capitolo19

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capitolo
le date e i fatti
1868 In Giappone viene
abbattuto il potere dei Tokugawa
e ripristinata l'autorità imperiale
1873 Lega dei tre imperatori
1877 Tentativo di colpo di stato
di Mac Mahon in Francia
1878 Congresso di Berlino
1882 Triplice alleanza
fra Germania, Austria e Italia
1882 La Serbia si costituisce
in regno indipendente
1886 Fondazione dell'American
Federation oJ Labor
1887 Trattato di
controassicurazione
e Russia
fra Germania
1889 Nuova Costituzione
giapponese
1894 Duplice alleanza
tra Francia e Russia
1894 Il capitano ebreo francese
Dreyfus è condannato
per spionaggio
1895 Il Giappone si impadronisce
della Corea, di Formosa
e delle isole Pescadores
1898 Zola pubblica J'accuse
in difesa di Dreyfus
1902 Indipendenza
dalla Spagna
di Cuba
1903 Protettorato
su Panama
americano
1904 Conquista giapponese
della Manciuria
1904 Entente cordiale tra
Francia e Inghilterra
1906 Nascita del Labour Party
in Gran Bretagna
1908 L'Austria si annette
la Bosnia e l'Erzegovina
1916 Realizzazione
di Panama
del canale
749
UclA 6, Imperi, masse, nazioni
Stati Uniti e Giappone:
due nuove potenze mondiali
Lo sviluppo industriale negli Stati Uniti
Il mondo si integra
in un unico immenso
sistema economico
che include gli Stati
Uniti e il Giappone
r emigrazione
dalfEuropa consente
agli Stati Uniti
di disporre della
forza-lavoro necessaria
a un grande sviluppo
Il fatto saliente dell'ultimo scorcio del XIX secolo è rappresentato dalla completa integrazione del mondo in un unico gigantesco sistema economico e politico: esso, però,
non fa piÙ esclusivamente capo all'Europa, ma ad altre due nuove realtà, gli Stati Uniti
e il Giappone, che nel giro di un secolo avrebbero superato la vecchia Europa, divenendo le maggiori potenze del globo
Alla base di questa straordinaria crescita vi fu un intensissimo processo di industrializzazione che si mosse però secondo due modelli completamente diversi. Gli Stati
Uniti seguirono un percorso che potremmo definire classico: una forte accumulazione di capitali in agricoltura, facilitata dalle immense disponibilità di terre vergini
dell'Ovest, e un rapido riconvertirsi delle risorse economiche nelle attività manifatturiere. Come in Europa, la costruzione delle ferrovie innescò un'ulteriore spinta all'industrializzazione che, a differenza eh molti paesi europei, Lrovavain loco tutte le materie Plime necessarie al suo sviluppo
Quasi 35 milioni di emigranti europei, tra il 1840 e il 1924, risolsero uno dei problemi piÙ gravi dell'economia americana, la scarsità della forza-lavoro. Questa enorme massa di braccia, insieme alla manodopera di colore, venne progressivamente
impiegata in quelle mansioni a bassissima specializzazione sempre piÙ richieste dalle industrie che si erano avviate, secondo i principi di Taylor, alla razionalizzazione
dei sistemi produttivi.
La popolazione raddoppiò tra il 1870 e il 1900, raggiungendo i 75 milioni di abitanti,
distribuita su un terriLorio che, verso il 1880, abbracciava le rive dell'Atlantico e del
Pacifico, essendo giunta a terminela lunga colonizzazione dell'OvesL, e si configurava
ormai come il piÙ grande mercato interno del mondo
Anticipando di qualche lustro l'Europa, le enormi quantità di capitali accumulate si
concentrarono rapidamente in pochissime corporations, grandi gruppi industriali ai
quali invano il governo cercò di opporsi con una rigida legislazione antitrust, cioè
volta a impedire le concentrazioni di piÙ società capaci di realizzare il totale controllo del mercato.
Sul finire dell'Ottocento si entrò così nell'era dei grandi magnati del ferro, del petrol io,
della chimica, che contribuirono a collocare gli Stati Uniti al vertice dei paesi industrializzati, alla vigilia della Prima guerra mondiale
Il sistema politico e il movimento operaio
La fase espansiva
delfeconomia americana
è guidata dai
repubblicani secondo
una politica liberista
750
Sul pi.ano politico furono i repubblicani a esprimere gli interessi delle forze economiche impegnate in questo gigantesco processo di sviluppo, vale a dire i gruppi i.ndustriali e gli imprenditori agricoli nord-occidentali. Sostenitori di una politica economica basata sul piÙ assoluto liberismo e sull'impegno diretto dello stato nella
creazione delle infrastrutture necessarie a garantire l'unificazione dell'immenso mercato americano, i repubblicani tennero la presidenza quasi ininterrottamente tra il
1860 e il 1912, trasformandosi in qualcosa di simile a un partito-stato. Dopo il 1890
l'egemonia del "partito dei pesci grossi" - così. venivano chiamati i repubblicani,
identificati come i portavoce della borghesia capitalista - venne però scossa dall'agire concentrico di diversi processi: il rapido esaurirsi della fase espansiva, sostituita da
un periodo di acute difficoltà economiche, e lo sviluppo possente del movimento
operaio, che mise in luce le contraddizioni e le ingiustizie sociali legaLeal processo di
ind us trial izzazione.
Capitolo 19, Stati e politica internazionale
tra vecchio e nuovo secolo
•
L'abitazione di una famiglia di
_ immigrati italiani a NewYork,intorno al 1890. L'ingente flusso migratorio che daLL'Europamuoveva verso gli
Stati Uniti coincise fortunatamente
con una fase di impetuosa crescita economica di quel paese, da sempre caratterizzato dalla scarsità di forza-lavoro.
In tal modo poté verificarsi un gigantesco processo di assimilazione che, pur
senza cancellare sospetti e pregiudizi
verso i nuovi arrivati, consentì loro di
raggiungere una condizione economica
e sociale sufficiente.
Le organizzazioni
sindacali americane
si strutturano secondo
i due modelli
del sindacato di mestiere
e del sindacato generale
Fin dagli anni settanta del XIX secolo, infatti, si fece strada un movimento operaio agguenito e diffuso su tutto il terriLOlionazionale. Dallo sciopero dei ferrovieri del 1877,
che rappresenta la prima grande lotta operaia dell'America contemporanea, si susseguirono diversi cicli di lotta quello del 1884-86, che si concluse con !'impiccagione dei dirigenti che avevano guidato la grande manifestazione del 10 maggio per ottenere le OtLo
ore di lavoro (da quel giorno il Plimo Maggio divenne la festa del lavoro in tutto ilmondo); quello delle lotte dei minatOli, che costituirono una delle categorie all'avanguardia
nell'organizzazione sindacale, fino allo sciopero dei tessili di Lawrence nel 1912.
Due tendenze si confromarono nel movimento operaio americano fin dalle sue origini:
quella legata alla tradizione del sindacalismo britannico, che puntava all'organizzazione dei sindacati di mestiere, e quella che mirava al superamento degli steccati professionali e cercava di realizzare, in un'ottica classista eh ispirazione marxista, la solidarietà di tutti i lavoratori.
Il massimo esponente della plima tendenza fu Samuel Gompers, il fondatore dell'An
(AmeJican Federation oJLabor). LAfl, fondata nel 1886, era un sindacato corporativo che
raccoglieva l'adesione degli operai bianchi specializzati, appartenenti ai gruppi emici di
piÙ antica immigrazione. Alla seconda tendenza fece invece riferimento la piÙ originale
espelienza del movimento operaio americano, quella degli Iww (Industriai Workers aJ the
World), che teOlizzava un sindacalismo egualitario e di massa. Negli Iww confluirono gli
operai senza mestiere e gli immigrati dell'Europa meridionale, tra cui gli italiani, che stagionalmente passavano da un settore produttivo all'altro in cerca di lavoro. Dal 1908 al
1912 questa organizzazione riuscì a svolgere una grande mole di iniziative e raccolse
numerosissimi lavoratOli nel 1917 gli Iww vantavano ben 100000 iscritti.
Theodore Roosevelt: riformismo e imperialismo
Il presidente Roosevelt
vara una politica sociale
e di lotta ai monopoli
Nonostante la crescita in termini quantitativi e d'importanza politica del movimento
operaio, la rappresentanza politica dei lavoratori rimase sotto il controllo dei due grandi partiti, quello democratico e quello repubblicano Ciò non toglie che l'emergere ciel
movimento operai.o modificò l'assetto del sistema politico americano, minando alle ra751
Uc\A 6, Imperi, masse, nazioni
Roosevelt avvia
una politica di tipo
imperialista in politica
estera
nessi
dici la stabilità dell'egemonia repubblicana e facendo entrare sulla scena nuovi interlocutori, come i populisti, che rappresentavano le masse contadine colpite dalle crisi ricorrenti, i progressisti, che costituivano l'ala riformatrice del vecchio Partito repubblicano, che si era staccata da esso, e persino il Partito socialista. Nodo centrale di queste
trasformazioni politiche furono le presidenze del repubblicano Theodore Roosevelt
(1900-08) Durante questo peliodo il governo diede inizio a una politica sociale, per
cercare di riavvicinare le grandi masse dei lavoratori al Partito repubblicano e, piÙ in
generale, allo stato. Tentò inoltre di ridimensionare l'enorme potere delle grandi corporations promuovendo una decisa politica antimonopolistica, attraverso leggi che limitassero le possibilità di concentrazione industriale e ampliassero i controlli dello stato
nei confronti dei trusts. Questa strategia non evitò però il declino dell'egemonia repubblicana nelle elezioni del 1912 venne eletto alla presidenza il democratico Thomas N.
