capitolo le date e i fatti 1868 In Giappone viene abbattuto il potere dei Tokugawa e ripristinata l'autorità imperiale 1873 Lega dei tre imperatori 1877 Tentativo di colpo di stato di Mac Mahon in Francia 1878 Congresso di Berlino 1882 Triplice alleanza fra Germania, Austria e Italia 1882 La Serbia si costituisce in regno indipendente 1886 Fondazione dell'American Federation oJ Labor 1887 Trattato di controassicurazione e Russia fra Germania 1889 Nuova Costituzione giapponese 1894 Duplice alleanza tra Francia e Russia 1894 Il capitano ebreo francese Dreyfus è condannato per spionaggio 1895 Il Giappone si impadronisce della Corea, di Formosa e delle isole Pescadores 1898 Zola pubblica J'accuse in difesa di Dreyfus 1902 Indipendenza dalla Spagna di Cuba 1903 Protettorato su Panama americano 1904 Conquista giapponese della Manciuria 1904 Entente cordiale tra Francia e Inghilterra 1906 Nascita del Labour Party in Gran Bretagna 1908 L'Austria si annette la Bosnia e l'Erzegovina 1916 Realizzazione di Panama del canale 749 UclA 6, Imperi, masse, nazioni Stati Uniti e Giappone: due nuove potenze mondiali Lo sviluppo industriale negli Stati Uniti Il mondo si integra in un unico immenso sistema economico che include gli Stati Uniti e il Giappone r emigrazione dalfEuropa consente agli Stati Uniti di disporre della forza-lavoro necessaria a un grande sviluppo Il fatto saliente dell'ultimo scorcio del XIX secolo è rappresentato dalla completa integrazione del mondo in un unico gigantesco sistema economico e politico: esso, però, non fa piÙ esclusivamente capo all'Europa, ma ad altre due nuove realtà, gli Stati Uniti e il Giappone, che nel giro di un secolo avrebbero superato la vecchia Europa, divenendo le maggiori potenze del globo Alla base di questa straordinaria crescita vi fu un intensissimo processo di industrializzazione che si mosse però secondo due modelli completamente diversi. Gli Stati Uniti seguirono un percorso che potremmo definire classico: una forte accumulazione di capitali in agricoltura, facilitata dalle immense disponibilità di terre vergini dell'Ovest, e un rapido riconvertirsi delle risorse economiche nelle attività manifatturiere. Come in Europa, la costruzione delle ferrovie innescò un'ulteriore spinta all'industrializzazione che, a differenza eh molti paesi europei, Lrovavain loco tutte le materie Plime necessarie al suo sviluppo Quasi 35 milioni di emigranti europei, tra il 1840 e il 1924, risolsero uno dei problemi piÙ gravi dell'economia americana, la scarsità della forza-lavoro. Questa enorme massa di braccia, insieme alla manodopera di colore, venne progressivamente impiegata in quelle mansioni a bassissima specializzazione sempre piÙ richieste dalle industrie che si erano avviate, secondo i principi di Taylor, alla razionalizzazione dei sistemi produttivi. La popolazione raddoppiò tra il 1870 e il 1900, raggiungendo i 75 milioni di abitanti, distribuita su un terriLorio che, verso il 1880, abbracciava le rive dell'Atlantico e del Pacifico, essendo giunta a terminela lunga colonizzazione dell'OvesL, e si configurava ormai come il piÙ grande mercato interno del mondo Anticipando di qualche lustro l'Europa, le enormi quantità di capitali accumulate si concentrarono rapidamente in pochissime corporations, grandi gruppi industriali ai quali invano il governo cercò di opporsi con una rigida legislazione antitrust, cioè volta a impedire le concentrazioni di piÙ società capaci di realizzare il totale controllo del mercato. Sul finire dell'Ottocento si entrò così nell'era dei grandi magnati del ferro, del petrol io, della chimica, che contribuirono a collocare gli Stati Uniti al vertice dei paesi industrializzati, alla vigilia della Prima guerra mondiale Il sistema politico e il movimento operaio La fase espansiva delfeconomia americana è guidata dai repubblicani secondo una politica liberista 750 Sul pi.ano politico furono i repubblicani a esprimere gli interessi delle forze economiche impegnate in questo gigantesco processo di sviluppo, vale a dire i gruppi i.ndustriali e gli imprenditori agricoli nord-occidentali. Sostenitori di una politica economica basata sul piÙ assoluto liberismo e sull'impegno diretto dello stato nella creazione delle infrastrutture necessarie a garantire l'unificazione dell'immenso mercato americano, i repubblicani tennero la presidenza quasi ininterrottamente tra il 1860 e il 1912, trasformandosi in qualcosa di simile a un partito-stato. Dopo il 1890 l'egemonia del "partito dei pesci grossi" - così. venivano chiamati i repubblicani, identificati come i portavoce della borghesia capitalista - venne però scossa dall'agire concentrico di diversi processi: il rapido esaurirsi della fase espansiva, sostituita da un periodo di acute difficoltà economiche, e lo sviluppo possente del movimento operaio, che mise in luce le contraddizioni e le ingiustizie sociali legaLeal processo di ind us trial izzazione. Capitolo 19, Stati e politica internazionale tra vecchio e nuovo secolo • L'abitazione di una famiglia di _ immigrati italiani a NewYork,intorno al 1890. L'ingente flusso migratorio che daLL'Europamuoveva verso gli Stati Uniti coincise fortunatamente con una fase di impetuosa crescita economica di quel paese, da sempre caratterizzato dalla scarsità di forza-lavoro. In tal modo poté verificarsi un gigantesco processo di assimilazione che, pur senza cancellare sospetti e pregiudizi verso i nuovi arrivati, consentì loro di raggiungere una condizione economica e sociale sufficiente. Le organizzazioni sindacali americane si strutturano secondo i due modelli del sindacato di mestiere e del sindacato generale Fin dagli anni settanta del XIX secolo, infatti, si fece strada un movimento operaio agguenito e diffuso su tutto il terriLOlionazionale. Dallo sciopero dei ferrovieri del 1877, che rappresenta la prima grande lotta operaia dell'America contemporanea, si susseguirono diversi cicli di lotta quello del 1884-86, che si concluse con !'impiccagione dei dirigenti che avevano guidato la grande manifestazione del 10 maggio per ottenere le OtLo ore di lavoro (da quel giorno il Plimo Maggio divenne la festa del lavoro in tutto ilmondo); quello delle lotte dei minatOli, che costituirono una delle categorie all'avanguardia nell'organizzazione sindacale, fino allo sciopero dei tessili di Lawrence nel 1912. Due tendenze si confromarono nel movimento operaio americano fin dalle sue origini: quella legata alla tradizione del sindacalismo britannico, che puntava all'organizzazione dei sindacati di mestiere, e quella che mirava al superamento degli steccati professionali e cercava di realizzare, in un'ottica classista eh ispirazione marxista, la solidarietà di tutti i lavoratori. Il massimo esponente della plima tendenza fu Samuel Gompers, il fondatore dell'An (AmeJican Federation oJLabor). LAfl, fondata nel 1886, era un sindacato corporativo che raccoglieva l'adesione degli operai bianchi specializzati, appartenenti ai gruppi emici di piÙ antica immigrazione. Alla seconda tendenza fece invece riferimento la piÙ originale espelienza del movimento operaio americano, quella degli Iww (Industriai Workers aJ the World), che teOlizzava un sindacalismo egualitario e di massa. Negli Iww confluirono gli operai senza mestiere e gli immigrati dell'Europa meridionale, tra cui gli italiani, che stagionalmente passavano da un settore produttivo all'altro in cerca di lavoro. Dal 1908 al 1912 questa organizzazione riuscì a svolgere una grande mole di iniziative e raccolse numerosissimi lavoratOli nel 1917 gli Iww vantavano ben 100000 iscritti. Theodore Roosevelt: riformismo e imperialismo Il presidente Roosevelt vara una politica sociale e di lotta ai monopoli Nonostante la crescita in termini quantitativi e d'importanza politica del movimento operaio, la rappresentanza politica dei lavoratori rimase sotto il controllo dei due grandi partiti, quello democratico e quello repubblicano Ciò non toglie che l'emergere ciel movimento operai.o modificò l'assetto del sistema politico americano, minando alle ra751 Uc\A 6, Imperi, masse, nazioni Roosevelt avvia una politica di tipo imperialista in politica estera nessi dici la stabilità dell'egemonia repubblicana e facendo entrare sulla scena nuovi interlocutori, come i populisti, che rappresentavano le masse contadine colpite dalle crisi ricorrenti, i progressisti, che costituivano l'ala riformatrice del vecchio Partito repubblicano, che si era staccata da esso, e persino il Partito socialista. Nodo centrale di queste trasformazioni politiche furono le presidenze del repubblicano Theodore Roosevelt (1900-08) Durante questo peliodo il governo diede inizio a una politica sociale, per cercare di riavvicinare le grandi masse dei lavoratori al Partito repubblicano e, piÙ in generale, allo stato. Tentò inoltre di ridimensionare l'enorme potere delle grandi corporations promuovendo una decisa politica antimonopolistica, attraverso leggi che limitassero le possibilità