L’ECONOMIA ITALIANA TRA CRISI E RIPRESA Intervento di Marco Fortis (Vicepresidente Fondazione Edison; Docente di Economia industriale e commercio estero, Università Cattolica di Milano) CAVALIERI DEL LAVORO – GRUPPO LOMBARDO 17 giugno 2013 1 LA POLITICA DEL RIGORE SENZA CRESCITA IN EUROPA HA FALLITO SU TUTTI I FRONTI • La Germania è considerato il Paese più competitivo al mondo e quello che ha fatto le più importanti riforme del secolo. Nonostante ciò, a causa delle eccessive politiche di austerità in Europa e dei loro effetti indotti, il PIL della stessa Germania nel 2013 crescerà solo dello 0,3%! • Il FMI, dopo aver già riconosciuto che nella valutazione delle politiche di austerità sono stati notevolmente sottovalutati i moltiplicatori fiscali, in un suo documento interno ha recentemente affermato che è stato un errore non salvare subito la Grecia e che le misure di eccessivo rigore imposte ad Atene hanno avuto effetti devastanti sull’economia ellenica. • A quando un analogo documento sui ben più gravi errori nelle politiche di austerità imposte all’Italia? 2 L’ECCESSIVA AUSTERITÀ STA FACENDO IMPENNARE PERICOLOSAMENTE LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE • Mentre gli Stati Uniti e il Giappone crescono, pur con alti e bassi, la politica del rigore senza sviluppo sta portando l’Europa verso una grande depressione ed un autentico disastro occupazionale, che colpisce soprattutto i giovani. • Il fatto nuovo in Italia è che durante la crisi la disoccupazione giovanile è cresciuta soprattutto nel Nord manifatturiero. • Solo con un rilancio della crescita in Europa e in Italia si può invertire la rotta e fermare l’emorragia dei posti di lavoro. • Solo con un rilancio del manifatturiero in Europa e in Italia si possono creare opportunità nuove di lavoro per i giovani, anche attraverso un impulso deciso alle formule studio‐ lavoro, all’apprendistato, alla riscoperta della cultura dei «mestieri», alla formazione tecnico‐scientifica. 3 TASSO % DI DISOCCUPAZIONE GIOVANILE IN ITALIA E IN EUROPA Fonte: elaborazione Fondazione Edison su dati Istat ed Eurostat 60 50 40 30 20 2007 2012 10 0 4 GLI ERRORI DELLA POLITICA EUROPEA DEL «RIGORE SENZA CRESCITA» APPLICATA ALL’ITALIA • La UE ha confuso la crisi di credibilità politica dell’Italia con una crisi di «fondamentali» economici. • L’UE ha chiesto all’Italia di applicare una cura fiscale «greca» assolutamente sbagliata nel caso del nostro Paese per due motivi fondamentali: (1) il debito pubblico italiano non era, né è oggi, così pericoloso da richiedere una politica fiscale restrittiva ed aggressiva come quella che è stata applicata in questi ultimi due anni; (2) non si può chiedere ad un importante Paese produttore come l’Italia di mortificare per un lungo tempo la propria domanda interna e di investimento, perché si mortifica così la stessa produzione e si distrugge capacità produttiva, innescando una pericolosa crescita della disoccupazione. 