ABBATTERE IL MURO DEL
SILENZIO:
I DISTURBI DELLO SPETTRO
AUTISTICO
LIONS CLUB VASTO HOST A. S. 2016-2017
Proposta di Tema di studio Distrettuale
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Premesse
Il Lions Club Vasto Host propone al Gabinetto Distrettuale, il Tema di Studio per l’a. s.
2017-2018, dal titolo “Abbattere il muro del silenzio: i disturbi dello spettro autistico”,
ritenendolo un argomento di interesse generale, di stringente attualità.
Le motivazioni che sono alla base della presente proposta scaturiscono sia da una serie
di riflessioni di carattere generale effettuate sulle dinamiche degli interventi di solidarietà
che muovono la nostra Associazione Internazionale, sia da attente considerazioni su
alcuni aspetti peculiari del problema proposto come oggetto di studio.
Come è noto a tutti i Lions, uno degli scopi fondanti della nostra Associazione, tra i suoi
più importanti, è quello di “Partecipare attivamente al bene civico, culturale, sociale e
morale della Comunità”.
Dalle pagine della rivista “LION”, il Direttore Internazionale, Gabriele Sabatosanti
Scarpelli, non manca mai di ripetere nei suoi articoli che “E’ sul service che ci giochiamo
il futuro!” e che il nostro ruolo di Lions nella società dovrà sempre più essere quello di
“operare per migliorare la vita dei più deboli……. Per fare in modo che altri, molti altri,
raccolgano il nostro messaggio, comprendano lo spirito che ci anima e siano disposti a
seguirci”. In poche parole, il service come mezzo potente e quasi esclusivo di
partecipazione concreta e non solo dichiarata, al “bene civico, culturale, sociale e morale
della Comunità “ ed anche uno dei mezzi per fare proselitismo. Gianfranco Di Gregorio,
in uno dei suoi interessanti interventi fatti in occasione dell’incontro d’Autunno a Jesi, ci
ricordava, da par suo, che “I temi di studio devono essere sempre propedeutici ai service
che si intendono affrontare” , almeno, aggiungiamo noi, a quelli di interesse generale e
di grande impatto sociale .
E’ dunque in questa ottica e per i motivi che saranno illustrati successivamente, che il
Lions Club Vasto Host avanza la proposta di questo Tema di studio Distrettuale.
Bernadette Rogé, ricercatrice del Centro di Studi e ricerche in Psicopatologia, MIRAIL di
Tolosa, scrive che : “ L’autismo è un disturbo dello sviluppo la cui origine neurobiologica
è ormai riconosciuta ed i cui criteri diagnostici sono chiaramente definiti. Questi criteri
sono ormai oggetto di un consenso internazionale……….L’identificazione precoce
dell’autismo rappresenta una sfida importante poichè apre delle possibilità di presa in
carico ad un’età in cui alcuni processi di sviluppo possono ancora essere modificati. Le
ricerche che valutano gli effetti di un intervento precoce mostrano che I bambini
beneficiari di tali interventi presentano progressi significativi sul piano cognitivo, emotivo
e sociale.”
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Motivazioni della proposta
Prima di passare ad un
esame
analitico e
tecnico sui disturbi dello
spettro autistico, sui
problemi
ad essi
connessi
e
sulle
esigenze delle famiglie
dei soggetti colpiti, ci
sembra
necessario
illustrare prima i motivi
che hanno spinto il Lions
Club Vasto Host ad
avanzare la proposta di questo Tema di studio Distrettuale. Tali motivi sono di vario
ordine e possono essere così riassunti:
1. Anzitutto la consapevolezza che questo disordine neurobiologico stia facendo
registrare nel tempo, una crescita dei casi accertati, non lineare ma esponenziale ! .