di concentrazione industriale e ampliassero i controlli dello stato nei confronti dei trusts. Questa strategia non evitò però il declino dell'egemonia repubblicana nelle elezioni del 1912 venne eletto alla presidenza il democratico Thomas N. Wilson. Lilluminata politica riformatrice di Roosevelt, che nel 1912 lo avrebbe portato addirittura a uscire dal Partito repubblicano e a fondare un nuovo partito-movimento di tipo progressista, si combinò con una decisa svolta di tipo imperialista in politica estera. Gli Stati Uniti, riallacciandosi alla dottrina del presidente James Monroe, enunciata nel 1823, contraria all'ingerenza degli staLi europei nei territori americani e, in particolare, nell'America latina, mani.festarono sempre piÙ chiaramente il loro intento di esercitare un'egemonia politica ed economica su tutto il continente americano. In tal modo i presupposLi sostenuti da Monroe, ampliaLi e reinterpretati anche in senso nazionalistico, sfociarono nel cosiddetto panamericanismo. Di fatto, cioè, gli Stati Uniti, forti della loro crescita economica e di un notevole incremento demografico, allargarono, a partire dagli ultimi anni dell'OLtocento, la loro sfera d'influenza su alcuni degli staLi latino-americani. Lintervento piÙ rilevante si ebbe nei confronti di Cuba, l'ultima colonia spagnola, ribellatasi nel 1895 contro il malgoverno della madrepatria. Gli Stati Uniti intervennero a fianco di Cuba contro la Spagna, che non resse il confronto militare con il colosso americano (1898) Cuba acquistò però un'indipendenza solo formale (1902), in quanto gli Usa si riservarono il diritto di intervenire nei suoi affari interni. Sotto il predominio statunitense caddero anche il Portorico e le Filippine. Un'altra tappa significativa dell'espansione americana fu il protettorato su Panama (1903), distaccatasi dalla Repubblica di Colombia. Esso consentì agli Stati Uniti di portare a Lermine (1916) la costruzione del canale che metteva in comunicazione l'oceano Atlantico con il Pacifico. Lespansionismo americano allargò poi le sue mire anche a un'altra importante area, quella del Pacifìco. Ma qui si trovò di fronte alla politica imperialista che, negli stessi anni e per motivazioni analoghe, aveva avviato il Giappone La politica di Roosevelt Roosevelt Politica interna - Misure sociali ""-- Politica internazionale Lotta contro i trusts '--=- ...... Imperialismo Panamericanismo 752 Capitolo 19, Stati e politica internazionale tra vecchio e nuovo secolo Trala fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, gli Stati Uniti estesero la loro influenza su due aree strategiche per la loro politica internazionale: il Pacifi- L'espansione degli Stati Uniti co e l'America latina. La colonizzazione assunse la forma del controllo politico, della dipendenza economica o, più raramente, del dominio territoriale diretto. Possedimenti Usa Territori occupati dagli Usa _ Direttrici di espansione territoriale ---+ Penetrazione economica HongKong/ O Formosa .. Mananne Iii ~ .a ~lippine ~ Guam.,... l' ".'1898 186-7' • . ~ (}11:'~.". ~~=~o,? ( .. '';, Australia (Gran Bretagna) ../)'2:7Nuova Zelanda Ut( . . "CO" "."0"'1 , ~ Il Giappone: il peso delle strutture feudali e la "rivoluzione" del 1868 Sotto i Tokugawa il Giappone vive una lunga fase di isolamento Con la restaurazione deITautorità imperiale inizia una fase di profonde riforme della società e delf economia Come abbiamo detto in precedenza, l'altro evento destinato a cambiare radicalmente l'asseLto delle relazioni internazionali fu l'emergere del Giappone come grande potenza regionale prima e planetaria poi. Il Giappone, un paese sosLanzialmenLefeudale ancora a metà dell'Ottocento, era dominato da piÙ di duecento anni dai Tokugawa. Questa potenLe dinastia di signori feudali aveva esautoraLO l'imperatore e, vietando la penetrazione commerciale e culturale a qualsiasi potenza straniera, aveva mantenuto il paese in un completo isolamento da] resto del mondo. Dietro questa apparente staticità, però, si erano andaLe lentamente modificando le strutLure produLtive (sviluppo delle prime manifatture e del lavoro a domicilio) e avevano gradualmente preso corpo quelle trasformazioni sociali ed economiche che costituivano la grande forza nascosta del Giappone. Nel 1853, quando una flotta della marina degli Stati Uniti forzò la ligida chiusura del Giappone e impose uno scalo commerciale, quella nazione non era Olmai piÙ una facile terra di conquista. Il Giappone superò l'impatto con le potenze occidentali, riorganizzando la struttura statale e avviando un rapidissimo processo di industrializzazione. Nel 1868 venne abbattuto il potere dei Tokugawa e fortemente ridimensionato quello dei datmyo, i grandi proprietari fondiari La "rivoluzione" del 1868 restaurò l'autorità dell'imperatore e il nuovo governo avviò a tappe forzate un intenso programma di sviluppo economico che favoriva le attività imprenditoriali, facilitando l'assunzione di tecnici stranieri e diffondendo capillarmente l'istruzione tecnica e professionale. Lindustrializzazione giapponese seguì però un modello completamente diverso da quelli europeo e americano. 753 UdA 6, Imperi, masse, nazioni Nel lungo periodo durante il quale il Giappone era rimasto rigidamente chiuso all'influenza occidentale, pur all'interno di una struttura economica feudale dominata dalle grandi famiglie dei daimyo, si era realizzata una lenta accumulazione di capitali che solo grazie all'intervento dello stato, dopo il 1868, venne orientata verso l'industrializzazione forzata del paese. Nel 1881 lo stato concedette che i privati rilevassero a prezzi bassissimi questo primo tessuto industriale: esso costituì il volano che mise in moto, nell'ultimo decennio dell'Ottocento, un vero e proprio decollo industriale. Rivoluzione industriale e continuità della struttura sociale In Giappone la rivoluzione industriale convive con la conservazione di una struttura sociale feudale Lo sviluppo industriale nipponico presenta un'altra sostanziale differenza rispetto a quello degli Stati Uniti e dei paesi europei. In Giappone, infatti, si realizzò un rapido processo di industrializzazione, ma la struttura sociale preesistente e la cultura tradizionale non ne furono modificate in modo radicale; esse, anzi, contribuirono a incanalare e a rendere socialmente ordinato un grande fenomeno di trasformazione economica. Le origini dello sviluppo giapponese Spesso liquidato superficialmente come una "reazione" ai tentativi di penetrazione economica occidentali, 10 sviluppo del Giappone rappresenta un caso di grande originalità nella storia economica mondiale, che va compreso a partire dalle condizioni precedenti dell'economia nipponica. Eppure, dal 1640 al 1853 il Giappone era rimasto ermeticamente chiuso, isolato da ogni rapporto con il resto del mondo, se si esclude un filo di collegamento, di scarsissima importanza pratica, attraverso il porto di Nagasaki. La struttura, formalmente feudale, del regime Tokugawa era rimasta ininterrottamente in piedi dal 1603sino al 1867.Un secolo fa lo si considerava il più classico esempio di sopravvivenza di una società feudale di tipo medievale [...]. Molti studiosi, e purtroppo anche molti studiosi impegnati e seri, hanno tranquillamente accettato la stridente contraddizione storica fornita da un paese che si riteneva sprofondato nella barbarie del Medioevo e che nel giro di meno di trent'anni era divenuto una potenza imperialista, facendo in sei lustri quello che ad altri era costato Uno studioso italiano, Claudio Zanier, in una ricerca di grande respiro, ha analizzato le ragioni del decollo industriale giapponese. Nell'introduzione del suo lavoro egli chiarisce quale sia il suo modello interpretativo, in rapporto alle altre ipotesi elaborate dalla storiografia. Il Un "balzo" dal feudalesimo al capitalismo «IlGiappone è l'unico paese "non-occidentale", includendo nell'espressione "occidentale" anche le colonie di popolamento europeo (Sudafrica, Nuova Zelanda, Israele, Canada, tanto per fare degli esempi), che abbia avuto uno sviluppo economico di tipo capitalistico pienamente autonomo [...]. 754 Scena di commercio alla stazione di Tokyo ne/1870. sei secoli e passando dal dominio dei signori feudali al potere dell'alta finanza borghese, con un semplice colpo di stato (ché tale si poteva considerare la "rivoluzione" del 1867)[...]. I migliori manuali e le migliori antologie anglosassoni sull'arretratezza economica dedicano sempre numerosi riferimenti al Giappone e negli ultimi anni tale tendenza si è molto rafforzata. Nell'esposizione più conservatrice e banale si viene a dare un'interpretazione psicologistica del "miracolo" giapponese: l'azione violenta degli occidentali "risveglia" l'orgoglio nazionale e le energie sopite dei samurai; questi rovesciano i vecchi dominatori feudali, si "rimboccano le maniche" e tutto comincia a funzionare come dovrebbe. Dal momento che azioni parimenti violente degli occidentali in Capitolo 19, Stati e politica internazionale tra vecchio e nuovo secolo «[Il Giappone] - ha sostenuto lo storico Fernand Braudel- in modo a tutta prima incomprensibile ha realizzato la rivoluzione industriale e la riconversione delle attività che questa comporta senza che le strutture sociali abbiano subìto una rottura rivoluzionaria [...]