I boschi del Friuli Venezia Giulia

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NOTIZIE
I boschi del Friuli Venezia Giulia
P. Perini - Servizio della Selvicoltura, Direzione Regionale delle Foreste
La superficie boschiva della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia ammonta circa
a 285.000 ha e rappresenta il 36% del territorio
regionale (785.000 ha).
Circa 200.000 ha (70%)
vengono gestiti, mentre
la parte rimanente è costituita da boschi che
vengono lasciati all’evoluzione naturale esclusivamente per fini di protezione idrogeologica ed
ambientale.
I boschi produttivi sono per il 58% di proprietà
pubblica (115.000 ha) e
per il 42% di proprietà
privata (85.000 ha).
Le foreste di proprietà
pubblica risultano totalmente pianificate attraverso piani di gestione
forestale e sono situate
prevalentemente nei comuni dell’area alpina,
mentre quelle di proprietà
privata sono collocate
prevalentemente nell’area prealpina o collinare e
Foto 1 - Esempio di Ostrio querceto in comune di Duino
(foto D. Di Gallo)
risultano
di
limitata
estensione, molto frammentate e di difficile gestione.
Le foreste di proprietà
pubblica,
interamente
pianificate, appartengono prevalentemente ai
Comuni. Alcune foreste
sono di proprietà della
Regione e la loro ubicazione ed estensione è riportata in tabella 1.
Nelle foreste regionali
vengono applicati innovativi sistemi di gestione
analogamente a quanto
avviene nei Paesi del
nord e centro Europa.
Tra le foreste di proprietà pubblica non regionale va segnalata la Foresta di Tarvisio, di proprietà
del F.E.C. (Fondo Edifici
per il Culto) e che si
estende su una superficie
di circa 23.000 ettari.
Tab. 1 – Superficie delle foreste di proprietà regionale assestate
Comune
amministrativo
FUSINE
LOTTI
VAL ALBA
FORCHIUTTA
PRAMOSIO
MONTE REST
CECONI
PRESCUDIN
VAL CALTEA
CANSIGLIO
Tarvisio (UD)
Tarvisio (UD)
Moggio Udinese (UD)
Paularo (UD)
Paluzza (UD)
Socchieve (UD)
Vito d’Asio, Clauzetto
Tramonti di Sotto (PN)
Barcis (PN)
Barcis (PN)
Caneva, Budoia,
Polcenigo (PN)
la naturalità, non ha tuttavia alterato le relazioni
esistenti tra la vegetazione forestale, gli elementi
territoriali ed il clima.
Di recente, la Direzione regionale delle Foreste
ha pubblicato un testo
sulla vegetazione forestale e la selvicoltura del
Friuli-Venezia Giulia da
cui risulta una realtà forestale molto articolata con
ben 14 categorie tipologiche, 105 tipi forestali ed
oltre 70 varianti.
Per ragioni di sintesi
vengono illustrate soltanto le formazioni boschive
che contribuiscono maggiormente a caratterizzare l’ambiente forestale
della regione.
Le principali formazioni
forestali
La vegetazione forestale del Friuli-Venezia
Giulia è stata fin dall’antichità sottoposta all’azione dell’uomo che, pur riducendone parzialmente
I boschi costieri
Questo tipo di bosco si
trova, con caratteristiche
molto diverse, in due distinte aree della Regione.
La prima è localizzata
nella zona della costiera
triestina, ripida e soleg5
Superficie
Proprietà ha
2.055
1.217
1.977
815
496
492
1.264
1.647
265
1.554
giata, che risulta favorevole all’insediamento del
leccio (Quercus ilex) accompagnato da essenze
tipicamente mediterranee come il teberinto (Pistacia teberinto), il pungitopo (Ruscus aculeatus),
la fillirea (Phyllirea latifolia), la Carpinella (Carpinus orientalis), ecc., dove
forma popolamenti di
una certa consistenza
denominate leccete.
La seconda area risulta localizzata nel settore
litorale centro occidentale, dove la vegetazione
forestale costituita originariamente da rimboschimenti artificiali di pino nero, pino domestico,
pino marittimo e pino
d’aleppo, a causa dei secolari rivolgimenti antropici, è ormai ridotta a piccoli, isolati lembi (Pinete
di Grado e Lignano).
I boschi di pianura
Corrispondono ormai
a pochi relitti, di quella
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Foto 2 - Esempio di Querco
carpineto in comune di
Cavazzo Carnico – loc.