Wilson.
Lilluminata politica riformatrice di Roosevelt, che nel 1912 lo avrebbe portato addirittura a uscire dal Partito repubblicano e a fondare un nuovo partito-movimento di
tipo progressista, si combinò con una decisa svolta di tipo imperialista in politica
estera. Gli Stati Uniti, riallacciandosi alla dottrina del presidente James Monroe,
enunciata nel 1823, contraria all'ingerenza degli staLi europei nei territori americani
e, in particolare, nell'America latina, mani.festarono sempre piÙ chiaramente il loro
intento di esercitare un'egemonia politica ed economica su tutto il continente americano. In tal modo i presupposLi sostenuti da Monroe, ampliaLi e reinterpretati anche in senso nazionalistico, sfociarono nel cosiddetto panamericanismo. Di fatto,
cioè, gli Stati Uniti, forti della loro crescita economica e di un notevole incremento
demografico, allargarono, a partire dagli ultimi anni dell'OLtocento, la loro sfera d'influenza su alcuni degli staLi latino-americani. Lintervento piÙ rilevante si ebbe nei
confronti di Cuba, l'ultima colonia spagnola, ribellatasi nel 1895 contro il malgoverno della madrepatria. Gli Stati Uniti intervennero a fianco di Cuba contro la Spagna,
che non resse il confronto militare con il colosso americano (1898) Cuba acquistò
però un'indipendenza solo formale (1902), in quanto gli Usa si riservarono il diritto
di intervenire nei suoi affari interni. Sotto il predominio statunitense caddero anche
il Portorico e le Filippine. Un'altra tappa significativa dell'espansione americana fu il
protettorato su Panama (1903), distaccatasi dalla Repubblica di Colombia. Esso consentì agli Stati Uniti di portare a Lermine (1916) la costruzione del canale che metteva in comunicazione l'oceano Atlantico con il Pacifico.
Lespansionismo americano allargò poi le sue mire anche a un'altra importante area,
quella del Pacifìco. Ma qui si trovò di fronte alla politica imperialista che, negli stessi
anni e per motivazioni analoghe, aveva avviato il Giappone
La politica di Roosevelt
Roosevelt
Politica interna
-
Misure sociali
""--
Politica internazionale
Lotta contro i trusts
'--=-
......
Imperialismo
Panamericanismo
752
Capitolo 19, Stati e politica internazionale tra vecchio e nuovo secolo
Trala fine dell'Ottocento e l'inizio del
Novecento, gli Stati Uniti estesero la loro influenza su due aree strategiche per
la loro politica internazionale: il Pacifi-
L'espansione
degli Stati Uniti
co e l'America latina. La colonizzazione
assunse la forma del controllo politico,
della dipendenza economica o, più raramente, del dominio territoriale diretto.
Possedimenti Usa
Territori occupati dagli Usa
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Direttrici di espansione territoriale
---+ Penetrazione
economica
HongKong/ O Formosa
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Il Giappone: il peso delle strutture feudali
e la "rivoluzione" del 1868
Sotto i Tokugawa
il Giappone vive una
lunga fase di isolamento
Con la restaurazione
deITautorità imperiale
inizia una fase di
profonde riforme della
società e delf economia
Come abbiamo detto in precedenza, l'altro evento destinato a cambiare radicalmente
l'asseLto delle relazioni internazionali fu l'emergere del Giappone come grande potenza
regionale prima e planetaria poi.
Il Giappone, un paese sosLanzialmenLefeudale ancora a metà dell'Ottocento, era dominato da piÙ di duecento anni dai Tokugawa. Questa potenLe dinastia di signori feudali
aveva esautoraLO l'imperatore e, vietando la penetrazione commerciale e culturale a
qualsiasi potenza straniera, aveva mantenuto il paese in un completo isolamento da]
resto del mondo. Dietro questa apparente staticità, però, si erano andaLe lentamente
modificando le strutLure produLtive (sviluppo delle prime manifatture e del lavoro a
domicilio) e avevano gradualmente preso corpo quelle trasformazioni sociali ed economiche che costituivano la grande forza nascosta del Giappone. Nel 1853, quando una
flotta della marina degli Stati Uniti forzò la ligida chiusura del Giappone e impose uno
scalo commerciale, quella nazione non era Olmai piÙ una facile terra di conquista. Il
Giappone superò l'impatto con le potenze occidentali, riorganizzando la struttura statale e avviando un rapidissimo processo di industrializzazione.
Nel 1868 venne abbattuto il potere dei Tokugawa e fortemente ridimensionato quello dei datmyo, i grandi proprietari fondiari La "rivoluzione" del 1868 restaurò l'autorità dell'imperatore e il nuovo governo avviò a tappe forzate un intenso programma di sviluppo economico che favoriva le attività imprenditoriali, facilitando l'assunzione di tecnici stranieri e diffondendo capillarmente l'istruzione tecnica e professionale. Lindustrializzazione giapponese seguì però un modello completamente diverso da quelli europeo e americano.
753
UdA 6, Imperi, masse, nazioni
Nel lungo periodo durante il quale il Giappone era rimasto rigidamente chiuso all'influenza occidentale, pur all'interno di una struttura economica feudale dominata dalle
grandi famiglie dei daimyo, si era realizzata una lenta accumulazione di capitali che solo grazie all'intervento dello stato, dopo il 1868, venne orientata verso l'industrializzazione forzata del paese.
Nel 1881 lo stato concedette che i privati rilevassero a prezzi bassissimi questo primo
tessuto industriale: esso costituì il volano che mise in moto, nell'ultimo decennio
dell'Ottocento, un vero e proprio decollo industriale.
Rivoluzione industriale e continuità della struttura sociale
In Giappone la rivoluzione
industriale convive con
la conservazione di una
struttura sociale feudale
Lo sviluppo industriale nipponico presenta un'altra sostanziale differenza rispetto a quello degli Stati Uniti e dei paesi europei. In Giappone, infatti, si realizzò un rapido processo di industrializzazione, ma la struttura sociale preesistente e la cultura tradizionale non
ne furono modificate in modo radicale; esse, anzi, contribuirono a incanalare e a rendere
socialmente ordinato un grande fenomeno di trasformazione economica.
Le origini dello
sviluppo giapponese
Spesso liquidato
superficialmente come una
"reazione" ai tentativi
di penetrazione economica
occidentali, 10 sviluppo
del Giappone rappresenta
un caso di grande originalità
nella storia economica
mondiale, che va compreso
a partire dalle condizioni
precedenti dell'economia
nipponica.
Eppure, dal 1640 al 1853 il Giappone
era rimasto ermeticamente chiuso, isolato da ogni rapporto con il resto del
mondo, se si esclude un filo di collegamento, di scarsissima importanza pratica, attraverso il porto di Nagasaki.
La struttura, formalmente feudale, del
regime Tokugawa era rimasta ininterrottamente in piedi dal 1603sino al 1867.Un
secolo fa lo si considerava il più classico
esempio di sopravvivenza di una società
feudale di tipo medievale [...]. Molti studiosi, e purtroppo anche molti studiosi
impegnati e seri, hanno tranquillamente
accettato la stridente contraddizione storica fornita da un paese che si riteneva
sprofondato nella barbarie del Medioevo
e che nel giro di meno di trent'anni era divenuto una potenza imperialista, facendo
in sei lustri quello che ad altri era costato
Uno studioso italiano, Claudio Zanier,
in una ricerca di grande respiro, ha analizzato le ragioni del decollo industriale
giapponese. Nell'introduzione del suo
lavoro egli chiarisce quale sia il suo modello interpretativo, in rapporto alle altre
ipotesi elaborate dalla storiografia.
Il Un "balzo" dal feudalesimo
al capitalismo
«IlGiappone è l'unico paese "non-occidentale", includendo nell'espressione
"occidentale" anche le colonie di popolamento europeo (Sudafrica, Nuova Zelanda, Israele, Canada, tanto per fare degli
esempi), che abbia avuto uno sviluppo
economico di tipo capitalistico pienamente autonomo [...].
754
Scena di commercio alla stazione di Tokyo ne/1870.
sei secoli e passando dal dominio dei signori feudali al potere dell'alta finanza
borghese, con un semplice colpo di stato
(ché tale si poteva considerare la "rivoluzione" del 1867)[...].