. Le ragioni sono forse le seguenti: si trattava di una società disciplinata che, nella nuova esperienza che le fu imposta dopo il 1868, conservò la sua antica disciplina. Obbediente, rispettosa della gerarchia, la società giapponese aveva sempre accettato senza mormorare il fatto che il lusso fosse riservato a pochi; ha anche accettato, senza sempre rendersene conto, che il capitalismo moderno venisse edificato in mezzo a rapporti ancora feudali [...]. È un po', mutatis mutandis, !'immagine che offrono le grandi organizzazioni industriali giapponesi, quelle che, nel XIX secolo, hanno garantito il successo dell'operazione e ne hanno tratto i benefici, senza provocare la reazione delle masse operaie. Quindici famiglie al massimo rappresentavano, prima della guerra del 1942, piÙ dell'80% dei capitali giapponesi. Il gergo le designa col nome oggi divenuto classico di zaibatsu; sono i famosissimi Mitsui, Mitsubishi, Sumitovo, Yasuda, e la casa imperiale, a detta degli esperti, di gran lunga la più ricca di quelle ricchissime famiglie [...]. Sul piano della gerarchia sociale, questi signori del big business sono l'equi- Cina e in altri paesi non fecero scoccare le medesime scintille di rinnovamento, una delle deduzioni cui si può facilmente arrivare sulla strada comportamentistica è che i giapponesi sono "diversi" [...]. Anche chi non condivideva assolutamente questa visione "manichea" della storia giapponese e riconosceva nel periodo Tokugawa la presenza di elementi di evoluzione non trascurabili [...], ricadeva poi spesso nella sopravvalutazione [... ] del "balzo in avanti" avvenuto dopo e, si diceva, conseguenza della restaurazione imperiale del 1868, individuando nel periodo precedente una prevalenza di elementi negativi, limitatori delle potenzialità di sviluppo. Tuttavia le continue ricerche di storia economica, favorite, ma anche distorte dallo spirito di esaltazione nazionale, mettevano in luce - nel periodo tra le due guerre mondiali - sempre nuovi aspetti dell'evoluzione delle strutture del paese nei secoli dal XVI al XVIII, aspetti che risultavano del tutto incompatibili con una visione di stagnazione economica e sociale [... ]." Il Verso l'industrializzazione: la trasformazione dei rapporti in agricoltura «Nel 1959 appariva il lavoro dell'americano Smith sulle origini agrarie del Giappone moderno. Smith conosceva bene il Giappone e aveva lavorato a lungo su materiali originali. Compiva inoltre per gli studiosi occidentali l'impagabile opera di sintetizzare decine e decine di studi e ricerche particolari e generali svolte negli ultimi anni dai giapponesi. Ma accanto a questo risultato non indifferente vi era nell'opera di Smith la presenza di una visione globale dell'evoluzione delle strutture agrarie in Giappone dalla fine del XVI secolo alla seconda metà del XIX secolo, che dava finalmente un quadro organico del fenomeno e sgomberava il campo da tutta una serie di miti e di ipotesi contraddittorie sull'agricoltura del periodo Tokugawa [... ]. Intorno al '60 la storiografia europea andava riscoprendo, molto faticosamente, il ruolo dell'agricoltura [...] come base del capitalismo industriale. Affrontando problemi analoghi, Smith era giunto a soluzioni concordanti, ma veniva parzialmente ignorato e sottovalutato nel campo degli studi giapponesi. Il prosieguo delle ricerche e i nuovi testi che sono apparsi negli ultimi anni non consentono di dilazionare più a lungo una re interpretazione complessiva della storia economica giapponese degli ultimi quattro secoli." mercato nazionale dei beni e dei servizi, è nato - sin dalla metà del Seicento - un sistema bancario e finanziario altamente sofisticato a carattere nazionale e la quasi totalità della produzione dei beni manifatturati si è gradualmente spostata dalle corporazioni cittadine a .stabilimenti protoindustriali, sorti nelle campagne a iniziativa di ricche famiglie di agrari: famiglie che fungevano, allo stesso tempo, da grossisti, imprenditori e usurai. Il tutto nella totale assenza di significative forme di commercio internazionale e di importazioni di capitali. Il disegno che se ne ricava è chiaramente quello di una continuità di evoluzione nelle strutture economiche e sociali, con la restaurazione del 1868 piuttosto come la presa del potere da parte delle nuove classi borghesi, che come una spaccatura tra i due modi di produzione." C. Zanier, Accumulazione e sviluppo economico in Giappone, Einaudi, Torino 1975, pp. 3-7 Il Altri fattori di sviluppo: il mercato nazionale e le banche «È ormai emerso con sufficiente chiarezza e abbondanza di dati che dall'unificazione politica e amministrativa della fine del Cinquecento alla metà dell'Ottocento l'intera struttura economica giapponese, ma in particolare i modi e i rapporti di produzione in agricoltura, si sono totalmente rivoluzionati. Assieme a questo fenomeno basilare si sono sviluppate nuove funzioni urbane, si è creato un Per riflettere ~ ~ Quali sono le caratteristiche dell'interpretazione che Zanier definisce "psicologistica" dell'evoluzione economica del Giappone? Quali sono invece i fenomeni che egli individua alle radici dell'evoluzione successiva al 1868? 755 UeIA 6, Imperi, masse, nazioni • Principali giacimenti di ferro i& Industrie metallurgiche • Industrie meccaniche .. Industrie della lana V Industrie del cotone O Prodotti chimici L'industria giapponese nell'Ottocento In Giappone fu lo stato a promuovere il processo di industrializzazione attraverso la costruzione di ferrovie e grandi fabbriche e la successiva cessione di queste ultime a privati a condizioni vantaggiose. Lamodernizzazione del paese fu finanziata dalle pesanti tasse imposte ai contadini, il cui malcontento sfociò, a fine secolo, in frequenti rivolte . .lI valente dei daimyo di una volta e dei loro clan; gli operai sono i loro serVi;i capomastri, i direttori d'azienda, gli ingegneri sono i samurai dei tempi nuovi. Le imprese conservano una struttura familiare, mistura di feudalesimo e di paternalismo, in un ambiente dove <:lalibera impresa e il comunismo sono sentiti come idee strane e straniere, distruttrici del Kodo, la via imperiale del Giappone".» Questo spiega anche perché in Giappone l'esperienza sindacale e la conflittualità operaia, fino al primo decennio del Novecento, furono pressoché sconosciute. Il sistema politico giapponese Dal punto di vista politico la restaurazione Meiji porta a un consolidamento deITassolutismo, confermato dalla nuova Costituzione modellata su quella tedesca 756 Questo spiega, altresì, perché il sistema politico giapponese, fondato sull'assolutismo su di un forte potere oligarchico e su controlli parlamentari deboli, si sia consolidato nel periodo Meiji senza opposizioni di rilievo. La prima Costituzione, emanata il 17 giugno 1868, che sanciva la restaurazione imperiale, consolidava il potere di una ristretta oligarchia composta dai vecchi feudatari che avevano accettato di sottomettersi all'autorità del sovrano, dai mercanti e dalla burocrazia del nuovo potere centrale. Fu questa nuova classe dirigente, che aveva cancellato l'egemonia dei daimyo e dei samurai, a guidare contestualmente la costruzione dello stato e la creazione dell'apparato industriale. Venne istituita la leva militare obbligatoria, fu costruito un moderno apparato fiscale, basato sull'imposta fondiaria, fu creato infine il governo centrale alle dirette dipendenze dell'imperatore. Dopo un quindicennio dedicato a consolidare quasi esclusivamente lo sviluppo economico, l'oligarchia al potere diede vita a una nuova stagione di riforme istituzionali, culminate con la promulgazione, nel 1889, di una nuova Costituzione. Il modello di riferimento del nuovo impianto costituzionale fu quello della Germania guglielmina: come in Germania, anche in Giappone le élite dominanti puntarono a consolidare il loro potere e a garantire stabilità politica al governo, attraverso un sistema istituzionale squilibrato, che assegnava al sovrano - il mihado un potere pressoché assoluto, di origine addirittura sacra, e al parlamento un ruolo subalterno, senza reali strumenti per incidere negli indirizzi politici stabiliti dal governo; l'unico potere assegnatogli era infatti il diritto di veto sulle leggi finanziarie. monarchico, Capitolo 19, Stati e politica internazionale tra vecchio e nuovo secolo ~Soldati in trincea durante lo scontro fra russi e giapponesi per il controllo della Manciuria. La guerra fra Le due potenze suscitò profonda sensazione, perché mostrava come il Giappone avesse ormai pienamente acquisito le conoscenze tecniche e militari richieste dalla guerra moderna. . Non è un caso che i maggiori successi