Cesclans (foto D. Di Gallo)
Foto 3 – Acero frassineto nelle
Prealpi Giulie – loc. Ponte della
Capra (foto D. Di Gallo)
che un tempo era la grande foresta che ricopriva la
“pianura friulana”.
I boschi residui (circa
500 ettari), si trovano
compresi tra il fiume Tagliamento e il torrente Torre e sono situati in Comune di Muzzana del Turgnano (Bosco Baredi - Selva
di Arvonchis), San Giorgio
di Nogaro (Bosco Ronc di
Sass), Carlino (Coda di
Caluna, Prà Quain, Bolderatis, Venchiaratis), Castions di Strada (Bosco
Boscatt), Porpetto (Bosco
di Sgobitta).
La composizione vegetale è data dalla farnia
(Quercus robur), dal carpino bianco (Carpinus
betulus), dal frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa),
dall’olmo (Ulmus minor) e
dall’acero
campestre
(Acer campestre).
I boschi delle colline
A causa della variabilità dei suoli e delle condizioni climatiche il territorio dell’altopiano triestino-monfalconese e la zona collinare sono caratterizzati da diversi tipi di
bosco a latifoglie.
Boschi misti di carpino,
querce e frassino
(Ostrio-querceti, Ornoostrieti, Querco-carpineti,
e Carpineti) (foto 1 e 2)
Sono i boschi tipici del
Carso triestino dove la
roverella (Quercus pubescens), il carpino nero
(Ostrya carpinifolia), l’orNOTIZIARIO ERSA 3/2002
niello (Fraxinus ornus), sono accompagnati da altre
latifoglie termofile a carattere per lo più arbustivo
quali l’acero minore (Acer
monspessulanum), l’acero
campestre (Acer campestre), i cornioli (Cornus
mas, Cornus sanguinea), il
ciliegio canino (Prunus
mahaleb), il sommaco
(Cotinus coggyria) ed erbacee xerofile come l’asparago selvatico, la limonella e la sesleria.
L’associazione
boschiva denominata ornoostrieto a carpino nero e
frassino minore è presente anche sulle pendici aride e soleggiate delle
Prealpi Carniche e Giulie
in particolare allo sbocco
delle grandi vallate come
ad esempio del torrente
Torre e Arzino.
Dove il carpino bianco
è presente in modo preponderate nella composizione arborea dà luogo
alle formazioni boschive
dei Querco-carpineti caratterizzati dalla presenza
della farnia e/o della rovere, e, dei Carpineti, dove prevale il carpino bianco. I primi sono presenti
nella pianura giuliana,
nelle colline del Collio e in
quelle delle Prealpi Giulie
meridionali. I secondi sono diffusi nelle Prealpi
Carniche, nell’alta pianura, nell’anfiteatro morenico e nel Carso.
Foto 4 - Alpi Giulie – Faggeta
pura (foto di D. Di Gallo)
Foto 5 - Prealpi Giulie – Monte
Plagna, Pineta di Pino nero
(foto di D. Di Gallo)
Aceri–frassineti (foto 3)
Questi tipi di boschi
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sono composti in prevalenza dall’acero montano
(Acer pseudoplatanus) e
dal frassino maggiore
(Fraxinus
excelsior),
spesso accompagnate
dal tiglio (Tilia cordata).
Possono conferire in
maggiore o minor misura
la rovere, l’acero campestre e l’acero riccio, l’olmo, il sorbo montano, il
maggiociondolo, il ciliegio selvatico, il corniolo, il
nocciolo e il biancospino.
Sono diffusi nell’area
prealpina caratterizzata
da abbondanti precipitazioni e in presenza di
substrati a flysch del cenozoico, delle Valli del
Natisone, del Torre e dell’Arzino.
Rovereti e castagneti
Sono boschi tipici dei
terreni acidi a flyscioidi,
spesso profondi e ricchi,
come i colli morenici nel
Friuli centrale e i colli eocenici nella zona cividalese e spilimberghese.
La rovere (Quercus
petraea) è accompagnata
dall’olmo (Ulmus minor),
talvolta anche dalla roverella e farnia a secondo
dell’umidità del terreno,
dal carpino bianco, dall’acero montano. I querceti sono ridotti ormai a
pochissimi lembi a est,
nella zona pedemontana
del Tarcentino e, nel settore occidentale, fra Pinzano e Maniago, a causa
della concorrenza con la
coltura della vite.
