Notizie economiche Nota congiunturale sintetica ottobre 2016 (La prossima nota sarà sul sito il 31.10.2016) www.econo-mia.it Eurozona Previsioni Prosegue la ripresa economica nell’area dell’euro. Nel secondo trimestre del 2016 l’aumento del PIL in termini reali dell’area stato pari allo 0,3 per cento sul periodo precedente, dopo lo 0,5 del primo trimestre. L’andamento è stato sospinto dalle esportazioni nette e dal contributo ancora positivo della domanda interna. I dati più recenti segnalano il protrarsi della crescita nel terzo trimestre dell’anno, con un tasso all’incirca simile a quello del secondo trimestre. La domanda interna continua a essere sorretta dalla trasmissione delle misure di politica monetaria all’economia reale. Le favorevoli condizioni finanziarie e il miglioramento delle prospettive della domanda e della redditività delle imprese seguitano a promuovere la ripresa degli investimenti. I sostenuti incrementi dell’occupazione, che beneficiano anche delle passate riforme strutturali, e i prezzi ancora relativamente bassi del petrolio forniscono un ulteriore sostegno al reddito disponibile reale delle famiglie e di conseguenza ai consumi privati. In aggiunta, si prevede che l’orientamento fiscale nell’area dell’euro sia lievemente espansivo nel 2016 e che divenga sostanzialmente neutro nel 2017 e nel 2018. Tuttavia, ci si aspetta che la ripresa economica nell’area sia frenata dalla persistente debolezza della domanda estera, parzialmente connessa all’incertezza in seguito all’esito del referendum nel Regno Unito, nonché dagli aggiustamenti di bilancio necessari in diversi settori e dalla lenta attuazione delle riforme strutturali. Le proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate in settembre dagli esperti della BCE indicano un incremento annuo del PIL in termini reali dell’1,7 per cento nel 2016, dell’1,6 nel 2017 e dell’1,6 nel 2018. Rispetto all’esercizio condotto in giugno dagli esperti dell’Eurosistema, le prospettive per l’espansione del PIL in termini reali sono state riviste leggermente al ribasso. Secondo la stima rapida dell’Eurostat, i tassi di inflazione dovrebbero aumentare ulteriormente nel 2017 e nel 2018. Il tasso annuo di inflazione misurato sullo IAPC è stimato dello 0,2 per cento nel 2016, dell’1,2 nel 2017 e dell’1,6 nel 2018. Rispetto all’esercizio di giugno condotto dagli esperti dell’Eurosistema, le prospettive per l’inflazione armonizzata sono rimaste sostanzialmente stabili. In termini di anticipatori Flash PMI Composito della Produzione nella zona Euro(1) a 52.6 (52.9.ad agosto). Valore minimo su 20 mesi. Flash PMI delle Attività Terziarie nella zona Euro(2) a 52.1 (52.8 ad agosto). Valore minimo su 21 mesi. Flash PMI del Manifatturiero nella zona Euro(3) a 52.6 (51.7 ad agosto). Valore massimo su 3 mesi. Flash PMI della Produzione Manifatturiera nella zona Euro(4) a 54.0 (53.3 ad agosto). Valore massimo su 9 mesi. Alla fine del terzo trimestre si assiste ad un leggero rallentamento della crescita dell’economia dell’eurozona. Settembre segna il più lento aumento della produzione congiunta del manifatturiero e del terziario da gennaio 2015. La stima flash PMI® sulla Produzione Composita dell’eurozona di Markit è scivolata a 52.6, in flessione da 52.9 di agosto, indicando il valore minimo in 20 mesi. L’indice medio del terzo trimestre (52.9) risulta inferiore a quello del secondo (53.1), indicando come l’economia stia perdendo slancio, anziché guadagnarlo. Guardando più attentamente, l’indice ha evidenziato tendenze di crescita contrastanti tra settore manifatturiero e terziario. L’attività dei servizi è aumentata al tasso più debole dalla fine del 2014, mentre la produzione manifatturiera ha indicato l’espansione più rapida da dicembre dello scorso anno. Le imprese manifatturiere hanno beneficiato della crescita più rapida sia dei nuovi ordini (record su tre mesi) che delle esportazioni, queste ultime riportando lo slancio più netto in due anni e mezzo. A livello nazionale, la crescita della produzione tedesca è rallentata ai minimi su 16 mesi, riflettendo principalmente il netto rallentamento del terziario. La Francia, nel frattempo, ha indicato il suo più rapido tasso di espansione economica da giugno 2015, superando la Germania per la prima volta in più di quattro anni. Sempre in Francia, la crescita del settore dei servizi ha toccato a settembre un record su 15 mesi, controbilanciando ancora di più l’ulteriore stagnazione della produzione manifatturiera. Il tasso di espansione generale al di fuori delle due principali nazioni ha indicato un rallentamento ai minimi su 21 