Programma Aziendale Demenze Responsabile: dott. Andrea Fabbo La gestione della persona con demenza Consigli pratici A cura di Andrea Fabbo, Vanda Menon, Marina Turci Di seguito verranno descritti alcuni suggerimenti pratici che possono aiutare nella gestione delle persone affette da demenza; tali suggerimenti si basano sul concetto di analisi del comportamento ; infatti le alterazioni del comportamento che spesso si riscontrano in queste persone sono causate dai deficit cognitivi che possono provocare errori di comprensione, di comunicazione, di controllo sull’ambiente e sugli stimoli provenienti sia dall’esterno che dall’interno. Il soggetto affetto da demenza di Alzheimer vive la necessità, come qualsiasi altro individuo, di soddisfare i propri bisogni e reagisce alla frustrazioni determinate da una mancata risposta ad essi. La mancanza di soddisfazione dei propri bisogni può essere una delle motivazioni scatenanti dei disturbi psicologici e comportamentali (BPSD) che si possono verificare con una certa frequenza nelle persone con demenza. Spesso molte attività possono essere svolte adeguatamente da queste persone con un sostegno mirato e guidato da parte del caregiver permettendo al malato di sentirsi ancora utile. PREREQUISITI PER UNA BUONA GESTIONE DELLA PERSONA AFFETTA DA DEMENZA 1. Stimolare la persona in attività che la facciano sentire attiva, utile e che le diano la possibilità di sentirsi gratificata. Le attività vanno proposte tenendo in considerazione gli interessi del malato e le sue capacità residue cercando di evitare di esporlo a situazioni che potrebbero frustrarlo. Tendenzialmente è utile che tali attività permettano di scandire in modo routinario la giornata al fine di evitare di disorientarli e di vivere momenti di noia. Alcuni esempi di ATTIVITA’ sono: - lettura del quotidiano; - ascolto delle notizie; - ascolto della messa; - collaborazione nelle attività di pulizia della casa; - collaborazione nella preparazione della lista della spesa; - uscita per la spesa; - attività relative alla preparazione del pranzo; - ascolto del telegiornale regionale; - riposino; - giochi con le carte; - ascolto di canzoni amate e eventualmente possibile ballo; 2 - spazio relativo alla memoria remota: elaborazione di piccoli scritti e/o racconto orale relativamente alla loro infanzia o giovinezza in riferimento ai cibi e alle ricette, ai fatti storici di dominio pubblico e a quelli privati, con usanze, feste e modalità di svolgimento delle stesse, visione di fotografie personali e non, aspettative, speranze, difficoltà ed eventi propri o relativi alla propria famiglia; - giardinaggio/curare l’orto; - ricamo; - attività di bricolage; 2. Stimolarlo a mantenere le proprie autonomie (lavarsi, vestirsi, preparare i pasti) o aiutarlo in modo discreto: ciò preserva più a lungo le capacità integre e quindi l’autonomia della persona e di conseguenza la propria autostima. 3. L’igiene intima in particolare può essere un momento molto importante; alcuni malati rifiutano di lavarsi e/o di cambiarsi e spesso esprimono paura per queste attività. In alcuni casi la paura può spingerli anche a diventare violenti. Alcuni accorgimenti in particolare per l’igiene intima sono: - predisporre dei maniglioni nel bagno; - mettere in vista solo poche cose, per non disorientare il malato; - eliminare i tappeti, così da non farlo inciampare; - per il problema rasatura eliminare il rasoio e sostituirlo, dove possibile, con quello elettrico; - fare il possibile perché il bagno diventi una cosa piacevole. 4. Accertarsi che vista e udito siano a posto: la riduzione delle informazioni che il danno di questi organi di senso potrebbe provocare peggiora la capacità di comunicazione e può creare difficoltà comportamentali e psicologiche. 5. Assicurarsi che il malato presti attenzione prima di rivolgergli la parola. 6. Parlare con chiarezza,lentamente e guardando la persona negli occhi. 7. Mostrarsi affettuosi anche attraverso il contatto fisico. 