Il grafico riportato mostra inequivocabilmente che la diffusione dell’autismo è
aumentata negli ultimi 20 anni, di circa il 600% ! A nulla valgono, a questo
proposito, le spiegazioni di coloro che correlano l’aumento dell’incidenza dei casi
unicamente al miglioramento delle capacità diagnostiche che porterebbero così,
secondo loro, ad un aumento delle positività accertate. Negli ultimi anni infatti, le
diagnosi sono basate su protocolli oggettivi e consolidati, accettati da tutte le
comunità scientifiche ed applicati ovunque; quindi nonostante i criteri diagnostici
non abbiano subito variazioni in questi ultimi anni, i casi di positività accertati
invece, a parità di criteri oggettivi adottati per l’accertamento, continuano ad
aumentare con un trend esponenziale. Nel 2010, l’autorevole giornale “Il Sole 24
ore” pubblicava un articolo dal titolo emblematico , “L’autismo aumenta, ma l’Italia
lo ignora”.
2. Nel 2015, cioè dopo soli cinque anni dall’articolo citato de “Il Sole 24 ore, possiamo
affermare che “l’Italia non ignora più”, tanto è vero che la Legge 18 agosto 2015, n.
134, prima Legge nazionale sull’autismo, prevede interventi finalizzati a garantire la
tutela della salute, il miglioramento delle condizioni di vita e l’inserimento nella vita
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sociale delle persone con disturbi dello spettro autistico, conformemente a quanto
previsto dalla risoluzione dell’Assemblea delle Nazioni Unite A/RES/67/82 del 12
dicembre 2012. La citata Legge 134 dispone l’aggiornamento dei livelli essenziali di
assistenza (LEA) con inserimento delle prestazioni relative alla diagnosi precoce del
disturbo, alla cura ed al trattamento individualizzato dei soggetti colpiti.
Quindi nel mondo, ed in Italia, sta prendendo sempre più piede una maggiore
consapevolezza del problema dei disturbi dello spettro autistico. Vogliamo che
anche i Lions, almeno negli ambiti geografici e delle competenze che ci interessano
acquistino “maggiore consapevolezza” su questo problema ?
3. Varie Regioni in Italia si stanno dotando di Leggi e Regolamenti regionali relative
all’autismo, con l’apertura di centri diurni dedicati alle esigenze delle persone
affette da questa neuropatologia. Tali centri costituiscono una prima risposta data
dalle stesse Regioni, dopo l’entrata in vigore della Legge quadro n. 134, alla
prevenzione ed alla cura di questa grave patologia. Vogliamo, come Lions e
cittadini , conoscere, almeno a livello informativo, quali prestazioni forniscono e
come funzionano tali centri da poco istituiti?
4. L’impatto sociale sulle famiglie di un soggetto autistico è estremamente articolato e,
a dir poco, devastante. Una disamina delle condizioni di queste famiglie, certamente
poco fortunate, deve tener conto di tre aspetti: quello sociale, quello economico e,
non ultimo come importanza, quello attinente alla salute personale ed
affettivo/emotiva dei componenti. Esistono numerosi studi sull’impatto che un
figlio disabile, con disabilità di vario tipo, esercita sulla propria famiglia; l’impatto di
un figlio autistico sull’equilibrio della propria famiglia presenta una sua ben più
grave specificità. E’ stato infatti osservato che le peculiarità e le specificità del
disturbo autistico sono tali da mettere a dura prova le capacità di adattamento e la
resilienza dell’intero nucleo familiare; è provato che questo sia vero anche nel caso
di famiglie di estrazione economica più elevata e/o potenzialmente più competenti,
che dovrebbero, per questo, essere più disposte ad accettare razionalmente e senza
grossi traumi in famiglia, un figlio con questa patologia.
Dalla serie di considerazioni su esposte è dunque scaturita, da parte del Club, la spinta
a comprendere meglio la gravità dei problemi legati ai disturbi autistici ed all’impatto
sociale che ne deriva, ed a proporre di conseguenza, questo Tema di studio
Distrettuale. Ci è sembrato che attraverso lo studio del Tema proposto, qualora
venisse accolto dalla maggioranza del Congresso, una buona percentuale dei soci del
Distretto potrebbe esserne informata. E ciò consentirebbe di esprimere una
valutazione più informata e serena sul potenziale coinvolgimento della nostra
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Associazione in questo campo e sulle possibilità concrete di intervento, con azioni di
sussidiarietà a supporto di Enti e/o a favore delle famiglie colpite da casi di ASD.
