incontrarci soltanto ora! > Fissandolo con estrema sincerità. Nikos l'osservò con apprensione, poi si fece coraggio e rispose a quel rifiuto: < Ma io sono disposto a farlo, veramente! So di poterlo fare! Poi sarebbe una soluzione per un mio problema... > Esprimeva serio il giovane. Mentre Eros muoveva la testa in segno negativo e l'altro replicava più che mai cocciuto. < Perché non vuoi che tenti di far qualcosa? A questo punto Eros non puoi proprio far nulla e allora,.. perché non provare la mia idea? > Suggerì Nikos serio e preoccupato. Anche il tassista s'intrometteva, avendo seguito in parte il discorso: < Si Signore! Non si può far qualcosa? Per Giove! > Imprecò. Eros si sforza a sorridere e rispondere a entrambi: < L'unica cosa che posso dirvi, Sono più che sicuro di ciò che mi capiterà domenica prossima. Pertanto, accetterò rassegnato il mio destino. > < Sicuro un cavolo! > Sbottò l'autista arrabbiato, battendo la mano sul volante. < Saper di dover morire a vent'anni. Questa poi!.. Ah h, scusate, Signore De'Sesostri, non dovrei aprire bocca. > Eros gli batté la mano sulla spalla a calmarlo, poi riprendeva a dire tranquillo: < Forse, sperare non nuoce. Magari pensate e sperate che non capiterà nulla e tutto finirà in una bolla di sapone. Sinceramente lo vorrei anch'io. Pensare che sia soltanto un bel sogno. Ma purtroppo non lo è e non sarà cosi. D'altronde lo saprete lunedì dai giornali, il risultato. Perché sarò bersagliato in questi giorni da un nugolo di giornalisti e chissà altri. Per scoprire se è vero, oltre perché so leggere il pensiero e questo è quello che a molti interesserà sapere e magari poter gestire al meglio la situazione, in caso di mancata morte. Esatto? > Espletò sicuro. < Ma veramente Eros, stai pensando a tutte queste congetture del cavolo? > Interveniva Nikos capendo poco di quella intricata matassa. < Dopo tutto questo casino che ho esposto, figurati! Sarò seguito persino al bagno, per saperne di più e altro. So di aver sbagliato a parlare, nel lasciarmi abbindolare da Wampol. Ed è per questo che vorrei rimanere tranquillo in questi giorni che mi rimangono. Poi... ah h! Mah, sì! Cosa importa, è il mio destino! Tutto il resto non mi tocca più di tanto. > Esplose Eros amareggiato. Per un momento si era fatto un silenzio 55 profondo nell'auto. Le luci del Pireo si profilano davanti, mentre il taxi sguscia tra quella marea di auto incolonnate. Poi il taxi si arresta sulla banchina dov'era ormeggiata la fregata della Marina Militare greca. < Arrivederci! < Sbottò deciso Nikos porgendo la mano all'amico e la stringeva forte, con sentito affetto. Mentre Eros rispondeva con un lieve sorriso: < Nikos, presumo che non ci rivedremo più. Ma porterò dentro di me un bel ricordo. Il ricordo di un amico sincero, disposto a tutto. Grazie per il pensiero! Addio e buona fortuna Tenente, te lo meriti. > Nikos un po annichilito lo fissò con determinazione, mentre estrae dalla tasca un mazzo di chiavi e le porge ad Eros. < Dicevi prima che volevi stare un po' tranquillo. Be', ecco le chiavi di casa mia al mare a una ventina di chilometri da qui. Io da questa sera sarò di servizio tutta la settimana prossima. Siamo in stato di allerta. Pertanto consegnati sulla nave. E tu la, potrai... Accidenti! Auguri e in bocca al lupo! > Eros era rimasto a corto di parole. Mentre l'altro insisteva. < Ti prego accetta! > Non gli riusciva più di continuare, Un tremore era apparso sulle labbra. Poi abbassando il capo gli occhi si erano fatti lucidi. Solo le loro mani erano rimaste strette tra loro, in quell'ultimo sentito saluto. Mentre si allontanava Nikos, illustrava l'ubicazione della casa: < Si trova a Torikon! L'indirizzo è sul portachiavi. La casa è situata su di un promontorio con vista sul mare. Vedrai ti piacerà... Arrivederci e buona fortuna! > < Addio amico Nikos... addio! > Risponde Eros rattristato da quell'evento non voluto. Osservando il giovane ufficiale che si allontanava quasi di corsa, senza dir altro. Soltanto dopo aver salutato il marinaio di guardia alla passerella, Nikos, a metà passerella si era fermato a salutarlo nuovamente alzando il braccio. La voce del tassista distolse dai pensieri gravosi il rimanente passeggero. < Signore, dove vuole che la porti, adesso? > < Mi scusi, ero distratto. Ma qual'è il suo nome? > < Christos, di nome e Stravopos di cognome, Signore De'Sesostri. > < Senta, lei è libero o deve rientrare a casa? > chiese Eros. < No, non ci sono problemi. Io sono a sua completa disposizione. > < Beh, se lei conosce un posto tranquille per cenare in santa pace e in sua compagnia, ne sarei felice. Sempre se a lei gradisce il mio invito. > < Con piacere! So io dove si può passare una serata tranquilla e dove nessuno ti fa domande cretine. > 56 Capitolo Nono Lo spettacolare evento stava per andare in onda, il pubblico era febbricitante nell'attesa, tanto strombazzato ai quattro venti. L'emittente ETI-1, aveva fatto cose sorprendenti, collegandosi in Eurovisione con l'Europa, per mostrare quel simposio straordinario di mistero e magia. Wampol dal canto suo, sapeva più che bene cosa occorreva per arrivare al successo. Tensione, emozioni, ritmi frenetici, tutto per far spettacolo e aumentare l'odiens. Era ormai all'apice della carriera con quello scoop da prima pagina. Iniziato come un semplice simposio di incontri fra illustri dottori ed esperti di parapsicologia, chiaroveggenza, misteri dell'occulto e quant'altro, ma traslato in qualcosa molto più allettante. Dove milioni di dollari e dracme stavano piovendo da ogni parte. Quella sera la stampa aveva invaso il teatro della televisione nell'attesa del primo annuncio dello scaltro presentatore, il “Caimano”. Tutto era ormai predisposto per bene. Eros come d'accordo e di parola si era presentato alle diciannove agli studi televisivi della Criptovision Ellenico. Wampol come lo vide si riempì il cuore, ma di (dracme). Gli andò incontro col braccio teso, mostrando un'arguta espressione, farfugliando frasi già stampate, da quell'ambiguità provata. Mentre trasudava gioia da ogni poro della sua pelle. < Finalmente siete arrivato caro De'Sesostri! Ho fatto sistemare tutto, come mi avevate indicato. Sono riuscito ad avere un impianto computerizzato da sogno. Così lei potrà tradurre le sue visioni per bene. Venga che le mostro come faremo per bene il collegamento. > Eros, stava pensando che era meglio avesse lasciato un breve messaggio al sovrintendente egiziano, a spiegare l'itinerario di suo padre e la sua scoperta della tomba. Invece di quella messa in opera da Wampol per aumentare l'odiens dell'emittente greca. Ma a quel punto cosa importava il dopo. Lui non sarebbe rimasto a gustarsi gli allori di tutti quanti. Pertanto, andare avanti ormai in quello spettacolo folcloristico. Poi la voce di Wampol, lo richiama alla realtà del momento. < Che ne pensa Eros dello straordinario impianto? Buona pare dei componenti mi sono giunta in aereo stamattina da Parigi e da Londra. Oltreché dei bravi tecnici elettronici del posto > Evidenziò giulivo, per la sua bravura e arguzia. < Il 57 Professor Miller arrivato ieri sera da Londra, si è messo stamattina presto a controllare il tutto, è rimasto entusiasta. Aspettando a riprovare con lei il suo nuovo programma tridimensionale. Come vede sta' ancora trafficando alle ultime coordinate. E il tutto per una buona riuscita all'esperimento. > Eros sorrideva compiaciuto, pensando al tempo stesso, che se Miller avesse elaborato molto prima il suo programma, ed averlo avuto all'università di Londra un impianto del genere, forse avrebbero già scoperto molto prima la tomba del faraone. Poi rispose: < Vedo che non badate a spese. E' veramente un bell'impianto aerospaziale. Giorge è sempre stato un genio nel suo campo. Speriamo che dopo questo esperimento venga valorizzato per il suo lavoro da scienziato. Spero solamente di riuscire a concentrarmi. In questi giorni sono abbastanza stressato. Bene! Sarà meglio che proviamo. > Esclamò Eros più che provato. < Comunque, complimenti per il giocattolo, Wampol!> Dando un'ultima soddisfazione al presentatore e autore. Poi si avvicinò al dottor Giorge Miller per salutarlo: < Carissimo Giorge, spero di riuscire a valorizzare il tuo programma. Lo meriti veramente. Allora proviamo?! > < Vai tranquillo ragazzo! Tu premi per bene le meningi e al resto ci penso io, ha far apparire i pupazzi sul monitor. > Dopo la solita retorica di prammatica, Wampol annunciava ai presenti in sala e ai telespettatori a casa, ovunque si trovassero in quel momento, loro dallo studio ETI-1 erano pronti a svelare il mistero. Mai come quella sera il teatro era gremito di eminenti scienziati, dottori in scienze occulte di parapsicologia e quant'altro, oltre a illustre personalità di vari paesi arrivati li non per caso? Oltre al folto gruppo di giornalisti da ogni parte del mondo. La notizia era volata precipitosamente ovunque, ma la cosa più importante a quell'avvenimento, non era la fine predestinata del giovane De'Sesostri. Quella eventuale fatalità stava passando in secondo piano. Pazienza? Quello che sembrava interessare quasi tutti, era la forza medianica del giovane sventurato, quella di possedere fortemente nel predire il passato e forse il futuro, oltre a leggere il pensiero più che bene. Quello era lo scoop ricercato. Agenti speciali di varie nazioni si erano intrufolarsi tra la gente a curiosare e controllare le veridicità dei fatti. Erano tutti così attenti e composti nel grande studio televisivo, poi all'entrata del giovane fu accolto dal pubblico con uno caloroso scroscio di battiti di mani, alzandosi spontaneamente in piedi. 58 Eros educatamente ringrazia tutti, alzando leggermente il braccio. Poi prendendo posto sul palco, a salutare di persona gli ospiti di riguardo. Wampol da buon padrone di casa, faceva diligentemente le presentazioni. < Signor De'Sesostri le presento i Signori venuti di persona a sentire e discutere, sulle sue visioni e percezioni sui percorsi nel suo passato e curiosi di apprendere. Il Signor Charles Fraser, psicologo, che lei già conosce. Come pure il dottor Giorge Miller, luminare della scienza, che ha fornito il nuovo software per questa prova, già in parte sperimentata a Londra con lei, Vero? Dal Cairo, il direttore degli scavi di Giza e Sakkara, il Signor Zakis Hamar. Gentilmente è venuto di persona a sincerarsi e apprendere quello che lei vuole svelare e segnalare l'ubicazione della tomba del faraone ignoto Erosmenkhotep I. > Eros educatamente si spostava a salutare con decise strette di mano i presenti pervenuti. Wampol più che mai euforico proseguiva a evidenziare al pubblico in sale e ai telespettatori nel mondo le presentazioni di note personalità presenti: < Il ministro dei Beni Culturali Greci il Signor Sharon Dopulis. Infine il direttore dell'università Duke negli Stati Uniti, il Signor Harold Quetal, parapsicologo che indaga sui fenomeni metapsichici. E il Dottor John Bodman egittologo e ricercatore da Oxford. Poi vi è una moltitudine di giornalisti in sala pronti a intervistarlo. S'intende, alla fine della serata. Come vede Signor De'Sesostri avrà un sacco di lavoro. > Concludeva Wampol sorridendo e invitando Eros a prendere la parola. Le molteplici telecamere erano tutte puntate sul giovane De'Sesostri intervenuto alla seconda serata, per spiegare la sua storia. < Ringrazio vivamente tutti per la solidarietà che mostrate nei miei riguardi. Pertanto, non perdiamoci in chiacchiere e andiamo subito al nocciolo della questione. L'esperimento che vado a fare ed è il secondo che eseguirò, il primo fatto a Londra, sotto le direttive del Dottor Miller, ed era quasi riuscito nell'esperimento. Ora col suo nuovo software cercherò di mostrare l'ignoto passato, qui davanti a Voi. Perciò mi occorrerà una buona dose di concentrazione e sforzo fisico oltre che mentale, per traslare gli impulsi celebrali in visive scene del mio pensiero, nel percorso sul tempo passato. Spero vivamente di riuscire nell'intento.> Spiegò Eros nel sintetizzare l'esperimento. Wampol aveva pregato il signor De'sesostri si accomodarsi su di un seggiolino da astronauta collegato ad un sofisticato impianto, tipo NASA Aerospaziale, fatto pervenire d'aeronautica inglese. Il grande complesso di simulazione, messo in un angolo, nel grande 59 studio televisivo del ETI-1. Con una infinità di strumenti, monitor e quant'altro, da sembrare pronto per un lancio nello spazio. Cavi, microfoni e sonde fissate ad un casco da fantascienza, che veniva posto sul capo del giovane, per catturare le sue vibrazioni e segnali encefalo-grammi. Il tutto avrebbe aiutato il veggente a inviare segnali tridimensionali comprensibili sui monitor frontali e collegati ad altri maxi schermi per il pubblico in sala, oltre in Eurovisione. Le visioni fornite in varie sezioni computerizzate, che il veggente proponeva di essere in grado di inviare. Il software elaborato e portato per l'occasione dal Dottor Giorge Miller, avrebbe per la prima volta mostrato tridimensionalmente i posti e luoghi estrapolati dalla mente del chiaroveggente. I tecnici inglesi alla tastiera del microsismografo stavano coadiuvando con Miller, anche il professore Quetal si stava interessando da vicino al marchingegno avveniristico. Tutto era ormai pronto, il grande computer era al lavoro e il ronzio si sentiva trafilare nello studio. Le telecamere non trascuravano nulla di ogni minima sequenza nei vari procedimenti. Poi Wampol rivolgendosi ai propri collaboratori dava gli ultimo indirizzi: < Galluzzi, per cortesia sistemi meglio quel microfono! Vedo che Kemp dalla regia, ci comunica che stiamo per collegarci in Eurovisione. Okay! Via! Signore e Signori, qui dallo studio dell'emittente ETI-1. E' Wampol che vi saluta calorosamente. Per mostrare questo avvenimento strepitoso, mai avvenuto prima d'ora. Il Signor Eros De'Sesostri tenterà di visualizzare con la forza del suo pensiero, l'inimmaginabile mondo del passato. Siamo qui tutti trepidanti in attesa dell'evento storico, a dir poco strepitoso. Prego! Se vuole Signori De'Sesostri, può iniziare... > Espose con impeccabile serietà Wampol. Eros asserì alzando il braccio, poi vi fu un breve silenzio e alla fine, attraverso il microfono incorporato nel casco da fantascienza Eros incominciava a spiegare gli avvenimenti: < Sto cercando di focalizzare il periodo della mia prima vita in Egitto. Nato nel 1804 a.C. e terminata nel 1784 a.C. > Eros chiudeva gli occhi per concentrarsi meglio e cercò di imprimere la sua volontà al cervello, spremendo le meningi con tenacia e forza, nel poter mostrare al mondo qualcosa d'ineguagliabile. Ciò che lui stesso vedeva e riviveva in quell'epoca passata da millenni. 60 Capitolo Decimo Gli strumenti stavano elaborando velocemente i dati che giungevano dal pensiero del giovane chiaroveggente. E piano piano sui teleschermi si stava profilando una massa cubiforme in movimenti rallentati. Ai presenti sembrava di visualizzare il cosmo in evoluzione, dove forme si stavano componendo e scomparendo in continuazione. Poi piano piano qualcosa si stava consolidando a mostrare qualcos'altro, che sembrava e assomigliava a un immenso mare in movimento e si andava trasformando nei colori, in distese ondulate di sabbia desertica. Ed ecco che iniziavano ad apparire, forme geometriche più o meno guizzanti, ad oscillare da un capo all'altro dello schermo, in disegni strani, grafici dapprima incomprensibili. Veloce striature multiforme, che a tratti si illuminano di variopinti colori e fantasmagoriche fantasie da vera fantascienza. Sembrano rincorrersi nel tempo nell'universo evanescente e impalpabile. Poi finalmente e gradualmente, l'apparire in quel grafico che il computer stava velocemente disegnando. Le forme un po confuse di persone e luoghi d'altri tempi. Dapprima strane sagome, poi man mano che l'intensità della volontà nel giovane si concentrava a mostrare, divenivano sempre più nitide. Poi, abbastanza chiaramente si vedevano consolidare sugli schermi, delle vere forme viventi. Da stupire i presenti ammutoliti e silenziosi di fronte all'evento. Mentre in sottofondo la voce del giovane Eros, che faticava nel tentare di spiegare gli eventi del passato: < Sono piccoli dettagli della mia vita passata nel corpo del faraone. Non riuscirei a spiegare tutta la percorrenza dei vent'anni. Siamo verso la fine della XII dinastia. Sto' percorrendo la via centrale di Menfi, con la sua gente i mercati le meretrici... > Mentre sugli schermi si compongono velocemente forme e vita antecedente, un po sfuocate ma comprensibili, alla pari dei primi giochi tridimensionali su play station. Frattanto Eros continua a illustrare e commentare quell'evento. < Ora come possono vedere, mi sto' recando al palazzo reale, è il mio decimo compleanno e ai lati,.. penso che vediate i soldato allineati al mio passaggio, sono il principe Erosmenkhotep I, figlio legittimo del faraone Amenemmes IV, discendenti dei principi Ameni della provincia delle Gazzelle, nell'alto Egitto. Mio padre Amenemmes IV, è figlio del faraone Amenemenhat Sesostri III, Re del Basso Egitto. 61 Amenemmes IV verrà poi avvelenato gradualmente dal sacerdote Khor capo supremo, convinto di essere una importante divinità, e dove il faraone avrebbe dovuto ascoltare e assoggettarsi al volere del sacerdote Khor, potente sciamano e alchimista. Pertanto la vendetta scoppiò in punizione mortale e in particolare, una maledizione perpetua sui maschi della dinastia regale. Ma quello che tento di mostrare è storia che riguarda la mia morte... Insomma la fine del giovane faraone Erosmenkhotep I. Io, l'avevo appreso in un'altra epoca. All'incirca 1400 anni dopo... Dai geroglifici e graffiti impressi sulla roccia, sopra nella volta a indicare la sepoltura del giovane faraone, sepolto con la sua sposa e regina, la principessa Hetepel, nella zona di E1-Faiyum, a Ghurab. Nel ventre del monte En-Naalum. > Eros si era fermato, stressato, mentre il sudore gli colava sotto il casco spaziale. Prontamente Miller gli porgeva una bottiglia d'acqua per dissetarsi dalla pressante arsura, sprigionata da quella forte tensione. Tutti erano così attenti e silenziosi, oltre lo sbigottimento e l'incredulità, per quello che appariva sugli schermi televisivi, in parte scettici, ma altrettanto troppo curiosi. Gli occhi erano incollati ai teleschermi dove il computer centrale traslava i segnale dalla mente del giovane Eros e li disponeva in miriadi di puntini luminosi a formare una tridimensionale realtà reale. Tutto era così vecchio e arcaico, da pensare ad una nuova invenzione hollywoodiana. Wampol da buon volpone intuiva l'umore del pubblico e prontamente interveniva, chiedendo con interesse al professor Fraser molto attento allo svolgimento. < Professore non sarebbe meglio che sia lei a chiedere qualcosa al nostro astronauta sul suo passato? Ad evitare che il nostro pubblico possa pensare che sia tutta una montatura creata a tavolino. Per far credere a nuove invenzioni da fantascienza? > Fraser acconsentiva prontamente: < Si, ha perfettamente ragione. Anzi, le domande le può fare direttamente il Dottor Zakis Hamar. E' direttore degli scavi in Egitto. Senz'altro ha più competenza e conosce meglio i luoghi che De'Sesostri sta tentando di mostrare sugli schermi. > Eros intuendo la domanda rispondeva a sua volta: < Mi chieda pure Dottor Hamar! Vedrò di focalizzare la risposta. > Hamar annuiva e chiedeva al giovane: < Signor De'Sesostri, da quel poco che so, è la prima volta che un faraone viene sepolto con la sua sposa, nella stessa tomba? Non era mai capitato nella storia. > < Ha perfettamente ragione! Quando si arriverà all'apertura del sarcofago del faraone, vedrà che sotto si troveranno le spoglie della regina morta soffocata. La regina Hetepel aveva scoperto i traditori che 62 complottavano l'assassinio del faraone il suo sposo, e tentò di avvisare il faraone. Ma fu rapita da sicari del sacerdote. Poi ancora viva fu sepolta dopo, nel doppio fondo dei due sarcofaghi che raccoglievano le spoglie del faraone defunto. Una morte orrenda! Il perfido sacerdote Khor aveva fatto credere che la regina era stata rapita nei giardini del palazzo da predoni e organizzò una ricerca dei criminali. Il faraone Erosmenkhotep I si era messo alla testa del piccolo esercito fornito da Khor, pertanto appena lontani dalla città lo trafissero a morte. E mostrando poi al popolo le spoglie del giovane faraone ucciso in battaglia. > Il pubblico ormai fin troppo partecipe all'evento, era ansioso di sentire il seguito della storia, non troppo convinti ancora, ma incuriositi tanto. Hamar il direttore degli scavi, si schiarì la gola e questa volta non in inglese ma in arabo fece la sua domanda: < Lei può farci vedere la sua incoronazione a faraone? > Eros aveva perfettamente capito la domanda in arabo, si era fermato un momento per lo sforzo. Mentre Frasel spiegava ai presenti la domanda di Hamar. Eros stava già raccontando e mostrando la stramba storia: < Come possono vedere, mi sto sforzando a mostrare il giorno del mio matrimonio. E' il mio giorno all'ascesa al trono. Spero che le immagini siano nitide Dottor Hamar... Fu stipulato un compromesso di convenienza con dei principi babilonesi. Ma anche la bellezza della principessa colpì il giovane principe. Rammento che sfiorai il viso della giovane principessa, quel giorno compiva sedici anni e guarda caso io diciotto il 14/06/1786 a.C. Alla mia destra potete vedere il faraone Amenemmes IV, molto ammalato, su di una portantina contornato da sicari del sacerdote Khor. E in tutti quegli anni era riuscito a mascherare bene la sua falsità ai miei occhi. Insomma quelli del giovane faraone Erosmenkhotep I, da lasciarsi turlupinare per bene... Riescono a vedere, il giovane faraone si sta avvicinando al padre per ricevere le insegne regali. Mi abbasso e con mano tremante Amenemmes IV mi depone la doppia corona sul capo, da quel giorno sarò il successore faraone che guiderà l'Egitto. Mio padre morirà un anno dopo il 13/06/1785 a.C... Come possono notare le strane e fatali coincidenze, di tutte queste nomenclature di date che ho scoperto. Erano e sono scritte sulla parete di destra nel corridoio che conduce alla mia tomba funeraria, non troppo regale. Insomma quella del faraone Erosmenkhotep I. Questo è quello che ho visto nei miei sogni, tra complicati incubi, ma che ora posso mostrare a voi tutti. La visione è rivissuta in un tempo più avanti. Ora tenterò di ripercorrere quel corridoio 63 come un labirinto, Ecco ora scendiamo le scale abbastanza insabbiate e nello stretto passaggio lungo il corridoio, poi a destra e qui a sinistra. Ed ecco l'ingresso vero e proprio si trova oltre questo muro, ricoperto da geroglifici. E in alto la scrittura malefica fatta imprimere dal sacerdote Khor. Cercherò di metterla a fuoco, così Dottor Hamar potrà leggere e Il Dottor Fraser potrà tradurla in greco e in inglese per chi ci segue e capire che tutta questa storia è veritiera. Sebbene esposta così nell'impossibile. > Eros si era fermato, l'arsura era tanta, per lo sforzo fatto. Hamar osservava stupito in quella magica visione che lo schermo riproduce dallo spremere le meningi del giovane. Poi Eros dopo aver svuotato la bottiglia di acqua, per la grande arsura nello sforzo eseguito. Ascoltava le parole di Fraser che traducono quelle del direttore degli scavi mentre leggeva sugli schermi quei misteriosi geroglifici da sentirsi a sua volta stupito e si metteva a leggere a voce alta il significato di quel geroglifico che traduceva. “Il grande sacerdote Khor, inviato dal dio Atum, decreta che la maledizione sia perpetuata in eterno. Che il riposo dell'ignoto defunto nell'aldilà, sia eternamente tormentata dal Ba, per le sue malvagie colpe nel aver ignorato i comandamenti e la giusta via dell'obbedienza. E il Ka prepari la sua anima maledetta dal Dio Seth, per il lungo viaggio, sulla nave dei morti che il Dio Anubis porterà al cospetto e all'ira del Dio Osiride Re dei morti. E mai si placherà l'ira contro il faraone Erosmenkhotep I e la sua regina Hetepel, usurpatori del regno delle Gazzelle. Dovranno espiare la maledizione eterna. Che nessuno entri e desti dal sonno eterno l'ignoto. La morte colpirà con le sue ali nere chiunque osi disturbare il sonno del faraone rinnegato.” Hamar terminò sopraffatto da tale imposizione del passato. Anche il pubblico era rimasto scosso da quelle parole, tradotte da Fraser che venivano sottotitolate nei vari schermi televisivi, ognuno nelle proprie lingue europee e altre. 64 Capitolo Undicesimo Sulla nave della Marina Militare greca, si stavano guardando quello spettacolo a dir poco fenomenale. Ufficiali e marinai in disimpegno dai servizi, si erano piazzati davanti ai televisori in sala mensa. Il tenente Nikos terminato il suo primo giro d'ispezione della nave si era fermato a sua volta davanti a una dei tanti televisori di bordo ad ascoltare e vedere quella proposta fantascientifica. Dove l'amico Eros proponeva a fatica, da quel poco che si intravvedeva oltre il casco spaziale sul capo. Nikos era anch'egli affascinato, ma al tempo stesso disorientato da tutto quel fantasmagorico fatto e in parte si sentiva coinvolto, in special modo dopo quell'incontro inaspettato con Eros nel taxi. Sebbene la sera prima nello studio televisivo, Nikos aveva percepito qualcosa di strano addosso, qualcosa che aleggiava nell'aria da sentirsi turbato. Per un buon momento, gli era parso di sentire su di se le sguardo intenso del giovane De'Sesostri. Quantunque anche Nikos aveva rimuginato tutta la notte su quei fatti e su quelle date che coincidevano fatalmente alle sue, pensando tra se: < “Forse anche io centro qualcosa con quelle date precise?” > Poi di colpo la voce del capitano alle sue spalle, lo riporta alla realtà del momento, sebbene con una imprecisata paura addosso. Mentre il superiore gli chiedeva: < Tenente Holas! Ma lei non è nato il 13/06/1975... come quel giovane chiaroveggente, telepatico, in televisione? > < Sì, Signore! Esattamente vero. Sarà una fortuita coincidenza o pura fatalità al caso? < Esponeva pensieroso Nikos. < Sarà una pura coincidenza. > Rimarcava il capitano, mentre osservava lo svolgimento in televisione e un altro ufficiale interveniva a dire: < Però che strano? > Brontolò quello. < Strano cosa? > Chiedeva Nikos incuriosito. < Ah, nulla! > Rispondeva l'altro. < Solo che c'è una strana tensione nell'aria. Non so voi, ma io mi sento addosso qualcosa di irrequieto. > < B'oh! Sono appena arrivato e non ho seguito tutta la trasmissione. > Rimarcò Nikos, mentre dentro di sé aveva percepito una inspiegabile tensione, ma al momento non voleva far capire ai compagni il suo stato di animo. Prendendo il suo cappello appena riposto, borbottando sottovoce ai colleghi: < Vado a fare il mio giro d'ispezione a prua. > 65 Frattanto negli studi televisivi, ETI-1 la discussione si era infervorata e le domande del Professore Hamar stavano premendo sul giovane Eros, chiedendo ancora: < Sono veramente sorpreso e devo rimarcare che fino ad ora non è mai saltato fuori da nessuna parte il nome di quel faraone ignoto? Sono un po' dubbioso che nessuno ne sappia qualcosa? Ma quelle scritte appena lette sul monitor mostrano una veridicità sorprendente e non fatte al computer, questo è più che vero. > Esponeva Hamar pensieroso. Continuando a dire: < Sì, è vero! Si sapeva dei vari accoppiamenti fra consanguinei, tra padri e figli, fratelli e sorelle e si sa altrettanto bene, che sono nati molti figli e in molti casi morti nei primi mesi di vita. Ma non si è mai trovato nessuna indicazione, un piccolo frammento che conduca al faraone ignoto. Erosmenkhotep I. Molto strano? > Terminava Hamar. < Vede dottore, > Tentava di spiegare Eros: < Forse è per questo che non è stata ancora trovata l'ubicazione, neanche dai profanatori di tombe. Poi la maledizione era ed è ancora troppo grande per l'asciare dei piccoli segnali ai posteri. Il faraone Erosmenkhotep I era stato accusato dal sacerdote Khor, di essere un figlio dei demoni del male e illegittimo, nato tra un rapporto del faraone Amenemmes IV con una principessa babilonese Helpet. Divenuta poi schiava e assoggettata da Khor come sacerdotessa del Dio Hathon. Ancora succube dei sortilegi magici del grande sacerdote Khor, cospiratore con la principessa Sobeknofru, mia sorellastra e figlia del faraone Amanemmes IV mio padre. Succedette al trono come regina d'Egitto dopo la mia rapida morte. Ma gli incantesimi del sacerdote Khor non riuscirono a fermare la fine la XII dinastia. Ma fu anche la fine della mia vera madre la sacerdotessa Helpet annegata dai sicari del sacerdote Khor e non seppe mai di aver avuto un figlio. Le fu detto dal faraone mio padre che ero morto appena nato, invece mi aggregò alla sua corte assieme alle sorellastre Sobeknofru e Nefretis, essendo l'unico maschi a succedere al trono dopo la sua morte. Mia madre Helpet mi apparì in una delle mie tante sedute spiritiche che mi sottoponevo per capire e svelare quei drammatici sogni inquietanti che facevo in continuazione. E fu in una durissima seduta che lei mi apparve e mi spiegò ciò che non sapevo e ne fu contenta che lo spirito di suo figlio Erosmenkhotep I continuava a vivere e traslarsi nel tempo. Ecco come ho saputo di tutti quell'intrighi a corte tramati dal sacerdote Khor, con la sua potente magia terrorizzava tutto il paese. Ma ciò che bramava di più nel colpire e distruggere il faraone Amenemmes IV con una plateale forza dei suoi poteri a sottomettere il popolo inerme e spaventato dalla sua grande magia. Lo smacco ricevuto in 66 gioventù dal faraone Amenemmes IV, fu per Khor un grande oltraggio, da aumentare l'odio verso il sovrano. Era stato privato dal privilegio di procreare nel ridurlo ad un eunuco al servizio dei vecchi sacerdoti. Ed è per quel fatto che studiò e tramò con il Dio Ka ai sortilegi malefici. Creò e formulò gli anatemi più spietati a maledire per l'eterno la dinastia Sesostri. Ecco perché ogni mia traccia doveva essere mai nominata e cancellata per sempre. > Eros si fermò esausto per il duro sforzo eseguito. In tutto quel rovistare nell'antichità e mostrata febbricitante sui monitor dei teleschermi, aveva creato nel pubblico uno stato di ansia e sgomento. Portando alla conoscenza di tutti la storia descritta dai vecchi geroglifici. Anche il professore Frasel interveniva a chiedere: < Ma come a vissuto in quei pochi anni di regno attorniato da spie e traditori? > Eros, traendo un profondo respiro si concentrò a mostrare qualcos'altro, in quel misterioso percorso antecedente e millenario. < Da come mi appaiono gli eventi, penso che il giovane faraone avesse un animo troppo sensibile e buono a non pensare alle cattiverie che lo circondavano con falsi sorrisi. Il sacerdote Khor aveva capito come giostrarsi la fiducia del giovane, riuscendo a tenerlo sempre al riparo di ogni problema con inganni. Soltanto l'amore sbocciato per la sua giovane sposa Hetepel lo ripagava pienamente, dandogli due gemelli maschi. Amenet I e Amenetis II. E come sempre la fatale coincidenza nelle nascite il 14/06/1785 a.C. Ma che sparirono anch'essi misteriosamente dopo la mia morte. E tutto termina così drammaticamente, per mano di un sicario nubiano... > Eros si era fermato di colpo, mentre sui monitor appariva la lancia del guerriero che proiettava di fronte ai monitor a spaventare gli spettatori, mentre si presumeva che trafigga il petto del faraone. E proprio in quel medesimo momento Eros ebbe una forte contrazione al petto, portandosi istintivamente la mano a fermare il dolore lancinante, da fagli sfuggire di bocca un piccolo lamento. Gli schermi si annebbiarono all'improvviso e poi il nero comparve sui teleschermi a confermare la funesta fine. La visione era sparita all'improvviso e Wampol sempre presente e pronto in ogni evenienza interveniva a spiegare al pubblico abbastanza scosso, dicendo: < Signori, come vedono è veramente drammatica la situazione. Il signor De'Sesostri ha percepito più che chiaramente la forza e il dolore della lancia conficcata nel suo petto. Tutto quello che abbiamo appena visto e sentito è più che sconvolgente, ma di più è la potente forza del giovane a mostrarci il passato al presente. Straordinario e impensabile a dirsi. Personalmente non pensavo a tanto. Ora vediamo come si sente il 67 signor DeìSesostri dopo questa tortura in diretta TV. Spero che chiunque sia in ascolto abbia capito che non è finzione questa trasmissione iniziata così a scopo scientifico si è capovolta nell'impossibile, si può definire solamente stupefacente e sconvolgente. > Ma veniva interrotto da Eros, che s'intrometteva e si scusava per l'intoppo imprevisto: < Non temete, ora è tutto a posto! Sinceramente non prevedevo di sentire il dolore telepatico e ancestrale. Ma purtroppo è capitato per davvero e non è falso tutto questo. Sono abbastanza stressato, penso sia difficile continuare. Tenterò di mostrare la vera ubicazione della tomba al dottor Hamar. Lo promesso! Mi basta solo un momento di ripresa. Signor Wampol, non usate la pubblicità per le rituale interruzioni dei programmi, Voi dell'emittente ETI-1 greca? > < Sinceramente questa sosta non era programmata. Dato la serietà del programma. Ma comunque intratterremo il pubblico con una valida discussione sul caso, mentre lei tenterà di rimettersi in forma. > Spiegò Wampol euforico per lo strepitoso successo e ascolto. Dalla reggia venivano segnali di richieste da ogni parte, avendo focalizzata la trasmissione in diretta, tanto più in Eurovisione. Tutti si stavano incuriosendo morbosamente alla trasmissione, nata come un semplice simposio di dottorati in scienze occulte e alla fine si trovarono nel bel mezzo di una vera maledizione persistente. 