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zizzania
Poiché non succeda che cogliendo la zizzania,
con essa sradichiate anche il grano” (Matteo 13,24-43)
Cresce il grano tenero nella fragile stagione di primavera, E mentre cresce, in mezzo,
nel sonno notturno, si sviluppa pure la zizzania. E’ il lolium temulentum; i suoi sono
chicchi amari e avvelenano la farina. Ma al tempo della crescita, rassomiglia al grano.
Se vuoi strapparlo e buttarlo via dal campo, attento all’apparenza; il rischio di
strappare e buttare il grano è grande. Si pone, in questo mondo amato da Dio lo
sconcertante affermarsi del male. "Signore, se tu hai seminato del buon seme, da dove
viene la zizzania?" Gesù nella parabola dà una risposta che rimane aperta
all'interpretazione di chi parla della "teologia della storia" e degli attuali esperti di
psicologia e di psicanalisi che indagano la complessa profondità dell'uomo. Dice Gesù:
"Mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano
e se ne andò". La creazione, l'uomo, tutto è dono d'amore di Dio, ma è solo una piccola
e fragile goccia: in questa partecipazione fragile all'infinito di Dio sta la radice della
complessità drammatica della storia. Rimane il mistero della relazione della creazione
con il creatore: rimane l'oscurità, rimane l'incomprensione, il sonno nel quale si innesta
il nemico, "il diavolo". "colui che divide". Quando il figlio maggiore comincia a dubitare
dell'amore del Padre perché ama il figlio minore, si spezza la fraternità (Lc.15) Quando
Caino comincia a guardare al fratello come a un rivale, arriva ad ucciderlo. Quando
ciascuno di noi ha paura della propria fragilità, non l'accetta, mette la maschera,
anziché gustare ciò che ha e vedere l'altro come fratello con cui scambiare i propri
doni, "separa", rompe la famiglia umana; la relazione uomo-donna, le relazioni sociali,
tutto può essere vissuto come meravigliosa ricchezza, comunione, gioia. Tutto dipende
dal credere l'Amore" che giunge a noi nella fragilità, nella condivisione: nell'oscurità
"diabolica", in uno sguardo privo di amore, la fragilità, diventa fonte di gelosia, di
giudizio, di condanna, di male. Insicuri dell’Amore, ci lasciamo dominare dalla paura
e alla fine invece del pane ingoiamo solo veleno. Perché non attendere, lasciare il
tempo che tutto maturi? Il cuore della parabola qui sta nel pressante e ripetuto invito
a “non giudicare”. Che non significa rinunciare a capire. Vuol dire invece non troncare
subito le gambe a chi una volta hai visto cadere. Quante volte volano giudizi che
annientano persone in un momento di crescita, sballata in un momento di crisi.
“Quello non serve a niente, quel giovane è un fallito buono a nulla”. Allora il giudizio
brucia il futuro di quello che forse potrebbe essere un giorno un campo di grano. Nel
tuo giudizio amaro resta certo la zizzania e di quello ti nutrirai avvelenando la tua vita e
quella degli altri. Una parabola, questa che certo getta luce su quella chiamata ad
essere pane per tutti gli uomini: la Chiesa. E’ il campo di grano seminato dal Cristo.
Certo la zizzania c’è dentro. Ma attenti all’apparenza. Ciò che conta non è tanto che tu
stia a criticare questo o quello ma che tu ti preoccupi di far crescere bene ciò che ha
diritto di raggiungere la sua pienezza. Poiché poi alla fine le cose vengono fuori e la
zizzania mascherata di gloria e onore, sarà quella che è anche agli occhi di un bambino:
“Il re nudo”. Che la Chiesa sia campo di grano e di zizzania, che sia santa e peccatrice,
non è un’affermazione dalle maniche larghe per tutto lasciar correre. E’ piuttosto
prendere sul serio tutta la drammaticità di una storia umana in cui si cala la fede nel
Cristo Risorto e si lotta all’interno di misere contraddizioni per vivere la vita nuova
generata dalla Grazia: una vita che ci conduce a liberarci dai nostri veleni e maturare
grano per formare ostia pura di Dio. La Chiesa non è manichea: i buoni da una parte e i
cattivi dall’altra. Solo accettando la nostra fragilità, solo amando la fragilità degli altri,
possiamo "fare bello" il mondo: questa, per Gesù, è l'indicazione fondamentale, per
cogliere e vivere il senso della storia.
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