Se è vero che “Dove c’è un bisogno, lì c’è un Lions”, lo studio del Tema proposto servirà ,
forse, a fornire delle risposte certe sulle concrete possibilità di intervento da parte
della nostra Associazione , in questo ambito; anzi , in caso di risposte affermative,
permetterà anche di delineare a quale livello potrebbe configurarsi l’intervento dei
Lions e con quali modalità operative.
Definizione di disturbo autistico
Le conoscenze in merito al disturbo autistico sono in continuo sviluppo e se ne
aggiungono di nuove incessantemente, grazie al lavoro di numerosi gruppi di ricerca
presenti in tutto il mondo.
Tuttavia, a oltre 60 anni dalla sua individuazione da parte di Leo Kanner (1943),
persistono ancora notevoli incertezze in termini di eziologia, di elementi caratterizzanti il
quadro clinico, di confini nosografici con sindromi simili, di diagnosi, di presa in carico e
di evoluzione a lungo termine.
La complessità del disturbo, la presenza di un quadro molto diversificato sul piano delle
competenze funzionali e sociali, uniti alla naturale modificazione nel corso dello sviluppo,
rendono particolarmente complessa l’adozione di modalità di intervento adeguate.
Volendo dare una prima definizione, si potrebbe affermare che l’Autismo è una sindrome
comportamentale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato,
con esordio nei primi tre anni di vita.
L’autismo viene considerato dalla comunità scientifica internazionale un disturbo
pervasivo dello sviluppo.
Il DSM-V identifica due ambiti all’interno dei quali ricercare i segni e i sintomi del
disturbo:
1. la presenza di DEFICIT DELLA COMUNICAZIONE E INTERAZIONE SOCIALE (ad
esempio assenza di reciprocità emotiva, deterioramento nell’uso di
comportamenti non verbali...)
2. la presenza di COMPORTAMENTI, INTERESSI O ATTIVITA' RISTRETTI O
RIPETITIVI.
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E’ un disturbo a spettro (cioè un continuum di sintomi combinati in modo diverso con
livelli di gravità differenti) ed ubiquitario (poiché diffuso in tutto il mondo, in tutte le
razze e in tutte le famiglie).
L'autismo è un disturbo di cui attualmente l'eziologia (ossia la causa) non è nota.
E' per questo che la diagnosi viene effettuata in base ad indicatori comportamentali, cioè
come sintomi vengono considerati specifici comportamenti della persona.
L’Autismo si configura come una disabilità “permanente” che accompagna il soggetto nel
suo ciclo vitale, anche se le caratteristiche del deficit sociale assumono un’espressività
variabile nel tempo.
Epidemiologia
L’autismo non sembra presentare prevalenze geografiche e/o etniche, in quanto è stato
descritto in tutte le popolazioni del mondo, di ogni razza o ambiente sociale; presenta
una prevalenza di sesso, in quanto colpisce i maschi in misura da 3 a 4 volte superiore
rispetto alle femmine.
Una prevalenza di 10-13 casi per 10.000 sembra la stima più attendibile per le forme
classiche di autismo, mentre se si considerano tutti i disturbi dello spettro autistico la
prevalenza arriva a 40-50 casi per 10.000. Vanno comunque condotti ulteriori studi in
relazione agli aumenti di prevalenza delle patologie autistiche che in questi ultimi tempi
sono stati segnalati soprattutto dai paesi anglofoni e che porterebbero la prevalenza dei
disturbi dello spettro autistico a 90/10.000.
Tali dati se confrontati con quelli riferiti in passato ha portato a concludere che
attualmente l’autismo è 3-4 volte più frequente rispetto a 30 anni fa.
