scarica il comunicato - Teatro Stabile di Napoli

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comunicato stampa
Dal romanzo alla scena:
al Teatro San Ferdinando di Napoli il debutto de
IL GENIO DELL’ABBANDONO
spettacolo tratto dal romanzo omonimo di Wanda Marasco
sulla vita e il genio di Vincenzo Gemito
con la regia di Claudio Di Palma
interpretato tra gli altri da
Angela Pagano e dallo stesso Di Palma nel ruolo di Gemito
In prima nazionale al teatro di Piazza Eduardo De Filippo
dal 22 febbraio al 5 marzo 2017
Claudio Di Palma, regista e attore di riferimento dello Stabile di Napoli, porta in scena – in prima
nazionale al Teatro San Ferdinando di Napoli dal 22 febbraio al 5 marzo – l’adattamento teatrale
del romanzo di Wanda Marasco Il genio dell’abbandono, edito da Neri Pozza, finalista al Premio
Strega 2015. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale, è interpretato
da Angela Pagano (nel ruolo di Giuseppina Baratta), Claudio Di Palma (in quello di Vincenzo
Gemito), Cinzia Cordella (Mathilde Duffaud), Paolo Cresta (il Dott. Virnicchi), Francesca De Nicolais
(Peppinella Gemito), Giacinto Palmarini (Emanuele Caggiano), Alfonso Postiglione (Antonio
Mancini), Lucia Rocco (Nannina Cutolo), Gabriele Saurio (Masto Ciccio). Le luci sono di Gigi
Saccomandi, le scene di Luigi Ferrigno, i costumi di Marta Crisolini Malatesta, le musiche di Paolo
Vivaldi.
«Io sento tutte 'e ccose! Comme si chesta fosse cella mentale...”. Questo confessa Gemito
introducendo la propria condizione di prigioniero della pisiche. Una reclusione intima e finale,
irredimibile e profonda. Ed è proprio questa reclusione a rappresentare il luogo del presente in cui
cercano, sulla scena, senso e dinamica, continuità e tempo i segmenti narrativi della straordinaria
biografia sincronica articolata da Wanda Marasco per raccontare del genio e dell'abbandono di
Vincenzo Gemito. Il regista racconta che in scena è il corpo già finito o forse solo non nato di un
folle, un corpo attraversato da ombre occulte che ammuinano il cervello, un corpo alla ricerca di
una forma finale... ammacari di piscatoriello, un corpo/cella nel quale risuonano ancora tutte 'e
ccose: affettuosità e violenze, perversioni innocenti, amicizie fernute. Risonanze che, “pure se fosse
solo pazzaria del ricordo”, sono ancora dolorose. Risonanze che prendono forma in corpi di matre,
di mogliere sbagliate, di buon patre, di spiriti di compagnia in carne.... ed ombra. Sono tutti suoni
percepiti e non sentuti per effetto del litio mancante, forse, o del bismuto curativo squagliato nelle
serenghe; prodotti di una insana 'nfrancesatura (sifilide contratta in terra parigina) o meglio ancora
effetti di quella naturale distonia tra il reale ed il presunto tale che sempre sostanzia la vita creativa
di un artista. Quel che ne risulta, dunque, è un Vicienzo in vorticoso delirio ai cui occhi anche Napoli
si prefigura come panorama distorto e 'nguacchiato, anche la Storia, con le sue presunte verità, si
accartoccia e stinge in devianze visionarie. I disegni e le sculture, invece, si concretano solo nelle
parole, attendono forma dallo struggimento di interiezioni e diverbi, di urla e sospiri e la lingua si
modula, così, sui registri variabili di un dialetto napoletano ad un tempo aspro e colto, basso ed
aeriforme che si configura come unica, possibile declinazione del verbo della sofferenza».
Per Wanda Marasco «Le vite che possiedono l’annientamento e la capacità di sopravvivere,
ovvero le linee essenziali del dramma, appartengono per loro natura al teatro».
Info www. teatrostabilenapoli.it | tel 081.292030 / 081.291878 | e.mail: [email protected]
Orario rappresentazioni: 22, 24, 28 feb, 3 mar ore 21.00; 23 feb e1e 2 mar ore 17.00
25 feb e 4 mar ore 19.00; 26 feb e 5 mar ore 18.00
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