DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO INQUADRAMENTO DIAGNOSTICO Il disturbo ossessivo-compulsivo si distingue per aver mantenuto la propria compattezza e unità psicopatologica nell’ambito dei moderni sistemi nosografici. Il DSM IV-TR (APA, 2004) sottolinea due caratteristiche principali: la prima è la frequenza, la ripetitività, e la persistenza dell’attività ossessiva, la seconda è la sensazione che tale attività sia imposta e compulsiva. I criteri diagnostici dell’ICD-10 fanno una distinzione tra ossessioni e compulsioni basata sul fatto che si tratti di pensieri, idee, od immagini, oppure atti (compulsioni). Invece il DSM-IV-TR distingue tra ossessioni e compulsioni in base al fatto che il pensiero, l’idea o l’immagine causi ansia e malessere oppure li riduca. Inoltre l’ICD-10 stabilisce una durata minima dei sintomi di almeno 2 settimane. In attesa di ulteriori visitazioni si caratterizza da una eterogeneità di espressioni cliniche e di differenti caratteristiche biologiche sulle quali è possibile tentare una sottotipizzazione del disturbo. Le principali ipotesi di sottotipizzazione del DOC, fino ad oggi presenti in letteratura possono essere raggruppate sulla base di criteri su cui si fondono: 1 criterio sintomatologico, con riferimento: ai sintomi specifici del disturbo, ossessioni e compulsioni; ai sintomi di altri disturbi eventualmente presenti in comorbilità; 2 criterio strutturale con riferimento: alla presenza o assenza di elementi strutturali specifici; ad una comorbilità con disturbi di Asse II; 3 criterio di decorso clinico; 4 variabili biologiche e familiari 5 risposta alla terapia Una distinzione semplice ed efficace utilizzata da molti autori soprattutto anglosassoni (Rasmussen SA; Khanna S ) individua solo quattro sottogruppi, a seconda delle manifestazioni sintomatologiche prevalenti: a) b) c) d) Rituali di controllo Rituali di pulizia Le idee ossessive pure La lentezza ossessiva primaria La distinzione di sottotipi clinici del DOC sulla base dei sintomi specifici del disturbo viene anche adottata dall’ICD-10, che distingue la sindrome ossessiva-compulsiva con prevalenza di sintomi ossessivi o con prevalenza di sintomi compulsivi o mista. DECORSO Un ampia e accurata revisione della letteratura consente di individuare i seguenti andamenti: - cronico ingravescente o cronico con deterioramento cronico stabile cronico fluttuante episodico STRUMENTI DI ASSESSMENT E DI MISURAZIONE DELL’OUTCOME Nella maggior parte degli studi presenti in letteratura lo strumento più utilizzato è la Yale-Brown Obsessive Compulsive Scale (Y-BOCS). Secondo tale scala, i 40 tipi di ossessione e i 26 tipi di compulsione più frequentemente citati in letteratura sono raggruppati nei seguenti cluster: ossessioni aggressive, ossessioni di contaminazione, ossessioni sessuali, ossessioni di accumulo o di risparmio, ossessioni religiose, ossessioni di simmetria, ossessioni somatiche e ossessioni di altro tipo (dubbi ossessivi e altre ossessioni più rare), compulsioni di pulizia e di lavaggio, compulsioni di controllo, compulsioni di accumulo e di collezione. PRINCIPI GENERALI AL TRATTAMENTO Nell’affrontare il tema del trattamento è bene ricordare tre specifiche fasi (Kupfer DJ:J. Clin Psychiat 1991): - Fase acuta, della durata approssimativa di 6-12 settimane; il cui lo scopo consiste nell’ottenimento della remissione sintomatologica - Fase di continuazione o proseguimento, della durata di 9-12 mesi, volta ad ottenere la remissione completa ma soprattutto la prevenzione delle ricadute - Fase di mantenimento, della durata di 1 o più anni, il cui obiettivo consiste nella prevenzione di eventuali recidive Le linee-guida NICE sostengono l’efficacia sia dei trattamenti farmacologici che di quelli psicologici raccomandando un modello “intensivo” ossia si aumenta l’intensità dei trattamenti all’aumentare della severità della patologia. Nell’ottica di tale modello è previsto il coinvolgimento dei servizi di medicina di base fino alla possibilità di prevedere servizi specializzati per i pazienti “ difficili da trattare”. DISTURBO