fossero colti dai giapponesi in battaglie navali, nelle quali risaltarono la l perfetta modernità dei loro armamenti e la preparazione degLiequipaggi. I i I Lespansione giapponese verso la Cina La crescita industriale del Giappone si traduce in una spinta alt espansionismo territoriale nei confronti della Cina Il Giappone si inserisce nella lotta per il controllo della Cina e, sconfiggendo la Russia, si assicura ilpossesso della Manciuria La "rivoluzione" del 1868, con la restaurazione del potere imperiale e l'avvio del processo di industrializzazione, che dovevano difendere il paese dalle ingerenze straniere, portò il Giappone in pochi anni ad affermarsi come potenza industriale e anche coloniale. La pressione demografica, la richiesta di materie prime, la ricerca di mercati extranazionali dove collocare i prodotti eccedenti, nonché un'ondata di nazionalismo, spinsero, sul finire del secolo, il governo giapponese a imboccare la via dell'espansionismo territoriale. La Cina, un enorme paese sprovvisto di una moderna struttura industriale, fu considerata dal Giappone come un importante e vasto mercato, nel quale far confluire la propria produzione eccedente. In Cina, infatti, il funzionamento della macchina statale era affidato, come negli antichi imperi di due millenni prima di Cristo, a poche grandi famiglie di funzionari, i mandarini, che miravano a conservare tutti i privilegi derivanti dalla loro posizione sociale, senza introdurre alcun elemento di modernizzazione. Gli scarsi tentativi di riforma si infransero contro gli intrighi di corte, e le poche industrie che riuscirono a impiantarsi vennero sottratte alla gestione dei primi gruppi imprenditoriali borghesi e affidate a funzionari corrotti e incapaci. Il territorio cinese, già verso la metà dell'Ottocento, divenne così oggetto delle mire espansionistiche delle grandi nazioni industriali dell'Occidente. Prima l'Inghilterra, poi la Russia e la Germania riuscirono di fatto a spartirsi i territori dell'Impero, senza sopprimere apparentemente l'unità nazionale e l'autorità statale. Il Giappone si inserì in questa situazione e, dopo un breve conflitto militare (1894-95), riuscì a impadronirsi della Corea, dell'isola di Formosa e delle isole Pescadores. Il tentativo di opporsi a questa condizione di subordinazione (si ricordi la rivolta dei boxers) costò alla Cina una grave sconfitta militare contro le truppe alleate di tutte le nazioni industriali e una vera e propria menomazione della sovranità nazionale. La dinastia e il governo divennero i semplici intermediari degli interessi economici delle grandi potenze. 757 UelA 6, Imperi, masse, nazioni Il Giappone seppe approfittare della situazione creatasi e, nel 1904, riusci a conquistare la Manciuria cinese dopo una guerra con la Russia, che temeva il sorgere di una grande potenza in quell'importante area dell'Asia. Dopo aver annientato la flotta dello zar, il Giappone ebbe via libera per intensificare la propria penetrazione in Cina, che venne interrotta solamente nel 1914 dallo scoppio della Prima guerra mondiale. date e fatti l'espansione giapponese 1868 1881 1889 1895 1904 Restaurazione dell'autorità dell'imperatore Lo stato concede ai privati i primi impianti industriali Nuova Costituzione esemplata su quella tedesca Il Gia.JlJl.O..rl.e.si impadronisce della Corea, di Formosa e delle isole Pescadores COrl(jUista della Manciuria verifica breve o Quali due nuove potenze si affacciarono alla ribalta internazionale alla fine del XIXsecolo? mica fu seguito dai governi repubblicani negli Stati Uniti? Roosevelt? O Quali furono e Quali furono per il Giappone le conseguenze dell'abbattimento imperiale? Ci) Quali furono le caratteristiche le caratteristiche O A quali di politica econo- della politica interna ed estera di del potere dei Tokugawa e del ripristino dell'autorità salienti delle relazioni sociali nell'industrializzazione ratteri della Costituzione giapponese approvata nel 1889? e Quale indirizzo giapponese? 0 Quali furono i ca- aree si estese l'imperialismo giapponese? Il difficile equilibrio europeo I rischi di guerra in Europa e il "concerto delle potenze" requilibrio europeo è minacciato dalla forte ostilità della Francia nei confronti della Germania 758 Le trasformazioni delle relazioni internazionali e degli scenari politici planetari non sono solo legate, tra Ottocento e Novecento, all'emergere delle due grandi potenze extraeuropee, gli Stati Uniti e il Giappone; esse sono anche connesse all'affermarsi, nel Vecchio continente, della potenza tedesca. All'indomani della proclamazione del Reich, il cancelliere Bismarck, l'animatore e insieme il rigido custode dell'unificazione tedesca, aveva affermato che il nuovo impero era "sazio" di conquiste. Bismarck era ben consapevole che la proclamazione del Reich germanico aveva creato in Europa una rottura profonda; qualunque altra occasione di guerra poteva aprire un movimento irresistibile che avrebbe condotto alla fine del Reich stesso; ma da dove potevano venire i rischi di guerra 7 Due erano i principali elementi di tensione del continente: il primo era costituito dallo spirito di rivincita della Francia, quello che allora si chiamò revanscismo. La guerra del 1870-71 tra Francia e Prussia era stata molto più violenta e lunga di quelle combattute in precedenza, con una speciale deferenza nei confronti degli equilibri diplomatici; inoltre, essa si era conclusa con un trattato di pace non negoziato, ma imposto a un paese (la Francia) che era stato messo in ginocchio, rompendo così una tradizione diplomatica che era invalsa fin dal Settecento. Invece di chiudere il conflitto coniugando il potere delle armi con le finezze dei negoziatori, il trattato aveva creato nella Francia un desiderio di rivincita che sarebbe stato una perenne fonte di turbamento per gli assetti europei. Il vinto doveva pagare al vincitore una taglia, chiamata appena più garbatamente "indennità di guerra", pari a 5 miliardi di franchi-oro, piÙ o meno Capitolo 19, Stati e politica internazionale tra vecchio e nuovo secolo Gli stati-impero nell' età della mondializzazione Interdipendenza economica a livello mondiale e chiusura protezionistica degli stati e dei loro imperi coloniali sono i due fenomeni caratteristici della fine del XIX secolo. Due fenomeni in contraddizione fra loro, che, insieme alla maggiore ingerenza dello stato nell' economia, minacciano di trasformare la competizione economica in scontro militare. IIIImperi chiusi e interdipendenza del commercio mondiale Agliinizi del xx secolo tutto il mondo era stato sussunto all'interno del mercato mondiale. In esso circolavano, con un'intensità sempre maggiore, merci e capitali, ma anche uomini e donne, se si pensa che tra il 1860e il 19I5 più di 60 milioni di persone abbandonarono i continenti "pieni" come l'Asia e l'Europa, per riversarsi in quelli "vuoti",come le Americhe e l'Australia. «Il mondo [...]- scriveva nel 1903lo storico tedesco Marcks - è, più di quanto non sia mai stato prima, una grande unità in cui tutto è interdipendente e si influenza a vicenda, ma anche tutto si urta e viene a conflitto." Infatti il controllo di questa gigantesca rete di scambi non poteva essere effettuato dal singolo imprenditore atomizzato nel mercato; esso presupponeva, da un lato, un alto grado di concentrazione del capitale bancario e industriale in soggetti economici di tipo nuovo, come i trusts e i cartelli, in grado di mobilitare masse gigantesche di risorse economiche su scala planetaria; dall'altro, la costruzione di un mercato mondiale rigidamente controllato, nel quale l'interdipendenza inevitabile tra le diverse economie nazionali fosse controbilanciata, e tendenzialmente annullata, dalla creazione di aree di mercato autosufficienti, promosse e protette direttamente dallo stato. lIiII Per questa via lo stato diventava un attore economico di primo piano, sia come regolatore del mercato, attraverso le politiche protezionistiche, sia come costruttore del mercato interno di ogni singolo stato-nazione, attraverso le conquiste coloniali. La politica estera delle grandi potenze si riduceva spesso a garantire gli equilibri precari nei quali potesse avvenire la creazione di queste "unità commerciali" protette - come le ha definite Geoffrey Barraclough - chiamate comunemente imperi e potesse svolgersi la loro inevitabile competizione. La conferenza di Berlino del 18841885, nella quale le grandi potenze europee, insieme agli Stati Uniti e alla Turchia, procedettero alla spartizione dell'Africa, costituisce l'esempio più significativo di questo nuovo ruolo assunto dallo stato nella regola menta zione delle sfere commerciali che interagivano nel mercato mondiale. Negli ultimi vent'anni del XIXsecolo tra imperi chiusi e interdipendenza del commercio mondiale, tra il nazionalismo degli stati industrializzati e l'internazionalizzazione ormai irreversibile del mercato, si venne delineando un'asimmetria sempre più pericolosa perché sempre