Secondo la maggioranza degli Autori, questa discordanza nelle stime di prevalenza
sarebbe dovuta più che ad un reale incremento dei casi di autismo ad una serie di fattori
individuabili in:
♦ maggiore definizione dei criteri diagnostici, con inclusione delle forme più lievi;
♦ diffusione di procedure diagnostiche standardizzate;
♦ maggiore sensibilizzazione degli operatori e della popolazione in generale;
♦ aumento dei Servizi (anche se ancora decisamente inadeguati alla richiesta, sia
quantitativamente che qualitativamente).
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Diagnosi
Secondo DSM V
Criteri Diagnostici:
Deve soddisfare i criteri A, B, C e D:
A. Deficit persistente nella comunicazione sociale e nell’interazione sociale in diversi
contesti, non spiegabile attraverso un ritardo generalizzato dello sviluppo, e manifestato
da tutti e 3 i seguenti punti:
1. Deficit nella reciprocità socio-emotiva: un’approccio sociale anormale e fallimento
nella normale conversazione (in avanti ed indietro) e/o un ridotto interesse nella
condivisione degli interessi, emozioni, affetto e risposta e/o una mancanza di iniziativa
nell’interazione sociale.
2. Deficit nei comportamenti comunicativi non verbali usati per l’interazione sociale: che
vanno da una povera integrazione della comunicazione verbale e non verbale, attraverso
anormalità nel contatto oculare e nel linguaggio del corpo, o deficit nella comprensione
e nell’uso della comunicazione non verbale, fino alla totale mancanza di espressività
facciale e gestualità.
3. Deficit nello sviluppo e mantenimento di relazioni, appropriate al livello di sviluppo
(non comprese quelle con i genitori e caregiver): difficoltà nel regolare il comportamento
rispetto ai diversi contesti sociali e/o difficoltà nella condivisione del gioco immaginativo
e nel fare amicizie e/o apparente mancanza di interesse nelle persone.
B. Comportamenti e/o interessi e/o attività ristrette e ripetitive come manifestato da
almeno 2 dei seguenti punti:
1. Linguaggio e/o movimenti motori e/o uso di oggetti, stereotipato e/o ripetitivo: come
semplici stereotipie motorie, ecolalia, uso ripetitivo di oggetti, frasi idiosincratiche.
2. Eccessiva aderenza alla routine, comportamenti verbali o non verbali riutilizzati e/o
eccessiva resistenza ai cambiamenti: rituali motori, insistenza nel fare la stessa strada o
mangiare lo stesso cibo, domande o discussioni incessanti o estremo stress a seguito di
piccoli cambiamenti.
3. Fissazione in interessi altamente ristretti con intensità o attenzione anormale: forte
attaccamento o preoccupazione per oggetti inusuali, interessi eccessivamente
perseveranti o circostanziati.
4. Iper-reattività e/o Ipo-reattività agli stimoli sensoriali o interessi inusuali rispetto a
certi aspetti dell’ambiente: apparente indifferenza al caldo/freddo/dolore, risposta
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avversa a suoni o tessuti specifici, eccessivo odorare o toccare gli oggetti, fascinazione
verso luci o oggetti roteanti.
C. I sintomi devono essere presenti nella prima infanzia (ma possono non diventare
completamente manifesti finché la domanda sociale non eccede il limite delle capacità).
D. L’insieme dei sintomi deve compromettere il funzionamento quotidiano.
Viene segnalata anche la severità della sintomatologia:
Livello 3: Richiede supporto rilevante
Comunicazione sociale: I severi deficit nella comunicazione sociale, verbale e non
verbale, causano un impedimento severo nel funzionamento; iniziativa molto limitata
nell’interazione sociale e minima risposta all’iniziativa altrui.
 Interessi ristretti e comportamenti ripetitivi: Preoccupazioni, rituali fissi e/o
comportamenti ripetitivi che interferiscono marcatamente con il funzionamento in
tutte le sfere. Stress marcato quando i rituali o le routine sono interrotte; è molto
difficile ridirigere dall’interesse fissativo o ritorna rapidamente ad esso.