A LIEVE INTENSITA’: TRATTAMENTO A BASSA INTENSITA’: Trattamenti psicologici a bassa intensità (tra cui ERP) (fino a ore 10 di trattamento) dovrebbero essere offerti se il grado di compromissione funzionale del paziente è lieve e/o il paziente esprime una preferenza per un approccio di bassa intensità. Includono: - Trattamento psicoterapeutico individuale breve CBT (tra cui ERP) usando materiali didattici informativi di auto-aiuto -Trattamento psicoterapeutico individuale breve CBT (tra cui ERP) per telefono -Psicoterapie di gruppo ad approccio CBT (tra cui ERP) con più di 10 ore di terapia Il disturbo ossessivo compulsivo con lieve compromissione funzionale non responder al trattamento a bassa intensità, dovrebbe essere trattato con un SSRI o con un trattamento più intenso CBT (inclusi ERP) (più di 10 ore di trattamento).Tali trattamenti sembrano essere efficaci in modo paragonabile. DISTURBO A MEDIA INTENSITA’: TRATTAMENTO A MEDIA INTENSITA’ Il disturbo ossessivo compulsivo con compromissione funzionale moderata dovrebbe essere trattato o sostituendo il precedente SSRI o con un più intenso CBT (inclusi ERP) (più di 10 ore di trattamento); questi trattamenti sembrano essere egualmente efficaci. DISTURBO A GRAVE INTENSITA’: TRATTAMENTO AD ALTA INTENSITA’ Il disturbo ossessivo compulsivo con grave compromissione funzionale dovrebbe essere trattato con la combinazione di un SSRI e CBT (tra cui ERP). TRATTAMENTO FARMACOLOGICO Le attuali linee-guida della Federazione Mondiale della Società di Psichiatria Biologica (WFSBP) raccomandano come farmaci di prima linea SSRI e Clorimipramina. Gli SSRI: escitalopram, fluvoxamina, fluoxetina, paroxetina, sertralina sono pienamente raccomandati a differenza della clorimipramina per il grado più elevato di tossicità. Il citalopram è debolmente raccomandato per l’esiguità degli studi positivi pubblicati a differenza dell’orientamento della NICE per la quale anche quest’ultimo sembrerebbe egualmente raccomandato a parità di tutti gli altri SSRI. Come regola generale sono necessarie dosi più elevate rispetto agli altri disturbi dello spettro ansioso. La letteratura internazionale descrive un miglioramento della sintomatologia con un dosaggio di 250-400 mg di sertralina versus il dosaggio di 200 mg dello stesso composto. I tassi di risposta sono indicativamente più bassi rispetto agli altri disturbi d’ansia e il 40% dei pazienti non mostra alcun miglioramento o solo parziale. Il passaggio tra diversi SSRI definisce una percentuale di risposta in più tra lo 0% e il 20% mentre da un SSRI alla clorimipramina dal 33% al 40%. La combinazione tra un SSRI e clorimipramina sembra essere efficace e ben tollerato. La combinazione tra un SSRI e un antispicotico: risperidone, aloperidolo, olanzapina e quietapina riceve blando plauso dalle linee-guida WF-SBP. TRATTAMENTO FARMACOLOGICO A LUNGO TERMINE DEL DOC: LE PRINCIPALI LINEE-GUIDA NICE (2006): in NOOS 2007 1 La prosecuzione della terapia per almeno 12 mesi allo scopo di prevenire le ricadute e garantire ulteriori possibili miglioramenti clinici 2 La revisione del programma terapeutico dopo 12 mesi dalla remissione (sintomi non clinicamente significativi e funzionamento individuale adeguato per almeno 12 settimane) valutando la gravità e la durata del disturbo iniziale, il numero dei precedenti episodi, la presenza di sintomi residuali e di difficoltà psicosociali concomitanti 3 La rivalutazione periodica della necessità di prosecuzione della terapia farmacologica, per i pazienti che continuano il trattamento oltre i 12 mesi dalla remissione 4 La possibilità di ridurre o di sospendere il trattamento con gradualità nell’arco di alcune settimane a seconda delle esigenze del singolo paziente e tenendo in considerazione la dose iniziale, l’emivita del farmaco utilizzato e in particolare il profilo degli effetti collaterali 5 La necessità che i pazienti pongano attenzione ed avvertano il clinico sulla comparsa dei sintomi dalla sospensione del trattamento con SSRI Expert Consensus guidelines (1997) in NOOS 2007 1 La prosecuzione del trattamento