68 Capitolo Dodicesimo Anche il tenente Holas, d'ispezione in plancia, mentre camminava tra mille pensieri al caso, a un certo punto ebbe un forte dolore al petto. Si fermo ansimando spaventato. Si portò la mano sul cuore e aspettò che sparisse quell'improvviso dolore lancinante. Mugugnando tra se: < “Un infarto a vent'anni? Accidenti che scalogna, non preventivata all'ultima visita medica? Andava tutto bene!” > Sbottò tra sé confuso e solo dopo al rientro in sala convegno seppe della veritiera visione e la morte del faraone in diretta televisiva, ma il fatto più sconcertante era stato l'improvviso malore del giovane De'Sesostri che accusava il dolore mentre la lancia lo trafiggeva. Nikos cercò di non connettere quel fatto appena successo con il suo dolore lancinante improvviso. Ma capiva che centrava in qualcosa. Mentre gli schermi televisivi mostravano Eros che si stava riprendendo, aveva per un momento tolto quel casco d'astronauta e si stava scolando una bottiglia di acqua. Poi dopo un accorato momento di riflessione, mentre in studio avevano mandato la pubblicità, da dargli il tempo di riprendersi. Negli studi del ETI-1 erano un po' tutti preoccupati, in special modo Wampol, temendo di dover sospendere la trasmissione, non è che gli andava tanto a genio. Poi Eros esponeva la sua idea, dicendo: < Non dovete preoccuparvi per me. Pertanto sarà meglio riprendere e continuare. Vorrà dire che tralascerò le cose superflue e per il resto procederemo per ordine. Altrimenti non riuscirò ad arrivare sino alla fine. Mi costa troppa fatica e temo di non riuscire a mostrare e trasmettere il mio pensiero. > Wampol da buon volpone, ne approfitta di quel piccolo spiraglio per dire la sua: < Ma Signor De'Sesostri, noi la crediamo! E non vogliamo che debba soffrire, per dimostrare al pubblico che è tutto vero... > < Forse non mi sono spiegato bene e non voglio dimostrare la veridicità della mia storia. Ma il fatto che possa svelare e indicare, dove dovranno scavare per trovare la tomba del faraone Erosmenkhotep I. E tutto questo lo faccio esclusivamente per i miei genitori che hanno sacrificato la vita per il faraone ignoto. > La gola era nuovamente secca da farlo fermare a bere altra acqua. Mentre il Direttore Hamar chiedeva titubante: < Lei, è più che convinto che si trovi nella zona di El-Faiyum? 69 Perché in quella regione è già stata rovistata più che bene e ovunque. > Eros, si schiarì la voce e trasse un lungo respiro, poi riprese a spiegare: < Sì, è lì! Sotto il monte a ponente, e la statua del Dio Anubis, che si trova al centro dello spiazzo nel villaggio Gurab... Esiste ancora la statua nel villaggio?.. Vero Dottor Hamar? > Chiedeva Eros preoccupato. Mentre Hamar rispondeva sereno: < Certo, certo! É ancora la nello spiazzo. Ameno ché sia stata trafugato proprio in questi giorni. No! E' al suo posto. Stia tranquillo. > confermò Hamar con un leggero sorriso. < Bene, la statua del Dio Anubis indicherà il punto esatto dove scavare. > Spiega Eros, mentre si asciuga il sudore. < Come? Quella vecchia statua erosa dal tempo. É abbastanza mutilata da vandali e ladri di reperti. Ed è per questo che è rimasta là. > < Ora tenterò di spiegare e indicarle il punto esatto... > Mentre prendeva posto e si metteva il casco, facendo segno all'amico Miller, di riprendere la trasmissione per iniziare a spiegare: < In questa sequenza, sto tentando di mostrare la chiave dell'entrata e il Dio Anubis sarà la parte essenziale per svelare il segreto, cercato invano da mio padre... Ecco ora possono vedere il percorso delle mie vite successive, dove ho appreso e visto l'ubicazione dov'è riposta la tomba. All'incirca 1400 anni dopo. Ai tempi della conquista di Alessandro Magno in Egitto, io sono rinato nel figlio dell'imperatore Dario III. Ma non vi sto a elencare tutto il percorso, sarò il più sintetico possibile. Di nome Eros II nato nel 352 a.C. E morto nel 332 a.C.… > Ma veniva interrotto da Hamar a chiedere ulteriori spiegazioni: < Ma, come si spiega tutti questi spostamenti nel tempo ed epoche lontane tra loro? > Anche Fraser interveniva a dire: < Già ieri lei parlava dei vasi canopi. Cosa centrano in tutti questi spostamenti? > Mentre Wampol agguantava subito quella domanda da cento milioni di sterline, aggregandosi al trio, incuriosito al caso: < Sì, è quello che si sta domandando il pubblico in questo momento. Poi oltretutto per chi si è messo in ascolto soltanto questa sera, in Eurovisione e presumo sono più che curiosi. E non hanno seguito una parte di spiegazione fatta da lei ieri sera? Lei può dare una esaudiente spiegazione al caso che l'avvolge? > Eros dal canto suo, comprendeva più che bene ch'era sprofondato in un bel ginepraio. Era convinto di riuscire a svelare l'ubicazione, ma gli eventi che lo stanno assediando non li aveva messi in conto. Capendo che l'ignoranza e l'ingordigia era ed è sempre presente. Poi con determinazione tentava di spiegare i vari inghippi del suo passato. < Be, sì! Avete perfettamente ragione. Anche io me lo sono domandato parecchie volte e 70 alla fine riuscii a scoprirlo in una delle mie molteplici sedute. Fu quelle che mi sottoposi per ben tredici ore consecutive di insistenti e molteplici visioni delle mie varie vite antecedenti e alla fine venni a capo del quesito. Riuscendo in una disciplina interiore che mi a dato il mezzo di ascesa in una realizzazione spirituale, capace di resistere all'urto delle disarmonie esterne. Anche da quelle magiche e contorte, nel riuscire finalmente, ma con immensa fatica a comunicare con la mia prima madre la principessa Helpel. La principessa mi spiegò quei piccoli frammenti del passato, dettagli frastagliati, che ancora ora non riesco a connettere molto bene al maleficio. Ma il tutto sarà emerso con la scoperta della tomba del faraone Erosmenkhotep I. Per la traslazione nel tempo della maledizione compiuta e capii alla fine cos'era? Il tutto era dovuto ad un vaso canopo, dove venivano riposte parti del corpo del defunto, nei lunghi giorni di attesa per l'imbalsamazione. Non si sa bene come, ma quel vaso con raffigurato sul coperchio il Dio Amset, fu trafugato da uno chiavo per il semplice fatto che era fatto di metallo prezioso per trattenere la maledizione impressa dal sacerdote Khor e non di pietra come di consuetudine erano fatti e vasi canopi. E sostituito con un altro in pietra e inserito dentro altre parti del corpo ma non del faraone. Poi il vaso d'oro, sarà stato svuotato e venduto, passando così in diverse mani ed epoche, da essere usato alla fine senza coperchio come contenitore per vini o altre bevande. E in quel vaso così strano nella fattura e forma, dai rilievi argentati, si era incastrato qualcosa del faraone maledetto, impregnato fra le molecole del metallo, portando con se la maledizione ai posteri. E qui i Signori professori esperti in parapsicologia e scienza nello sviluppo della citologia e genetica dell'uomo, possono confermare questa specie di incantesimo, se non vado errato. > Eros si fermò un attimo, mentre i vari esperti invitati si guardavano in viso sorpresi dalla veridicità del racconto. Poi Eros riprendeva a spiegare la sua teoria. < Le cellule somatiche hanno la capacità di ricostruirsi nel tempo, bioportatrici di globuli decomposti del sangue, dove i geni mummificati vengono richiamati in vita da cristalli di acido, nucleo indispensabile alla produzione di cellule fertili. Pertanto i caratteri somatici di un individuo non si dissolvono, ma perdurano e si trasmettono nel tempo. Ma anche dove leggi immutabili e imperscrutabili, persistono nella maledizione di questo mistero, che in evidenti condizioni a riportare in altre dimensioni, l'eredità cromosomiche presenti nelle cellule somatiche e avvelenate del faraone. Dividendo i caratteri in molecole infinitesimali e in forme viventi. Nell'ectoplasma di questo 71 mistero si svolsero in un ciclo innumerevole di secoli a ritroso. E il tutto può essere rimasto impregnato fra le molecole di quel vaso. Così, in certe condizioni ad usare il vaso per travasare del vino o altro, e guarda caso poi, nei primi giorni di un periodo fertile della donna rimasta in cinta, pertanto bevendo acquisisce la trasmissione della perpetua maledizione. O forse di qualcos'altro che persiste, senza dissolversi nei secoli? E dato che tutte le mie varie madri, fin dai tempi antichi avevano assaporato qualche bevanda per caso, proprio da quel vaso canopo, è da pensare che la maledizione si trasmetteva a quel modo? Solo così la maledizione ha potuto viaggiare nel tempo... > Eros terminò esausto. Mentre un brulicare di spiegazioni positive o negative si stavano rimescolando tra loro tra i vari luminari della scienza. Poi il Professore Quetal esponeva. < La sua diagnosi è semplice e possibile. La sua traslazione nei secoli è veramente roba da fantascienza, ma vera, per conto mio. Sembra impossibile ma vera. > < Allora, > prorompeva Wampol, esponendo serio. < Così nel futuro si potrà sapere di che dinastia uno viene. Cose ne pensate Signori? > < Fra non molti succederà. Il progresso della scienza, fa passi da gigante e ai posteri sapranno molte cose più di noi. > Rispose convinto Quetal. Mentre tra il pubblico vi fu un breve silenzio che avvolgeva tutto lo studio televisivo. Tutti si stavano osservando stupiti e attonita, ma anche un po' spaventati per quella superstizione accennata più che bene. Jhon Bodman interveniva a sua volta, esprimendo una sua opinione dicendo: < Signor De'Sesostri, ma le date si susseguono sempre eguali? > < Come possono capire il frastagliato percorso negli anni, > Spiegò Eros. < La traslazione nel tempo, coincide sempre con le date eguali. > < Ma anche in tutte le altre epoche? > insiste Wampol, per non essere tagliato fuori dalla discussione dei vari professori che stavano discutendo tra loro. Eros capiva che stava diventando una bagarra quella discussione di grandi luminari a mettersi in mostra. Esponeva la sua verità senza seguire la varie domande inutili: < Sotto il comando di Dario III, furono anni di aspre lotte e guerre, ove partecipavo con impegno con il nome di Eros II e avevo già una moglie quindicenne, di nome Elena. E anche qui le solite coincidenze con le date il 14/06/334 a.C. Io l'avevo lasciata all'accampamento nei pressi di Alessandra d'Egitto, la città stava nascendo e ampliandosi nell'anno successivo nel 331 a.C. Io dopo la vittoria nell'Alto Egitto, come... con un po' di fatica, possono vedere, mi trovavo tra le rovine dei templi di Kom Ombo, nella notte del 14/06/332 a.C. Sono intento a pregare e dialogare con i miei Dei dell'Olimpo greco, nel tempio 72 di Sobek e Haroeris, Un fulmine a ciel sereno mi trafiss.... > Eros si ammutolì e rimase per un buon momento in silenzio, poi si strappò il casco e incominciò a boccheggiare alla ricerca di acqua per il fuoco che ardeva nel petto. Brancicando parole confuse in greco arcaico. I presenti erano rimasti colpita dalla luce accecante sugli schermi e il lamento del giovane chiaroveggente a confrontarsi con un nemico invisibile. Poi tutto oltre il buio sugli schermi, sciamò nel silenzio assoluto da percepire quasi il respiro di ognuno del pubblico. E per la seconda volta anche il tenente Nikos, che si trovava davanti al televisore sulla nave, mentre seguiva trepidante la storia dell'amico Eros. Al guizzo del fulmine si senti anch'egli folgorato dal dolore. Un bruciore tremendo per tutto il corpo da buttarsi in mare per il troppo calore e dolore. Si era sbiancato in viso e gli occhi si erano riversi, trovandosi in un bagno di sudore. Mentre con estrema forza si reggeva al corrimano laterale. Per fortuna tutti i presenti erano talmente presi dell'evento che non fecero caso all'ufficiale scosso da tremori irrefrenabili. Nikos per un buon momento ebbe paura, capendo che vi era veramente un legame troppo grande con quell'amico appena conosciuto. Le coincidenze erano veramente tante, troppe, da spaventarlo a morte. 73 Capitolo Tredicesimo Wampol dal canto suo era talmente carico di tensione, ma per la soddisfazione al suo ingegno e intuito di vedere oltre l'immaginabile dei suoi prossimi guadagni. Mentre allo stesso tempo capiva a quali sforzi stava facendo quel giovane per svelare i misteri, sapendo di avere i giorni contati a disposizione. Galluzzi gli aveva portato altra acqua per dissetarsi, sperando di calmare quel bruciore che l'aveva invaso dalla testa ai piedi. Poi Eros con fatica provò a dire: < Non immaginavo che fosse così dura e difficoltosa da superare questa mia ricostruzione del passato. > Wampol sempre pronto, interveniva a dire: < Signor De'Sesostri, se non se la sente possiamo sospendere. Lei ha già dato abbastanza da far capire e mostrare il passato. Io penso che tutti siano più che soddisfatti: > < Mi creda, Wampol, vorrei arrivare a svelare almeno l'ubicazione della tomba del faraone. Almeno tutto sto pandemonio che ho mostrato serva a qualcosa. Comprende! > Esponeva saggiamente Eros. Mentre Fraser si intrometteva chiedendo. < Io che seguivo con interesse la sua visione, per una frazione di secondo, mi è parso di vedere qualcos'altro che s'intrometteva nella sua folgorazione. > < Sì, ha perfettamente ragione. C'è qualcosa che tenta di fermarmi e bloccare la mia memoria. Quella folgorazione è più che mai attiva, mi ha volatilizzato via il pensiero. In questo istante ho una gran confusione in testa. > Esponeva Eros. E subito Hamar interveniva a chiedere. < Ma prima della folgorazione, ha visto poi la tomba? > < Dovete scusarmi, ma ho un grosso problema in testa. Ma tenterò di superarlo. Devo riuscire! Ecco, ora tenterò di mostrarvi l'ubicazione. La scoperta lo fatta esattamente al mio quindicesimo compleanno. Sotto la dinastia araba dei Mamelucchi. Nato il 1232 e morto 1252 d.C. Ero rinato nel figlio del Califfo Aiyubi nell'alto Egitto. Col nome di Amr-PetohKnemso-Re-Ibn-Natii, se fate bene attenzione si può leggere il nome alla riversa dove si trova il nome del faraone preceduto dal titolo principe (Amr) e alla fine ( figlio del profeta) a conferire una nobiltà trasmessa da diverse discendenze. Come vedono le fatali coincidenze. Ma proseguiamo nel racconto e tenterò di mostrarvi le sequenze. Per il festeggiamento dei miei 15 anni mi era stato regalati dal califfo un bel cavallo arabo. Un 74 giovane stallone bianco e al mattino presto del giorno successivo, mentre era ancora buio, montai sopra al mio cavallo e via nel deserto a provare l'ebrezza della corsa. Quando all'improvviso nei pressi del villaggio di Gurab, il cavallo si spaventò per un serpente che tentava di morderlo, il cavallo si imbizzarrì e si alzò e si impennò appoggiato sulle zampe posteriori, forse per schiacciare il serpente con gli zoccoli anteriori e facendo rialzare una lastra di pietra del vecchio lastricato stradale centenario. Io smontai dal cavallo a controllare se non si era fatto male o era stato morsicato dal serpente. Ma tutto era a posto e mentre stavo per rimontare in sella, ecco lo spuntare del sole.. Ora potete vedere che ce più luce. Il sole mi abbagliò e mi girai, proprio mentre la luce del sole colpiva la statua del Dio Anubis a una decina di metri. > Mentre sugli schermi si profilava gradualmente sempre più nitida la visione e la statua di Anubus che si frappone tra il sole e il monte En-Naalum a poche centinaia di metri, disegnando la sua ombra sulla parete di roccia. < Ma a un certo punto... > Eros continua a spiegare: < Dottor Hamar, faccia bene attenzione, mentre il sole si alza, guardi quella specie di papiro, scolpito in sasso che tiene il Dio Anubs sotto il braccio, a un foro all'interno riempito nel tempo di sabbia che si è trasformato in pietra, forse un diamante e la luce che entra si proietta sulla parete del monte Gebel En-Naalum... Adesso! Vede la dove batte quel raggio, come un laser? La sulla pietra c'è una piccola incisione a forma di chiave della vita. Quel cerchio con la ipsilon rovesciata attaccata. E' il simbolo di Ankh, scolpito in piccolo per non essere vista. L'aveva scolpita il vecchio arabo, il custode della Valle delle Gazzelle. Colui che mi diede il papiro in sogno a Torino nel museo Egizio. La si trova l'apertura della galleria che porterà alla tomba del faraone Erosmenkhotep I. Ma questo fenomeno si potrà vedere soltanto in questi giorni fra il 12 e 16 di Giugno. E questa visione che state vedendo era il giorno 14/06/ dell'anno 1247 d.C. Al sorgere del sole. Fate ancora attenzione, per pochi secondi la pietra sulla parete rocciosa si sta illuminando a riflettere il sole in una luce abbacinante... ecco ora è tutto finito. Scomparso in pochi secondi. > Commentò Eros stremato dallo sforzo impostosi. < Ecco! Guardate tutti la! E' sorprendente! > Urlò Wampol euforico. Anche Fraser commentavano: < E' straordinario! > < Domani.. > diceva Hamar, < Anzi, mi impegno subito e darò inizio per un sopralluogo e predisporrò già da questa notte una stretta vigilanza del perimetro ad evitare brutte sorprese. Dopo questa rivelazione 75 mondiale. Conoscendo più che bene i soliti razziatori di tombe. > < Grazie, dottor Hamar! In special modo per il sacrificio e l'impegno di mio padre Antonio De'Sesostri. > Esponeva Eros. Sembrava che tutto lo studio televisivo e telespettatori a casa fossero partecipi a quell'evento storico di misteri inspiegabili, ma espressi liberamente davanti a loro. Poi Quetal chiese a Eros: < Ma poi lei l'aveva raccontato e spiegato quel fatto capitatole a suo padre il califfo Aiyubi ? > < No! Per il semplice fatto che non conoscevo il mistero e quella luce vista abbagliare, pensai che era soltanto il sole riflesso. Solo il giorno dopo capii qualcosa in più, ero tornato al mattino presto allo stesso posto e aspettai il sorgere del sole nel rivivere la strana sensazione del giorno prima. > Spiegando la forte debolezza per quello sforzo appena eseguito. < Scusate, ma la mia forza visiva si sta sfaldando e non mi è più possibile illustrarvi visivamente i luoghi. Tenterò di raccontare il resto a voce. > < Non si preoccupi! > Prontamente disse Wampol. < Va benissimo anche così, senza visione. Purché lei riesca a continuare lo stesso? > < Okay! Nel rivedere la luce proiettata, non sapevo bene cosa mi stava capitando, in quella trasfigurazione dei miei sogni e allucinazioni, ero entrato all'interno e avevo percorso il labirinto e letto i geroglifici sulla parete della tomba. Insomma quella del faraone. > Spiegò Eros. < Capendo di possedere qualcosa di sovrannaturali per leggere i geroglifici così bene, che mi spaventai da solo e soltanto dopo mi ripresi e mi trovai sudato e tremante stretto al collo del mio cavallo, un po' agitato. Per i prossimi cinque anni vissi abbastanza felice nei vari spostamenti e accampamenti, che la tribù nomade faceva da un pozzo all'altro negli oasi lussureggianti. A sedici anni avevo preso in moglie una principessa nubiana, di nome Shar e mi diede tre figli maschi. E la fatalità era persistente con le date, il rito matrimoniale fu fatto il 14/06/1248 d.C. Ed il primo figlio nato il 13/06/1249 d.C. i secondi erano gemelli il 13/06/1250 d.C. Come possono sentire, pura fatalità o coincidenza? Ma la morte anche per loro fu prematura. E la colpa fu ancora mia per ad aver dato troppa fiducia al prossimo. Un mellifluo cugino, che prostrava la sua fedeltà a mio padre, fece in modo di allontanare i beduini fedeli per una falsa imboscata, da lasciare il mio campo sguarnito. Quando mi resi conto del tradimento, tutto fu inutile la battaglia e fummo sopraffatti dall'ingente numero di predoni che massacrarono ogni componente nell'oasi accampati, presso il tempio Osiride di Aby Dos. Furono trucidati tutti miseramente... Non vi sto a dire come! Io fui trafitto alla schiena da una lancia inferitami dal caro cugino... 76 Era il 14/06/1252 d.C. > Espose serio Eros stremato. < E' veramente impressionante il suo racconto! > Esclamò Wampol. < Al riguardo al vaso canopo, > Continuò Eros a spiegare al direttore degli scavi, dottor Hamar. < Fu trovato da mia madre Karem il 13/06/1971 negli scavi a Sakkara... > Eros s'è fermato e ha un attimo di affanno, come se per la prima volta scoprisse qualcos'altro? Mentre veniva osservato dal il pubblico con scrupolosa attenzione. E Wampol sempre attento interveniva a domandare preoccupato: < Signor De'Sesostri si sente bene? Sono sorti altri problemi? > < Sì, sì! Tutto bene! > Rispose Eros. < E' stato un semplice capogiro, dopo tutto questo trambusto che ho provocato. > Mentre dentro di se stava indagando su qualcosa che aveva visto per la prima volta. Persone che non centravano con la sua storia? Anche il Dottor Fraser aveva percepito qualcosa di strano, cercando di entrare nel pensiero dell'altro, non riuscendo a capire bene cos'era? Chiedendo al giovane: < C'è qualcos'altro che è subentrato e non centra con lei, vero Eros? > Eros, ripresosi dal piccolo intoppo, proseguì a dire: < No! E' che ho travisato per un momento su cose che non centrano con la storia e mi sono intoppato. > Poi riprendeva a spiegare. < Come avete appena visto il ciclo si sta chiudendo attorno alla mia dinastia sempre drasticamente. Come la seguente rinascita nel quarto periodo, erano trascorsi altri 400 anni circa che rinasco nel medioevo, senza dilungarmi troppo. Sotto le spoglie di un giovane condottieri teutonico Rosmenk Hot, a sua volta era un alchimista e praticava esoterismo, oltre a combattere come mercenario, nato nel 1505 e morto nel 1525 trafitto da una lancia, in una cruente battaglia al servizio del Duca di Milano, Francesco Sforza... > Ma viene interrotto da Hamar che insiste: < Ma quel vaso canopo che lei a detto di aver distrutto, cosa centra e poi dov'è finito di preciso? > < S', ha perfettamente ragione dottore! E sinceramente non so bene come sia finito a Torino al museo Egizio. Forse furono proprio i miei genitori a portarlo. E soltanto dopo quando appresi la verità sul mio destino, lo trafugai e lo buttai dentro alla fornace di una acciaieria torinese. Così in futuro non vi sarà più nessuno che soccomberà alla maledizione millenaria. > Terminò con un greve affanno. < Capisco! > Risponde Hamar. Mentre Wampol sempre in lizza, interveniva col dire: < Allora, non dovrebbe aver paura di morire fra pochi giorni, avendo distrutto lo strumento portatore del virus? > < Sarebbe troppo facile. Magari! Ma purtroppo non sarà così! > 77 Confermò Eros scuotendo il capo. Wampol, dal canto suo aveva sempre avuto della immaginazioni avanzate e di botto per inglobare il pubblico, insisteva a dire: < Io personalmente e il pubblico che ci segue e ascolta con attenzione in questo simposio, nato così per caso, ma divenuto così importante in questo avvenimento di misteri e parapsicologia del profondo, chiaroveggenza, onde cosmiche, forze chimiche e fisiche e quanto più si possa pensare. Come portavoce di tutti, facciamo gli auguri più sentiti a lei Signor De'Sesostri, che domenica non le succeda niente. E quando il Signor Hamar troverà la tomba del faraone ignoto, saremo tutti appagati e convinti della sua veridicità dei fatti. > Esponeva saggiamente Wampol, per chiedere ancora al direttore Hamar: < Lei cosa ne pensa Dottore? > < Io personalmente auguro di tutto cuore che questa maledizione non avvenga. Pur sapendo che nel mio paese vi è sempre stata una forte coerenza e credenza alla superstizione a credere alle profezie e questi avvenimenti nefasti. Già accaduti in passato. Spero veramente che con la distruzione del vaso canopo sia veramente la fine di tutto e la maledizione sia estinta per sempre. Me lo auguro! > Wampol interveniva per porgere un ultimo quesito al giovane protagonista della storia: < Possiamo prospettare un esito positivo e, l'aspettiamo ancora qui nel nostro studio Signor De'Sesostri. Lunedì 15/06/1995. E con augurio di un felice esito. Qui il Vostro “Caimano” Artur Wampol vi da la buona notte. Ringrazio cordialmente tutti per la Vostra più che premiata collaborazione. Buona notte a tutti Voi gentili spettatori, ovunque Voi siate! > Dalla grande sala dello studio ETI-1, più che mai gremito, il pubblico si alzava in piedi e con un grande e prolungato battito di mani, applaudiva al giovane chiaroveggente, a confermare la solidarietà e l'augurio nel riuscire a sconfiggere il nemico invisibile. Mentre Eros commosso, ringrazia la platea: < Grazie! Grazie ancora! > 78 Capitolo Quattordicesimo Sulla fregata della Marina Greca, il tenente Holas aveva da poco terminato il suo turno di servizio e non si era fermato al bar della mensa a chiacchierare assieme ai commilitoni. Con una scusa di un forte mal di capo si era ritirato nella propria cabina e si apprestava ad andare a dormire. Nikos aiutandosi coi piedi si era tolto le scarpe, per spingerle da un lato, per poi lasciarsi cadere sul lettino com'era vestito. Si sentiva stanco e svuotato da qualcosa che non sapeva bene definire e cosa fosse di preciso. Aveva cercato di non pensare a quei fatti appena visti sui teleschermi e tanto più sentiti sulla sua persona da spaventarlo tremendamente. Quanto più si sforzava a non pensare, tanto più continuava a rimuginare il tutto in un vorticare di sequenze drammatiche per quell'amico appena conosciuto. Cose allucinanti e impensabili potessero accadere. Poi di colpo veniva destato e portato alla realtà, dal battito sulla porta della sua cabina. Era il marinaio di turno in servizio che bussava, nel dire: < Tenente Holas! La desiderano al telefono. Pare urgente! > Nikos era già in piedi e s'infilava le scarpe e si prendeva la giacca e se la infilava velocemente. Mentre stava pensando a chi mai lo desiderava al telefono? Uscendo nel chiedere: < Chi mi cerca a quest'ora?> Salendo su per la scaletta metallica nel recarsi in sala comunicazioni, seguito dal marinaio che gli rispondeva: < Non so tenente chi la desidera. Mi è stato soltanto riferito che è urgente! > Nella nella sala comunicazioni radar, al telefono era il console suo padre, Holas Michail, che lo chiamava da Telaviv. < Ciao papà! > Sbottò preoccupato, pensando ai vantaggi per un diplomato, come console all'ambasciata greca in Israele. Nel poter introflettersi un po' dappertutto. Anche alle tre di notte. < Papà come mai a quest'ora di notte? E' successo qualcosa alla mamma? > Chiese preoccupato. < No, di tutto questo! Volevo solo parlarti, perché domani sarò ad Atene per una riunione con il presidente e ministri esteri. E desidero poter parlare con te. Una cosa abbastanza seria. > < Be', visto che siamo al telefono non me lo puoi dire? Io purtroppo sono di servizio in questi giorni. Perciò parla pure, ti ascolto... oltretutto le telefonate non le devi pagare tu e a questa ora le linee sono abbastanza 79 libere. Possiamo dialogare tranquillamente.> < No! Senti Nikos, non puoi chiedere un permesso di poche ore? Se vuoi lo chiedo io al comando, appena arriviamo ad Atene. L'ammiraglio Gariffa è un mio carissimo amico e.. > < Per favore, papà! Non mettere sempre lo zampino dappertutto. > < Figliolo è una cosa che mi preme. Anzi ci preme io e la mamma, per favore cerca di trovare un permesso. > < Va bene, vedrò cosa posso fare. Ma per favore, non voglio favoritismi. Dove vi trovo a casa? > < No, saremo in albergo, al “Athènèe Palace”. Dato che al pomeriggio si terrà una riunione importante. Avviserò l'ufficiale di servizio addetto alla sicurezza della tua visita. Allora a domani alle dieci, kalinikta! Ragazzo mio! > Terminò rapidamente il console. < Buona notte papà! Saluta la mamma. > Mentre pensava cosa mai era dovuta, quella chiamata notturna? Non gli suonava bene, e la voce del padre non troppo ferma, sembrava un po' misteriosa a quell'ora di notte. Al mattino Nikos aveva faticato un po' per ottenere un permesso dal comandante, inventando delle inesistente storie famigliari. < Motivo tenente Holas? > Gli chiese il comandante, mentre guardava fuori dalla plancia di comando i marinai sul ponte pronti per l'alzabandiera. < Motivi strettamente famigliari. Signor Capitano! > Spiegò. < Va bene tenente! Ventiquattrore. Lunedì alle ore 0.8, si presenti in plancia in assetto di guerra, tenente Holas. > < Signor-sì! > Rispose deciso. < Può andare tenente. Porti i miei saluti ai suoi. > < Sissignore, sarà fatto. Grazie! > Nikos mentre aspettava il taxi sulla banchina del porto, accanto alla cabina telefonica, era un po' tentato nel telefonare alla sua dependance al mare a Thorikon. Sentiva il bisogno di comunicare con Erose potergli parlare: “Ma per cosa dire?” Pensando poi, che non era giusto da parte sua intromettersi. Senz'altro voleva restare solo con i grossi problemi sulle spalle, E lui stesso aveva dato le chiavi di casa per poter stare un po' tranquillo in pace con se stesso, la pace interiore che chiedeva l'altro. “Allora perché questa curiosità? Saper se veramente è a Thorikon, oppure no? Magari è da qualche altra parte in attesa della inesorabile fine?” Nikos si stava arzigogolando le meningi, in mille idee e supposizioni. 