Primo anzi primissimo post. Inizialmente mi ero lasciato convincere ad aprire questo blog per alcune delle mie passioni, ma preferendole tenere (almeno per un po’) solo per me, mi è venuto in mente di provare a condividere alcuni piccoli lavoretti che io avrei apprezzato. Giusto per cominciare vorrei pubblicare un piccolo schema su autospazi generalizzati e catene di Jordan, ovvero, come arrivare al calcolo delle catene seguendo uno schema corretto (per ora niente esempi). So che sembra una mattonata buttata lì, ma è da molto che io cercavo qualcosa o qualcuno che le spiegasse passo passo ed avrei apprezzato molto di poter trovare questo lavoro già fatto. nb: buona parte di quelle che sono conoscenze di base della geometria e dell’algebra lineare sono date per scontate proprio perché qui desidero chiarire solo alcuni aspetti molto limitati nell’ambito degli autospazi generalizzati e delle catene di Jordan. Cominciamo con la definizione (anzi LE definizioni) di molteplicità geometrica di un autovalore. m g (1) il numero di autovettori linearmente indipendenti relativi all’autovalore e (2) molteplicità dell’autovalore nel polinomio minimo. Esistono molte altre definizioni più o meno rigorose, ma per ora accontentiamoci di queste. Autospazi Generalizzati Noto un autovalore appartenente alla matrice A, λ ∈ eig( A) , si dice autospazio generalizzato di ordine p associato all’autovettore il anche riconoscibile come gli insieme di vettori { ker ( A−λI ) p p x :( A−λI ) x=0 } Prima di andare aventi ecco qualche proprietà interessante: 1.L’autospazio generalizzato di ordine 1: ker ( A−λI ) , è un sottospazio costituito da una base costituita dagli autovettori (naturalmente linearmente indipendenti) associati a λ. Un solo autovettore implicherà uno spazio monodimensionale, due un piano e così a seguire. 2. Volendo calcolare il sappiamo già che ker ( A−λI )2 , 2 Facilmente dimostrabile in quanto, se ker ( A−λI )⊆ ker ( A−λI ) . consideriamo, (A−λI ) x=0 , premoltiplichiamo per (A−λI ) ottenendo che ( A−λI )2 x=0 , quindi x ∈ ker ( A−λI )2 . Da ciò posso costruire una sequenza di autospazi generalizzati a partire dal λ scelto. (A−λI ) (A−λI )2 (A−λI )3 … fino ad arrivare ad un autospazio il cui ordine ker ( A−λI )( p−1 ) dimensionale non aumenta più rispetto al successivo ker ( A−λI ) p . Qui mi fermo, in quanto per qualsiasi altro autospazio successivo (p+q) avrò che ker ( A−λI ) p =ker ( A− λI )( p+q ) , con q intero positivo, come già avevo ottenuto ker ( A−λI )( p−1 )=ker ( A−λI ) p . Da non dimenticare che dim (ker ( A−λI ) p )=ma (λ) . Lemma Se h ( λ) è coprimo con g ( λ) → ker (h(A))∩ ker (g (A))=∅ . Nel caso in cui ci trovassimo sotto questa condizione allora potremmo parlare di somma diretta tra due sottospazi generalizzati: che ci porta ad una considerazione sulle ker ( h( A))⊕ ker ( g ( A)) dimensioni degli spazi in esame: dim(ker (h (A)) ⊕ ker ( g ( A)))=dim(ker ( h( A)))+dim( ker ( g (A))) . Tutto questo, da ricordare, valevole solo se i sottospazi sono perfettamente disgiunti. Nel caso invece di sottospazi con intersezione non nulla, allora la dimensione della somma dei sottospazi sarà la somma delle dimensioni dei sottospazi meno la dimensione dell’intersezione tra i due sotto spazi: dim( ker (h ( A))⊕ ker (g ( A)))=dim(ker (h( A)))+dim( ker ( g ( A)))– dim( ker (h( A))∩ker ( g ( A))) Catene di Jordan Sottotitolo: tutto quello di cui abbiamo parlato finora avrà un senso un briciolo più pratico generando basi di autospazi generalizzati utili! Tutto il lavoro di seguito, descritto