I migliori manuali e le migliori antologie anglosassoni sull'arretratezza economica dedicano sempre numerosi riferimenti al Giappone e negli ultimi anni
tale tendenza si è molto rafforzata. Nell'esposizione più conservatrice e banale
si viene a dare un'interpretazione psicologistica del "miracolo" giapponese: l'azione violenta degli occidentali "risveglia" l'orgoglio nazionale e le energie sopite dei samurai; questi rovesciano i vecchi dominatori feudali, si "rimboccano le
maniche" e tutto comincia a funzionare
come dovrebbe. Dal momento che azioni parimenti violente degli occidentali in
Capitolo 19, Stati e politica internazionale tra vecchio e nuovo secolo
«[Il Giappone] - ha sostenuto lo storico Fernand Braudel- in modo a tutta prima incomprensibile ha realizzato la rivoluzione industriale e la riconversione delle attività
che questa comporta senza che le strutture sociali abbiano subìto una rottura rivoluzionaria [...]. Le ragioni sono forse le seguenti: si trattava di una società disciplinata
che, nella nuova esperienza che le fu imposta dopo il 1868, conservò la sua antica disciplina. Obbediente, rispettosa della gerarchia, la società giapponese aveva sempre accettato senza mormorare il fatto che il lusso fosse riservato a pochi; ha anche accettato,
senza sempre rendersene conto, che il capitalismo moderno venisse edificato in mezzo
a rapporti ancora feudali [...]. È un po', mutatis mutandis, !'immagine che offrono le
grandi organizzazioni industriali giapponesi, quelle che, nel XIX secolo, hanno garantito il successo dell'operazione e ne hanno tratto i benefici, senza provocare la reazione
delle masse operaie. Quindici famiglie al massimo rappresentavano, prima della guerra
del 1942, piÙ dell'80% dei capitali giapponesi. Il gergo le designa col nome oggi divenuto classico di zaibatsu; sono i famosissimi Mitsui, Mitsubishi, Sumitovo, Yasuda, e la
casa imperiale, a detta degli esperti, di gran lunga la più ricca di quelle ricchissime famiglie [...]. Sul piano della gerarchia sociale, questi signori del big business sono l'equi-
Cina e in altri paesi non fecero scoccare
le medesime scintille di rinnovamento,
una delle deduzioni cui si può facilmente
arrivare sulla strada comportamentistica
è che i giapponesi sono "diversi" [...].
Anche chi non condivideva assolutamente questa visione "manichea" della
storia giapponese e riconosceva nel periodo Tokugawa la presenza di elementi
di evoluzione non trascurabili [...], ricadeva poi spesso nella sopravvalutazione
[... ] del "balzo in avanti" avvenuto dopo
e, si diceva, conseguenza della restaurazione imperiale del 1868, individuando
nel periodo precedente una prevalenza
di elementi negativi, limitatori delle potenzialità di sviluppo. Tuttavia le continue ricerche di storia economica, favorite, ma anche distorte dallo spirito di
esaltazione nazionale, mettevano in luce - nel periodo tra le due guerre mondiali - sempre nuovi aspetti dell'evoluzione delle strutture del paese nei secoli
dal XVI al XVIII, aspetti che risultavano
del tutto incompatibili con una visione di
stagnazione economica e sociale [... ]."
Il Verso l'industrializzazione:
la trasformazione dei rapporti
in agricoltura
«Nel 1959 appariva il lavoro dell'americano Smith sulle origini agrarie del
Giappone moderno. Smith conosceva
bene il Giappone e aveva lavorato a lungo su materiali originali. Compiva inoltre
per gli studiosi occidentali l'impagabile
opera di sintetizzare decine e decine di
studi e ricerche particolari e generali
svolte negli ultimi anni dai giapponesi.
Ma accanto a questo risultato non indifferente vi era nell'opera di Smith la presenza di una visione globale dell'evoluzione delle strutture agrarie in Giappone
dalla fine del XVI secolo alla seconda
metà del XIX secolo, che dava finalmente un quadro organico del fenomeno e
sgomberava il campo da tutta una serie
di miti e di ipotesi contraddittorie sull'agricoltura del periodo Tokugawa [... ].
Intorno al '60 la storiografia europea
andava riscoprendo, molto faticosamente, il ruolo dell'agricoltura [...] come base del capitalismo industriale.
Affrontando problemi analoghi, Smith
era giunto a soluzioni concordanti, ma
veniva parzialmente ignorato e sottovalutato nel campo degli studi giapponesi.
Il prosieguo delle ricerche e i nuovi testi
che sono apparsi negli ultimi anni non
consentono
di dilazionare più a lungo
una re interpretazione complessiva della
storia economica giapponese degli ultimi
quattro secoli."
mercato nazionale dei beni e dei servizi,
è nato - sin dalla metà del Seicento - un
sistema bancario e finanziario altamente
sofisticato a carattere nazionale e la quasi totalità della produzione dei beni manifatturati si è gradualmente
spostata
dalle corporazioni cittadine a .stabilimenti protoindustriali, sorti nelle campagne a
iniziativa di ricche famiglie di agrari: famiglie che fungevano, allo stesso tempo,
da grossisti, imprenditori e usurai. Il tutto
nella totale assenza di significative forme
di commercio internazionale e di importazioni di capitali. Il disegno che se ne ricava è chiaramente quello di una continuità di evoluzione nelle strutture economiche e sociali, con la restaurazione del
1868 piuttosto come la presa del potere
da parte delle nuove classi borghesi, che
come una spaccatura tra i due modi di
produzione."
C. Zanier, Accumulazione
e sviluppo
economico in Giappone, Einaudi,
Torino 1975, pp. 3-7
Il Altri fattori di sviluppo:
il mercato nazionale e le banche
«È ormai emerso con sufficiente chiarezza e abbondanza di dati che dall'unificazione politica e amministrativa della fine del Cinquecento alla metà dell'Ottocento l'intera struttura economica giapponese, ma in particolare i modi e i rapporti di produzione in agricoltura, si sono
totalmente rivoluzionati. Assieme a questo fenomeno basilare si sono sviluppate
nuove funzioni urbane, si è creato un
Per riflettere
~
~
Quali sono le caratteristiche
dell'interpretazione che Zanier
definisce "psicologistica"
dell'evoluzione economica
del Giappone?
Quali sono invece i fenomeni
che egli individua alle radici
dell'evoluzione successiva al 1868?
755
UeIA 6, Imperi, masse, nazioni
•
Principali giacimenti di ferro
i&
Industrie metallurgiche
•
Industrie meccaniche
..
Industrie della lana
V
Industrie del cotone
O Prodotti chimici
L'industria
giapponese
nell'Ottocento
In Giappone fu lo stato a promuovere il processo di industrializzazione attraverso la costruzione di
ferrovie e grandi fabbriche e la
successiva cessione di queste ultime a privati a condizioni vantaggiose. Lamodernizzazione del paese fu finanziata dalle pesanti tasse
imposte ai contadini, il cui malcontento sfociò, a fine secolo, in
frequenti rivolte .
.lI
valente dei daimyo di una volta e dei loro clan; gli operai sono i loro serVi;i capomastri,
i direttori d'azienda, gli ingegneri sono i samurai dei tempi nuovi. Le imprese conservano una struttura familiare, mistura di feudalesimo e di paternalismo, in un ambiente
dove <:lalibera impresa e il comunismo sono sentiti come idee strane e straniere, distruttrici del Kodo, la via imperiale del Giappone".»
Questo spiega anche perché in Giappone l'esperienza sindacale e la conflittualità operaia, fino al primo decennio del Novecento, furono pressoché sconosciute.
Il sistema politico giapponese
Dal punto di vista
politico la restaurazione
Meiji porta a un
consolidamento
deITassolutismo,
confermato dalla nuova
Costituzione modellata
su quella tedesca
756
Questo spiega, altresì, perché il sistema politico giapponese, fondato sull'assolutismo
su di un forte potere oligarchico e su controlli parlamentari deboli, si sia
consolidato nel periodo Meiji senza opposizioni di rilievo. La prima Costituzione, emanata il 17 giugno 1868, che sanciva la restaurazione imperiale, consolidava il potere di
una ristretta oligarchia composta dai vecchi feudatari che avevano accettato di sottomettersi all'autorità del sovrano, dai mercanti e dalla burocrazia del nuovo potere centrale. Fu questa nuova classe dirigente, che aveva cancellato l'egemonia dei daimyo e
dei samurai, a guidare contestualmente la costruzione dello stato e la creazione dell'apparato industriale. Venne istituita la leva militare obbligatoria, fu costruito un moderno
apparato fiscale, basato sull'imposta fondiaria, fu creato infine il governo centrale alle
dirette dipendenze dell'imperatore. Dopo un quindicennio dedicato a consolidare quasi esclusivamente lo sviluppo economico, l'oligarchia al potere diede vita a una nuova
stagione di riforme istituzionali, culminate con la promulgazione, nel 1889, di una
nuova Costituzione.
Il modello di riferimento del nuovo impianto costituzionale fu
quello della Germania guglielmina: come in Germania, anche in Giappone le élite dominanti puntarono a consolidare il loro potere e a garantire stabilità politica al governo,
attraverso un sistema istituzionale squilibrato, che assegnava al sovrano - il mihado un potere pressoché assoluto, di origine addirittura sacra, e al parlamento un ruolo subalterno, senza reali strumenti per incidere negli indirizzi politici stabiliti dal governo;
l'unico potere assegnatogli era infatti il diritto di veto sulle leggi finanziarie.
monarchico,
Capitolo 19, Stati e politica internazionale tra vecchio e nuovo secolo
~Soldati
in trincea durante lo
scontro fra russi e giapponesi per
il controllo della Manciuria. La guerra
fra Le due potenze suscitò profonda
sensazione, perché mostrava come il
Giappone avesse ormai pienamente acquisito le conoscenze tecniche e militari richieste dalla guerra moderna.
. Non è un caso che i maggiori successi
fossero colti dai giapponesi in battaglie navali, nelle quali risaltarono la
l perfetta modernità dei loro armamenti
e la preparazione degLiequipaggi.