5 CRESCITA DEL DEBITO PUBBLICO IN ITALIA PRIMA DELLA «CURA» EUROPEA DEBITO PUBBLICO IN % DEL PIL (variazioni in punti % di PIL) 2008 2011 Variazioni IRLANDA 44,5 106,4 61,9 GRECIA 112,9 170,3 57,4 GIAPPONE 191,8 232,0 40,2 PORTOGALLO 71,7 108,3 36,6 UK 52,3 85,5 33,2 SPAGNA 40,2 69,3 29,1 USA 75,9 103,1 27,2 SLOVENIA 22,0 46,9 24,9 CIPRO 48,9 71,1 22,2 FRANCIA 68,2 85,8 17,6 FINLANDIA 33,9 49,0 15,1 ITALIA 106,1 120,8 14,8 GERMANIA 66,8 80,4 13,6 OLANDA 58,5 65,5 7,0 Con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti 6 CRESCITA DEL DEBITO PUBBLICO IN ITALIA DOPO LA «CURA» EUROPEA DEBITO PUBBLICO IN % DEL PIL (variazioni in punti % di PIL) 2011 2014 Variazioni CIPRO 71,1 124,0 53,0 SPAGNA 69,3 96,8 27,6 SLOVENIA 46,9 66,5 19,6 PORTOGALLO 108,3 124,3 16,1 UK 85,5 98,7 13,2 IRLANDA 106,4 119,5 13,1 ITALIA 120,8 132,2 11,3 GIAPPONE 232,0 242,9 10,8 FRANCIA 85,8 96,2 10,4 OLANDA 65,5 75,8 10,3 FINLANDIA 49,0 57,7 8,7 USA 103,1 111,3 8,2 GRECIA 170,3 175,0 4,7 GERMANIA 80,4 78,6 -1,8 Con il ministro «supplente» Olli Rehn 7 DINAMICA DEI CONSUMI DELLE FAMIGLIE IN ITALIA PRIMA DELLA «CURA» EUROPEA CONSUMI A PREZZI COSTANTI (miliardi di valute nazionali) 2008 2011 Var. % GERMANIA 1.334 1.371 2,8% FINLANDIA 89 91 2,6% GIAPPONE 294.313 301.791 2,5% SLOVENIA 17 18 2,4% USA 9.212 9.429 2,4% FRANCIA 1.026 1.047 2,1% ITALIA 862 862 0,0% UK 837 816 -2,6% OLANDA 257 250 -2,7% PORTOGALLO 106 102 -3,7% SPAGNA 562 539 -4,1% CIPRO 11 10 -5,6% IRLANDA 84 78 -7,4% GRECIA 152 129 -14,8% Con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti 8 DINAMICA DEI CONSUMI DELLE FAMIGLIE IN ITALIA DOPO LA «CURA» EUROPEA CONSUMI A PREZZI COSTANTI (miliardi di valute nazionali) 2011 2014 USA 9.429 9.980 GIAPPONE 301.791 313.749 UK 816 843 FINLANDIA 91 94 GERMANIA 1.371 1.411 FRANCIA 1.047 1.054 IRLANDA 78 78 OLANDA 250 240 SPAGNA 539 511 ITALIA 862 813 SLOVENIA 18 16 PORTOGALLO 102 93 GRECIA 129 108 CIPRO 10 8 Var. % 5,8% 4,0% 3,4% 3,2% 2,9% 0,7% 0,2% -3,9% -5,3% -5,8% -8,3% -8,7% -16,7% -19,6% Con il ministro «supplente» Olli Rehn 9 CRESCITA DEL DISOCCUPAZIONE IN ITALIA PRIMA DELLA «CURA» EUROPEA TASSO DI DISOCCUPAZIONE (in % ) 2008 SPAGNA 11,3 GRECIA 7,7 IRLANDA 6,4 PORTOGALLO 8,5 CIPRO 3,7 SLOVENIA 4,4 USA 5,8 UK 5,6 FRANCIA 7,8 ITALIA 6,7 FINLANDIA 6,4 OLANDA 3,1 GIAPPONE 4 GERMANIA 7,5 2011 21,7 17,7 14,7 12,9 7,9 8,2 8,9 8 9,6 8,4 7,8 4,4 4,6 5,9 Variazione 10,4 10 8,3 4,4 4,2 3,8 3,1 2,4 1,8 1,7 1,4 1,3 0,6 -1,6 Con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti 10 CRESCITA DELLA DISOCCUPAZIONE IN ITALIA DOPO LA «CURA» EUROPEA TASSO DI DISOCCUPAZIONE (in % ) 2011 CIPRO 7,9 GRECIA 17,7 PORTOGALLO 12,9 SPAGNA 21,7 ITALIA 8,4 OLANDA 4,4 SLOVENIA 8,2 FRANCIA 9,6 FINLANDIA 7,8 UK 8 GIAPPONE 4,6 GERMANIA 5,9 IRLANDA 14,7 USA 8,9 2014 16,9 26 18,5 26,4 12,2 7,2 10,3 10,9 8 7,9 4,2 5,3 13,7 7,2 Variazione 9 8,3 5,6 4,7 3,8 2,8 2,1 1,3 0,2 -0,1 -0,4 -0,6 -1 -1,7 Con il ministro «supplente» Olli Rehn 11 CIÒ CHE PENSA CON SUPPONENZA LA COMMISSIONE EUROPEA DELL’ITALIA • «Italy has the second highest debt‐to‐GDP ratio in the euro area, at 127% of GDP in 2012» (Assessment of the 2013 national reform programme and stability programme for ITALY , 29 maggio 2013). • «Italy's export performance continues to suffer from an unfavourable product specialisation model and the limited ability of Italian firms to grow. Italy's specialisation model is very similar to that of emerging markets such as China, with most of the value added in relatively low‐tech traditional sectors, mainly due to Italian firms‘ limited innovation capacity» (In‐depth review for ITALY, 10 aprile 2013). 