l`organizzazione della vii crociata

“L’ORGANIZZAZIONE DELLA VII
CROCIATA”
PROF. MARCELLO PACIFICO
Università Telematica Pegaso
L’organizzazione della VII crociata
Indice
1 IL PAPATO E L’ORGANIZZAZIONE DELLE CROCIATE IN TERRA SANTA E IN ROMÀNIA ----- 3
2 GLI OSTACOLI ALLA CROCIATA: LE GUERRE NELLA CRISTIANITÀ OCCIDENTALE E LA
QUESTIONE LOMBARDA ------------------------------------------------------------------------------------------------ 7
3 LA NUOVA FRATTURA TRA PAPATO E IMPERO E LE CONSEGUENZE SULLA CROCIATA ---- 11
BIBLIOGRAFIA ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 16
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
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1 Il Papato e l’organizzazione delle crociate in
Terra santa e in Romània
Nel luglio 1234, cinque anni prima della scadenza naturale del trattato di Giaffa, visti anche
i rumori di distruzione provenienti dall’Europa orientale a seguito dell’invasione della terribile orda
dei Tartari, il papa autorizza la predicazione della croce e richiama nuovamente la cristianità a
vigilare sulla sicurezza dei Luoghi santi. Gregorio IX ottiene dall’imperatore, re di Gerusalemme e
di Sicilia, l’impegno a condurre il nuovo passaggio generale per completare la missione salvifica
iniziata nel pellegrinaggio precedente, mentre esorta tutti gli altri principi cattolici a partecipare alle
altre crociate proclamate per riportare la pace nell’Oriente e nell’Occidente cristiano-musulmano.
Tutti i sovrani devono astenersi dai combattimenti in corso e devono far rispettare per il successivo
quadriennio nei loro regni la nuova tregua di Dio vigente in tutta Europa, perché ogni valoroso
cavaliere presti il libero servizio per la causa di Cristo, dalla Romània alla Lusitania, contro idolatri
pagani, scismatici greci o infedeli saraceni, tutti ugualmente nemici della pace e dell’unità dei fedeli
nell’abile propaganda di una chiesa che s’identifica sempre più nella nuova Gerusalemme. Gli
eretici sono accusati di essere ribelli all’ordine pacifico voluto da Dio perché non riconoscono
l’autorità dei vicari di Cristo sulla terra - il papa e l’imperatore - e possono confondere il cuore dei
fedeli con i loro errori, mentre i pagani non riconoscono la luce di Dio né, quindi, il suo progetto.
Come non vi può essere spazio per la lotta tra gli uomini, deve cessare anche il dissidio nell’anima
di ogni fedele affinché la pace trionfi nello spirito e nel corpo e l’uomo si prepari al giudizio del
Signore.
Dopo la celebrazione del concilio di Spoleto, parte la macchina organizzativa del papato per
l’organizzazione della crociata in Palestina: diversi frati minori e predicatori si alternano in Francia
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per predicare la croce,1 mentre specifiche missive papali sono indirizzate ai nobili inglesi,2 francesi3
e tedeschi della cristianità occidentale.4 Nel nuovo anno, Gregorio IX estende la protezione della
chiesa a tutti i crociati,5 sollecita i frati predicatori in Germania a una maggiore solerzia nella
diffusione del verbo della Croce6 visto il clima tiepido con cui è recepita la notizia di una crociata
ormai ritenuta compiuta dai più, raccomanda al re inglese Enrico III di rispettare la pace con il re
francese Luigi IX e di mettere da parte il conflitto latente per il controllo di alcuni territori
nell’Aquitania e nell’Angiò.7 I Tartari sono alle porte e la tregua di Giaffa è prossima alla scadenza;
d’altronde, già all’indomani del suo rientro in Europa, il sovrano normanno-svevo aveva richiesto al
papa di proclamare una nuova crociata. Gli ordini papali non possono che essere perentori affinché
la pace di Dio nella cristianità assicuri la raccolta capillare di uomini e denaro sufficienti per
organizzare il nuovo pellegrinaggio.