farmacologico per almeno 1-2 anni per tutti i pazienti responder, allo scopo di consolidare i miglioramenti ottenuti durante la fase acuta 2 La continuazione dello stesso composto ai dosaggi utilizzati per ottenere la remissione sintomatologica 3 La possibilità di una graduale sospensione della terapia (riduzione del 25% del dosaggio iniziale; attesa di almeno due mesi per una successiva riduzione, valutando la risposta del paziente con controlli ambulatoriali mensili) 4 Un trattamento profilattico a lungo termine o a vita sulla base della valutazione della gravità e del numero delle ricadute (3 o 4 ricadute di media gravità o 2-4 ricadute di notevole gravità) 5 Un periodo di trattamento più prolungato, anche dopo il primo episodio per i pazienti che non hanno ricevuto una terapia comportamentale (per la presunzione che in assenza di un trattamento psicoterapeutico la probabilità di ricaduta è più elevata) Le linee guida italiane sono il risultato di una Consensus Conference sul trattamento del DOC e indicano anch’esse la necessità di una terapia di mantenimento della durata minima di 1-2 anni. Tuttavia, prevedono la possibilità di programmare una riduzione della dose del 50% dopo i primi 2-3 mesi di trattamento a dose piena. La decisione di protrarre la terapia almeno di 3-4 anni e oltre dipende da: a. b. c. d. latenza della risposta terapeutica grado della remissione sintomatologica andamento precedente della sintomatologia durata del disturbo fino al trattamento se la risposta al farmaco è rapida, la remissione sintomatologica è pressoché completa, il decorso è episodico e l’insorgenza è relativamente recente il trattamento può essere ridotto fino alla totale sospensione. TRATTAMENTO PSICOLOGICO Attualmente le linee-guida internazionali indicano nella terapia farmacologica e nella terapia cognitivo-comportamentale i trattamenti più efficaci evidenziandone la sostanziale equivalenza sia riguardo la percentuale di miglioramento sintomatologico sia per i casi di remissione. Studi sempre più numerosi sembrano sottolineare la stabilità del cambiamento rispetto alla terapia farmacologica. I pazienti con sintomatologia residua in monoterapia, dopo CBT per 6 mesi mostrano un miglioramento clinicamente significativo rispetto a quelli con solo trattamento farmacologico di mantenimento. COME UTILIZZARE GLI INTERVENTI PSICOLOGICI La CBT è indicata: - nei pazienti con prevalentemente pensieri ossessivi - nei pazienti con sintomatologia ossessiva-compulsiva in aggiunta all’ERP per il mantenimento dell’attenuazione del sintomo - nei sistemi familiari in presenza di un membro con DOC - nei pazienti con grave disturbo ossessivo-compulsivo e severa compromissione funzionale; in tali casi può essere considerato un periodo di trattamento domiciliare - nei pazienti con più grave disturbo e compromissione funzionale che sono in casa e non in grado di intraprendere il trattamento domiciliare a causa della natura dei loro sintomi (come preoccupazioni di contaminazione o accumulo di materiale che impedisce l'accesso degli operatori), può essere considerato un periodo di CBT telefonicamente. Quando si richiedono forme di terapia psicologica diversa da terapie cognitive e/o comportamentali ( psicoanalisi, analisi transazionale, ipnosi, terapia sistemicarelazionale), si deve dare informazione che non c'è ancora alcuna prova convincente per un effetto clinicamente importante di questi trattamenti. Alla fine del trattamento, si deve informare che quanto imparato può essere applicato ad altri sintomi qualora si verifichino in futuro. BIBLIOGRAFIA - American Psychiatric Associaton. Practice guideline for thr trattamento f patients with obsessive-compulsive disorder: APA 2007 - Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo, P.Pancheri, 1999 - Manuale di Psichiatria territoriale, G. Nicolò, 2012 - National Institute for Healt and Clinical Excellence. Number 31. London: NICE 2006 - Rivista di Psichiatria: Combined treatments in obsessive-compulsive: current knowledge and future prospects, F.Bogetto, 2012; 47 (4) 255-268 Francesca Caccamo