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Foto 6 - Pecceta pura nelle
Alpi Giulie – loc. Capanna
Cinque Punte (foto D. Di Gallo)
I castagneti (Castanea
sativa) ricoprono invece
ancora discrete superfici,
specie nelle Valli del Natisone, che nel passato
sono state coltivate dall’uomo e governate in
prevalenza a ceduo. La
regressione dei popolamenti è dovuta alle epidemie legate al mal dell’inchiostro e al cancro
della corteccia.
I boschi di montagna
Faggete (foto 4)
Il faggio (Fagus silvatica) è certamente la specie arborea più diffusa
che maggiormente caratterizza le Alpi e Prealpi
Carniche e Giulie. Le faggete si estendono lungo i
versanti vallivi mescolandosi verso il basso con
specie tipiche delle colline quali il carpino nero e
l’orniello e salendo di
quota con l’abete rosso
(Picea abies), con il quale
forma un caratteristico
bosco misto, assieme all’abete bianco e al larice.
Splendidi esempi di
faggete ad alto fusto, si
possono ammirare sia in
Cansiglio che in diverse
zone della Carnia e del
Canal del Ferro.
Pinete di Pino Nero
e Silvestre (foto 5)
Le pinete di pino nero
d’Austria (Pinus nigra) costituiscono una delle formazioni più caratteristiche
del paesaggio forestale
della regione Friuli-Vene-
pino nero che di pino silvestre, tendono a mantenersi tali solo in condizioni di continuo disturbo
(incendi, tagli a raso,
ecc.); su suoli primitivi,
diversamente tendono ad
evolversi verso formazioni miste con latifoglie (pinete di pino nero o con
carpino nero, faggio, pinete di pino silvestre con
faggio e abete rosso).
Questi boschi sono
presenti soprattutto in Val
Canale, Canal del ferro e
nelle Prealpi Carniche e
si possono incontrare sia
nei fondovalle che alle
quote più elevate.
zia Giulia, data l’ampia diffusione di questo popolamento su substrati calcarei o calcareo dolomitici
coincidenti con alluvioni,
detriti di falda, conoidi,
forre, ecc. e l’impronta
oceanica del clima.
Questa conifera è presente nel nord Italia solo
nella parte medio-alta,
prevalentemente nel settore esalpico.
Il Pino silvestre (Pinus
silvestris) è invece presente soprattutto nel settore mesalpico ed è meno frequente a causa della sua predilezione per gli
ambienti continentali.
Le pinete pure sia di
Le abetine
Sono quelle formazioni boschive in cui l’abete
bianco (Abies alba) prevale nella composizione
dello strato arboreo, mescolandosi con il faggio e
l’abete rosso.
Questi boschi misti
tendenzialmente disetanei interessano generalmente le zone più fresche
e umide e ad elevata fertilità stazionale della Carnia (conca di Paularo,
Bosc Grant a Tolmezzo),
delle Prealpi Carniche
(Barcis) e nell’altipiano
del Cansiglio.
Le peccete (foto 6)
Nelle zone montane più
interne ed alle quote più
elevate l’abete rosso (Picea abies) tende a formare
dei popolamenti puri, le
peccete, molto diffuse in
Carnia e in Val Canale.
Dopo il faggio, l’abete
rosso costituisce la seconda specie in ordine di
importanza nel paesaggio
regionale; la sua diffusione è dovuta oltre che alla
grande capacità di adattamento di questa pianta,
anche all’intervento dell’uomo per il valore economico del legname.
I lariceti (foto 7)
Le formazioni a prevalenza di larice (Larix decidua) sono diffuse alle
quote più elevate e nelle
chiarie provocate da fenomeni naturali quali
schianti, frane e valanghe, o nei pascoli alpini
abbandonati, data l’elevata attitudine pioniera di
questa specie a temperamento eliofilo.
Le alnete e mughete
(foto 8)
Al di sopra della quota
media del limite superiore
del bosco (1800 m), il pino
montano
(Pinus
mugo) colonizza i ghiaioni calcarei, i detriti di falda ed i conoidi, accompagnando a quote molto
basse (400-500 m) gli alvei dei torrenti ed i canaloni di valanga.
L’ontano verde (Almus
viridis) specie acidofila si
diffonde in quota su
terreni esposti a nord,
umidi
con
ristagno
d’acqua, dove forma fitte
e intricate boscaglie.
„
Foto 7 (in alto) - Lariceto in
comune di Sauris (foto D. Di
Gallo)
Foto 8 (in alto a destra) Mughete nel comune di Forni
di Sopra (foto D. Di Gallo)
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