80 Quel giovane dai risvolti oscuri, lo impensieriva fortemente, oltre ad avere gli stessi sintomi di irrequietezza e dolore. Quello era il guaio? Saper per certo che in qualcosa lui centrava con Eros. Ancora non era riuscito a decodificare il tutto, ma era ben certo che centrava e come? Quel pressante prurito che si sentiva a fior di pelle, era qualcosa di misterioso e terrificante per l'altro. Aveva quella stessa notte passata in bianco a arzigogolarsi il cervello per capire almeno qualcosa, ma nulla di fatto. Tentando inutilmente di non pensare a quei fatti così scabrosi per l'altro. Sentiva dentro di se una opprimente angoscia, che lo soffocava, qualcosa d'immaginabile. Pensando che veramente qualcosa di misterioso lo legava al giovane straniero, ma ora più che mai amico. Capendo che c'era qualcosa che li legava profondamente tra loro. O senza volerlo si stava affezionando all'amico in disgrazia? Un sacco di supposizioni si stavano accavallando gli uni sugli altri. Sapendo più che bene che dentro di lui si stava formando un affetto così profondo per il giovane chiaroveggente. Nikos stava capendo che era sorta una specie di lotta interiore, rammentando che nel suo passato aveva talvolta provato simili cose inspiegabili, ma che ora emergevano gradualmente al pensarci. E venivano a galla i suoi sogni di immaginabili intrighi e passioni, dove la fantasia si avviluppava e contorceva i sogni al reale, attorno ai meandri della follia. Finalmente il taxi arrivò e per il momento Nikos accantonò quelle cupe avvisaglie di idee contorte. “ Per gli Dei dell'Olimpo è tardi! “ Sbottò tra se. < Per cortesia mi porti in Odòs Churchill, al Athènèe Palace. Presto per favore! > Sollecitò l'autista dal modo un po' tranquillo nel guidare. 81 Capitolo Quindicesimo Erano le dieci passate quando Nikos entro nella hall del Grand Hotel. Si guardò attorno in cerca dei suoi genitori e non vedendoli chiese al bureau del Console Holas. Poi mentre si girava, con sorpresa vedeva una elegante signora dall'aspetto giovanile che le veniva incontro sorridendo. Indossava un tailleur estivo di colo panna svolazzante. Il sottile collo era contornato da una fila di perle, che abbellivano il grazioso viso ovale della donna e risaltavano i grandi occhi scuri, come i capelli raccolti sotto l'ampio cappello di paglia chiara intonato al vestito di seta. Nikos si precipitò verso di lei con un tono di voce un po' più alto del dovuto a dare il tempo alle persone nella hall di osservare la stupenda signora che si muoveva con eleganza. < Contessa Fazia, che piacere vederla! > Proruppe Nikos, sorridendo felice. < Mi rammento l'ultima volta che lo baciata! > Mentre se la stringeva a se con affetto: < Ciao Mamma! Ti voglio bene! > Sbottò felice, baciandola sul viso. < Sei sempre il solito burlone Nikos! Ma sono altrettanto contenta di vederti, figliolo. > Esponeva felice la donna, mentre proseguiva a dire rimproverando il figlio: < Chissà cosa penseranno questi signori al vedere il tuo modo di comportarti? > Mentre se lo accarezzava. E di ramando Nikos rispondeva alla mamma: < Penseranno che siamo amanti! Una nobile Contessa si è lasciata travolgere dalla marina militare! > Sbottò ridendo. < Certo che mi piacerebbe avere una amante bella come mia madre! Farei un figurone tra i cadetti gelosi. > < Sei il solito matto figliolo! Ma ti voglio un gran bene. Comunque sii serio. Non sta bene a un giovane ufficiale spettegolare. > Poi Nikos con voce più bassa e soave chiedeva. Non me la sarei aspettato una vostra visita qui ad Atene? Comunque è un grande piacere vedervi e papà è in riunione, qui o al Parlamento? > < Tranquillo, è qui che si svolge la conferenza. > Lo rassicurò. < Prima gli impegni diplomatici. Caro il mio ragazzo! Come ti sei fatto grande, Non immaginavo che il tempo voli via velocemente. E' trascorso più di un anno, quasi due, dall'ultima volta che ti ho visto. Devo dire che ho un po' d'invidia nel pensare alle ragazze che ti girano attorno. Sei veramente un bellissimo ufficiale della Nostra marina. > 82 < Dai, mamma! Non adularmi. Lo sai che la donna del mio cuore e qui adesso tra le mie braccia. > Abbracciandola nuovamente con affetto. < Vorrei vederti appena svolti l'angolo, se ti ricordi ancora di me. Della mamma che ti faceva le coccole da bambino. Comunque devo dirti che per ora ne approfitto io, poi appena lasciamo la città ti lascio alle tue donne e amanti... Vero? > < Ah1 mamma sei sempre la stessa... Meravigliosa! > < Be', cos'è questa confusione di abbracci! > Protesto il console. < Ciao papà! Che piacere vederti. > Mentre si abbracciavano calorosamente. < Anche per me Tenente! Ti sei fatto grande, dall'ultima volta che ci siamo incontrati. Veramente. > Rispose, mentre riprendeva a dire: < Visto che ho poco tempo a disposizione, perché non andiamo fuori in giardino a parlare? > Consigliò Holas. Prendendosi la moglie sottobraccio e avviandosi verso l'uscita, seguito da Nikos pensieroso sul perché di quella strana convocazione a sorpresa. Poi con interesse non aveva mai notato quel gesto di suo padre così tenero e affettuoso verso la moglie. Era sempre preso dal lavoro, integerrimo e puntiglioso e mai come in quel momento di famigliarità sbocciata all'improvviso. Nikos era rimasto entusiasta al tempo stesso da distoglierlo per un momento dai pensieri cupi verso l'amico Eros. Poi veniva risvegliato dal felice torpore entrato un attimo prima, dalla voce del padre: < Beh! Che ne dici, è di tuo gradimento, Tenente? > Esponeva sorridendo il padre. Mentre Nikos non capiva ancora bene a cosa si riferiva e rispondeva: < Ma di che cosa dovrei... La vostra visita mi è più che gradita... > Mentre osservava i genitori sorridenti. < Sono quasi due anni che non ci vediamo, il mio tirocinio al corsi ufficiale mi ha veramente assorbito molto, nel saltare qualche licenza concessami. Ma il desiderio di far bene il mio studio mi ha fatto dimenticare che il tempo voli via velocemente. > Rispose serio Nikos. Mentre la contessa interveniva mettendo il dito davanti alla bocca del figlio ad azzittirlo: < Io e tuo padre abbiamo pensato, che non potendo essere presente al tuo compleanno. Pertanto desideriamo festeggiarlo questa sera assieme a te. Forse avevi altri impegni con amici? > < No, niente di tutto questo. Va benissimo anche per me. Sono contento che almeno per una volta ci si riesce di stare tutti assieme. > Mentre la contessa più che commossa mentre guardava il marito, proseguiva a dire: < Ci siamo permessi di farti prima il nostro regalo. > Mentre il console proseguiva a dire a sua volta: < Quella vettura bianca, la parcheggiata nel viale... è di tuo gradimento? > 83 Nikos era rimasto sbalordito e commosso nel voltarsi: < Wauh! . Per gli Dei dell'Olimpo! > Sbottò euforico. Sul viale poco distante da loro, era parcheggiata una bianca Lamborghini Diablo. E l'urlo di gioia aveva fatto voltare i pochi ospiti del Grand hotel rilassati nel giardino a osservare la lussuosa auto all'ombra di un grosso salice. Poi la voce del padre risvegliò l'euforia del figlio. < Allora! E' quella che desideravi avere Nikos? > Per un attimo ci fu un silenzio, poi Nikos sbottò, dicendo mentre abbracciava la madre e il padre ringraziandoli: < Non dovevate! Anzi si! Dovevate! La desideravo molto, ma solo nei sogni. Ed eccola qui tutta per me, Grazie tante a tutte due! E' bellissima! Non immaginavo a tanto. Grazie! > Nikos era ancora attonito per la grossa sorpresa. Mentre la madre diceva al marito: < Meno male che abbiamo indovinato il colore a la marca. Ce ne sono in giro tante di auto, che non si sa scegliere. Cosa vada bene hai giovani oggigiorno? > Nikos era rimasto troppo colpito dall'evento e non si aspettava un simile regalo. Poi sbottò euforico: < Dai salite che la proviamo! > < Andate voi per ora. Io non ho tempo adesso. La proverò più tardi. > Rispose il console contento del successo. < Auguri Nikos! > < Grazie ancora papà! > Rispose. < Okay! Allora andiamo noi mamma, a fare un giro qua attorno? > Mentre apriva lo sportello e pregava la contessa di accomodarsi in auto: < Prego, contessa! Si accomodi. > 84 Capitolo Sedicesimo L'auto sfilava silenziosa fra le vie assolate di quel mese di giugno ateniese. Era ammirata e guardata, da chiunque la vedeva passare, mentre sfrecciava tra la folla piena d'invidia per il proprietario. Poi oltretutto un bellissimo ufficiale della marina ellenica che la conduceva era ancor di più guardata. Ad un semaforo rosso fu accostata da una bellissima ragazzina, dai lunghi capelli corvini, in sella ad un motorino strombazzante, con un enorme cesto alle spalle carica di pacchi. Alla vista della bianca e splendida auto e ancor di più alla guida un fantastico ufficiale dagli occhi e capelli scuri che risaltavano sulla divisa bianca e le offriva un sorriso smagliante. La ragazzina non poté che lanciare un forte e lungo fischio di ammirazione, da suscitare l'interesse per quella bella accoppiata. Mentre si abbassava a complimentarsi con i passeggeri dell'auto. < Avete tutte le fortune voi ufficiali! Trovate sempre una buona mamma che vi regali tutto... > La contessa incuriosita per la domanda rispondeva alla giovane motorista. < Ma io sono la mamma! > < Sì, sì! Come no! Ah, 'sti ricchi! Aver troppi soldi... Arrivederci e auguri! > Sbottò la giovane avviando il motorino. E di rimando Nikos le rispondeva: < Ragazzina fatti gli affari tuoi e bada-ben che ti pesa il culo dal motorino. Kalimèra! > Dopo un interminabile minuto la contessa stava per arrossire e sbottò indispettita. < Ma che modi. Be', certamente mi ha presa per una nobile che attira gli ufficiale con costosi regali. A questo non avevo mai pensato. Forse perché amo tanto tuo padre e sono felice di avere un figlio come te. E il resto non conta. Però anche tu ad incitare le ragazzine con quel tuo linguaggio da caserma. Vero? > < Mamma questa è una speciale giornata e non stiamo a sciuparla con irrilevanti insidie del percorso. Sai cosa ti dico. Ti porto a colazione in un posto delizioso. Okay! > < Accetto se mi porti al “Green Coast” E' molto tempo che non ci vado. Mi portava sempre tuo padre, quand'eravamo fidanzati. Era bello! > < Ma certamente. Era solamente perché l'amore vi faceva vedere tutto rosa. Vero mamma? > < Sei poco romantico. Ed io che speravo di un revival del passato. Be', si hai ragione! Ma la località di Sounion, mi è sempre piaciuta, anche 85 in altri momenti. Ed ora che abitiamo lontani si sente di più la nostalgia del nostro paese. E a te, non ci si pensava a quel tempo, sei capitato così all'improvviso, come la manna dal cielo. > Nikos osservava la madre con infinito rispetto, mentre reclinava il capo indietro e scoppiò a ridere di gusto, nel capire che doveva quel piacere alla madre: < Okay, okay! Hai vinto mamma. Vada per Sounion, > E gridando un po' più forte esplose dicendo. < Tutti al mare! > Il pranzo a base di pesce era una squisitezza, innaffiato con del buon Martinia bianco, era all'altezza della conversazione. Per Nikos dialogare con sua madre era veramente il plus della giornata. Era da diverso tempo, per via dell'accademia militare che avevano perso il gusto del dialogare tra loro. Sin da piccolo Nikos aveva una adorazione per la madre e si sentiva felice quando restava con lei a dialogare su di ogni cosa. Come fosse una sorella maggiore che lo redarguiva all'occorrenza. Pensando che nessuna donna poteva essere alla pari. Aveva un modo tutto suo nell'impostare le domande, come pure le risposte, sagge e precise da vera buona madre. Sebbene l'apparenza austera della donna faceva pensare al contrario. Aveva un certo charme che la distingueva, nel riuscire garbatamente ad eludere le domande non gradite. Da lasciare l'interlocutore a bocca aperta per lo stupore e la serietà confacente. D'altronde era una Contessa. Pensò divertito Nikos, da fermarsi con la posata a mezz'aria, da subire un richiamo da parte della madre, sempre attenta. < Nikos mi ascolti? > Sbottò lei pensierosa. Non aveva mai visto suo figlio così distratto, con finti sorrisi a profusione a beneficio di chiunque. C'era qualcosa che non quadrava nel figlio prediletto e questo la impensieriva. Mentre proseguiva a insistere: < Sei altrove con i tuoi pensieri? Io mi sto sgolando nel raccontarti le giornate che trascorriamo io e tuo padre a Telaviv e tu, non mi ascolti nemmeno, vero? > Tentando di scrutarlo in profondità. < Oh, scusa mamma! Ero affascinato dalle tue parole. > < Non credo proprio, da come mi fissavi e il tuo pensiero era altrove. Vero? Lo sai più che bene che a una madre non sfugge nulla. Cos'è che ti frulla in testa, ragazzo mio? > < Cosa vuoi sapere mamma? Se frequento ancora Elena. > < Elena la figlia del gioiellerie... ah sì! Parocos. Quella brunetta... > < No, mamma! Quella è Maritza, un'altra amica. Invece Elena e la figlia dell'ammiraglio Gariffas, l'amico di papà. Comprendi adesso. > Mentre la madre annuiva in attesa di sapere altre novità sul progresso del 86 figlio. E Nikos continua a dire per lenire la curiosità della madre: < Beh, ci si vede di tanto in tanto, ma in questi giorni, molto di rado. Poi tra gli studi ed il servizio militare all'accademia mi assorbono molto. Poi stanno per incominciare le manovre estive. E così via discorrendo. > Spiegò. Mentre la contessa rispondeva muovendo il capo in segno negativo: < Ma io, non intendevo entrare nella tua vita privata. Poi so esattamente bene che sai badare a te stesso. Nel gestire la tua vita sentimentale al meglio. Era soltanto una mia curiosità, sapere se hai ancora quella dependance che ti piaceva tanto. Qua vicino a Thorikon. Esatto? > Nikos ha un momento di confusione, ma subito risponde: < Sì, l'ho ancora! Non la venderei mai, mi piace troppo e poi ha una vista stupenda sul mare. E' un posto stupendo e quando posso vado a rilassarmi un poco. Senza rotture di scatole... > Mentre la contessa si prendeva una sigaretta e l'accendeva, ma riceveva un rimprovero dal figlio: < Ti prego mamma! Il fumo ti fa male! > Sbottò. E lei di rimando, mentre spegneva la sigaretta, chiedeva: < Con tutti questi spostamenti all'estero non ci siamo mai stati io e tuo padre nella tua Gargouille? Com'è grazioso l'appartamento? > < Sì, è veramente fantastico mamma. Ti porterò un giorno che avete più tempo voi due, girovaghi. > Sbottò sull'imprecisato. Mentre osservava lo sguardo greve della mamma e capiva la sua domanda, nel rispondere con decisione, sapendo per certo che alla mamma non sfuggiva nulla e pertanto era meglio spiegare subito la situazione: < Vedi, mamma, io ti porterei a visitarla, ma per il momento l'ho prestata ad un caro amico bisognoso di solitudine. Comprendi! > Spiegò alla contessa Fazia. Che rispondeva al figlio un po' sorpresa: < Caro figliolo, io non voglio invadere la tua privacy. Se hai la casa impegnata con una ragazza, non devi scusarti. Anzi sono io che penso sempre che i figli non crescono mai, per badare sempre a loro. Invece vorresti che nulla cambi. Scusa Nikos...! > < Non ce niente da scusarsi: Anzi sono io che tento di mescolare troppe cose e alla fine faccio un sacco di confusione. Mi spiego meglio. Ho prestato la mia casa ad un caro amico che purtroppo tra pochi giorni sarà la sua... Insomma deve... > ma viene interrotto dalla madre intrigosa: < Insomma a terminato le vacanze e deve rientrare al reparto. > < E' tutt'altra cosa mamma. Eros deve morire! Anche se non vuole è costretto a seguire il fatale destino. Comprendi la grave situazione di Eros, mamma? > Nikos tentava di spiegare la drammatica situazione. Mentre la contessa un po' testarda a capire. Proseguiva a dire: < Capisco! Eros, è 87 quello che deve morire? Ma cos'ha una grave malattia? E' un vero peccato. Questa poi, non ci voleva che capiti. In special modo se uno è giovane? > Mormorò la donna dispiaciuta. < Scusami mamma, non dovevo dirtelo. Lo sai bene che con te non riesco ad aver segreti. Ma il fatto è molto grave! Purtroppo Eros deve morire, questo è il guaio. Anche contro la sua volontà. E non per malattia. L'avrai senz'altro sentito alla televisione in questi giorni, Partecipava alla famosa trasmissione “Sini'dissis” a ETI-1 qui ad Atene, condotta da quello scaltro giornalista Artur Wampol. L'hanno trasmesso in eurovisione e penso che anche in Israele, è stata senz'altro vista. > Esponeva serio Nikos, preoccupato nel rivangare l'evento. < Come? Quella notizia del giovane che vede il suo passato? Si l'ho sentita discutere in aereo. Dicevano ch'era riuscito a mostrare il passato in televisione. Tutti erano un po' scettici sulla veridicità del racconto. > < Sì! Proprio quella storia fantastica. Ma purtroppo vera. Lo posso confermare, oltre ad averlo conosciuto di persona e prestagli la mia casa per trascorrere i pochi giorni che gli restano da vivere. E' pazzesco pensare che debba morire per una maledizione millenaria. Credimi mamma, io ho provato gli stessi dolori, sintomi strani e terribili. Cose che non so ancora bene spiegarmi. Ed ecco perché sento un grande affetto cosi... legato. Sono attratto da Eros e impotente poterlo aiutare. > < Ma, Nikos! Vorresti farmi credere che tu e lui... Insomma! Avete una storia?.. Spero proprio non sia il caso... > La contessa stava fissando con severità il figlio, continuando a dire: < Penso Nikos che sia giunto il momento di parlare apertamente. Ti riesce a confidarti con tua madre? Mi aiuterebbe a poter capire... > Proponeva la madre preoccupata. < Ma di cosa? Cosa vai dicendo mamma! Mi pare di essermi spiegato più che bene. > Sbottò sull'imprecisato dubbio. < Ti prego Nikos, non far finta di non capire. Tutti possono sbagliare e tu sei giovane e impreparato alla vita che ti circonda. A tutti può capitare una piccola debolezza. Far qualcosa che sarebbe meglio non fare... Insomma penso di essermi spiegata chiaramente. > Protestò Fazia. Nikos si stava incavolando, nel capire che la madre stava veramente sbagliando e travisando tutto. Mentre un leggero rossore gli aveva avvampato il viso e di botto evitando di urlare si avvicinandosi alla madre e sotto tono apostrofò sarcastico, ma deciso: < Come al solito affretti sempre le supposizioni. Penso che tu abbia travisato l'affetto con l'amore... mamma! > Mentre fissava con durezza la madre confusa. Per proseguire a 88 spiegare con decisione: < Supponiamo pure che sia così, come la pensi. Cosa faresti tu Mamma se per caso una persona che ami, deve morire e forse tu la puoi salvare? Lo faresti senza battere ciglia? Rispondimi per favore! > < Cosa vai dicendo! Il sacrificarsi per salvare qualcuno? > < No, qualcuno. Ma la persona che vuoi bene? A questo punto sai cosa ti dico mamma... Io l'amo e farò l'impossibile per salvarlo. > Nikos capiva di aver esagerato, ma quella allusioni di pensiero l'aveva infastidito tremendamente. Capendo che la madre metteva avanti la reputazione ad ogni cosa. Mentre la madre abbastanza sconvolta da quelle parole del figlio, capiva che erano espresse più per rabbia. Da intuire che qualcosa non quadrava affatto, conoscendo molto bene il proprio figlio. E in quei pochi anni di lontananza non poteva essere cambiato così radicalmente. E alla fine, provò a dire più remissiva: < Ma Nikos, sei veramente sicuro di quello che dici? Non pensi alle conseguenze, al tuo futuro? > La domanda le era uscita d'impeto. Le era abbastanza aperta all'emancipazione, al progresso, ma non così di botto, scoprire qualcosa che non aveva mai supposto. Ma veniva interrotta da Nikos che aggiungeva qualcos'altro con un sorriso sornione. < Non la smetterai mai di preoccuparti e ingrandire le cose mamma. Lo sai che ti voglio bene, ma pretendo che anche tu mi capisca e non travisi sempre le cose. Senti, incominciamo da capo, d'accordo! > Proponeva, vedendo la madre confusa, ma al tempo stesso approvava a rimanere in ascolto. < Capisci mamma, Eros ha la mia stessa età, e se vuoi sapere di più siamo nati allo stesso giorno, il 13/6/1975. E quasi alla stesso posto, io al Cairo. Vero? > Dal movimento del capo della mamma Nikos capiva e proseguiva a dire: < Mentre lui è nato a Beni Suerf. Poco lontano dal Cairo. Sarà la fatalità ma è così... > < Come lo stesso giorno? Proprio a Beni Sierf... Oh, mio Dio! > Sbottò la madre ma senza commentare oltre. Mentre Nikos incalzava nel parlare: < La questione è ben diversa mamma. Guarda il caso, siamo nati lo stesso giorno, e non ci conoscevamo nemmeno, se per caso non andavo alla televisione con gli ufficiali invitati dalla direzione del ETI-1 non ci saremmo mai incontrati. Ma avrei sentito gli stessi sintomi, giudicati poi ad una semplice paure nel vedere e sentire certe cose inimmaginabili. Poi tanto più neanche se fossimo parenti. Ma quell'incubi che da piccolo sentivo e l'attribuivo ai fantasmi dell'uomo nero, erano eguali a quelli espressi in televisione da Eros. Tu mi puoi dare 89 una valida spiegazione, mamma? Penso che sia difficile pensare alle maledizioni casuali. Tu hai avuto qualche percezione... Oh, per gli Dei dell'Olimpo! Mamma? > Nikos si fermò di botto mentre si passava la mano trai capelli preoccupato a immaginare chissà che cosa. Poi con fatica provò a chiedere alla mamma: < Hai per caso avuto a che fare, ho hai avuto tra le mani un vaso canopo egizio? > Espose Nikos pensieroso, mentre si sfregava continuamente il mento con la mano. < Cosa vai dicendo? Non capisco tutte queste tue affrettate parole di seguito. No non ho mai avuto nulla e comperato qualcosa. Al museo egizio al Cairo lo visitato e null'altro... Mah!.. > Si era fermata a sua volta, poi esponeva agitata qualcos'altro... Mentre Nikos la pregava di ascoltarlo: < No! Mamma non dire altro. Penso che la maledizione valga anche per me. Eros a raccontato, che la maledizione del sacerdote Khor si protrae nei secoli verso tutti i figli maschi. Presumo quelli nati in quel giorno. La maledizione si era propagata a macchia d'olio fin dai tempi antichi. Comprendi mamma? > La Contessa si era voltata a guardare il mare azzurro, ammutolita dallo stupore. Non intendeva mostrare la sua preoccupazione espressa dal suo viso. Mentre, sotto di loro il brusio delle voci allegre dei bagnanti, le entravano ovattate nell'udito, coperte dal ronzio che le frullava in testa. Il viso le si era sbiancato per la forte emozione nell'impatto di quei fatti appena sentiti, ed esposti così drasticamente. Mentre Nikos non s'accorgeva e proseguiva a esporrere la propria teoria, più che veritiera e drasticamente pronunciava: < Penso che morirò anche io a giorni... Se non trovo il sistema di fermare la maledizione incombente. Ma perché non ho pensato prima? > < Cosa, vai blaterando Nikos? Per l'amor del cielo! > Sbottò Fazia, pensando alle varie congetture più che veritiere. Lo doveva ammettere. Sì, lei era abbastanza aperta e disposta all'emancipazione avveniristiche, da sembrare più che giuste d'accettare. Sebbene lei fosse una donna forte e tenace, disposta a combattere e già in passato aveva fronteggiato grossi problemi e traumi personali, nell'averla indurita. E a quell'evidenza dei fatti doveva in qualche modo reagire, prima del troppo tardi. Mentre qualcosa era scattato in lei da soffermarsi un momento per ripensare al tutto. Poi di colpo sbottò decisa nel dire al figlio in attesa: < Senti bene, Nikos! Se tu sei veramente sicuro che sia amore e non infatuazione, quello che vai dicendo prima e smentire appena dopo, oltre a dire eresie sulla tua presumibile morte. Dico ben? Questo è veramente troppo! > Incalzò 90 aggressiva, per riprendere a dire, mentre con la mano fermava Nikos che tentava di dire la sua: < Perché a questo punto anche io devo dirti qualcosa che ti schiarirà le idee e alle supposizioni strambe che ti sei fatto venire in testa... Mi sono spiegata bene? > Mentre Nikos si era bloccato, capendo che la mamma non stava scherzando dall'aspetto severo e restò ad ascoltarla in silenzio. < Non avrei mai voluto dirtelo un tempo, mi sembrava irrilevante e controproducente. Ma ore penso proprio che è giunto il momento di parlare. Mi costa molto affrontare certi argomenti del passato, ma talvolta bisogna a malincuore dover parlare... > Mentre fissava il braccialetto orologio al polso intarsiati da piccoli brillantini. < Si è fatto tardi! Ti prego andiamo via! Ti spiegherò per strada. Anzi, penso che sarà meglio in camera d'albergo con papà. Anche tuo padre deve sapere e dire la sua opinione. Ti prego andiamo! > Consigliò Fazia al figlio pensieroso e turbato, per quel drastico cambiamento della mamma. Nikos stava pensando mentre depositava sulla tavola un po' di Dracme per il conto. Che aveva combinato un gran casino, nel confermare certe idee fasulle. Ed esplodendo tra se incavolato: “Per gli Dei dell'Olimpo! Accidenti .. alla mia lingua lunga, combino sempre impicci!”. Brontolò arrabbiato. 91 Capitolo Diciassettesimo Eros dopo aver lasciato gli studi televisivi, dall'amico tassista s'era fatto portare in albergo, pregando Christos di aspettarlo al mattino presto poco lontano, ad evitare di dare nell'occhio il suo spostamento e si sarebbe fatto portare a Koropi, sulla costa d'Apollo. Eros aveva girovagato per Koropi a seminare i giornalisti intrepidi a seguirlo e alla fine, oltre l'angolo di una casa fermò un taxi di passaggio e velocemente riuscì a salire sopra, senza essere visto. Sapendo per certo che alla fine i giornalisti e altri avrebbero trovato il tassista e spremuto con mance da indicagli il posto che l'aveva depositato. Ma quella era un'altra faccenda che avrebbe risolto a suo tempo più avanti. Per il momento andava bene così. La casa distava una decina di chilometri da Thorikon. Il tassista faticò per trovare il luogo indicata. Eros l'aveva vista subito la casa del tenente Nikos, ma lasciò che l'autista proseguisse ad un paio di chilometri più avanti vicino ad un grippo di case da villeggiatura e si fece depositare. Poi a piedi ripercorse tranquillamente il percorso inverso, mentre stringeva le chiavi del villino tra le mani. Il caldo vento pomeridiano che saliva dal mare sottostante lo rinfrancava in quel momento, nel godere di quella tiepida carezza che gli sfiorava il viso e l'aiutava a dimenticare per un momento il tutto. La dependance, contornata da pini marini, era situata su di un promontorio che si affacciava sul mare Mediterraneo, di fronte all'isola di Makronison. Vista dall'esterno dello steccato di legno bianco, gli piacque subito, riportandolo a pensare al proprietario, il giovane tenente. Tanto gentile da prestagli la sua casa per trascorrere quei pochi giorni che gli restavano. Eros era rimasto per un buon momento fermo a guardare in contemplazione la bianca e isolata casetta, dalle imposte dipinte di blu. In fine aprì il cancelletto si avvicino all'abitazione, mentre si stava rigirando tra le mani le chiavi, pronto ad aprire la porta. Quando notò il numero di casa dipinto di rosso sul muro, il numero 14. Eros fissò quel numero per un buon momento, quasi fosse magico o malefico, ma a quel punto pensò che non g l'importava più nulla del dopo. Scrollò il capo e girò la chiave nella toppa, aprì la porta ed entrò quasi felice di quella piccola alcova per ripararsi e nascondersi, da cosa? Non importava. 92 Eros curiosò meravigliato per il buon gusto nell'arredamento, dove gli procurava un senso di calore e pace. Al centro troneggiava un grande divano color panna. Di fronte nell'ampio salone vi era una grande vetrata a porte scorrevoli, sormontate da lunghi tendoni di tela bianca. Eros spostò il tendaggio, poi fece scorrere la vetrata e si trovò su di un ampio terrazzo. Una folata di aria salmastra lo investì, obbligandolo a respirare a pieni polmoni. Si tolse la giacca e buttò di lato le scarpe, nel godere a camminare scalzo sulle mattonelle calde. Rimase lì appoggiato al parapetto in contemplazione, cercando di non pensare proprio a niente. Facendo scorrere lentamente lo sguardo da un capo all'altro nel perdersi sul mare aperto. Sotto più in basso, tra le rocce rosse si intravvedeva una piccola insenatura con una spiaggetta di sabbia fine, dove veniva lambita dalla risacca in movimento. L'unico pensiero che si stava ponendo in quel momento, se non avesse avuto quel grave problema, avrebbe gradito restare in quel meraviglioso posto un bel po' di tempo, sperando che, il tenente sia sempre disposto a prolungagli l'invito. Lo trovava veramente un posto divino per trascorrere le giornate, possibilmente in dolce compagnia. “A quell'idea, era l'essenziale, avere accanto una dolce e sinuosa fanciulla dai capelli d'oro...” < Ah h! > Sbottò sull'imprecisato sogno irrealizzabile. “Certo che la compagnia dovrebbe essere all'altezza del posto: Dolce e sensuale, senza invadenza con tutte le curve al posto giusto. Magari esperta in arte culinaria. Ma solamente in quell'arte, senza sottintesi e fraintendimenti contorti”. Al pensiero gli scappò un risolino scialbo. Mentre traeva un lungo respiro di sconforto, borbottando: < Sono proprio sfigato! E' un vero peccato, aver quasi tutto a portata di mano...mah! > Poi si tolse la camicia e si distese sullo sdraio all'estremità del terrazzo. Mentre mentalmente stava rivedendo il percorso della sua scialba vita da ventenne, tra sogni e fantasia reale, in quel travagliato percorso a ritroso nelle sue duplice vite. Avendogli soltanto procurato un'infinità di tormenti e paure. Quelle grandi paure che gli hanno fatto pesare ogni attimo, minuto, ore angosciose nell'insidioso percorso in quella che si dovrebbe dire vita terrena. E alla fin fine desiderava sovente che la fine arrivasse prima e interrompere il luttuoso tormento, capendo che l'anima sua si stava sgretolando inesorabilmente. Mentre commentava amareggiato: “Ancora due giorni e poi arriverà la fine... Un vero peccato! Espresso dagli altri.” Gli seccava tremendamente accettare. Alla fine si appisolò tra i suoi soliti incubi quotidiani. 