I
i
I
Lespansione giapponese verso la Cina
La crescita industriale
del Giappone si traduce
in una spinta
alt espansionismo
territoriale nei confronti
della Cina
Il Giappone
si inserisce nella lotta
per il controllo della
Cina e, sconfiggendo
la Russia, si assicura
ilpossesso della
Manciuria
La "rivoluzione" del 1868, con la restaurazione del potere imperiale e l'avvio del processo di industrializzazione, che dovevano difendere il paese dalle ingerenze straniere,
portò il Giappone in pochi anni ad affermarsi come potenza industriale e anche coloniale. La pressione demografica, la richiesta di materie prime, la ricerca di mercati extranazionali dove collocare i prodotti eccedenti, nonché un'ondata di nazionalismo,
spinsero, sul finire del secolo, il governo giapponese a imboccare la via dell'espansionismo territoriale.
La Cina, un enorme paese sprovvisto di una moderna struttura industriale, fu considerata dal Giappone come un importante e vasto mercato, nel quale far confluire la propria produzione eccedente.
In Cina, infatti, il funzionamento della macchina statale era affidato, come negli antichi
imperi di due millenni prima di Cristo, a poche grandi famiglie di funzionari, i mandarini, che miravano a conservare tutti i privilegi derivanti dalla loro posizione sociale,
senza introdurre alcun elemento di modernizzazione.
Gli scarsi tentativi di riforma si infransero contro gli intrighi di corte, e le poche industrie che riuscirono a impiantarsi vennero sottratte alla gestione dei primi gruppi imprenditoriali borghesi e affidate a funzionari corrotti e incapaci.
Il territorio cinese, già verso la metà dell'Ottocento, divenne così oggetto delle mire
espansionistiche delle grandi nazioni industriali dell'Occidente. Prima l'Inghilterra, poi
la Russia e la Germania riuscirono di fatto a spartirsi i territori dell'Impero, senza sopprimere apparentemente l'unità nazionale e l'autorità statale. Il Giappone si inserì in
questa situazione e, dopo un breve conflitto militare (1894-95), riuscì a impadronirsi
della Corea, dell'isola di Formosa e delle isole Pescadores.
Il tentativo di opporsi a questa condizione di subordinazione (si ricordi la rivolta dei
boxers) costò alla Cina una grave sconfitta militare contro le truppe alleate di tutte le
nazioni industriali e una vera e propria menomazione della sovranità nazionale. La dinastia e il governo divennero i semplici intermediari degli interessi economici delle
grandi potenze.
757
UelA 6, Imperi, masse, nazioni
Il Giappone seppe approfittare della situazione creatasi e, nel 1904, riusci a conquistare la Manciuria cinese dopo una guerra con la Russia, che temeva il sorgere di una
grande potenza in quell'importante area dell'Asia. Dopo aver annientato la flotta dello
zar, il Giappone ebbe via libera per intensificare la propria penetrazione in Cina, che
venne interrotta solamente nel 1914 dallo scoppio della Prima guerra mondiale.
date e fatti
l'espansione giapponese
1868
1881
1889
1895
1904
Restaurazione dell'autorità dell'imperatore
Lo stato concede ai privati i primi impianti industriali
Nuova Costituzione esemplata su quella tedesca
Il Gia.JlJl.O..rl.e.si
impadronisce della Corea, di Formosa e delle isole Pescadores
COrl(jUista della Manciuria
verifica breve
o Quali due nuove
potenze si affacciarono alla ribalta internazionale alla fine del XIXsecolo?
mica fu seguito dai governi repubblicani negli Stati Uniti?
Roosevelt?
O Quali furono
e Quali furono
per il Giappone le conseguenze dell'abbattimento
imperiale? Ci) Quali furono le caratteristiche
le caratteristiche
O A quali
di politica econo-
della politica interna ed estera di
del potere dei Tokugawa e del ripristino dell'autorità
salienti delle relazioni sociali nell'industrializzazione
ratteri della Costituzione giapponese approvata nel 1889?
e Quale indirizzo
giapponese?
0 Quali furono
i ca-
aree si estese l'imperialismo giapponese?
Il difficile equilibrio europeo
I rischi di guerra in Europa e il "concerto delle potenze"
requilibrio europeo
è minacciato dalla forte
ostilità della Francia
nei confronti
della Germania
758
Le trasformazioni delle relazioni internazionali e degli scenari politici planetari non sono solo legate, tra Ottocento e Novecento, all'emergere delle due grandi potenze extraeuropee, gli Stati Uniti e il Giappone; esse sono anche connesse all'affermarsi, nel
Vecchio continente, della potenza tedesca. All'indomani della proclamazione del
Reich, il cancelliere Bismarck, l'animatore e insieme il rigido custode dell'unificazione
tedesca, aveva affermato che il nuovo impero era "sazio" di conquiste. Bismarck era ben
consapevole che la proclamazione del Reich germanico aveva creato in Europa una rottura profonda; qualunque altra occasione di guerra poteva aprire un movimento irresistibile che avrebbe condotto alla fine del Reich stesso; ma da dove potevano venire i rischi di guerra 7
Due erano i principali elementi di tensione del continente: il primo era costituito dallo
spirito di rivincita della Francia, quello che allora si chiamò revanscismo. La guerra
del 1870-71 tra Francia e Prussia era stata molto più violenta e lunga di quelle combattute in precedenza, con una speciale deferenza nei confronti degli equilibri diplomatici; inoltre, essa si era conclusa con un trattato di pace non negoziato, ma imposto
a un paese (la Francia) che era stato messo in ginocchio, rompendo così una tradizione
diplomatica che era invalsa fin dal Settecento. Invece di chiudere il conflitto coniugando il potere delle armi con le finezze dei negoziatori, il trattato aveva creato nella
Francia un desiderio di rivincita che sarebbe stato una perenne fonte di turbamento
per gli assetti europei. Il vinto doveva pagare al vincitore una taglia, chiamata appena
più garbatamente "indennità di guerra", pari a 5 miliardi di franchi-oro, piÙ o meno
Capitolo 19, Stati e politica internazionale tra vecchio e nuovo secolo
Gli stati-impero
nell' età della
mondializzazione
Interdipendenza economica
a livello mondiale e chiusura
protezionistica degli stati
e dei loro imperi coloniali sono
i due fenomeni caratteristici
della fine del XIX secolo. Due
fenomeni in contraddizione
fra loro, che, insieme alla
maggiore ingerenza dello stato
nell' economia, minacciano
di trasformare la competizione
economica in scontro militare.
IIIImperi chiusi e interdipendenza
del commercio mondiale
Agliinizi del xx secolo tutto il mondo
era stato sussunto all'interno del mercato
mondiale. In esso circolavano, con un'intensità sempre maggiore, merci e capitali,
ma anche uomini e donne, se si pensa
che tra il 1860e il 19I5 più di 60 milioni di
persone abbandonarono i continenti
"pieni" come l'Asia e l'Europa, per riversarsi in quelli "vuoti",come le Americhe e
l'Australia. «Il mondo [...]- scriveva nel
1903lo storico tedesco Marcks - è, più di
quanto non sia mai stato prima, una
grande unità in cui tutto è interdipendente e si influenza a vicenda, ma anche tutto si urta e viene a conflitto."
Infatti il controllo di questa gigantesca rete di scambi non poteva essere effettuato dal singolo imprenditore atomizzato nel mercato; esso presupponeva, da un lato, un alto grado di concentrazione del capitale bancario e industriale in soggetti economici di tipo nuovo, come i trusts e i cartelli, in grado di
mobilitare masse gigantesche di risorse
economiche su scala planetaria; dall'altro, la costruzione di un mercato mondiale rigidamente controllato, nel quale
l'interdipendenza inevitabile tra le diverse economie nazionali fosse controbilanciata, e tendenzialmente annullata,
dalla creazione di aree di mercato autosufficienti, promosse e protette direttamente dallo stato.
lIiII
Per questa via lo stato diventava un
attore economico di primo piano, sia come regolatore del mercato, attraverso le
politiche protezionistiche, sia come costruttore del mercato interno di ogni singolo stato-nazione, attraverso le conquiste coloniali. La politica estera delle
grandi potenze si riduceva spesso a garantire gli equilibri precari nei quali potesse avvenire la creazione di queste
"unità commerciali" protette - come le
ha definite Geoffrey Barraclough - chiamate comunemente imperi e potesse
svolgersi la loro inevitabile competizione. La conferenza di Berlino del 18841885, nella quale le grandi potenze europee, insieme agli Stati Uniti e alla Turchia, procedettero alla spartizione dell'Africa, costituisce l'esempio più significativo di questo nuovo ruolo assunto
dallo stato nella regola menta zione delle
sfere commerciali che interagivano nel
mercato mondiale. Negli ultimi vent'anni del XIXsecolo tra imperi chiusi e interdipendenza del commercio mondiale,
tra il nazionalismo degli stati industrializzati e l'internazionalizzazione ormai
irreversibile del mercato, si venne delineando un'asimmetria sempre più pericolosa perché sempre più irresolubile sul
piano delle relazioni internazionali, che
trovò sfogo nella Prima guerra mondiale.
Hobson, nel suo studio sull'imperialismo del 1902, aveva percepito con chiarezza le implicazioni drammatiche di
questa asimmetria: nell'epoca liberalesostenne - aveva avuto «un certo fondamento il sogno degli uomini politici sostenitori del libero scambio di sviluppare
rapidamente un internazionalismo efficiente e informale tramite il pacifico e
profittevole interscambio di beni e idee
tra nazioni che riconoscevano una giusta armonia di interessi tra popoli liberi".
