Tratti autistici: conoscenze attuali e sviluppi

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ABSTRACTS
DIAGNOSI ED INTERVENTO PRECOCE:
UNA SFIDA PER IL TRATTAMENTO DEI DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO
Paola Venuti
La ricerca degli ultimi anni ha messo in luce l’importanza di una diagnosi precoce per mettere a punto il
trattamento più efficace ed arginare i deficit sia relazionali che cognitivi.
In primo luogo identificare i segni precoci di disturbo dello spettro autistico nasce dall'esigenza di
sviluppare e verificare interventi precoci che possano prevenire l'instaurarsi di disturbi secondari dello
sviluppo (Dawson, 2008; Mundy, Sullivan, & Mastergeorge, 2009). È stato infatti sottolineato come
interventi intensivi precoci in setting educativi ottimali producono risposte migliori in bambini diagnosticati
entro il secondo anno di età. I miglioramenti riguardano sia il livello di funzionamento globale, sia le
performance intellettuali (Rogers, 2009). È per questo motivo che l’attenzione nel campo della ricerca
sull’autismo si è spostata sugli indicatori precoci.
Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico, per ottenere dei risultati, richiede necessariamente
l'attivazione di una rete di interventi integrati e coordinati tra di loro che uniscono le competenze di più
professionisti (dal neuropsichiatra, allo psicologo, ai riabilitatori e agli educatori). Alla base di questi
interventi c'è anche il lavoro con i genitori per attivare, sia nei contesti terapeutici che in quello familiare,
una relazione basata sulla reciprocità, sull'intenzionalità e su azioni condivise. Alcuni elementi
fondamentali nello sviluppo di un individuo, quali la sperimentazione di scambi intersoggettivi, sia di tipo
primario che secondario, che spesso sono alterati nella relazione tra il bambino autistico e gli adulti di
riferimento, devono essere attivati durante il trattamento per permettere il recupero delle competenze
comunicative e sociali che sono acquisite nel corso degli scambi interattivi.
Attraverso interventi strutturati che possono variare a seconda dell’età e delle competenze del soggetto si
giunge alla creazione di percorsi individualizzati che integrino le diverse tecniche "scientificamente fondate"
e che prevedano una continua verifica della loro efficacia e un monitoraggio dei risultati raggiunti.
Paola Venuti, responsabile del laboratorio di osservazione e diagnostica funzionale (ODFLab) presso la
Facoltà di Scienze Cognitive dell’Università di Trento
“COME IO SONO”
AVVICINAMENTO AL FENOMENO DELLE STRUTTURE PERSONALI AUTISTICHE ATTRAVERSO
AUTODOCUMENTAZIONI.
Nina Hömberg
Questa introduzione al convegno “Capire i comportamenti autistici” fa riferimento ad un film documentario,
di grande interesse, girato in Sudtirol nell’anno 2007, dal titolo: “come io sono”.
Patrick Wanker commenta le immagini nel film con brevi testi di grande effetto, esprimendo i suoi pensieri
e le sue emozioni. Con questo contributo vengono evidenziati i pareri personali, su specifiche situazioni, di
scienziati/e, di artisti, intellettuali, tutori dei diritti umani che si accostano ad un’analisi sullo spettro
autistico. Gli studi sulla disabilità, le ricerche autobiografiche nell’ambito di ciascuno di essi, acquisiscono
un elevato valore. I testi scelti, i prodotti artistici e le videodocumentazioni rappresentano, quindi, un valore
maggiore rispetto ad uno sguardo curioso su questa realtà, che ci appare in modo non abituale ed
estraneo. Essi ci offrono maggiormente l’opportunità di sfruttare i possibili diversi modi di pensare, e nel
contempo rappresentano un’offerta di comprensione. Le autodocumentazioni vengono presentate in un
breve contestualizzazione storica in relazione al cambiamento delle rappresentazioni sociali e dei
pregiudizi, con uno sguardo per scoprire quali atteggiamenti e quali circostanze ci possono rendere
possibile la strada per una società inclusiva.
Io sono pensatrice
Parlare non mi appartiene
So guardare
Vedere molto non è nelle mie facoltà
Accumulo le immagini nella testa
Barbara Villscheider, 2003
Nina Hömberg (Berlino), docente della Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di
Bolzano
APPROCCIO EDUCATIVO-DIDATTICO: INTEGRAZIONE SCOLASTICA E STRATEGIE DI
INTERVENTO
Nazzaria Cappa
Avere un alunno con autismo pone la scuola di fronte alla necessità di progettare un intervento adeguato a
quel singolo alunno con quelle specifiche caratteristiche. Pone anche la scuola nella necessità di sapere
cosa fare e come fare per rispondere in modo adeguato alle esigenze di quell’alunno inserito in
quell’ambiente.
E’ necessario porsi nei loro confronti con fiducia e con l’idea che in ognuno, oltre a ciò che può apparire in
modo più evidente, e che spesso è l’aspetto problematico, c’è una persona che ha delle potenzialità e delle
abilità che vanno scoperte e fatte emergere. Non sempre ciò che si vede è ciò che è. La scuola deve,
utilizzando tutti i mezzi, gli strumenti e le strategie che ha a disposizione affrontare questa sfida per far
emergere e potenziare ciò che è poco evidente.
Ogni alunno va a scuola per apprendere, cioè per esercitare una propria attività personale da condividere
con l’ambiente fisico e sociale.
Il percorso da fare è come un viaggio: ci si incontra, si ricerca il materiale, si programma, si parte, si
affrontano imprevisti e difficoltà, ma anche sorprese e piaceri. Si può decidere di fare qualche deviazione,
di cambiare o adattare i tempi, i mezzi e le strategie adeguandoli alle esigenze o agli interessi che via via
emergono. A volte è necessario essere molto caparbi e non arrendersi di fronte a momenti o occasioni
complesse senza mai però dimenticare le tappe che vogliamo raggiungere.
All’arrivo saremo sicuramente tutti diversi.
Nazzaria Cappa, insegnante di sostegno e consulente psicopedagogica per l’autismo, Rovereto
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