93 Poi di colpo qualcosa lo svegliò. Era solamente la forte scampanellata alla porta del villino a destarlo. Mentre si domandava chi mai fosse venuto a saper subito dove fosse rintanato. Nikos era di servizio sulla fregata militare, pertanto chi? Ma al tempo stesso contento di averlo svegliato e tolta dai soliti sogni da incubo che faceva a profusione. Apri la porta e con sorpresa si trovò di fronte la stupenda giornalista del Corriere della Sera. La signorina Lorelaine Dumond. Era bella e sconvolgente, il vestito sportivo che indossava, faceva risaltare le sue curve provocanti a mettere in risalto l'ampia scollatura sul seno abbondante. Il sorriso era ammiccante e la bocca seducente, i capelli biondi le ricadevano sulle spalle, facendo risaltare gli occhi vispi e azzurri, dalle lunghe ciglia battenti in continuazione a confondere l'intervistato del momento. Eros per un buon momento rimase ad osservarla e giudicò il tutto con un leggero risolino intrigante a confermare la scaltrezza della seducente donna, a saper gestire l'intervista che senz'altro l'avrebbe richiesto di poter fare. Era veramente brava, questo lo doveva ammettere. Poi tutto d'un fiato le disse deciso: < Senz'altro signorina Dumond s'è sbagliata di casa! > Lei per un attimo si trovò sbilanciata, ma subito ripresasi dall'impatto e borbottò con voce soave e conturbante: < Mi perdoni Signor De'Sesostri, l'invadenza. Ma è di una cosa abbastanza particolare e importante che le volevo parlare in privato. Sempre se non la disturbo troppo. Farò in un attimo. Mi creda! > Propose con un caldo sorriso da far resuscitare i morti. Mentre addocciava il giovane. Era rimasta colpita dalla forza e virilità, soavemente mostrata, ma che celava sotterfugi sessuali, forse qualche intima perversione sul torace possente ma non aggressivo. Il sorriso era ammiccante, e traspirava le fattezze orientaleggianti e la cupezza dl bel tenebroso. Mentre aspettava una adeguata reazione del giovane, fra il divertito e lo stupore. Per proseguire a dire velocemente: < Devo scusarmi ancora se mi sono permessa di seguirla nella sua fuga. Ma dovevo per forza vederla prima... Prima del dopo. > Perorò con fare pentita. Eros era rimasto ad ascoltarla e alla fine proruppe nel chiedere: < Beh, mi sta vedendo come sembra? Comunque, penso di aver già spiegato tutto ieri sera alla televisione. Non le sembra esaudiente la mia storia? > < Sì, sì! Più che bene. Ma il motivo che mi sono precipitata qui è ben altro... > Ma veniva fermata a Eros che la pregava di entrare in casa. > Non è il caso ormai di rimanere sulla porta per espletare le sue preoccupazioni 94 su chi mi segue per ben altri scopi. Vero? > < Oh, mio Dio! Lei mi ha letto nel pensiero. Sinceramente, ho saputo da fonte sicura che diversi personaggi d'imprecisata nazione. Insomma agenti segreti, le stanno alle calcagne. Aspettando che la buriana passi e lei rimanga vivo, per poi usufruire delle sue facoltà sorprendenti per ben altri inghippi da svelare. Ecco è tutto qui signor De'Sesostri. Mi seccherebbe poi dover scrivere sul giornale che è stato rapito da chi? Capisce la mia preoccupazione nei suoi confronti. Io credo a ciò che ha esposto alla televisione e mi dispiace che altri siano abbastanza scettici nei suoi confronti. > Spiegò ancora tutta di un fiato. Eros le sorrise e rispose con tranquillità al caso: < Grazie, Lorelaine! Per l'avvertimento. L'avevo già notato e avevo anche previsto le varie circostanze. Ma dato che me ne dovrò andare, sebbene controvoglia, pertanto chi se ne frega, del dopo. Beh! A questo punto puoi chiamarmi Eros è più famigliare per dialogare... Posso offriti qualcosa di fresco? Comunque, aspetta che guardo cosa ha nel frigo in casa il tenente Holas. Tant'è vero, che ti sei già informata a chi appartiene questa casa? > < Sì, hai ragione! Scusami, ma sai è il nostro mestiere che ci insegna a scavare per trovare l'articolo che serve al caso. > Si era fermata a fissare il giovane mentre frugava nel frigorifero alla ricerca di qualcosa di fresco per dissetarsi da quella pressante arsura. < Ti seccherebbe Eros, se mi fermassi qui a farti un po di compagnia. Io trovo che la solitudine sia impossibile da sopportare. Tu la pensi allo stesso modo? > Mentre si prendeva da Eros, la bottiglietta di acqua fresca e se la portava alla bocca invitante nel sorseggiarla con maliarda lussuria. < Non sarà pericoloso se rimani qui? Ma, non per me, ma per te. Rimanere con uno che non ha più nulla da perdere e potrei diventare un imprevedibile maniaco. Nell'aver vicino una bella donna così invitante... Non pensi sia meglio evitare, certi incontri di questi tempi... > < Non avevo preventivato d'essere aggredita brutalmente. Ma da te non mi dispiacerebbe se capitasse... > Mentre le si avvicinava emanando un alone di Chanel n°5. Poi nell'indifferenza proseguiva a dire: < In fondo sono adulta e vaccinata e tu, penso che non useresti i tuoi poteri per ammagliarmi. Vero? > Passandosi la lingua leggermente sulle labbra a confondere Eros divertito. Per un momento lui stava dimenticando i suoi problemi. Mentre lei tranquilla esponeva la sua diagnosi da brava intenditrice: < Poi, in fondo non saresti solo e potresti parlare, discutere con me. Urlare le tue ingiuste impossibilità di reagire al cataclisma che si 95 sta abbattendo sul tuo capo. Mi dispiace veramente. E tutto questo, non centra con il mio reportage. Tutt'altro... > Ma non poté finire, Eros l'aveva afferrata con falsa durezza, appoggiando le sue labbra su quelle di lei trepidanti nell'attesa. Poi Eros provò a dire sarcastico: < Cosa, dovrei dire a questo punto? Che sono felice che sei qui, per farmi scordare il mio destino e appagarlo in una notte d'amore e follia. Sì, è bellissimo pensare al momento. Ma al dopo? Capire che tutto si infrangerà in un attimo nell'assurdo oblio. Cosa ne rimarrà di te dopo, tanta amarezza e rabbia... > Eros si era portato sul terrazzo a ridosso del parapetto, contraendo i muscoli del viso. Era arrabbiato con se stesso, capendo di comportarsi in malo modo. Ma vi era qualcosa in lui che lo frenava dall'urlare la sua rabbia al mondo intero. Poi Lorelaine provò a dire con una tonalità più mite, mentre le si avvicinava: < Forse hai più che ragione. Ma devo essere sincera con te. Tu mi hai ammagliata, stregata, già in trasmissione ad Atene. Mi sono sentita soggiogata dal tuo fascino e sono fermamente convinta che si potrebbe provare, senza rimpianti e ripensamenti. Poi il tuo bacio di poc'anzi è la conferma di ciò che penso. Accettiamo la vita come ci viene proposta e non pensiamo al dopo e al domani. Facciamo che questa notte sia soltanto nostra. Forse può cambiare il corso del tuo destino. In questi anni, tu non hai mai avuto un'amante? > Mentre si era portata alle spalle del giovane e si stringeva con dolcezza a lui, reclinando il capo e appoggiando il mento sulla spalla nuda del giovane, porgendo un leggero bacio sulla pelle ambrata e le sussurrava: < Lasciati andare... > Eros ebbe un fremito e d'impeto si voltò afferrando la donna per la vita, mentre la fissava nel profondo degli occhi azzurri e la bacio, sulle labbra invitanti con passione. In quell'interminabile momento di smarrimento per entrambi, Fu Lorelaine a reagire per prima e a proporrere al giovane, con un sorriso smagliante, che solo lei sapeva dare: < Ti andrebbe di fare una bella nuotata giù al mare, per rinfrescarsi? > < Perché no! Anche io sento il bisogno di una bella rinfrescata. Okay, andiamo! > Mentre buttavano i vestiti sullo sdraio, e di volata nudi scendevano i gradini scavati nella roccia verso la piccola spiaggia di sabbia fine sotto di loro. 96 Capitolo Diciottesimo Quel pomeriggio al mare, Lorelaine era quasi stata sul punto di fare all'amore con Eros. Ancora in quel momento ricordava il profumo, la dolcezza del suo abbraccio, la passionalità dei suoi baci e la violenta esitazione che aveva destato in lei. Mettendole in testa certe idee balorde. Eros in quel momento era sotto la doccia, mentre lei nel piccolo cucinino trafficava e si accingeva a preparare qualcosa da mangiare. Era rimasta con il solo accappatoio di Nikos addosso. L'acqua scorreva sulla pelle del giovane sotto la doccia, rilassandolo e nel pensare ad occhi chiusi. Immaginava come doveva essere quella creatura inviatole dal demonio per invogliarlo a formicolare. Bella e conturbante, dai capelli biondi e sciolti sulle spalle che sbucavano da sotto il pigiama di seta nera trasparente, ancor meglio, mentre se la toglieva da dosso con un leggero lamento di soddisfazione... ma la voce di Lorelaine lo distolse da quel dolce pensiero di lussuria. < Eros, la cena è pronta! Vieni... Si raffredda! > Avevano terminato quello spuntino pomeridiano ch'era ormai buio, fra una infinità di racconti e di avvenimenti giornalistici salaci. Evitando di entrare in quella parte storia che si sarebbe avverata malamente. Poi senza saperlo si trovarono distesi sul letto della camera al piano superiore, ed era già molto tardi. Il profuma della donna l'aveva ancora una volta stregato e il suo dolce viso le era accanto aspettando l'invito, che non tardò a giungere e le loro calde bocche si unirono in un prolungato bacio senza fine. Poi Eros mormorò in un sussurro, sulle labbra di lei: < Ti desidero... > Slacciandole il fermaglio del reggiseno e il nudo seno della donna si offri alla sue labbra. Eros li baciò adagio, scivolando sulla pelle calda e profumata. Lei gemette di piacere e a occhi chiusi gli sbottonò la camicia giocando con la peluria scura che gli si arricciava sul petto. Eros tremò di piacere. Bisbigliando parole sconnesse Lorelaine gli mordicchiò il lobo dell'orecchio e ruppe gli indugi incollandosi al giovane e le porse le labbra sue febbricitante. Il bacio fu così intenso e appassionato che ebbe la sensazione di essere lambiti da una fiamma. Lei si muoveva con grazia sopra di lui, curvandosi e raddrizzandosi e ogni gesto evidenziava la 97 perfezione dell'amore in quell'abbraccio. Sincroni uno nell'altro nei movimenti convulsi all'apice del piacere. Poi quando tutto fu finito e la voglia era sparita ed ignari dei pensieri che attraversavano la testa del giovane guerriero, lei prese le lenzuola e le buttò di lato si alzò e disse candidamente osservando con un po' d'interesse il giovane nudo, ancora disteso sul letto, ma tranquillo. Lui sapendo già ciò che Lorelaine gli avrebbe detto. Pertanto più di tanto non si sarebbe stupito. < Mi dispiace, ma io devo proprio andare via! Ho un impegno giornalistico che mi preme oggi. > Mentre si guardava nervosa l'orologio al polso: < Oh, mio Dio! Sono già le sette. Posso telefonare ad un taxi? > Eros stava cercando una risposta eloquente, mentre le faceva cenno indicandole il telefono sul ripiano. Mentre l'amarezza della delusione si impadronì di lui. Aveva già letto nel pensiero di lei la sera prima, quali erano le sue intenzioni, ma non volle approfondire e bearsi del momento. Ma ora si sentiva usato. Poi sbuffò e pensò che alla fine era meglio così. Sarebbe stata più dura per lui se lei sarebbe restata li al suo fianco al momento della fatale fine. D'altronde quella sconvolgente creatura era veramente e soltanto amante di se stessa. Eros non aprì bocca, offrendole solamente un debole e ironico sorriso a far comprendere che non si era fatto abbindolare, ma che a sua volta l'aveva usata a suo piacere. E quella sua muta risposta l'aveva ben percepita la donna, capendo di ricevere il ben servito. Poi lui alzandosi per andare in doccia, le disse semplicemente con ironia: < Per favore, chiudi la porta quando te ne vai. Buona giornata! > Poi sotto la doccia si trovò a imprecare da solo: < Buon Compleanno Eros! Stai iniziando una formidabile giornata. Per non dire del cavolo... Ah h! > Lorelaine prima di uscire dalla casa aveva preso la cassetta registrata e aveva risistemato sotto un mobile il piccolo registratore di alta tecnologia con il time inserito al primo rumore e soltanto dopo pochi secondi di silenzio si sarebbe fermato. L'automatismo avrebbe avuto la durata di 24 ore, sufficiente per registrare ogni movimento, rumore o silenzio da prolungare la registrazione voluta. Dopo un ultimo sguardo si avviò alla porta, avendo sentito il clacson del taxi arrivato a prenderla. 98 La giornata scivolò via lentamente. Eros era rimasto abbastanza tempo giù al mare, le sue nuotare erano rilassanti nel lasciarsi trasportare dalle onde, mentre sfilavano piccoli pesci al suo fianco. Per un momento fu sul punto di lasciarsi andare e farsi trasportare dalle onde in mezzo al mare. Ma vi era sempre qualcosa che lo frenava, prima voleva vederci chiaro su qualsiasi cosa gli sarebbe capitata addosso. Aveva altre-sì imposto di tenersi impegnato nelle prossime ore e di non lasciare il tempo di pensare al dopo e al come. Aveva avuto una piccola tentazione, di scoprire quel mistero capitato in quelle ultime visioni sovraesposte, che si erano da poco intromesse nelle sue allucinazioni quotidiane. Ma alla fine Eros, desistette da continuare. Pensando che ne aveva già abbastanza di cose in testa che gli ronzavano in continuazione. Così avrebbe aspettato lì, inerme, il domani. Curioso di vedere cosa sarebbe veramente successo. Poi di botto si alzò dallo sdraio dove si era sistemato ed entro in casa a frugare nel frigo per trovare qualcosa da tracannare e gli faccia dimenticare tutto. Per la prima volta nella sua breve vita voleva ubriacarsi e festeggiare i suoi scialbi vent'anni. Trovò una bottiglia di scotch e con quella tra le mani tornò sul terrazzo a gustarsi l'ultimo raggio di sole che volgeva al tramonto. Mentre apriva la bottiglia e l'alzava a brindare urlando: < Buon compleanno a tutti voi miei predecessori. Nati tutti sotto una cattiva stella. Erosmenkhotep I, Eros II, Amr Petoh-kenso-re Ibn Nab, Rosmenk Hot, e alla fine io, Eros De'Sesostri, che spero sia l'ultimo della stirpe maledetta. A tutti noi Buon Compleanno!!! > Urlò, mentre beveva con ingordigia il nettare infuocato, da farlo tossire per il forte bruciore nella gola. Poi si buttò sullo sdraio e per la prima volta si trovò in lacrime, ma di rabbia. Tentò di alzarsi, all'idea di scovare un'altra bottiglia per continuare a brindare all'evento funesto, ma cadde a terra nel trovarsi a farfugliare imprecazioni a non finire, tra urla e risate sguaiate, avvolto dalle lacrime a profusione, capendo di essere troppo sbronzo per rialzarsi e alla fine si assopì distrutto sul pavimento del terrazzo bagnato dalle sue lacrime. Nel frattempo nella sede dell'emittente ETI-1, vi era una specie di fermento, William Kemp, stava comunicando a Wampol, che era appena giunto un telefax dal Cairo. Dove comunicavano, che il direttore degli scavi di El-Faiyum, il dottor Zakis Hamar, avevano trovato la tomba del faraone ignoto. Il faraone Erosmenkhotep I . Grazie alle precise coordinate esposta da Eros De'Sesostri, oltre alle visive registrazioni delle cassette fornite da Wampol. Il Governo egiziano comunicava che avrebbero 99 predisposto un collegamento televisivo alla procedura dell'apertura della tomba e invitava gli esecutori della trasmissione greca a partecipare all'evento. Wampol lanciò un urlo di gioia per il suo fiuto da segugio. Dicendo poi ai presenti: < Questa notizia è veramente straordinaria. Mettetela subito nel telegiornale. La nostra emittente e precisamente Il programma di cultura e chiaroveggenza “Sini'Dissis” è riuscita a svelare certi misteri dove altre hanno fallito nell'indifferenza a carpire i misteri dove esistono veramente. > Poi nel girarsi si trova accanto la giornalista del Corriere della Sera, la signorina Lorelaine Dumond, sempre bella e affascinante. Che si congratulava con Wampol. < Complimenti! > Mentre lui le domandava secco: < Allora, ci sei riuscita? > Sbottò. < Perchè mai Artur. Dubitavi? Stai tranquillo è tutto a posto, avrai sempre qualcosa in più degli altri. Senz'altro qualcosa registrerà!? > < Non potevo immaginare diversamente. Sapevo che eri la sola persona che poteva farlo. La persona giusta... > Si complimentò Wampol. Mentre Lei con decisione, avvicinandosi le disse a bassa voce: < Passo dopo a trovarti in albergo... A ritirare i premi di consolazione. Ciao, mio bel caimano! > E se ne andò decisa sculettando vistosamente. 100 Capitolo Diciannovesimo La sera prima dopo aver salutato e lasciato in albergo i suoi cari abbastanza sconvolti, Nikos aveva inforcato la sua Diablo e in poco tempo era già a Thorikon. La sua intenzione era di parlare con Eros e potergli dire del suo profondo affetto per l'amico ritrovato. Ma da una curva della strada sterrata, si poteva vedere per un momento la casa e il suo terrazzo e notò subito che Eros era in compagnia di una donna che l'abbracciava. Così rinunciò a quella pazza idea e deluso ritornò sulla nave al Pireo. Nikos, camminava nervosamente sul ponte della nave. Stava rimuginando sui giorni trascorsi in quello stressante situazione capitata cosi all'improvviso tra capo e collo. Dove il suo dovere per la cronaca doveva essere sempre sorridente e disponibile, mentre dentro di se ribolliva di una rabbia sproposita e in conclusa. Ad essere impotente nell'attesa a non riuscire a spostare le ore, i minuti e secondi, in qualcosa di nuovo. Nel pensare e capire tutte quelle cose che si erano intromesse nella sua vita normale, prima. Non avrebbe mai supposto di essere partecipe di quell'evento sconvolgente da portare lo scompiglio nella sua psiche e tutti quegli avvenimenti si stavano trasformando in una volgare sarabanda col morto. E a quell'idea non gli andava giù per niente. Al momento aveva una forte irrequietezza addosso, mentre camminava nervosamente sul ponte di poppa, Nikos continuava a pensare se era giusto o sbagliato quello che intendeva fare. Mentre all'orizzonte si stavano ammassando dei neri nuvoloni, a presagire una buona tempesta estiva in arrivo. Dal servizio meteo di bordo annunciava un grossa perturbazione, apparsa sui radar all'improvvisa in avanzamento molto velocemente. Ordinando al personale di bordo di rinforzare gli ormeggi e controllare che tutti i portelli siano chiusi. Mentre l'improvvisa bassa pressione faceva sudare tutti copiosamente, in quell'afa elettrizzante. Poi, di colpo Nikos si ravvede al capire che solo lui poteva far qualcosa per cambiare il destino del compagno in disgrazia. Si precipitò in sala comando a parlare con l'ufficiale in seconda, che sostituiva il capitano assente: < Maggiore! > Chiedeva con un affanno, per la corsa appena fatta 101 per raggiungere la sala manovre di comando. < Avrei un assoluto bisogno di un permesso urgente. Si tratta di salvare una vita, alla morte! La prego devo andare via subito? > Nikos era veramente sconvolto, ma al tempo stesso non voleva abbandonare la nave senza un permesso. Mentre l'ufficiale in seconda lo squadrava preoccupato, sapendo più che bene che il tenente Holas era un perfetto cadetto serio e disciplinato. Ma in quel momento era veramente sconvolto. < Mah! Tenente Holas, sa esattamente cosa mi sta chiedendo? > < Si, Signore! La prego è estremamente urgente... Devo andare, ho sarà troppo tardi! > Sbottò deciso. Mentre l'ufficiale in comando lo scrutava severamente, poi deciso gli comunicò: < Va bene Tenente. Mi fido della sua parola. Ma se poi non mi porta una giustificazione plausibile al suo caso, la sbatto dentro per molto tempo e penso che andrà a farsi friggere la sua carriera. D'accordo! > < Si, Sissignore! > Salutando l'ufficiale, per poi spariva di volata. Correva la Diablo bianca, sulle strade della costa d'Apollo. I chilometri sfilavano veloci sotto le ruote della vettura, zigzagando tra il traffico scomposto per il tornado in arrivo. Nikos era preoccupato, ma sperava che andasse tutto bene e tra poco sarebbe arrivato alla sua casa. Ma nella località di Legrene, trovò un intoppo. Un autocarro nell'affrontare una curva aveva rovesciato sulla strada un carico di tubi, da ostruirla. Nikos non perse tempo girò l'auto e via per una strada sterrata tra gli ulivi, che avrebbe fatto un giro abbastanza più lungo, salendo verso il piccolo centro di Keratea e poi già veros Thorikon. Quei nuvoloni neri si stavano avvicinando velocemente alla costa, sul mare in tempesta si stava alzando una tromba d'aria e il tutto non presagiva nulla di buono. Poi dal modo che si formavano e vorticavano attorno, davano l'impressione che lo sbocco finale fosse proprio lì sopra di loro, sulla costa d'Apollo. Il vento di maestrale stava aumentando la sua forza, colpendo la parete rocciosa della montagna. Nikos stava spingendo la vettura al massimo della pericolosità su quella mulattiera dissestata, tra la polvere alzata dall'auto e il vendo che la faceva vorticare tra pietre e rami spezzati. Capendo che il tempo era troppo poco. Intuendo che qualcosa di malefico s'intrometteva fra lui e la sua abitazione, Qualcosa che gli impediva di 102 arrivare a destinazione. Mentre imprecava a voce alta: < Per gli Dei dell'Olimpo! Devo farcela!! Devo arrivare prima del tornado! > Sbottò, sicuro che quel temporale era il risultato di quella maledetta maledizione. Poi i primi goccioloni di di acqua a imbrogliare di più la sua folle corsa. Nikos faticava a vedere la stretta strada, col pericolo di finire nello strapiombo a lato. Poi per fortuna era arrivato al bivio e di nuovo sulla provinciale che conduceva a Thorikon. Mentre l'acqua ormai cadeva copiosa e abbondante, il tergicristallo faticava a spazzarla via la quantità di acqua, poi dei piccoli chicchi di grandine si aggregavano al nubifragio, aumentando sempre di più il disagio. Nikos faticava nel vedere oltre il parabrezza dell'auto. Si guardò l'ora ed erano le quattro pomeridiane, il cielo era divenuto nero come la notte, solo i lampi illuminavano il paesaggio alluvionato, da obbligare il giovane tenente ad accendere i fari per vedere qualcosa di più della strada, divenuto ormai un fiume in piena. Ancora pochi chilometri e sarebbe arrivato, stava pensando agitato. Poi di colpo i primi lampi di folgore più vicini e forti, per completare l'opera devastatrice. Ad ogni saettata Nikos aveva un sobbalzo, nel presagire ciò che Eros aveva mostrato in televisione. La morte per folgorazione. Nikos dovette diminuire la velocità nell'impossibilità di vedere. Gli sembrava di non arrivare più, quei quindici chilometri mancanti sembravano non finire mai. Finalmente superò con difficoltà la cittadina di Thorikon e rallentò per scorgere la piccola stradine che portava al villaggio dov'era la dependance. Mancavano appena pochi chilometri e quella bufera di acqua e vento sembrava un vero tornado dal modo che si accaniva sul suo percorso. Nikos avvertì dei sussulti all'auto e alla fine si fermò di botto. Penso al carburante, ma l'indicatore segnava più di meta serbatoio. E il motore era sistemato in modo da non soffrire per l'acqua che poteva in qualche modo interrompere il movimento. Ma niente da fare si era fermata e nulla valeva insistere. Nikos con decisione smontò dall'auto e con spirito combattivo si avviò a piedi verso casa, imprecando per la perdita di tempo non voluta, i fulmini cadevano a pochi metri dal sentiero. Sembravano accanirsi contro il suo voler proseguire. Poi scorse la casa in mezzo alla bufera, vedeva gli alberi che si piegavano sopra la sua casa, a sfiorarla coi rami che sferzavano il tetto. La forte pressione del vento e gli impedivano di continuare. Man mano che Nikos si avvicinava alla casa sembrava che aumentasse la spinta per 103 bloccarlo. Capendo che l'avevano e combattevano veramente contro di lui, spingendolo indietro, a impedirgli di proseguire. Poi a pochi metri del cancelletto che sbatteva aperto allo sferzare del vento, Nikos inciampo' in un ramo spezzato, cadendo nel fango, proprio mentre un fulmine si abbatté con ferocia a terra, disintegrando il piccolo cancelletto. Nikos a quel punto era più che sicuro che l'avevano contro di lui a fermarlo nel suo intento di arrivare all'amico. Quella verità nuda e cruda, era la conferma che qualcosa di malefico girava attorno alla sua casa, fermando chiunque osi entrare. Nikos si alzò e di corsa si precipitò verso la porta, che la trovò per fortuna non chiusa a chiave ed entrò di filata spingendola con forza per richiuderla contro quelle avversità malefiche che pressavano con forza per entrare. Poi quasi d'incanto, appena chiusa la porta, il frastuono all'esterno si acquietò all'improvviso. Brontolando tutt'attorno come a presagire una rimonta del tornado. Nikos più che mai fradicio e grondante d'acqua impregnata nei vestiti, che gli correva lungo la schiena fino ai piedi, si stava arrabbiando seriamente, capendo un sacco di cose imprecisate ma veritiere. Mentre fuori sembrava che l'ululato del vento presagisse una sua ripresa. Sembrava avesse un'anima perversa quel temporale in quel turbinio di acqua e vento, tra un saettare più o meno vicino ad avvisare che non era ancora finita la guerra. Dopo un momento di rinfrancamento Nikos di tolse la giacca fradicia e incominciò a cercare e chiamare l'amico a voce alta per sovrastare i tuoni e il rumore della bufera esterna, mentre i tendaggi del soggiorno svolazzavano alla furia del vento e le vetrate scorrevoli vibravano alla forza dell'uragano, che non annunciava nulla di buono. Poi finalmente lo vide era all'esterno disteso sul pavimento. Eros sembrava ormai morto dal modo ch'era supino e inzuppato di acqua. Nikos si trovò spaventato a morte, mentre imprecava contro il mondo intero: < Per gli Dei dell'Olimpo! Questo è troppo! No! Non può essere morto... > Urlò di rabbia, mentre tentava di alzarlo e constatare cosa avesse subito. Poi sentì un piccolo rantolo, un colpo di tosse e gli si aprì il cuore dalla gioia: < Per Giove sei vivo! Eros, amico mio, rispondi? > Mentre tentava di trascinarlo all'interno della casa. Il vento gli sferzava il viso, la grandine gli batteva sul capo a fermare la sua voglia di combattere. Poi all'interno depositò Eros sul divano e chiuse la vetrata a lasciare fuori la cattiveria in ebollizione. In quel frangente udì un altro colpo di tosse che fece scuotere Eros rintronato. Mentre l'altro lo incitava a riprendersi: < Dai, Eros! 104 Coraggio! Sono venuto qui ad aiutarti! > Lo rincuorò, mentre lo scuoteva per rianimarlo, non sapendo bene cosa le sia capitato di preciso, non avendo visto segni o ferite addosso. Poi Eros abbastanza stralunato si ravvedeva un poco, aprendo gli occhi e trovando l'amico accanto, gli sorrise contento. Poi tentò di dire qualcosa, ma si trovò la lingua legata, impastata dalla sua ubriacatura, cercò di alzarsi ma gli era tutto difficile e in fine borbottò un semplice. < Ciao amico... > Ricadendo giù di botto sul divano. Mentre Nikos gli alzava il viso e gli borbottava un vago rimprovero. < Ti sei ubriacato, vero? > Eros mezzo addormentato borbottò qualcosa, tra il sorriso amaro e l'indifferenza. < Sì, perché mai è proibito farsi la prima e l'ultima sbronza della vita? > Mentre tentava di rialzarsi, senza riuscirsi. < Forse, avrei dovuto essere lucido e aspettare la morte nel guardandola in viso. Beh, ci ho provato, ma mi è mancato il coraggio. Che vadano tutti all'inferno! Almeno morirò ubriaco... Ah h! Che mal di testa! Accidenti! Ah! Quel maledetto sacerdote Khor... > Mentre a rilento si metteva una mano sulla fronte. Poi ricadde giù nuovamente. Nikos ebbe un risolino di commiserazione per la drammaticità del caso. E andò in cucina a preparare del caffè per rinsavirlo. Fuori il tempo sembrava dare una tregua tra piccoli e grosso brontolii. Ma Nikos ne dubitava che tutto fosse finito. Si stava preparando per il colpo finale, quella folgorazione già annunciata. Era una cosa che sentiva dentro al petto, ed era più che sicuro che qualcos'altro di malvagio si stava preparando. Pensando a cos'altro escogitare per cambiare le regole del gioco. Mentre era tornato in soggiorno a svestire l'amico bagnato fradicio e anche se stesso, mettendosi l'accappatoio che Lorelaine aveva lasciato sul divano, ed a Eros l'aveva avvolto in un plaid, per riscaldarlo dal tremore che aveva addosso. Nikos gli portò il caffè e l'obbligò a sorseggiarlo essendo bollente, mentre Eros brontolava:< Ma è amaro! > Sbuffò ancora rincretinito. Capendo di aver fatto una bravata che non gli aveva fruttato nulla di buono al caso. Mentre tutto stava andando per il verso storto. < Come ti senti? > Provò a dire Nikos all'amico ubriaco. Eros, l'osservava dispiaciuto per aver fatto qualcosa che non doveva essere fatto. Mentre si beveva la seconda tazza di caffè per rianimarsi e sbollire i bagordi dei postumi dell'alcol. < Sono stato uno stupido. Per la prima volta mi sono lasciato andare... > Borbottò imbronciato. < Capita a tutti una volta o l'altra! Ma ora stai calmo. Ci sono io con te. Si rimedierà! Riusciremo a sconfiggere il nemico... > 105 < Ti ringrazio, ma non serve. Lo sai più che bene che è il mio destino e devo seguire l'inevitabile verdetto. E' già segnato... Lo senti è la fuori che mi aspetta... > Indicando col braccio teso, l'invisibile assassino. < Senti la sua furia! La furia del sacerdote Khor. Lui sa che sarà la sua ultima vittoria. E mai più si ripeterà l'olocausto. Ma per ora brama aver la mia testa. Senti la furia degli elementi che si apprestano a compiere il loro ciclo mortale...> Prospettò Eros, ormai sfinito a combattere il nemico. < Io non ci credo! > Sbottò Nikos incavolato. < E a cosa te lo fa pensare diversamente, amico mio? > Chiese Eros sull'indifferenza al momento. < Non ci credo, per il semplice fatto che a questo punto della storia, centro anche io e come! > Sbottò deciso Nikos. < Cosa vorresti dire, con questo Nikos? Non capisco e non voglio curiosare fra i tuoi pensieri. Non è onesto da parte mia... Poi da come son conciato, mezzo ubriaco, faccio fatica a ricordarmi chi sono.. > < Centro, perché le tue stesse sensazioni le ho sentite anche io. Sì!. Quando in televisione hai rivissuto la morte sopraggiunta con quella lancia, che si piantava nel tuo petto, il dolore lo avuto anche io. Ho sentito il forte dolore che ti uccideva. Insomma l'altro, il faraone! Pertanto vedi che sono una parte di te. E faccio parte con te nell'imponderabilità di disegni astrali, a combattere contro questa maledizione incombente. Nolente o no, sono coinvolto anch'io. E continuerò a lottare e battermi al tuo fianco. Con te contro l'invisibile nemico o chi per esso sia! > < Cosa vai dicendo? Che tu... proprio tu, vorresti farmi credere che senti e hai le mie stesse patologie e sensazioni di dolore? Ma come è possibile? > Eros era frastornato, dagli eventi e si stava arzigogolando il cervello a capire e ricercare tra quei avvenimenti del passato che l'hanno tormentato tutta una vita, A trovare qualcosa che riguardi quel bellissimo tenente che si stava prodigando per lui. Ma non riusciva a trovare un piccolo appiglio che lo leghi al giovane. Mentre Nikos interveniva a dire, nel supporrere: < Vedi che molte cose non le sai nemmeno tu? Se io sento i tuoi stessi dolori, angosce, intuizioni e quant'altro. E' perché noi siamo fatti l'un per l'altro. Io... beh, sorvoliamo al resto. > Perorò Nikos con quell'allusione buttata così, per confondere Eros. In quella mezza frase ambigua, ma piena di ansia e paura. Mentre Eros si era ripreso da quel torpore provocato dal brandy e sbottò dicendo all'amico. < Tu saresti quello... Non ci credo? Tu saresti disposto a sacrificarti per me? Lo faresti senza rimpianto... No! Non deve succedere. > Sbottò adirato. 