più irresolubile sul piano delle relazioni internazionali, che trovò sfogo nella Prima guerra mondiale. Hobson, nel suo studio sull'imperialismo del 1902, aveva percepito con chiarezza le implicazioni drammatiche di questa asimmetria: nell'epoca liberalesostenne - aveva avuto «un certo fondamento il sogno degli uomini politici sostenitori del libero scambio di sviluppare rapidamente un internazionalismo efficiente e informale tramite il pacifico e profittevole interscambio di beni e idee tra nazioni che riconoscevano una giusta armonia di interessi tra popoli liberi". Nonostante un eccesso di idealizzazione per il passato, l'analisi di Hobson coglieva un aspetto fondamentale della trasformazione in atto. Nell'epoca liberale, quando l'unico grande impero coloniale era quello inglese, la concorrenza internazionale riguardava - come ha messo in evidenza l'economista Giovanni Arrighi - <drapporti economici tra individui (gliimprenditori) di diversa nazionalità e si esprimeva nella divisione internazionale del lavoro,,; nell' età dell'imperialismo, inve- ce, la concorrenza coinvolse «i rapporti politici tra gli stati e si espresse nella corsa agli armamenti e nell'annessione territoriale" . Lo stretto nesso fra stato, mercato e sistema delle imprese Politica di potenza e colonialismo contribuirono ad accentuare il ruolo dello stato nell'economia, non solo per le ragioni finora esposte, ma anche perché la realizzazione di eserciti e flotte dotati di un potenziale offensivo sempre più grande e tecnologicamente agguerrito e il loro impiego nelle guerre di conquista vennero finanziati direttamente dagli stati, attraverso la spesa pubblica. Un'ingente massa di capitali venne immessa nel mercato dallo stato, creando una domanda artificiosa di prodotti industriali, di cui si avvantaggiarono essenzialmente le grandi imprese meccaniche, chimiche, siderurgiche e cantieristiche, e che contribuì grandemente a sostenere il sistema economico sia nel periodo più difficile della crisi sia nel ciclo espansivo che si aprì con l'avvento del nuovo secolo. Il nesso tra stato, mercato e sistema delle imprese divenne dunque sempre più stretto con l'effetto di rendere sempre meno distinguibili gli interessi della comunità nazionale, rappresentata dallo stato, da quelli dei grandi gruppi finanziari e industriali, e di trasferire dunque gli inevitabili contrasti di interesse fra le grandi corporations, che operavano nel mercato mondiale, sul piano delle relazioni internazionali fra gli statinazione. Per riflettere ~ ~ Quale contraddizione è possibile rilevare nelle relazioni economiche e politiche degli stati-nazione tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo? Quali aspetti presenta la compenetrazione fra stato ed economia nazionale in questo periodo? , 759 UclA 6, Imperi, masse, nazioni • Seduta del congresso di Berlino. Dovuto all'iniziativa diplomatica di Bismarck, il congresso si proponeva di regolare una questione ormai incombente, la riorganizzazione dei Balcani necessaria per l'inarrestabile declino dell'Impero ottomano. Su quest'area si esercitavano le mire egemoniche dell'Impero austro-ungarico e di quello russo, condizionando l'intero assetto delle alleanze europee. Il congresso non riusci a risolvere queste tensioni, che anzi si trovarono, con altre, alle radici delta guerra mondiale del 1914-18. Fra Austria e Russia si accende una rivalità nel contendersi le spoglie delflmpero ottomano equivalente a un terzo del reddito nazionale francese di un anno. Inoltre la Germania si annetteva senza nessuna giustificazione le due regioni dell'Alsazia e della Lorena. All'indomani del trattato di pace di Francoforte (maggio 1871), si era prodotto un solco profondissimo nelle relazioni tra gli stati europei, che Bismarck cercò di superare ponendo la politica esLeraa difesa dell'ordine internazionale esistente e cercando eh restaurare ciò che da allora venne chiamato il "concerto delle potenze". Il secondo nervo scoperto dell'ordine europeo era costituito dall'antica rivalità tra Austria e Russia, entrambe pronte a gettarsi sui resti ancora consistenti dell'Impero ottomano nei Balcani, con la motivazione ufficiale di difendere rispettivamente i cattolici e i Clistiani ortodossi di quell'area Ma nuovi conflitti potenziali si mostrarono di continuo negli anni a venire. Per il momento si trattava di garantire l'isolamento diplomatico della Francia e di legare Austria e Russia in una solida alleanza. Il "concerto delle potenze" europee, voluto da Bismarck, si basava quindi su questi due presupposti fondamentali. La politica diplomatica di Bismarck e La Germania assume il ruolo di garante dell'equilibrio e promuove un'alleanza fra Austria e Russia RICORDA CHE La Santa alleanza aveva unito, dopo il congresso di Vienna, i sovrani di Prussia, Russia e Austria 760 il congresso di Berlino Si apriva così un'epoca nella quale la Germania, che nel giro di un decennio aveva trasformato la geografia politica dell'Europa, intese farsi garante dell'ordine internazionale esistente, assumendo il ruolo di centro catalizzatore dei rapporti diplomatici a livello mondiale. Lobiettivo di far stringere un'alleanza tra Austria e Russia venne raggiunto nell'ottobre 1873, dopo una tortuosa azione durata quasi due anni, con la costituzione della Lega (o patto) dei tre imperatori: il Kaiser tedesco, lo zar russo e !'imperatore austro-ungarico. Scopo della Lega era «dare una forma pratica al pensiero che presiede alla loro [dei tre imperatori] intesa intima, nell'intento di consolidare lo stato di pace che esiste attualmente in Europa». Il patto sembrava ridar vita alla Santa alleanza ed era ben gradito all'Austria, che vedeva crescere i movimenti nazionalisti al proplio interno e che era disposta a perdonare a Bismarck l'affronto del 1866 in cambio di un'alleanza capace di mantenere l'ordine esistente. fra Germania e Russia vi era poi un interesse comune speciale: quello di mantenere sottomesse le popolazioni polacche che facevano parte dei due imperi Capitolo 19, Stati e politica internazionale tra vecchio e nuovo secolo IMPERO RUSSO AUSTRIA La crisi nei Balcani Il congresso che si tenne a Berlino nel 1878 aveva Loscopo di decidere suLfuturo assetto della penisola balcanica. Indetto per rispondere aLLapreoccupazione di Austria e GranBretagna per L'espansione russa ai danni dell'Impero otto mano, il congresso rappresentò uno dei momenti fondamentali della fitta ragnateLa dipLomatica intessuta dal cancelliere tedesco Bismarck per mantenere L'equilibrio in Europa. La carta mostra i conflitti in atto nell'area a partire dal 1875, che portarono aLLa creazione dello stato buLgaro, e L'esito delle decisioni prese a BerLino: la nascita dei tre nuovi stati indipendenti di Serbi a, Montenegro e Romania, Lacreazione di una zona sottoposta aLcontroLLoaustriaco, iLridimensionamento deLle pretese russe e Lasopravvivenza deLl'Impero ottomano. Zona milita rizzata austriaca CI Nei Balcani si accendono nuove tensioni, che la Germania media al congresso di Berlino Territori dell'Impero otto mano nel1912 Soltanto due anni dopo la Lega si avviò al disfacimemo, in occasione di un'altra lappa dell'intricata e irrisolta "questione d'Oriente", dove le mire espansionistiche delle potenze europee si univano alle rivendicazioni nazionalistiche dei popoli balcanici soggetti al dominio turco. Nel 1875 e nel 1876 scoppiarono due grandi rivolte antiturche in Bosnia e in Bulgaria, e Austria e Russia dovetLero prendere atto che i loro interessi erano divergenti in quella parte del mondo Nel 1877 la Russia entrò in guerra comro l'Impero otLomano a fianco dei bulgari: ciò condusse alla sconfitta turca e alla creazione di un vasto stato bulgaro politicamente soggetLo ai russi. Lopposizione di Vienna e Londra a quesLa espansione dell'area di influenza russa nei Balcani generò una situazione di forte tensione internazionale, in cui Bismarck seppe abilmente insnirsi da mediatore. Nel 1878, su sua iniziativa, si aprì il congresso di Berlino in cui egli riuscì a ridimensionare le pretese dello zar nei Balcani e ad impedire che lo sgretolamento della potenza ottomana in quell'area divenisse la causa di uno scontro internazionale. Il traballanLe Impero ottomano fu dunque ancora una volta "puntellato" e lo zar dove tte rinunciare a gran parte dei frutti della vittoria militare, in quanto la Bulgaria ebbe un'estensione assai minore di quella prevista e fra Russia e Impero ottomano vennero creati tre nuovi stati indipendenti, il Montenegro, la Serbia e la Romania. Inoltre, appoggiando la tendenza dell'Austria a espandersi nei Balcani, Bismarck fece in modo che a Vienna venisse affidata l'amministrazione della Bosnia e dell'Erzegovina, che si erano ribellate al dominio ottomano. Grazie a questo complicato gioco di alleanze diplomatiche, la situazione nei Balcani fu provvisoriameme stabilizzata. 