Lectio Magistralis del Prof. Guido Fabiani Rettore dell`Università

GLOBALIZZAZIONE E CONOSCENZA
1- Saluti
Saluto il Ministro della Difesa Ammiraglio Gian Paolo Di Paola, il Capo di Stato
Maggiore della Difesa Generale Biagio Abrate, il Gen. di Squadra Aerea Orazio
Stefano Panato. Saluto le Autorità civili e religiose presenti, e tutti, Signore e
Signori.
Desidero esprimere il mio sentito ringraziamento al Gen. di Squadra Aerea
Orazio Stefano Panato per l'onore concessomi con l'invito a svolgere la Lectio
magistralis, oggi, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2012-2013
del Centro Alti Studi per la Difesa, di cui Egli é Presidente.
Mi ritengo particolarmente onorato di poter svolgere questa Lectio, in quanto la
considero per me un'occasione irripetibile anche per esprimere come cittadino un
tributo di riconoscenza alle Forze Armate del Paese, che noi vediamo spesso colpite
nell'esercizio del loro ruolo istituzionale anche in tempi di pace. Il mio pensiero va
all'ultima vittima, il giovane alpino Tiziano Chierotti.
Il contenuto della mia Lectio magistralis si svilupperà come riflessione di
carattere generale intorno a due tematiche: la Globalizzazione, la Conoscenza.
L’una e l’altra segnano profondamente i caratteri della società contemporanea e
costituiscono lo scenario -alto- di riferimento al cui interno si colloca il lavoro che
anche voi siete chiamati a svolgere a livello nazionale e internazionale, per il
mantenimento della sicurezza comune e della pace, dotandovi del più qualificato
bagaglio di conoscenze.
2- La Globalizzazione
Il concetto di globalizzazione il più delle volte è stato usato nelle discipline
economiche, oltre che in quelle filosofiche e sociali. In economia esso é inteso
come il processo catalizzatore d’insieme che genera il comportamento convergente
dei sistemi economici. In una visione più generale il processo di globalizzazione
rappresenta una tendenza storica che viene da lontano e che, nelle sue fasi, è stata
determinata da una molteplicità di fattori tra loro interagenti, che hanno prodotto
grandi variazioni nella sfera sociale, economica e istituzionale nelle diverse aree del
mondo. Essa è stata ed è materia di analisi in tutti i settori delle scienze sociali, con
numerosissimi contributi che si differenziano in merito sia alla definizione e alla
concettualizzazione del processo che alle sue cause e alla sua traiettoria passata e
futura.
A questo riguardo é utile riprendere il pensiero di due Autori che Giacomo
Marramao, docente di Roma Tre e studioso di questi problemi ha riportato in un
suo bel libro: Passaggio a Occidente. Filosofia e Globalizzazione.
La prima é una citazione di Amartya Sen: "La globalizzazione non
nuovo e non può essere ricondotta a occidentalizzazione. Per migliaia
globalizzazione ha contribuito al progresso del mondo attraverso i
commercio, le migrazioni, la diffusione delle culture, la disseminazione
é un fatto
di anni la
viaggi, il
del sapere
1 (incluso quello scientifico e tecnologico) e della conoscenza reciproca. Il
movimento delle influenze ha preso direzioni di volta in volta diverse. Per esempio,
nella parte finale del millennio appena trascorso il flusso è stato in larga misura
dall'Occidente verso l'Oriente, ma al suo inizio (attorno all'anno Mille) l'Europa
stava assimilando la scienza e la tecnologia cinese e la matematica indiana e araba.
Queste interazioni sono un'eredità mondiale, e la tendenza contemporanea é
coerente con questo sviluppo storico".
La seconda é una citazione di Paul Valery del 1928 (Regards sur le monde
actuel). Non é un caso che P.V. abbia fatto queste affermazioni nel 1928: il periodo
in cui il mondo si avviava alla Grande Crisi. Si stava uscendo, cioè, dalla fase della
espansione del colonialismo e il processo di industrializzazione si stava
consolidando nel nuovo mondo, sconvolgendo drammaticamente e
irreversibilmente gli equilibri internazionali: quelli intorno al 1928 sono stati gli
anni della genesi del mondo nostro.