L’attenzione del papa è rivolta anche alla Romània che dal 1230 è nuovamente dilaniata dal
conflitto tra Latini e Greci per il controllo della città di Costantinopoli presa dai pellegrini durante la
IV crociata: il vento di guerra era scoppiato a seguito del fallito tentativo di riavvicinamento della
curia epirota e nicena alla sede apostolica per colpa di una popolazione e di un clero ostile alla curia
romana, e della netta opposizione dei baroni latini alla politica distensiva dell’imperatore Roberto di
Courtenay nei confronti della popolazione greca, che lo aveva portato a sposare una figlia
dell’imperatore Giovanni Vatatzés.8 Lo sfregio inferto dai Latini al viso della bella principessa
1
Vincentii Bellovanensis memoriale omnium temporum, in MGH-SS, XXIV, 161.
4 settembre 1234, cfr.: RPR, I, 813; S. Painter, The Crusade of Theobald of Champagne and Richard of Cornwall,
in A History of the Crusade, II, 465; Richard, Histoire des croisades, 330.
3
17 settembre 1234, cfr.: Matthei Parisiensis, III, 280-287; Epistulae, I, 491-495. Il 6 novembre, da Perugia
sarebbe inviata un’altra lettera a Luigi IX, cfr.: AA. ECC., 417.
4
Per voce del decano e scolastico di Treviri, il 22 settembre 1234, cfr.: Epistulae, I, 495. È richiesto un soldo a
settimana a chi non può partecipare, cfr.: Riley Smith, Breve storia delle crociate, 211.
5
Perugia, 13 aprile 1235, cfr.: AA. ECC., 430.
6
15 maggio 1235, cfr.: Epistulae, I, 532. L’eco della predicazione della crociata del 1235, cfr.: Cronica S. Petri
Erfordensis, 392; Ex chronico Cluniacensis coenobii, in RHGF, XVIII, 743; Ex annalibus Dunstaplensibus, 509.
7
Ex Rogeri de Wendover floribus historiarum, 70.
8
Chonique de Morée aux XIIIe et XIVe siècles, 19-21; Estoire, 381; (1227) Andrea Dandolo, 289. Roberto di
Courtenay è detto anche Enrico.
2
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bizantina - che era stata rinchiusa in un monastero - e la morte dell’imperatore latino di
Costantinopoli a Patrasso - durante il viaggio di ritorno da Roma -, avevano spinto il sovrano di
Nicea a invadere l’impero latino e a promuovere, da Mitilene, contro i riottosi baroni latini una dura
campagna militare. Il basileus voleva approfittare del vuoto di potere per rivendicare la successione
alla corona di Costantinopoli custodita dal fratello del sovrano defunto. Ma Gregorio IX,
preoccupato in quel momento dell’amicizia dei basileis con lo scomunicato sovrano normannosvevo, aveva preso a cuore le sorti del regno latino e aveva nominato il capitano dell’esercito dei
clavesignati, Giovanni di Brienne, come balivo a vita dell’impero di Costantinopoli, autorizzando il
matrimonio della figlia Maria con l’erede dei Courtenay.9 Il valoroso campione della chiesa si
insediava soltanto nell’estate del 1231, quando poteva rientrare dalla Francia dove si era rifugiato
una volta assolto Federico II dalla scomunica, e grazie a un accordo con il doge veneziano10 si
recava a Costantinopoli come tutore della coppia imperiale.11
Il conflitto tra Greci e Latini si aggrava nella Pasqua del 1235, quando i Latini perdono la
città di Gallipoli in Tracia e devono trincerarsi dentro Costantinopoli, assediata per terra e per mare
dall’esercito niceno composto da 100 galee e 50.000 uomini. Una breve tregua nella regione tra
Greci e Latini, ottenuta per il solo espresso intervento del doge - che prontamente risponde alle
richieste di aiuto del podestà veneziano di Costantinopoli, permette l’arrivo, nel Bosforo, di 25
9
9 aprile 1229, cfr.: Tafel-Thomas, 265-270; Georgius Acropolita annales, 47-49; Estoire, 382; (1230) Matthei
Parisiensis, III, 194; Annales Placentini guelfi, 450; Willelmi chronica Andrensis, 770; Ernoul, 469-472. Nel maggio
1230 Roberto Quirino è podestà veneziano di Costantinopoli, cfr.: Tafel-Thomas, 270-272. Secondo il trattato siglato
dai baroni con re Giovanni, in merito al matrimonio della figlia con il minorenne Baldovino II, riportato nel Liber
Plegiorum: il re verrà incoronato imperatore e terrà tale titolo fino alla morte e potrà dare agli eredi tutti i territori che
conquisterà; tratterà con onore Baldovino fino a venti anni quando sarà investito del regno di Nicea e dei possedimenti
latini in Asia, del ducato di Castronuovo, salvi i diritti dei latini. Il ducato di Nicomedia resterà all’imperatore. Giovanni
potrà impadronirsi dei domini greci in Asia, e dei Comneni fino a Dimos, Adrianapoli e Filippoli, e della Tracia, salvo il
regno di Tessalonica e di Bulgaria e farà omaggio all’impero e lo stesso i suoi eredi lo faranno come vassalli dei cesari.
