Figli di Eros - Scuola di Musical

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Figli di Eros
Scritto da Francesca Piroi
Prima o poi ognuno di noi (si spera) arriva a chiedersi se la strada che sta percorrendo è
proprio quella giusta, quella su cui potrebbe camminare all'infinito, trovando di volta in volta la
giusta energia per superare i normali ostacoli.
Nella strada dell'artista ciò che non deve mancare è il "genio", l'ispirazione, l'afflato, l'energia
creatrice.
La variabile del pubblico
Nel caso dell'attore c'è un'altra variabile con cui non si può non fare i conti: il pubblico.
Possibilmente per tempo, ognuno di noi dovrebbe prendere coscienza del suo rapporto col
pubblico. Un attore non può essere tale se si accorgere di vivere ogni volta con ansia negativa
l'impatto con la platea: è impensabile e controproducente costringersi sera dopo sera a subire il
pubblico. È un atto di onestà verso se stessi. In fin dei conti il pubblico dovrebbe anzi essere
una fonte di energia che dà ogni volta qualcosa di nuovo, non può generare il panico. Certo
senza diventare una droga. Perché neanche l'eccesso opposto va bene: l'eccessivo
protagonismo, la dipendenza dall'approvazione del pubblico sono comunque negativi per un
artista. Come sempre, è l'equilibrio la giusta chiave. E in fin dei conti, è il pubblico che deve
avere bisogno di noi, non il contrario.
Possedere un'arte
L'artista non si può definire tale soltanto in seguito a un'esperienza occasionale: deve
possedere la sua arte, essere in grado di riprodurre più volte quel determinato evento.
Pensiamo ad un musicista che suona un pezzo: la sua arte sta nell'essere in grado di suonare
un dato pezzo non soltanto una volta, per caso, ma in qualunque momento gli venga richiesto. Certo non deve essere un processo meccanico altrimenti si parlerebbe di "artigiano". Ci deve
essere sempre quel pizzico di energia nuova che non cambi il senso dell'esperienza, ma che le
dia quel necessario soffio di vita. L'artista si alimenta della stessa energia che attrae gli amanti,
l'eros, perché la sua è un'azione creatrice, spirituale, ma creatrice. Eros nel mito platonico
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Figli di Eros
Scritto da Francesca Piroi
narrato nel "Simposio" è figlio di "poros" (abbondanza, risorsa) e "penia" (assenza, povertà):
"Poiché Eros è figlio di Poros e di Penìa, si trova nella tale condizione: innanzitutto è sempre
povero, e tutt'altro che bello e delicato come dicono i più; al contrario è rude, sempre a piedi
nudi, vagabondo, [...] perché ha la natura della madre ed è legato al bisogno. D'altro canto,
come suo padre, cerca sempre ciò che è bello e buono, è virile, audace, risoluto, gran
cacciatore [...]; è amico della sapienza ed è ricco di trucchi, e così si dedica alla filosofia
nell'arco di tutta la sua vita." (Platone, "Simposio")
Per questo motivo il vero artista, non quello di passaggio, quello che verrà a lungo ricordato, è
in continua ricerca, mai soddisfatto, mai arrivato, affronta il rischio e non si ferma davanti al
giudizio della gente, che anzi, un po' apposta, la sfida.
[SFA, "Sistema Stanislavskij", lezione del 5/1/2012 con Mario Restagno]
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