per un singolo autovalore di molteplicità algebrica maggiore di uno, va ripetuto poi per OGNI altro autovalore presente nella matrice. Consideriamo un λ ∈ A con molteplicità algebrica pari a n. 1. dal ker ( A−λI ) posso ricavare n 1 autovettori generalizzati linearmente indipendenti associati a λ, ovvero n 1=m g ( λ) ; 2. domanda: questi vettori sono sufficienti a creare una base per A? O meglio, m g =m a ? Se sì, allora ho finito, altrimenti devo continuare; 3. aumento la dimensione dell’autospazio generalizzato: mi porto dietro gli autovalori già calcolati ed aggiungo un completamento per le restanti dimensioni, così da avere altri autovettori generalizzati (di ordine due) linearmente indipendenti dai precedenti. mi da n 2 ker ( A−λI )2 ulteriori autovettori linearmente indipendenti dai precedenti ottenuti; 4. stessa domanda del punto 2, ed avanti col loop fino al completamento di tutto lo spazio. Poniamo il caso di una matrice che ci porti ad un generalizzati saranno del tipo: (1) ker ( A−λI )→ u(11, ) u (1) 2, … ,u n1 (1) (2 ) (2 ) (2) ker ( A−λI )2 → u(11, ) u (1) 2, … , un1 ¦ u 1, u 2, … , u n2 (1) (1) (2) (2) (2) (3 ) (3) (3 ) ker ( A−λI )3 → u (1) 1, u 2, … , u n1 ¦ u 1, u 2, … , un2 ¦ u1, u 2, … , un3 partendo da calcolo una possibile u(3) u(2) 1 ma =3 , gli autospazi (2) tramite . (A−λI )u (3) 1 =u Il vettore risultante potrebbe essere già presente (anche come combinazione lineare) tra i precedenti calcolati. Se lo è nessun problema, ma se non lo fosse, allora dovremmo cancellare uno dei precedenti in modo che il nostro calcolato rimanga linearmente u(2) indipendente coi rimanenti. Stesso procedimento con ( A−λI )u (2)=u(1) il quale, una volta terminato, mi ha fornito una catena di ordine massimo (3). Eseguendolo con tutti n 3 u(3) presenti otterrò un egual numero di catene di ordine massimo. Alla fine di questo procedimento ho ulteriori autovettori generalizzati di ordine inferiore? Se no, sono a posto. Se sì, devo ripetere ma partendo da uno degli autovettori del massimo ordine residuo. Il fortunato sarà quello con pedice di valore più basso e da quello si andrà avanti fino ad esaurimento, ottenendo così delle catene di Jordan di ordine inferiore fino al completamento di tutto lo spazio. Esemplificando per un λ “a caso” da cui abbiamo ottenuto tre catene (una lunga 3, una lunga 2 ed una lunga 1) il risultato sarà rappresentabile come: [ (1) (2) (3 ) (1) (2) (3) U = u1 ¦ u 1 ¦ u1 ¦ u 2 ¦ u 2 ¦ u 1 ¦ ... ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ] dove i primi sei elementi sono gli autovettori delle catene di Jordan ordinate (NON CASUALMENTE) per ordine crescente di pedice (che indica l’ordinalità della catena) e poi di apice (che indica il livello di autospazio da cui è stato preso il vettore stesso). Una volta fatto tutto quanto per tutti gli autovalori presenti la matrice U ottenuta sarà quadrata dell’ordine del sistema stesso e sarà detta modale, in quanto sarà capace di trasformare (per similitudine) A in J: U −1 AU =J . Ovviamente ogni blocco della matrice di Jordan avrà dimensioni pari alla grandezza della catena corrispondente che l’ha generato (catena lunga 3 → blocco dimensioni 3…). Inutile dire qui come sia fatta una matrice di Jordan, ma visto che questo post è stato scritto con un rischio di altissima illeggibilità… entro il prossimo prometto di imparare a usare meglio questo formato di testo, o per lo meno, di trovare qualche scappatoia per scrivere in modo che formule e simbologia non diano incubi ad una prima lettura. Grazie per l’attenzione.