Le terre asiatiche poste in parte nei domini regi e in parte in quelli imperiali riconosceranno sovrano quello che ha la
porzione maggiore. La fidanzata di Baldovino riceve 20.000 perperi, tutori il patriarca e quattro baroni, mentre
Giovanni di Brienne si impegna a rispettare diritti, onori e consuetudini di Venezia e della chiesa.
10
Firmato il 7 aprile 1231 e giurato il 3 maggio ai legati veneziani, Simone Bono e Andrea Micheli (Ivi, 277-298).
11
Riccardo di San Germano, 133, 135; Exuviae sacrae constantinopolitanae, a cura di J. G. Fick, Genevae 1878,
48; (1228) Andrea Dandolo, 292. Il numero di quattordici galee veneziane, cfr.: Thiriet, La Romanie vénitienne au
Moyen Âge, 96.
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galee veneziane che sotto il comando di Leonardo Quirino e Marco Gausano catturano almeno 24
galee greche dell’ammiraglio Leone Gavala,12 e permettono ai difensori del Corno d’oro di prendere
respiro.13 La Romania latina, comunque, rimane in grande difficoltà e la curia di Roma non può più
evadere le incalzanti richieste di aiuto provenienti dall’Oriente. Alla fine del 1235, Gregorio IX
interviene con decisione ed esorta tutti i principi cattolici a difendere la nuova Roma con ogni
mezzo o strumento, anche, con la conversione del voto crociato preso per la Terra santa. Il papa,
infatti, autorizza un frate penitenziere a commutare per Costantinopoli i 400 voti presi per
Gerusalemme dai nobili francesi,14 ed invita il re di Navarra e il re di Ungheria a partire contro
questi «scismatici greci che impediscono un aiuto costante per la Terra santa».15 Se ancora al tempo
delle prima crociata l’autorità di Costantinopoli era stata invocata quale depositaria legittima dei
diritti di governo sulla Palestina e sulla Siria strappata dai Musulmani, mentre il suo impero era
stato considerato come un valido baluardo contro l’espansione dell’islam, ora i suoi sudditi sono
tacciati di ostacolare la riforma della pace nella cristianità e di impedire il rapido soccorso dei
Luoghi santi perché ribelli all’autorità del successore dei santi Pietro e Paolo, scelto da Dio, perché
artefici di uno scisma che divide ancora il nuovo popolo di Israele. Accanto alle missioni pastorali
di frati minori e predicatori, inviate dal papato ai rappresentanti delle chiese orientali per favorire un
dialogo religioso con la chiesa di Roma, ecco che nuovamente una crociata è proclamata per porre
fine alla pace turbata da chi nella propaganda di una guerra sacra si trasforma in perfido greco,
crudele scismatico al posto dell’infedele saraceno.
Signore di Rodi e alleato dei Veneziani di Creta, fino all’agosto precedente.
Andrea Dandolo, 295; Annales Colonienses maximi, 845; Martin da Canal, 83-87; Thiriet, La Romanie
vénitienne au Moyen Age, 98-99.