106 < Perché no! Io ti voglio bene... Questo amore non ti basta' > Nikos si sforzò a essere convincente a costringere l'altro a entrare nei suoi pensieri per scoprire la verità. Mentre lui si immedesimava a essere convincente a non pensare ad altro, soltanto che l'amava sopra ogni cosa. Eros si trovò sconcertato e arrabbiato, ma alla fine l'impulso di scoprire la verità si sforzò a leggere nel pensiero dell'altro e rimase frastornato da ciò che scopriva. Nikos l'amava con intenso trasporto da farlo arrossire. Poi si fece coraggio e tentò di parlare, mentre con la mano l'appoggiava sul petto del compagno a sentire se vi erano ancora i battiti del cuore. < Non permetterò che tu muoia per di salvarmi. Si ho percepito i battiti del tuo cuore e ho letto nel tuo pensiero l'amore che mi proponi. E' lodevole il tuo scopo Nikos. Ma io non posso accettare il tuo sacrificio, sebbene l'antico papiro espressamente lo richiedeva, Io non lo vorrò mai il tuo sacrificio. Intesi? Io morirei egualmente appena dopo. Il peso che avrei non mi permetterà di esistere e pertanto ti seguirei egualmente. Ma lascia che sia io soltanto a d'accettare il mio destino. Tu hai una famiglia, una madre e un padre e una bella ragazza che ti aspettano. Questo lo appena visto e letto nei tuoi pensieri aggrovigliati. Vero Nikos? > < Sì! E' tutto vero, quello che dici... ma ciò non toglie che noi possiamo essere amanti e combattere insieme il male. > < E' veramente un maledetto rebus, questa tua provata situazione? > Protestava Eros confuso e ancora abbastanza ubriaco. Mentre Nikos pervaso da un senso di sfida, sbottò deciso nel dire con serietà convincente: < Sì, Eros è la verità! Io, ti amo! Forse a te sembrerà assurdo, ma è così. Sì, ti amo fin dalla prima sera negli studi della televisione, quando tu mi hai fissato intensamente, ho capito che ti appartenevo. Ecco, ora lo detto chiaramente. Mi sono innamorato te, Eros! > Nikos teneva sempre ferma la mano del compagno sul suo cuore a confondere di più le idee. Sapendo per certo che Eros non avrebbe scavato nel profondo della sua memoria a trovare la vera verità. E pertanto voleva che l'altro pensi veramente al folle amore appena sbocciato. Forse era il modo per confondere anche la maledizione che persisteva e pronta per aggredire. Poi, nuovamente Nikos premeva, sapendo che il tempo era poco e prezioso. Perciò contrastò con Eros nel dire: < Tu non sei ben sicuro di quello che era scritto sul papiro bruciato. Forse non voleva dire che la persona che ti amerà deve morire? Forse voleva dire che l'amore sentito profondamente da entrambi può sconfiggere il male? Prova a ripensare al tutto. Io penso che l'amore con la lettera A maiuscola può superare ogni 107 barriera. E io in questi giorni ho capito che ti amo profondamente e poi, succeda quello che vuole il destino buono o cattivo che sia. Ti Amo! > Esprimendolo a voce alta. Eros era rimasto frastornato da tanto amore offerto con il cuore. Mentre mille pensieri e idee a capire se veramente quelle scritte antiche sul papiro erano esatte o interpretate male. Non riusciva più a connettere niente. Poi stava per dire qualcosa... Ma all'improvviso un forte boato e un colpo secco di qualcosa che si infrange. Contemporaneamente una luce abbacinante li investì. Un fulmine a forma di una palla di fuoco entrò con prepotenza nella casa, forando i muri da formare a sembrare degli oblò su di una nave in balia della tempesta. Zigzagando in casa nel distruggere e bruciare ogni cosa. Nikos al presagire lo scoppio e al primo apparire della palla infuocato, si butto deciso sopra Eros rincretinito per la sorpresa a capire che era giunta ormai l'ora. Nikos strinse a se Eros e premette le sue labbra sulle sue in un bacio disperato a vincere l'invisibile nemico. Tutto si svolse in pochi e tremendi secondi. Poi quando alla fine la palla infuocata raggiunse la cucina e si incastro sui tubi metallici dell'acqua. Scoppiò con un grande fragore, disintegrando le mattonella di ceramica che rivestivano la cucina. E poco dopo anche il tornado esterno si stava acquietando in deboli brontolii, da finire e dissolvere tra piccole nuvole la sua furia omicida. Il bacio perdurava ancora, anche quando il silenzio tombale era calato inesorabilmente su di loro. Nikos aveva l'accappatoio lacero e bruciato dal fulmine, la schiena e le braccia presentavano delle bruciature. Tutta la casa assomigliava ad un campo di battaglia. Bruciata e distrutta ogni cosa. Per fortuna non si sviluppò un incendio. Infine il silenzioso faceva da padrone. Poi un debole rantolo di dolore usci dai corpi avvinghiati ancora per la sopravvivenza. Nikos si lamentava dal dolore per le ustioni ricevute, mentre apriva gli occhi e fissava Eros attonito da tutto ciò che lo circondava, era illeso, con piccole bruciature sulle mani. Eros si riprese e tentò di sgusciare da sotto Nikos per verificare e constatare il danno provocato al suo salvatore, mentre imprecava sconfortato, fra le lacrime che non riusciva a trattenere per la disperazione: < Nikos! Rispondi! Che gli Dei del tuo Olimpo l'aiutino. Salvatelo? Non lasciarmi proprio ora che 108 ti ho trovato amore? Ti prego...! > Mentre controllava i danni provocati da quel miserabile e malefico mago di Khor. < Che tu sia maledetto per l'eternità! > Urlò disperato. Poi Eros adagiò Nikos supino sulla pancia e con delicatezza tolse quell'accappatoio bruciato, mettendo a nudo il giovane tenente. Poi si ricordò che in bagno aveva visto della crema per le scottature solari e corse a prenderla. Mentre spalmava con delicatezza la crema rinfrescante, pensava che doveva chiamare subito un'ambulanza, le ustioni erano non per niente belle a prima vista. Corse di sopra per telefonare, ma il telefono era isolato. Il tornado aveva sconquassato tutto nel circondario. Eros tornò da basso a conferire con Nikos dolorante: < Il telefono non funziona. Tu come ti senti, amico mio? > Implorò preoccupato. < Come? Dall'amore di prima sei già passato all'amico? Oh, che bruciore alla schiena! > Si lamentò Nikos, ma al tempo stesso contento di aver sconfitto il male e quella situazione era molto più importante del suo male. Poi lui avrebbe dovuto morire al posto dell'altro. E alla fine sbottò un po' euforico: < Beh! Almeno ce l'abbiamo fatta! Tu sei vivo e il nemico è sconfitto... Eros ti voglio veramente bene. Ma come un fratello. > < Vedo che anche tu stai girando la frittata ora che è ben cotta? Cos'è questa storia del fratello che tiri fuori adesso? Sempre di meno riesco a capire tutta questa tua messinscena, impostata sull'amore, poi, la fratellanza. Mah, mi vuoi spiegare sinceramente cosa sta capitando? > < Ah! Meno male. > Sbottò Nikos nel vedere sul volta dell'altro un'altra espressione. < Finalmente hai capito che ti voglio bene e ti amo! E non nascondo nulla e tu hai capito perfettamente frugando nel mio cervello, vero? > Lo motteggiò con un leggero sorriso. Eros scrollò il capo e spiegò: < Sì, è vero ho letto qualcosa. Si, sono entrato nei tuoi pensieri e mi sono spaventato a cosa pensavi e avresti voluto fare con me. E ti devo dire che non è corretto pensare certe cose... > < Ah! Perché Tu sì? Tu lo puoi fare nel leggere ogni cosa e io invece no! E' solo il fatto che io lo detto apertamente, invece tu ti stai trincerando dietro al perbenismo della morale del cavolo, non è forse così? > Sbottò Nikos, che si era messo seduto su di una sedia ad evitare di appoggiare la schiena dolorante, mentre si controllava le braccia arrossare dal calore. Poi d'impeto Eros alzandogli il mento lo guardò con infinita devozione, ma al tempo stesso mortificato, tentò di abbracciarlo, ma si trattenne, poi deciso rispondeva scusandosi. < Mi dispiace tanto e non supponevo che due... > Mentre si arresta nel parlare e prontamente Nikos interveniva in 109 aiuto, sapendo di aver vinto, dicendo all'orecchio dell'altro: < Di due uomini che si amano. E' questo che ti scoccia pronunciare, vero? > < Già! Non avevo mai pensato a certe situazioni e tutto mi è così difficile. Ma so di preciso che in fondo al cuore di noi c'è l'amore. > < Va tutto bene! Poi tu sei così bravo a scavare nella mente altrui che non vedo perché mai non lai fatto ancora e in profondità? Forse avresti trovato la spiegazione a tutto... > Espose Nikos tra un lamento e un'altro. Eros lo fissò con durezza e alla fine sbottò a dire: < Tu mi hai preso in giro, vero? Tu hai fatto tutto 'sto pandemonio, perché io credessi al tuo amore, nonché sacrificio... Grazie Nikos per il bel gesto. Ma sopratutto per l'amore sincero che hai nel tuo cuore. Grazie! Ti voglio tanto bene! > < Tu avresti fatto lo stesso... Ohi! Che bruciore ho addosso. > < Tu resta qui tranquillo. Vado a cercare aiuto! > Proponeva Eros mentre cercava attorno qualcosa da mettersi addosso. Era nudo come un verme rintronato. 110 Capitolo Ventesimo Quel giovane dalle potenzialità medianiche così pronunciate e avanzate, oltre ad essere predisposto alla parapsicologia e chiaroveggenza e a saper leggere per bene il pensiero altrui. Incominciava a destare troppa attenzione da parte di varie potenze nel mondo. Era diventato qualcosa che potenzialmente poteva essere usato per ben altri scopi. Pertanto avevano silenziosamente fatto, senza destar sospetti a chiunque, messe varie spie, agenti segreti alla caccia del rinomato progetto o prodotto da coltivare in sordina. Mettendo tutto sotto controllo. Poco lontano dall'abitazione dell'ufficiale di marina, avevano sistemato un camper a captare eventuali movimenti del presunto uomo misterioso pronto a morire colpito dal fato. Ma se tutto ciò non sarebbe successo, poteva essere sfruttato per altre soluzioni non previste nei codici. Addetti della polizia greca, avevano già messo dei microfoni quel giorno che Eros e Lorelaine erano scesi al mare. Altri agenti sconosciuti si erano appostati su di un battello di pescatori e perlustravano la zona oltre ad ascoltare le conversazioni da altri microfoni sistemate notte tempo. Era veramente un brulicare di invisibile persone innocenti, ma pronti a intervenire per accaparrasi il frutto migliore. Solamente non avevano previsto quella tempesta improvvisa da sconvolgere ogni loro iniziativa. Un fulmine aveva in parte distrutto e incendiato il camper, per fortuna che gli addetti all'ascolto si erano salvati per miracolo. Il peschereccio adoperato per il controllo in mare era affondato. Gli agenti camuffati da turisti erano stati recuperati da altri venuti in loro soccorso, prima di essere inghiottiti da una voragine, creata dall'abbondante acqua del torrente. Insomma, tutta l'operazione era andata più che mai in fumo. 111 Alla direzione centrale della della Criptonvision Ellenico quel giorno lord Brunnet era presente, per complimentarsi Con Wampol per il successo avvenuto alla trasmissione “Sini'Dissis”. Ma ad un certo punto funzionare di stato si erano presentati per discutere su qualcosa d'importante. Lord Brunnet fece uscire i vari addetti e ascoltò le direttive che giungevano da molto in alto. Poi sbuffando si recò negli uffici di Wampol e ordino dei cambiamenti al caso: < Wampol, questa storia sta entrando in un campo critico e molto vasto. Dove stanno entrando parti contrastanti di vari gruppi, che contendono questa nuova nostra scoperta di fantascienza. Pertanto, bando alle ciance, noi. E intendo io e lei, in sordina nolente o no dovremo passare la questione alla sicurezza del paese. Perciò appena incontrerà il signor De'Sesostri, sperando che sia sopravvissuto al tremendo uragano, farà in modo di ricucire il contatto e le questioni che verranno esposte in trasmissione dovranno essere vagliate dai servizi segreti nazionali.... Chiaro! > < Lord Brunner, che ci sto a fare qui... Il burattinaio? Se sono altri che dirigono il lavoro. A questo punto sarà meglio se trovano il giovane De'Sesostri se lo portino via. Così potranno manipolarlo come vogliono. > < Certo, a più che ragione Wampol. Se fino ad ora abbiamo avuto un gran successo, più avanti potrebbe diminuire l'interesse del pubblico essendo ancora vivo. Se poi è morto peccato! Saranno tutti trombati. Insomma non fatemi dire parolacce. Ci mancava anche i servizi segreti! > < Insomma! > replicò Wampol incavolato. < Noi dovremmo fare un questionario di domande e poi chiedere il permesso a quale vada bene dire e chiedere all'intervistato. A questo punto penso proprio che il nostro veggente sparisca dalla circolazione e sarà un bene per tutti. Ma che vadano al diavolo tutti quanti, quei tre pazzi del controspionaggio! Ah! > Effettivamente alla centrale di agenzia della sicurezza del paese, dove si cercava di sapere tutto di tutti. Il direttore Alexsander Gop, impartiva ordini ai vari operatori. E nei primi appostamenti nel seguire le varie fasi della trasmissione. Si era formato un simposio di varie spie, che spiavano altri agenti. Agenti speciali che si contraddicevano tra loro, segnalando irrilevanti interessi per il veggente. Ma ogni nazione era per lo più interessata. Pertanto quell'incontro in taxi con il tenente Holas aveva un poco insospettito l'agenzia. Poi l'arrivo del console Holas da Telaviv ad Atene, Un percorso già programmato, ma poteva essere un contatto con Israele? E il tutto aveva maggiormente messo una pulce nell'orecchio al 112 direttore dell'agenzia investigativa, che si spacciava per una semplice giornalista. Alexsander era una vecchia volpe del passato regime che svolgeva i propri lavori e favori a chi gli sembrava più simpatico. Inoltre quella telefonata notturna al figlio sulla fregata aveva maggiormente aumentato i sospetti di qualcosa che si tramava all'insaputa dell'agenzia di sicurezza del paese. Nelle alte sfere avevano già ascoltato garbatamente l'ammiraglio Gariffa sul comportamento del tenente Holas in servizio. Al parere di qualcuno più obiettivo, aveva pronosticato che l'agenzia stava vendendo fumo a più non posso, per valorizzare il lavoro mancante al momento. Aveva già messo sotto torchio il tassista Stavropos a scoprire cosa aveva detto il medium e dove l'aveva portato nei vari percorsi fatti in quei giorni nei dintorni di Atene. Si stava tergiversando su qualcosa che non c'era e non centrava nulla, al giovane che tra poche ore doveva morire, Ma a quel punto più a nessuno importava. 113 Capitolo Ventunesimo Un leggero vento si stava alzando dal mare e stava portando via le ultime nuvole rimanenti del temporale, mentre all'orizzonte si stava schiarendo. Tutto attorno alla regione sembrava un campo di battaglia. Alberi sradicati e bruciati dalla folgore che in quelle ore si erano accanite fortemente in quel ristretto posto. Eros aveva percorso un paio di chilometri e dopo una svolta trovò un'auto ferma, abbandonata. Si avvicinò e scrutò all'interno, notando il cappello da ufficiale, subito pensò che era l'auto di Nikos. Provò ad aprire la portiera e quella si aprì alzandosi in alto, la bella Lamborghini bianca era un ammasso di fango. Vedendo le chiavi inserite, provò a vedere se andava in moto, per adoperarla e portare velocemente Nikos all'ospedale. Girò la chiave e il motore parti all'istante, chiuse lo sportello a inserì la marcia. L'auto scattò decisa e in un momento era già davanti casa. Caricò Nikos pregandolo di rimanere in avanti ad evitare di sfregare maggiormente la schiena già dolorante. Mentre Nikos commentava pensieroso: < Mah, è partita subito l'auto? > < Al primo colpo! > Rispose serio Eros, mentre innesta la marcia. < Allora era veramente quella maledetta maledizione che tentava in ogni modo a sbarrarmi il cammino per venire da te a salvarti. > < Già! Penso proprio che è andata così. Ma tu sei stato tenace e hai combattuto il nemico. Io avevo perso ogni desiderio a lottare, mi stavo lasciando andare rapito dal destino crudele. > < Hai più che ragione! Ma in verità, hai combattuto per ben lunghi venti anni e alla fine, ti sei sempre trovato solo a combattere e a un certo punto, uno può anche cedere. Come ti capisco Eros! > Constatò Nikos. Mentre Eros infilava deciso l'ingresso al pronto soccorso. 114 Più tardi, nell'edizione serale del telegiornale ellenico, Wampol si era inserito con una edizione speciale. Dando gli ultimo ragguagli sui fatti appena avvenuto quel giorno, nel portare la pace negli animi dei cittadini a presagire la fine del mondo. Nel servizio si documentava la visione del tornado che aveva sconquassato tutta la costa sud, e precisamente la Costa d'Apollo. Il fatto documentato da Wampol, diceva: < Signore e Signori, affezionati teleutenti. Eccomi a Voi, qui il vostro “Caimano” Sempre pronto a darvi scrupolosamente le ultime notizie. Sono qui che vi parlo dall'Ospedale Sygron in Atene. Nel reparto Ustionati, dove sono ricoverati i due giovani coinvolti nella paradossale maledizione accennata in questi giorni dalla nostra emittente ETI-1. Il signor Eros De'Sesostri il chiaroveggente che aveva ricordato a tutti noi la sua fine il giorno dopo del suo compleanno. Ma salvato dal tempestivo intervento del tenente Nikos Holas che ha fatto da scudo col proprio corpo al malefico fulmine che doveva annientare la vittima. A quanto sembra la maledizione è stata sconfitta. Noi tenteremo di poter intervistare gli eroi del momento, se i medici lo permettono. I medico hanno riscontrato delle piccole ustioni sulle mani del signor De'Sesostri. Invece il Signor tenente Holas a riportato un po' più serie ustioni sulla schiena alle braccia. I medici presumono che se la cavi entro una quindicina di giorni. Ecco! Ora vedremo se possiamo intervistare il professore del reparto per avere le ultime notizie sui pazienti: < Professore Miro Popodus, cosa può dire in merito hai due ustionati? > < Va abbastanza bene! Vedremo nei prossimi giorni, come procede la cura. Ma pensi che presto li dimetteremo. > < Come avete sentito, tutto va bene. Anche noi del ETI-1 formuliamo i più fervidi auguri. Qui dall'Ospedale di Atene il Vostro “Caimano”, Arrivederci! > Wampol era riuscito ha restare nei canoni imposti dall'agenzia. Mentre tra se pensava “ Che rottura di palle!” 115 Capitolo ventiduesimo Nikos era appena uscito dalla camera operatoria a pancia sotto per le ustioni e aveva incontrato i genitori trepidanti per il figlio ridotto a quel modo. Fazia si chinò sul figlio a baciarlo sul viso preoccupata, mentre Nikos abbastanza rincretinito borbottava sotto voce qualcosa hai suoi cari spaventati. < Va tutto bene mamma! Non temete... > Faticava molto a essere sveglio, mentre il console Holas chiedeva le condizioni del figlio al chirurgo di turno. Nikos consigliò ai suoi genitori di aspettare nel conoscere e parlare con Eros. Lui avrebbe sistemato prima e spiegato la situazione. Poi li avrebbe avvisati per quell'incontro importante. < Per favore! Lasciatemi riprendere un po' di fiato e vi chiamo subito. Mamma, papà, grazie di tutto ancora! > Li informò Nikos, mentre gli infermieri lo portavano al centro terapia. Intravvide al fondo del corridoio Elena e con la mano al fianco della lettiga la stava salutando. Lei, alzò il braccio. Elena era appena giunta in ritardo in ospedale, trattenuta dal padre, l'ammiraglio Gariffa, ad evitare di compromettersi troppo, dato il forte interesse degli agenti segreti in fermento per qualcosa che ancora nessuno sapeva bene. Costretta a rimare al fondo del corridoio per il momento. Mettendosi poi a conferire e chiedere le condizioni del figlio ai conti Holas. Erano le cinque del mattino, quando nella cameretta dei degenti, il medico di turno era appena uscito. Eros si era girato verso il letto del tenente e bisbigliava qualcosa all'amico che sembrava riposi a pancia in giù per le serie ustioni alla schiena. < Ehi, Nikos! Mi puoi sentire, sei sveglio? > Continuò Eros ansioso di sapere il suo stato. Mentre cercava di allungare il braccio per toccarlo, senza urlare. In quel momento sentiva un formicolio nelle mani un po ustionate e alla fine si alzò e si avvicina al compagno, cercando di ascoltare il barbottare del giovane tenente. Eros con una tonalità più alta gli chiese, capendo che non poteva aspettare: < Come stai Nikos? > Abbassandosi su di esso. Nikos aveva il capo girato dall'altro lato e a fatica si alzò leggermente e si voltò dalla sua parte, con un lieve sorriso, nel chiedere incuriosito: < Come vuoi che stia! Abbastanza male? Per gli Dei dell'Olimpo! Che arrostita che mi sono fatto! Ho la schiena che mi brucia 116 da matti! E, tu! Le tue mani? > Chiedeva alla fine Nikos. < Beh, una roba così, così! Poteva andare peggio e il peggio lai preso tu, al mio posto... Grazie, grazie ancora Nikos! > < Ma, dai! Non stiamo ancora a discutere sul passato e lasciamo perdere i convenevoli... Fratello mio! > < Be', sì! Ho sempre desiderato di aver un fratello. Poi, se fosse come te. Sarebbe tutt'altra cosa. > Rispose Eros sorridendo a quella idea. Per Nikos quella risposta così sincera, gli si riempì il cuore di gioia e alla fine disse serio all'amico all'oscuro di tutto. Sapendo per certo che l'altro non era il tipo di frugare nei pensieri altrui: < Bene! Se proprio lo vuoi sapere, adesso tu c'è lai un fratello! > Sbottò deciso Nikos ridendo. < Ma cosa vai dicendo? Ma che cosa ho? Certo che tu ora sei per m'è un fratello: Anzi molto di più! Nessuno avrebbe fatto quello che hai fatto tu per m'è. Nessuno! > Rispose con serietà sorprendente Eros, ma felice di ciò che esprimeva. Mentre Nikos sprofonda il viso nel cuscino, alla fine sbottò deciso, al compagno confuso: < Ma come, non l'hai ancora fatto? > < Fatto ché? Fatto che cosa, spiegati meglio per favore? > < Ha entrare nel mio pensiero e leggere la nostra storia? > < Eh, no! Basta con le insinuazioni di cose inimmaginabili al pensare, per favore, Nikos! Non prendermi in giro. Io ti voglio bene! > < Già, perché tu pensi che anche io non te ne voglia Fratello! > < Eh, Rigaglie! Perché insisti così tanto. E' difficile per m'è scavare nei tuoi sentimenti e passioni che arzigogolano il tuo bel cervello Tenente mio! Va bene, se ti fa piacere passare per mio fratello facciamolo pure. > < Ah! Ma sei testardo a non voler capire! E subito ti trinceri dietro opinioni fasulle. > Mentre cerca la mano del compagno e l'altro si avvicina accarezzandogli i capelli, nel chiedere con voce soave: < Beh! Allora, sto' aspettando? > Incuriosito da tutte quelle insinuazioni. < Allora, ascolta bene! Dato che per qualche giorno siamo accampati qua dentro. Ti racconterò un'altra storia nostra. Insomma è la storia che a te mancava?... > Gli prospettò Nikos. Mentre Eros confuso si stava spremendo le meningi a capirci qualcosa di quella amenità della sua vita mai provata. E Nikos sorridendo continuava a raccontare: < Io ero già venuto a casa per parlare e raccontarti tutto, ma tu eri in dolce compagnia. E devo dire che non sembrava poi male! > < Ma, cosa dovevi dirmi di urgente? > Chiese sorpreso Eros. Eludendo quella parte finale della domanda. < Cosa volevi farmi sapere... 117 Forse perché c'era la donna che... > sbottò sull'imprecisato: < La giornalista era venuta per un'intervista, Al diavolo Lorelaine... lei.. > < Quello che ho visto sul terrazzo era una piacevole intervista, fratellino. E non dirmi che non è vero? > Lo rimproverò deciso. Mentre Eros si stava arzigogolando il cervello, con rabbia. < Ma sei fissato col fratello, fratello! Insomma l'amore che c'era prima è svanito nel nulla? > < Ehi! Non t'arrabbiare fratello. Lei non centra nulla con ciò che voglio dirti. Sì, centra l'amore in altra maniera. Ascoltami tranquillo per favore. Potresti sederti sul pavimento, mi sta venendo il torcicollo girato per traverso, Vorrei vederti in viso, nel profondo dei tuoi occhi blu Eros. > < Per le mie statue! Nikos tu mi stai confondendo enormemente le idee. E' tutto così aggrovigliato e contorto. Forse perché tra noi stava per succedere qualcosa che non avrei mai supposto. E francamente sono rimasto sconvolto. Ma egualmente te ne sono grato per quello che hai fatto. Nessun altro l'avrebbe fatto. Ti sarò sempre riconoscente. > < Be', mi lasci parlare e rimani un momento in silenzio ad ascoltare. Per favore! La storia che ti voglio raccontare è di ben diversa trasparenza nelle nostre vite vissute. Ma dato che tu sei restio a leggere nei miei pensieri mi devo sgolare per spiegare l'ingarbugliata situazione. > < Non voglio leggere le tue strambe idee avveniristiche di un amore impazzito prima e della fratellanza dopo... Accidenti! Mi fai tornare il mal di testa che da giorni mi perseguita e sembrava sparito. > Perorò Eros. < Una cosa te la voglio proprio dire! Se tu eri una donna ci avrei provato subito. Ma il fatto che tu sei mio fratello. Beh, quasi? > Eros stava per scoppiare, battendo il capo contro il muro. Poi sbottò deciso, nel chiedere, senza entrare nel capoccione dell'altro: < No, non è possibile! E io che stavo quasi per cambiare percorso e innamorarmi.. accidenti! Questa poi... Da te non me l'aspettavo? > < Be', grazie! Allora non sono da buttare! > Rimarcò Nikos sorridendo, per riprendere a spiegare: < Devi sapere che l'altro giorno a pranzo con mia madre, avevo accennato alla tua situazione, spiegando che anche io sentivo i tuoi stessi dolori e sensazioni.. > Eros l'interrompeva per chiedere: < Ma veramente senti i miei stessi dolori? Io pensavo quando l'avevi accennato, fosse una tua immaginazione per carpire quell'amore che continuavi a sbandierare con fervore. > < E' la verità! Tutte le tue sensazioni sgomenti oltre ai dolori lo ho sentiti più che bene. Da aver paura. Ed è per questo che parlandone con mia madre gli avevo accennato, di averti prestato la casa e.. Mia madre a 118 pensato subito che noi fossimo amanti. E io lo lasciata credere. Poi ero più che mai convinto che anch'io sarei morto assieme a te. Nati nello stesso giorno e anno, e i segnali erano identici. Non ci vuole molto a capire che siamo eguali... Identici! > < Siamo nati allo stesso giorno e anno? Per le mie statue! Questa poi? Ecco cosa mi ingarbugliava la testa nelle mie sconquassate visioni, la presenza di qualcuno che non conoscevo, ma era parte di m'è. Accidenti! Ma perché hai lasciato credere a tua madre che eravamo amanti. Oh! Cosa vado dicendo, amanti! > Sbottò Eros più che mai confuso, poi spronò l'altro che continui a spiegarsi meglio. < Ormai si è tranquillizzata, ma al momento saperci amanti non le garbava molto. > Spiegò Nikos. Mentre Eros brontolava a dire: < Allora tutta quella tua messa in scena di amore travolgente, era nient'altro a farmi credere e accettare il tuo amore per sconfiggere assieme il malefico destino. Sei stato bravo e convincente. Fratello! > Mentre lo accarezzava felice di quella spiegazione. Ma poi chiese ancora: < Ma ora dimmi un po'. Tua madre sa spiegare la nostra parentela fraterna. Io non voglio entrare nella tua memoria, ho il terrore di scoprire qualcosa che avevo già visto ma non compreso. Ti prego illustrami, fratello! Però! Sì, mi piace, fratello! > < Bene! Ora lasciami finire la telenovella, che si fa interessante, Mia madre in tutta questa storia, di amanti non è che la colpisse molto, ma il fatto che siamo fratelli di sangue... Non le sembrava giusto. > < Come di sangue? Io non ho mai saputo di aver un fratello? Soltanto nelle fantasie che sognavo vi era sempre qualcosa o qualcuno che mi affiancava, Ma io lo includevo tra i miei compagni di collegio e nient'altro. Ecco dove sbagliavo. Quella sera in televisione, quando ti ho visto, per un attimo ho avuto una visione di una donna araba che correva con un bambino in braccio. Ma subito l'immagine è sparita. Ma scusami, senza offesa, ma cosa centra tua madre in tutta questa storia. Oops! Scusa! Lei ha conosciuto mio padre, per caso? No, ti prego! Non voglio creare altri problemi. Nikos. > Abbassando il capo confuso. < No, non ci sono problemi! Mio padre il conte Holas e mia madre Fazia mi hanno adottato appena nato. La mia vera madre è morta di parto a casa dei miei. Si chiamava Hader hayubi ed era sorella gemella di tua madre. Comprendi gli inghippi misteriosi. > < Questa non l'immaginavo minimamente? Va bene! Era sorella gemella di mia madre, ma come puoi dire che siamo fratelli? Cugini si! Siamo cugini, che c'è di strano? > Immaginò Eros. Mentre l'altro 119 proseguiva a spiegare. < Troppo semplice! Mamma Fazia mi spiegò con difficoltà gli avvenimenti del passato e della mia nascita e l'adozione. E in tutto questo suo sforzo a svelare la verità, io le sono infinitamente grato. Comprendendo il grande suo dolore, ma anche tanta gioia a crescere un figlio non suo, ma divenuto suo, legittimo. Lei non poteva avere figli e ne fu felice di accettare dalla mia vera madre quel piccolo fardello. Fazia mi spiegò, con le lacrime agli occhi, veder morire mia madre e non poter far nulla. Soltanto tentare di salvare il figlio, altrimenti ero spacciato anche io. Perciò, ora sono diventato a tutti gli effetti il conte Nikos Holas. Ma lasciamo perdere i contorni. So che ti preme sapere, il perché siamo nati allo stesso giorno e per giunta fratelli ? > < Ti prego, non farmi stare sulle spine. Non voglio leggere nella tua testa l'altra metà della storia. Dai racconta, per favore? > < Da come mi ha raccontato mia madre adottiva, per spiegarmi meglio. Ma non vorrei sminuire il suo amore per un figlio divenuto suo. Mi spiegò che mia madre e la tua, erano vissute separate fin da piccole, senza ben conoscersi tra loro, solo la forte assomiglianza essendo gemelle. Sembra sia stata rapita mia madre, molto piccola e vissuta in una facoltosa famiglia di un emiro del Sudan. Ma più grandicella era stata promessa ad un anziano nobile del paese. E mia madre capendo la sua collocazione, oltre aver scoperto da una delle vecchie mogli accantonate dell'emiro, che gli confidò la sua provenienza. Scappò, riuscendo ad aggregarsi a degli archeologi di passaggio, facendosi passare per una esperta in recuperi antichi. E Arrivò al Cairo, continuando a proseguire la sua dote di archeologa e per caso incontrò tuo padre e riconobbe nella moglie la sorella gemelle. Ma non volle mai dire nulla e continuò a lavorare con piacere nella piccola comitiva, abilitata dal governo egiziano alla ricerca di una famosa tomba regale. Sta di fatto che mia madre si innamorò di tuo padre, suo cognato. Per intendersi, ma senza creare scompigli al caso. Era soltanto un amore platonico. Ma una notte, mentre avevano fatto una importante scoperta. Avendo trovato un vaso canopo in una tomba di lavoranti... > Ma veniva fermato da Eros a chiedere sorpreso: < Dio! Allora è stato veramente mio padre a portare a Torino il vaso canopo con dentro la maledizione perpetua! > < Già! Ora che ci penso, a quello che hai spiegato in televisione è veramente quel vaso che aveva impregnato di DNA maledetti. Vero? > < Sì, è veramente così! Ma ormai è dissolto nella fornace. > < Lasciami finire di spiegarti. A quel tempo tua madre era quasi di 120 tre mesi in cinta di te. E quella notte della scoperta stava male da rimanere al campo base. Mia madre e tuo padre e altri componenti alla spedizione stavano festeggiando la scoperta e nell'euforia della festa al campo degli scavi, Forse per qualche bicchiere di troppo fecero all'amore. Forse, dico io. Con la forte rassomiglianza delle due donne si è confuso e... Insomma! Quando mia madre si accorse di essere in cinta a sua volta, se ne andò dal campo con una scusa e per caso incontrò nel museo egizio mia madre Fazia. A quel tempo mio padre era console al Cairo. Fazia la trovò che piangeva dietro una statua e si confidò apertamente con lei. Fazia la portò a casa e l'aiutò a trascorrere i giorni della gravidanza, soltanto che subentrò una infezione virale raccolta nel deserto. E in quelle condizioni era impossibile trovare un rimedio e il parto si annunciò prematuro. Alla fine la dottoressa levatrice faticò per salvare entrambi. Poi mia madre Hader decise per il figlio e io nacqui di sette