Nonostante un eccesso di idealizzazione per il passato, l'analisi di Hobson
coglieva un aspetto fondamentale della
trasformazione in atto.
Nell'epoca liberale, quando l'unico
grande impero coloniale era quello inglese, la concorrenza internazionale riguardava - come ha messo in evidenza
l'economista Giovanni Arrighi - <drapporti economici tra individui (gliimprenditori) di diversa nazionalità e si esprimeva nella divisione internazionale del
lavoro,,; nell' età dell'imperialismo, inve-
ce, la concorrenza coinvolse «i rapporti
politici tra gli stati e si espresse nella
corsa agli armamenti e nell'annessione
territoriale" .
Lo stretto nesso fra stato,
mercato e sistema delle imprese
Politica di potenza e colonialismo
contribuirono ad accentuare il ruolo dello stato nell'economia, non solo per le
ragioni finora esposte, ma anche perché
la realizzazione di eserciti e flotte dotati
di un potenziale offensivo sempre più
grande e tecnologicamente agguerrito e
il loro impiego nelle guerre di conquista
vennero finanziati direttamente dagli
stati, attraverso la spesa pubblica.
Un'ingente massa di capitali venne
immessa nel mercato dallo stato, creando una domanda artificiosa di prodotti
industriali, di cui si avvantaggiarono essenzialmente le grandi imprese meccaniche, chimiche, siderurgiche e cantieristiche, e che contribuì grandemente a
sostenere il sistema economico sia nel
periodo più difficile della crisi sia nel ciclo espansivo che si aprì con l'avvento
del nuovo secolo.
Il nesso tra stato, mercato e sistema
delle imprese divenne dunque sempre
più stretto con l'effetto di rendere sempre meno distinguibili gli interessi della
comunità nazionale, rappresentata dallo stato, da quelli dei grandi gruppi finanziari e industriali, e di trasferire dunque gli inevitabili contrasti di interesse
fra le grandi corporations, che operavano nel mercato mondiale, sul piano delle relazioni internazionali fra gli statinazione.
Per riflettere
~
~
Quale contraddizione è possibile
rilevare nelle relazioni economiche
e politiche degli stati-nazione
tra la fine del XIX e gli inizi
del XX secolo?
Quali aspetti presenta
la compenetrazione fra stato
ed economia nazionale in questo
periodo?
,
759
UclA 6, Imperi, masse, nazioni
•
Seduta del congresso di Berlino.
Dovuto all'iniziativa diplomatica
di Bismarck, il congresso si proponeva
di regolare una questione ormai incombente, la riorganizzazione dei Balcani necessaria per l'inarrestabile declino dell'Impero ottomano. Su quest'area si esercitavano le mire egemoniche dell'Impero austro-ungarico e di
quello russo, condizionando l'intero assetto delle alleanze europee. Il congresso non riusci a risolvere queste tensioni, che anzi si trovarono, con altre,
alle radici delta guerra mondiale del
1914-18.
Fra Austria e Russia si
accende una rivalità nel
contendersi le spoglie
delflmpero ottomano
equivalente a un terzo del reddito nazionale francese di un anno. Inoltre la Germania si
annetteva senza nessuna giustificazione le due regioni dell'Alsazia e della Lorena.
All'indomani del trattato di pace di Francoforte (maggio 1871), si era prodotto un solco profondissimo nelle relazioni tra gli stati europei, che Bismarck cercò di superare
ponendo la politica esLeraa difesa dell'ordine internazionale esistente e cercando eh restaurare ciò che da allora venne chiamato il "concerto delle potenze".
Il secondo nervo scoperto dell'ordine europeo era costituito dall'antica rivalità tra
Austria e Russia, entrambe pronte a gettarsi sui resti ancora consistenti dell'Impero ottomano nei Balcani, con la motivazione ufficiale di difendere rispettivamente i cattolici
e i Clistiani ortodossi di quell'area
Ma nuovi conflitti potenziali si mostrarono di continuo negli anni a venire. Per il momento si trattava di garantire l'isolamento diplomatico della Francia e di legare Austria
e Russia in una solida alleanza. Il "concerto delle potenze" europee, voluto da
Bismarck, si basava quindi su questi due presupposti fondamentali.
La politica diplomatica di Bismarck e
La Germania assume
il ruolo di garante
dell'equilibrio
e promuove un'alleanza
fra Austria e Russia
RICORDA CHE
La Santa alleanza aveva unito, dopo il congresso di Vienna, i sovrani di Prussia, Russia e Austria
760
il congresso di Berlino
Si apriva così un'epoca nella quale la Germania, che nel giro di un decennio aveva trasformato la geografia politica dell'Europa, intese farsi garante dell'ordine internazionale esistente, assumendo il ruolo di centro catalizzatore dei rapporti diplomatici a livello mondiale.
Lobiettivo di far stringere un'alleanza tra Austria e Russia venne raggiunto nell'ottobre
1873, dopo una tortuosa azione durata quasi due anni, con la costituzione della Lega
(o patto) dei tre imperatori: il Kaiser tedesco, lo zar russo e !'imperatore austro-ungarico. Scopo della Lega era «dare una forma pratica al pensiero che presiede alla loro
[dei tre imperatori] intesa intima, nell'intento di consolidare lo stato di pace che esiste
attualmente in Europa».
Il patto sembrava ridar vita alla Santa alleanza ed era ben gradito all'Austria, che vedeva crescere i movimenti nazionalisti al proplio interno e che era disposta a perdonare a
Bismarck l'affronto del 1866 in cambio di un'alleanza capace di mantenere l'ordine esistente. fra Germania e Russia vi era poi un interesse comune speciale: quello di mantenere sottomesse le popolazioni polacche che facevano parte dei due imperi
Capitolo 19, Stati e politica internazionale
tra vecchio e nuovo secolo
IMPERO
RUSSO
AUSTRIA
La crisi nei Balcani
Il congresso che si tenne a Berlino nel
1878 aveva Loscopo di decidere suLfuturo assetto della penisola balcanica.
Indetto per rispondere aLLapreoccupazione di Austria e GranBretagna per L'espansione russa ai danni dell'Impero
otto mano, il congresso rappresentò
uno dei momenti fondamentali della
fitta ragnateLa dipLomatica intessuta
dal cancelliere tedesco Bismarck per
mantenere L'equilibrio in Europa. La
carta mostra i conflitti in atto nell'area
a partire dal 1875, che portarono aLLa
creazione dello stato buLgaro, e L'esito
delle decisioni prese a BerLino: la nascita dei tre nuovi stati indipendenti di
Serbi a, Montenegro e Romania, Lacreazione di una zona sottoposta aLcontroLLoaustriaco, iLridimensionamento deLle pretese russe e Lasopravvivenza deLl'Impero ottomano.
Zona milita rizzata austriaca
CI
Nei Balcani si accendono
nuove tensioni,
che la Germania media
al congresso di Berlino
Territori dell'Impero
otto mano nel1912
Soltanto due anni dopo la Lega si avviò al disfacimemo, in occasione di un'altra lappa
dell'intricata e irrisolta "questione d'Oriente", dove le mire espansionistiche delle potenze europee si univano alle rivendicazioni nazionalistiche dei popoli balcanici soggetti al dominio turco. Nel 1875 e nel 1876 scoppiarono due grandi rivolte antiturche
in Bosnia e in Bulgaria, e Austria e Russia dovetLero prendere atto che i loro interessi
erano divergenti in quella parte del mondo Nel 1877 la Russia entrò in guerra comro
l'Impero otLomano a fianco dei bulgari: ciò condusse alla sconfitta turca e alla creazione di un vasto stato bulgaro politicamente soggetLo ai russi. Lopposizione di Vienna e
Londra a quesLa espansione dell'area di influenza russa nei Balcani generò una situazione di forte tensione internazionale, in cui Bismarck seppe abilmente insnirsi da mediatore. Nel 1878, su sua iniziativa, si aprì il congresso di Berlino in cui egli riuscì a ridimensionare le pretese dello zar nei Balcani e ad impedire che lo sgretolamento della
potenza ottomana in quell'area divenisse la causa di uno scontro internazionale.
Il traballanLe Impero ottomano fu dunque ancora una volta "puntellato" e lo zar dove tte rinunciare a gran parte dei frutti della vittoria militare, in quanto la Bulgaria ebbe
un'estensione assai minore di quella prevista e fra Russia e Impero ottomano vennero
creati tre nuovi stati indipendenti, il Montenegro, la Serbia e la Romania. Inoltre, appoggiando la tendenza dell'Austria a espandersi nei Balcani, Bismarck fece in modo che
a Vienna venisse affidata l'amministrazione della Bosnia e dell'Erzegovina, che si erano
ribellate al dominio ottomano.
Grazie a questo complicato gioco di alleanze diplomatiche, la situazione nei Balcani fu
provvisoriameme stabilizzata.