P.V. diceva: "I fenomeni politici della nostra epoca sono accompagnati e resi più
complessi da un mutamento di scala senza precedenti, o piuttosto da un mutamento
nell'ordine delle cose. Il mondo al quale cominciamo ad appartenere, uomini e
nazioni, é soltanto una controfigura del mondo che ci era familiare. Il sistema delle
cause che governa il destino di ognuno di noi, estendendosi ormai alla totalità del
globo, lo fa a ogni scossa riecheggiare tutto quanto: non esistono più questioni
delimitate, anche se possono esserlo in un singolo punto".
Queste due riflessioni ci aiutano a comprendere da dove viene la
Globalizzazione e come essa vada percepita nella specificità del mondo
contemporaneo.
La Globalizzazione è definibile, quindi, come processo d’integrazione e
interdipendenza dei sistemi sociali, economici, culturali del mondo. Essa ha
interessato diverse dimensioni: la regolamentazione e la circolazione del capitale, i
fondamenti tecnologici ed organizzativi della produzione e del consumo, la
determinazione dei prezzi sul mercato mondiale, i cambiamenti nell’ambiente
naturale indotti dall’azione umana, ecc.. Attraverso la globalizzazione si è prodotta
una crescente e rapida integrazione della finanza e della produzione, accanto a una
progressiva omogeneizzazione delle culture e dei gusti dei consumatori (Ohmae
1990 e 1995; Friedman 1999). Tutto ciò insieme ha condizionato le modalità di
azione in tutte le sfere decisionali del mondo contemporaneo.
La globalizzazione, intesa come processo d’integrazione e interdipendenza
funzionale delle attività economiche, sociali, culturali e politiche svolte nelle
diverse parti del globo, ha dato luogo a un profondo cambiamento del processo
d’integrazione tra i paesi. Essa rappresenta una potente forza di trasformazione,
responsabile di un enorme rimescolamento delle società, delle economie, delle
istituzioni di governance e dell’ordine mondiale (Giddens, 1999). Un processo al
cui interno è impossibile identificare un singolo fattore causale, perché il suo
meccanismo generatore e propulsore può essere ricondotto a una molteplicità
complessa ed articolata di fattori economici, tecnologici, culturali e politici. Questi
fattori hanno agito nel lungo periodo determinando meccanismi di sviluppo similari
che hanno condotto a definire la collocazione di ciascun paese nel contesto
economico generale e nella rete dei rapporti internazionali, con forte reciprocità di
condizionamenti. L'insieme di forze generato dalla Globalizzazione ha contribuito a
ri-disegnare progressivamente la geografia economica del pianeta, sostituendosi
2 progressivamente alla first nature geography e alle dotazioni fattoriali iniziali nel
determinare i processi di sviluppo, soprattutto grazie all’azione del progresso
tecnologico, il cui trend ha determinato la diffusione dell’innovazione tecnologica
su scala ‘globale’, in tutti i settori dell'attività umana.
E qui passiamo all'altro concetto.
3- La Conoscenza
In generale, il processo di conoscenza, che Dante associò alla figura di Ulisse nel
suo viaggio verso il mondo ancora sconosciuto, é il processo della ricerca del
sapere, dell’esplorazione continua di nuove strade della scienza, in un percorso che
ne sposta sempre in avanti la frontiera e che é fondamentalmente basato sulla spinta
primaria della pura e libera curiosità dell'uomo.
Attraverso il processo di produzione e diffusione della conoscenza si forma il
capitale umano: il fattore prioritario che influenza e determina lo sviluppo del
sistema produttivo e sociale di un paese, quello che ne esalta la competitività; il
fattore che, con i corollari irrinunciabili della ricerca, della formazione,
dell'innovazione e del trasferimento tecnologico, rappresenta l'elemento decisivo
per spostare continuamente in avanti le frontiere del sapere contemporaneo.
Nello specifico del nostro tempo, fuoriusciti dalla società post-industriale, é
generalmente riconosciuto che con l'ultimo passaggio di secolo si sia entrati nella
fase della Società della Conoscenza. Questa é fondata sulla utilizzazione integrata
dei saperi e sulla valorizzazione generalizzata delle conoscenze, a loro volta rese
possibili dallo straordinario livello che hanno raggiunto le tecnologie
dell'informazione e dagli enormi progressi conseguiti dalla scienza e dalla
tecnologia.
