Televisione Digitale Terrestre: storia di un ordinario progresso Sono passati ormai quasi sessant’anni da quando in Italia cominciò a diffondersi nelle case la televisione, allora in bianco e nero, con pochi canali e con una programmazione decisamente scarsa. Da allora, la televisione è forse quel qualcosa che ha subito meno evoluzioni nel suo periodo di vita. La risoluzione dell’immagine, il tipico 625 linee, il formato, 4:3 semplice, e la trasmissione via radio, in UHF con modulazione analogica. Fra le poche innovazioni significative si potrebbe includere il colore, e l’audio stereo. Tutto questo mentre negli ultimi venti anni nel resto del mondo si diffondevano monitor per CAD ad alta risoluzione, i primi sistemi surround nei cinema, la qualità visiva di questi ultimi diverse spanne sopra alla televisione domestica, i primi proiettori domestici e i primi tentativi di dare uno slancio in più alla qualità dell’home video in generale. Quando si guarda ad una comune tv è facile che questa dia un senso di anzianità, confrontata ad esempio ad un odierno monitor lcd widescreen ad alta risoluzione, o anche solo ad un piccolo sistema di home theatre con proiettore e sistema di diffusori surround. In realtà, il problema dell’aggiornamento “lento” della televisione è dovuto proprio alla sua diffusione in quasi ogni casa, simbolo forse del video broadcasting più comune ad oggi utilizzato. Si tratta infatti di un sistema così radicato che una sua modifica comporterebbe l’adeguamento di ogni singolo apparecchio. È come se si cambiasse improvvisamente la codifica del segnale telefonico: ogni singolo telefono presente nelle case andrebbe sostituito od opportunamente modificato, pena il non funzionamento dello stesso. Quando si parla di tv analogica, infatti, la si considera quasi come fosse un qualcosa di basilare e di imprescindibile, anche se, invece, spesso molte persone non l’accendono da settimane, o anche mesi, in seguito all’avvento di nuovi e ancora più moderni canali di trasmissione multimediale, come l’on-demand via internet, per fare un esempio. Il digitale terrestre ha, quindi, il compito di colmare questo gap tra la “storica” televisione, e tutti i moderni mezzi di broadcasting; con, in più, l’importante onere di dover essere universale e presente per ogni apparecchio televisivo. Come aspetti tecnici, in realtà, non si può certo gridare al miracolo: già da diversi anni con il digitale satellitare e il via-cavo statunitense si avevano gli stessi vantaggi, che tuttora son raggiunti solo in parte dal digitale terrestre: trasmissione digitale, esente quindi da rumori nel video o nell’audio dovuti ad interferenze o scarsa ricezione, multiplexing dei segnali, permettendo di trasmettere più canali sulla stessa banda di frequenze, interattività asincrona (mhp), e bidirezionale, sistema di pay-tv basato sulla codifica dei canali e gestione di programmi o canali “extra” mediante moduli CAM (le ben famose smart card). A tutto ciò, si aggiunge una migliore qualità generale della trasmissione, pur lasciando la stessa risoluzione video e qualità audio, almeno per la maggior parte dei programmi (dato che, comunque, ad oggi pochi sono i canali disponibili, unicamente tramite digitale satellitare, in alta risoluzione nativa). Si tratta, quindi, di un aggiornamento ordinario e inevitabile, in modo da migliorare un servizio che ormai ha diversi anni sulle spalle. L’Italia solo ora sta cominciando lo switch-off delle vecchie trasmissioni analogiche, procedendo a zone regionali; altri paesi hanno già eliminato ogni traccia del segnale analogico “storico”. E da qualche tempo, per legge ogni nuova televisione deve essere abilitata alla decodifica del digitale terrestre. Le televisioni più anziane possono, invece, essere dotate di un decoder esterno che consenta la fruizione dei programmi in digitale. La differenza tra questo e il digitale satellitare è che, nel 90% dei casi, non è necessario né modificare, né sostituire l’antenna televisiva. È un progresso ordinario e controllato, quindi, quello del digitale terrestre, che mira non a sconvolgere, quanto ad uniformare ed eliminare i vecchi standard ormai decisamente fuori portata. Ma prima di arrivare a vere rivoluzioni nel campo televisivo, quali ad esempio l’alta definizione standard per tutti i canali, l’interattività bidirezionale come prassi comune, la scelta di video on-demand da qualsiasi postazione; ci vorrà ancora del tempo… Carmine Giangregorio 03/10/2009 - www.carminegiangregorio.it