761 UelA 6, Imperi, masse, nazioni La Triplice alleanza fra Germania, Austria e Italia La Germania si lega a un patto militare con fAustria e, successivamente, con rItalia Bismarck negozia un trattato di controassicurazione con la Russia per prevenire un conflitto fra questa e fAustria Nel 1879 riprese l'azione diplomatica di Bismarck. In quell'anno la Germania fu legata da un patto militare con l'Austria, chiaramente volto a mettere in guardia la Russia dall'idea di attaccare l'Impero asburgico. Due anni dopo, nel 1881, Bismarck riuscì a ricostituire la Lega dei tre imperatori. Quanto al problema della Francia, un avvenimento di grande portata si svolse in quello stesso 1881: la Tunisia divenne un protettorato francese. Questo atto di politica coloniale aveva apparentemente poco a che fare con la politica tedesca, ma esso ebbe l'effetto di deteriorare sensibilmente i rapporti tra Francia e Italia, visto che quest'ultima sosteneva di avere maggiori diritti all'occupazione di Tunisi. Diventava a questo punto possibile per Bismarck attrarre l'Italia in una nuova combinazione diplomatica, un'alleanza difensiva diretta contro la Francia. Già da tempo l'Italia, che non contava pressoché niente nel "concerto europeo" (come si era visto al congresso di Berlino, dal quale i suoi ambasciatori erano tornati a mani vuote), aveva mostrato di desiderare un'alleanza con la Germania, ma Bismarck doveva tener conto delle questioni ancora aperte fra Italia e Austria: egli perciò proponeva un'alleanza a tre o niente. Delusa e irritata dalle vicende della Tunisia, l'Italia rinunciò alle sue rivendicazioni su Trento e Trieste e accettò di far parte della Triplice alleanza (maggio 1882). Nel 1885 un riacutizzarsi della questione balcanica pose fine nuovamente alla Lega dei tre imperatori. La politica internazionale di Bismarck correva di nuovo il rischio di restare scoperta sul fianco di una possibile guerra austro-russa. Di conseguenza, nel 1887 il patto fra Germania e Austria fu controbilanciato da un nuovo trattato, che prese il nome di trattato di controassicurazione, fra Germania e Russia: mentre la Russia sapeva già dal 1879 che la Germania avrebbe dato il proprio appoggio militare all'Austria in caso di aggressione russa, ora era l'Austria a sapere che esisteva un identico impegno tedesco nei confronti della Russia, in caso di aggressione austriaca. Linsieme dei tre trattati (patto militare con l'Austria del 1879 , Triplice del 1882 e controassicurazione del 1887) costituiva un efficace strumento di pace con le sue minacce nascoste. Dobbiamo ricordare che l'intera diplomazia era segreta e che ciascun giocatore, al tavolo del "concerto europeo", poteva bluffare quel tanto che gli conveniva sul contenuto di questi trattati, piÙ indovinato che realmente conosciuto. nessi L'equilibrio di Bismarck Minacce all'equilibrio ~plice ~r alleanza """,ì J 1 Rivalità austro-russa Alleanza con l'Austria ~~ Lega dei tre imperatori Trattato di ---s~roassicurazi~ La politica interna in Germania: centralismo e tendenze particolaristiche Nonostante il suffragio universale lo stato tedesco è fortemente centralizzato 762 Anche in politica interna il cancelliere Bismarck applicò quel principio di equilibrio che contraddistinse la sua azione in politica estera. Egli seppe infatti opportunamente conciliare gli interessi dei grandi proprietari terrieri (gliJunher) con quelli della borghesia industriale, instaurando, tra l'altro, misure di protezionismo soprattutto contro le importazioni di legname, cereali e metalli. La creazione di un Reichstag (parlamento Capitolo 19, Stati e politica internazionale tra vecchio e nuovo secolo imperiale), eletto a suffragio universale, non garantì alla Germania un regime parlamentare vero e proprio, poiché il cancelliere e i ministri lispondevano del loro operato solo all'imperatore. rassetto liberale dell'Impero trovò quindi un ostacolo insormontabile nel permanere di un forte potere centrale, mentre persistevano tendenze particolaristiche in alcuni dei venticinque stati che, uniti in federazione, componevano l'Impero (Reich) Sul piano finanziario Bismarck impose una moneta comune, il marco, e favorì la creazione della Reichsbanh (la sola banca nazionale che potesse battere moneta per l'Impero). l pericoli che potevano minacciare l'unificazione da poco attuata spinsero inoltre il cancelliere a combattere prima di tuLto i cattolici, che si erano falli portavoce delle minoranze nazionali contro l'egemonia prussiana e che erano particolarmente forti nella Baviera e in altri stati della Germania meridionale. Iniziò a questo punto il cosiddetto Kulturhampj ("battaglia per la civiltà"), con cui si tentò di sotLoporre la chiesa tedesca Il cancelliere combatte dapprima i cattolici, cercando poi la loro alleanza in funzione antisocialista Chabod ne dei suoi studenti L'idea di nazione diversi significaLi storici dell'idea di nazio- voluzione ne, dalla definizione un'idea borazioni la ricostruzione di Rousseau alle ela- romantiche, tismo rivoluzionario L'idea di nazione segue nel corso deU'Ottocento una parabola che la vede trasformarsi da principio rivoluzionario a tutela deUa libertà e dignità dei popoli in strumento di politiche reazionarie e di disegni di dominio mondiale. italiano. dell'autore di con l'ambiente nea, con analisi estremamente al tempo stesso innovative, puntuali ma la rifiuta ma» e l'altra «a guisa di creazione risolvere le controversie l'educazione, la vita politica, a evidenza come quei due modi su cui poteva non solo fondarsi la costruzione della pace nel continente, ma an- fino a sboccare, con modo che pt·endere forma un progetto più am- nel "razzismo"- "suolo", il trasformarsi L'esaltazio- dell'idea di popolo, come pio: la federazione del nazionale comunità di la logica conclusio- ne del modo "naturalistico" carattere delle nazioni: e rozzo.» di valutare non naturalistica di cui studia la genesi nel (1961), Lezioni di metodo storico (1969). stato nazionale, sità di Milano nel 1943-44. Nel momento nazione lia nella nazifascista l'Europa stavano conducendo in una catastrofe denti, Chabod sottoponeva l'Italia e in cui l'i- le concezioni che si vennero lunga definendo gestazione mento, analizzando su basi etniche e impegnato le altre nazioni ni, di Cavour e dei moderati, alla riflessi 0- alla conclusione della inevitabile con in una lotta per il primato. guerra della politica come l'esal- strumento di potenza. Ed è qui che, per Chabod, trova il suo inizio la crisi dell'Europa, suo interno che ha già inscritte al le tragedie delle guerre mon- diali e del totalitarismo. Per riflettere ~ della in Ita- del Risorgi- il pensiero di Mazzi- senza prece- cioè generale" Il significato universalistico dell'idea di nazione in cui i miti aberranti del nazionalismo e romantico con "volontà esamina dello stato nazionale tazione dea di nazione si coniuga con libertà, con Chabod in una concezione AI valore della pace si sostituisce dell'idea di Europa (1961), Cidea di nazione tenute da Chabod all'univer- in nazionalismo, Da queste consi- pensiero illuminista delle lezioni si trasforma progressivamente che è poi il modo pei dell'idea di nazione e di Europa: Storia i materiali europea. A partire dal 1870, però, l'idea di nazione fondato il si deduce che Chabod predili- della nazione, dunque un loro equilibrio tutto l'ulte- gesse la concezione Due concetti della nazione e universali- mostrerà derazioni L'idea di nazione raccoglie di liberi stati na- alla nazione smo trovavano to importante presso i popoli euro- un'Europa Diritto per tra gli stati, per- - dice Chabod - di- erudito di materie storiche. Un filone molap- zionali. minacce come metodo di nazione sangue, costituiscono con un lin- ché ipotizza contro su al- dell'idea in quella e la «E la storia dello svolgimento più primitivo punto la maturazione di forze di dominio difesa esterne, guaggio accessibile anche al lettore meno dei suoi studi riguarda geografi- ne fatta ai nostri giorni del "sangue", dalla civiltà medievale all'età contempora- La esclude quindi strumento naturalistico, spaziano del Risorgimento co, con il clima, con i fattori fisici, insom- Federico Chabod (1901-60) è, per impe- Le sue ricerche diritto, come diritto lUliversale. assume la guerra solo come riore sviluppo, del Novecento. - che nel momento come proprio tre nazioni, L'autore di interessi, la sanciscono nazione due idee di nazione: abbiano in effetti determinato e ampiezza da della nazione come patto tra uo- ogni ipotesi imperialista tradizione». storici della prima metà della ri- si sono confrontate morali, uno dei maggiori l'egemonia sono accomunate è di mettere in luce che fin dal Settecento una «in rapporto gno storiografico italiana in cui la rivendicano in Europa e il Ri- L'intento ture che si contesero mini liberi - i cittadini fino a quel patriotche animò la forma- zione degli stati liberali sorgimento dei e giungendo ~ Ouali due forme fondamentali dell'idea di nazione individua Chabod? Ouale evoluzione dell'idea di nazione egli ravvisa fra il XIX e il XX secolo? che tutte