Quando si parla delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione
si pensa subito alla rete, a Internet. Lo strumento che ha superato tutti i tradizionali
mezzi di comunicazione di massa ed ha messo in condizione i cittadini di accedere
direttamente ai prodotti della scienza e della cultura e di intessere rapporti a scala
planetaria, superando -in tempi prima inimmaginabili- ogni barriera costrittiva e
limitante di ordine spaziale, sociale, politico e culturale.
4- La Società della Globalizzazione e della Conoscenza
Le nuove tecnologie della comunicazione e dell'informazione sono state esse
stesse fondamentali fattori di globalizzazione: c'é un nesso forte tra Globalizzazione
contemporanea e Società della Conoscenza. Infatti, quella in cui viviamo é
normalmente definita come la Società della Globalizzazione e della Conoscenza.
L'interazione tra questi due fattori di sviluppo ha modificato in profondità lo
scenario mondiale creando nuove opportunità e, al tempo stesso, molte nuove
contraddizioni.
Su un versante, infatti, Globalizzazione e Conoscenza sono state portatrici di
forti elementi di "omogeneità", nel senso che hanno determinato meccanismi unitari
di sviluppo economico e sociale hanno messo a fattore comune i risultati della
scienza, e hanno favorito il confronto tra le culture ponendo oggettivamente il
3 problema della ricerca di valori e interessi comuni, da tenere a base della
convivenza umana.
Su un altro versante i due fattori hanno invece accentuato le differenziazioni,
come risposta di reazione e resistenza a una tendenza all'omogeneizzazione vista
come messa in discussione del mantenimento delle identità territoriali, culturali,
religiose, politiche e, ancor più, economiche.
E' sulla base dell'incontro/scontro tra queste due tendenze che é stato coniato il
termine glocal, sintesi di globalizzazione e localizzazione.
Per molti aspetti, come é noto, questo nostro é un tempo in cui sono aumentate le
"domande di autonomia e di appartenenza": un elemento che alimenta tensioni
anche gravi, piuttosto che favorire il dialogo.
Il mondo é divenuto una realtà multicentrica, ha ormai abbandonato la vecchia
dimensione unipolare. I BRICS, i paesi oggi emergenti con ritmi di trasformazione
e di crescita inimmaginabili per le economie e le società occidentali, ci dicono che
in un breve giro di anni saranno decisamente cambiati tutti gli equilibri sullo
scenario mondiale. E a ciò si aggiunge un fatto peculiare di questo primo decennio
di secolo: l'esplosione di una crisi economica che, nel passaggio dal contesto della
finanza a quello dell'economia reale, sta diffondendo i suoi effetti devastanti in
senso moltiplicativo proprio grazie al contesto della globalizzazione.
Tutto ciò si spiega anche perché il mondo globale di oggi risente di una
governance globale debole, inesistente (questa carenza é stata definita come il
ventre molle della globalizzazione -Rodrik-). Non c'é una base minima di regole
internazionali che i singoli stati nazionali si impegnino a rispettare. Ed é piena di
ostacoli la strada per costruire una piattaforma comune per una comunità mondiale
in rapida trasformazione verso un assetto ancora indefinibile. Per molti aspetti si é
in gran parte ancora nella situazione che descriveva Hobsbawn nel suo Secolo
Breve, pubblicato nel 1994: "Forse la caratteristica più impressionante della fine del
ventesimo secolo é la tensione che sussiste tra questo processo sempre più
accelerato di globalizzazione e l'incapacità delle istituzioni pubbliche e dei
comportamenti collettivi degli esseri umani di accordarsi a esso".
In questo quadro tutto é divenuto più complesso. Alcuni esempi:
Si sono ampliate le dimensioni dell'economia- la crisi, iniziata negli Usa, si é
diffusa dovunque; in Europa si é bloccata la crescita; lo sviluppo straordinario della
Cina e delle altre economie asiatiche si é decisamente rallentato; dovunque sembra
che non si sappia costruire un futuro per le giovani generazioni; si ribellano a
questa situazione prima di tutto i giovani delle società mediterranee da troppo
tempo escluse dallo sviluppo economico e sociale.