761
UelA 6, Imperi, masse, nazioni
La Triplice alleanza fra Germania, Austria e Italia
La Germania si lega
a un patto militare
con fAustria e,
successivamente,
con rItalia
Bismarck
negozia un trattato
di controassicurazione
con la Russia per
prevenire un conflitto
fra questa e fAustria
Nel 1879 riprese l'azione diplomatica di Bismarck. In quell'anno la Germania fu legata
da un patto militare con l'Austria, chiaramente volto a mettere in guardia la Russia dall'idea di attaccare l'Impero asburgico. Due anni dopo, nel 1881, Bismarck riuscì a ricostituire la Lega dei tre imperatori. Quanto al problema della Francia, un avvenimento di
grande portata si svolse in quello stesso 1881: la Tunisia divenne un protettorato francese. Questo atto di politica coloniale aveva apparentemente poco a che fare con la politica tedesca, ma esso ebbe l'effetto di deteriorare sensibilmente i rapporti tra Francia e
Italia, visto che quest'ultima sosteneva di avere maggiori diritti all'occupazione di Tunisi.
Diventava a questo punto possibile per Bismarck attrarre l'Italia in una nuova combinazione diplomatica, un'alleanza difensiva diretta contro la Francia. Già da tempo
l'Italia, che non contava pressoché niente nel "concerto europeo" (come si era visto al
congresso di Berlino, dal quale i suoi ambasciatori erano tornati a mani vuote), aveva
mostrato di desiderare un'alleanza con la Germania, ma Bismarck doveva tener conto
delle questioni ancora aperte fra Italia e Austria: egli perciò proponeva un'alleanza a tre
o niente. Delusa e irritata dalle vicende della Tunisia, l'Italia rinunciò alle sue rivendicazioni su Trento e Trieste e accettò di far parte della Triplice alleanza (maggio 1882).
Nel 1885 un riacutizzarsi della questione balcanica pose fine nuovamente alla Lega dei
tre imperatori. La politica internazionale di Bismarck correva di nuovo il rischio di restare scoperta sul fianco di una possibile guerra austro-russa. Di conseguenza, nel 1887
il patto fra Germania e Austria fu controbilanciato da un nuovo trattato, che prese il
nome di trattato di controassicurazione, fra Germania e Russia: mentre la Russia sapeva già dal 1879 che la Germania avrebbe dato il proprio appoggio militare all'Austria
in caso di aggressione russa, ora era l'Austria a sapere che esisteva un identico impegno
tedesco nei confronti della Russia, in caso di aggressione austriaca.
Linsieme dei tre trattati (patto militare con l'Austria del 1879 , Triplice del 1882 e controassicurazione del 1887) costituiva un efficace strumento di pace con le sue minacce
nascoste. Dobbiamo ricordare che l'intera diplomazia era segreta e che ciascun giocatore, al tavolo del "concerto europeo", poteva bluffare quel tanto che gli conveniva sul
contenuto di questi trattati, piÙ indovinato che realmente conosciuto.
nessi
L'equilibrio di Bismarck
Minacce all'equilibrio
~plice
~r
alleanza
""",ì
J
1
Rivalità austro-russa
Alleanza
con l'Austria
~~
Lega dei tre
imperatori
Trattato di
---s~roassicurazi~
La politica interna in Germania:
centralismo e tendenze particolaristiche
Nonostante
il suffragio universale
lo stato tedesco
è fortemente
centralizzato
762
Anche in politica interna il cancelliere Bismarck applicò quel principio di equilibrio
che contraddistinse la sua azione in politica estera. Egli seppe infatti opportunamente
conciliare gli interessi dei grandi proprietari terrieri (gliJunher) con quelli della borghesia industriale, instaurando, tra l'altro, misure di protezionismo soprattutto contro le
importazioni di legname, cereali e metalli. La creazione di un Reichstag (parlamento
Capitolo 19, Stati e politica internazionale
tra vecchio e nuovo secolo
imperiale), eletto a suffragio universale, non garantì alla Germania un regime parlamentare vero e proprio, poiché il cancelliere e i ministri lispondevano del loro operato
solo all'imperatore.
rassetto liberale dell'Impero trovò quindi un ostacolo insormontabile nel permanere di
un forte potere centrale, mentre persistevano tendenze particolaristiche in alcuni dei
venticinque stati che, uniti in federazione, componevano l'Impero (Reich) Sul piano finanziario Bismarck impose una moneta comune, il marco, e favorì la creazione della
Reichsbanh (la sola banca nazionale che potesse battere moneta per l'Impero).
l pericoli che potevano minacciare l'unificazione da poco attuata spinsero inoltre il cancelliere a combattere prima di tuLto i cattolici, che si erano falli portavoce delle minoranze nazionali contro l'egemonia prussiana e che erano particolarmente forti nella
Baviera e in altri stati della Germania meridionale. Iniziò a questo punto il cosiddetto
Kulturhampj ("battaglia per la civiltà"), con cui si tentò di sotLoporre la chiesa tedesca
Il cancelliere combatte
dapprima i cattolici,
cercando poi la loro
alleanza in funzione
antisocialista
Chabod
ne dei suoi studenti
L'idea di nazione
diversi significaLi storici dell'idea di nazio-
voluzione
ne, dalla definizione
un'idea
borazioni
la ricostruzione
di Rousseau alle ela-
romantiche,
tismo rivoluzionario
L'idea di nazione segue
nel corso deU'Ottocento
una parabola che la vede
trasformarsi da principio
rivoluzionario a tutela deUa
libertà e dignità dei popoli
in strumento di politiche
reazionarie e di disegni
di dominio mondiale.
italiano.
dell'autore
di
con l'ambiente
nea, con analisi estremamente
al tempo
stesso innovative,
puntuali
ma la rifiuta
ma» e l'altra «a guisa di creazione
risolvere
le controversie
l'educazione,
la vita politica,
a evidenza
come quei due modi
su cui poteva non solo fondarsi la costruzione della pace nel continente,
ma an-
fino a sboccare, con modo
che pt·endere forma un progetto
più am-
nel "razzismo"-
"suolo", il trasformarsi
L'esaltazio-
dell'idea
di popolo,
come
pio: la federazione
del
nazionale
comunità
di
la logica conclusio-
ne del modo "naturalistico"
carattere
delle nazioni:
e rozzo.»
di valutare
non
naturalistica
di cui studia la genesi nel
(1961), Lezioni di metodo storico (1969).
stato nazionale,
sità di Milano nel 1943-44. Nel momento
nazione
lia nella
nazifascista
l'Europa
stavano conducendo
in una catastrofe
denti, Chabod sottoponeva
l'Italia e
in cui l'i-
le concezioni
che si vennero
lunga
definendo
gestazione
mento, analizzando
su basi etniche e impegnato
le altre nazioni
ni, di Cavour e dei moderati,
alla riflessi 0-
alla conclusione
della
inevitabile
con
in una lotta per il primato.
guerra
della politica
come
l'esal-
strumento
di potenza.
Ed è
qui che, per Chabod, trova il suo inizio la
crisi dell'Europa,
suo interno
che ha già inscritte
al
le tragedie delle guerre mon-
diali e del totalitarismo.
Per riflettere
~
della
in Ita-
del Risorgi-
il pensiero di Mazzi-
senza prece-
cioè
generale"
Il significato universalistico
dell'idea di nazione
in cui i miti aberranti
del nazionalismo
e romantico
con "volontà
esamina
dello stato nazionale
tazione
dea di nazione si coniuga con libertà, con
Chabod
in una concezione
AI valore della pace si sostituisce
dell'idea di Europa (1961), Cidea di nazione
tenute da Chabod all'univer-
in nazionalismo,
Da queste consi-
pensiero illuminista
delle lezioni
si trasforma
progressivamente
che è poi il modo
pei dell'idea di nazione e di Europa: Storia
i materiali
europea. A partire dal
1870, però, l'idea di nazione
fondato
il
si deduce che Chabod predili-
della nazione,
dunque un loro equilibrio
tutto l'ulte-
gesse la concezione
Due concetti della nazione
e universali-
mostrerà
derazioni
L'idea di nazione raccoglie
di liberi stati na-
alla nazione
smo trovavano
to importante
presso i popoli euro-
un'Europa
Diritto
per
tra gli stati, per-
- dice Chabod - di-
erudito di materie storiche. Un filone molap-
zionali.
minacce
come metodo
di nazione
sangue, costituiscono
con un lin-
ché ipotizza
contro
su al-
dell'idea
in quella
e
la
«E la storia dello svolgimento
più primitivo
punto la maturazione
di forze
di dominio
difesa
esterne,
guaggio accessibile anche al lettore meno
dei suoi studi riguarda
geografi-
ne fatta ai nostri giorni del "sangue",
dalla civiltà medievale all'età contempora-
La
esclude quindi
strumento
naturalistico,
spaziano
del Risorgimento
co, con il clima, con i fattori fisici, insom-
Federico Chabod (1901-60) è, per impe-
Le sue ricerche
diritto,
come diritto lUliversale.
assume la guerra solo come
riore sviluppo,
del Novecento.
- che nel momento
come proprio
tre nazioni,
L'autore
di interessi,
la sanciscono
nazione
due idee di nazione:
abbiano in effetti determinato
e ampiezza
da
della nazione come patto tra uo-
ogni ipotesi imperialista
tradizione».
storici della prima metà
della ri-
si sono confrontate
morali,
uno dei maggiori
l'egemonia
sono accomunate
è di mettere in luce che fin dal Settecento
una «in rapporto
gno storiografico
italiana
in cui la rivendicano
in Europa e il Ri-
L'intento
ture che si contesero
mini liberi - i cittadini
fino a quel patriotche animò la forma-
zione degli stati liberali
sorgimento
dei
e giungendo
~
Ouali due forme fondamentali
dell'idea di nazione individua
Chabod?