mesi. Purtroppo lei non sopravvisse... Ma fu felice di donare il figlio a Fazia. Mentre tu a poche chilometri nascevi a tua volta. Ecco ora svelato il mistero della fratellanza. Io non penso minimamente di chiamarti in avvenire: “Il mio fratellastro”. Sei mio fratello e basta! > Sbottò Nikos contento. Poi così d'impeto cambiò argomento, chiedendo con fare sornione: < Eros, ma com'è Lorelaine... insomma a letto? > Eros era rimasto senza parole, a quella domando impertinente, poi rispose: < Perché, forse vorresti conoscerla? Ma non ti basta quella brunetta che tieni la foto accanto al letto, a Thorikon? > < Ah! Tu intendi dire di Elena... Be', lei è la mia ragazza al momento. Ti Piace? Ma penso che per te ci vorrebbe... Qualcosa di più? Un tipo come Maritzia. Lei potrebbe fare al caso tuo. Gaia e perspicace, e sopratutto non rompe... Penso proprio che poteste formare una bella coppia, fratello mio! > Propose maliziosamente Nikos. < Ehi, Ehi! Calma, fratello! Aspetta un momento... Per adesso ho altri problemi da districare. Tanti problemi seri. Prima di tutto vorrei conoscere i tuoi genitori e ringraziarli per aver allevato e protetto un fratello cosi bravo ed educato, disposto a sacrificarsi per salvare gli altri. E questo è più che lodevole per un tenente della marina greca. > < Dai, non stare ad esagerare, fratello! E sinceramente sono veramente felice di aver un fratello. Veramente Eros! > Ma non poté proseguire un magone gli aveva precluso la gola. < Dai, su! Non lasciamoci andare in lacrime. Il brutto è passato e lasciamolo alle spalle. Ti stavo spiegando prima, che mi farà piacere nel 121 conoscere i tuoi genitori. Ma poi dovrò tornare in Italia. Anzi spero che verrai a trovarmi a Venezia, ho anche io un piccolo appartamento al centro, con vista sul CanalGrande. E.... > Ma viene fermato da Nikos sorpreso per l'idea dell'altro: < Ma come? Io pensavo che resti qui con noi, adesso che hai ritrovato tuo fratello, vuoi andare via? > Espresse sfiduciato. < Come potrei! Io devo continuare gli studi di architettura a Venezia. Poi, mi sembra di aver già combinati un sacco di problemi a tutti voi, che metà bastano. In tutto questo casino che ho coinvolto un sacco di gente e poi devi sapere e questo ancora non lo sai. Ci sono un sacco di agenti, be', diciamo segreti di varie nazioni che mi stanno alle costole, e senz'altro stanno controllando in qual rapporti che abbiamo tra noi. Non sapendo ancora cosa centri e cosa facevo io in casa tua a Thorikon? Ancora non sanno che tu sei il mio fratellastro e che hai sentito gli stessi miei dolori e sensazioni. Pertanto è meglio che non raccontiamo più nulla al mondo, chi siamo e cosa facciamo? Tu potrai dire che conoscendoci in taxi mi hai prestato la tua casa e alla fine volevi aiutarmi a salvarmi. Nient'altro devi dire, per uscire fuori da questo ginepraio. Io personalmente ho già detto troppo. Ma prima non mi importava più niente, ma ora si che m'importa di non creare a voi altri guai. D'accordo Nikos? > < Già, hai ragione! Non avevo ancora pensato che ci stanno spiando da ogni parte... > Mettendosi la mano sulla bocca per tacere, mentre si guardava con fatica attorno e prontamente Eros lo rincuorava, dicendogli: < Stai tranquillo qui ancora non hanno messo dei microfoni. Ma presto lo faranno per scoprire cosa confabuliamo... > Poi a sua volta Eros esclama ad alta voce: < Sai che non mi ricordo più nulla. Accidenti! > Aveva sentito qualcuno avvicinarsi alla porta, e un leggero bussare su di essa. Eros si era già infilato a letto, fingendo di lamentarsi, proprio mentre la porta si apriva ed entravano due nuovi infermieri, dalle troppe eleganti scarpe lucide. < Meno male che siete arrivati dottori. Ho un gran mal di testa e fatico a ricordarmi dove mi trovo? Ho una fottuta paura che quella palla di fuoco mi abbia fuso il cervello. Non riesco a ricordare.. non so cosa dovrei ricordare? Tentavo fino adesso di comunicare col il mio salvatore. Questo lo ricordo bene, lui mi a salvato... Ah! Si adesso so chi è! Lui mi ha prestato la sua casa.. per cosa? Volevo capire.. Ma accidenti non ricordo proprio niente? Ma cosa dovrei sapere... non so bene? Dottore avete qualcosa per la memoria, oltretutto ho un gran mal di testa... Accidenti che confusione! > Espose con voluta serietà, che persino Nikos a pancia in giù faticava a capire se fingeva o era vero? Mentre i due nuovi 122 infermieri, rispondevano decisi: < Signor De'Sesostri, noi non siamo dottori, siamo qui per controllare il telefono che giù da basso ci hanno detto che non funziona bene. Comunque avviseremo il dottore di turno e verrà a darle qualcosa. > Mentre uno dei due trafficava sul telefono e inseriva qualcosa dentro al microfono. Poi velocemente si eclissavano salutando. Eros fece segno a Nikos di non parlare, alzandosi dal letto per controllare il ricevitore telefonico. Trovando una piccola trasmittente a corto raggio, un rivelatore di suoni, al di fuori del telefoni che squilli oppure no. Eros si abbassò all'orecchi di Nikos e bisbigliò: < Dobbiamo continuare la sceneggiata e far capire che io non riesco ha ricordare più nulla, ma di più far capire che non posso più leggere il pensiero altrui. Capito! > Mentre Nikos affermava muovendo il capo. Poi Eros incominciò a brontolare, sempre di più a voce alta: < Ma questo dottore viene a darmi qualcosa per il mal di testa? Eih! Tu?... accidenti come ti chiami amico? Non mi viene il tuo nome! Non... > Brontolò Eros. < Ma veramente non ti ricordi come mi chiamo? Ma dai! Tu sei così bravo ad entrare nella testa degli altri e leggere ogni cosa. Non ci credo! Non sarà mica che il fulmine ti ha messo in tilt il cervello? Questa poi, proprio non ci voleva! Come farai ha trovare la tomba del faraone in Egitto, se non ti ricordi più nulla? > Espose serio Nikos. Mentre Eros brontolava: < Ma quale tomba? Ah, sì! Quella del faraone Erosm... Come si chiamava? Accidenti! Ho proprio la testa sballata. Quel fulmine ricordo... No, non ricordo un bel niente. Dici che mi tornerà la memoria? > < Ora sta calmo e vedrai che arriverà prima o dopo la tua memoria. > Poi più vicino all'orecchio di Eros sbottò sorridendo: < Hai ragione fratello! Sei veramente forte. Lo devo ammettere. > confermò Nikos. 123 Capitolo Ventitreesimo Erano le dieci passate, quando entrarono da loro i cognugi Holas, accompagnati dal professore del reparto Popodus e il ministro Sharon Dopulis. Trovarono Nikos seduto sul letto, rivolto di schiena. Gli avevano appena sostituito la fasciatura, dopo avergli spalmato una buona dose di pomata rinfrescante per riattivare la pelle arrossata. Stava conversando con Eros seduto di di lato, sulla graziosa diplomata che li aveva fasciati entrambi. Poi le voci alle loro spalle li fece voltare a vedere. La contessa Fazia fu la prima a parlare: < Nikos come stai oggi? > Mentre le si avvicinava e lo baciava con gioia. E subito Nikos rispondeva al saluto e più piano bisbigliava alla madre: < Fate attenzione! Ci sono microfoni ovunque... Mamma che piacere vederti. Ecco ti presento l'amico Eros De'Sesostri! > < Felicissima di fare la sua conoscenza! > Mentre, più che mai decisa, si intrometteva con una leggera gomitata a fermare il marito che stava per aprire la bocca. < Felice di conoscerla signor De'Sesostri. Mio figlio mi aveva accennato del suo problema, ma non pensavo che avesse preso a cuore la sua situazione. Meno male che è tutto finito abbastanza bene. Vero Michail! > Rivolta al marito facendole capire dal suo tono di voce alta, che c'era qualcosa che non andava. E lui da buon diplomato rivolgendosi ai ragazzi esponeva: < Sono veramente felice che tutto è andato a buon fine. > Mentre si girava verso il ministro con un sobrio sorriso: < Carissimo Sharon, come vede la nostra Marina Militare è sempre pronta a soccorrere chi ha bisogno. Bravo figliolo! > Espresse il console, senza addentrarsi troppo, avendo intuito che gli agenti segreti della nazione erano in fermento. Oltre alle domande evasive rivoltole già al ministero e al personali dell'albergo dove alloggiavano. Capendo che persino l'ammiraglio Gariffa era rimasto un po' in disparte. < Papà, sono veramente felice di vedervi qui ancora. Ma non dovevate partire ieri in aereo? > Buttò quella frase curiosa, per confondere le idee a tutti. Mentre Eros tentava di stringere la mano alla contessa e i suoi occhi azzurri la fissavano con infinita stima. E in quei pochi secondi di sguardi reciproci si comunicarono entrambi mille cose. < Gentilissima Signora Holas ringrazio lei per aver cresciuto un figlio così educato e 124 altruista. Se non era per lui sarei morto. Peccato che quel fulmine che avrebbe dovuto annientarmi mi ha distrutto buona parte della mia memoria. Solo frammenti di avvenimenti mi appaiono e molto spesso fatico ha ricordare i nomi. Sono messo un po' male, ma almeno sono ancora vivo. Grazie a lui! > < Sono felice di conoscerla e spero che possa essere ospite ancora di mio figlio Nikos. Ma in altre circostanze > Mentre rispondeva lei al figlio sulla partenza: < Certamente figliolo, avremmo dovuto partire, ma quando abbiamo saputo del vostro guaio abbiamo rimandato la partenza. Poi anche l'aeroporto era bloccato per il maltempo. > Espose La donna a bloccare qualsiasi domanda troppo particolare ai presenti. Mentre il primario del reparto confermava che i giovani si sarebbero rimessi presto. E scusandosi per il lavoro pressante usciva frettolosamente. Anche il ministro dopo aver salutato i feriti usciva per rincorrere il professore Popodus a scoprire eventuali progressi del paziente in questione. Insomma tutti cercavano e volevano in sordina qualcosa? Il console Holas a sua volta, con una scusa a discutere problemi di stato con il ministro, lasciava sola la moglie con i giovani a dialogare. Eros nel frattempo, furbescamente tentava di ricordare qualcosa, ma gli era difficile e la contessa lo pregava di essere calmo: < La prego Eros, > Mentre un risolino arguto era apparso sul suo viso, continuando a dire preoccupata: < Non si agiti, non serve a nulla imprecare. Ma mi dica Eros, non le spiace se la chiamo per nome, vero! Ma i suoi famigliari sono avvisati del fattaccio che le è capitato? Purtroppo io e mio marito non abbiamo seguito la trasmissione, dove ha spiegato quel mistero. In verità eravamo all'oscuro e la notizia del tornado che vi a quasi bruciati, ci ha sconvolti tanto. > Espose saggiamente la contessa. < No! Accidenti, non ricordo bene, se ho dei parenti? Non so, no, mi pare che a casa... Ho una casa? Mi dispiace Signora, ma non ricordo bene... Che brutta scottatura! Ho ancora la testa che mi duole fortemente. > < Non si preoccupi adesso. Vedrà che tutto si rimetterà a posto. > E di botto Eros avendo intuito e capito la situazione, si alzò e disse tranquillo: < Vado in bagno! > Poi mentre Eros era nel piccolo bagno, la contessa si avvicinò al figlio e sornionamente nel dire a mezza voce, ma quel tanto che basti per chi ascoltava capisca la situazione. < Caro Nikos, sono preoccupata per il giovane. Ho paura che quel fulmine gli abbia fuso il cervello. Questa non sembra una semplice amnesia. Il giovane è veramente partito di testa. Speriamo che recuperi un pochino la memoria. 125 Almeno per le cose essenziali... Peccato! > < Mah, lui prima sapeva leggere il pensiero altrui e ora mi sembra un po' rincretinito. Quanto mi dispiace! Certo non è morto, ma... > Terminò all'entrata di Eros dal bagno che strizzava l'occhio, comunicando con deboli e insignificanti segni che cerano anche delle telecamere nascoste da qualche parte. < Volevo lavarmi i piedi ma il lavello è troppo alto. Non so come fanno i degenti a lavarsi, mah! > Sbottò sogghignando. Poi la contessa salutò i giovani, con un forte abbraccio a ciascuno. Nikos nell'abbraccio finale, sussurrò alla madre: < Ti piace mio fratello? Anzi, i tuoi due figli... > Osservando la madre estasiata da quella esposizione che leggeva negli occhi del due fratelli. La gioia. < Vi voglio un infinità di bene a tutte due e sono orgogliosa di aver acquisito un altro figlio. > Rispondeva sotto voce all'orecchio del figlio. E di botto non resistette e si avvicinò ad Eros e l'abbracciò decisa, dicendole a voce alta: < Su, su! Eros con il morale. Vedrai che tutto si rimetterà a posto. > Poi, più sottovoce: < Ti voglio bene figlio mio! Ciao! > E con decisione e sobrietà Fazia usciva dalla stanza, nel prendere sotto braccio il marito ad evitare altre parole di troppo. Appena dopo, Nikos chiedeva a Eros di avvicinarsi e aiutarlo a mettersi meglio e gli sussurrava velocemente all'orecchio: < La nostra mamma è felice di aver due figli. > Mentre gli dava una gomitata, con un grosso sorriso e riprendeva a farfugliare: < Sei bravo come attore. > Nella camera adiacente i funzionare dell'agenzia erano incollati ai ricevitori e ascoltavano i vari discorsi dei degenti, e alla fine facendo un piccolo resoconto dei commenti sentiti. Dovettero dire che il soggetto messo sotto controllo era purtroppo partito di testa. Quella scarica del fulmine gli aveva veramente fuso le cervella. Poi avevano già constatato a proprie spese, un funzionario della CIA aggregato a loro aveva a sua volta subito un forte shock, nella distruzione del battello in mare. Si trovava all'ascolto quando un fulmine piombò sul natante fulminando tutto l'impianto del battello e per fortuna il funzionario straniero aveva ricevuto una leggera scarica elettrica, da lasciarlo traumatizzato e confuso. 126 Fuori nei corridoi dell'ospedale c'era un forte brusio di voci. La stampa stava cercando di fare una breve intervista e Wampol non poteva mancare. Già nel giorno prima, non aveva potuto intervistare nessuno dei due sopravvissuti all'uragano vendicativo. Ed ora avendo incontrato il ministro Dopulis nei corridoi, seguito dal console Holas e consorte, Wampol si buttò deciso a chiedere: < Signor ministro Dopulis è venuto a portare la buona notizia del ritrovamento della tomba del faraone? > < Sinceramente ancora non ne so nulla. Purtroppo ero preso da altri problemi di stato. Dal mio ufficio non mi hanno avvisato. Ma dato che lei Wampol è peggio del suo soprannome! Senz'altro è meglio informato sui fatti accaduti. > Perorò il ministro seccato, ma davanti alle telecamere doveva far buon viso ai vari intoppi. E prontamente Wampol l'informava: < L'abbiamo trasmessa al telegiornale di ieri sera. Comunque il governo egiziano ha fatto sapere che è stata ritrovata nel punto indicato dal signor De'Sesostri l'ubicazione della tomba. Invitando tutti alla prossima apertura. In diretta TV. Come vede noi siamo sempre pronti a informare chi di dovere. Ora, se fosse possibile vorremmo intervistare il signor De'Sesostri e il tenente Holas. Inanzi tutto sentire come stanno e congratularci per la felice risoluzione, del loro scampato pericolo. Dottore possiamo fare una piccola intervista? > Chiedeva Wampol. Ma subito interveniva il console Holas capendo la situazione, accennata velocemente poco prima dalla moglie, consigliava al dottore: < Dottore, penso che possa lasciali fare questa breve intervista ai giovani. Sono in gradi di parlare. E poi faremo contenti tutto il paese dopo questo pandemonio di magia e misteri. > Wampol da buon volpone intuiva la iniziativa del console e ringrazio saggiamente: < Conte Holas la nostra emittente le sarà riconoscente. Grazie! > Mentre un infermiere apriva la porta della camera. Permettendo di entrare in pochi per l'intervista. Eros per nulla sorpreso, chiedeva a mo' di sornione smemorato: < Perché mai la televisione? Ah, adesso ricordo. Il signor Wamp... Ah, Wampol, vero? Mi dovete scusare ma ho la testa un po farlocca. Quel fulmine me la messa fuori uso. Faccio fatica a ricordare. > E prontamente Wampol intuì subito l'inghippo, quel fulmine gli aveva soffiato lo scoop nazionale. Ma egualmente si buttò deciso nel chiedere ai superstiti: < Carissimo signor De'Sesostri mi fa molto piacere rivederla e congratularmi con lei per la vittoria sulla maledizione. Per la memoria un po' rintronata non c'è problema, si riprenderà presto. E' il nostro augurio più sentito. Comunque le devo dare una buona notizia. Il Dottor Hamr a 127 fatto sapere che la tomba del faraone Erosmenkhotep I è stata trovata e presto ci sarà l'apertura della tomba vera e propria, invitatoci alla sua scoperta in diretta TV. Pertanto guarite presto che ci aspettano in Egitto. > < Non sono mai stato in Egitto! > Esclamò Eros, deludendo i presenti. Wampol era in parte dispiaciuto per quel giovane così battagliero e perspicace e ora così smemorato. Peccato! Pensò deluso. La stampa e la televisione stavano lasciando l'ospedale, proprio mentre arrivava l'ammiraglio Gariffa accompagnato dalla figlia Elena. Wampol avrebbe voluto intervistarli, ma visto il seguito dell'ammiraglio contornato da scagnozzi, nonché senz'altro agenti speciale o segreti, comunque era impossibile avvicinarsi. E poi avendo già avuto dei battibecchi col direttore dell'agenzia, Wampol pensò ben di lasciar perdere. D'altronde aveva già in mano qualcosa che gli altri non potevano avere e a quel punto teneva in serbo la bella sorpresa. 128 Capitolo Ventiquattresimo Con un grande e ambiguo sorriso l'ammiraglio Gariffa fece il suo ingresso nella camera dei superstiti, con spavalderia: < Tenente Holas! Che piacere vederla salvo. E al signor De'Sesostri, non ho mai avuto il piacere di conoscerla, i miei più sentiti auguri giovanotti! > Blaterò davanti alla porta spalancata, facendo fermare alle spalle tutto il seguito. Elena brontolò alle spalle e spingendo il padre di lato, entrò decisa. < Per favore, papà! Non siamo all'accademia che tutti devono prestare attenzione alle tue conferenze. > Avvicinandosi al letto di Nikos, nel dire al giovane che la rimirava con provata gioia. < Caro Nikos che gioia saperti salvo! > Abbassandosi e baciando sulla guancia il ferito. < Che spavento amore quando lo saputo da mio padre, cosa ti era capitato. > L'ammiraglio con un brontolio bonario incoraggiava tutti. < Su coraggio! Il peggio è passato. Mi dispiace per lei signor De'Sesostri che ha perso la memoria... Mah, riesce ancora a leggere qualcosa del pensiero altrui? > Espose con fare bonario. Ben sapendo che era la domanda che gli era stata posta garbatamente dai piani superiori. Avendo lui un buon contatto di amicizia coi degenti. Era pur sempre qualcosa che poteva interessare la sicurezza del paese. E perché no! Poter servire la nazione nel riuscire a carpire e capire se vi fosse qualcosa da salvare. Eros si era già fatto una buona sequenza di letture nelle varie teste presenti nella stanza, oltre quelle alle spalle dell'ammiraglio, l'ufficiale al seguito e altri in borghese per la sicurezza del paese, oltre per proteggere le persone di un certo livello, contro eventuali malintenzionati. Eros gli veniva da ridere, ma poi furbescamente borbottò confuso: < Ma quanta gente ti vengono a trovare Nikos! E la signorina... fammi indovinare? E' la tua ragazza... Piacere! > Allungando la mano, mentre proseguiva a dire, ignorando l'ammiraglio piantato al centro della camera a mo' d'ispezione delle camerate: < Mi perdoni... ho dimenticato il suo nome? Ho forse non me lai detto amico. Non ricordo proprio, accidenti che sconquasso la mia memoria... Scusatemi! > Rimettendosi disteso a mugugnare e Nikos stava 129 per scoppiare dal ridere per la bella commedia di Eros. Capendo che tutti erano lì, per un solo scopo, sapere se Eros poteva essere manipolato come mezzo bellico, e senz'altro nessuno interessava se stavano bene o male, quello era il guaio. L'indifferenza. Capendo che anche con la sua ragazza la stavano usando per benino. Poi sbottò deciso: < Signori , mi dispiace, ma io personalmente non sto' affatto bene. E pertanto prego lasciateci soli a riposare. Elena appena starò meglio ti telefono. D'accordo? Arrivederci, ci sentiamo! > Sbottò infastidito. < Certo! Aspetto una tua telefonata. Ciao amore! > Baciandolo sulla guancia, mentre lui affondava il viso nel cuscino. Aspettando che tutti escano dalla stanza e alla fine trasse un lungo sospiro di liberazione. Poi adocchiò Eros che sembrava dormisse strizzandogli l'occhio. Poi Eros per accontentare chi era in ascolto e senz'altro li vedeva, Ma al momento non aveva ancora localizzato la telecamera dov'era sistemata, sbottò a dire: < Nikos, per favore! Mi vuoi dire chi hanno trovato in Egitto? Accidenti che confusione in testa... Nikos, scusa ancora. Puoi telefonare al dottore di questa baracca, che mi portino qualcosa per il mal di testa. Accidenti! Come mi... gira tutto. Mi viene voglia di vomitare... > < Prova a dormire, riposare, russare, senz'altro dopo stari meglio. Poi se vuoi chiamare l'infermiere, basta che premi il campanello lì! > < Sì, hai ragione! Sono proprio rintronato. Ascolta un momento. Quando ci svegliamo andiamo a fare un bel giro del reparto. Ho visto che ci sono delle graziose infermiere... Forse loro, riescono a farmi passare il mal di testa... Ne ho vista una carina e... > < Certo, certo! Ma adesso per favore dormi. Così anche io riposo. > < Oh, scusa! Allora domani andiamo in Egitto? > < Si, sì! Partiamo presto, ma adesso dormiamo, per favore Eros! > Urlò Nikos. Affondando il viso nel cuscino per non farsi trovare a ridere e mostrare la sua in sopportazione alla convivenza. 130 Capitolo Venticinquesimo Quattro giorni dopo, l'aereo dell'Olympic Airwais, atterrò in orario all'aeroporto del Cairo. Un stuolo di gente era accorsa ad aspettarli all'arrivo passeggeri. Giornalisti telecronisti personale del posto, pronti a riceverli in pompa magna. Quasi fosse una festa nazionale. I giornali e le televisioni locali erano in fermento per quella tomba faraonica ritrovata e tutti erano in agitazione aspettando l'apertura e scoprire veramente i tesori menzionati dal chiaroveggente. Appena giunto dal continente europeo. Nikos stava brontolando per il forte prurito alla schiena, non del tutto migliorata la sua ustione. Eros era ormai ridotto a leggere bende alle mani ad evitare sfregamenti, ma tutto alla fine procedeva più che bene. Elena che accompagnava il suo ragazzo, tentava di sminuire lo stress, di Nikos: < Ma, dai! Non fare la vittima è solo un po' di rossore alla schiena. Ti passerà presto, stai calmo! > Lo motteggiò con un falso sorriso. Nikos l'osservava quasi seccato e stava per rispondere a tono, ma poi soprassedette, mentre si alzava dal proprio posto e guardava Eros, che sembrava distratto, pareva di non aver sentito nulla del loro discorso. La contessa Fazia e il console Holas stavano già scendendo dall'aereo. Seguiti dal ministro Dopulis ansioso di farsi notare, seguiti da Lord Brunnerit dirigente dell'emittente greca. Wampol era sceso dall'altro sportello in coda, lui e la sua truppa per le riprese in diretta, avendo avuto già prima, i vari permessi dal governo egiziano. Ad attenderli all'arrivo, il ministro dei Beni Culturali egiziani, il dottor Hamed Sukian, al fianco del dottor Zakis Hamar, felici di ricevere colui che che porterà lustro all'Egitto, con la scoperta che si andrà a scoprire all'indomani. Erano tutti in attesa di vedere colui che ha sconfitto la maledizione che si perpetuava fin dai tempi lontani. Tutti ormai avevano appreso dai giornali e televisione che purtroppo il Giovane De'Sesostri aveva perso un po' la memoria colpita dal fulmine. Eros come apparve sulla pedana e si apprestava a scendere, un susseguirsi di flash per immortalarlo. Eros contro voglia alzo un braccio e 131 salutò la folla. Nikos, al suo fianco gli bisbigliò: < Sai fratello, sei molto richiesto da queste parti. Farai molta carriera. Coraggio! > < Ti prego! Non illuderti troppo, appena tutto sarà finito, più nessuno si ricorderà di noi. > Diagnosticò sicuro. < Be', intanto approfittiamone... Cosa ci costa! > Rispose Nikos, mentre Elena si intrufolava tra loro, mettendosi in bella mostra. Eros gli scappò un sornione sorriso, pensando: ”Si vede ch'è un problema delle donne nel cercare l'attenzione in qualsiasi situazione” Poi borbottando tra le labbra diagnosticò: < Quando vedo Wampol in azione non so mai come vada a finire. Bravo, ma scaltro. Guarda un po' è già in azione... > < Ma da dove è sceso, dal finestrino? > Immaginò Nikos. Poi ci fu qualcosa di strano appena Eros appoggiò i piedi su quella terra africana, percepì una specie di repulsione, come se qualcosa tentasse di respingerlo a risalire sui gradini della scaletta avio. Capendo che il male non era ancora sconfitto, sapendo più che bene che il nemico avrebbe lottato con ogni mezzo sino alla fine. Eros si impuntò senza mostrare ai presenti che qualcosa non andava. Il suo prefisso pensiero era più che sicuro che tutto terminerà soltanto alla scoperta finale della tomba regale. La berlina governativa messa a loro disposizione correva silenziosa verso la città, mentre fuori il sole volgeva al tramonto tingendo tutto il paesaggio di rosso. Fermandosi poi sul lungo viale che costeggiava il fiume Nilo, dinanzi al Grand Hotel “Nile Hilton”. La suite assegnata a Eros e Nikos era situata al quarto piano del lussuoso albergo. I conte Holas erano al secondo piano, come pure Elena Gariffa e la madre, nell'appartamento in fondo oltre l'angolo. Al primo piano erano stati sistemati il ministro greco e altri stranieri importanti, arrivati per quell'evento strepitoso dell'anno. Eros al rientro dal dopo cena e passeggiata, stava curiosando l'elegante suite. L'arredamento era piacevolmente sobria in quella mistificazione orientale, dai pesanti tendoni bianchi lavorati a mano di fattura arabesca. Era ciò che stava pensando Eros a prima vista, nel guardarsi attorno. Dietro ai tendaggi ampie vetrate che si affacciano sul Nilo, il fiume più lungo del mondo. Poi Eros si portò sul grande balcone e rimase abbastanza a osservare quella immensa metropoli nel convulso traffico 132 serale. Senza saperlo si trovò a meditare su molte cose, cose del suo passato da rattristirlo parecchio. Capendo quella sua sofferenza, sfociata in tristezza e si era impossessato della sua mente. Trovandosi a dire tra se, quasi con rabbia: “Invidio chi si sta preparando per un notte d'amore. Anche io avrei voluto passare questa notte amando, perché la sento come una notte diversa dalle altre, la sento ricca di sentimenti. Invece ora ho soltanto una vita tutta interiore, senza eventi, solo ricordi, bruciati dai fuochi dei sentimenti altrui, troppo intensi.” Poi con un gesto non dignitoso gli sfuggì una esclamazione non voluta: < Ah h! Mondo cane! > Cercando di volgere il pensiero altrove. Alzò lo sguardo e osservò dinanzi a se quel paesaggio che sovrastava la immensa metropoli a ponente. In quella chiassosa città dai mille volti. Avvolta dai suoi umori e odori, che avvezzano il naso, dove il rancido sovrapposto al dolce del “konafa” che si amalgamano con aromi di spezie e alla fine sciamano e spariscono in quell'aria secolare insistente. La notte calda e umida, lo stava facendo sudare e alla fine Eros si era tolto la giacca e la camicia, appoggiandola su di una poltroncina di canne intrecciate. Si stirò la pelle in un lungo sbadiglio, ma gli seccava andare a dormire e si fermò ancora un poco a godersi il panorama. Dove diverse ore prima il Ramadan era terminato e l'allegria delle musiche trasportate dal vento, giungevano a folate sulle note dal suono di quelle nenie orientali, che parlavano d'amore e di gloria per Hallàh il profeta. Mentre le allegrie e le risate continuavano a risuonare, più o meno forte e ben distinte da qualche parte, fra cantine, caffè o bazar, tra vicoli di quella magica città. Eros stava pensando, chissà da quale parte quel suono sfibrato gli giungeva al suo orecchio? Mentre dentro di se, c'era tanta solitudine e tristezza incombente. Eros aveva sentito aprirsi la porta della suite, era Nikos che rientrava. Eros si guardò l'orologio e solo in quel momento si accorse che il tempo era volato via. Erano già le tre del mattino. Nikos si era rifugiato in bagno, senza accorgersene che Eros era fuori sul balcone. Poi dopo una buona mezz'ora, Eros andò a bussare alla porta del bagno, sentiva il bisogno di parlare al fratello: < Nikos, ti vuoi sbrigare ad uscire? E' quasi l'alba e tra poche ore dobbiamo essere pronti per l'ultima crociata. > Lo sollecitò. Mentre l'altro rispondeva: < Ma non è al primo pomeriggio l'apertura della tomba del faraone? > Brontolò Nikos fra i rumori dell'acqua. < Ma se procedi di questo passo, non so proprio chi andrà agli scavi a 133 El-Faiyum? Di questo ne sono più che sicuro. Alle undici dormirai alla grande e russando di grosso, per il sonno perso in giro questa notte. > < Certo che lo so'. Poi chi ti ha detto che io russo? > Sbottò incuriosito. < Lo suppongo! Personalmente io non ti ho mai sentito russare. D'altronde quando eravamo nella stessa camera all'ospedale, io ero talmente stanco che non mi sono mai accorto di nulla, se russavi oppure no. > Mentre parlava Eros, gli era sorto un vago dubbio, chiedendo preoccupato: < Ma tu per caso non ti sei ficcato sotto l'acqua? > < Sì, perché? E' solo che qui sotto l'acqua si sta' così bene... che... > < Come? > Proruppe Eros preoccupato. E d'impeto aprì la porta del bagno a controllare. Ma subito si arrestò alla vista e scoppiò a ridere di gusto, brontolando: < Questa poi! > < Be', che c'è di strano? > Mentre il fratello si scusava: < Mi dispiace, ma pensavo che eri tutto sotto l'acqua, bagnandoti la schiena ancora arrossate e irritata dalla folgorazione. E lo sai più che bene che non devi bagnare per ora quella parte e aspettare ancore un po' di giorni. > Nikos era tranquillamente seduto sul bordo dell'ampia vasca che si faceva un bel pediluvio, in cerca di refrigerio. < Già, già! Ma è molto dura con questo caldo umido che sovrasta la città e il condizionatore è soltanto un rompimento che ti fa poi aumentare di più la sudorazione, appena ti sposti da dove ti trovi. > Mentre con la mano faceva scorrere un po' di acqua sul petto. E lanciava piccoli spruzzi di acqua sul petto nudo dell'altro., chiedendo: < Beh, cosa hai fatto di bello stasera? > < E tu con Elena, dove eravate fino a quest'ora? > Riformulò Eros. < Niente di speciale, eravamo in un grazioso Nightclub. Non molto lontano da qui. Poi siamo rientrati, Elena si sentiva stanca e non è abituata a con questo caldo che non sopporta. Così è andata a nanna da sola... E io eccomi qua ha giocare, da solo... E tu? > < Noi abbiamo fatto una lunga passeggiata lungo il Nilo, io e i tuoi. Anzi i nostri genitori. Scusa, ma ancora non riesco ha entrare in una nuova ottica di veduta tutte nuove. > Esponeva con soddisfazione quella lunga chiacchierata. < E' piacevole parlare con Fazia, insomma la mamma, Ha qualcosa di affascinante. Anche Michail, e mi ha fatto capire che non si può farne a meno di dialogare e ascoltare la moglie dal modo saggio e rilassante. E' una stupenda donna! Ma ora dai muoviti... > Nikos lo stava fissando incuriosito per quelle piccole rivelazioni che andava a scoprire nel prode fratello. Poi lo motteggiò chiedendo: < Beh, tutti qui? Non hai visitato la Kasba, per farti travolgere da un bell'ombelico 134 ondeggiante? Addentrarti in quei vicoli oscuri e farti rapire dalla notte... > Eros