3 8. Utilizzare il linguaggio del corpo: quando il linguaggio verbale è compromesso il malato può comunicare attraverso il linguaggio espresso dai gesti, dalla espressione del volto, dal tono della voce. 9. Evitare discussioni per i comportamenti inadeguati: è controproducente, sono dovuti alla progressione della malattia o a difficoltà di gestione. Fargli la predica, domandargli perché si comporta così, chiedergli che non lo faccia più o reagire con rabbia non risolvono il problema ma nella maggior parte dei casi lo acuiscono. E’ più utile cercare di stare calmi e provare a comprendere come gestirli. 10. In talune circostanze per facilitare l’utilizzo da parte del malato può essere utile denominare attraverso bigliettini e/o cartelli le stanze (soprattutto il bagno) e/o i mobili (descrivendo cosa contengono). 11. Non vergognarsi di chiedere aiuto se il carico di gestione è troppo elevato. Nessuno può farcela da solo; più persone collaborano alla gestione più è facile aiutare meglio la persona malata. ALCUNE MODALITA’ DI GESTIONE DEI DISTURBI COMPORTAMENTALI 1. Disturbi del pensiero e della percezione a) DELIRI Possono manifestarsi con affermazioni del malato relative all’idea di essere stato derubato o di essere stato abbandonato dalle persone care o di voler tornare a casa propria dai genitori. Possono essere dovuti a bruschi cambiamenti di ambiente (posti nuovi e/o insoliti, passaggio di camera, ricovero in ospedale ecc.) e/o in seguito a errate percezioni (ad esempio di immagini viste in televisione). Possono inoltre essere secondari a tensione e/o nervosismo del caregiver o a suoi improvvisi e prolungati momenti di assenza (come ad esempio dovuti ad un ricovero ospedaliero). Che cosa fare: cercare di offrire al malato una routine il più possibile stabile. 4 Eventualmente ci si rechi in luoghi inusuali cercare di rassicurarli e dare delle motivazioni pratiche all’uscita. Nel caso in cui il caregiver si assenti per un periodo abbastanza lungo cercare di utilizzare delle fotografie parlando di questa persona e del legame che la lega al paziente rassicurandolo sul suo ritorno. Generalizzare sul passato e sulle persone care stigmatizzando tutti i legami affettivi e l’ampiezza degli stessi; ove sia possibile accompagnare la persona con demenza a visitare il caregiver se malato. Evitare di smentire le sue affermazioni : ciò potrebbe ulteriormente inquietarlo e cercare di spostare la sua attenzione su un altro argomento. Evitare di avvicinarsi al malato in più persone contemporaneamente per cercare di tranquillizzarlo; questo potrebbe spaventarlo. Evitare che il malato si isoli. Quando il paziente dice di voler tornare a casa sua, se possibile,assecondarlo portandolo a fare una passeggiata nell’isolato e cercare di parlargli, abitualmente dopo poco dimenticano l’idea di tornare dai genitori e di fronte alla propria abitazione ne riconoscono le fattezze. b) Le allucinazioni e le misidentificazioni Possono manifestarsi con affermazioni del malato che dice di vedere e/o sentire delle persone o degli animali o degli oggetti. Inoltre il malato può non riconoscere la propria immagine allo specchio e pensare che la persona che sta allo specchio sia reale e ce l’abbia con lui. Possono essere dovute a riduzione della capacità di percepire il proprio ambiente a causa di problematiche a carico degli organi sensoriali (vista, udito, tatto, olfatto, propriocezione). Che cosa fare: evitare di smentire il malato cercando di rassicurarlo e spostare la sua attenzione su un altro argomento; in seguito valutare le possibili ragioni di questo fenomeno. Eliminare eventuali stimoli ambientali che possono essere la fonte di queste erronee percezioni (ad esempio coprire e/o eliminare gli specchi). Avere cura di predisporre una illuminazione adeguata in tutte le stanze e prevedere delle luci soffuse nelle ore notturne per illuminare i percorsi legati ad esempio al raggiungimento del bagno. 5 Verificare la presenza di malattie/disturbi di natura organica e/o che l’assunzione di farmaci possano essere la causa di questi sintomi. 