Livello 2: Richiede supporto moderato
1. Comunicazione sociale: Deficit marcati nella comunicazione sociale, verbale e non
verbale, l’impedimento sociale appare evidente anche quando è presente supporto;
iniziativa limitata nell’interazione sociale e ridotta o anormale risposta all’iniziativa
degli altri.
2. Interessi ristretti e comportamenti ripetitivi: Preoccupazioni, rituali fissi e/o
comportamenti ripetitivi appaiono abbastanza di frequente da essere ovvi
all’osservatore casuale ed interferiscono con il funzionamento in diversi contesti.
Stress o frustrazione appaiono quando sono interrotti ed è difficile ridirigere
l’attenzione.
Livello 1: Richiede supporto lieve
 Comunicazione sociale: senza supporto i deficit nella comunicazione sociale causano
impedimenti che possono essere notati. Ha difficoltà ad iniziare le interazioni sociali e
mostra chiari esempi di atipicità o insuccesso nella risposta alle iniziative altrui. Può
sembrare che abbia un ridotto interesse nell’interazione sociale.
 Interessi ristretti e comportamenti ripetitivi: Rituali e comportamenti ripetitivi causano
un’interferenza significativa in uno o più contesti. Resiste ai tentativi da parte degli altri
di interromperli.
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Comorbidità
Manifestazioni e disturbi associati
- Presenza di ritardo mentale (moderato o grave) con discrepanza delle abilità verbali
rispetto a quelle di performance. Circa il 50% presenta nei test di QI un punteggio al di
sotto di 50, il 20% tra 50-70 e il 30% oltre il 70. Grandi abilità di memorizzazione di dati,
attenzione ai particolari.
- Condizioni mediche associate: disturbi cromosomici (sindrome dell’X-fragile),
metabolici (fenilchetonuria), disabilità conseguenti a infezioni prenatali (rosolia) o
perinatali.
- Comportamenti autolesivi, aggressivi, iperattività, ipo/ipersensibilità. Nel 25% dei casi
sono presenti anche disturbi epilettici.
- Disturbi ossessivo-compulsivi, Disturbi d’ansia
dell’apprendimento, Disturbo da deficit di attenzione
e
dell’umore,
Disturbi
- Disturbi del sonno
Cause
Per quanto riguarda le cause dell’Autismo ancora oggi non vi è una teoria unificante che
possa spiegare la sindrome secondo un modello lineare causa - effetto.
Gli studi di neuropsicologia cognitiva dello sviluppo hanno fornito delle teorie
interpretative dei disturbi dello spettro autistico sulla base della triade di sintomi
(sociale, linguaggio e stile di pensiero e comportamento).
Secondo tali punti di vista l’individuo autistico è incapace di intraprendere una relazione
sociale sia per difficoltà di interazione che per difficoltà di interpretazione dei pensieri,
delle emozioni e dei desideri dell’altro
Tuttavia la sindrome è anche interpretata come una difficoltà più generale di
elaborazione non solo di stimoli sociali, ma anche degli stimoli esterni veicolati attraverso
i vari canali sensoriali.
Normalmente le molteplici informazioni provenienti dall’ambiente esterno vengono
filtrate e sintetizzate dal nostro cervello, consentendoci di percepire la realtà come un
insieme coerente, e quindi di adattarci ai cambiamenti dell’ambiente in cui viviamo .
Nei disturbi autistici queste capacità possono non essere sviluppate, e in vario grado, ciò
interferisce con la capacità di comprensione e adattabilità all’ambiente.
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Inoltre vi è una difficoltà di organizzazione e finalizzazione dei comportamenti nei
confronti di specifici obiettivi (deficit delle funzioni esecutive).
Sulla base di numerose ricerche, fino ad oggi è impossibile evidenziare alterazioni
morfologiche e biochimiche comuni ai diversi disturbi dello spettro.