mesi. Consuntivo La seconda stima del Pil dell’eurozona fornita dall’Eurostat conferma i dati preliminari. In particolare nel secondo trimestre dell’anno il prodotto interno lordo dell’eurozona è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dell’1,6% su base annua. Rispetto al primo trimestre però la crescita è in leggera frenata visto che nei primi tre mesi dell’anno era stata pari allo 0,6% su base mensile e all’1,7% su base annua, quindi non si può parlare di un vero e proprio slancio. La Germania, la più importante potenza economica dell’Eurozona, ha archiviato il secondo trimestre dell’anno con una crescita congiunturale del Pil allo 0,4% in più, ben oltre il consensus allo 0,2%. E questo dato, come preannunciato alla vigilia della pubblicazione dei dati di Eurostat, poteva portare ad una revisione delle stime al rialzo del Pil dell’eurozona nel secondo trimestre dell’anno. Italia Prospettive di breve termine (Istat) L'economia italiana ha interrotto la fase di crescita, la fiducia dei consumatori da inizio anno è andata via via deteriorandosi e lo scenario per i prossimi mesi non lascia ipotizzare recuperi significativi della dinamica dei prezzi. A fotografare tale situazione economica italiana è l'Istat che, nei giorni scorsi, ha certificato la crescita zero del Belpaese, nel secondo trimestre, dopo il recupero registrato nei trimestri precedenti. Nella nota mensile sull'andamento dell'economia tricolore, l'Ufficio nazionale di statistica, spiega che l'indicatore anticipatore dell'economia rimane negativo a luglio, suggerendo per i prossimi mesi un "proseguimento della fase di debolezza dell'economia italiana". Quanto alle aspettative dei consumatori, hanno segnato un "generale peggioramento" come sintesi di giudizi negativi sul clima economico e sulla disoccupazione. La fiducia dei consumatori ha evidenziato una nuova contrazione dopo il parziale recupero del mese di luglio: da gennaio l'indicatore ha perso circa 9 punti. Consuntivo L'Italia torna alla crescita zero, dopo il piccolo segnale di recupero di inizio anno, in linea con il rallentamento dell'economia mondiale, ma peggio della Germania, che ha mantenuto un solido tasso di crescita anche a metà anno, e dell'Eurozona, che mostra una moderato tasso di espansione. Secondo l'Istat, nel 2° trimestre il PIL è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente (dato corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato). Su base annua è aumentato dello 0,7%. Entrambi i dati offrono un chiaro segnale rallentamento rispetto alla crescita del trimestre precedente. Variabili congiunturali reali Anticipatori del ciclo Zew. L'indice di fiducia di analisti e investitori sulle prospettive dell'economia italiana risale ancora dopo il calo di agosto, ma resta in territorio negativo. E' quanto emerge dall'indagine congiunturale a cura dell'istituto di ricerca tedesco Zew, sulla base della quale viene elaborato l'omonimo indice italiano, passato a -0,5 da -4,9 di agosto. Più marcato il rimbalzo rilevato nella zona euro, dove l'indice si è portato a +5,4 da +4,6. PMI Markit. L’indice Pmi dei servizi in Italia è salito a 52,3 punti dai 52 di luglio e meglio dei 51,9 attesi dal consensus. Tuttavia l’indice PMI composite, che comprende sia l’indice Pmi manifatturiero che quello dei servizi scende a 51,9 dai 52,2 di luglio L'indice Pmi servizi, elaborato da Markit/Adaci, è salito a 52,3 in agosto da 52,0 del mese precedente, distanziandosi ulteriormente dalla soglia dei 50 punti che separa le rilevazioni di crescita da quelle di contrazione del settore. Le attese degli economisti, elaborate da Reuters, erano per un indice in lieve calo, a quota 51,9. Risulta comunque in calo, in agosto, il Pmi composito italiano, che combina le indicazioni giunte dal settore servizi e da quello manifatturiero: l'indice passa a 51,9 punti dai 52,2 di luglio. L'economia italiana, uscita nel 2015 da un triennio di recessione, ha progressivamente rallentato negli ultimi trimestri, fino a fermarsi nel secondo del 2016. Clima di fiducia consumatori e imprese, Istat. Il clima di fiducia dei consumatori passa da 109,1 a 108,7. L'indice composito del clima di fiducia delle imprese, invece, registra un aumento, passando da 99,5 a 101 e si attesta sui livelli dello scorso giugno . Lo rivela l'ISTAT che spiega che tra le componenti del clima di fiducia dei consumatori quella personale e quella corrente diminuiscono, mentre il clima economico e quello futuro, dopo il peggioramento registrato nei mesi precedenti, tornano a crescere, seppure con intensità diverse: il primo sale da 125,7 a 128 mentre