fece una piccola smorfia, ma non fiatò e scrollò solamente le spalle. Mentre l'altro replicava dicendo: < Be', visto che sei entrato qui, perché non usufruisci dell'altra metà di questa piscina in casa e ti confesso ch'è una via di mezzo, tra la rabbia e la voglia... Dai buttati! Te lo consiglio è rilassante fratello, anche se ti bagni solo fino alle chiappe. > Scoppiando a ridere in sincronismo. Eros si era girato verso il grande specchio e dopo un attimo di riflessione sbottò deciso: < Quel contenitore sul ripiano è per caso lacca per capelli? > Nikos si girò stupito per il tono della domanda, poi rispose sorpreso: < Sì, perché me lo chiedi e per cosa ti può servire a quest'ora? > < Hai per caso nella tua giacca... > Fissando in continuazione lo specchio, come se fosse incantato. < Hai l'accendino? > Chiese con tono secco e deciso. Nikos non capendo bene cosa stesse capitando di preciso, mentre anch'egli guardava quello specchio del cavolo, incuriosito dal modo dell'altro. Pareva stregato e magnetico, in quella frazione di secondi a meditare sul perché di ciò che poteva capitare in quel preciso momento... < Sì, Sì! > Rispose stupito. Eros si era alzato di scatto e con decisione frugò nella piccola trousse, tirando fuori una forbicina, mentre si rivolgeva al fratello decisamente serio: < Per favore! Toglimi le bende sulle mani. Presto! > Nikos non fiatò, vedendo il fratello così determinato e deciso, capendo che vi era nell'aria qualcosa di grave. Avendosi già scordato dei guai appena superati. E deciso tagliò le bente dalle mani del fratello, che lo sollecitava a muoversi. < Dai, muoviti! > Mentre Eros fissava stregato lo specchio. Nikos più che mai agitato, prorompeva a domandare: < Per gli Dei dell'Olimpo, che succede? > Eros, come un automa, afferrava la bomboletta e correva nell'altra camera a frugare nella tasca della giacca di Nikos, per prendersi l'accendino, mentre gli rispondeva: < Dopo, dopo!... > Avviandosi deciso verso la porta e via diretto all'ascensore del piano. Nikos, abbastanza confuso, afferra l'accappatoio e si precipita a seguire il fratello. Trova Eros davanti all'ascensore che non arriva, pertanto si dirigeva alle scale di volata. Portandosi al secondo piano, per trovarsi di fronte alla camera dei coniugi Holas. Bussando vigorosamente forte e chiamando per nome gli occupanti: < Michail! Fazia! Aprite? > Sbottò sull'imprecisata sua premura. < Papà, sono Eros, aprite presto!? > Mentre altre teste erano sbucate fuori da diversi appartamenti del piano a vedere chi è che urlava 135 nel pieno della notte. Poi la porta si aprì e comparve Michail frastornato. Eros entrò deciso, domandando preoccupato: < Dov'è la mamma? > Lo sollecitò. Mentre il Console ancora sbigottito, in quella confusione provocata del nuovo figlio, si trovò bloccato per un momento, poi rispose: < Fazia è di là. O è ancora in bagno! > Borbottò confuso: < Ma cos'è successo, figliolo, spiegati? > Mentre in quell'istante compariva Fazia attirata dal vociare del figlio. Aveva in dosso una graziosa camicia da notte rosa, e i capello neri e lunghi sciolti sulle spalle. Preoccupata per l'improvvisa visita dei figli dai volti agitati. Eros alla vista della donna, traeva un lungo respiro di soddisfazione per un immaginario scampato pericolo, tentando di scusarsi: < Mamma! Meno male, che non sei ancora entrata in bagno... > Senza aspettare altro, Eros si dirigeva verso il bagno e fece scattare la serratura e con il piede spingeva la porta ad aprirsi. Con una mano teneva la bomboletta della lacca per capelli e nell'altra apriva l'accendino. Poi un leggero sibili arrivò alle loro orecchie. Sul pavimento del bagno c'era un grosso serpente cobra pronto a colpire. Ma all'istante fu raggiunta dalla lunga fiammata, scagliata contro da Eros che premeva sul pulsante dell'erogatore e la fiamma dell'accendino aveva acceso con prepotenza il getto infuocato. Il serpente si attorcigliò disperato per poi rimanere fermo e stecchito sul pavimento del bagno di ceramica nera. Per un buon momento vi fu un silenzio tombale tra loro, ammutoliti per quell'inaspettata sorpresa. Mentre l'odore di quell'arrosto improvvisato si diffondeva per l'appartamento. Mentre alle loro spalle erano già arrivati gli inservienti e il direttore del Hotel a scusarsi per quell'impossibile e increscioso problema sorto. < Ma come hai fatto a capire Eros? > Gli domandò Michail e la moglie, capendo lo scampato pericolo, si buttò tra le braccia del figlio, mormorando piano: < Grazie figliolo! Grazie, anche perché, mi hai chiamata mamma... tesoro mio! > Mentre si stringeva i suoi figli accanto emozionata, più che spaventata. Poi Eros ripresosi da tutto quell'insieme di cose, provò a dire: < Sinceramente, posso dire che ora faccio parte della famiglia. Siete veramente la mia famiglia. Una madre, un padre e un fratello. Sono felice! > Si accorse che mamma Fazia stava piangendo, ma di felicità. Poi Nikos provò a dire: < Allora, la maledizione non è ancora finita. Vero? > Rivolgendosi ad Eros. < Già! Purtroppo l'avevo percepito all'arrivo qui. Appena ho posato il piede su questa terra egiziana all'aeroporto. Ho percepito qualcosa che mi 136 respingeva indietro. Non ho voluto dirvi nulla per non impensierirvi maggiormente tutti voi, miei cari. Capite! Io sono più che sicuro che tutto dovrebbe finire alla apertura vera e proprio della tomba del faraone Erosmenkhotep I. Questo pomeriggio sapremo se avremo vinto. > < Oh, mio Dio! > Protestò la contessa sopraffatta da troppi presagi. Mentre giornalisti accampati nella hall del Grand Hotel, erano già accorsi a curiosare e intervistare chiunque potesse fornire l'accaduto. Poi la direzione fece sgombrare il campo cercando di mettere a tacere simili dicerie di un cobra parcheggiato nei bagni del Grand hotel, “Nile Hilton”. Finalmente dopo, rimasti soli e aver chiuso fuori i curiosi dalla loro suite. Nikos provò a chiedere al fratello, mentre erano seduto nel salotto a commentare. < Ma cosa hai visto di preciso nello specchio del nostro bagno di sopra, prima? Io avevo guardato intensamente ma non vedevo nulla... O sì! A ripensare mi sembrava qualcosa che bruci, una fiamma... > Eros osservò i presento e spiegò: < Voi non ci crederete, ma ho visto questo bagno e in un angolo buio il serpente in agguato. E d'incanto mi era apparsa la regina Hetepel, moglie di Erosmenkhotep I. E mi pregava di far presto per evitare, che ancora una volta la maledizione eterna, si vendichi contro chi tenta di far del bene verso di me. Essendo riuscito a sfuggire al male e alla vendetta del malefico sacerdote Khor, ma che purtroppo la sua magia nera persisteva insistente. La regina Hetepel è sicura che presto, io darò l'opportunità di portare lustro ed onore, al suo adorato sposo, l'ignoto faraone Erosmenkhotep I. Che per millenni disonorato senza colpa. Capite! Questa intricata matassa, dove io centro sempre in ogni cosa. Pertanto mi sento in dovere di portare a compimento l'impegno presomi. > Spiegò Eros con visibile promessa. Mentre tutti quanti si guardavano in viso in domande mute. Poi Eros prosegui spiegando: < E tutto questo è quello che mi ha trasmesso quella splendida sposa e Regina della Valle delle Gazzelle. E vi devo dire che dentro di me, è come fosse veramente stata la mia sposa, da tanto amore e devozione che sento per lei. E sinceramente, nel rammentare il suo dolce viso dal sorriso radioso... > Eros si era fermato, dal suo viso trasmetteva un certo stupore. Poi riprese a dire col sorriso sulle labbra: < Mah! Che stupido? Devo dire che sono stato proprio uno stupido a non capirlo prima? > Mormorò, quasi tra se. Mentre si guardava le mani arrossate dall'ustione. < Cosa? > Gli chiese Nikos agitato, anche mamma e papà erano 137 impressionati da tanto impegno e devozione per quel faraone ignoto. Poi Fazia se lo avvicina accarezzandogli i capelli neri e ricci, chiedendo anch'essa: < Cosa non hai capito Eros? > Mentre osservava le mani del suo figliolo arrossate e pregava Nikos. < Per favore, prendi quel pacco di sutura sul mobile figliolo. > Poi dopo aver rimessi la pomata e fasciato le mani, aspettavano ansiosi che il giovane riprenda a spiegare. < Grazie Mamma! Sì, sono veramente sorpreso? Questa poi! Solo ora ho capito che in tutte le epoche e i vari matrimoni, succeduti nei millenni. La donna che sposavo era sempre la stessa. Sì, era sempre lei che si tramandava nelle varie epoche e tempi. Ora lo capito al rivederla per bene. E' sempre stata lei, bella e dolce, in qualsiasi veste che indossava, era lei! La Regina Hetepel... La donna del mio cuore! Perché fin dall'infanzia, nei miei primi sogni e incubi, la vedevo al mio fianco sorridente. E io avevo sempre accostato l'immagine a delle compagne di collegio... Perché mai! Non ci ho pensato prima? Non vedo l'ora che si apra la loro tomba e poter toccare le sue spoglie, perché esse mi appartengono. > Sussurrò Eros estasiato. 138 Capitolo Ventiseiesimo Antistante al piazzale del “Nile Hilton” lo grosse berline governative aspettavano i personaggi di rilievo per trasportarli nella zona di El-Faiyum ad assistere finalmente all'apertura della tomba faraonica. Le diverse berline in fila indiana filavano silenziose e veloci verso la meta. Avevano lasciato ormai la città alle spalle e si inoltravano nel deserto Occidentale Libico. Sulla loro sinistra si profilavano le alte piramidi di Giza, a ricordare ai posteri la perenne presenza del passato. Mentre le vetture correvano sull'asfalto bollente, sollevando una leggera polvere di sabbia fine. Erano accompagnate da due motociclisti della polizia di stato. E tra non molto sarebbero arrivati tra le rovine del villaggio del Gurab, sul punto esatto della scoperta archeologica, descritta dal giovane De'Sesostri. Nella parete del monte Gebel En-Naalum. Per Eros trovarsi lì, in Egitto, in quel deserto per la prima volta, gli sembrava un po' strano. Per lui era come ritornare sui suoi passi, nel passato. Ad un certo punto Eros non riusciva a capire bene cosa si sentisse addosso. Una forte apprensione ed un certo affanno e sgomento. Capendo sempre di più che la maledizione si stava preparando per il colpo finale. E quella sua sensazione la doveva tener ben presente ad ogni evenienza. Tutti i presagi che aveva assistito nel passato si stavano conglobando per l'ultima lotta. Ma al tempo stesso Eros era più che sicuro che la vittoria finale sarebbe stata la sua. Era più che convinto questa volta. Pensando che in Egitto le superstizioni e magie nere erano di casa, Sebbene già nelle varie epoche e nelle ritrovate tombe di eminenti faraoni, vi era sempre qualcosa di misterioso e sospetto. In special modo, come la famosa scoperta del faraone Tutankhamon, quel monarca dimenticato, fulcro della storia egizia, ritrovato nel 1928. Dove misteriosamente la morte colpì vari componenti partecipi al ritrovamento. Poi accantonò quelle rivelazioni e sì impegnò ad aspettare il momento e al fatto compiuto. E finalmente poter svuotare la mente dai fantasmi del passato e assaporare quelle amenità tanto ricercate. 139 La voce accanto del ministro Egiziano Amed Sukian lo distolse dai gravosi pensieri: < Signor De'Sesostri, le piace il nostro paese? Ho notato che la sta ammirando con provato interesse. > < Sì! Le devo dire la verità, mi affascina. Forse per il fatto che lo sempre sognato questo Vostro paese. Sebbene non sono mai stato in Egitto è talmente vivo in me questi luoghi, che mi sento in parte appagato. Mi creda, dottor Sukran. > Confermò la sua idea Eros. < E' molto strano il suo modo di amare e di interessarsi a qualcosa o qualcuno. Comprendo in quale stato emotivo si sia trovato in tutta la sua vita avventurosa. Da quel che mi hanno riferito. Al dover rivivere questa esperienza fantastica da sembrare assurda, ma reale. Ho rivisto la sua registrazione, assieme al professore Frasel e il dottor Hamar, oltre ad altri archeologi di fama mondiale. E abbiamo dedotto quanto sia grande la sua capacità di trasmettere il passato visivamente. E stato strepitoso! Mi scusi l'invadenza... Ma dopo quel micidiale fulmine che la colpito. Per fortuna scampato all'agguato. Veramente la sua memoria se ne è andata via? Ha perso le sue facoltà medianiche? E' un vero peccato! > Perorò curioso. < Purtroppo è così! Sono stato, diciamo, fregato dal fulmine. Per fortuna che avevo già rivelato prima l'ubicazione della tomba a Voi. Altrimenti ora non saremmo qui per il ritrovamento e l'apertura. > Spiegò Eros, per l'ennesima volta la perdita virtuale di memoria. < Mi ha lasciato un grande vuoto e non riesco più a percepire il pensiero altrui. > Mentiva spudoratamente, ma capiva che era l'unica soluzione per liberarsi del passato e di tutti quelli che l'avrebbero voluto per ben altri scopi. Mentre il Ministro commentava: < Peccato! Poteva essere un buon motivo di interesse scientifico. Certo, per la scienza in futuro... Peccato! > < Già, lo pensato anche io, dottor Sukian. > Mentre percepiva le varie idee che si era prefisso il ministro nell'accompagnarlo agli scavi. Saper per sicuro che non poteva essere manipolato da altri a scavare nelle menti altrui a beneficio di scaltri interlocutori, a spese del malcapitato di turno. Poi finalmente erano giunti sul posto. Eros tirò un respiro di sollievo, non gli andava di continuare quel discorso belligerante. Un sacco di gente erano lì ad attenderli, ansiosi di conoscere e carpire qualche nuovo messaggio. Vi era anche un drappello di militari bardati a festa e la polizia per contenere l'ordine e la frenesia del pubblico accorso per l'evento, presumibilmente mondiale. I più criptosi erano i giornalisti, che sgusciavano dappertutto con invadenza. Mentre Wampol era entrato 140 nella schiera dei privilegiati, si era abbinato in sincronismo e coordinamento con la televisione egiziana. Riuscendo ancora una volta a completare la sua “Pressing show” in diretta con l'Europa, portando la sua trasmissione, “Coscienza” ad un l'odiens sempre più elevato. Eros stava pensando che quell'uomo era veramente formidabile. Non si sarebbe fermato davanti a nulla. Sapeva carpire dal nulla e fare un reportage di prima mano. “E' proprio un vero caimano!” Sbottò. Mentre erano tutti là, a complimentarsi tra loro con calorose strette di mano. Incontri con personaggi di rilievo e alti ufficiale egiziani a completare il drappello dei convenuti all'evento. Poi sul palco improntato per l'occorrenza, il primo Ministro porgeva una onorificenza al giovane De'Sesostri,: < Sono felice di consegnarle questo simbolo di gratitudine consegnatami dal Presidente egiziano, come nostro cittadino onorario. Tanto più che lei è per metà egiziano e l'altra italiano. Per la sua spontanea collaborazione alla scoperta di questo faraone Erosmenkhotep I, che i nostri studiosi stanno per portare alla luce. Dando lustro e gloria al nostro paese. E questa scoperta porterà, come da lei richiesto il nome di suo padre Antonio De'Sesostri e Karem Aiyubi sua madre. > Eros un po' emozionato porgeva la mano al ministro e ritirava la targhetta che gli veniva donata. Poi si sforzò a dire poche parole in arabo, che aveva imparato dai compagni arabi all'accademia di architettura a Venezia: < Assalàm Si Sidi. “Salute a voi signori”. Ringrazio vivamente il presidente e il popolo egiziano, per l'onore di aver concesso a mio padre il permesso di cercare la storia di questa nazione millenaria. A essere ricordato tra voi. E io auspico che dare onore e gloria al faraone Erosmenkhotep I è la saggezza di un grande paese come Egitto. Shukran! Grazie! > Concedendosi saluti e strette di mani di prammatica al caso. 141 Capitolo ventisettesimo Poi l'attenzione veniva attratta dal dottor Hamar che avvisava che tra pochi minuti si sarebbe aperta una grande apertura nella parete della montagna più in alto, sopra di loro. Dove uno stuolo di lavoratori stavano febbrilmente lavorando da giorni all'opera, creando una nuova e grande galleria per poter accedere più liberamente. Oltretutto ad evitare quei terribili trabocchetti impiantati per fermare il percorso dei ladri trafugatori di tombe, ad evitare di risvegliare il sonno del faraone maledetto. Permettendo così, alle telecamere potessero riprendere l'evento storico dall'inizio. Senza dover rovinare e intaccare i vari graffiti e geroglifici nel percorso vecchio esistente. Quei geroglifici che nelle visioni del giovane chiaroveggente aveva visivamente mostrato in anteprima. Al campo base era stato allestito una piccola tendopoli, dove i signore e signore dell'alta società del paese, oltre a quelle straniere, il poter vedere al riparo un po' dal sole cocente e dissetarsi al bar allestito a dovere. Nella parte più in ombra sotto tendoli scuri, era stato sistemato un grande schermo per mostrare le varie fasi dei lavori nei cunicoli del monte a portare alla luce ciò che De'Sesostri aveva menzionato più che bene, su eventuali tesori che dovrebbero trovarsi nella tomba. Nell'attesa di svelare l'arcano mistero, c'era già chi si rifocillava con spuntini e squisitezze locali, fra datteri e succulenti leccornie nomade, e per dissetarsi bibite ghiacciate e del buon tè alla menta. Era il modo migliore per far passare l'arsura che il caldo provocato del deserto infuocato. Oltre alle folate di vento caldo che investiva gli invitati a smuovere i bianchi tendoni sopra le loro teste. Nel marasma delle persone convenute ad assistere all'evento, c'era sempre chi riusciva a farsi strada tra i presenti. E a un certo punto una voce suadente fece voltare Eros e gli altri del gruppo a discorrere. < Carissimo, Eros! Come stai, spero bene? > Le chiese Lorelaine che si era avvicinata accompagnata da un giovane fotografo di sua scelta. Eros gli porse un discreto sorriso e sbottò tranquillo: < Uhm! Diciamo bene! E tu, sempre meravigliosamente in forma, da quel che vedo. Sei sempre più che mai 142 affascinante! > Guardando con simpatia il giovane al suo fianco, che si contraeva le mascelle per la gelosia. Era quello che Eros leggeva nella mente del giovane servitore. Non sapendo che per Lorelaine era e rimarrà, soltanto una semplice ruota di scorta. Mentre Lorelaine ne godeva del giudizio espresso da Eros davanti a tutti. Poi come di sua abitudine e da brava giornalista si scuoteva e si congratulava con Eros: < Sono veramente contenta che ce lai fatta! > mostrando un sorriso conturbante. < Grazie! E' cosa passata. > Rispondeva Eros, mentre capiva che Lorelaine voleva conoscere il gruppo di parenti, sebbene sapeva già tutto di loro. E in quella intrusione nel pensiero di Lorelaine Eros captò qualcosa che non sapeva. Lorelaine se la intendeva molto bene, ma di più per convenienza con Wampol. E gli scappò quasi da ridere. Capendo che la donna era arrivata a cercarlo a Thorikon solo per carpire eventuali sotterfugi, sfuggiti al Caimano? Eros si trovò a dire tra s'è: “Questa poi!” Mentre Elena al fianco di Nikos, gli dava una gomitata, per attirare la sua attenzione, preso dalla bella Lorelaine, la donna vista sul terrazzo di casa sua. < Nikos! > Bisbiglio Elena all'orecchio del giovane. < Ma chi è quella giornalista? Sembra che Eros la conosca bene...> Malignò Elena. < Come, no! Erano a casa mia, a Thorikon... > Spiegò Nikos. < Per davvero? E... Lasciamo perdere...> Mentre Eros vedendo la donna impaziente fece le presentazioni ufficiali, sapendo che tra Wampol e gli agenti segreti avevano già raccolto un sacco d'informazione. Pertanto valeva ormai anticipare l'evento presentando: < La signorina Dumond, giornalista del Corriere della Sera. Lorelaine ti presento mia madre, la contessa Fazia e mio padre il console Holas che tu già conosci più che bene. > E prima ancora che lei parli, fra le strette di mano un po' distanziate, Eros continuo nelle presentazioni: < La signorina Elena Gariffa e mio fratello Nikos. La signora Renes Gariffa madre di Elena. Ora puoi tranquillamente fare il tuo reportage da ElFaiyum. Giusto? Wampol era poi, rimasto soddisfatto del contenuto della cassetta che hai portato. > Formulò Eros sorridendo, al pensare: “La registrazione della lunga notte passata a letto con lui”. < Mi dispiace, ma avevi dimenticato altro materiale a Thorikon, vero? > Lorelaine non aveva battuto ciglia e prontamente rispondeva sull'evasivo: < Ecco dove avevo dimenticato la mia borsa! Ormai non ha più importanza. Giusto Eros! “A quel punto l'avrebbe fulminato per la rabbia, ricordandosi il perché del cattivo comportamento di Wampol nei suoi confronto. Che stupida sono stata a non risentire la cassetta.”. < Scusate ma ho un'intervista da fare. 143 Poi siamo pronti all'evento. Arrivederci! > E Lorelaine si eclissò di volata incavolata. Fazia si avvicinò al figlio e sbottò a mo' di rimprovero. < Eros! Non mi dire che tu e quella giornalista... Lasciamo perdere... > Mentre Eros le sorrideva a tranquillizzarla nel dire a tutti i presenti. < Non temete, ha solamente tentato di fare la furba, per estorcermi qualche informazione particolare, ma si è tradita da sola. Forse pensava che usando le sue moine io non le leggessi il pensiero distorto. L'unica cosa che posso dire, a letto non era poi male. > Ma veniva fermato dalla contessa contrariata. < Eros! Per cortesia... > Ma interveniva Nikos in sua difesa: < Mamma, lui in quei giorni sapeva che doveva morire e voi che stia a pensare alla morale. Lorelaine avrebbe usato ogni mezzo per estorcere qualcosa. E lui la accontentata. Io avevo tentato di spiegarti la situazione quel giorno mamma, ricordi? > Mentre le sorrideva e subito lei rispondeva: < Sì, che ricordo! Scusami Eros se per un momento ho pensato male. > < Una madre non deve mai scusarsi, se proteggere i propri figli. > Poi un rumore di pietre che cadevano dalla parete poco lontano del monte Gurab En-naalum, si era alzato un polverone . Dopo che la polvere si era diradata e gli spettatori dal basso guardavano in direzione dei lavori per capire se tutto andava bene. Poi si sistemarono di fronte ai teleschermi per vedere cosa stava succedendo la in alto, tra gli operai in fervidi lavori, a spostare e ripulire i resti del diaframma che apriva la nuova galleria. Un egittologo portò sotto la tendopoli una pietra della montagna, dove si vedeva inciso il famoso segno di Ankh, quel segno che il giovane De'Sesostri aveva menzionato nel suo racconto. E ora e lì per essere visto da tutti, come primo reperto della storia. < Ragazzi! Vogliamo andare a vedere, cosa succede? > Consigliò Fazia. Per sviare via da quei discorsi di poc'anzi, non per nulla producenti. Poi con serietà Eros Sbottò dicendo: < Vado lassù mi aspettano i miei antenati. > E si avviò deciso su per il ripido sentiero. I militari che controllavano il luogo, lo fermarono, ma subito il dottor Hamar fece segno di lasciarlo passare e proseguire ad unirsi agli archeologi al lavoro. 144 Capitolo Ventottesimo Dopo che il polverone si era diradato attorno all'entrata della galleria appena aperta, sulla parete della montagna dalla roccia friabile. La parte iniziale della nuova galleria correva a lato del cunicolo originale. Dove avevano trovato trappole micidiali, con buche profonde e piene di lame arrugginite e taglienti a fermare eventuali intrusi. Più avanti invece, si univa alla vecchia galleria scavata nei millenni antecedenti, il percorso di una ventina di metri, fra detriti abbastanza erosi dal tempo. Si era provveduto a controllare che non vi fossero gas velenosi o radioattivi, e altre sostanze a creare disguidi nel percorso, alla vicina scoperta. I vari archeologi che si apprestavano a controllare e fotografare ogni cosa e anfratti, per una buona documentazione del posto e per ogni cosa ritrovata. Tutto doveva essere coordinata a dovere, visto che il tutto veniva trasmesso in diretta televisiva e pertanto doveva filare liscio, senza intoppi di qualsivoglia. Era stata da tempo impartite le varie fasi di lavoro, nel procedere senza intoppi, esposte dal direttore degli scavi Dottor Zakis Hamar. Mentre altri esperti egittologi stavano sistemando delle luci elettriche volanti, per mostrare al mondo la meravigliosa scoperta. E nel giro di mezz'ora si poteva accedere alla galleria abbastanza sgombra da detriti. Poi, finalmente poter percorrere quella scala millenaria un po' insabbiata nel tempo, che si inoltravano nel ventre della montagna. Una commissione di esperti archeologi aveva selezionato le poche persone prescelte per la visita in diretta, fornendo ciascuno un casco ed una torcia. E a quel punto, avrebbero percorso per primi quelle pietre secolari. Percorrendo quei pochi metri nell'antro del mistero, con un tonfo al cuore per la meravigliosa missione intrapresa a riuscire ad assistere alla prossima e famosa apertura. Poi alla fine si trovarono in un'ampia sala, proprio di fronte alla parete sigillata e impolverata nell'anticamera alla tomba del faraone. Così, aveva descritto De'Sesostri nel racconto e finora si rivelava tutto esatto. L'esperto egittologo Petre Hamis precedeva la piccola comitiva con una 145 torcia in mano a illuminare il percorso, seguito da un cameraman egiziani e stavano per entrare oltre la piccola porta di legno ricoperta d'oro. Da lasciare stupiti un po' tutti. Disegni e geroglifici raffigurante la breve vita del sovrano disonorato. Il dottor Zakis Hamar e una giovane dottoressa avvolta dal solito abbigliamento mussulmano grigio, stava cercando di decodificare quelle prime scritte impolverate da millenni. Eros dal fondo prego di aspettare un momento prima di proseguire. Le poche persone in fila indiana si voltarono per capire cosa diavolo debba succedere ancora. Tutti erano fremente e pieni di premura, aspettando per cosa, voleva dire il signor De'Sesostri. Mentre Eros sorpassava il robusto e curioso ministri egiziano dottor Sukian, esponeva il suo dubbio, mostrando sempre quella sua ingarbugliata smemoratezza. Poi tentò di spiegare: < Nelle mie visioni. Non ricordo bene in questo momento? Ma, vedevo questa porta attraversata da qualcosa di saettante e spariva via velocemente. Sinceramente ho una confusione in testa. > “Mentiva sulla sua smemoratezza, ma sapeva per certo che vi era un pericolo oltre la porta e non voleva che succeda qualcosa di grave ancora”. < Posso provare io? Ormai ci sono abituato alle sorprese. > Provò a dire. Hamar e Petre si spostarono, capendo che qualcosa di malefico c'era ancora che gironzolava attorno ed avevano capito che il giovane smemorato in quel momento non mentiva. Sebbene qualcuno del gruppo borbotta, perché si perde del tempo prezioso. Sotto le luci della torce e il piccolo faro della telecamera che veniva fornita la luce dal lungo cavo dal generatore all'esterno, a illuminare quella meravigliosa porta che rifletteva la luce con il suo oro. Eros si avvicinò e accarezza la porta regale indorata. Mentre dentro di se Eros sentiva un forte palpitare, un respiro di angoscia ma non suo, sapendo esattamente che era l'ultima soglia di morte. Traeva un debole respiro e poi appoggiò il palmo della mano e toglie la polvere rimanente a mostrare i geroglifici che annunciano la maledizione del Dio Seth. L'archeologo Petre alle sue spalle tentava di decodificare e tradurre quel segnale di avvertimento espresso da quel Dio malvagio e spietato, spiegando a voce alta: “Colui che varcherà questa porta nell'aldilà nei regni dei morti. Perirà per mano degli Dei che custodiscono l'onta di vergogna del faraone ignoto e rinnegato... Non...” Eros ha un presentimento e ritrae velocemente la mano, oltre, nel fare un passo indietro. Proprio, mentre lame guizzanti, che brillavano alla luce 146 delle torce, uscivano dai lato della porta a incrociarsi al centro con un lamento lugubre, un rantolo di morte, da far accapponare la pelle. Poi come d'incanto rientravano velocemente nella loro sede invisibile. Mentre tra i presenti ci fu un: < Oh h! Per il profeta Hallàh! > Di un'esclamazione generale per l'inaspettata sorpresa e spavento. Anche giù sotto la tendopoli ebbero tutti un sussulto di terrore, nel vedere ciò che la telecamera inquadrava e tremava, per la paura del cameraman spaventato. La contessa Fazia tremò, di fronte a quel guizzo scintillante. Mentre si stringeva contro il marito, bisbigliando spaventata: < Michails, speriamo che non succeda nulla al nostro ragazzo! > Holas gli sorrise felice di quella madre così premurosa e protettiva verso i suoi figli acquisiti felicemente. Poi rispondeva: < Non temere! Eros saprà sconfiggere la maledizione è un Holas di adozione! > Facendo sorridere la moglie in apprensione. Eros provo ancora a rimettere la mano sulla porta dorata, mentre qualcuno alle sue spalle mormorava: < Faccia attenzione! > Mentre Eros toccava e ritrasse decisamente la mano, le lame mortali schizzavano fuori velocemente, per poi ritirarsi rapidamente. Petre si consultò con Eros e Hamar, per trovare un modo a neutralizzare le lame micidiali. Eros, spremendosi le meningi a capire il congegno di scatto e poterlo neutralizzare. Spiegando al direttore: < Dottor Hamar , penso che vi siano degli impulsi magnetici a far scattare la trappola. Senz'altro sono come due calamite che hanno la polarità eguale, ma appena si intromette qualcosa di metallo scattano. Un giochetto che non si esaurisce nel tempo anzi perdura. Oltretutto la montagna sovrastante e ottimale per attrarre i fulmini e stabilizzare la ricarica delle lame. Proviamo con due tavole di legno ai lati, tenendo ben lontano oggetti di metallo. Penso che anche un semplice orologio al polso o una catenella al collo possa attivare lo scatto mortale. > Spiegò Eros mentre si toglieva l'orologio dal polso e un mazzo di chiava dalla tasca dei calzoni e si controllò cos'altro aveva di metallo addosso. Mentre Petre aveva già richiesto delle lunghe tavole sufficienti al caso. Eros provò a eseguire il giochetto della toccata e fuga. E a quel punto sembrava che funzioni. Nulla si muoveva dalle pareti ai lati del portale. Appena le tavole erano state sistemate ai lati da operai seminudi ad evitare sorprese e con dei martinetti si bloccò definitivamente la trappola micidiale. Permettendo a tutti di trarre un profondo respiro di sollievo. Mentre qualcuno del gruppo esponeva euforico: < E' formidabile! Ingegnoso quel machiavellico 147 sistema millenario. > Eros non si stupì più di tanto. Quella voce melliflua era nient'altro che quella di Wampol. Era riuscito a intrufolarsi dentro tra i privilegiati. Roba da non credere? Dovette ammettere Eros ch'era peggio di una piattola Wampol, non mollava mai la presa. Eros dopo le sistemazioni delle tavole, Hamar voleva che fosse uno dei lavoratori ad varcare la soglia, per primo. Ma Eros lo fermò dicendo a voce alta: < Se qualcuno deve morire , quello sarò io! E non un innocente operaio che sgobba tutto il giorno per portare a casa il pane per i suoi figli. No! Vado io! Capire quello che vuole il fato. E' il mio destino. Poi, oltre questa porta si dovrebbe trovare la fine della storia. > Spingendo la porta che non fece resistenza ed entrò deciso. Tutti erano in attesa di qualcos'altro, ma nulla stava succedendo. Eros illumino con la torcia l'interno e si guardò attorno. Come da sotto un velo emerse adagio, adagio cose favolose: Strani animali