14
16 dicembre 1235, cfr.: RPR, I, 855.
15
Il 9 dicembre 1235 scrive al re di Navarra, il 20 dicembre 1235 agli Ungheresi, l’8 dicembre 1236 al re di
Ungheria, cfr.: AA. ECC., 431-432, 446-447.
12
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2 Gli ostacoli alla crociata: le guerre nella cristianità
occidentale e la questione lombarda
Nel nuovo anno, il 1236, il nuovo impegno richiesto dal papa alla cavalleria europea per
l’organizzazione di ben due crociate nell’Oriente latino, in Palestina e in Romània, è
particolarmente gravoso e non può essere più turbato dalle continue guerre intestine che
insanguinano la stessa cristianità occidentale: Gregorio IX con decisione esige il rispetto della pace
dal re di Scozia e dal re d’Inghilterra,16 dal re di Francia e dal conte di Tolosa, che è assolto dalla
scomunica in cambio della promessa di una partenza per la crociata per il marzo seguente e della
permanenza per un triennio in Palestina.17 La ricerca della pace, nell’Occidente cristiano, è
soprattutto turbata dai venti di guerra tra la Francia e l’Inghilterra dove nuovi frati minori e
predicatori sono inviati dal papa per predicare la croce e per rinnovare, almeno, per un triennio la
pace tra i due regni,18 ma il conflitto tra Enrico III e Luigi IX ha radici troppo lontane che partono
dall’ambiziosa politica territoriale dei duchi normanni perseguite nelle due sponde della Manica da
ben due secoli.
La guerra fra Francesi e Inglesi non è la sola a preoccupare il papa che segue con attenzione
quella persistente ribellione dei Lombardi all’autorità imperiale, che aveva coinvolto, persino, il
figlio dell’imperatore. Gregorio IX non riesce e forse non ha neanche l’interesse a convincere i
rettori della Lega a piegarsi fino in fondo alla volontà dei vicari imperiali; pertanto trova
l’occasione per lamentarsi con il sovrano normanno-svevo per la sua ostinazione a portare avanti
una campagna militare in Italia che allontana la pace: il papa indirizza a Federico II delle lamentele
che, presto, si trasformano in minacce di sanzioni più severe, per i soprusi subiti dalla chiesa
16
2 gennaio 1236 e 27 aprile 1236, cfr.: Ivi, 427, 442.
28 aprile 1236, cfr.: Epistulae, I, 584-586.
18
Nel 1234, cfr.: AA. ECC., 373-374, 415.
17
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siciliana, per la pace compromessa in difesa dei Luoghi santi, per la sordità e la poca fiducia nutrita
nei confronti dell’azione dei legati papali. Da Spira, l’imperatore respinge al papa tutte le accuse.
Federico II deve giustificare a Gregorio IX anche l’atteggiamento ostile mostrato nei confronti del
clero e dei frati predicatori dai Musulmani che ha fatto trasferire dalla Sicilia a Lucera perché
smettano di arrecare danni ai Cristiani. Nei territori del regno di Sicilia come in quelli di
Gerusalemme, i fedeli musulmani sono protetti dalla corona perché sono inquadrati tra quei fedeli
sudditi che sono pronti al ritorno nella comunità di Cristo in quanto catecumeni, uomini del popolo
del Libro, al contrario degli eretici lombardi, che devono essere puniti perché colpevoli di essersi
allontanati da Dio, pur avendolo riconosciuto.
Nel 1236, Federico II è deciso ad iniziare una lunga campagna militare contro i rettori della
Lega e informa il papa di non poter preparare la crociata. La nuova frattura tra papato e impero
rischia seriamente di compromettere l’organizzazione della crociata che non può confidare
nemmeno nella milizia iberica, impegnata nella reconquista delle terre musulmane. Il 19 agosto
1236, Gregorio IX ordina ancora una volta ai Lombardi di cessare ogni opposizione. Ma ogni
appello cade nel vuoto, perché l’imperatore, forte del suo esercito, proclama una nuova Dieta per il
maggio successivo al fine di discutere della reformatio imperii, e inizia le operazioni militari
assediando Mantova proprio per riportare quella pace nella cristianità necessaria ad un proficuo
servizio per Cristo.19 Nonostante il papa minacci di togliere lo sguardo benevolo al sovrano che è
accusato di essersi allontanato sempre più dai consigli della sua madre chiesa, Federico II decreta
una nuova colletta per il regno siciliano in vista della campagna estiva nella pianura padana.
