Per una volta dall’altra parte…. Buongiorno, Siamo tre infermiere di 63, 37 e 31 anni che da sempre si confrontano con malati e sofferenze di ogni tipo. Ma questa volta è diverso… questa volta è toccato a noi prenderci cura di un nostro familiare che non stava bene. Ci siamo accorti che il nostro marito e padre probabilmente soffriva di una malattia degenerativa. Non è semplice accettare la malattia del proprio caro, ma chiedere un aiuto non significa non essere in grado di assistere la persona, ma riconoscere e rispettare i propri limiti e progettare un tipo d’assistenza che veda coinvolti più soggetti. Le malattie degenerative sono malattie che non soltanto affliggono il malato, ma si ripercuotono emotivamente in maniera pesante anche su coloro che l’assistono: il coniuge, i figli, i familiari appunto. L'assistenza dello stesso, può essere talvolta un compito estremamente difficile e gravoso anche per noi che siamo dei professionisti del settore. È necessario pianificare l’impegno che i familiari devono investire nell’assistenza del malato, che può anche durare per molti anni. È importante fare i conti con le proprie forze e con le proprie energie. Non pensare di essere da soli. Il carico emotivo personale è enorme, e chi assiste il paziente ha bisogno di sviluppare un insieme di strategie per far fronte all'evoluzione della malattia. Capire le proprie emozioni può essere di aiuto nella gestione del malato, così come può essere utile per se stessi. Alcune delle emozioni che si possono sperimentare in questi casi sono: emozioni legate alla perdita, è naturale confrontare come era la persona cara prima e dopo l'insorgenza della malattia e avere la sensazione di aver perso un compagno, un amico o un familiare a causa della patologia. Comune e naturale sentirsi in colpa per il fatto di provare imbarazzo per il comportamento del malato, a volte addirittura rabbia nei suoi confronti. Il familiare si può sentire a disagio quando la persona ammalata si comporta in pubblico in maniera inadeguata; questa sensazione può tuttavia scomparire parlandone con altri, amici o familiari, che condividono esperienze analoghe. Occorre spiegare a parenti, amici, vicini e conoscenti che gli atteggiamenti del malato dipendono dalla malattia, così da accrescere la loro tolleranza nei suoi confronti. molte persone che assistono tendono ad isolarsi insieme al malato e a rimanere confinati in casa; il rischio è quindi di perdere i propri contatti sociali e le relazioni interpersonali, per accudire il malato. Questo isolamento, a sua volta, peggiora la situazione e rende ancora più gravosa l'assistenza della persona ammalata. Talvolta è difficile accettare aiuto, soprattutto se non si è abituati. Per noi è stato un periodo veramente buio, ma per fortuna in questo cammino in salita abbiamo incontrato voi, il personale del C.R.I.C. Da voi abbiamo ricevuto incoraggiamento e affetto, vi siete dimostrati ogni giorno accoglienti, disponibili e solerti alle nostre richieste, siete stati di una professionalità unica dimostrata da tutto il personale, le attenzioni l’umanità di tutto il reparto nell’assistenza prestata non hanno di euguali. Vorrei ricordare i nomi di tutti ma rischierei di non riuscirci, sono stati tutti veramente grandi e non ci sono parole che possono bastare ad esprimere il nostro ringraziamento. Grazie della grande professionalità Continuate così sempre con tanto amore, anche fra le difficoltà che le istituzioni vi pongono. (…) Un ringraziamento particolare va alla dottoressa Codemo che con estrema professionalità ha accolto nostro padre e che ha gestito la nostra ansia di familiari, con un confortevole sorriso che tanto ci ha rassicurato e che non è facile trovare al giorno d’oggi in ambiente ospedaliero. Continuate così Mariangela, Flora ed Irene .