il secondo passa da 112,2 a 112,8. I giudizi dei consumatori riguardo la situazione economica del Paese registrano un miglioramento (il saldo passa da -60 a -53) mentre le aspettative si confermano in discesa per il quinto mese consecutivo (da -15 a -18 il relativo saldo). Per quanto riguarda le imprese, nel mese di settembre si registra un diffuso miglioramento della fiducia: il clima sale in tutti e quattro i settori considerati. La crescita è più marcata nel commercio al dettaglio (l'indice sale da 97,4 a 102) e più lieve negli altri settori: nella manifattura l'indice passa da 101,1 a 101,9, nelle costruzioni da 123,5 a 125,3 e nei servizi di mercato passa da 102,5 a 103,7. Le attese sull'andamento dell'economia in generale rimangono stabili (il saldo si attesta a quota 3). Nel commercio al dettaglio migliorano sia i giudizi sulle vendite correnti (il saldo passa da -4 a 3) sia le attese sulle vendite future (da 17 a 24). Il saldo sulle scorte di magazzino rimane invariato a quota 14. Variabili reali L'Italia torna alla crescita zero, dopo il piccolo segnale di recupero di inizio anno, in linea con il rallentamento dell'economia mondiale, ma peggio della Germania, che ha mantenuto un solido tasso di crescita anche a metà anno, e dell'Eurozona, che mostra una moderato tasso di espansione. Secondo l'Istat, nel 2° trimestre il PIL è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente (dato corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato). Su base annua è aumentato dello 0,7%. Clima di fiducia consumatori e imprese Istat. Il clima di fiducia dei consumatori passa da 109,1 a 108,7. L'indice composito del clima di fiducia delle imprese, invece, registra un aumento, passando da 99,5 a 101 e si attesta sui livelli dello scorso giugno. Il clima economico e quello futuro, dopo il peggioramento registrato nei mesi precedenti, tornano a crescere, seppure con intensità diverse: il primo sale da 125,7 a 128 mentre il secondo passa da 112,2 a 112,8. Fatturato e ordinativi. A luglio, rispetto al mese precedente, nell'industria si rileva un incremento del 2,1% per il fatturato, mentre gli ordinativi segnano una flessione (10,8%). L'aumento del fatturato sia dovuto al positivo andamento del mercato interno (+3,2%), mentre il mercato estero è rimasto stabile. L'indice grezzo del fatturato cala, in termini tendenziali, del 6,7%. Nel confronto con il mese di luglio 2015, l'indice grezzo degli ordinativi segna un calo dell'11,8%. Attività Produttiva. Accelera l'attività industriale italiana a luglio, scacciando i dubbi sulla forza della ripresa economica in atto. A luglio 2016 l’indice destagionalizzato della produzione industriale è aumentato dello 0,4% rispetto a giugno, con variazioni congiunturali positive in tutti i principali raggruppamenti. Il dato della produzione industriale risulta invece in calo a livello tendenziale, dello 0,3%. Prezzi al consumo Nel mese di agosto 2016, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e una diminuzione dello 0,1% su base annua facendo registrare lo stesso tasso tendenziale di luglio. La stima preliminare è confermata. Il prolungarsi della flessione dei prezzi su base annua è la sintesi di dinamiche di segno opposto che, in gran parte, si compensano. Occupati e disoccupati Ad agosto la stima degli occupati registra un lieve incremento rispetto a luglio (+0,1%, pari a +13 mila unità), dopo il calo registrato il mese precedente (-0,3%). Il tasso di occupazione è stabile al 57,3%. Il tasso di disoccupazione, pari all’11,4%, è invariato rispetto al mese precedente. Variabili finanziarie Fabbisogno del settore statale Migliorano ad agosto i conti pubblici italiani. Nel mese di agosto si è realizzato un fabbisogno del settore statale pari a circa 6.700 milioni. Il dato si confronta con un fabbisogno di 7.819 milioni nel corrispondente mese del 2015. Lo rivela il Ministero dell'Economia e Finanze (MEF) che spiega come il "fabbisogno dei primi otto mesi dell'anno in corso si attesti sui 30.123 milioni, con una riduzione di circa 2.000 milioni rispetto al corrispondente periodo del 2015". Il Tesoro spiega che "il miglioramento di circa 1.100 milioni del saldo del settore statale ad agosto 2016 rispetto al corrispondente mese del 2015 è legato a maggiori incassi, solo parzialmente compensati da maggiori pagamenti. Gli interessi sul debito pubblico hanno evidenziato un aumento pari a circa 1.000 milioni dovuto esclusivamente alla calendarizzazione delle scadenze. I rimborsi fiscali sono risultati in aumento di circa 500 milioni rispetto ad agosto dello scorso anno. Gli altri pagamenti hanno