le diverse cuI- 763 UelA 6, Imperi, masse, nazioni e,Operai di un'azienda tedesca in .attesa della distribuzione del pasto. Lo stesso sviluppo economico tedesco incentivò il diffondersi deLL' orga- nizzazione di fabbrica, all'interno della quale le classi popolari davano vita a forme di associazione e di organizzazione politica, fino a condizionare le stesse scelte governative, come mostrano le misure sociali approvate da Bismarck nell'intento di togliere consenso alle opposizioni socialiste. a un ligido controllo statale e si attuarono misure repressive, quali l'espulsione dei gesuiti e la soppressione dei conventi. Dopo il 1875, però, Bismarck fu costretto ad abbandonare questo indirizzo anticlericale, per farsi alleato il partito cattolico (Zentrum) contro la sempre piÙ massiccia ascesa delle forze socialiste, che furono colpite con duri provvedimenti repressivi. Nel contempo il cancelliere tentò, senza grande esito, mediante l'attuazione di riforme sociali (assicurazione contro le malattie e gli infortuni, pensioni ecc.), di acquisire il sostegno delle masse popolari. Ormai però la stella di Bismarck si stava spegnendo. Nel 1888 salì al trono l'imperatore Guglielmo II e i rapporti tra il vecchio cancelliere e il giovane sovrano si fecero difficili per i contrasti sorti sulle questioni di politica interna ed estera. Guglielmo II riteneva che, per sostenere lo sviluppo industriale tedesco, fosse necessario conquistare colonie e rafforzare l'industria bellica, mentre il cancelliere tentava di attenersi alla propria politica di equilibrio, cercando di non esasperare le tensioni né sul piano sociale né su quello dei rapporti con le altre nazioni, soprattutto Inghilterra e Francia. Questi contrasti accelerarono l'uscita di Bismarck dalla scena politica: nel 1890 si dimise e iniziò la nuova politica di Guglielmo II. rEuropa divisa in due blocchi Con la fine dell'equilibrio di Bismarck fEuropa si divide in due blocchi: Francia, Inghilterra e Russia da un lato, Triplice alleanza daIraltro 764 Con la fine della strategia di Bismarck andò in frantumi anche quell'equilibrio internazionale che era stato una delle sue invenzioni politiche. Lacceso militarismo del nuovo Kaiser e delle caste militari, combinato con la strategia imperialistica ed espansionistica dei gruppi industriali e dei successori di Bismarck, favorì un riavvicinamento diplomatico tra la Francia e l'lnghilterra e tra la Francia e la Russia. Ormai l'Europa era divisa in due blocchi: quello della Triplice alleanza, stipulata nel 1882 tra Germania, Austria e Italia, e quello comprendente la Francia, l'lnghilterra e la Russia (Duplice alleanza tra Francia e Russia nel 1894 ed Entente cordiale tra Francia e Inghilterra nel 1904). La ricerca dell'egemonia continentale da parte della Germania determinò così la costituzione di due sistemi di alleanza difensiva, che prevedevano un gran numero di ipotesi di guer- Capitolo 19, Stati e politica internazionale tra vecchio e nuovo secolo ra e di inLervemi difensivi. Nel caso in cui uno degli stati europei ne avesse attaccato un altro, sarebbe scattato il sistema delle alleanze e tutta l'Europa sarebbe scesa in guerra La rivaliLàsi estendeva naturalmente anche al panorama extraeuropeo Lepisodio piÙ grave riguarda le due cosiddette crisi marocchine (1905 e 1911), che registrarono il tentativo da parte della Germania di inserirsi nell'area d'influenza francese in Marocco Dopo una forte tensione tra i due blocchi, la Germania alla fine si ritirò, in cambio della cessione francese di parte del Congo. verifica breve o Quali due fattori di tensione minacciavano l'equilibrio europeo alla fine del XIXsecolo? arginare la rivalità fra Austria e Russia? giunte? O Quali stati e Qual era la materia e Con quale strumento Bismarck cercò di in discussione al congresso di Berlino e quali furono le risoluzioni rag- entrarono a far parte della Triplice alleanza? Cl) Quali furono gli indirizzi di Bismarck in politica interna? 0 In quali due blocchi l'Europa risultò infine divisa per effetto delle alleanze diplomatiche? rEuropa tra democrazia • • e autorItarIsmo [Impero asburgico e il problema delle nazionalità Di fronte alla crisi dello stato liberale e ai processi di democratizzazione si affermano forze politiche autoritarie NelfImpero asburgico si riaccendono gli attriti fra le nazionalità sottoposte alla dominazione austro·ungarica Nel capitolo precedente abbiamo messo in evidenza la crisi dello stato liberale e l'affermarsi di un generale processo di democratizzazione della vita politica I..:effettodi questi fenomeni fu quello di alimentare una notevole instabilità politica, incrementando e generalizzando i conflitti. Innanzitutto, uno sguardo d'insieme alla politica interna delle grandi potenze, negli anni a cavallo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, consente di mettere a fuoco una tendenza comune: il tentativo dei gll..lppisociali dominanti di imporre soluzioni politiche autoritarie allo scopo di ridimensionare l'azione dei sindacati e dei partiti d'opposizione o di tenere sotto controllo le spinte nazionali di quei popoli che non avevano ancora realizzato il proprio "risorgimento" e che miravano quindi a raggiungere l'autonomia politica Nell'Impero asburgico, infatti, si riaccesero gli amiti tra le varie nazionalità sottoposLe alla dominazione austro-ungarica (erano almeno dodici le etnie di ampiezza e peso politico diversi) Cechi e slavi non erano rappresentati a sufficienza poiché nei due parlame11li,quello di Vienna e quello di BudapesL, avevano la maggioranza rispettivameme i tedeschi e i magiari. Inoltre, con l'annessione all'Impero della Bosnia e dell'Erzegovina (1908), l'elemento slavo aumentò il proprio peso numelico. I..:opposizione era viva soprattutto tra i cechi e tra gli slavi del sud, che aspiravano alla costituzione di un proprio stato indipendente. Per lisolvere quest'ultimo problema, che si presentava come il piÙ complesso, i governanti viennesi pensarono a due diverse soluzioni: associare sloveni e croati (slavi melidionali) alla direzione dell'Impero, seguendo la formula adottata per l'Ungheria, oppure liquidare militarmente la Serbia, che si era costituita in regno nel 1882 (rendendosiindipendente dall'Impero ottomano) ed era diventata polo d'attrazione delle nazionalità slave nell'Impero. Nell'estate del 1914 la scelta cadrà su questa seconda soluzione, provocando lo scoppio della Plima guerra mondiale. Dopo una parentesi di liberalismo moderato, l'imperatore Francesco Giuseppe impresse una svolta autoritaria alla propria politica, affidando il governo a una coalizione conservatrice controllata dagli esponemi della grande proprietà 765 UelA 6, Imperi, masse, nazioni H'ja Repin, La riunione dei terroristi. Nel contesto di una situazione sociale arretrata L'opposizione al- l'autoritarismo zarista in Russia fu appannaggio soprattutto dei ceti intelLettuali, che, come settant'anni prima in tutta Europa, si dettero le forme organizzative della società segreta e del complotto. La Russia tra autoritarismo e progresso economico In Russia favvio del processo di industrializzazione coincide con una politica ciecamente reazionaria del governo Anche in Russia l'avvento dello zar Alessandro III (1881-94) segnò la ripresa di un'ondata di cieca reazione: la repressione si abbatté su anarchici, intellettuali, liberali, mentre si soffocava ogni aspirazione di separatismo nazionale. La lingua russa e la religione ortodossa furono imposte ai popoli dominati (baltici, polacchi, finlandesi). Si fecero inoltre piÙ cruente le persecuzioni e la caccia agli ebrei, massacrati nel corso dei pogrom ("devastazioni"), feroci sommosse incoraggiate o addirittura organizzate dalle stesse autorità. Nonostante questi gravi squilibri, la Russia di Alessandro III e del successore Nicola II (1894-1917) avviò un processo di industrializzazione, sostenuto in gran parte da capitali stranieri. Vennero creati un moderno sistema bancario e un'importante rete ferroviaria incentrata sulla transiberiana, che collegava Mosca a Vladivostok, e sulla transcaspiana, che collegava Poti sul mar Nero a Samarcanda nell'Uzbekistan. Si sviluppò nel frattempo una poderosa industria siderurgica concentrata in Ucraina, negli Urali e nella zona di Pietroburgo. Queste trasformazioni economiche entrarono però in stridente contrasto con l'autoritarismo e la chiusura del sistema politico, determinando uno stato di permanente tensione. La Francia della Terza repubblica La Terza repubblica sorta dopo il crollo di Napoleone III è fragile e minacciata da un colpo di stato 766 In Francia, dopo il crollo di Napoleone III e l'esperienza della Comune, fu proclamata la Terza repubblica, così denominata perché veniva dopo la Prima del 1792 e la Seconda del 1848. In politica interna la repubblica presentava aspetti di debolezza per i contrasti tra le forze monarchiche e repubblicane; per alcuni anni fu infatti incombente la minaccia di un colpo di