Gregorio IX non ha altra scelta che prepararsi nuovamente allo scontro con l’imperatore, se vuole
difendere i fidati e fedeli alleati lombardi.
19
20 settembre 1236, cfr: HB, 4/5, 905-913.
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Il 3 marzo 1237, il territorio veneto è coinvolto a pieno titolo nella guerra lombarda quando
cade Treviso, dopo Padova. Forte delle vittorie ottenute, Federico II invia i suoi messi alla corte del
papa per convincerlo ad abbandonare gli eretici ribelli al loro destino;20 Gregorio IX, a sua volta,
affianca i cardinali Rinaldo e Tommaso ai legati imperiali che prega d’intercedere presso il sovrano
per ritrovare una soluzione onorevole per tutte le parti coinvolte. La pace potrebbe essere ratificata,
ma salta all’ultimo momento perché il podestà veneto di Piacenza rileva l’assenza dei suoi
Veneziani fra i contraenti.21 L’imperatore è ormai deciso a ripristinare con la forza i diritti
dell’impero, per meglio dedicarsi al regno di Gerusalemme,22 e intende chiudere subito la partita
con i Lombardi prima della nuova partenza della crociata, rinviata dal papa dal marzo 1237 alla
festa del San Giovanni del 1238, proprio a causa della guerra in corso in Italia.
Il 7 novembre 1237 l’esercito imperiale si scontra a Cortenuova con quello della Lega,
guidato dai Milanesi, che è totalmente annientato. Le gesta e l’eco della vittoria sono rese note alla
cristianità da Pier della Vigna in una enciclica, che paragona Federico II ai Cesari romani che si
recano in trionfo a Roma dopo una vittoriosa battaglia.23 Dopo che l’imperatore comunica che,
ancora una volta, non può partire per la Terra santa per il proseguo del conflitto con i Lombardi,24
Gregorio IX prende tempo, confuso dalla repentina vittoria del sovrano, mentre l’imperatore lega
ancora una volta il successo della crociata alla risoluzione definitiva della questione lombarda.
Nella primavera del 1238, per compiere il fine stesso della regalità e della missione imperiale,
Federico II lancia un appello a tutti i principi cristiani perché, da rappresentanti del potere secolare,
vices Dei, gli prestino un valido aiuto militare nella guerra contro le città della Lega. L’imperatore
20
HB, 5/1, 32-34, 75-76; Riccardo di San Germano, 161.
7 giugno 1237, cfr.: Ivi, 87-88.
22
HB, 5/1, 115-119.
23
Dicembre 1237, cfr.: HB, 5/1, 137-139, 142-145.
24
Cremona, 7 dicembre 1237, cfr.: Ivi, 139-142; Epistulae, I, 615.
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vorrebbe il pieno sostegno della chiesa nella lotta contro l’eresia lombarda, ma il papa non può
dichiarare eretici gli unici oppositori all’arroganza sempre più manifesta del potere imperiale.