che lo fissavano, uomini a grandezza naturale armati di bastoni e lance sbucarono dall'ombra, preziosi forzieri, vasi di un luminoso alabastro, il trono aureo del faraone, in legno laminato d'oro e decorato da colori vividi, carri in sosta che attendevano i cavalli, leggiadri divani con teste e zampe d'animali invitano a sdraiarsi.... Poi delle voci alle sue spalle lo richiamarono alla realtà del momento: < Vede qualcosa? > Quasi con paura ad entrare chiedevano dubbiosi al giovane. < Sì! > Rispose Eros, < Cose meravigliose, come li avevo già viste nei miei sogni. > Poi la voce del dottor Hamar risuono alle sue spalle esplodendo di contentezza: < Per il sommo profeta! Il ben di Dio! Hallàh è grande! > Mentre si guardava attorno esterrefatto felice di quel ritrovamento di portata mondiale. Mentre altri entravano solamente con le teste a guardare quella meraviglia del passato arrivata integra fino ai giorni nostri. Poi Hamar consigliò di non toccare nulla, il personale archeologico avrebbe catalogato e fotografato ogni cosa. Permettendo alle telecamera di inquadrare e visionare il contenuto di quella camera, colma di suppellettili mirabili. La visione della telecamera portava all'esterno lo splendore e quella ricchezza inimmaginabile, la scoperta di quasi tremila anni prima. E per la seconda volta una scoperta così ricca di oggetti di un impero scomparso, è degno di nota. Era la voce di qualcuno nel gruppo. Eros avanzò con cautela ad evitare ti toccare e spostare qualcosa, per lui era un sacrilegio maltrattare quei manufatti antichi. E alla fine si avvicino ad una parete a mostrare. < Questa è la parete che nasconde dietro la vera 148 tomba del faraone Erosmenkhotep I. Ma prima bisognerà spostare queste meraviglie del passato ad evirare danni, > Espose serio Eros. Mentre Petre e Hamar si consultarono e disposero che avrebbero prima controllato e catalogato quelle meraviglie. Nel frattempo permettendo di riprendere ancora qualcosa alla telecamera quella meravigliosa scoperta e mostrarla al mondo intero. < Signori penso che sarete tutti soddisfatti per il momento. Purtroppo questo intoppo prezioso non possiamo trascurarlo. Vorrà dire che vedremo più avanti la tomba e il faraone se esiste. Bisognerà aver pazienza. Sono passati migliaia di anni, si potrà aspettare ancora qualche giorno. Vero! > Espose il direttore Zakis Hamar, soddisfatto del buon risultato. < Pazienza, pazienza! > 149 Capitolo Ventinovesimo Piano, piano uscirono tutti dal tunnel stravolti e contenti di essere stati i prima a vedere quelle immense ricchezze nell'anticamera della tomba del faraone Erosmenkhotep I. Erano rimasti all'interno soltanto i responsabili delle ricerche di quei reperti, a visionare a catalogare, fotografare ogni cosa all'interno della camera dell'oro. Il fotografo del dipartimento di archeologia egizia, stava fotografando i vari manufatti quando qualcosa attirò la sua attenzione, mentre archeologi stavano alzando un mobiletto decorato e intarsiato per portarlo fuori e riporlo in casse da imballo già preparate prima, che sarebbero poi portate al Museo del Cairo. Sotto al mobiletto a terra un piccolo rotolo di papiro attorcigliato e schiacciato: Il Fotografo chiamò l'archeologo Petre e il direttore Hamar, mentre fotografava il posto e la posizione del reperto. Poi Petre, raccolse il vecchio papiro e si consultò con Hamar, aprendo delicatamente il papiro per leggere le poche frasi scritte. Hamar fece chiamare Eros che stava uscendo assieme agli altri visitatori e ritornò all'interno dell'anticamera colma di tesori ineguagliabili dalla bellezza. Hamar e Petre stavano decodificando i geroglifici sul papiro e alla fine espressero unanime cosa diceva il contenuto, mentre Eros era giunto accanto a loro: < Questo papiro esprime un inno espresso al faraone Sesostris III per la sua potenza e canta: “colui che massacra le tribù senza colpo ferire, che lancia le frecce senza tendere l'arco.” < Com'è finito in questa tomba, tra questi manufatti. Ho qualcuno la messa per sbaglio? Se questo faraone era stato maledetto, come? > Spiegò l'archeologo Petre pensieroso a Zakis Hamar, mentre guardava Eros, sperando che esprima qualcosa di aver visto nei tempi lontana in fondo alla sua memoria. Eros restò un momento pensieroso e alla fine, mentre altri esperti si erano avvicinata a sentire cosa avrebbe detto. Essendo tutti convinti che non centrava nulla con quella tomba quel inno al nonno del faraone Erosmenkhotep I. Poi Eros esponeva tranquillo ciò che la sua memoria ricordava, in quel momento capiva che la smemoratezza non centrava e spiegò: < Quel papiro l'aveva raccolto il principe Erosmenkhotep I a cinque anni tra un cumulo di suppellettili ammucchiati 150 in una camera del palazzo e lo nascose sotto ad un mobile nella sua camera. Quel mobile che avete appena portato fuori da qui. > Hamar rimase un po' stupito da una banale circostanza, ma subito esponeva: < E' qualcosa che ci aiuta a capire la vita e il momento di quei lontani tempi. La storia si completa anche da piccole storie e congetture. Grazie De'Sesostri! Lei sta aiutando a portare gloria e onore al nostro paese. Beh, diciamo per metà anche suo. Vero? > Formulò con rispetto. E il giovane Eros rispondeva semplicemente. < Aspetto con ansia l'apertura oltre quel muro e allora scopriremo cose da stupire il mondo intero. > Formulò serio. Hamar guardò Petre e capirono che non dovevano interrompere il lavoro, pregando tutti di continuare tutta la notte a far presto per aprire un varco tra quelle meravigliose opere accatastate, per arrivare alla parete di fondo un po' inclinata e impolverata che copriva i geroglifici impressi sopra. Eros era uscito dalla galleria assieme al direttore Hamar, e raggiunsero gli altri giù sotto la tendopoli. Wampol, sempre sulla breccia di notizie fresche, si avvicinò chiedendo con furbizia: < Signor De'Sesostri cosa ne pensa di questa mirabile sua scoperta? > Mentre pregava il suo cameraman di riprendere Eros e il dottor Hamar assieme per intero con l'inquadratura del monte alle spalle. Eros ad evitare malintesi inutili rispose tranquillo al giornalista: < Caro Wampol, lei non riposa mai. Sempre alla ricerca dell'ultima notizia? Le devo dire che i misteri di questa mia vita parallela ai miei predecessori non mi sembra per niente finita. Per quel che posso ricordare dopo quella brutta scossa al mio cervello, da trovarmi ancora un po' sfasato. Ho tentato di leggere... Insomma, ci sto provando con lei ora. Ma proprio non mi riesce. Questo è il guaio. Sono rimasto un bel po' rincretinito. Pazienza! Almeno qualcosa ero riuscito a farlo prima e meno male, altrimenti ora non saremmo qui a cercare la tomba del faraone. > < Su questo siamo più che d'accordo Eros. Pazienza! Mi perdoni, vado ad intervistare il ministro egiziano, arrivederci! > Era abbastanza felice di saper che il giovane non poteva più entrare nella sua testa. Nikos, aveva lasciato la ragazza tra gli invitati all'ombra e si era avvicinato al fratello chiedendo: < Come è andate la in alto e sotto terra, nei cunicoli millenari? Abbiamo visto sui teleschermi quel guizzi di lame micidiali, di fronte alla porta d'oro luccicante. Per un momento ho temuto che ti succeda qualcos'altro? > Riviveva Nikos un po' preoccupato. Eros ammiccò un momento, mentre Nikos l'osserva pensieroso e stava 151 per dire qualcos'altro. Ma Eros lo fermò dicendo a sua volta: < Aspetta fratello. C'è o ci sarà qualcos'altro. Questo è più che sicuro, ma non so dove e quando? E questo senso di apprensione è veramente opprimente e non riesco a percepirlo per intero. Comunque staremo a vedere, forse meglio dire, stare all'erta. Poi questa montagna ha la proprietà di attirare i fulmini e non vorrei che ne arrivi qualcuno all'improvviso a ciel sereno. Siamo riusciti una volta a imbrogliare il destino, speriamo di farcela ancora. Caro fratellino! > Offrendogli un sorriso. Nikos non voleva più tormentarlo con altre domande e sminuire l'apprensione addosso, perciò propose al fratello di rientrare al Cairo con loro. Mentre i famigliari si erano avvicinati un po' stanchi di quella giornata movimentata. < Senti Eros noi vorremmo tornare in albergo a rinfrescarci un poco. Tu cosa intendi fare? > La voce di Fazia risuonò alle loro spalle. < Sono sicura che tu intendi fermarti qui ad aspettare l'evento. Vero figliolo? E' il tuo momento...Ti serve qualcosa Eros? > < Già, hai ragione mamma! Rimango qui con il dottor Hamar per vedere e arrivare al più presto alla tomba del faraone. Non posso allontanarmi, dove i presagi sono ancora troppo oscuri. Pertanto è meglio restare e controllare. Voi andate pure a riposare. Domani quando ritornerete, spero che tutto sia finito, nel modo migliore. Comunque grazie! Ma non mi serve nulla mamma. Grazie per la comprensione. > Pian piano il palco si stava svuotando, le vetture e autobus si avviavano in una lunga fila polverosa, Un vento serale faceva svolazzare pezzi di carta e giornali strappati. Mentre in alto sul monte si stava lavorando alacremente a trasportare con riguardo i manufatti antichi, per sistemarli in container per poi trasportali al Museo Egizio del Cairo, dove avevano già preparato e allestito un intero reparto da dedicare al faraone ritrovato. 152 Capitolo Trentesimo Eros aveva lasciato il dottor Hamar, nella baracca del campo, avevano fatto una piccola cena affrettata, assieme all'equipe di archeologi ed esperti nel ramo di manufatti antichi, mentre questi, facevano dei turno a lavorare per sgomberare i meravigliosi suppellettili del sovrano. Stava facendo due passi a meditare sugli avvenuti avvenimenti, pieni di mistero e ancora avvolti in una buona parte di magia. Mentre Eros si guardava attorno tra quei posti millenari sparpagliati nel deserto, sotto un bellissimo cielo stellato, sprofondato nell'oscurità che avvolgeva tutto. Pensando che all'indomani, dalle previsioni scientifiche, si sarebbe verificato alle sei del mattino sulla fascia settentrionale dell'Africa una eclisse totale. Eros si fermò e si guardò attorno, cercando di ricordarsi in quale epoca era stato presente in quel giorno dell'eclisse? Non si rammentava l'avvenimento. Poi si trovò a ripensare a quei tempi passati, alle grandezze dell'impero egizio, che si manifestavano in sfarzosi banchetti, giorni e notti al colmo della lussuria. Ma anche di guerre e odio, dove la ricchezza conquistava e sopprimeva con la miseria e la povertà della plebe sempre succube, oltre agli schiavi nubiani, siriani e alti ancora. Depredando e succhiando il sangue del popolo ridotto alla fame e all'impotenza. Contribuendo col sudore e la fatica a portare gloria e ricchezza per avidi sovrani di ogni epoca in avvenire. Poi la voce del dottor Hamar lo richiamò alla realtà nella notte buia, nel chiedere: < Viene anche lei, su agli scavi, Nella tomba? > < Certamente dottore! Come potrei mancare, proprio ora. > Rispose Eros e di volata raggiungeva il direttore, mentre oltrepassavano il recinto metallici che delineava la parte sotto controllo dell'esercito. All'interno vi erano allineati i grossi autotreni che all'indomani avrebbero trasportato il tesoro al Museo del Cairo, ben scortati dai militari. All'interno dei cunicoli, c'era un andirivieni di persone che trasportavano merce e altri che registravano e fotografavano ogni manufatto che usciva dalla tomba. Il tutto era così scrupolosamente coordinato. Il direttore Hamar aveva predisposto ad evitare intoppi di qualsivoglia un ferreo 153 regolamenti, conoscendo molto bene i suoi dipendenti da ottenere il massimo nel momento del bisogno. Nel mostrare al mondo che l'Egitto sapeva gestire i propri beni senza intoppi o ritardi a festeggiare l'evento pubblicizzato hai quattro venti. Eros, stava ammirando la prontezza e disposizione dei dipendenti arabi o semplici manovali, ma anche gli archeologi egizi a lavorare alacremente con infinita soddisfazione al buon esito della scoperta. Poi, distrattamente nell'attesa, mentre si guardava l'orologio al polso e segnavano quasi le sei del mattino. Chiedeva al dottor Hamar su quella meticolosa catalogazione dei manufatti prima di portarli via: < Ma è veramente ammirabile tutto questo lavoro da certosino? Si stanno impegnando con soddisfazione. > Il dottor Hamar spiegò: < I reperti hanno un significato importante nelle posizione in cui si trovano e sono stati collocati da BA, disposti sino dai tempi con un piano ben preciso. Sembra, dai vari racconti tramandati, che gli Dei, in special modo il KA del faraone, disponeva in un certo modo le cose appartenute al sovrano, così e al risorgere del faraone dall'oltretomba avrebbe trovato ogni cosa al proprio posto, Ma in questo caso particolare le disposizioni sono molti diverse e confuse. Il malefico Dio Seth non vuole che per caso al risveglio del faraone possa trovare le proprie cose e riprenda vita. E questa scrupolosa posizione degli oggetti è per noi di massima importanza, saper come e cosa, ha un significato tutto speciale. Forse era già capitato altre volte, ma i razziatori di tombe avevano già depredato e rubato tutto, che è sempre stato impossibile immaginare e poter scoprire e ripercorrere il cammino a ritroso nei vasi periodi dell'impero egizio. Stabilire con esattezza la.... > Ma la voce di una assistente interruppe la sua esposizione sul passato. Avvisandolo di qualcosa: < Dottor Hamar! Venga a vedere. > Il direttore ed Eros incuriositi si avvicinarono all'archeologa abbastanza impolverata con in mano un pennello. Mentre Hamar chiedeva: < Mi dica Hetel! Cos'ha trovato? > La giovane donna s'era girata, mentre si toglieva gli occhiali e per un momento si fermò incuriosita, ma anche stupita a fissare Eros, per una frazione di secondo gli occhi azzurri di lui indugiarono nei suoi neri e profondi. Hamar nel suo modo sbrigativo fece le presentazioni: < La dottoressa Hetel Harasis, esperta nel decifrare i geroglifici nelle varie forme ed epoche. Dalla scrittura del Camito e Semitico, al corsivo Jeratico. Insomma sa un sacco di cose. E guai, chi me la porta via! > Espose 154 sorridendo Hamar. Poi presentò Eros: < Hetel, lui è il signor De'Sesostri, l'artefice di questa grande scoperta. > Mentre loro due erano ancora bloccati e rimirasi impacciati. Eros era rimasto colpito dalla bellezza della giovane, un po' selvaggia. La scalpa di seta che aveva attorno al viso e in parte sul capo, le lasciava uscire la lunga capigliatura nera come l'ebano, raccolta dietro la nuca legata con un semplice elastico, luccicava sotto la luce artificiale delle lampade. Aveva la pelle ambrata e liscia, e due grandi occhi scuri che si rispecchiavano nell'intensità dei sentimenti sinceri. Eros sentì qualcosa dentro di sé. Poi d'impulso fece la prima mossa ad allungare la mano alla giovane dottoressa: < Piacere! Eros... > Sbottò deciso. Mentre un sorriso era apparso sul viso della donna, per il simultaneo saluto esposto: < Salve! > Rispose Hetel, poi prontamente commentò: < L'avevo intravvista prima, giù alla cerimonia... Bene, bene! La sua storia è veramente fantastica. E ha contribuito a darci un sacco di lavoro, m'altrettanto interessante da passare alla storia. La più bella scoperta del secolo. > Mentre continuava decisa a parlare, stringeva ancora la mano del giovane che l'affascinava tremendamente. Eros era rimasto sorpreso, ma in quel momento sorpreso di qualcos'altro che si celava in quel sorriso candido della giovane dottoressa, pensando cosa fosse mai quella confusione di pensieri e visioni che s'accavallavano? Poi lei velocemente si ravvede e prontamente si girava rivolgendosi al direttore Hamar nel spiegare la sua scoperta: < Vede qua dottore! Questi geroglifici. queste scritte che erano sotto la spessa polvere per la parete inclinata e non si vedevano per nulla. Qui in questo punto, vi è un cambiamento di spiegazione... Forse sono io che l'interpreto male? Eppure qui sta parlando per qualcosa che riguarda il futuro... Qualcosa che verrà nel futuro? Descrive... > < Cosa c'è scritto? Cosa dice Hetel, di preciso? E' troppo in basso e adesso qui non ho gli occhiali per vederci meglio. > Brontolò Hamar. Mentre la dottoressa stava trascrivendo su di un notes i geroglifici impressi sulla parete. Poi riprendeva a spiegare. < La spiegazione sembra che riguardi il futuro e dice, pressapoco così che: “Verrà in un tempo lontano, oltre... > Hetel si era fermata a osservare un po' sorpresa il giovane straniero, che si era a sua volta avvicinato e allungava la mano fasciata, dove soltanto le dita erano scoperte. Eros sembrava come in trance, mentre appoggiava la mano sulla parete, facendola scorrere sui geroglifici e incominciò a dire ha sua volta in arabo, con voce alta e chiara a trasmettere l'evento impresso da molto tempo: 155 “Verrà in un tempo lontano, oltre i grandi mari del nord. Verrà dal cielo e porterà la luce della vita sulla terra. Dando lustro e rinascita al sommo faraone EROSMENKOTEP I e della sua adorata sposa la regina HETEPEL. Portando finalmente la pace e gloria eterna. E tutto capiterà nel futuro, in un giorno che non è notte e la notte non è giorno. Quando gli astri celesti si incontreranno qui su queste pietre tombali e uniranno le loro mani vergini sulla pietra sacra con inciso il sigillo della vita Ankb e aprirà la porta della tomba agli Dei del bene. Entreranno e scacceranno i demoni malvagi a interrompere finalmente il maleficio eterno”... Hetel era rimasta estasiata dal modo che il giovane leggeva e traduceva quella profezia e la auspicava con una voce colma di saggezza, ma anche di mistero. Nel contempo Hetel, le si erano aggrovigliati i suoi pensieri colmi di sentimento recondito e di desideri repressi. E in quel momento, lì dinanzi a lei quella presenza maschile, diventava per lei così affascinante da rapirla. Si accorse ch'era rimasta colpita dalla forza e della gioia di vivere che emanava quel giovane straniero. Osservava i suoi capelli neri e folti che tendevano ad arricciarsi. Una leggera peluria scura gli copriva il petto e s'intravvedeva oltre la camicia sbottonata. La donna ebbe un brivido e lo classificò alla moda europea “Un bel Fusto”. Poi quello che la colpì di più, erano gli occhi azzurri sul viso ambrato, tremendamente affascinanti e misteriosi, che ancora non sapeva bene cosa le ricordava, mentre la sua immagine si insinuava in profondità nella sua mente. Dovette faticare per allontanare quei pensieri forti che l'aggredivano e per la prima volta si sentì turbata. Mentre Eros continuava ha tradurre di quei segni usciti da sotto la polvere millenaria: “ Ed Osiride saprà...“ Si era fermato a guardare la donna al suo fianco, per un lungo momento. Anche le persone che si trovavano all'interno si erano fermati per ascoltare quelle parole che sembravano magiche, espresse con amore e convinzione. Hetel si trovò ad arrossire, per la paura che il giovane avesse letto nei suoi pensieri reconditi. Poi lui le chiedeva: < E' esatto Hetel, ciò che sto leggendo? Questa parte nascosta non l'avevo mai vista nelle mie visioni, questo è più che vero. > Interrompendo il flusso dei suoi pensieri, Lei si era ripresa velocemente, era talmente presa a valutare la decodificazione dei geroglifici e confusamente c'era qualcosa che la turbava oltre ad inquietarla e rispose decisa: < Sì, sì. Esatto! La seguo. > Rispose arrossendo e abbassò gli occhi, più che impacciata. 156 Eros percepì quella trasmissione di desideri, nel trovarsi a sua volta ingarbugliato, ma non volle continuare a sondare la mente della giovane. Pensando di lasciare ogni cosa a suo tempo. Capendo che in quel momento vi erano cose molto più importanti che avvolgevano entrambi. Hetel si sentiva rapita da quelle parole che il giovane traduceva dai geroglifici antichi, ma di più era la forte presenza che le suscitava e senza rendersene conto Hetel si trovò a far scorrere la mano sulla parete e nel seguire nella sua mente le parole che Eros pronunciava. Poi, come per incanto, senza saper bene cosa stesse capitando, nel cercare di leggere quel futuro impresso sulla parete, si trovarono a sfiorarsi le dita delle mani tra loro. Lei ebbe un sussulto a quel contatto e per un attimo le sembrò di aver un mancamento, ma al tempo stesso ne fu felice di quella svista a toccarsi. Aveva per un attimo visto il viso della regina Hetelpel e del sovrano Erosmenkhotep I che le sorridevano. Eros si trovò più che mai turbato, mentre terminava la decodificazione dei geroglifici e la lettura che esponeva così liberamente, sapendo di non conoscere molto bene quella scrittura. Ma capì che era il faraone dentro di sé che leggeva e solo in quel momento comprese che qualcosa d'importante, lo legava alla giovane Hetel. Terminando con un sorriso la sua lettura: Aveva compreso il significato millenario. “Ed Osiride saprà capire e giudicare la verità... che apparirà al tocco delle mani, infrangendo la pietra secolare che soffoca lo spirito del faraone, ridandogli la gloria perduta.” Tutto era capitato così rapidamente, che nemmeno Eros si rendeva ben conto di quello che succedeva attorno. Poi all'improvviso capì che quella stupenda giovane lì al suo fianco e la sua mano appoggiata sopra la sua, era l'incarnazione perfetta della regina Hetepel. La donna che lui aveva sempre sognato ed amato platonicamente in silenzio nei suoi brevi vent'anni. E in quel tocco delle loro mani, lui capì che era la mano della regina e sovrana delle Valle delle Gazzelle, che sfiorava la sua a rinfrancarlo. E ne fu immensamente felice. Poi, tutto accadde così precipitosamente, la terra incominciò a tremare e dei primi frammenti di intonaco incominciava a cadere dal soffitto. Tutti si spaventarono, ma al tempo stesso guardavano Eros rimasto tranquillo. Un'altra breve scossa e questa volta fu più movimentata da scrollare un po' 157 tutti spaventati da alzare un bel polverone. Hetel si aggrappò ad Eros che le passò il braccio stringendola a sé felice. Mentre le sussurrava: < Non temere è tutto finito. L'ira del sacerdote Khor non farà più del male a nessuno. E' tutto finito! > < Cosa tutto finito? Il terremoto, dovremmo uscire di qui. > Consiglio Hetel un po' spaventata. Mentre il direttore Hamar chiedeva rivolto a Eros, immaginando che qualcosa di più sapeva: < Cosa è tutto finito? > < Non temete, State tranquilli e veramente finita la maledizione. > < Ma come può essere sicuro? Questo piccolo terremoto non centra con la sua storia. Vero? > Chiedeva Hamar pensieroso, se far uscire tutti dalla tomba prima che arrivi un'altra scossa più forte. < E' veramente tutto finito. Era l'ultimo rantolo del demone Khor a brontolare per aver perso la sua malvagia magia nera. Il sciamano ha perso i suoi poteri e le sue ceneri sono volate via sparse nel deserto. > Spiegò Eros, rassicurando gli spaventati presenti. Alla fine tutto si acquietò e dopo un buon momento di passata paura, si guardavano in viso reciprocamente aspettando un'altra scossa, ma nulla. Mentre la polvere si stava diradando, da lasciare un po' tutto stupiti, la 158 scossa di terremoto aveva fatto crollare una parte di parete che divideva la camera dei tesori, con la vera camera funeraria del faraone. Mentre osservavano stupiti, alle luce delle torce, l'immenso sarcofago che troneggiava al centro della camera mortuaria. Eros si girò e osservò la semplice camera mortuaria e all'interno, proprio sopra al suo capo dei geroglifici cantavano le lodi del faraone Erosmenkhoterp I. Eros illuminò la scritta e incominciò a leggere a voce alta: “Sia lode a colui che sa leggere con gli occhi del cielo, nei presagi del Dio Anukis e al suo operato, solo per amore alla vita. Nel prostrarsi dinanzi agli Dei, aprendo il cammino alla vita terrena, con più saggezza.” Poi Eros, spiegò ai presenti ancora un po' rintronati dagli affrettati avvenimenti: < Dottor Hamar, penso che ora tutti possono andare a riposare. La guerra contro il male è finita e si potrà soltanto dopo tornare qui per dare una giusta e onorevole riscatto alla gloria del faraone e la sua sposa. Tutti ormai avete ben capito che la dottoressa Hetel è la reincarnazione della regina Hetepel, persino il suo nome era già stato scritto dal destino. Vero? Lei è stata prescelta dagli Dei benevoli. > Rivoltosi alla giovane ancora frastornata da troppo cose messe tutte assieme. Mentre spiegava saggiamente: < Quando le nostre mani per caso si sono unite, io ho capito che il destino era già stato scritto su questo muro dal guardiano della Valle delle Gazzelle. Lui di nascosto dal perfido sacerdote, aveva scritto come sarebbe avvenuto la liberazione e la sconfitta del male, inferto per millenni dal malvagio sacerdote Khor. > < Hamar, dopo un momento di riflessione approvò: < Penso che Eros De'Sesostri abbia ragione. Il male è sconfitto, perciò andiamo a riposare. Lasciamo ancora un giorno il faraone tranquillo assieme alla sua sposa, ormai liberi dal maleficio. Poi oltretutto nei giorni successivi dovremo allargare il passaggio. Questa volta voglio portare al Museo al Cairo il sarcofago intero e solo dopo apriremo il coperchio. Merita tutti gli onori! > Eros approvò completando: < Il faraone sarà grato della sua scelta. > Si alzò un unanime coro di approvazione: < Che Hallàh benedica questi giovani! Avremo d'ora in avanti un faraone in più nella nostra storia. Evviva a Erosmenkhotep I e la sua regina Hetepel . > 159 Capitolo Trentadue Fuori l'eclisse solare volgeva al termine, e la luce del sole incominciava a illuminare tutto il paesaggio nella zona del El-Faiyum, dove l'ombra del monte Gebel En-Naalun, si allungava sul deserto. Operai ed archeologi si erano infilati nelle baracche a riposare almeno qualche ora, dato che al pomeriggio sarebbero ritornati dal Cairo tutti quanti a vedere finalmente la formidabile scoperta. Il direttore Hamar era al telefono con il primo ministro a confermare la buona riuscita nel ritrovamento finale della tomba reale. Eros e Hetel stavano discutendo e confrontandosi su quelle congetture e avvenimenti che li legavano da molto tempo lontano. Mentre si era avvicinato a loro Petre Hamis incuriosito dagli avvenimenti, chiedendo alla giovane archeologa: < Ecco perché eri così attaccata alla XII dinastia, nelle tue ricerche Hetel. Così puntigliosa e testarda. Sinceramente io non lo capivo proprio. E ora qui ecco svelato l'arcano mistero. Non l'avrei mai immaginato che i malefici e le fatture tramandate esistessero veramente ancora. Da non credere! > < Sinceramente, > Cercava di spiegare Hetel, mentre il dottor Hamar si era unito al gruppo in discussione. Lei espose tranquillamente la sua esposizione dei fatti: < Anche io non sapevo bene cosa volevo dalla vita. Ero giunta al Cairo, fuggita dalla vita nomade e da un padre un po' troppo all'antica. Era un commerciante che proveniva da Amman. Amante del suo deserto, burbero e severo che non ammetteva disobbedienza e certe cose e condizioni non le avrebbe mai capite. Una moglie obbediente e otto figli da crescere e pascolare con capre e cammelli tra le montagne del Sinai... > < Ma come? > Sbottò Hamar, fissando la giovane con severità. < Hetel lei mi aveva detto che proveniva dall'accademia del Museo di Belle Arti di Alessandria, ed era una della nipote del colonnello Hassalan? > Protestò vivamente Hamar stupito. Hetel abbassò il capo arrossendo, poi ribatté decisa: < Le ho mentito dottor Hamar. E mi dispiace di aver offeso la sua buona fede. Ma mi deve credere, era l'unica maniera per poter venire a lavorare con lei, nel suo gruppo di bravi egittologi, proprio in questa zona. Sentivo qualcosa che era più forte di qualsiasi cosa a venir qui a lavorare. > Prospettò tranquilla. 160 < Come ha conosciuto il colonnello Hassalan? > Brontolò Hamar. < Nella mia fuga dal Sinai mi trovai nella città di Suez e mi accodai ad un gruppo di turisti che stavano visitando un museo egizio e fu il quel museo che ebbi una folgorazione a quelle mie turbatine nei sogni, e mi intestardii di poter entrare a far parte di qualche spedizione archeologica. E per caso sentii parlare di questo colonnello Hassalan, e ne presi spunto per farmi passare per la nipote della sua seconda moglie. Ecco, dottor Hamar. Ora può anche licenziarmi. So di aver sbagliato... > < Dovrei veramente metterti ai ferri! Oh, regina! Sorvoliamo... > Brontolò. Mentre Hetel sorridendo per averla chiamata regina. riprendeva a dire: < Dovete sapere che anche io fin da piccola sognavo cose strane, cose che si intersecavano con gli antichi egizi, Ma non so bene il perché era la XII dinastia che mi rintronava nella testa. Io sono nata a Nakhi, il 14/06/1073, come immaginate la mia sorpresa nel sentire la sua storia e delle date che coincidono sempre... Ero veramente spaventata. Ma non potevo venire da lei e dire certe scemenze. Poi, in fondo erano solo coincidenze. > Tentò di spiegarsi. Mentre Eros la osservava e ne era fortemente attratto dalla giovane. Mentre dentro di sé commentava felice: “E' veramente per me la mia regina, colei che ho sempre amato di nascosto ed ora qui al mio fianco”. Poi si fece forza nel dire con serietà convincente:< Tutto era già stato impostato da millenni nel trovare chi avrebbe ridato gloria al sommo faraone. Ora qui davanti a voi e non ho vergogna di dire apertamente a te Hetel. Vorrei chiedere la tua mano? Sempre se tu vuoi essere la mia sposa? Senza volerlo abbiamo reincarnato in noi il faraone e la sua regina. Ma ora qui in questa epoca, Non si è obbligati a seguire il fato che persisteva. Ormai è tutto finito e più nessuna maledizione interromperà il percorso delle nostre vite. Lascio a te la scelta della tua vita. La mia lo esposta apertamente, Mah!... > < Visto che siamo tra amici fidati, > Rispondeva Hetel più che seria: < Devo essere anch'io sincera. Quando ti ho visto accanto al muro e hai letto i geroglifici, ho capito che eri il mio uomo, quello mandato dal destino. L'uomo che io sognavo sempre ogni notte, vedevo sempre i tuoi occhi azzurri e profondi... Sì! Voglio essere la tua sposa o mio signore! > Mentre le sfuggiva una gaia risata di felicità. < Sono veramente onorato o mia regina, giacere al tuo fianco. > Mentre Eros si stringeva a sé la sua giovane sposa, si guardava attorno diffidente, a suscitare curiosità dei presento a chiedere sulle difensive dopo tutte quelle paure appena superate: < Cosa diavolo c'è ancora signor 161 De'Sesostri? > le stavano domandando incuriositi. < La paura di trovarmi sempre alle spalle il “Caimano”. > < Ma si sta confondendo, i coccodrilli vivono presso il Nilo e non qui nel deserto! > Spiegò Petre, l'egittologo un po' confuso. Eros sorrise nel spiegare a tutti che lui si riferiva al giornalista Wampol. < Mi riferivo a Wampol. Quello della televisione greca. Tutti lo definiscono un caimano. Pensando che questa volta ha perso lo scoop di prima mano. Mentre tutti applaudirono contenti di chiudere quel misterioso capitolo, iniziato quasi tremila anni prima. FINE 162 La storia e personaggi di pura fantasia Terminato di stampare 25/02/2010 stampante Canon PIXMA ip6000D Pierantonio Marone Strada per Chiampore 8/a Muggia TS 040-274356 34015 3683090752 email: [email protected] email: [email protected] http://erosmenkhotep.altervista.org/ 163