12 PERCHÉ LA COMMISSIONE EUROPEA SBAGLIA NEL GIUDICARE L’ITALIA • L’Italia ha molto da migliorare, sia riguardo al suo debito pubblico (che è indubbiamente elevato e va maggiormente aggredito con più forti tagli delle spese improduttive e degli sprechi), sia dal lato della sua competitività internazionale. • Tuttavia, non è vero che il debito pubblico italiano è il secondo più alto d’Europa dopo quello della Grecia. O, meglio, lo è solo in rapporto al PIL, un indicatore che ormai si sta rivelando sempre più inadatto per misurare la sostenibilità del debito stesso. • Ancor più la Commissione Europea sbaglia nel ritenere che il modello di specializzazione dell’Italia sia inadatto per competere sui mercati internazionali, visto che l’Italia è seconda nell’UE solo alla Germania per valore aggiunto manifatturiero e per surplus con l’estero nei manufatti. 13 Debito pubblico di USA, Euroarea e Giappone (dati in miliardi di euro) Fonte: elaborazione Fondazione Edison su dati Commissione Europea, AMECO database 16.000 14.422 14.000 12.000 9.466 9.338 10.000 1995 8.000 2014 6.000 4.000 3.376 4.014 4.012 EUROAREA STATI UNITI 2.000 0 GIAPPONE 14 Debito pubblico dei principali Paesi UE: anno 1995 (dati in miliardi di euro) Fonte: elaborazione Fondazione Edison su dati Commissione Europea AMECO database 1.200 1.071 1.067 1.000 800 675 600 485 443 400 200 0 ITALIA GERMANIA FRANCIA GIPS REGNO UNITO 15 Debito pubblico dei principali Paesi UE: anno 2014 (proiezioni in miliardi di euro) Fonte: elaborazione Fondazione Edison su dati Commissione Europea AMECO database 2.500 2.193 2.120 2.038 1.883 2.000 1.776 1.500 1.000 500 0 GERMANIA ITALIA FRANCIA REGNO UNITO GIPS 16 "Quote di mercato" dell'Italia nel debito pubblico dell'Eurozona : 1995‐2014 Fonte: elaborazione Fondazione Edison su dati Commissione Europea, AMECO database 170 30 165 29 28 160 27 155 26 150 25 145 24 23 140 22 135 21 130 20 debito pubblico/PIL dell'Italia in % del debito pubblico/PIL dell'Eurozona (scala a sinistra) valore del debito pubblico dell'Italia in % del valore del debito pubblico dell'Eurozona (scala a destra) 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011 2013 17 DEBITO PUBBLICO DETENUTO DA NON RESIDENTI, ANNO 2012 (in % del PIL) Fonte: elaborazione Fondazione Edison su dati Banca d'Italia 120 107 100 80 SOGLIA DEL 60% 60 40 20 21 25 JP ES 29 34 38 45 48 50 FI DE 57 57 61 BE FR AT 75 75 PT IE 0 UK US NL IT EL 18 DEBITO PUBBLICO DETENUTO DA RESIDENTI, ANNO 2012 (in % della ricchezza finanziaria netta delle famiglie del 2011) Fonte: elaborazione Fondazione Edison su dati Banca d'Italia e Eurostat 100 90 84 88 91 80 70 SOGLIA DEL 60% 56 60 49 50 40 40 30 20 10 9 11 FI AT 20 21 NL BE 24 26 FR DE 30 33 0 US UK PT IT IE ES JP EL 19 Rispetto al paradigma Rogoff‐Reinhart, l’esperienza recente dell’Eurozona dimostra che un debito pubblico nazionale diventa davvero insostenibile quando supera non il 90% del PIL ma il 90% della ricchezza finanziaria netta delle famiglie Debito pubblico in % della ricchezza finanziaria netta delle famiglie Fonte: elaborazione Fondazione Edison su dati Eurostat e Commissione Europea 350 300 250 200 150 SOGLIA DEL 90% 100 50 0 GER FRA ITA SLO 2006 POR 2012 CIP SPA IRL GRE 2014 20 DEBITO PUBBLICO 2012 (in % della ricchezza finanziaria netta delle famiglie del 2011) Fonte: elaborazione Fondazione Edison su dati Banca d'Italia e Eurostat 150 140 SOGLIA DEL DEBITO TOTALE 130 = 100% 120 110 100 Area della insostenibilità SPAGNA 90 (debito totale > del 100%) 80 Debito pubblico sottoscritto da residenti 70 60 ITALIA IRLANDA 50 PORTOGALLO 40 FRANCIA 30 20 10 OLANDA GERMANIA 0 0 50 100 150 Area della sostenibilità (debito totale < al 100%) GRECIA 200 250 Debito pubblico sottoscritto da non residenti 21 POSIZIONE FINANZIARIA NETTA SULL'ESTERO, 2012 (in % del PIL) Fonti: elaborazione Fondazione Edison su dati Banca d'Italia 80 66 65 60 56 39 40 20 9 0 ‐20 ‐1 ‐35% THRESHOLD ‐16 ‐21 ‐23 ‐40 ‐28 ‐60 ‐80 ‐100 ‐90 ‐96 ‐120 BE JP NL DE FI AT FR UK IT US ES IE ‐107 ‐111 EL PT 22 SE L’INDUSTRIA ITALIANA VA INDIETRO NON E’ PERCHE’ ESSA NON SIA COMPETITIVA O ESPORTI POCO. INFATTI, IL FATTURATO ESTERO ITALIANO CORRE 23 L’INDUSTRIA ITALIANA E’ IN CRISI PERCHE’ L’ECCESSIVA AUSTERITA’ HA SPENTO LA DOMANDA INTERNA DI CONSUMO E DI INVESTIMENTO, SICCHE’ IL FATTURATO DOMESTICO E’ CROLLATO 24 NONOSTANTE TUTTO, LA MANIFATTURA ITALIANA RESTA FORTE • • • • Contrariamente a quanto molti pensano, il settore industriale manifatturiero italiano in sé è competitivo. E’ il sistema‐Paese a non esserlo, mentre le imprese fanno abbondantemente il loro dovere. Nonostante la nostra presunta «specializzazione sbagliata», che la Commissione Europea continua a rimproverarci, l’Italia è uno dei soli 5 Paesi del G‐20 (con Cina, Germania, Giappone e Corea) ad avere un surplus commerciale strutturale con l’estero per i manufatti. La manifattura italiana è la seconda d’Europa e la quinta al mondo per valore aggiunto. Nel 2012 l’Italia ha fatto registrare il più alto export e il più alto attivo manifatturiero della sua storia: rispettivamente 373 e 94 miliardi di euro. Secondo il Trade Performance Index UNCTAD‐WTO, anche nel 2011 l’Italia si è confermata come il secondo Paese più competitivo al mondo nel commercio estero dopo la Germania. 25 L’ITALIA E’ IL SECONDO PAESE MANIFATTURIERO EUROPEO DOPO LA GERMANIA, MENTRE NEL MONDO AVANZANO I GIGANTI EMERGENTI 26 27 CRESCITA DELL'EXPORT MANIFATTURIERO DEI PAESI DEL G7 (variazioni % dei valori in dollari; le linee tratteggiate indicano la crescita del G7) Fonte: elaborazione Fondazione Edison su dati WTO 180% 160% DE Crescita 2000‐2011 140% 120% 100% IT 80% 60% UK 40% JP US 20% CD ‐10% FR 0% ‐5% 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% Crescita 2006‐2011 28 La bilancia commerciale manifatturiera extra UE-27 di alcuni paesi UE: anno 2012 (miliardi di euro) di cui: Totale manufatti meccanica e non alimentari mezzi di trasporto chimica e farmaceutica altri manufatti Germania 218,1 164,7 40,3 13,1 Italia 62,8 41,2 1,3 20,3 Francia 45,5 32,7 15,2 -2,4 Spagna 10,8 8,4 2,4 0,0 Grecia -3,9 -2,7 -0,4 -0,8 Regno Unito -12,5 6,0 9,0 -27,5 Olanda -62,1 -38,4 0,5 -24,2 TOTALE UE-27 365,3 255,5 114,5 -4,7 Nota: i totali di colonna della UE possono non corrispondere alla somma dei dati relativi ai singoli Paesi a causa di arrotondamenti Fonte: elaborazione Fondazione Edison su dati Eurostat. 