Si acuiscono le distanze tra aree ricche e povere. La povertà, la fame e le
malattie spezzano le speranze di intere popolazioni. Anche le crisi interne ai paesi
dell’occidente avanzato minacciano un approfondimento e un ampliamento
dell’esclusione sociale e della povertà su scala internazionale. La Grecia, la Spagna
e (chissà e Dio non voglia!) l'Italia.
Si ripetono le catastrofi ambientali che distruggono patrimoni di risorse naturali
e mettono a rischio il futuro dell’umanità. La loro onda si diffonde con impatti
4 devastanti su territori sempre più vasti: la siccità o le inondazioni hanno oggi effetti
disastrosi sui prezzi delle produzioni alimentari sul mercato mondiale nella sua
interezza e, quindi, sulla sottonutrizione e sulla fame, oltre che sulle famiglie dei
paesi occidentali colpiti dalla crisi economica. La consapevolezza dell'esigenza di
un'azione comune per affrontare questi problemi é ben lontana dall'essere
raggiunta!
A ciò si aggiunge la negazione dei diritti civili e religiosi con forme di violenza,
di barbarie e di terrorismo che tendono a rompere ogni possibilità di solidale
convivenza tra popoli, civiltà, religioni che, insieme, hanno fatto la storia del
mondo.
Tra un decennio, presumibilmente, sapremo come si sarà usciti da tutto questo.
Ma non c'è dubbio che è possibile affrontare e vincere le sfide che sono di fronte,
solo sfruttando positivamente tutte le potenzialità e le risorse rese disponibili dalla
Società Contemporanea della Globalizzazione e della Conoscenza.
5- Due assi
Due sono gli assi strategici sui quali lavorare.
Il primo, fondamentale, riguarda l'impegno ad affermare "il senso del bene
comune e dell'interesse generale" a una dimensione non solo nazionale, come ha
affermato il Capo dello Stato nel recente incontro al Cortile dei Gentili.
Un'esperienza questa, (va detto) unica e estremamente significativa per i problemi
di cui stiamo trattando. Un'iniziativa che spinge in avanti il processo del dialogo interreligioso, con le altre fedi ma anche con i non credenti. Ma che ha un
significato molto più generale perché parte dal senso della “diffusa consapevolezza
dell’unità del genere umano” e dalla necessità di “una mobilitazione globale delle
coscienze” per tentare di riaprire in dimensioni nuove le prospettive del confronto,
oltre che tra religioni, tra popoli, culture. In quella sede suggestiva il Capo dello
Stato ha affermato che "abbiamo bisogno in tutti i campi di apertura, di reciproco
ascolto e comprensione, di una convergenza di sforzi e di azioni, di dialogo e di
avvicinamento, di unità nella diversità". Sostenendo ancora: "c'é bisogno di una
diffusione del senso dell'etica e del dovere, di una consapevolezza dei doni della
cultura".
Io non credo di fare una forzatura eccessiva se collego il significato profondo e
generale di queste affermazioni con quello che considero il secondo asse:
l'attenzione da dare all'importanza strategica della cultura, della scienza e della
tecnologia nel mondo globalizzato.
E qui va sottolineato: i luoghi centrali della produzione e della trasmissione della
conoscenza sono le Università; in tutto il mondo (e questo l'hanno imparato e lo
stanno praticando con determinazione i paesi emergenti). Lo ha detto ieri Obama:
gli Usa sono forti non solo perché hanno un esercito molto forte, ma perché hanno
le migliori università del mondo.
Ne dobbiamo esser più consapevoli in Europa e soprattutto in Italia! L'Italia è il
paese che con la Francia (Bologna e Parigi), ha dato al mondo le Università. Un
primato, un patrimonio, che non si può disperdere.
5 L’Università è il luogo per eccellenza deputato a far evolvere il processo della
conoscenza. È lo snodo principale attraverso il quale passano e si dipartono i
sentieri del sapere accumulato e di quello in formazione. Rappresentano la sede
unitaria (il termine Universitas dice appunto questo) in cui convivono le scienze
esatte e quelle umanistiche, dalla cui interazione si costruiscono le basi di una
conoscenza compiuta, libera, non settorialistica, che non deve essere finalizzata a
interessi specifici.
