Veneto, da donne Cna sciopero mimosa Fabris, stufe di discriminazioni in politica e sul lavoro © ANSA +CLICCA PER INGRANDIRE Redazione ANSAVENEZIA 04 marzo 201613:34News Suggerisci Facebook Twitter Google+ Altri A-AA+ Stampa Scrivi alla redazione Pubblicità 4w Non restare in silenzio… Milioni di bambini ogni giorno soffrono la fame! Adotta ora Shock! Lui parla 7 lingue Marco mostra il metodo per imparare lingue in 2 settimane! www.notizie-di-oggi.com Archiviato in Mercato Lavoro Politica Impresa Donna Cinzia Fabris Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa (ANSA) - VENEZIA, 4 MAR - "Siamo stufe di essere sempre prese in giro. L'8 marzo mazzi e mazzetti di mimosa, il resto dell'anno schiaffoni e discriminazioni. Per l'8 marzo 2016 lanciamo lo 'sciopero della mimosa'. Un atto di lotta per dire al mondo che le donne ci sono sempre, lavorano, fanno impresa, crescono i figli e danno amore, ma in cambio ricevono ben poco. Bisogna cambiare il paradigma una volta per tutte". A lanciare questo singolare 'sciopero' è Cinzia Fabris, imprenditrice vicentina del settore moda, presidentessa di Cna Impresa Donna del Veneto e componente della presidenza nazionale. Su oltre 6 milioni di imprese operanti in Italia a metà 2015, 1.294.880 erano condotte da donne, vale a dire il 21,5% del totale. In quasi l'87% dei casi la conduzione femminile è di grado esclusivo, ovvero il vertice aziendale è totalmente al femminile. Le aziende 'rosa' - secondo una nota di Cna Impresa Donna Veneto si concentrano nel commercio (circa il 29% del totale), cui fanno seguito i servizi (27%) e l'agricoltura (16%). Nel comparto ricettivo il 32% delle imprese è a conduzione femminile, nell'agricoltura il 29,%, nel commercio il 26,5% e nei servizi il 26,8%. "Noi donne imprenditrici non siamo certo un fattore residuale dell'economia italiana - rileva Cinzia Fabris - ma, nonostante questo, fatichiamo di più a trovare sostegno e sviluppo, tanto che tra metà 2013 e metà 2015, c'è stato un calo di 135 mila unità di aziende a guida femminile. Non possiamo tacere, nel giorno in cui tutti abusano a parlare della donna, che la società italiana frena nei fatti la possibilità delle donne di competere allo stesso livello degli uomini, soprattutto per peso politico, apertura imprenditoriale, mercato del lavoro". "Fra l'altro, incentivare la partecipazione femminile al mondo del lavoro, riducendo il gender gap sarebbe anche conveniente dal punto di vista della crescita economica, e parecchio", conclude Cinzia Fabris, citando un recente report McKinsey dedicato a 'The power of parity', secondo il quale, se ci fosse nel mondo del lavoro la parità fra donne e uomini, il pil mondiale crescerebbe di 28 miliardi di dollari (il 26%), entro il 2025. (ANSA).