Ouale evoluzione dell'idea
di nazione egli ravvisa fra il XIX
e il XX secolo?
che tutte le diverse cuI-
763
UelA 6, Imperi, masse, nazioni
e,Operai
di un'azienda tedesca in
.attesa della distribuzione del pasto. Lo stesso sviluppo economico tedesco incentivò il diffondersi deLL'
orga-
nizzazione di fabbrica, all'interno della
quale le classi popolari davano vita a
forme di associazione e di organizzazione politica, fino a condizionare le
stesse scelte governative, come mostrano le misure sociali approvate da
Bismarck nell'intento di togliere consenso alle opposizioni socialiste.
a un ligido controllo statale e si attuarono misure repressive, quali l'espulsione dei gesuiti e la soppressione dei conventi. Dopo il 1875, però, Bismarck fu costretto ad abbandonare questo indirizzo anticlericale, per farsi alleato il partito cattolico (Zentrum)
contro la sempre piÙ massiccia ascesa delle forze socialiste, che furono colpite con duri provvedimenti repressivi. Nel contempo il cancelliere tentò, senza grande esito,
mediante l'attuazione di riforme sociali (assicurazione contro le malattie e gli infortuni, pensioni ecc.), di acquisire il sostegno delle masse popolari. Ormai però la stella di
Bismarck si stava spegnendo. Nel 1888 salì al trono l'imperatore Guglielmo II e i rapporti tra il vecchio cancelliere e il giovane sovrano si fecero difficili per i contrasti sorti
sulle questioni di politica interna ed estera. Guglielmo II riteneva che, per sostenere lo
sviluppo industriale tedesco, fosse necessario conquistare colonie e rafforzare l'industria bellica, mentre il cancelliere tentava di attenersi alla propria politica di equilibrio,
cercando di non esasperare le tensioni né sul piano sociale né su quello dei rapporti
con le altre nazioni, soprattutto Inghilterra e Francia. Questi contrasti accelerarono l'uscita di Bismarck dalla scena politica: nel 1890 si dimise e iniziò la nuova politica di
Guglielmo II.
rEuropa divisa in due blocchi
Con la fine dell'equilibrio
di Bismarck fEuropa
si divide in due blocchi:
Francia, Inghilterra
e Russia da un lato,
Triplice alleanza
daIraltro
764
Con la fine della strategia di Bismarck andò in frantumi anche quell'equilibrio internazionale che era stato una delle sue invenzioni politiche. Lacceso militarismo del nuovo
Kaiser e delle caste militari, combinato con la strategia imperialistica ed espansionistica
dei gruppi industriali e dei successori di Bismarck, favorì un riavvicinamento diplomatico tra la Francia e l'lnghilterra e tra la Francia e la Russia. Ormai l'Europa era divisa in
due blocchi: quello della Triplice alleanza, stipulata nel 1882 tra Germania, Austria e
Italia, e quello comprendente la Francia, l'lnghilterra e la Russia (Duplice alleanza tra
Francia e Russia nel 1894 ed Entente cordiale tra Francia e Inghilterra nel 1904). La ricerca dell'egemonia continentale da parte della Germania determinò così la costituzione
di due sistemi di alleanza difensiva, che prevedevano un gran numero di ipotesi di guer-
Capitolo 19, Stati e politica internazionale
tra vecchio e nuovo secolo
ra e di inLervemi difensivi. Nel caso in cui uno degli stati europei ne avesse attaccato un
altro, sarebbe scattato il sistema delle alleanze e tutta l'Europa sarebbe scesa in guerra
La rivaliLàsi estendeva naturalmente anche al panorama extraeuropeo Lepisodio piÙ
grave riguarda le due cosiddette crisi marocchine (1905 e 1911), che registrarono il
tentativo da parte della Germania di inserirsi nell'area d'influenza francese in Marocco
Dopo una forte tensione tra i due blocchi, la Germania alla fine si ritirò, in cambio della cessione francese di parte del Congo.
verifica breve
o Quali due fattori
di tensione minacciavano l'equilibrio europeo alla fine del XIXsecolo?
arginare la rivalità fra Austria e Russia?
giunte?
O Quali stati
e Qual era la materia
e Con quale strumento
Bismarck cercò di
in discussione al congresso di Berlino e quali furono le risoluzioni rag-
entrarono a far parte della Triplice alleanza? Cl) Quali furono gli indirizzi di Bismarck in politica interna?
0
In
quali due blocchi l'Europa risultò infine divisa per effetto delle alleanze diplomatiche?
rEuropa tra democrazia
•
•
e autorItarIsmo
[Impero asburgico e il problema delle nazionalità
Di fronte alla crisi
dello stato liberale
e ai processi
di democratizzazione
si affermano forze
politiche autoritarie
NelfImpero asburgico
si riaccendono gli attriti
fra le nazionalità
sottoposte
alla dominazione
austro·ungarica
Nel capitolo precedente abbiamo messo in evidenza la crisi dello stato liberale e l'affermarsi di un generale processo di democratizzazione della vita politica I..:effettodi questi fenomeni fu quello di alimentare una notevole instabilità politica, incrementando e
generalizzando i conflitti.
Innanzitutto, uno sguardo d'insieme alla politica interna delle grandi potenze, negli anni a cavallo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, consente di mettere a
fuoco una tendenza comune: il tentativo dei gll..lppisociali dominanti di imporre soluzioni politiche autoritarie allo scopo di ridimensionare l'azione dei sindacati e dei
partiti d'opposizione o di tenere sotto controllo le spinte nazionali di quei popoli che
non avevano ancora realizzato il proprio "risorgimento" e che miravano quindi a raggiungere l'autonomia politica
Nell'Impero asburgico, infatti, si riaccesero gli amiti tra le varie nazionalità sottoposLe
alla dominazione austro-ungarica (erano almeno dodici le etnie di ampiezza e peso politico diversi) Cechi e slavi non erano rappresentati a sufficienza poiché nei due parlame11li,quello di Vienna e quello di BudapesL, avevano la maggioranza rispettivameme
i tedeschi e i magiari. Inoltre, con l'annessione all'Impero della Bosnia e dell'Erzegovina
(1908), l'elemento slavo aumentò il proprio peso numelico. I..:opposizione era viva soprattutto tra i cechi e tra gli slavi del sud, che aspiravano alla costituzione di un proprio
stato indipendente.
Per lisolvere quest'ultimo problema, che si presentava come il piÙ complesso, i governanti viennesi pensarono a due diverse soluzioni: associare sloveni e croati (slavi melidionali) alla direzione dell'Impero, seguendo la formula adottata per l'Ungheria, oppure liquidare militarmente la Serbia, che si era costituita in regno nel 1882 (rendendosiindipendente
dall'Impero ottomano) ed era diventata polo d'attrazione delle
nazionalità slave nell'Impero. Nell'estate del 1914 la scelta cadrà su questa seconda soluzione, provocando lo scoppio della Plima guerra mondiale. Dopo una parentesi di liberalismo moderato, l'imperatore Francesco Giuseppe impresse una svolta autoritaria
alla propria politica, affidando il governo a una coalizione conservatrice controllata dagli esponemi della grande proprietà
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UelA 6, Imperi, masse, nazioni
H'ja Repin, La riunione dei terroristi. Nel contesto di una situazione sociale arretrata L'opposizione al-
l'autoritarismo zarista in Russia fu appannaggio soprattutto dei ceti intelLettuali, che, come settant'anni prima in
tutta Europa, si dettero le forme organizzative della società segreta e del
complotto.
La Russia tra autoritarismo e progresso economico
In Russia
favvio del processo
di industrializzazione
coincide con una
politica ciecamente
reazionaria del governo
Anche in Russia l'avvento dello zar Alessandro III (1881-94) segnò la ripresa di un'ondata di cieca reazione: la repressione si abbatté su anarchici, intellettuali, liberali, mentre si soffocava ogni aspirazione di separatismo nazionale. La lingua russa e la religione
ortodossa furono imposte ai popoli dominati (baltici, polacchi, finlandesi). Si fecero
inoltre piÙ cruente le persecuzioni e la caccia agli ebrei, massacrati nel corso dei pogrom
("devastazioni"), feroci sommosse incoraggiate o addirittura organizzate dalle stesse autorità. Nonostante questi gravi squilibri, la Russia di Alessandro III e del successore
Nicola II (1894-1917) avviò un processo di industrializzazione, sostenuto in gran parte
da capitali stranieri. Vennero creati un moderno sistema bancario e un'importante rete
ferroviaria incentrata sulla transiberiana, che collegava Mosca a Vladivostok, e sulla transcaspiana, che collegava Poti sul mar Nero a Samarcanda nell'Uzbekistan. Si sviluppò
nel frattempo una poderosa industria siderurgica concentrata in Ucraina, negli Urali e
nella zona di Pietroburgo. Queste trasformazioni economiche entrarono però in stridente contrasto con l'autoritarismo e la chiusura del sistema politico, determinando uno
stato di permanente tensione.