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3 La nuova frattura tra papato e impero e le
conseguenze sulla crociata
La crisi tra papato e impero aveva toccato un punto di non ritorno quando, nell’ottobre 1238,
la ‘regina’ Adelasia di Logudoro,25 alla morte del marito Ubaldo Visconti,26 aveva rifiutato la mano
di Guelfo di Porcaria offerta dal papa27 e aveva sposato il principe Enzo, figlio naturale
dell’imperatore, ottenendo per sé e il marito il titolo di sovrani di Torres e di Sardegna.28 Se da un
lato, la promotio regia prendeva atto di una situazione di fatto che aveva portato all’estensione su
tutta l’isola dell’autorità dell’originario giudicato di Gallura, dall’altra, sottraeva il nuovo regno
giudicale alla dipendenza dalla sede apostolica. In una lettera del 29 ottobre 1238 ai vescovi di
Worms, di Vercelli e di Parma, seguita da una pronta risposta della cancelleria federiciana,
Gregorio IX denunciava con veemenza il progetto imperiale di ledere l’autonomia e il prestigio
della chiesa di Roma dentro e fuori i confini del Territorium Sancti Petri, nella sede degli apostoli
Pietro e Paolo, come in quell’isola faticosamente tornata alla fede cattolica del cristo romano, dopo
un lento affrancamento dagli scismatici greci durato per più di un secolo.29 Contro il presunto
atteggiamento dispotico dell’imperatore insorgevano anche quei genovesi che erano rientrati nel
favore del sovrano dopo che il marchese Manfredi Lancia aveva ritirato l’embargo imperiale contro
la città (maggio 1238)30 e che si ribellavano nuovamente con l’elezione podestarile del milanese
25
Figlia del giudice Mariano II di Torres.
Rientrato dalla scomunica, comminata perché ha invaso il giudicato di Cagliari, dopo aver riconosciuto l’autorità
apostolica del legato Alessandro il 3 gennaio 1237, e morto nell’aprile-maggio 1238, cfr.: F. Amadu, La Diocesi
medievale di Bisarcio, Sassari 2003, 56-59.
27
Epistulae, I, 628-629.
28
HB, 5/1, 245. Sulla copia della clausola testamentaria di re Enzo, scritta a Sassari nel 1272, cfr.: Raccolta di
Documenti editi e indediti per la Storia della Sardegna, 8, a cura di B. Tavera e G. Piras, Sassari 2006, 315-316.
29
HB, 5/1, 249-258.
30
Ivi, 205-207.
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Paolo da Soresina, nonostante le minacce del sovrano normanno-svevo (settembre 1238).31 Il
repentino volta-faccia convinceva i Genovesi a cercare l’amicizia dei Veneziani che, a loro volta,
dovevano guardarsi dall’omaggio feudale prestato dai nobili Ezzelino da Romano e Bonaccorso da
Padova a re Corrado IV, giunto a Verona con il seguito della cavalleria tedesca.32 Anche il conte di
Verona, Rizzardo di San Bonifacio e il marchese di Este preferivano ribellarsi all’imperatore e
disertare la Dieta di Ferrara del 1238,33 chiaramente per opporsi alla politica aggressiva condotta
nella Marca Trevisana da Ezzelino da Romano, divenuto sempre più superbo da quando era stato
promesso sposo a Selvaggia, figlia naturale dello Svevo.34
Il 30 novembre 1238, dopo alcuni incontri preliminari,35
il papa convince
i rappresentanti di
Venezia e di Genova a firmare un’alleanza militare, valida per quattro anni, sotto l’egida della
chiesa: entrambe s’impegnano a una mutua difesa per mare contro chiunque li attacchi - esclusi i
Saraceni con i quali vogliono preservare i contratti mercantili e i privilegi acquisiti, al rifiuto di ogni
accordo, pace, promessa o alleanza con l’imperatore di Roma senza il consenso papale, alla pena
della scomunica e al pagamento di 10.000 marchi d’argento, in caso di violazione dei termini
stipulati.36 Il 5 dicembre 1238, Gregorio IX concede al doge Tiepolo la protezione della chiesa su
tutti i beni e i territori veneziani, per la costante devozione mostrata verso ‘la santa curia di
Roma’.37 Il patto romano nasce dall’idea del papato di riproporre l’alleanza che aveva sconfitto
Federico Barbarossa durante la sua lotta contro la chiesa e prefigura la nuova censura che sarà
31
Caffaro, 83-88. Nel settembre, Federico II descrive a Manfredi i Genovesi come falsi e ribelli, cfr.: HB, 5/1, 237-
238.
32
26 luglio 1238, cfr.: Ivi, 218; Ortalli, Venezia-Genova: percorsi paralleli, conflitti, incontri, in Atti del Convegno
internazionale di studi ‘Genova, Venezia, il Levante nei secoli XII-XIV’, 14; D. Puncuh, Trattati Genova-Venezia, secc.
XII-XIII, 141.