Fattori di rischio riconosciuti sono:
Genetici
• Ereditari Tasso di concordanza tra gemelli
Ambientali
• Età dei genitori ↑ ↑
• Peso alla nascita ↓ ↑
• SGA ↑ ↑
• Apgar score (si basa su cinque parametri di base: frequenza cardiaca, respirazione,
tono muscolare, riflessi, colore della pelle) ↓ ↑
• sofferenza fetale al parto ↑ ↑
• Infezioni perinatali ↑ ↑
• Sostanze neurotossiche ↑ ↑ (Palmer et al, 2006; Windham et al, 2006; (mercurio,
'inquinamento atmosferico', pesticidi)
PROGNOSI
Il bambino con diagnosi certa di autismo cresce con il suo disturbo anche se nuove
competenze vengono acquisite con il tempo.
Tali competenze, tuttavia, sono “modellate” da e sul disturbo nucleare ed avranno
comunque una qualità “autistica”.
La prognosi a qualunque età è fortemente condizionata dal grado di funzionamento
cognitivo, che a tutt’oggi sembra rappresentare l’indicatore più forte rispetto allo
sviluppo futuro.
I bambini che sviluppano il linguaggio entro i 5 anni sembrano avere prognosi migliore,
ma occorre ricordare che il linguaggio, sia in comprensione che in produzione, appare
anche esso fortemente condizionato dal livello di funzionamento cognitivo.
Studi di follow-up hanno evidenziato che un QI di 70 o più (almeno nei test non verbali),
pur rappresentando un indicatore molto forte per un outcome positivo non protegge con
certezza da uno scarso adattamento sociale in età adulta.
Nel complesso, la particolare pervasività della sintomatologia e l’andamento cronico del
quadro patologico determinano abitualmente nell’età adulta condizioni di disabilità, con
gravi limitazioni nelle autonomie e nella vita sociale.
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Al presente un’altissima percentuale (dal 60% al 90%) di bambini autistici divengono
adulti non autosufficienti, e continuano ad aver bisogno di cure per tutta la vita.
In alcuni casi adulti autistici possono continuare a vivere nella loro casa, avvalendosi di
un’assistenza domiciliare o della supervisione da parte di operatori, che si occupano
anche di programmi incentrati sul rinforzo di abilità.
C’è la possibilità di usufruire di strutture residenziali, che offrono non solo possibilità
terapeutiche, ma anche opportunità dal punto di vista di organizzazione del tempo
libero, attività ricreative, e addestramento a semplici forme di occupazione.
Un numero molto minore di soggetti autistici (15-20%) è in grado di vivere e lavorare
all’interno della comunità, con vari gradi di indipendenza.
Alcune persone con autismo possono arrivare a condurre una vita normale o quasi
normale.
Miti e false credenze sull’autismo
• Si isolano volontariamente per stare nel loro mondo
• Dentro l’autistico c’è nascosto un genio (Rain Man)
• Se entri nel loro mondo reagiscono aggressivamente
• Non avvertono il dolore come gli altri
• Non provano né emozioni né sentimenti
• Non parlano, ma se lo volessero potrebbero
• Non mostrano affetto in alcun modo
• Non bisogna toccarli
• Crescendo possono guarire
• Non migliorano e se lo fanno non sono autistici
• Sono bloccati per un qualche trauma passato
• Sono egocentrici, fanno solo ciò che gli interessa
• E’ colpa dei genitori (la madre)
• Sono molto timidi
E’ invece sempre vero che si riscontrano:
Problemi di comunicazione
Comunicazione verbale deficitaria:
1-molti non parlano (circa 50%),
2-alcuni hanno evidenti problemi di comprensione e produzione (fonologia, sintassi,
semantica).
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3-Quando presente lo stile linguistico è bizzarro e particolare: tendenza a ripetere
(ecolalia); confusione nell’uso dei pronomi; difficoltà di conversazione; difficile
accesso
all’ironia e al linguaggio metaforico.