La Francia della Terza repubblica
La Terza repubblica
sorta dopo il crollo
di Napoleone III
è fragile e minacciata
da un colpo di stato
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In Francia, dopo il crollo di Napoleone III e l'esperienza della Comune, fu proclamata la
Terza repubblica, così denominata perché veniva dopo la Prima del 1792 e la Seconda
del 1848. In politica interna la repubblica presentava aspetti di debolezza per i contrasti tra le forze monarchiche e repubblicane; per alcuni anni fu infatti incombente la minaccia di un colpo di stato, e nel 1877 fu sventato un tentativo del generale Patrice
Mac Mahon, presidente della repubblica, appoggiato dal clero e dall'esercito. Mac
Mahon fu costretto alle dimissioni e dal 1879 al 1899 furono al potere i repubblicani
moderati, che si fecero promotori di una politica di liberalizzazione all'interno, garantendo libertà di stampa e di associazione, istruzione elementare gratuita e obbligatoria
e altre misure di riforma sociale. Lopposizione delle forze reazionarie continuò a rimanere comunque molto forte e si coagulò intorno al ministro della Guerra Georges
Boulanger, portavoce di istanze antiparlamentari, militaristiche e autoritarie.
Capitolo 19, Stati e politica internazionale tra vecchio e nuovo secolo
Un caso emblematico, Yaffaire Dreyfus
[antisemitismo
delle
destre porta alla messa
in stato d'accusa del
militare ebreo Dreyfus
Un'intensa campagna
di stampa dei leader
e degli intellettuali
radicali porta
al rovesciamento
del verdetto su Dreyfus
La crisi boulangista, superata con le elezioni del 1889, che confermarono la maggioranza repubblicana, fu seguita da un avvenimento che ebbe larghissima risonanza nell'opinione pubblica europea l'affaire Dreyfus.
Alfred Dreyfus era un capitano ebreo alsaziano condannato nel 1894 ai lavori forzati
sotto la falsa accusa di spionaggio a favore della Gem1ania Con la condanna, il caso
sembrava chiuso. Invece si riaprì due anni dopo, nel maggio 1896, quando il nuovo
capo dell'ufficio informazioni dello Stato maggiore, il colonnello Georges Picquart, un
ufficiale protestante dalla solida moralità, comunicò ai suoi superiori di essersi convinto dell'innocenza di Dreyfus e di aver individuato il vero colpevole nel maggiore
Ferdinand Walsin-Esterhazy, nobile d'antichissima origine e noto viveur oberato dai debiti di gioco.
n colonnello venne rimosso dal suo ufficio e inviato in zona di guerra. Nel giugno 1897
Picquart riuscì ad avvertire dell'accaduto il vicepresidente del senato Auguste ScheurerKestner; contemporaneamente uno scrittore ebreo, Bemard Lazar, d'accordo conia famiglia Dreyfus, iniziò un'intensa campagna di stampa
Nel novembre 1897 il leader radicale Georges Clemenceau, attraverso le pagine del
suo giornale "Aurore", si unì alla battaglia innocentista e, nel gennaio 1898, fece pubblicare il famoso l'accuse di Émile Zola incendiando il clima politico francese. Lo Stato
maggiore rispose facendo arrestare Picquart; Zola venne processato per vilipendio delle forze armate; sui giornali nazionalisti venne scatenata una violenta campagna contro
ebrei, democratici e liberali.
Nell'agosto 1898 Ferdinand Walsin-Esterhazy sarà allontanato dall'esercito e confesserà di aver contraffatto, per ordini superiori, il bordereau attribuito a Dreyfus pochi
giorni dopo un alto ufficiale, il colonnello HubertJ Hemy, prima di suicidarsi, rivelerà
di aver alterato alcuni documenti del dossier segreto per danneggiare Dreyfus.
Nel 1899 Dreyfus verrà graziato dal presidente della repubblica Émile Loubet, nonostante la corte di Rennes avesse ribadito la condanna infliggendo gli dieci anni di carcere.
Solo nel 1906 la corte di cassazione annullerà tale sentenza; nel 1908 Dreyfus verrà percosso in strada ma il tribunale assolverà l'aggressore: la verità stentava ad affermarsi.
I due volti della Francia:
la destra nazionalista e la sinistra repubblicana
Le manifestazioni
per l'affaire Dreyfus
mostrano il volto
della destra nazionalista
Nell'affaire Dreyfus si vedono riassunte tutte le tensioni esistenti nella società francese.
Attorno a questo caso si radicalizzò infatti l'antagonismo fra destra nazionalista e sinistra repubblicana. I nazionalisti ricorsero all'odio antisemita per difendere il prestigio dell'esercito e per screditare l'immagine del governo repubblicano. La sinistra repubblicana, difendendo Dreyfus, tentò invece di rilanciare gli ideali democratici e liberali su cui era nata la Terza repubblica.
La mitologia dell'ebreo e della congiura internazionale ebraica contro i fondamenti della società francese contribuiva a rivestire del fascino dell'occulto il malessere che attraversava l'opinione pubblica Intorno all'odio antiebraico la società francese, divisa dall'accentuarsi del conflitto di classe, poteva ricompattarsi. I militari rappresentavano,
per la parte conservanice della società francese, il secondo pilastro, accanto alla chiesa,
dell'ordine e dei valori. Persa definitivamente l'illusione monarchica, erano l'ultimo bastione delle aristocrazie che assumevano come valori qualificanti l'onore, la gerarchia, il
coraggio, la tradizione, in contrapposizione al crescente potere del denaro (con cui erano invece identificati gli ebrei). Lesercito rimaneva un simbolo per la vecchia società
militarista e autoritaria: esso contrapponeva «il rigoroso esclusivismo, così caratteristico delle caste, all'instabilità delle cricche della società e del parlamento, in cui si entrava con estrema facilità» (H Arendt) Con l'esercito si schierarono anche i cattolici, che
saldarono l'odio contro la repubblica a forti tensioni antisemite.
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UclA 6, Imperi, masse, nazioni
razione
degli intellettuali
e dei radicali impedisce
la svolta a destra
del sistema francese
L"altra Francia" fu rappresentata, per un lungo peliodo, da un piccolo gruppo di intellettuali eh cui facevano parte uomini come Émile Zola e AnaLoleFrance, guidati dal radicale Clemenceau, l'unico uomo politico che aveva compreso appieno il pericolo rappresentato dall'antidreyfusismo. La scelta di fondare la battaglia su valori universali di
civiltà permise loro di spaccare l'opinione pubblica francese, di penetrare in ogni classe sociale, in ogni ambiente politico. n loro ruolo fu decisivo, anche se la battaglia poté
dirsi vinta soltanto quando il partito operaio di Jean Jaurés si schierò apertamente con
il fronte innocentista.
Lultimo grande protagonista della rappresentazione fu la folla, che per la prima volta
mostrò un volto reazionario, ponendosi al servizio di principi razzisti.
Mentre gli "uomini della ragione" si battevano per l'innocenza di Dreyfus, le piazze erano in mano ai nazionalisti, che praticavano sistematicamente l'intimidazione e la violenza. Per tutto il corso del processo una folla minacciosa presidiò il tribunale; gli ebrei
venivano percossi per strada, mentre in ogni città comparivano squadre antisemite che
agivano tollerate dalle forze di polizia. Scheurer- Kestner fu percosso da aderenti alla
Ligue antisémite, diretta dall'avventuriero razzista Guérin. Questo fenomeno rappresentò una svolta nella coscienza del secolo, un elemento di novità che anticipava le ben
piÙ estese degenerazioni delle masse fasciste
Nonostante il peso delle forze conservatrici e reazionarie, la sinistra democratica ebbe alla fine la meglio raccoltasi in un ampio rassemblement riuscì a vincere le elezioni del 1899 e a governare fino alla Prima guerra mondiale, sotto la guida di Georges
Clemenceau.
LInghilterra: i liberali al potere
Il tramonto
delfegemonia
economica britannica
favorisce faffermazione
elettorale dei liberali
e il varo di riforme
sociali e politiche
In Inghilterra continuava il lungo regno della regina Vittoria, il cui governo, sul finire
del secolo, era ancora caratterizzato clalla presenza di due importanti leader politici, il
liberale William E. Gladstone, pacifista e democratico, e il conservaLore Benjamin
Disraeli, fautore di una politica di espansione coloniale Nonostante le divergenze sulla
politica estera, si attuò un vasto programma eli riforme sociali e politiche, tra le quali l'allargamento del suffragio (si passò da 3 a 5 milioni di aventi diritto al voto).
Negli ultimi anni dell'Ottocento, però, l'economia inglese, seppur uscita dalla crisi
generale che aveva attraversato l'Europa, non fu in grado di riguadagnare il ruolo di
assoluta preminenza mantenuto per piÙ di un secolo. Questo riflusso ebbe immediate conseguenze in campo politico: l'inasprimento dei conflitti sociali, alimentati
dalla disoccupazione e dai bassi salari, travolse il cauto riformismo sociale dei conservatori e consolidò la forza del movimento operaio che giunse a organizzarsi politicamente con la fondazione, nel 1906, del Labour Party Nello stesso anno i liberali
conquistarono la maggioranza parlamentare dando vita a un vasto programma di
riforme sociali (giornata lavorativa di otto ore per i minatori, assicurazione contro gli
infortuni, assistenza agli operai). Per varare questo programma, il governo propose
una rigida politica fiscale basata sulle imposte dirette che colpivano maggiormente
gli alti redditi (1909).
verifica breve
4) Con quale strategia l'Austria affrontò l'annoso problema delle tensioni nazionali all'interno dell'Impero?
O Quali furono le circostanze della condanna di
capitano ebreo? 0 Come reagì l'Inghilterra al declino
e Qual era la situazione
O Quali due
economica della Russia alla fine del XIXsecolo?
Dreyfus?
ti si scontrarono in merito alla vicenda del
della sua egemonia industriale?
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schieramen-
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