33
Matthaei De Griffonibus Memoriale, 9.
34
Il matrimonio avverrà nel 1239, cfr.: Varanini, Istituzioni, società e politica nel Veneto, 283-284. Castagnetti, La
Marca veronese-trevisana, 80.
35
Nel settembre 1239 giunge a Rialto Lanfranco Porco che s’impegna a risarcire dei danni causati dal conte
Alemanno Costa a Creta. A Genova giungono Stefano Giustianiani e Marino Morosini. Nell’ottobre, tornano a Venezia
Guglielmo Nero Embriaco e Pietro Vento, cfr.: Andrea Dandolo, 296; I trattati con Genova, 134-142.
36
Ivi, 147-158; AIIS, II, 689-690; Tafel-Thomas, 341-346; HB, 5/2, 1223-1225.
37
Epistulae, I, 633; RPR, I, 904; Annali di Caffaro, 83.
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scagliata contro l’imperatore, a danno del servizio in Terra santa. Federico II, ad ogni modo, non si
scompone e da Parma (dove trascorre il Natale)38 rifiuta l’offerta di pace dei Milanesi,39 confidando
nell’esercito composto da Tedeschi, Lombardi, Romagnoli, Apuli, Toscani, abitanti della Marca,
Romani, milites del patriarca di Aquileia, degli arcivescovi di Colonia e di Magonza, cavalieri
Francesi, Inglesi, Iberici, da cento uomini accorsi dalla Provenza, da quelli provenienti da Nicea o
da Babilonia (Lucera).40
La crociata risente necessariamente della nuova frattura tra papato e impero perché il papa
non ritiene più che Federico II possa dedicarsi con animo sincero al servitium Crucis, cosicché la
difesa della cristianità nella Penisola Iberica, in Terra santa e in Romània è affidata agli altri
principi secolari. Il conte di Champagne e re di Navarra, Tibaldo I, che ha promesso di condurre i
crociati a Gerusalemme è favorito in ogni modo dalla chiesa: ottiene due crociati al servizio del
regno di Navarra,41 il lancio della scomunica contro chi invade le sue terre e quelle del re di
Aragona,42 il pieno sostegno del clero,43 il placet dall’abate di Jouy sul denaro estorto agli Ebrei da
destinare eventualmente alla crociata, una raccomandazione particolare per l’attesa del legato
apostolico ancora impedito dalle recenti vicende italiane,44 e la decima raccolta dagli abati e dai
priore di Chezy e di Val-Secret.45 Il papa affida ai fedeli del regno di Arles, di Narbonne, di
Tarragona, di Genova e di Aix-en-Provence, invece, l’indulgenza plenaria contro «i nemici della
fede» musulmani, perché possano difendere il regno di Valencia recentemente conquistato,46 e
assegna a Simone di Montfort, conte di Leicester e sposo della principessa Eleonora Plantagenta,47
Riccardo di San Germano, 167.
39
AA. ECC., 474.
40
Annales Placentini gibellini, 479.
41
Anagni, 21 agosto 1238, cfr.: RPR, I, 902.
42
1238, cfr.: AA. CC.,, 471.
43
24 settembre 1238, cfr.: Fuentes documentales medievales del País Vasco, II, 21.
44
Laterano, 29 novembre 1238, cfr.: RPR, I, 904.
45
4 dicembre 1238 e 20 maggio 1239, cfr.: Ivi, 904, 910.
46
Laterano, 4 gennaio 1239, cfr.: RPR, I, 905.
47
Sorella d’Enrico III sposata nel 1237, cfr.: Matthei Parisiensis, III, 470-471.