Comunicazione non verbale deficitaria:
1- contatto oculare poco utilizzato,
2- scarsa mimica facciale,
3- gestualità scarsa sia nell’uso sia nella comprensione,
4- scarsa iniziativa imitativa,
5- uso improprio della prossemica e delle posture.
Deficit di reciprocità sociale:
attenzione nettamente più orientata agli oggetti concreti rispetto alle persone.
Possono esserci differenti “tipologie sociali”:
1- Il bambino ritirato che è costantemente infastidito dal contatto con l’altro
2- Il bambino passivo che ha una scarsa iniziativa sociale ma non è disturbato
dall’altro
3- Il bambino “attivo ma bizzarro” che ha iniziativa sociale ma ha modalità
inadeguate,
grossolane, non condivise dalla comunità
Problemi nell’immaginazione
Intelligenza estremamente concreta, orientata al dato visivo e reale, scarsamente
capace di ragionamento astratto e di generalizzazione.
Gioco simbolico (di finzione) assente o poco utilizzato. Scarsa capacità di inventare, far
finta, “staccarsi dal dato concreto”.
Bisogno di immutabilità per ambienti e interessi
Interessi ristretti: tendenza ad avere interessi settoriali, insoliti, molto assorbenti e poco
spendibili a livello sociale. Possono essere di tipo sensoriale (visivo, tattile, acustico) ma
più in generale è la tendenza a mantenere la stessa configurazione di oggetti/eventi già
conosciuta (sameness).
§ Stereotipie motorie: uso atipico del corpo (sfarfallamento, saltelli, stereotipie manuali)
che può essere autostimolante ma anche rappresentare la risposta comportamentale a
stati interni di arousal (frustrazione, ansia, eccitazione, contentezza, …).
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Interventi possibili
La sensibilità di istituzioni e opinione pubblica è senz’altro cresciuta, ma ancora non ha
raggiunto un grado di consapevolezza adeguato a favorire e promuovere lo sviluppo di
un intervento ordinato e sistematico a favore dei soggetti affetti da questo disturbo e alle
loro famiglie. Tra gli interventi possibili che potrebbero essere operati dai Lions, si
potrebbero suggerire I seguenti:
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sensibilizzazione e informazione nella comunità
formazione pediatri per diagnosi precoce
informazione e formazione asili nido
informazione e formazione in scuole di ogni ordine e grado per inclusività
sportello scolastico rivolto ad insegnanti e genitori
corsi di formazione per operatori del settore
formazione rete con realtà locali e nazionali
studio su possibili interventi lavorativi per adulti
supporto agli agenti educativi (famiglia e scuola) per il superamento degli
stereotipi e delle false credenze sulla sindrome
10-Tentare di sviluppare nella persona la capacità di essere autonomo, potenziare
le abilità presenti e favorire i processi di integrazione e socializzazione con il
gruppo dei pari
11-Promuovere lo svolgimento di attività ricreative e la realizzazione di compiti
"quotidiani" legati al contesto di vita e relativi all'area delle autonomie;
12-Organizzare l’incontro delle istituzioni ( Comune,Province,Regioni,
Associazioni di Volontariato,scuole ecc. ) di ogni ordine e grado preposti alla
realizzazione di progetti atti all’individuazione ed emersione del problema
Autismo e favorire l’integrazione con le famiglie e mondo del lavoro
preparandoli al “ dopo di noi “.
13-Promuovere progetti che diano immediata visibilità
Il nostro non vuole essere un elenco esaustivo degli interventi possibili; è chiaro che
alcuni di essi potranno essere svolti direttamente dal mondo Lions mentre altri
richiederanno l’intervento di specialisti con I quali si potranno elaborare strategie di
intervento differenziate per età anagrafica e frequenza scolastica . Insegnare ad usare
un Ipad per comunicare con l’esterno, ad usare il navigatore satellitare per muoversi in
autonomia, ad utilizzare un rilevatore GPS per localizzare la posizione del ragazzo se
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smarrisce la strada, sono solo alcuni esempi pratici che potrebbero essere messi in
pratica.
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