29 Position of the G-6 countries, China and South Korea in the ranking of competitiveness of the Trade Performance Index UNCTAD/WTO: Year 2011 (ranking in each sector worldwide; in bold the placements among the top 10 exporters in the world) GERMANY ITALY FRANCE JAPAN UNITED STATES UK CHINA SOUTH KOREA Fresh food 24 31 7 90 6 38 55 83 Processed food 1 6 2 86 39 41 22 71 Wood products 1 24 28 52 5 34 37 56 Textiles 2 1 19 36 33 24 3 8 Chemicals 1 26 3 6 15 7 27 9 Leather products 12 1 11 85 38 17 3 51 Basic manufactures 1 2 27 8 48 30 3 7 Non-electronic machinery 1 2 7 13 22 11 8 15 IT & Consumer electronics 12 22 17 43 23 20 5 8 Electronic components 1 14 24 6 39 21 37 16 Transport equipment 1 17 11 5 37 32 10 4 Clothing 15 1 11 79 46 22 2 49 Miscellaneous manufacturing 1 2 21 8 25 22 7 40 Minerals 26 68 33 91 23 21 72 87 Source: compiled by Fondazione Edison on International Trade Centre UNCTAD/WTO data. 30 ITALY'S COMPETITIVENESS ACCORDING TO THE TRADE PERFORMANCE INDEX UNCTAD/WTO Year 2011 (billion dollars) Sectors Position of Italy in the Ranking of Trade Performance Index Value of Italy's Export Italy's Net Trade CLOTHING 1 23,3 4,7 LEATHER PRODUCTS 1 22,2 9,7 TEXTILES 1 14,7 4,8 NON-ELECTRONIC MACHINERY 2 104,7 65,5 BASIC MANUFACTURES 2 66,4 11,1 MISCELLANEOUS MANUFACTURING 2 47,9 17,1 PROCESSED FOOD 6 29,6 2,6 308,7 115,5 TOTAL 7 BEST SECTORS Source: compiled by Fondazione Edison on data from International Trade Centre, UNCTAD/WTO 31 I 1000 PRIMATI DEL MADE IN ITALY • • Secondo l’Indice Fortis‐Corradini elaborato dalla Fondazione Edison, su circa 5.000 prodotti in cui si può suddividere con il massimo grado di disaggregazione statistica il commercio internazionale, nel 2011 l’Italia è risultata prima, seconda o terza economia al mondo per attivo commerciale con l’estero in quasi 1.000 prodotti, 946 per l’esattezza, che hanno generato un surplus di 183 miliardi di dollari. Tra i più importanti primi attivi con l’estero detenuti dall’Italia nel commercio mondiale vi sono quelli per: calzature in pelle, macchine per imballaggio, attrezzature frigorifere per supermercati, pasta, occhiali, elicotteri, yacht di lusso, pelli conciate, tubi in acciaio, pompe per liquidi, pomodori lavorati, mele. Tra i secondi posti vi sono: vini e spumanti, rubinetti e valvole, mobili, lavori in acciaio e alluminio, bulloneria, navi da crociera, forni e cucine, uva, ecc. 32 INDICE DELLE ECCELLENZE COMPETITIVE NEL COMMERCIO INTERNAZIONALE: IL POSIZIONAMENTO DELL'ITALIA Indice Fortis-Corradini, Fondazione Edison © Numero di prodotti in cui l'Italia si trova ai vertici mondiali per attivo commerciale con l'estero: anno 2011 (casistica su un totale di 5.117 prodotti in cui è suddiviso il commercio internazionale) Posizione dell'Italia per surplus commerciale con l'estero Casi di prodotti in cui l'Italia è il 1° Paese per attivo con l'estero Casi di prodotti in cui l'Italia è il 2° Paese per attivo con l'estero Casi di prodotti in cui l'Italia è il 3° Paese per attivo con l'estero Totale casi di prodotti in cui l'Italia figura nei primi 3 posti al mondo per attivo con l'estero Numero di prodotti (in base alla classificazione HS1996) Valore complessivo del surplus italiano nei prodotti indicati (miliardi di dollari) 235 63 390 74 321 45 946 183 33 L’ITALIA BATTE LA GERMANIA PER ATTIVO DI BILANCIA COMMERCIALE IN 1.215 PRODOTTI MANUFATTI 34 EXPORT ITALIANO VERSO I MERCATI EMERGENTI NEL 2012 verso i verso i BRIC TREC 27,3 miliardi di euro 35,1 miliardi di euro verso i verso i NEXT‐11 «NOSTRI» NEXT‐11 25,9 miliardi di euro 38,3 miliardi di euro verso i FUTURE‐22 25,2 miliardi di euro TOTALE NOSTRI 37 MERCATI EMERGENTI 98, 6 miliardi di euro 35