Il sistema universitario di ogni paese si confronta, oggi, con i problemi nuovi
della Società Globale della Conoscenza e con gli sviluppi senza precedenti della
scienza. Qui si sono ormai raggiunti livelli che segneranno i modi di vita,
l’organizzazione sociale e civile delle future generazioni. Le Università sono
chiamate a un compito essenziale: la ricerca di un punto di equilibrio tra
l’espansione eccezionale delle conoscenze e la possibilità di renderle assimilabili e
rispondenti alle esigenze che provengono dal mondo esterno, senza mettere a
rischio l’unitarietà della cultura e il legame che il sapere deve mantenere con
l’evoluzione attuale dei principi fondamentali di etica, cittadinanza e democrazia.
Mai come oggi -per tutti i problemi che abbiamo finora affrontato- il processo di
produzione di conoscenza necessita di una attenta e consapevole innovazione anche
negli strumenti e nelle forme di diffusione della stessa.
6- Conclusioni
Tutto ciò, e mi avvio alle conclusioni, richiama l'azione di radicale
trasformazione che le Forze Armate del Paese hanno da tempo messo in atto, una
"visione che rifiuta ogni pericoloso ripiegamento su ristretti, anacronistici orizzonti
e approcci nazionali" impegnandosi nelle missioni internazionali, nella
consapevolezza che "lo strumento militare non può dare l'insieme delle risposte
necessarie" e operando "uno sforzo concreto e conseguente per concorrere alla
crescita economica e al riscatto sociale cui legittimamente aspirano i popoli..." nelle
stesse aree di crisi in cui esse operano con le organizzazioni internazionali. La
rielaborazione del concetto di sicurezza cui avete intensamente e intelligentemente
lavorato implica approcci flessibili che comprendono, oltre il ricorso a mezzi
militari o civili, iniziative politico-diplomatiche, misure di promozione dello
sviluppo economico e sociale, il sostegno alla costruzione delle istituzioni, al fine di
creare le condizioni necessarie di crescita della democrazia e di affermazione dei
diritti.
(Ho ripreso le parole di Napolitano in un discorso del 26-4-2011 e i concetti
espressi dal Capo dello Stato in occasione di un discorso all'Istituto Internazionale
per gli Studi Strategici di Londra nel maggio del 2009).
Di qui il senso e la carica innovativa e civile delle iniziative legate alla
collaborazione tra l'Istituzione delle Forze Armate e l'Istituzione Università, con
l'attivazione di corsi di approfondimento, di specializzazione, di master, finanche
con ricerche comuni. Tutte bellissime esperienze.
Come bella e importante é questa che si sta svolgendo in collaborazione tra la
Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Roma Tre, all'interno dell’articolata e
qualificata attività di formazione che il CASD ha impostato a vari livelli: il Master
in Studi Internazionali Strategico-Militari, di cui é Preside il nostro Prof. Paolo
Benvenuti. Un Master significativamente diretto a corsisti militari italiani e stranieri
6 ed anche a un discreto, seppur limitato, numero di civili. Un Master Globalizzato e
per una Conoscenza interdisciplinare.
Concludo definitivamente e ancora con una citazione: questa volta di Amin
Maalouf:
"Quando migliaia di dirigenti cinesi vengono formati in California, e migliaia di
californiani sognano di trasferirsi in Cina. Quando percorrendo il mondo si deve
fare uno sforzo per ricordare se ci si sia svegliati a Chicago, a Shangai, a Dubai, a
Bergen, o a Kuala Lumpur. E' oggi che vengono a raccontarci che le civiltà
rimarranno distinte e che il loro scontro sarà per sempre il motore della Storia?
Se le nostre civiltà provano il bisogno di affermare rumorosamente le loro
specificità, é proprio perché la loro specificità si attenua.
Ciò che noi contempliamo oggi é il crepuscolo delle civiltà distinte, non il loro
avvento, né la loro apoteosi. Esse hanno fatto il loro tempo ed é giunto il momento
di trascenderle tutte, di familiarizzare con i loro apporti, di estendere al mondo
intero i benefici di ciascuna e di diminuire la loro capacità di nuocere, per costruire
a poco a poco una civiltà comune fondata sui due principi intangibili e inseparabili
che sono l'universalità dei valori essenziali e la diversità delle espressioni culturali".
E' il percorso sul quale siete incamminati.
Grazie.
Prof. Guido Fabiani
Inaugurazione Anno Accademico CASD
Roma, 8 novembre, 2012
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