2. I disturbi affettivi: a) la depressione. Può manifestarsi con tristezza,malinconia, stanchezza,pianto, dolori vaghi e poco comprensibili. Il malato può dormire meno o in eccesso, perdere l’appetito e conseguentemente il peso. Può essere dovuta a momenti di consapevolezza dei propri disturbi, alla mancanza di senso e/o di gratificazione in alcune giornate e/o momenti. Può inoltre manifestarsi relativamente a pensieri di fatti accaduti nel passato. Che cosa fare: cercare di rassicurarli anche adottando atteggiamenti “materni” con abbracci, carezze e provare a distrarli. Valutare se tale comportamento fa riferimento a qualcosa in particolare (pensieri relativi al passato, momenti in cui si rende conto dei propri deficit) e cercare di trovare attività che lo distraggano offrendogli gratificazione. Cercare di farlo uscire e dargli occasione di fare incontri con modalità per lui protette(poche persone alla volta,preferibilmente per lui care in ambienti sereni). Utilizzare delle fotografie per ricordare momenti felici nel passato. b) L’ ansia : Può manifestarsi con domande e richieste continue e inappropriate; se qualcuno deve arrivare il malato comincia a chiedere ripetutamente a che ora arriva, fa lo stesso se sa di dover uscire chiedendo ripetutamente a che ora dobbiamo uscire. Può essere presente anche una componente somatica: il malato si reca al bagno ininterrottamente , dicendo di dover fare dei bisogni e molto spesso,per ovvi motivi, non urina né defeca. Esprime preoccupazione circa la propria situazione economica, la propria salute e/o quella dei propri cari. Può esprimersi anche, per chi fuma o fumava in passato, attraverso un consumo smodato di sigarette, di alcool e attraverso continue richieste di cibo. 6 Può essere dovuta all’assenza di stimoli e alla mancanza di gratificazione. Può essere legata a momenti di consapevolezza della malattia e/o dei disturbi. La mancanza di capacità di comprendere il proprio ambiente può essere un’altra delle cause che lo provocano. Che cosa fare: se qualcuno deve arrivare evitare di dirlo al malato e fare la stessa cosa se è necessario uscire avvisandolo solo quando è il momento di prepararsi. Cercare il più possibile di impegnare il malato attraverso attività routinarie che possano permettergli di vivere momenti di gratificazione riducendo i momenti di noia e frustrazione. 3. I comportamenti. a) Aggressività verbale e fisica Può manifestarsi attraverso momenti di aggressività verbale e/o fisica sia diretti verso altri sia verso se stessi. Può essere dovuta alla degenerazione cerebrale legata alla malattia. La difficoltà di riconoscere e comprendere le cose che accadono intorno al malato possono determinare degli errori di interpretazione e di conseguenza aggressività. Cambiarsi gli indumenti, il bagno, e più in generale l’igiene è uno dei momenti in cui più facilmente il malato può manifestare aggressività. La noia e la frustrazione possono essere altre ragioni che determinano l’aggressività. Cosa fare: cercare di non prendersela e di mantenere la calma avendo a mente che nei comportamenti del malato non vi è alcuna intenzionalità, le sue reazioni non sono rivolte consapevolmente verso di noi ma costituiscono l’espressione di un disagio. Anche in questo caso coinvolgere il malato in azioni che possano farlo sentire attivo gratificandolo possono ridurne la manifestazione. Se rifiutano di cambiarsi cercare di far “sparire” la notte gli abiti sporchi. Cercare di fissare uno o più giorni alla settimana in cui fare il bagno, annotandoli su un calendario facilmente leggibile, in modo da farli diventare una routine. b) Attività motoria aberrante (vagabondaggio e/o affaccendamento) 7 Può manifestarsi attraverso il vagabondaggio che spesso si rileva secondario sia a stimoli ambientali (momenti di confusione, ambienti rumorosi e/o affollati), sia a stimoli personali legati a qualche esigenza ( come mangiare, bere, stimoli fisiologici non compresi, dolore fisico ecc.); in