stato, e nel 1877 fu sventato un tentativo del generale Patrice Mac Mahon, presidente della repubblica, appoggiato dal clero e dall'esercito. Mac Mahon fu costretto alle dimissioni e dal 1879 al 1899 furono al potere i repubblicani moderati, che si fecero promotori di una politica di liberalizzazione all'interno, garantendo libertà di stampa e di associazione, istruzione elementare gratuita e obbligatoria e altre misure di riforma sociale. Lopposizione delle forze reazionarie continuò a rimanere comunque molto forte e si coagulò intorno al ministro della Guerra Georges Boulanger, portavoce di istanze antiparlamentari, militaristiche e autoritarie. Capitolo 19, Stati e politica internazionale tra vecchio e nuovo secolo Un caso emblematico, Yaffaire Dreyfus [antisemitismo delle destre porta alla messa in stato d'accusa del militare ebreo Dreyfus Un'intensa campagna di stampa dei leader e degli intellettuali radicali porta al rovesciamento del verdetto su Dreyfus La crisi boulangista, superata con le elezioni del 1889, che confermarono la maggioranza repubblicana, fu seguita da un avvenimento che ebbe larghissima risonanza nell'opinione pubblica europea l'affaire Dreyfus. Alfred Dreyfus era un capitano ebreo alsaziano condannato nel 1894 ai lavori forzati sotto la falsa accusa di spionaggio a favore della Gem1ania Con la condanna, il caso sembrava chiuso. Invece si riaprì due anni dopo, nel maggio 1896, quando il nuovo capo dell'ufficio informazioni dello Stato maggiore, il colonnello Georges Picquart, un ufficiale protestante dalla solida moralità, comunicò ai suoi superiori di essersi convinto dell'innocenza di Dreyfus e di aver individuato il vero colpevole nel maggiore Ferdinand Walsin-Esterhazy, nobile d'antichissima origine e noto viveur oberato dai debiti di gioco. n colonnello venne rimosso dal suo ufficio e inviato in zona di guerra. Nel giugno 1897 Picquart riuscì ad avvertire dell'accaduto il vicepresidente del senato Auguste ScheurerKestner; contemporaneamente uno scrittore ebreo, Bemard Lazar, d'accordo conia famiglia Dreyfus, iniziò un'intensa campagna di stampa Nel novembre 1897 il leader radicale Georges Clemenceau, attraverso le pagine del suo giornale "Aurore", si unì alla battaglia innocentista e, nel gennaio 1898, fece pubblicare il famoso l'accuse di Émile Zola incendiando il clima politico francese. Lo Stato maggiore rispose facendo arrestare Picquart; Zola venne processato per vilipendio delle forze armate; sui giornali nazionalisti venne scatenata una violenta campagna contro ebrei, democratici e liberali. Nell'agosto 1898 Ferdinand Walsin-Esterhazy sarà allontanato dall'esercito e confesserà di aver contraffatto, per ordini superiori, il bordereau attribuito a Dreyfus pochi giorni dopo un alto ufficiale, il colonnello HubertJ Hemy, prima di suicidarsi, rivelerà di aver alterato alcuni documenti del dossier segreto per danneggiare Dreyfus. Nel 1899 Dreyfus verrà graziato dal presidente della repubblica Émile Loubet, nonostante la corte di Rennes avesse ribadito la condanna infliggendo gli dieci anni di carcere. Solo nel 1906 la corte di cassazione annullerà tale sentenza; nel 1908 Dreyfus verrà percosso in strada ma il tribunale assolverà l'aggressore: la verità stentava ad affermarsi. I due volti della Francia: la destra nazionalista e la sinistra repubblicana Le manifestazioni per l'affaire Dreyfus mostrano il volto della destra nazionalista Nell'affaire Dreyfus si vedono riassunte tutte le tensioni esistenti nella società francese. Attorno a questo caso si radicalizzò infatti l'antagonismo fra destra nazionalista e sinistra repubblicana. I nazionalisti ricorsero all'odio antisemita per difendere il prestigio dell'esercito e per screditare l'immagine del governo repubblicano. La sinistra repubblicana, difendendo Dreyfus, tentò invece di rilanciare gli ideali democratici e liberali su cui era nata la Terza repubblica. La mitologia dell'ebreo e della congiura internazionale ebraica contro i fondamenti della società francese contribuiva a rivestire del fascino dell'occulto il malessere che attraversava l'opinione pubblica Intorno all'odio antiebraico la società francese, divisa dall'accentuarsi del conflitto di classe, poteva ricompattarsi. I militari rappresentavano, per la parte conservanice della società francese, il secondo pilastro, accanto alla chiesa, dell'ordine e dei valori. Persa definitivamente l'illusione monarchica, erano l'ultimo bastione delle aristocrazie che assumevano come valori qualificanti l'onore, la gerarchia, il coraggio, la tradizione, in contrapposizione al crescente potere del denaro (con cui erano invece identificati gli ebrei). Lesercito rimaneva un simbolo per la vecchia società militarista e autoritaria: esso contrapponeva «il rigoroso esclusivismo, così caratteristico delle caste, all'instabilità delle cricche della società e del parlamento, in cui si entrava con estrema facilità» (H Arendt) Con l'esercito si schierarono anche i cattolici, che saldarono l'odio contro la repubblica a forti tensioni antisemite. 767 UclA 6, Imperi, masse, nazioni razione degli intellettuali e dei radicali impedisce la svolta a destra del sistema francese L"altra Francia" fu rappresentata, per un lungo peliodo, da un piccolo gruppo di intellettuali eh cui facevano parte uomini come Émile Zola e AnaLoleFrance, guidati dal radicale Clemenceau, l'unico uomo politico che aveva compreso appieno il pericolo rappresentato dall'antidreyfusismo. La scelta di fondare la battaglia su valori universali di civiltà permise loro di spaccare l'opinione pubblica francese, di penetrare in ogni classe sociale, in ogni ambiente politico. n loro ruolo fu decisivo, anche se la battaglia poté dirsi vinta soltanto quando il partito operaio di Jean Jaurés si schierò apertamente con il fronte innocentista. Lultimo grande protagonista della rappresentazione fu la folla, che per la prima volta mostrò un volto reazionario, ponendosi al servizio di principi razzisti. Mentre gli "uomini della ragione" si battevano per l'innocenza di Dreyfus, le piazze erano in mano ai nazionalisti, che praticavano sistematicamente l'intimidazione e la violenza. Per tutto il corso del processo una folla minacciosa presidiò il tribunale; gli ebrei venivano percossi per strada, mentre in ogni città comparivano squadre antisemite che agivano tollerate dalle forze di polizia. Scheurer- Kestner fu percosso da aderenti alla Ligue antisémite, diretta dall'avventuriero razzista Guérin. Questo fenomeno rappresentò una svolta nella coscienza del secolo, un elemento di novità che anticipava le ben piÙ estese degenerazioni delle masse fasciste Nonostante il peso delle forze conservatrici e reazionarie, la sinistra democratica ebbe alla fine la meglio raccoltasi in un ampio rassemblement riuscì a vincere le elezioni del 1899 e a governare fino alla Prima guerra mondiale, sotto la guida di Georges Clemenceau. LInghilterra: i liberali al potere Il tramonto delfegemonia economica britannica favorisce faffermazione elettorale dei liberali e il varo di riforme sociali e politiche In Inghilterra continuava il lungo regno della regina Vittoria, il cui governo, sul finire del secolo, era ancora caratterizzato clalla presenza di due importanti leader politici, il liberale William E. Gladstone, pacifista e democratico, e il conservaLore Benjamin Disraeli, fautore di una politica di espansione coloniale Nonostante le divergenze sulla politica estera, si attuò un vasto programma eli riforme sociali e politiche, tra le quali l'allargamento del suffragio (si passò da 3 a 5 milioni di aventi diritto al voto). Negli ultimi anni dell'Ottocento, però, l'economia inglese, seppur uscita dalla crisi generale che aveva attraversato l'Europa, non fu in grado di riguadagnare il ruolo di assoluta preminenza mantenuto per piÙ di un secolo. Questo riflusso ebbe immediate conseguenze in campo politico: l'inasprimento dei conflitti sociali, alimentati dalla disoccupazione e dai bassi salari, travolse il cauto riformismo sociale dei conservatori e consolidò la forza del movimento operaio che giunse a organizzarsi politicamente con la fondazione, nel 1906, del Labour Party Nello stesso anno i liberali conquistarono la maggioranza parlamentare dando vita a un vasto programma di riforme sociali (giornata lavorativa di otto ore per i minatori, assicurazione contro gli infortuni, assistenza agli operai). Per varare questo programma, il governo propose una rigida politica fiscale basata sulle imposte dirette che colpivano maggiormente gli alti redditi (1909). verifica breve 4) Con quale strategia l'Austria affrontò l'annoso problema delle tensioni nazionali all'interno dell'Impero? O Quali furono le circostanze della condanna di capitano ebreo? 0 Come reagì l'Inghilterra al declino e Qual era la situazione O Quali due economica della Russia alla fine del XIXsecolo? Dreyfus? ti si scontrarono in merito alla vicenda del della sua egemonia industriale? 768 schieramen-