invece registrato una significativa contrazione, prevalentemente a causa dei minori prelevamenti effettuati dall'INPS dai conti di tesoreria. L'Istituto nazionale di previdenza nel mese di agosto 2015 aveva erogato circa 1.600 milioni di arretrati sui trattamenti pensionistici, spesa che quest'anno non si è avuta. L'aumento degli incassi totali, a fronte di una sostanziale stabilità delle entrate fiscali, è legata ad introiti non tributari, fra i quali maggiori contributi dall'Unione Europea" Finanziamenti al settore privato Ad agosto 2016 l'ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia, 1.807,6 miliardi di euro è nettamente superiore (oltre 136 miliardi) all'ammontare complessivo della raccolta da clientela, 1.671,3 miliardi di euro. Nello stesso periodo, in lieve miglioramento, ancorché su valori prossimi allo zero lo stock dei finanziamenti in essere a famiglie e imprese, con una variazione annua pari a -0,3% nei confronti di agosto 2015, valore migliore rispetto al -0,6% di luglio e al 4,5% di novembre 2013, quando raggiunse il picco negativo, ritornando ora sui valori di maggio 2012. In aumento l'ammontare complessivo dei mutui alle famiglie. Sulla base degli ultimi dati ufficiali disponibili, relativi a luglio 2016, l'ammontare complessivo dei mutui in essere delle famiglie ha registrato un variazione positiva di +1,8% nei confronti di fine luglio 2015 (quando già si manifestavano segnali di miglioramento). Il dato conferma la ripresa del mercato dei mutui, colta inizialmente con l’impennata dei nuovi mutui. E' quanto rivela l'Associazione Bancaria Italiana (ABI) nel Rapporto mensile del mese di settembre. Il totale prestiti all'economia (che include le famiglie, le imprese e la pubblica amministrazione) ha segnato una variazione prossima allo zero (-0,2%). Dalla fine del 2007 ad oggi, i prestiti all'economia sono passati da 1.673 a 1.807,6 miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese sono cresciuti da 1.279 a 1.404 miliardi di euro. Scendono i tassi di interesse sui prestiti. Ad agosto 2016, il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 2,98%, toccando il nuovo minimo storico (3% il mese precedente; 6,18%, prima della crisi, a fine 2007). Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese si è collocato all'1,65%, nuovo minimo storico, 1,71% il mese precedente, (5,48% a fine 2007). Il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni si è attestato al 2,20% (2,09% il mese precedente, minimo storico; 5,72% a fine 2007). Sul totale delle nuove erogazioni di mutui circa i due terzi sono mutui a tasso fisso. Guardando alle sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni già effettuate dalle banche con proprie risorse) a fine luglio 2016 sono pari a quasi 85 miliardi di euro rispetto a 83,7 miliardi di giugno. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è risultato pari al 4,76% a luglio 2016, 4,66% a giugno 2016 (4,93% a fine 2015; 0,86%, prima dell'inizio della crisi). A fine agosto 2016, i depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) aumentano di oltre 58 miliardi di euro rispetto all'anno precedente (su base annua, +4,6%; +5% a luglio). Sempre su base annua, è in diminuzione la raccolta a medio e a lungo termine cioè tramite obbligazioni. (Agosto 2016: -15,5%, segnando una diminuzione su base annua in valore assoluto di quasi 62 miliardi di euro). Nello stesso mese, l'andamento della raccolta complessiva (depositi da clientela residente + obbligazioni) registra un calo dello 0,2% su base annua. Dalla fine del 2007 ossia prima dell’inizio della crisi ad oggi, la raccolta da clientela è passata da 1.513 a 1.671,3 miliardi di euro. In valore assoluto è aumentata di oltre 158,5 miliardi. Il tasso di interesse medio sul totale della raccolta bancaria da clientela (somma di depositi, obbligazioni e pronti contro termine in euro a famiglie e società non finanziarie) in Italia si è collocato all'1,04% (1,06% il mese precedente; 2,89% a fine 2007). Il tasso praticato sui depositi (conti correnti, depositi a risparmio e certificati di deposito) si è attestato allo 0,42% (0,43% il mese precedente), quello sui Pronti Contro Termine (PCT) a 1,36% (1,38% il mese precedente). Il rendimento delle obbligazioni è risultato pari al 2,84%, 2,86% il mese precedente. Lo spread fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie permane in Italia su livelli particolarmente bassi. Ad agosto 2016 è risultato pari a 194 punti base (194 punti base anche il mese precedente). Prima dell’inizio della crisi finanziaria lo spread superava i 300 punti (329 punti a fine 2007).