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al ritorno dalla corte papale e imperiale, parte della decima raccolta dalla Chiesa per la spedizione
orientale48 a Costantinopoli che deve essere condotta da Riccardo di Cornovaglia,49 già individuato
da Federico II come procuratore per il suo regno di Gerusalemme. Nel frattempo, in Terra santa
giungono prontamente le notizie dei nuovi ritardi e della nomina papale dei nuovi capi della
crociata. Da Acri, il 6 ottobre 1238, i maestri del Tempio e dell’Ospedale,50 l’arcivescovo di
Nicosia, vicario del patriarca gerosolimitano deceduto,51 l’arcivescovo di Nazaret, i vescovi di Acri
e di Lidda, il conte Gualtiero IV di Brienne, il conestabile Oddone di Montbeliard, i baroni Baliano
di Sidone e Giovanni di Cesarea chiedono al re di Navarra, al conte di Nevers e Forez e al conte di
Montfort, a Roberto di Courtenay,52 a Druso di Meaux53 e a Drogone di Marlois di non attendere lo
scadere della tregua già violata dai Saraceni che hanno ucciso e catturato dei pellegrini, e di
viaggiare su navi marsigliesi o genovesi per il porto cipriota di Limassol, dove è opportuno
incontrarsi per decidere insieme in una assemblea l’obiettivo della campagna: la Siria, Damietta o
Alessandria, vista l’instabile situazione politica dell’Oriente musulmano dovuta alla morte di alKâmil, il malcontento degli emiri per il governo di al-‘Adîl II e la ribellione aperta del principe alDjawâd.54 I baroni e il clero della Terra santa, certamente, non si rivolgono al loro naturale sovrano,
Federico II, perché suoi oppositori come ritiene S. Painter.55 Il trattato di mutua difesa genoveseveneziano del novembre 1238, inoltre, prefigura la nuova lotta papato e impero, e apre il
Mediterraneo ad una guerra di corsa che rende insicuro il passaggio dei pellegrini. Tramonta la
48
Ritorna in Inghilterra il 14 ottobre 1238, cfr.: Ivi, 487, 498
Laterano, 24 novembre, cfr.: AA. ECC., 465; Tyerman, L’invenzione delle crociate, 76.
50 Il provenzale Bertrand de Comps, priore di Saint-Gilles, proviene dall’Auvergne e diventa maestro
dell’Ospedale certamente dopo il 20 settembre 1236, cfr.: Delaville Le Roulx, Les Hospitaliers en Terre sainte et à
Chipre, 167. È nominato dopo l’aprile 1239, cfr.: RRH, II, 68; Delaville Le Roulx, Les Hospitaliers en Terre sainte et à
Chipre, 183. Armando di Perigord, maestro del Tempio, potrebbe essere lo stesso luogotenente del Tempio per la Sicilia
e la Calabria durante i primi anni di regno di Federico II.
51
Annales de Terre Sainte, 439-440.
52
Nipote dell’imperatore Pietro, morto in Terra Santa.
53
Figlio o nipote del conestabile francese Guglielmo I di Meaux.
54
RRH, I, 282-283; RRH, II, 67; CGH, 535; De Las-Matrie, Histoire des archevêques latins de l’île de Chypre,
222.
55
Painter, The Crusade of Theobald of Champagne and Richard of Cornwall, 471.
49
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speranza nell’avvento del regno di Salomone ed è messa in pericolo la custodia pacifica di
Gerusalemme, proprio quando riesplode con maggiore virulenza la lotta dinastica tra i principi
ayyûbiti per il controllo dell’Egitto, e il sultano sarebbe disposto a convertirsi al cristianesimo pur di
salvare il suo regno da una nuova invasione, secondo quanto riportato da Ermanno di Salza a
Gualtiero d’Avesne nel gennaio 1239.
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Bibliografia

Painter S., The Crusade of Theobald of Champagne and Richard of Cornwall, in A History of
the Crusade, II, 463-486

Richard J., Histoire des croisades, Paris 1996; trad. it. di M. Rey-Delqué, Roma 1997

Thiriet, F., La Romanie vénitienne au Moyen Âge. Le développement et l’exploitation du
domaine colonial vénitien (XIIe-XVe siècles), Bibliothéque des Écoles Françaises d’Athènes et
de Rome, éd. E. De Boccard, Paris

G. M. Varanini, Istituzioni, società e politica nel Veneto dal comune alla signoria, in Il Veneto
nel Medioevo, Verona 1991

Annales de Terre Sainte, in «Archives de l’Orient Latin», II, a cura della Société de l’Orient
Latin, Paris 1884
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