questi casi può accadere che il malato dopo pochi passi dimentichi quello che desiderava e camminando cerchi di ricordare ciò che voleva fare vivendo una condizione di frustrazione e ansia. Può essere dovuta a situazioni di difficoltà paragonabili a quelle di tutti gli individui anche sani che vivono una condizione simile e provano uno stato di ansia che tentano di scaricare anche attraverso attività motorie (tamburellare le dita, contorcersi le mani, camminare avanti e indietro). Che cosa fare: supervisionarlo con discrezione cercando di comprendere la causa del suo disagio e indicando strategie che ne prevengano la manifestazione (ad esempio portarlo in bagno ad intervalli regolari). Può manifestarsi anche attraverso il pedinamento che riflette una condizione di profonda dipendenza e può essere dovuta alla preoccupazione di essere abbandonato. Che cosa fare: abituare il malato fin dalle prime fasi a più persone che si occupino di lui. Mantenere la routine a cui era abituato cercando di impegnarlo in qualche attività di tipo sociale. Può manifestarsi anche come affaccendamento inoperoso che si caratterizza ad esempio nel rovistare nei cassetti; anche in questi casi la frustrazione dei propri bisogni è spesso la ragione di questo comportamento. Che cosa fare: proporre attività di tipo manuale che il malato, sotto la supervisione di un caregiver, sia in grado di eseguire adeguatamente con aiuti minimi e che conseguentemente lo facciano sentire gratificato ( ad esempio preparare dei cibi, tagliare l’insalata, scavare delle buche in giardino per piantare qualcosa ecc.) Ove sia possibile lasciargli a disposizione una stanza e/o dei mobili in cui possa rovistare senza creare eccessive incombenze a chi si occupa di lui e trovandosi in una condizione di sicurezza. c) Agitazione psicomotoria Può manifestarsi con ansia, tensione, inquietudine, timore. Il malato non riesce a stare fermo, chiede con insistenza di qualcuno che deve arrivare,o ancora dice di avere paura per qualcosa che non sa indicare o reagisce ad uno stimolo innocuo in modo eccessivo e spropositato come se si trattasse di una cosa pericolosa. 8 Può essere secondaria a difficoltà di interazione con il proprio ambiente, e/o a qualche disagio anche fisico (possono provare dolore in qualche parte del corpo ma non essere in grado di comprenderne la ragione con la paura che ciò può provocare). Può inoltre essere secondaria a richieste da parte del caregiver troppo difficili da eseguire. Che cosa fare: cercare di rassicurali evitando di stigmatizzare il loro comportamento in modo da ridurre la fase acuta ed in seguito cercare di comprenderne i motivi. Adeguare i compiti che vengono proposti al malato alle caratteristiche e al livello di capacità residua che lo contraddistinguono in una data fase di malattia. d) Bruschi cambiamenti dell’umore Possono manifestarsi con improvvisi cambiamenti dell’umore in cui senza apparenti cause passano dal sorriso al pianto o alla rabbia o viceversa. Possono essere dovuti a cause organiche che spesso non sono in grado di comprendere e conseguentemente di riferire (disturbi intestinali, semplici unghie incarnite ecc.). Situazioni ambientali per loro poco comprensibili come luoghi affollati sono altre condizioni che possono provocare questi comportamenti. Che cosa fare: evitare di sottolineare l’inappropriatezza del comportamento e cercare di rassicuralo e distrarlo. Rimuovere e/o ridurre l’impatto di eventuali cause organiche. Mantenere sempre una routine e degli impegni evitando ambienti poco comprensibili per il malato. e) Disinibizione Può manifestarsi attraverso richieste sessuali eccessive o inappropriate rispetto al momento e al luogo,al proprio compagno/a o a richieste o comportamenti inappropriati con persone estranee (il malato potrebbe spogliarsi in luoghi pubblici). Può viceversa manifestarsi come perdita di interesse sessuale. Inoltre potrebbe accadere che si manifesti attraverso l’utilizzo di linguaggio volgare e inappropriato. Può essere dovuto alla degenerazione cerebrale legata alla malattia.Può d’altro canto essere legato ad agitazione e alla necessità di sentirsi rassicurato anche fisicamente. 9 Che cosa fare: cercare di reagire in modo calmo non irritandosi. Provare a spostare la sua attenzione su un altro stimolo. Offrire l’ooportunità di utilizzare le proprie energie attraverso comportamenti alternativi (lunghe passeggiate, giardinaggio ecc.). Selezionare i luoghi,le persone e le situazioni in cui questi comportamenti si manifestano cercando di comprenderne le cause ed eventualmente rimuoverle anche evitandoli ( le reazioni degli estranei potrebbero ulteriormente agitare il malato). 4. La condotta. a) Comportamenti alimentari alterati Possono manifestarsi con una richiesta continua di cibo anche subito dopo aver mangiato; il malato nelle fasi avanzate può tentare di portare alla bocca qualsiasi cosa (anche detersivi). E’ frequente in queste fasi che si alimentino con le mani e/o che giochino con il cibo (mischiando, mescolando, travasando). Può accadere altresì che rifiutino il cibo.Questi comportamenti spesso possono essere dovuti a noia, mancanza di gratificazione e di rassicurazione e sull’altro versante a depressione. Che cosa fare: cercare di tenere sempre impegnato il malato ad esempio coinvolgendolo, per quanto possibile, nelle attività di preparazione dei pasti. Frazionare i pasti all’interno della giornata dando più spesso del cibo ma in quantità ridotte. Rendere inaccessibile ciò che non è più commestibile. Non rimproverare il malato se gioca con il cibo ma anche qui cercare di comprendere se lo fa perché non ha più fame o per altri motivi e spostare la sua attenzione. Non rimproverarlo se mangia con le mani, nelle fasi avanzate della malattia è l’unico modo che riescono ad adottare per mangiare. Se rifiutano il cibo valutare se si alimentano comunque in altri modi durante altri momenti della giornata “rubando” il cibo. Valutare inoltre se il loro rifiuto è legato ad un più generale rifiuto della vita e se così rassicurarli cercando l’aiuto del proprio medico. b) Alterazione del sonno 10 Può manifestarsi con un eccesso di sonno o con il suo opposto, cioè l’insonnia. Durante la notte potrebbero vestirsi, poter uscire e/o mangiare. Potrebbero avere difficoltà ad addormentarsi. Può essere dovuta a errori nella valutazione delle ore in cui dormono i malati (è sufficiente per la persona anziana un sonno che va dalle 6 alle 8 ore) e/o a condizioni disturbanti nel momento dell’addormentamento. In riferimento all’eccesso di sonno potrebbero essere dovuti a depressione o agli effetti collaterali di alcuni farmaci che assumono. Che cosa fare: se il problema è l’insonnia notturna intermedia (cioè risvegli durante la notte) valutare prioritariamente il numero di ore in cui il malato dorme. Se lo fa per almeno 6 ore ma si sveglia alle 4.00 è verosimile che vada a dormire alle 8.00 o alle 10.00 di sera. In questi casi cercare di posticipare l’orario in cui si addormentano. Bisogna cercare di farlo in modo lento e progressivo impegnandolo in qualche attività per lui piacevole (ad esempio giocare a carte) cercando di spostarlo di un quarto d’ora ogni sera. Evitare i sonnellini pomeridiani. Se il numero di ore di sonno è insufficiente cercare di comprendere le eventuali cause sia organiche che non facendosi aiutare dal proprio medico. Cercare di impegnare il malato in attività fisiche che gli permettano di utilizzare le proprie energie (ad esempio lunghe passeggiate, giardinaggio ecc.). Se il problema è nella fase di addormentamento cercare di consolidare delle abitudini relative a quel momento d esempio leggendo insieme al malato o pregando o facendogli ascoltare delle messe alla radio o appositamente registrate in audio. Se il problema è relativo all’eccesso di sonno valutare le eventuali cause come depressione avendo cura di stimolare il paziente (vedi paragrafo depressione). In taluni casi l’eccesso di sonno può essere legato agli effetti collaterali di alcuni farmaci. 11